#orizzonte verticale
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"In Finestra" di Silvia De Angelis: Uno Sguardo Profondo sull'Essenza della Vita. Recensione di Alessandria today
Dall'orizzonte pulsante al vicolo oscuro: la poesia come riflessione sull'esistenza.
Dall’orizzonte pulsante al vicolo oscuro: la poesia come riflessione sull’esistenza. “In Finestra”, poesia firmata da Silvia De Angelis, è un’opera che cattura l’attenzione con immagini vivide e simbolismi potenti, offrendo una riflessione profonda sul contrasto tra la bellezza della vita e la fragilità dell’esistenza. La poetessa intreccia dettagli naturali e sociali in un quadro poetico che…
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Uscire dal sistema parte 2 - riprende la parte 1 QUI
L'idea di uscire dal Sistema è una distorsione.
Se ne affresca un orizzonte come si invoglia il cane da corsa a inseguire lo zimbello, ma in realtà è come se si dicesse che per essere liberi bisogna liberarsi del corpo, ovvero su questo piano di realtà, spirare.
Il corpo è per lo Spirito la sua casa, senza di esso l'energia vitale non avrebbe sede; il Sistema (o Matrix) è per i corpi ciò che permette loro di essere "viventi" (ossigeno, cibo, sessualità, occupazioni, cultura ecc). Il Sistema pervade tutto. Per cui chi tanto vuole uscire, nel senso di liberarsi dal Sistema stesso, lo potrebbe fare solo morendo. Con la fregatura che tanto senza essere evoluti si ritorna qua, se non si viene trasmutati in altro (morte seconda).
Fino a quando hai un corpo sei legato alla Matrix. È inutile che credi di poter raggiungere un'immunità, perché già solo fisicamente ti è impossibile. Peraltro uscire senza nemmeno aver compiuto un passo evolutivo è da stolti.
Ognuno entra qui con uno specifico compito di sviluppo interiore. Puoi chiamarlo Progetto, Essenza, Scopo, ciò non cambia che ogni persona dovrebbe occuparsi di capire qual è. Questo Sistema è concepito per l'evoluzione, i motivi per cui sono stati scelti metodi brutali sono diversi.
Bisogna però rendersi conto che il concetto di "liberazione" è correlato alla disidentificazione, non a distruggere chissà cosa, a fare guerra "contro il Sistema" o a pensare di raggiungere la fulminazione per guardare dall'alto la propria magnificenza.
Madre Natura ci fornisce precisi campi energetici che ci tengono in vita, vengono chiamati Chakra, i principali sono 7 e si sviluppano in senso verticale partendo dalla zona sacrale.
Studiare il loro funzionamento ti dà le indicazioni di qual è il senso dell'evoluzione, di qual è il corretto funzionamento dell'Essere (umano), di dove ti trovi nel tuo cammino attuale e di quali step devi occuparti per progredire in modo integro (ne ho parlato meglio QUI)
In questo modo anche se non conosci la tua Direzione di vita, puoi seguire la via superiore.
Ribadisco che senza volontà, auto osservazione e lavoro su di sé, restano solo astrazioni prive di utilità.
#sistema#matrix#evoluzione#responsabilità#discernimento#conosci te stesso#lavoro su di sè#consapevolezza#esci dal sistema#illusioni#crescita personale#crescita interiore#spiritualità#società#zombie#società malata#verità#manipolazioni#svegliatevi#aprite gli occhi#auto osservazione#volontà
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Un nuovo orizzonte per la Fascia di Kuiper: le osservazioni a largo raggio del telescopio Subaru
Figura 1: Schema delle orbite dei due oggetti scoperti (rosso: 2020 KJ60, viola: 2020 KK60). Il simbolo più rappresenta il Sole e le linee verdi rappresentano le orbite di Giove, Saturno, Urano e Nettuno, dall’interno verso l’esterno. I numeri sull’asse verticale e orizzontale rappresentano la distanza dal Sole in unità astronomiche (au, un au corrisponde alla distanza tra il Sole e la Terra). I…
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Tramonto dell’occidente?
Nei testi pubblicati in questa rubrica è spesso questione della fine dell’Occidente. È bene qui non fraintendere. Non si tratta della rassegnata – anche se lucida e amara – contemplazione dell’ultimo atto di un tramonto che Spengler e altri pseudoprofeti avevano annunciato fin troppo tempo fa. A costoro non interessava null’altro che quel tramonto, ne erano in fondo complici e persino compiaciuti, perché nei tascapani e nelle casseforti del loro spirito non era rimasto proprio niente, quella era per così dire la loro unica ricchezza, della quale non volevano a nessun costo essere defraudati. Per questo Spengler poteva scrivere nel 1917: «io ho il solo desiderio che questo libro possa stare vicino senza esserne completamente indegno alle imprese militari della Germania».
Per noi, al contrario, la morte dell’Occidente è la felice utopia, qualcosa come la gleba smossa e il deserto di sabbia, di cui la nostra speranza ha bisogno non per trovarvi qualche nutrimento, ma per poggiarvi sopra i piedi, in attesa di gettarla alla prima occasione negli occhi dei nostri avversari. La morte dell’Occidente non ci ha privato proprio di nulla di vivo e essenziale e la nostalgia è quindi fuori questione. E la speranza ci interessa solo come la via che ci porta verso qualcosa che già conosciamo, perché lo abbiamo da sempre e non siamo disposti a rinunciarvi. Essa è il raggio di luce verticale, che si leva dal piatto, tetro orizzonte dell’Occidente. Morire qui può solo chi era già morto, vivere solo chi è già sempre vivo.
19 febbraio 2024
Giorgio Agamben
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EfficienTO parte dalle scuole: il piano Iren per il risparmio energetico
EfficienTO abbatterà 20.000 tonnellate di emissioni di CO2 ogni anno. Più o meno l’equivalente di quanto inquinano 17mila auto in Italia in 12 mesi
Riqualificazione energetica degli edifici, attività di manutenzione ordinaria e straordinaria, messa a norma degli impianti, fornitura di energia elettrica, gas, teleriscaldamento. Questi i tipi di interventi previsti nell’ambito di EfficienTO, il piano di Iren da 110 milioni di euro in 7 anni – si concluderà nel 2029 – che prevede l’efficientamento energetico di 800 immobili nella città di Torino.
