#ottaviano cesare augusto
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There is an opera with the character "shadow of Cicero's wife Terentia"?!
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non parlarmi Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto mi fai sembrare schizofrenico
#[.txt]#^ the sentence is a burla from my friends#no ma comunque. Nella mia testa rent free accanto a matteo e massimilliano
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Italia: Impero Romano (3)
After the two posts about the Medieval Era, it's time to take a step back and look better at the Roman Empire that reigned right before it.
The Roman Empire is dated to start in 27 a.C. (avanti Cristo = before Christ) with the first Emperor, Ottaviano Augusto, and ends in 476 d.C. (dopo Cristo = after Christ) with the last Imperatore d'Occidente Romolo Augustolo. The crisis starts in the 3rd century d.C. and the Impero definitely falls after the Barbari's invasions (Romans used to call Germans "Barbari" cause they came from abroad) and cause of the pandemics, misery and destruction they, and many inside wars, brought to the population.
Let's take a step back to the beginning of this huge Impero or Stato Romano (Roman State): In 49 a.C with Gaio Giulio Cesare, we see the start of a dictatorship and the end of the Res Publica (to the point that "caesar" became a synonym of "emperor"). In 31 a.C Agrippa's fleet wins over the Egyptians, making the road easier for Ottaviano Augusto to be in charge of Roma: he takes the power in 27 a.C. without any real position but as "primo inter pares", and he went on until he got the absolute power in 12 a.C when he became Pope.
Before the arrival of Vespasiano (the guy who "invented" the public toilettes -yeah, I have to add it: we had public toilettes -some underground, others nope- around our cities until before 2000, I guess. And they were called "Vespasiani" cause of this guy), the only person to be called Imperator was the military chief, but with him, things changed. He was one of the three Imperatori of the gens Flavia (the Flavian dynasty of Vespasiano, Tito and Domiziano: they ar egenerally studied together in school, cause they also buildt the Anfiteatro Flavio a.k.a. the Colosseo -it was Tito who started, I believe).
The fulcrum of the Impero, in the first years, was the Urbe (=Roma): it was the biggest city, the most important place for commerce and the most politically, economically and socially active area: not to mention, people in the countries and outside Roma had to pay higher taxes too.
At the moment of its maximum expansions (with Tito in 117 d.C), the Impero looked like this (in red the real Stato, in pink the client states - you can find the list of all the States involved in the Wikipedia's link I left at the end of this post):
It wasn't the wider state, cause Chinese State was bigger (and so others as well), but it was probably the biggest/most important for how it was managed, the quality of the territory involved and the social and political organization: lot of cities, bridges, roads, aqueducts, fortifications were buildt in this period in all the areas involved.
With the crisis of the 3rd century, in which the Barbari started their invasions, Roma and the Impero had to defend themselves and so the expansion stopped. The military, which was probably the most important and powerful part of the Impero, became a weight: for 50 years we had a total military anarchy in which 21 Imperatori chosen by the soldiers, died assassinated. This, until Massimino, a very poor but a soldier too, became the new Imperatore: a huge sign that nobles and senators were losing their power.
After more fights, betrayals and repressions (like the Cristians' one in 249 d.C. with the Imperatore Decio), this tragic period ended in 284 d.C.: borders became safer as Diocleziano, the latest Emperor, also made some changes in the military and the administration fields.
With Diocleziano, Roma partially lost its importance to move it also to other cities, but it still stayed as the capital of the Impero until the V century, when Costantinopoli took over (also helped by the Barbari invading the Occidente and the Bizantini still shining bright with their commerces in the Oriente).
In 395 d.C. the impero is divided in two parts, East and West (d'Oriente and d'Occidente: the first ones with the Bizantini, keeps reigning until 1453 while the latter ends earlier as mentioned above and in the Medioevo's posts). In the first side, they spoke Greek while in the second they spoke Latin. For some people this division signs the real end of the Impero Romano (at least, it was as a whole).
You can read more about this in the Medioevo's posts here and here
(wikipedia)
#it#italian#langblr#italiano#italian language#italian langblr#language#languages#italian culture#impero romano#italian history#italian things#italian stuff#roma#roman empire
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Erode il grande, re della Natività
Il re che fu testimone della nascita di Gesù…. Erode il Grande nacque intorno al 73 a.C. primogenito dell’idumeo Antipatro e l’araba Cipro, nata a Petra, capitale dei Nabatei. L'Idumea, una regione compresa tra il regno di Giuda e il deserto del Negev, era stata conquistata dagli ebrei ed i suoi abitanti convertiti a forza all'ebraismo ai tempi del re asmoneo Giovanni Ircano cinquanta anni prima. Il padre di Erode, un nobile idumeo, era consigliere del re Ircano II della dinastia degli asmonei, giunto al trono nel 67 a.C. alla morte della madre Alessandra. Il fratello minore Aristobulo aveva iniziato una guerra civile per impadronirsi del trono, riuscendo a scacciare Ircano da Gerusalemme e questi aveva chiesto aiuto agli arabi nabatei e a Pompeo Magno. Nel 63 a.C. Pompeo liberò Gerusalemme, restituì il trono a Ircano e inviò a Roma Aristobulo e i suoi figli e Antipatro divenne amico di Cesare, che lo nominò epitropo della Giudea, che riconosceva all'idumeo una autorità derivante dai romani. In seguito nel 47 a.C. Antipatro nominò Erode governatore della Galilea e Fasael, suo fratello, governatore di Gerusalemme. Erode fu deciso nel combattere i predoni e mise a morte Ezechia e la sua banda ma il sinedrio, dominato dai conservatori, non gradì di essere stato scavalcato e mise sotto accusa il giovane. Alla fine Sesto Cesare, il governatore romano della Siria, difese Erode lo nominò governatore della Celesiria e della Samaria. Nel 44 a.C. Cesare venne ucciso e Cassio Longino, uno dei congiurati, andò in Siria per raccogliere truppe e soldi per la guerra civile e così Antipatro ed Erode si schierarono con Cassio. Erode ebbe a disposizione una flotta ed un esercito, ma nel 43 a.C. Antipatro venne ucciso da Malico, esponente dell'opposizione conservatrice antiromana. Nell'autunno del 42 a.C. Antonio ed Ottaviano sconfissero Bruto e Cassio, che si suicidarono ed Erode andò ad Efeso dal vincitore ed ottenne la sua amicizia, oltre al titolo di tetrarca, che fu dato anche a Fasael. Nel 40 Antigono, il figlio di Aristobulo, fratello minore di Ircano, si alleò con i Parti che invasero la Palestina e tolsero il trono ad Ircano, mentre Fasael venne ucciso quando cercava di trattare con i Parti. Erode fuggì nella rocca di Masada e, affidata la difesa al fratello Giuseppe, si diresse verso Petra, ma il re dei nabatei Malco non lo volle ricevere. Così il giovane si recò in Egitto da Cleopatra, poi a Rodi, Brindisi e infine a Roma da Antonio. Alla fine del 40 a.C. Antonio convinse il senato romano a nominare Erode re di Giuda, come alleato ed amico del popolo romano. Nella primavera del 39 a.C. Erode sbarcò a Tolemaide sulla costa della alta Galilea. Riunì un esercito, liberò il fratello Giuseppe a Masada ed iniziò la lotta contro Antigono e, nel febbraio del 37 a.C, cominciò l'assedio di Gerusalemme e dopo cinque mesi, con l'ausilio delle truppe romane di Sosio, entrò in città. I romani presero Antigono, che fu fatto uccidere da Antonio, così Erode aveva il suo regno. Ai contadini senza terra Erode diede in affitto vaste porzioni delle sue terre con l'obbligo di coltivarle, bonificò terreni, fece canalizzazioni per l'irrigazione e aiutò la costituzione di aziende agricole modello. La politica di Erode ebbe grande successo e Ottaviano diede ad Erode altre regioni fuori del suo regno, espropriando l'aristocrazia che aveva appoggiato Antigono. Erode in seguito prese in affitto da Cleopatra delle coltivazioni di balsamina, utilizzata per la preparazione di unguenti, incensi, cosmetici, sfruttò i giacimenti di asfalto del Mar Morto. Nel 12 a.C il sovrano prese in affitto da Augusto le miniere di rame di Cipro. Inoltre Erode costruì i palazzi e i castelli di Gerusalemme, di Gerico, di Sepphoris in Galilea, di Bethrampta in Perea, di Ascalona, l'Herodion, la fortezza di Ircania, oltre a rendere più sicura la fortezza di Masada, fondò le città di Antipatride, oggi Ras el'ain, e di Fasaelide, oggi Chirbet fas'il e costruì centri sportivi, teatri, acquedotti, strade, porti. Antonio venne sconfitto da Ottaviano ad Azio il 2 settembre del 31 a.C ed Erode diede aiuto al governatore della Siria impegnato nel reprimere una sommossa di seguaci di Antonio, poi si recò a Rodi per incontrare Ottaviano e mettersi al suo servizio, così ottenne la conferma del suo regno egli venne affidata la Samaria, le città di Ippo e Gadara, e alcune città costiere. Erode in seguito promosse spettacoli ginnici e ludi circensi e, a partire dal 28 a.C. introdusse dei giochi quinquennali. Gli ebrei della Ionia poco dopo chiesero ai romani di essere esentati dal servizio militare, di poter considerare a tutti gli effetti festivo il sabato, così Erode nel 14 a.C. intervenne presso Agrippa e riuscì ad ottenere quanto questi chiedevano. Nel 6 a.C. il re procedette contro i farisei che avevano vaticinato che, con la nascita del Messia, il regno di Erode sarebbe giunto alla fine. Dopo che alcuni giovani, spinti dai farisei, abbatterono l'aquila che Erode aveva posto all'entrata del tempio di Gerusalemme Erode li fece arrestare e condannare ma alla fine di marzo del 4 a. C, dopo una lunga malattia morì. Read the full article
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Nuovo post su Atom Heart Magazine
Nuovo post pubblicato su https://www.atomheartmagazine.com/spqr-gioco-carte-scatola-antica-roma/
S.P.Q.R.: esce per L'Airone Editore il gioco in scatola sull'Antica Roma
S.P.Q.R. – L’Airone Editore presenta un gioco di carte in scatola sull’Antica Roma che metterà seriamente alla prova anche i più abili esperti sull’argomento.
L’Airone Editore, marchio del gruppo Gremese, presenta un nuovo progetto editoriale legato all’Antica Roma che ha il proposito di educare, divertire e far meglio conoscere ad un pubblico multigenerazionale le curiosità, i contesti, i luoghi, i fatti, gli usi e i costumi della civiltà che ha costruito uno degli Imperi più solidi e celebri nella storia dei tempi.
Cos’è S.P.Q.R.
S.P.Q.R., autore Pietro Gorini, propone la ricostruzione della storia millenaria di Roma attraverso un kit gioco – adatto dai 14 anni in su – con 500 domande che sicuramente metteranno alla prova le abilità e la conoscenza dei partecipanti. Sulle carte, sotto ogni domanda è indicata anche la risposta esatta per un riscontro immediato, mentre nel volume tutte le risposte sono fornite in modo più dettagliato, con brevi testi di approfondimento che, pagina dopo pagina, ricompongono un quadro ricco e variegato della civiltà romana. Un gioco coinvolgente, semplice e istruttivo dove nessuno resta escluso: possono darsi battaglia fino a 8 concorrenti, o di più se si gioca a squadre! Le regole sono molto semplici: per conquistare una categoria bisogna rispondere esattamente ad almeno 2 domande, e chi si aggiudica tutte e 5 le categorie si candida alla vittoria… sempre che superi lo scoglio finale delle 5 domande “vero o falso?”. E non solo: gli avversari possono fermare la corsa del giocatore più abile esercitando il diritto di veto (come quello degli antichi tribuni), così da rallentarlo e sperare di superarlo.
S.P.Q.R. è ora disponibile presso le principali librerie, negozi di giochi, piattaforme digitali online e sul sito dell’editore: https://www.libreriagremese.it/
S.P.Q.R. – Il gioco in scatola sull’Antica Roma
Tipologia: gioco in scatola Autore: Pietro Gorini Editore: L’Airone Formato: 14,5 x 9 x 8 cm Prezzo: € 19,90 ISBN 978-88-6442-502-3
CONTENUTO DELLA SCATOLA:
125 carte suddivise in 5 categorie, con 500 domande (100 per ogni categoria)
1 volume di 128 pagine con le regole del gioco, le risposte dettagliate a tutte le domande e la lista dei 100 “Vero o Falso?” per la prova finale.
5 carte divisorie tra i mazzetti delle diverse categorie
LE 5 CATEGORIE SONO:
Re e dittatori: da Romolo a Cesare
L’impero: da Ottaviano a Romolo Augusto
Dèi, eroi, miti, leggende
Vita quotidiana
Gossip e scandali
S.P.Q.R. è un gioco coinvolgente, semplice e istruttivo. E nessuno resta escluso: possono darsi battaglia fino a 8 concorrenti, o di più se si gioca a squadre!
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Cleopatra: La Storia della Regina d'Egitto - Completo - Grandi Personali...