A realizzarli è la controllata Iren Smart Solutions, società certificata E.S.Co. (Energy Service Company) che offre soluzioni integrate per l’efficienza energetica rivolte a imprese e settore terziario, ma anche a condomini, alla pubblica amministrazione, ad enti no profit e assistenziali. Questo il bilancio del primo anno: quattro interventi eseguiti e già conclusi nel 2023, altri 11 con fine lavori prevista entro il 2024.
EfficienTO si è mosso a partire dalle scuole. La maggior parte dei lavori avviati e in conclusione tra 2023 e 2024, infatti, riguarda plessi scolastici. Strutture a cui il piano Iren ha assegnato la priorità, insieme a uffici, edifici culturali e religiosi e impianti sportivi, per il loro uso pubblico e sociale. In tutto 500 edifici, quasi i due terzi del totale che sarà soggetto a riqualificazione energetica.
I primi tre edifici scolastici sono già completati con la sostituzione dei corpi illuminanti interni, l’installazione di valvole termostatiche sui radiatori, l’installazione di un nuovo sistema per il Building Management System nella centrale termica per la supervisione e la gestione da remoto, e la sostituzione dei gruppi di pompaggio con nuove elettropompe con inverter.
Altre 9 scuole vedranno ultimate le opere per l’efficientamento energetico entro la fine del 2024. Per alcune è previsto anche l’isolamento degli scambiatori di calore posto sul sistema di teleriscaldamento, in altri plessi saranno eseguiti anche lavori di coibentazione verticale delle pareti e orizzontale della copertura piana.
Gli altri interventi con orizzonte 2024 riguardano l’efficientamento energetico della sede dei vigili urbani, dove è collocato anche l’Ufficio Ambiente Verde, di via Bologna e l’anagrafe di corso Corsica: in entrambi sarà anche installato un nuovo impianto fotovoltaico. Mentre sono già terminati i lavori al’impianto sportivo di viale Bistolfi.
Quando sarà consegnato l’ultimo edificio riqualificato, nel 2029, EfficienTO garantirà un risparmio energetico del 33% rispetto allo storico dei consumi termici ed elettrici. Il Comune di Torino si troverà a pagare diversi milioni di euro in meno. Quando Iren presentò il piano, nel 2020, la valutazione batteva intorno ai 7 milioni di risparmio.
Ma con la crisi dei prezzi dell’energia il dato è da rivedere: ai prezzi del 2022 sarebbero 14 milioni di euro risparmiati. L’entità del risparmio, prevede Iren, permetterà di rientrare completamente dell’investimento complessivo di 110 milioni, totalmente a carico del Gruppo.
Tra cappotti, sistemi di isolamento termico, impianti solari termici e fotovoltaici, sostituzione delle centrali termiche con caldaie a condensazione, rifacimento dei serramenti e dell’illuminazione degli edifici, Iren stima che EfficienTO sarà in grado di abbattere 20.000 tonnellate di emissioni di CO2 ogni anno. Più o meno l’equivalente di quanto inquinano 17mila auto in Italia in 12 mesi.
C’è poi il capitolo delle ricadute sociali del piano. La mole di investimenti mobilitata dal progetto consentirà di impegnare circa 100 persone nella gestione delle varie attività e fino a oltre 400 lavoratori nella fase di maggiore operatività. A cui, a cascata, vanno aggiunti i risvolti positivi per l’indotto e per l’economia locale. LINK: https://www.rinnovabili.it/energia/efficienza-energetica/efficientamento-energetico-piano-iren-torino/
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Gioielli Rubati 243: Rosario "sarino" Bocchino - Rosamaria Cerone - Andrea Bernardi - Abel Abilheira - Francesco Marotta - Giuseppe La Mura - Chiara Marinoni - Indicibile2021.
quel luogo infinito . sarebbe domani quel luogo infinito, rifugio e vastità ogni piccolo difetto come accadimento e passo di foce l’aggiunta di un’attesa, eco stravagante l’accento dei fiori fianco d’aria al vento per stare dall’altra parte del mare, magari piovendo, indiscutibile e verticale come l’acqua taglio di un temporale, in confusione di vetri frequenti e di qualche orizzonte vagamente e…
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Basta
cambiare prospettiva
che un sei
diventa
un nove
e l'orizzonte
verticale.