(LA) «Cleopatra, Aegypti reginarum novissima»
(IT) «Cleopatra, l'ultima delle regine d'Egitto»
(Plinio il Vecchio, Nat. hist., IX, 58)
2 MORSI DI ASPIDE, 2 FORI UCCISERO CLEOPATRA
Cleopatra Tèa Filopàtore[1][N 2] (in greco antico: Κλεοπάτρα Θεὰ Φιλοπάτωρ?;[N 3] in egizio: ḳliw-pꜣ-drꜣ, qliu-pa-dra; in latino: Clĕŏpătra Thĕa Philopătōr; 70/69 a.C.[2] – Alessandria d'Egitto, 12 agosto 30 a.C.[N 4]), chiamata nella storiografia moderna Cleopatra VII o semplicemente Cleopatra, è stata una regina egizia appartenente al periodo tolemaico, regnante dal 52 a.C. alla sua morte.
Fu l'ultima sovrana della dinastia tolemaica a regnare in Egitto e anche l'ultima di tutta l'età ellenistica, la cui fine si fa coincidere proprio con la sua morte. Donna forte e indipendente, portò avanti una politica espansiva e accentratrice, nonostante il continuo avanzare dell'egemonia della Repubblica romana nel mar Mediterraneo; Cleopatra riuscì, infatti, a relazionarsi efficacemente con Roma, grazie anche al rapporto personale che instaurò con due importanti generali romani, Giulio Cesare e Marco Antonio, ed ebbe un ruolo centrale nell'ultima guerra civile repubblicana (44-31 a.C.), che portò alla nascita dell'Impero romano per iniziativa di Ottaviano Augusto.
Dopo una breve co-reggenza con il padre Tolomeo XII Aulete tra il 52 e il 51 a.C., alla morte di questi Cleopatra salì al trono insieme al fratello minore, Tolomeo XIII; successivamente, a seguito della guerra civile alessandrina (48-47 a.C.), regnò congiuntamente all'altro fratello, Tolomeo XIV, fino alla morte di questi nel 44 a.C., e infine con il figlio maggiore, Tolomeo XV Cesare. Non detenne quindi mai nominalmente il potere da sola, ma in realtà fu sempre lei a comandare sul proprio regno.
È inoltre con tutta probabilità tra le più famose personalità dell'antico Egitto e della storia universale: fin dai tempi antichi, infatti, la sua figura è stata al centro di racconti e ricostruzioni storiche più o meno fantasiose, che l'hanno portata a sopravvivere nell'immaginario comune fino all'epoca contemporanea.
Cleopatra nacque tra la fine del 70 e il 69 a.C. (sicuramente prima del 14 gennaio 69 a.C. e probabilmente durante o dopo il mese di dicembre del 70 a.C.), nel 12º anno di regno del padre,[13] e nel periodo seguente, dal 68 a.C. al 59 a.C., vennero al mondo da diverse madri ignote la sorella Arsinoe IV e i fratelli Tolomeo XIII e Tolomeo XIV.[14] Da piccola Cleopatra studiò nella Biblioteca e nel Museo di Alessandria, e sappiamo che il suo tutore fu Filostrato, che l'avviò alla filosofia, alla retorica e all'oratoria; la sua educazione fu molto vasta e coprì anche i campi della medicina, della fisica e della farmacologia.[15] Sappiamo inoltre che Cleopatra, da regina, era in grado di parlare, nonché probabilmente leggere e scrivere, nelle lingue di «Etiopi, Trogloditi, Ebrei, Arabi, Siri, Medi, Parti e molti altri», come ci dice Plutarco;[N 6] tra questi altri idiomi c'erano sicuramente il greco antico, l'egizio e il latino e probabilmente altre lingue nord-africane.[16]
(ЭТУ) "Клеопатра, Aegypti reginarum novissima»
(RU) "Клеопатра, последняя из цариц Египта»
(Плиний Старший, Нат. Хист., IX, 58)
2 УКУСА АСПИДА, 2 ОТВЕРСТИЯ УБИЛИ КЛЕОПАТРУ
Клеопатра Tèa Filopàtore[1] [N 2] (древнегреческий: Κλεοπάτρα Θεὰ Φιλοπάτωρ?Клеопатра VII или просто Клеопатра, была египетской царицей, принадлежащей к периоду Птолемеев, Moderna с 52 г. до н. э. до ее смерти.
Она была последней правительницей династии Птолемеев, правившей в Египте, а также последней из всех эллинистических времен, конец которой совпадает с ее смертью. Сильная и независимая женщина, она проводила экспансионистскую и централизованную политику, несмотря на продолжающееся продвижение гегемонии Римской республики в Средиземном море; Фактически, Клеопатре удалось эффективно общаться с Римом, в том числе благодаря личным отношениям, которые она установила с двумя важными римскими генералами, Юлием Цезарем и Марком Антони, и сыграла центральную роль в последней Республиканской гражда��ской войне (44-31 до н. э.), которая привела к появлению Римской Империи по инициативе Октавиана Августа.
После непродолжительного совместного регентства со своим отцом Птолемеем XII Авлетом между 52 и 51 гг. до н. э., после смерти этих Клеопатра взошла на престол вместе со своим младшим братом Птолемеем XIII; впоследствии, после Александрийской гражданской войны (48-47 гг. до н. э.), Она правила вместе со своим другим братом Птолемеем XIV, пока они не умерли в 44 г. до н. э., И, наконец, Таким образом, она никогда номинально не обладала властью сама по себе, но на самом деле она всегда была тем, кто командовал своим собственным королевством.
Кроме того, она, по всей вероятности, является одной из самых известных личностей Древнего Египта и всеобщей истории: с древних времен ее фигура была в центре более или менее творческих историй и исторических реконструкций, которые привели ее к выживанию в общем воображении до современной эпохи.
Клеопатра родилась в конце 70-69 гг. до н. э. (определенно до 14 января 69 г. до н. э. и, вероятно, во время или после декабря 70 г. до н. э.), на 12-м году правления своего отца[13], а в следующий период, с 68 по 59 г. до н. э., на свет пришли несколько неизвестных матерей, сестра Арсиноя IV и братья Птолемей XIII и Птолемей XIV.[14] в детстве Клеопатра училась в Александрийской библиотеке и музее, и мы знаем, что ее наставником был Филострат, который посвятил ее философии, риторике и ораторскому искусству; его образование было очень обширным, а также охватывало области медицины, физики и фармакологии.[15] мы также знаем, что Клеопатра, как царица, умела говорить, а также, вероятно, читать и писать на языках «эфиопов, троглодитов, евреев, арабов, Сири, мидян, парфян и многих других», как говорит нам Плутарх; [N 6] среди этих других идиом, безусловно, были древнегреческий, египетский и латынь и, вероятно, другие североафриканские языки.
PICCOLO CAPOLAVORO E GIOCO DELLO SPETTACOLO
PICCOLO CAPOLAVORO STROMBAZZATO RIPETUTAMENTE
PERCHE' IL LAVORO NON E' GRANDE IL LAVORO E PICCOLO NON E' AIUTATO DAI GIUDICI NON E' AIUTATO DALLA POLITICA
LA COLONNA INFAME E' COINVOLTA NEL MALE PAOLO DEL DEBBIO
ALLO SPETTACOLO SEMBRA UN GIOCO MA IL MALE IL LAVORO LO FA DAVVERO E LORO SONO COINVOLTI NEL MALE PURTROPPO
МАЛЕНЬКИЙ ШЕДЕВР И ИГРА ШОУ
ПОЗОРНАЯ КОЛОННА ВТЯНУТА ВО ЗЛО PAOLO DEL DEBBIO
МАЛЕНЬКИЙ ШЕДЕВР, НЕОДНОКРАТНО ТРУБИВШИЙ
ПОТОМУ ЧТО РАБОТА НЕ БОЛЬШАЯ РАБОТА И МАЛЕНЬКИЙ ЭТО НЕ ПОМОГАЕТ СУДЬЯМ ЭТО НЕ ПОМОГАЕТ ПОЛИТИКЕ
НА ШОУ ЭТО ПОХОЖЕ НА ИГРУ НО ЗЛО РАБОТА ДЕЙСТВИТЕЛЬНО ДЕЛАЕТ И ОНИ ВОВЛЕЧЕНЫ ВО ЗЛО К СОЖАЛЕНИЮ
❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️
#gustavopetro #colombia #DONALDTRUMP #TRUMP #BOLSONARO #DORIGHEZZI #STRISCIALANOTIZIA #FRANCESCO #RUTELLI #PROPAGANDALIVE #ELUANA #ENGLARO #ELUANAENGLARO #CRISTIANODEANDRE #twitter #facebook #skyrock #linkedin #instagram #okru #tiktok
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La Curia di Pompeo è l’aula dove si pensa si sia tenuta la riunione del Senato in cui fu assassinato Cesare il 15 marzo del 44 a. C.
La lotta fra la fazione degli optimates e la fazione dei populares è alla radice di tutta la storia romana e non cessa neppure dopo che Caio Ottaviano fu nominato Augusto nel 27 a. C.
A seguire:
- nello stesso anno, il grande amico di Augusto, Agrippa, fa edificare il Pantheon;
- nel 23 a. C. muore Claudio Marcello, figlio di Ottavia, sorella di Ottaviano, ed erede designato di Augusto. Agrippa non fu designato erede benché avesse sposato la figlia Giulia di cui morirono giovani anche i figli Gaio e Lucio;
- nel 19 a. C. viene pubblicata postuma l’Eneide, celebrazione della Roma augustea;
- Morte di Augusto, a causa dei fichi avvelenati da Livia. Tiberio, figlio della moglie di Augusto Livia, imperatore (14). Le due famiglie si erano imparentate anche grazie al matrimonio fra Agrippina Maggiore, figlia di Agrippa e Giulia, e Germanico: da questo matrimonio nacquero Caligola e Agrippina Minore, la futura madre di Nerone.
- nel 16 d. C. Germanico, figlio di Druso (figlio di Livia e fratello di Tiberio) e di Antonia Minore (figlia di Ottavia e Marco Antonio) vendica la sconfitta di Teutoburgo del 9 d. C. e sottomette i Germani portando a Roma fra i prigionieri la compagna di Arminio, Thusnelda;
- nel 18 d. C. muore esiliato Ovidio che con le sue opere ellenistiche rifletteva i nuovi gusti della società contrari allo spirito conservatore di Augusto e Tiberio;
- Il prefetto del pretorio, capo della guardia della famiglia imperiale, Seiano viene ucciso nel 31 dopo aver ecceduto dai suoi poteri;
- 37 Caligola, figlio di Germanico, imperatore
- 41 Claudio, figlio di Druso e di Antonia, fratello di Germanico, imperatore. Nel 43 sottomette la Britannia e nel 48 ripudia Messalina che lo aveva tradito prendendo in moglie Agrippina;
- 54 Nerone, figlio della seconda moglie di Claudio, Agrippina, imperatore. Con Nerone iniziarono le persecuzioni dei cristiani;
- 65 Congiura di Pisone e morte di esponenti come Seneca, Lucano e Petronio dopo l’incendio del 64 e i successivi interventi urbanistici megalomani;
- 68 Suicidio di Nerone e fine della dinastia Giulio-Claudia. Galba imperatore.
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Globalizzatori/3: Augusto, l'imperatore nascosto
Globalizzatori/3: Augusto, l’imperatore nascosto
Accadde oggi: il 18 agosto del 14 d.C moriva Caio a Giulio Cesare Ottaviano Augusto, il primo imperatore di Roma
Augusto, il primo imperatore romano
Augusto era uno di quegli uomini che non capisci mai. Ce ne sono. Li frequenti per una vita, ci stai assieme, ci dividi il pranzo, la cena, le ferie; ma quando ti domandano a bruciapelo: “Ma com’è?” non sai che rispondere. Non puoi dire che sono…
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#18 agosto#accadde oggi#Antonio#augusto#Caio Giulio Cesare#chi è Augusto#Cicerone#cleopatra#cultura#globalizzatori#imperatori#ottaviano#roma#storia#storia romana
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Un paio di millenni fa, Cesare Ottaviano Augusto, il primo imperatore di Roma, cominciò a concepire un intricato sistema amministrativo per assicurarsi continuità nel potere: creava continuamente nuove cariche pubbliche e le faceva durare poco, in modo da moltiplicare la sua rete di clientele e consensi, assicurandosi, però, che nessuno potesse consolidare un livello di potere tale da poterlo scavalcare. Una serie di contentini che, più che all’interesse per la cosa pubblica, puntavano all’interesse personale degli amministratori e dell’imperatore.
Una storia che si ripete da duemila anni a livello locale e a livello (sovra)nazionale; a volte come tragedia e a volte come farsa.
Oggi, per esempio, come è già capitato numerose altre volte, a Frattamaggiore si sta organizzando un ennesimo rimpasto della giunta. Un fatto che si ripete ciclicamente cercando di accontentare gli interessi di questo e di quello per raggiungere un equilibrio instabile in cui sembra contare veramente poco l’interesse per la cosa pubblica e per i beni comuni. Senza alcuna apparente attenzione per la continuità amministrativa e per il compimento delle azioni messe in atto dai singoli assessori.