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Da: LE STREGHE DI SHAKESPEARE - di Gianpiero Menniti
LA SEQUENZA AMOROSA COME ARTE
A Kinnin, la poliziotta dura e pura, capitava raramente di incontrare persone gradevoli. L’ambiente di lavoro nel quale era immersa non concedeva suggestioni di quel tipo. Certo, le sue lenzuola non erano mai rimaste immacolate a lungo, ma niente che durasse lo spazio di qualche settimana appena. Ed era già troppo. Una scelta? Solo in parte. Un paio di volte c’era andata vicina alla relazione stabile. Poi il suo lavoro e qualche elemento di disagio, qualche stonatura, qualche eccesso, avevano fatto pendere il piatto della bilancia sul verso sbagliato senza darle alcuna voglia di rimettere le cose in equilibrio. Il piccolo scrigno della sua intimità più profonda era sempre rimasto chiuso, nel ricordo di un’adolescenza costellata di relazioni difficili che avevano sfigurato visioni idilliache. L’attesa vaga dell’abbandono non aveva generato gli incontri giusti, lasciandola orientare tra percezioni estetiche e bramosia dei sensi. Nella sua mente, il sesso era espressione di pulsioni egoistiche, pura e semplice esigenza fisica, al netto di sdolcinatezze para-amorose. Ci aveva provato, con sincerità, a sentirsi innamorata. La cosa non era riuscita proprio. Un uomo lo si può amare con la testa, con il cuore e con la figa, non c’è altro modo di ottenere lo stesso risultato al di fuori di questa combinazione. Due su tre basta per un po’ di tempo, ma non puoi scoparti a lungo un poderoso cazzone se questo appartiene ad un minchione: anche se è un uomo buono, amabile, dolce, gentile, non basta. E così nelle diverse possibilità di incastro, A+B, B+C o A+C, la mancanza del terzo fattore è indice di un fallimento certo. Anche qui s’intravede un orizzonte “scientista”: il linguaggio della matematica applicato alle relazioni d’amore. A questo Valentina e la sua T non hanno mai dato peso. La T, ovvero il disegno di una linea verticale che si congiunge con una orizzontale, è il grafema con il quale Kinnin, la poliziotta, fa i conti con i propri pensieri, creando labirintiche fantasie che rimangono a fregio su fogli di carta riempiti fino ai limiti, labirinti lasciati immaginare come illimitati ben oltre quel fragile supporto che rimane sulla scrivania, a testimonianza di una solitaria, misteriosa ed irripetibile riflessione. In fondo, è come se fossero opere d’arte, lirica eredità dell’astrattismo del XX secolo: espressionismo astratto nella migliore tradizione della New York creativa anni ‘40 e ’50 che soppiantò la Parigi bohémien che si era imposta fino ad allora e ininterrottamente, dal tardo secondo impero, come patria dell’arte non solo figurativa. Strana donna: razionale fino al cinismo. Eppure capace di passioni irruente e di abbandoni estatici. Strana donna. Difficile, faticosa, incandescente. Lo sapeva. Prendetemi così come sono o non se ne fa nulla. Il mio scrigno in dono a chi indovinerà la combinazione giusta. D’altronde, il problema non è scopare o avere compagnia. La questione è: amare. E lì non ci si può accontentare. La strada è una sola, la possibilità è una sola, tutto chiaro, netto, come una T.
Piet Mondrian (1872-1944): "Composizione n. 10: molo e oceano", 1915, Museo Kröller-Müller, Otterlo
In copertina: Maria Casalanguida, Interpretazione de 'Il bagno turco' di Ingres, 1976
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⚠️ NOVITÀ IN LIBRERIA ⚠️
In collaborazione con Institut Iliade
Vivere, amare, servire, trasmettere, combattere: è questa la consapevolezza che accompagna la nostra duplice vocazione di eredi e di rifondatori. Con questa straordinaria raccolta di contributi, l’Istituto Iliade – punta di lancia della cultura identitaria francese – lancia un appello al grande risveglio degli europei, partendo dagli imperativi della triade omerica definita da Dominique Venner: “La Natura come solco, l’eccellenza come fine, la bellezza come orizzonte”.
Riconoscere la natura come solco significa rispettare gli equilibri del cosmos e riconnettersi con la dimensione comunitaria delle nostre tradizioni, per ritrovare l’armonia con il paesaggio e riedificare la città sulla scorta della nostra identità millenaria. Inseguire l’eccellenza come fine significa coltivare e superare se stessi, per rimarcare la continuità con “ciò che siamo” in una forma che si rinnova sempre. Contemplare la bellezza come orizzonte significa rigettare l’utilitarismo borghese e il dominio della bruttezza, adottando un’etica verticale ed avventurosa che possa riscoprire il senso del sacro e reincantare nuovamente il mondo.
Queste pagine – capaci di reintrodurre nel dibattito pubblico la potenza perenne dell’immaginario europeo – hanno il potere di lanciare un messaggio vitale: il declino dei nostri popoli e delle nostre Nazioni non è affatto inevitabile. Quando le luci si spengono, le torce devono prendere fuoco!
Con i saggi di: Jean-Philippe Antoni • Alain de Benoist • Anne-Laure Blanc • Thibaud Cassel • Philippe Conrad • Paul Éparvier • Olivier Eichenlaub • Guillaume Travers • Grégoire Gambier • Jean-François Gautier • Henri Levavasseur • Jean-Yves Le Gallou • Alix Marmin • Rémi Soulié.
INFO & ORDINI:
wwww.passaggioalbosco.it
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Le sette
Tratto da: «Le "sette" o i movimenti indottrinanti in Svizzera - Necessità di un intervento dello Stato o: verso una politica federale in materia di "sette"» - Rapporto della Commissione della gestione del Consiglio nazionale del 1° luglio 1999
http://www.parlament.ch/Poly/Framesets/I/Frame-I.HTM http://www.cesnur.org/testi/sette.htm
Dal profilo sociologico, il termine "setta" ha il significato di "minoranza dissidente" e caratterizza attitudini quali l'intolleranza o il proselitismo aggressivo (propaganda importuna per tentare di imporre un culto o un'ideologia). Tali caratteristiche non si limitano alle "sette" quali comunità religiose particolari ma si incontrano anche nelle religioni e nelle chiese tradizionali, nei partiti, nelle associazioni ecc. In altre parole, queste affermazioni si possono riassumere dicendo che "ogni comunità è una setta potenziale che si sopravvaluta: ogni villaggio 'di Sopra' si crede migliore del villaggio 'di Sotto'... La percezione del gruppo va dalla semplice considerazione del proprio particolarismo sino a farlo assurgere a valore e senso assoluto".
Queste caratteristiche non devono essere intese in senso statico bensì come una componente dinamica e una dimensione verticale di un comportamento che può evolvere per diventare sempre più settario (raramente è stato constatato il contrario). Come può esservi una tendenza a un settarismo sempre più pronunciato, è anche possibile un'evoluzione verso una maggiore apertura e una volontà di dialogo. A tale proposito, il professor Georg Schmid ha sviluppato un modello che chiama "termometro delle sette" e che ha presentato anche alla Commissione. Esso illustra i diversi gradi di settarismo:
I grado: La sensazione di essere qualcosa di particolare è normale per ogni comunità umana, per le chiese nazionali, i partiti, le associazioni sportive ecc.
II grado: Non ci si sente soltanto particolari, bensì migliori degli altri. Anche questo sentimento è normale: se io non considerassi la mia Chiesa o il mio partito politico migliore di un altro, non ne farei parte. D?altronde, anche gli altri appartengono a comunità che reputano essere migliori.