Mi vengono in mente certe commedie di Feydeau, tutte fatte di intrecci tragicomici, porte sbattute, falsi moralismi, promesse non mantenute, amori fugaci e tradimenti.
E trovo sempre più difficile avere fiducia nella capacità della politica di migliorare la vita dei cittadini. Anche a livello locale; localissimo.
#Augusto#clienti#clientelismo#nepotismo#assessori#sindaci#politici#cesarismo#elargizioni#aitan#aitanblog
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FORI IMPERIALI I Fori Imperiali di Roma raccolgono una serie di piazze monumentali edificate tra il 46 a.C. e il 113 d.C. Vengono considerati il centro dell'attività politica di Roma antica, un luogo che nel corso dei secoli si è arricchito di strutture ed edifici.La prima struttura che si incontra in questo sontuoso complesso è il Foro di Cesare. Questa piazza, voluta da Giulio Cesare per motivi propagandistici, fu inaugurata nel 46 . La piazza presenta due portici sul lato est e ovest mentre in fondo troneggia il tempio dedicato a Venere Genitrice. Successivamente troviamo il Foro di Augusto. Fu realizzato per volere di Ottaviano Augusto, unitamente al tempio di Marte Ultore. La pianta del foro è ortogonale; sul versante nord si ergeva il tempio di Marte, appoggiato ad un muro (ancora oggi visibile) che divideva il foro dal quartiere popolare della Suburra. Il foro è alternato da ampie esedre, destinate a ospitare le attività dei tribunali. Ad arricchire l'area vi erano statue ispirate alla storia di Roma, ai membri della gens Giulia, Enea e Romolo. Troviamo poi il foro di Nerva, con annesso il tempio di Minerva, protettrice dell'imperatore. Il foro prese inoltre l'attributo di “transitorio” per la sua funzione di passaggio lavori iniziati da Domiziano furono in parte continuati da Traiano, al quale è intitolato il quarto Foro. La piazza veniva utilizzata per accogliere accampamenti militari e, in minima parte, per lo svolgimento delle attività forensi. Alle sue spalle sorge ancora oggi la Colonna di Traia che racconta le gesta dell'imperatore nella guerra contro i Daci. All'edificazione del Foro seguirono la realizzazione della Basilica Argentaria,dei mercati traianei e la ricostruzione del tempio di Venere Genitrice. Si giunge infine alla Basilica Ulpia la più grande del periodo romano.
https://sites.google.com/view/ilmasosazus-art/bipolarit%C3%A0-dellarte-romana?authuser=0
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Acta est fabula, plaudite!
Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto
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📅 ACCADDE OGGI 🗓️
Il 16 gennaio del 27 a.C., Gaio Giulio Cesare Ottaviano, ottiene dal senato il titolo di Augusto.
La notizia, raccontataci da Svetonio, si inserisce nel capitolo in cui l’autore sta descrivendo la giovinezza del futuro princeps ed è giusto riportare il passo integralmente, per mostrare un’altra curiosità poco nota su Ottaviano: il soprannome che ricevette da bambino.
“Da fanciullo gli avevano dato il soprannome di Turino, vuoi per ricordare la sua origine, vuoi perché nel territorio di Turi il padre Ottavio, poco tempo dopo la sua nascita, aveva sconfitto gli schiavi fuggitivi. Ho potuto constatare con certezza che Augusto venne chiamato Turino, perché ho posseduto una vecchia effige di bronzo che lo rappresenta fanciullo, con sopra scritto a lettere di ferro quasi cancellate, tale soprannome; ho regalato questa effige al nostro principe [ndr. l’imperatore Adriano], che la venera tra i suoi dei domestici. Anche Marco Antonio, per ingiuriarlo, nelle sue lettere lo chiama spesso Turino, e Augusto meravigliandosi si accontenta di rispondere: “Non vedo perché debba considerare un insulto il mio primo nome”.
In seguito assunse il cognome di Gaio Cesare e poi quello di Augusto. Il primo, in base al testamento del prozio, l’altro perché, mentre alcuni senatori erano del parere di attribuirgli quello di Romolo, quasi fosse stato il secondo fondatore di Roma, prevalse la proposta di Munazio Planco di chiamarlo invece Augusto, non tanto per attribuirgli un nome che non era mai stato usato prima, quanto per il significato onorifico di quella parola. Infatti si chiamano “Augusti” i luoghi consacrati dalla religione, sia che questa parola derivi da aucta [accrescimento], sia che derivi da avium gestu o da gustu [parole usate per indicare i presagi che gli uccelli danno con il loro volo e il loro cibarsi], come ci ricorda questo verso di Ennio:
“Dopo che Roma fu eretta con inclito presagio Augusto”.
(Svetonio, Vite dei Cesari, Augusto, VII)
(Nell’immagine: Busto di Augusto conservato al Museo del Louvre di Parigi)
I passi sono tratti da: Svetonio, I dodici Cesari e gli uomini illustri, (a cura di Felice Dessì), BUR, Milano 1968).
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Capri, mito infinito: dalle Sirene di Ulisse a Curzio Malaparte, da Pablo Neruda a Lenin, Churchill e Marinetti. Viaggio con scorta di libri (e molteplici occhi)
Quel genio futurista di Filippo Tommaso Marinetti voleva metterci un ascensore, sui faraglioni. E poi un bar lì, in cima. Il 14 luglio del 1914, su «Lacerba», aveva pubblicato il Manifesto dell’architettura futurista: “gli ascensori devono inerpicarsi, come serpenti di ferro e di vetro”. Forse non sarebbe stata una cattiva idea, mi suggerisce Luca, un mio amico architetto, in fuga anche lui, come me, sull’isola di Capri. Arrivare qui è già un miracolo, visto che persino il Frecciarossa fa ritardo, e l’ultimo aliscafo in partenza per l’isola è alle 20. Ma se c’è vento forte e il mare grosso, l’isola torna ad essere irraggiungibile. Un miraggio. Con i suoi faraglioni, privi di ascensore. Arrivarci resta un’avventura, come un tempo. E come racconta Jamie James nel libro, appena uscito in America, Pagan Light. Dreams of Freedom and Beauty in Capri (Farrar, Straus and Giroux, ancora inedito in Italia) che un amico mi suggerisce di leggere. Goethe tentò di visitarla nel 1787. “La promessa della libertà ha portato con sé la fantasia del piacere senza limiti” si legge. Ma certo, l’isola è ancora un simbolo di libertà, di amori sregolati (pure il marchese de Sade è passato di qui), ma anche di turismo di massa e lusso sfrenato. Basta allontanarsi dalla pazza folla e si aprono squarci di bellezza da togliere il fiato. Anzi, da uccidere.
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Nel libro di Jamie James, si parla di Norman Douglas e ancora prima, soprattutto, degli imperatori romani, da Giulio Cesare a Tiberio, passando per Ottaviano Augusto (l’ombra della sua morte che si allunga sui suoi ultimi giorni di villeggiatura sull’isola). Dalla residenza di Tiberio (che costruì diverse ville imperiali), Villa Jovis, costruita intorno al I secolo, si può gettare un ultimo sguardo al “salto di Tiberio”. Una bellezza che corteggia istinti da cupio dissolvi. Un salto di oltre duecentonovanta metri, a strapiombo sul mare: l’imperatore romano, secondo la leggenda, da qui gettava ospiti indesiderati e, forse, amanti non più graditi. Il vento sferza potente su questo punto roccioso che scorge il mare da tutte le parti, sembra difficile resistere al fascino dell’altezza. Guardare giù è già precipitare. Mentre osservi, da sopra, incerto, il volo dei gabbiani, il loro grido. Questa bellezza, così rischiosa da essere temeraria. Ma, primo in ordine cronologico, Omero parlò di Capri, quando scrisse delle sirene di Odisseo. Il canto di queste magnifiche assassine, donne-uccello dal verso che affascina, forse vivevano qui, sugli scogli di Marina Piccola, da dove puoi guardare quegli scogli da cartolina: Stella, Saetta e Scopolo. I nomi dei faraglioni. Quanti sguardi si saranno posati su di loro? “Vi sbarcai in inverno. La veste di zaffiro l’isola custodiva ai suoi piedi, e nuda sorgeva nel suo vapore di cattedrale marina”, scrive Pablo Neruda nella Chioma di Capri: era sbarcato anche lui qui, nell’inverno del 1952. Col basco in testa e in bocca la pipa, accanto a Matilde, la sua amante dai capelli rossi, sorridente e silenziosa (lui era sposato da sedici anni con Delia del Carril, la seconda moglie) e, insieme a loro, il cagnolino Nyon (Teresa Cirillo Sirri li descrive in Neruda a Capri. Sogno di un’isola, La Conchiglia). Mano nella mano, si vedevano i due amanti passeggiare per il mare o camminare verso il monte Solaro. Ospiti dell’ingegnere e naturalista Edwin Cerio, vivevano nella “Casa di Arturo”. Lei era cantante, Matilde Urrutia e lui, dal 1949, in esilio dal Cile, si vedevano bere il caffè in Piazzetta. Pare che un’anziana sarta dell’isola avesse cucito, con fili dorati, appositamente per Matilde, un abito a righe verdi e nere. Lei, la musa di Neruda, cucinava piatti cileni di pesce, con cipolle e olive e l’anatra all’arancia. Per lei, il poeta cileno scrisse Los versos del Capitán e Las uvas y el viento. Sembra che scrivesse con inchiostri diversi, a tutte le ore del giorno e della notte, su foglietti diversi che Matilde collezionava. La casa decorata con fiori di campo e rami di ginestre. Lui, nonostante fosse già impegnato, voleva sposarla. Aveva fatto incidere un anello con questa scritta: “Capri, 3 maggio 1952. El tuo Capitán”.
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In questo quadro idillico che ispirò Troisi per Il postino, c’era anche una domestica, da Neruda chiamata Olivito (perché assomigliava ad una piccola oliva) che si lamentava dei due ospiti disordinati e selvaggi. Imboccando la via Tragara, restano i suoi versi incisi sulla roccia: “Capri – reina de roca/en tu vestido/ de color amaranto y azucena/ vivi desarrollando/ la dicha y el dolor . la vin allena/ de radiantes racimos/ que conquisté en la tierra” (“Capri, regina di roccia/ nella tua veste/color giglio e amaranto/ vissi sviluppando/ la fortuna e il dolore, la vigna piena/ di grappoli radiosi/ che conquistai sulla terra”). Innamorato. Ma non solo Neruda. Gli scrittori sull’isola di Capri non si contano. E non solo scrittori. Alle spalle della Piazzetta, lungo il percorso che porta alla Villa Jovis, c’è una casa rossa, di un rosso pompeiano con un’epigrafe che ricorda: qui visse e lavorò dal marzo 1909 al febbraio 1911 lo scrittore russo Maksim Gor’kij e, nel 1910, “dimorò Vladimir Lenin fondatore dello Stato Sovietico”. Sull’isola del dolce far niente, “Apragopoli” come veniva chiamata, qualcuno riesce a lavorare. La figlia del duce, Edda Ciano, e suo marito erano venuti a Capri in luna di miele, nell’albergo più esclusivo dell’isola. Italo Balbo atterrava con l’idrovolante e passava di qui anche Bruno Bottai. Oltre a Moravia e alla moglie Elsa Morante (che a Procida, l’isola sorella di Capri, aveva ambientato appunto L’isola di Arturo), viveva appartato nella sua villa Alberto Albertini, il cofondatore del «Corriere della Sera». Giovanni Amendola e molti ebrei tedeschi e austriaci in fuga dalle leggi razziali trovarono riparo qui, gli scrittori Franz Werfel e Stefan Zweig. Ma l’isola piaceva anche ai gerarchi nazisti, come Goering e Rudolf Hess appassionato di un famoso cantante caprese, Scarola. Proseguendo per la via Tragara si arriva al Belvedere e all’hotel omonimo, secondo quanto riporta l’iscrizione incisa sulla facciata, progettato dall’architetto Le Corbusier, secondo le mie fonti capresi, progettato e costruito dall’imprenditore Vismara originario di Induno Olona, in provincia di Varese. In questo edificio color ruggine, sede del Comando Americano, durante la Seconda Guerra Mondiale soggiornò il generale Eisenhower, futuro presidente USA e Winston Churchill. Ma più poeticamente ne scrisse la grande poetessa Ada Negri, nel 1923: “Viandante, se vai fino a Punta Tragara,/ argentea d’ulivi,/ prendi a sinistra un viottolo a scaglioni nel sasso./ Aspro; ma verso il mare tutto oro di folli/ranuncoli./ Verso il monte tutto ombre di mirti, e pensoso amaranto di cardi./ Ti condurrà alla casa che risponde, marmoreo/ silenzio ai silenzi dell’aria”.