III grado: Appartengo al gruppo migliore, al quale tutti dovrebbero conformarsi. In questo grado si delinea una pressione missionaria, un impulso missionario a fare propaganda per il proprio gruppo. In questo gruppo non rientrano le chiese nazionali, bensì le correnti che ne derivano: le chiese libere danno prova di un?attività "propagandistica" maggiore. L?appartenenza a questo III grado è dimostrata principalmente dalla loro testimonianza di Cristo: tutti dovrebbero credere a Cristo come credono loro.
IV grado (grado del fondamentalismo): Saremo gli unici a conoscere la salvezza eterna e siamo depositari della verità divina (anche se non ne possediamo l'esclusiva). La dottrina è perfetta e benedetta dal cielo. Chi professa e crede come me è nella verità; chi professa e crede diversamente da me diventa schiavo dei suoi pensieri o di pensieri demoniaci. Chi non segue la nostra fede "è perso". I fondamentalisti deificano la propria dottrina. La setta completamente sviluppata può arrivare sino alla divinizzazione del gruppo stesso. [...] Le chiese nazionali non appartengono più a questo grado, sebbene vi abbiano appartenuto in passato (anche le grandi comunità possono raggiungere gradi elevati su questa scala). Molte persone e molti psicogruppi raggiungono il IV grado di settarismo [...].
V grado: "Saremo gli unici a conoscere la salvezza eterna e gli unici in cielo". Gli altri sono oggetti dell'attività missionaria o possono solo essere dannati. Le persone che non hanno fede devono assolutamente essere evitate, poiché la loro miscredenza è demoniaca.
VI grado: Il gruppo tenta di escludere i miscredenti dal proprio orizzonte; la separazione dal mondo inizia in questo stadio: solo la setta ha il diritto di vivere sulla terra (parola chiave: mania di persecuzione). Chi è depravato non ha diritto di vivere e brucerà comunque all’inferno: quindi, perché non accendere subito un fuocherello? Il fatto di ignorare le altre persone mostra un pensiero inquisitore sotto forma di inquisizione psichica. [...] Chi esce da un gruppo a questo livello di settarismo non esiste più per gli altri adepti (neanche per i membri della famiglia): quando lo incrociano per strada, volgono lo sguardo...
VII grado: La megalomania della setta si trasforma in mania di persecuzione verso l'esterno e, parallelamente, in delirio di onnipotenza all'interno ("quando penso a qualcosa, diventa realtà"). [...] Il delirio di onnipotenza si sviluppa quasi automaticamente in assenza di critica. Chi denuncia questo delirio diventa un nemico mortale (a causa della mania di persecuzione). Questa mania si sviluppa a sua volta a causa della volontà sempre più forte di ignorare il mondo esterno. La setta comincia a demonizzare ogni critica proveniente dal mondo esterno; la conseguenza è il grado seguente.
VIII grado: Una scintilla conduce alla catastrofe, non per tutto il mondo, ma per il gruppo, che scompare. Il delirio di onnipotenza e la mania di persecuzione si incontrano per culminare in un furore collettivo omicida.
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Asse e intersezione
Ho proprio voglia, di stare nuda distesa a letto con te.
Tu, a essere il mio asse, lunga e dritta su materasso verticale, Con i piedi che guardano la finestra nel pomeriggio che si strige al crepuscolo. Io, a essere la tua intersezione, con la testa appoggiata sulla tua pancia, orizzonte del letto.
Non ti toccherò la pelle, perché so che ti da fastidio. Non ti starò troppo vicina, perché so che avrai caldo.
E non ti parlo, perché mi hai chiesto, di non più farlo.
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Da: LE STREGHE DI SHAKESPEARE - di Gianpiero Menniti
LA SEQUENZA AMOROSA COME ARTE
A Kinnin, la poliziotta dura e pura, capitava raramente di incontrare persone gradevoli. L’ambiente di lavoro nel quale era immersa non concedeva suggestioni di quel tipo. Certo, le sue lenzuola non erano mai rimaste immacolate a lungo, ma niente che durasse lo spazio di qualche settimana appena. Ed era già troppo. Una scelta? Solo in parte. Un paio di volte c’era andata vicina alla relazione stabile. Poi il suo lavoro e qualche elemento di disagio, qualche stonatura, qualche eccesso, avevano fatto pendere il piatto della bilancia sul verso sbagliato senza darle alcuna voglia di rimettere le cose in equilibrio. Il piccolo scrigno della sua intimità più profonda era sempre rimasto chiuso, nel ricordo di un’adolescenza costellata di relazioni difficili che avevano sfigurato visioni idilliache. L’attesa vaga dell’abbandono non aveva generato gli incontri giusti, lasciandola orientare tra percezioni estetiche e bramosia dei sensi. Nella sua mente, il sesso era espressione di pulsioni egoistiche, pura e semplice esigenza fisica, al netto di sdolcinatezze para-amorose. Ci aveva provato, con sincerità, a sentirsi innamorata. La cosa non era riuscita proprio. Un uomo lo si può amare con la testa, con il cuore e con la figa, non c’è altro modo di ottenere lo stesso risultato al di fuori di questa combinazione. Due su tre basta per un po’ di tempo, ma non puoi scoparti a lungo un poderoso cazzone se questo appartiene ad un minchione: anche se è un uomo buono, amabile, dolce, gentile, non basta. E così nelle diverse possibilità di incastro, A+B, B+C o A+C, la mancanza del terzo fattore è indice di un fallimento certo. Anche qui s’intravede un orizzonte “scientista”: il linguaggio della matematica applicato alle relazioni d’amore. A questo Valentina e la sua T non hanno mai dato peso. La T, ovvero il disegno di una linea verticale che si congiunge con una orizzontale, è il grafema con il quale Kinnin, la poliziotta, fa i conti con i propri pensieri, creando labirintiche fantasie che rimangono a fregio su fogli di carta riempiti fino ai limiti, labirinti lasciati immaginare come illimitati ben oltre quel fragile supporto che rimane sulla scrivania, a testimonianza di una solitaria, misteriosa ed irripetibile riflessione. In fondo, è come se fossero opere d’arte, lirica eredità dell’astrattismo del XX secolo: espressionismo astratto nella migliore tradizione della New York creativa anni ‘40 e ’50 che soppiantò la Parigi bohémien che si era imposta fino ad allora e ininterrottamente, dal tardo secondo impero, come patria dell’arte non solo figurativa. Strana donna: razionale fino al cinismo. Eppure capace di passioni irruente e di abbandoni estatici. Strana donna. Difficile, faticosa, incandescente. Lo sapeva. Prendetemi così come sono o non se ne fa nulla. Il mio scrigno in dono a chi indovinerà la combinazione giusta. D’altronde, il problema non è scopare o avere compagnia. La questione è: amare. E lì non ci si può accontentare. La strada è una sola, la possibilità è una sola, tutto chiaro, netto, come una T.