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Proseguendo lungo questo sentiero, la visione dei faraglioni è potente, immediata, sono così vicini da togliere il fiato. Il sentiero conduce quindi alla casa più affascinante dell’isola, Villa Malaparte, concepita e costruita da Curzio Malaparte, su Punta Massullo. Lo stesso Malaparte (pseudonimo di Kurt Erich Suckert) che aveva dato di Napoli, un potente affresco ai limiti della putrefazione, nel viaggio allucinato e infernale di La pelle, il romanzo scandalo, pubblicato nel 1949, aveva scelto l’isola più bella del golfo di Napoli. E la casa, progettata interamente da lui, non aperta ai visitatori, è un sogno di bellezza, costruita sul promontorio roccioso, come un enorme mattone, che ride delle tempeste e resiste negli occhi con quel suo sguardo che saluta i marinai. Il camino ha per fondo un vetro: quando era in casa, lo scrittore accendeva le fiamme, che si vedevano dal mare. Quando il mare è in tempesta, le onde lambiscono la casa, “La casa come me”. Quando parto dall’isola, l’isola torna ad essere un’isola: hanno cancellato gli aliscafi. Il mare è grosso. Non resta che prendere l’ultima corsa per Sorrento, costeggiando la terraferma. Villa Malaparte diventa un puntino rosso scuro in mezzo al mare, negli occhi lo sguardo dell’isola si allontana, come un miraggio, “una meringa”, qualcosa che non esiste più, se solo esce dagli occhi. Senti soltanto le onde. I faraglioni sono scomparsi. Ti chiedi se non sia solo un sogno. E ti torna alla mente l’ultima pagina dell’isola di Arturo, anche se l’isola che scompare è Capri: “Preferisco fingere che non sia esistita. Perciò, fino al momento che non se ne vede più niente, sarà meglio che non guardi là. Tu avvisami, a quel momento. (…) Intorno alla nostra nave, la marina era tutta uniforme, sconfinata come un oceano. L’isola non si vedeva più”.
Linda Terziroli
*In copertina: Pablo Neruda, tra gli illustri ospiti di Capri
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Augusto. L'Uomo Che Fece Roma
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Augusto. L'Uomo Che Fece Roma
Ottaviano Augusto, figlio adottivo di Giulio Cesare, conquistò il potere con l’astuzia e la prudenza. Ricostruì Roma, pose le base dell’Impero e fornì un modello di potere di grande fascino, sconfinato nel mito e imitato da molti.
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La storia di Emilia Romagna
L'Emilia-Romagna comprende due realtà storico-geografiche distinte: l'Emilia e la Romagna, che corrispondono all'antica area Ducale Longobarda (Emilia) e all'antica area Bizantina e poi Pontificia (Romagna). In effetti, tutta la Pianura Padana ha avuto il nome di Longobardia (o Lombardia), per più di 1.100 anni. Ad esempio la città di Reggio Emilia si è chiamata "Reggio di Lombardia" fino all'Unità d'Italia. I territori della regione padana hanno avuto vicissitudini e destini intrecciati, a partire dall'insediamento gallico (Gallia Cisalpina) e successiva conquista romana (come provincia senatoria) fino al Regno Longobardo. Fu solo a partire dal IX secolo che le cose cominciarono a mutare: la Romagna divenne soggetta al dominio pontificio papale mentre l'area lombarda che oggi chiamiamo Emilia all'autorità comunale e ducale. Da quel periodo in poi le due aree, così come tutta la Pianura Padana, furono teatro, per secoli, di guerre sanguinose tra fazioni filo-papali (Guelfi) e filo-imperiali (Ghibellini). I Ducati esistettero fino all'Unità d'Italia, quando l'autorità Ducale fu sostituita con quella del nuovo Re. Parallelamente il territorio pontificio della Romagna fu tolto al Papa. Emilia e Romagna entrarono infine a far parte del nuovo stato italianosimultaneamente, per volere dell'allora dittatore Carlo Farini che le unificò al regno del Piemonte (o regno di Sardegna), poi Regno d'Italia, il 30 novembre 1859
Storia dell'Emilia
Le principali popolazioni italiche insediatesi in Emilia nei tempi antichi furono quella degli Etruschi, come testimoniato da numerose città da essi fondate, tra le quali Felsina (Bologna), Parma, Spina e quella dei Celti, stanziati anche in numerose altre aree dell'Italia Settentrionale. A partire dal III secolo a.C. i Romani presero possesso del territorio, imponendosi sulle tribù celtiche. Già nel primo periodo della dominazione romana venne costruita, per volontà del console Marco Emilio Lepido, la via Emilia (187 a.C.), da cui oggi la regione prende il nome. Tale arteria viaria fu importante per l'intensificarsi del commercio e sul suo tragitto sorsero fiorenti centri urbani come Mutina (Modena, già di origine etrusca), Placentia (Piacenza), Fidentia (Fidenza) e Regium Lepidi (Reggio Emilia).
Con la caduta dell'impero romano d'Occidente nel 476 d.C., l'intera penisola Italica fu in balia delle invasioni della varie popolazioni barbare, provenienti dal nord Europa. Nel corso del VI secolo d.C. l'Emilia, come gran parte del territorio italiano venne assoggettata dai Longobardi, mentre la vicina Romagna rimase, invece, per lungo tempo sotto il controllo bizantino. Seguendo il modello amministrativo longobardo, anche nella regione vennero creati una serie di ducati, tra cui spiccavano quello di Parma, quello di Piacenza, quello di Modena, quello di Reggio Emilia e quello di Persiceto. Bologna, invece, entrerà sotto il controllo longobardo solo nel 728.
Ai Longobardi si susseguirono, successivamente, i Franchi, chiamati in Italia da papa Stefano II. In questo periodo l'Emilia entrò nell'orbita del Sacro Romano Impero e il suo territorio venne suddiviso in una serie di feudi.
Particolarmente estesi nella regione erano i possedimenti della famiglia dei Canossa, che dal 1076 divennero patrimonio della grancontessa Matilde. Durante la lotta per le investiture dell'XI secolo, che coinvolse papato e impero, il castello di Canossa fu sede di uno dei principali e più significativi eventi di tale fase storica: l'umiliazione di Enrico IV. L'imperatore, infatti, scomunicato nel 1076 dal pontefice Gregorio VII, nel gennaio del 1077 si recò da quest'ultimo, ospite di Matilde, per avere l'assoluzione da tale provvedimento. La riconciliazione tra i due avvenne dopo numerose trattative (mediate da vari esponenti politici e del clero, tra cui la stessa contessa) e la permanenza davanti al castello per tre giorni, di Enrico, vestito in abiti da penitente.