- Piet Mondrian (1872-1944): "Composizione n. 10: molo e oceano", 1915, Museo Kröller-Müller, Otterlo
- In copertina: Maria Casalanguida, Interpretazione de ‘Il bagno turco di Ingres’, 1976, collezione privata
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. ╰ 𝐨𝐦𝐠, 𝐚 𝐧𝐞𝐰 𝐭𝐞𝐬𝐭 !
📚 astronomia 📅 jan 22, 15:30 - 16:30 p.m. 🔗 #𝖽𝖺𝗇𝗀𝖾𝗋𝗈𝗎𝗌𝗁𝗉𝗋𝗉𝗀
・・・
𝐭𝐫𝐚𝐜𝐜𝐢𝐚: `` Tutto sulla sfera celeste. ( 𝘭𝘰 𝘴𝘵𝘶𝘥𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘤��𝘮𝘱𝘰𝘯𝘨𝘢 𝘶𝘯𝘢 𝘳𝘦𝘭𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘢𝘭𝘮𝘦𝘯𝘰 400 𝘱𝘢𝘳𝘰𝘭𝘦. ) ``
・・・
Con "sfera celeste" s'intende, in astronomia, una sfera - appunto - immaginaria di raggio arbitrario sulla cui superficie sono proiettati tutti gli astri. Durante l'apparente moto diurno degli astri, due soli punti del cielo, tra loro antipodali, restano immobili: sono i poli celesti. La sfera celeste sembra quindi ruotare su se stessa attorno ad un asse passante per i poli, chiamato asse celeste. Attualmente, il polo nord celeste si trova in prossimità di 𝘗𝘰𝘭𝘢𝘳𝘪𝘴, nella costellazione dell'Orsa Minore; il polo sud celeste invece è in prossimità della stella σ 𝘖𝘤𝘵𝘢𝘯𝘵𝘪𝘴 nella costellazione dell'Ottante, ma questa stella è difficilmente osservabile a causa della poca brillantezza. L'equatore celeste è il cerchio massimo equidistante dai poli celesti e divide la sfera celeste nei due emisferi: emisfero celeste boreale ed emisfero celeste australe. Come sulla terra, la sfera celeste può essere divisa in meridiani e paralleli. I paralleli celesti sono circoli paralleli all'equatore celeste, mentre i meridiani celesti, o cerchi orari, sono le semicirconferenze massime congiungenti i poli celesti. Il parallelo fondamentale è l'equatore celeste, mentre il meridiano fondamentale è quello passante per il punto della sfera celeste in cui si trova il Sole nell'equinozio di primavera, detto punto γ, a cui è antipodale il punto ω. Entrambi questi punti si trovano sull'equatore celeste.
Siccome la visuale della sfera varia in base all'osservatore, essa si dice geocentrica quando ha per centro il centro della terra, locale quando ha per centro l'occhio dell'osservatore ed eliocentrica quando ha per centro il Sole. L'origine di tale arbitrarietà del raggio sta nel fatto che oltre una certa distanza non siamo più in grado di valutare visivamente la lontananza dei corpi, per cui gli astri ci sembrano tutti alla stessa distanza. In maniera più specifica, il sistema si basa sui seguenti elementi:
▸ 𝐕𝐞𝐫𝐭𝐢𝐜𝐚𝐥𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐨𝐬𝐬𝐞𝐫𝐯𝐚𝐭𝐨𝐫𝐞: la retta immaginaria che attraversa il centro della Terra e passa per il punto in cui si trova l’osservatore. Questa interseca la volta celeste in due punti: lo zenit, sopra l’osservatore, e il nadir, dalla parte opposta. ▸ 𝐏𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐨𝐫𝐢𝐳𝐳𝐨𝐧𝐭𝐞 𝐚𝐬𝐭𝐫𝐨𝐧𝐨𝐦𝐢𝐜𝐨: il piano passante per il centro della sfera e perpendicolare alla verticale del punto dell’osservatore. La circonferenza che deriva dalla sua intersezione con la sfera celeste è detta orizzonte astronomico. Inoltre il piano dell’ orizzonte astronomico divide la sfera in due semisfere, una visibile all’osservatore e l’altra nascosta alla sua vista. ▸ 𝐈 𝐜𝐢𝐫𝐜𝐨𝐥𝐢 𝐯𝐞𝐫𝐭𝐢𝐜𝐚𝐥𝐢: sono le circonferenze passanti per lo zenit e il nadir dell’ osservatore. Una di queste circonferenze passa anche per i poli celesti individuando così il meridiano locale. ▸ 𝐈 𝐪𝐮𝐚𝐭𝐭𝐫𝐨 𝐩𝐮𝐧𝐭𝐢 𝐜𝐚𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐥𝐢: l’Est e l’Ovest sono i punti in cui il piano dell’ orizzonte interseca il piano dell’ equatore celeste, mentre il Nord e il Sud sono i punti in cui il meridiano locale interseca il piano dell’ orizzonte.
Disquisivano di "sfera celeste" già i teorici dell'antico sistema tolemaico, anteriore alla rivoluzione copernicana, i quali ritenevano che le stelle ed i pianeti fossero realmente fissati su sfere simili a orbite di diversa grandezza situate l'una dentro l'altra e aventi come centro la Terra. Il moto dei corpi celesti come il Sole o la Luna era dovuto al movimento rotatorio di queste sfere, che spostandosi li trascinavano con s*. Si trattava in ogni caso di sfere trasparenti e invisibili, composte di sostanza eterea, cioè di un elemento cristallino di natura materiale ma incorruttibile, non presente nel mondo sublunare terrestre. Pitagora intravedeva in esse delle relazioni matematiche che producevano un'armonia celestiale, la cosiddetta "musica delle sfere", impercettibile all'orecchio umano, ma capace di influire sulla qualità della vita terrena.
𝑨𝒈𝒂𝒑𝒆 𝑼𝒓𝒒𝒖𝒉𝒂𝒓𝒕 𝘴𝘦𝘴𝘵𝘰 𝘢𝘯𝘯𝘰, 𝘤𝘰𝘳𝘷𝘰𝘯𝘦𝘳𝘰
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* Un corpo non si raggiunge a intervalli di sguardi, con appostamenti d'attese. Non si sposta un corpo per guardarlo meglio; al contrario ci si avvicina, si annulla lo spazio che lo circonda e si chiude la breccia che allontana, perché un corpo chiede di essere detto nella sua immediata fluidità, corrente che non passa due volte per lo stesso luogo, un essere istante di pienezza unica e fugace esalazione di nettari e odori, fragile stelo che l’impeto oscilla e piega senza rompere sopra il suo stesso asse, dondolare di cadenze nella epidermide, rottura di luci mentre percorre sotterranei piaceri, illuminandoli fino a unificarli in una doppia retta, orizzonte che affonda verticale fino al punto dove andrà a raccogliersi il piacere di simultanei avvicinamenti, accoppiamento di vicinanze palpeggiate, baciate, inumidite in reciproci abbandoni. Lo spazio di un corpo non si stende più in là dell’abbraccio che lo stringe, né si apre fuori del suo limite, come si chiude un prisma sopra le sue facce e in loro si raccoglie, si riceve e si riflette. (…) Esther Seligson
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intervista a Anna Falcone di Giacomo Russo Spena “In una società profondamente diseguale, che disconosce i meriti e mortifica i bisogni, la vera rivoluzione sarebbe attuare finalmente quella Costituzione che si proponeva come obiettivo principale quello di superare tali disuguaglianze e liberare le risorse e le energie del Paese”. Dopo la vittoria referendaria del 4 dicembre scorso, Anna Falcone lancia adesso un’alleanza per la Costituzione, una mobilitazione larga, aperta a tutti, e con un forte connotato civico. A breve uscirà un appello pubblico e ci sarà la conferenza stampa, intanto l’avvocata calabrese – tra un allattamento e l’altro della piccola Maria Vittoria – ci spiega il senso dell’iniziativa: “La sinistra dovrebbe sentirsi chiamata, più di altri, a un tale compito e unirsi per dare senso e futuro al suo orizzonte politico”. Matteo Renzi ha festeggiato la netta vittoria alle primarie Pd parlando di “nuovo inizio”. L’ex premier è veramente tornato in pista più forte di prima? Non definirei “primarie” un processo di investitura di un segretario che, avendo costruito il partito attorno a sé, eliminando ogni forma di opposizione interna che possa realmente minacciare la sua leadership, raccoglie oggi i frutti di una gestione del potere assolutamente personale e di una selezione della sua classe dirigente fondata sulla cooptazione dei fedeli e l’allontanamento dei dissidenti. Il Pd, purtroppo, si è ristretto, nelle sue ambizioni e dimensioni. E non è solo un problema di crollo degli iscritti, ma degli ideali su cui diceva di fondarsi e del suo carattere realmente ‘democratico’. Sta dicendo che il Pd è ufficialmente mutato nel PdR (partito di Renzi)? È un peccato perché da un partito realmente democratico ci si sarebbe aspettati un congresso vero, con tempi e modi adeguati a garantire una diffusa discussione sulla linea politica, gli errori fatti dal governo Renzi, il fallimento delle riforme – quella costituzionale in primis – e gli obiettivi futuri, prima della votazione sul segretario. Ma ciò che stupisce di più – e fa anche un po’ sorridere – è l’aver tentato di spacciare la rielezione di Matteo Renzi come una rivincita, capace di capovolgere, o almeno di ridimensionare, la volontà popolare espressa il 4 dicembre. Come se il voto di una consultazione per le primarie di un partito potesse sovvertire il pronunciamento del 60% degli italiani che, partecipando al referendum, hanno votato “NO”. Questo dà la dimensione di tutta l’operazione. Al posto di Renzi chiederei scusa e cercherei di allinearmi al Paese reale e a quanti chiedono di poter partecipare nel merito delle scelte, prima che ad investiture per ratifica. Intanto anche il M5S sembra inseguire la peggiore destra sulla questione dei migranti andando a contendersi l’elettorato con la Lega? Il M5S ha avuto il merito di dare una scossa a una democrazia bloccata sulla crisi di fiducia fra istituzioni, partiti e cittadini. Ancora, di dar voce al disagio di tantissimi italiani che gli hanno tributato, in questi anni, un crescente consenso. Il consenso, però, porta con sé la responsabilità di governare e dare soluzioni praticabili ed efficaci. E per governare problemi complessi, come l’immigrazione, non bastano gli slogan di pancia, o le invettive “contro”, che alimentano la rabbia, ma non spengono il bisogno. Il suo è un monito a rilanciare il Paese a partire dalla Costituzione? Chiunque abbia rispetto per i cittadini di questo Paese e voglia dare una chance di rinascita a una democrazia dalla caduta verticale di fiducia fra cittadini e istituzioni, da una crisi che mina alle basi la tenuta sociale, dovrebbe prendere il testo costituzionale e impegnarsi a darne immediata e completa attuazione. A partire dal ruolo dello Stato nella promozione dei diritti sociali, lavoro in primis, ma anche istruzione, salute e assistenza sociale. Significa dare contenuti a quel compito assegnato alla Repubblica: “rimuovere gli ostacoli che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza fra i cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Abbiamo tutti diritto alla felicità e lo Stato deve aiutare i suoi cittadini a perseguirla. (15 maggio 2017)
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MACERATA – Prtirà da Macerata il 4 luglio Non a Voce Sola la rassegna di letteratura, filosofia, poesia, musica e arti che si presenta con una nuova edizione a illuminare l’estate marchigiana con il suo consueto eppur sempre nuovo dialogo sui generi anche in questo 2018.