Dal XII secolo in poi, numerose entità cittadine emiliane si costituiranno come comuni che, via via, si andranno a sostituire ai precedenti sistemi amministrativi di stampo feudale. Il comune che ebbe più prestigio e potere sul territorio fu Bologna, dove, nel 1088, venne fondata la celebre Università, la più antica in Europa. Molti comuni emiliani, sempre in questo periodo, furono annessi alla Lega Lombarda che si oppose al progetto dell'imperatore Federico I di restaurare un forte potere centrale nell'Italia settentrionale.
Castello Estense, Ferrara
Nel corso dei secoli successivi molte città passarono da un governo di tipo comunale a forme di governo signorili. Un esempio ne è Ferrara che, sotto il governo degli Estensi, acquistò notevole prestigio, diventando anche uno dei centri culturali più importanti dell'Umanesimo e del Rinascimento italiano (presso la corte estense operarono infatti intellettuali del calibro di Matteo Maria Boiardo, Ludovico Ariosto e Torquato Tasso).
L'intera Emilia, nel corso dei secoli successivi, mantenne un assetto politico su cui spiccavano principalmente le potenze politiche dei Ducati di Ferrara, di Modena e Reggio e di Parma e Piacenza.
A partire dal 1796, con l'arrivo delle truppe francesi di Napoleone Bonaparte, vennero create nell'Italia settentrionale una serie di repubbliche, dipendenti da quella francese, che tra i vari territori andavano ad annoverare anche quello emiliano, compreso nella Repubblica Cispadana (formata dal Ducato di Modena con la città di Reggio Emilia e la Repubblica Bolognese). Successivamente essa venne unita a quella Transpadana (corrispondente con il precedente ducato di Milano), andando così a costituire la Repubblica Cisalpina che ebbe come bandiera il Tricolore, nato per l'appunto a Reggio nel 1796.
In seguito al Congresso di Vienna del 1815 nella regione viene ristabilito l'antico sistema amministrativo che cadrà solo nel 1860 con l'annessione al Regno di Sardegna a seguito di plebisciti.
Evento particolarmente rilevante della storia emiliana nella seconda guerra mondiale fu la strage di Marzabotto, in cui vennero uccisi 1830 civili, da parte delle truppe tedesche, in repressione della guerriglia partigiana, nel 1944, quando ormai le truppe alleate si accingevano a liberare definitivamente l'Italia del Nord.
Nel 1947 l'Emilia divenne, assieme alla Romagna, la regione Emilia-Romagna.
Storia della Romagna
Fra le prime popolazioni che si insediarono nell'area compaiono Umbri ed Etruschi. In un secondo momento il territorio corrispondente all'attuale Romagna venne poi conquistato da alcune tribù celtiche provenienti dal nord Europa, tra cui i Lingoni, i Senoni e i Boi (IV secolo a.C.).
L’Arco di Augusto a Rimini
Nel III secolo a.C., in seguito ad una serie di scontri, le popolazioni celtiche che occupavano la regione vennero sconfitte dai Romani i quali iniziarono ad esercitare il loro dominio sulla regione. Numerosi sono i segni della dominazione romana, tra cui la fondazione di diverse città, tra le quali si possono ricordare Ariminum, Faventia, Forum Livii, Forum Cornelii, Forum Popili, rispettivamente le odierne Rimini, Faenza, Forlì, Imola e Forlimpopoli.
In epoca tardo-repubblicana il fiume Rubicone (oggi in provincia di Forlì-Cesena) venne assunto come punto di riferimento per sancire il confine tra l'Italia e la provincia della Gallia Cisalpina. Importante avvenimento storico che consacrò tale corso d'acqua fu il suo attraversamento da parte di Giulio Cesare e il suo esercito il 10 gennaio del 49, alla fine delle campagne Galliche. Tale evento sancì l'inizio della seconda guerra civile romana. Si tramanda che proprio in quell'occasione il celebre condottiero romano pronunciò la frase, ormai divenuta proverbiale, “Alea iacta est”.
Nel I secolo a.C., in età imperiale, Ottaviano Augusto pose presso Ravenna il principale presidio navale militare dell'Adriatico. Ciò andò ad accrescere il prestigio e la ricchezza della città. Proprio in virtù del fatto che il porto ravennate in età tardo-antica era divenuto il maggiore punto di contatto con la nuova capitale dell'impero d'Oriente, Costantinopoli, Ravenna, nel 402 d.C, divenne capitale dell'impero Romano d'Occidente, per volontà dell'imperatore Onorio. La presenza di paludi attorno alla città rendeva, inoltre, il luogo più sicuro per difendersi dagli attacchi dei Visigoti di Alarico, rispetto alla precedente capitale Milano.
Nel 476, sempre a Ravenna, venne deposto da Odoacre, re degli Eruli, il giovane Romolo Augusto, considerato l'ultimo imperatore romano d'Occidente.
A Odoacre, seguirono, poi gli Ostrogoti di Teodorico.
Nel corso del VI secolo l'imperatore d'Oriente Giustiniano avviò una serie di campagne militari, per riprendere possesso di numerosi territori dell'impero d'Occidente caduti in mano a varie popolazioni barbare (Guerra gotica (535-553)). Tra i vari territori che i bizantini riuscirono a prendere figura anche parte della Romagna e delle Marche settentrionali. Tali domini vennero, così, riuniti in un protettorato denominato Esarcato, con capitale Ravenna. Fu proprio in questo periodo, inoltre, che la regione acquistò il nome di Romagna, dal latino (e greco) Romania (designazione allora informale dell'impero). Tale termine differenziava, infatti, i possedimenti dell'impero romano d'Oriente dai territori occupati dai Longobardi, i quali detenevano il controllo di gran parte della penisola italica. L'Esarcato cadrà, infine, nel 751, proprio per mano di quest'ultima popolazione.
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Origini del nome
l nome Friuli è di origine romana e deriva dalla città di Forum Iulii fondata da Giulio Cesare verso la metà del I secolo a.C. e divenuta, dopo la distruzione di Aquileia ad opera degli Unni nel (452 d.C.), il capoluogo della regione Venetia et Histria, in posizione pedemontana più appartata, ma più sicura. Con le invasioni barbariche il nome, contrattosi nella forma attuale fu esteso a tutta la regione circostante sulla quale la città esercitava la sua giurisdizione, che divenne prima ducato, poi la marca ed infine la contea del Friuli.
Anche il nome Venezia Giulia si richiama alla tradizione romana della Venetia et Histria e delle Alpes Iuliae, ricordando il substrato dei venetici e le imprese di Giulio Cesare e di Cesare Ottaviano Augusto, entrambi della Gens Iulia. Esso fu proposto nel 1863 dal glottologo goriziano Graziadio Ascoli.
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