Alle ore 18, a Palazzo Buonaccorsi di Macerata, la rassegna si presenterà con il suo nuovo fil rouge, l’Ordine Simbolico, e con un’ospite d’eccezione, la giurista e storica dell’antichità Eva Cantarella presentata dalla scrittrice Lucia Tancredi, con “Come uccidere il padre”.
“Una rassegna che inizia da Macerata con una grande personalità come Eva Cantarella è motivo di soddisfazione” ha affermato durante la presentazione del programma la presidente del Consiglio delle Donne Ninfa Contigiani, in rappresentanza del Comune che, attraverso l’assessorato alla cultura sostiene l’iniziativa. “Questa rassegna come pratica del dialogo che risponde alle domande della contemporaneità e crea una relazione di comunità a livello regionale con tutti coloro che si sentono coinvolti da tematiche comuni”.
Quest’anno la rassegna ha deciso di dedicare la sua appassionata ricerca di dialogo fra i generi al tema dell’Ordine Simbolico, soprattutto inteso al femminile. Esso è stato studiato, declinato e teorizzato da filosofe e studiose del calibro di Luisa Muraro, Chiara Saraceno, Alessandra Bocchetti e Adriana Cavarero, come quel complesso di idee di sé e di rapporti gerarchici fra esse che designano l’individuo e il suo genere, in questo caso quello femminile, all’interno della cultura di una società. I simboli del femminile nelle culture delle società patriarcali e post-patriarcali sono spesso depersonalizzati da quelli maschili, che li riducono a semplice negazione o diversificazione in relazione al maschio/maschile dominante.
Le donne che vivono in queste culture spesso vengono spossessate del riconoscimento della loro capacità generativa, che viene ridotta a mera incubazione e riproduzione di ciò che il maschio ha realmente prodotto, e le loro figlie sono, a livello di capacità di produrre significati simbolici che le possano identificare nell’ordine simbolico della società di appartenenza, completamente incapaci di essere, di parlare di sé con terminologia propria e quindi esseri completamente sterili e inermi nella cultura e nella tradizione della propria comunità.
Eva Cantarella lo sa bene, perché è stata la prima a cercare di capire storicamente da dove questo gap delle attuali generazioni di donne provenisse. Nata a Roma nel 1936, naturalizzata milanese, ha studiato Giurisprudenza tra Milano, Berkley ed Heidelberg. Docente di Diritto Greco e Romano a Camerino, Pavia, Parma, Austin, New York ed infine Milano, dove è rimasta fino al pensionamento nel 2010, è stata anche attivista per l’abolizione del Delitto d’Onore, insignita dell’onoreficenza a Grande ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, e scrittrice di saggi sulla condizione femminile dell’antichità, tra cui i celeberrimi L’Ambiguo Malanno: Condizione e immagine della donna nell’antichità greca e romana, Passato Prossimo: Donne Romane da Tacita a Sulpicia, Tacita Muta: la donna nella città antica, Le donne e la città. Per una storia della condizione femminile, L’amore è un Dio: il sesso e la polis, Dammi mille baci: veri uomini e vere donne della Roma Antica, e La Vita delle Donne per la Storia di Roma della Einaudi.
Il suo ultimo libro, Come uccidere il Padre, parla proprio di ordine simbolico nella società patriarcale e di giovani generazioni alle prese con esso. Paul Veyne diceva che il parricidio era l’ossessione di tutti i giovani romani che, a livello legale, rimanevano nello status di minori fino alla morte del padre. Alle giovani non andava meglio, le quali rimanevano giuridicamente minorenni fino a che un parente maschio era in vita o finché, all’epoca di Augusto, non partorivano almeno quattro figli all’impero. Nell’ordine simbolico della società antica i giovani contavano ben poco, assimilati concettualmente sempre al padre che su di loro poteva alzare la manus, simbolo di proprietà, e della capacità di sposare, uccidere e/o vendere la prole il bene della città.
I nostri giovani non se la passano meglio, dipendenti, mutatis mutandis, in tutto e per tutto da padri e nonni, visti come fannulloni e incapaci se non riescono a inserirsi nella società esattamente come i gerontocrati si aspettano, vivono un momento culturale difficile, dove devono crearsi uno spazio non solo effettivo, ma anche simbolico a loro misura, come a loro tempo, dovettero fare i giovani romani.
Questo e molto di più sarà l’intervento di Eva Cantarella, coadiuvata dalla presentazione della scrittrice pugliese, naturalizzata maceratese, Lucia Tancredi, che di lei dice: “Alla scuola di filosofia si apprende l’importanza del cominciare. Il filosofo si mette al riparo dal dominio capriccioso della realtà stabilendo un punto di partenza logico che lo ponga al di sopra del suo essere naturale. Eppure c’è un altro cominciamento, anteriore alla filosofia, o, forse parallelo ad esso ed è quello simbolico, attraverso il quale gli uomini hanno ritualizzato la realtà stilizzandola in forme e parole, sottraendosi al disordine e alla casualità degli eventi. I simboli, con il tempo, spesso celati e mutati, hanno condizionato l’immaginario collettivo ed il vissuto. La madrina di questa nuova edizione di Non a Voce Sola, Eva Cantarella, giurista, storica, studiosa di fama internazionale, ci aiuterà a risalire all’origine della civiltà e della lingua latina, rintracciando nel tessuto della vita materiale, dei costumi, così come delle leggi e delle istituzioni, le linee guida di un itinerario simbolico attraverso il quale gli uomini e le donne hanno posto le fondamenta del vivere civile, dei legami sociali e culturali. L’ultimo saggio della studiosa Come uccidere il padre, in particolare, si soffermerà sulle ambiguità del sistema patriarcale romano nel quale non solo le donne, ma anche gli uomini, hanno fatto fatica ad individuarsi e legittimare una reale indipendenza.”
La direttrice artistica Oriana Salvucci ha così Illustrato l’inizio della nona edizione di Non a Voce Sola: ” Un nuovo viaggio, non il viaggio come risolvimento della contingenza, ma il viaggio come un andare incontro all’ignoto, al mistero. Il viaggio come avventura, come ricerca, come orizzonte aperto e stellare. E’ questa la mia definizione di rassegna e in particolare per Non a Voce Sola. Come ogni anno l’apertura è a Macerata, come ogni anno è con Lucia Tancredi che ho deciso il fil rouge della rassegna e più che una guida, il fil rouge di quest’anno, l’ordine simbolico, sembra una sfida, una provocazione.
L’ordine simbolico è il modo che ha una cultura di interpretare e ordinare la realtà e ciò ha come conseguenza che il nascere da corpi sessuati immette immediatamente in un sistema di significati, di attribuzioni, di aspettative, ma anche di vincoli, divieti e prescrizioni. Nasciamo al mondo già con un destino che nulla a che fare con quello che sono i nostri desideri, le nostre aspettative, il nostro bisogno di senso. L’ordine simbolico è anche quello che stabilisce ciò che ci si deve aspettare da un sesso e come debbano essere modellati i rapporti fra i generi. E’ sempre l’ordine simbolico a stabilire la gerarchia fra i sessi, l’uomo è universale, verticale, dominante, la donna è inferiore, sottomessa, docile, compiacente. L’ordine simbolico non è l’ordine naturale delle cose, ma determinato dalla cultura ed implica un rapporto diretto con l’ordine sociale.
La donna nell’alveo dell’ordine simbolico maschile non ha parola, non ha esistenza, o piuttosto esiste in funzione dell’uomo. Non è , quindi casuale la domanda che Luisa Muraro esplicita nel suo libro, l’Ordine simbolico della madre, quando si chiede: “Come è possibile divenire donna in un mondo dominato dall’ordine simbolico maschile? che è come dire come può la donna pensare ed essere in un mondo che non riconosce la sua esistenza? L’ordine simbolico maschile opera un’azione di rimozione della donna come essere libero e pensante, come soggetto capace di generare una visione del mondo e del sè.
E’ dal materno come forza generativa che, Luisa Muraro, inizia a rifondare un ordine che tenga conto dell’esistenza e dell’esperienza delle donne, un ordine che abbia come fondamento la madre, poichè saper amare la madre fa ordine simbolico e, sempre citando la Muraro, “la riconoscenza verso la madre è il primo atto di un guadagno di significato di sè nel mondo e il primo passo per costituirsi come soggetto libero di formulare giudizi e pronunciare interpretazioni”.
Da Luisa Muraro e dall’identità narrabile di Adriana Cavarero è scaturito il fil rouge del 2018 e non poteva che essere la giurista e storica Eva Cantarella la nostra prima ospite con il suo emblematico libro: Come uccidere il padre. In un’epoca in cui tanti filosofi lamentano l’evaporazione della figura paterna, questo libro controcorrente è sicuramente un buon modo per iniziare un percorso.
La nota giurista inizia la sua disamina dall’antica Roma ove la famiglia era il baluardo della saldezza dello Stato, e la patria potestà non cessava con il compimento della maggiore età , come nel mondo greco, ma solo dopo la morte del padre. Il pater familias aveva potere di vita e di morte su tutti i componenti della famiglia, poteva anche vendere i propri figli. Di conseguenza il parricidio come scrive Paul Veyne , era una vera e propria nevrosi nazionale. I conflitti generazionali, pertanto, non sono una invenzione della modernità, ma hanno radici antiche e solide. Tanti sono gli interrogativi che possono sorgere da queste sorprendenti scoperte altri ne abbiamo in serbo.
Dobbiamo rimpiangere il sistema patriarcale con le sue regole ferree, con i suoi dettami precisi e i ruoli ben definiti per uomini e donne, e un destino già segnato? Dobbiamo trionfalisticamente gioire per la fine di un ordine simbolico repressivo nei confronti degli uomini, ma soprattutto nei confronti delle donne considerate deboli, condiscendenti, passive, inferiori ? O, invece, accettarne l’eredità? E un ordine simbolico che prevede l’inferiorità di un sesso rispetto all’altro ha una eredità da lasciare?”.
Lucia Tancredi, ospite insieme alla Cantarella dell’appuntamento maceratese, così commenta: Alla scuola di filosofia si apprende l’importanza del cominciare. Il filosofo si mette al riparo dal dominio capriccioso della realtà stabilendo un punto di partenza logico che lo ponga al di sopra del suo essere naturale. Eppure c’è un altro cominciamento, anteriore alla filosofia, o , forse parallelo ad esso ed è quello simbolico, attraverso il quale gli uomini hanno ritualizzato la realtà stilizzandola in forme e parole, sottraendosi al disordine e alla casualità degli eventi. I simboli, con il tempo, spesso celati e mutati, hanno condizionato l’immaginario collettivo ed il vissuto.
La madrina di questa nuova edizione di Non a Voce Sola, Eva Cantarella, giurista, storica, studiosa di fama internazionale, ci aiuterà a risalire all’origine della civiltà e della lingua latina, rintracciando nel tessuto della vita materiale, dei costumi, così come delle leggi e delle istituzioni, le linee guida di un itinerario simbolico attraverso il quale gli uomini e le donne hanno posto le fondamenta del vivere civile, dei legami sociali e culturali. L’ultimo saggio della studiosa “Come uccidere il padre”, in particolare, si soffermerà sulle ambiguità del sistema patriarcale romano nel quale non solo le donne, ma anche gli uomini, hanno fatto fatica ad individuarsi e legittimare una reale indipendenza.
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