#origini del Natale
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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Tradizioni, Magia e Origini del Natale nel Mondo
Un viaggio tra cultura, simboli e curiosità delle celebrazioni natalizie nei diversi Paesi
Un viaggio tra cultura, simboli e curiosità delle celebrazioni natalizie nei diversi Paesi. Il Natale è una delle festività più amate e celebrate al mondo, un momento di unione, condivisione e magia. Tuttavia, le sue origini e le tradizioni che lo accompagnano variano incredibilmente da Paese a Paese. In questo articolo esploreremo la storia del Natale, le sue radici religiose e pagane, e le…
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angelap3 · 5 months ago
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Nel 1978, Bob Marley fece ritorno nella sua città natale dopo aver vissuto e viaggiato per il Regno Unito. Raccontò ai ragazzi del quartiere che lui era Bob Marley e che era cresciuto proprio lì. Tuttavia, i giovani stentavano a credergli, sostenendo che se fosse stato davvero così famoso, non sarebbe mai tornato in un luogo così povero.
Questa immagine è davvero toccante. Conoscere la storia che la accompagna la rende ancora più intensa. È straordinario vedere come una persona, divenuta celebre in tutto il mondo, torni con umiltà alle proprie radici.
Si dice che più Marley guadagnava, più si impegnava ad aiutare i poveri e a lottare per loro. Questo è uno dei motivi per cui Bob Marley continua a essere una fonte di ispirazione per tanti.
La sua storia ci insegna che il vero successo non si misura solo in ricchezza o fama, ma anche nella capacità di rimanere fedeli alle proprie origini e di utilizzare ciò che si ha per migliorare la vita degli altri.
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canesenzafissadimora · 5 months ago
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In Sicilia quando non sei proprio convinto dici “ora poi lo facciamo...” oppure ad una domanda rispondi contemporaneamente “sì, no...”
Noi siciliani abbiamo una percezione del tempo molto particolare, ad esempio quello che hai fatto il giorno prima diventa passato remoto, come fossero trascorsi secoli... oppure quando stai uscendo di casa, rassicuri tutti affermando “sto tornando”, anche se il tuo rientro sarà dopo un paio d'ore.
Per noi il condizionale è quasi inutile, infatti lo sostituiamo direttamente con il congiuntivo, tipo “se putissi, u facissi”. Abbiamo anche il “potere” di far diventare transitivi i verbi intransitivi, infatti noi usciamo la macchina, saliamo la spesa, usciamo i soldi... Poi a noi piace molto utilizzare gli spostamenti “salire e scendere” in modi molto fantasiosi, infatti noi “scendiamo giù a Natale” e “saliamo dopo le feste”, anche il caffè “è salito” e la pasta si cala.
Qui, in Sicilia, le macchine camminano come avessero gambe, e non vengono guidate ma “portate”.
Spesso utilizziamo una sola parola per indicare più oggetti, ad esempio non c'è differenza tra tovaglia, asciugamano, tovaglietta, strofinaccio, per noi è solo tovaglia, e basta. Se vogliamo dire ad un amico di venire a trovarci, gli diciamo di “avvicinare”, che è meno formale e più amichevole.
Riusciamo anche a trasformare un luogo in un modo di fare, ad esempio il cortile diventa curtigghiu, ovvero spettegolare, anche se quest'ultimo non rende molto l'idea.
Se parliamo in questo modo non vuol dire che siamo ignoranti e arretrati, dietro ogni parola o espressione che utilizziamo si nascondono le nostre origini, la nostra storia. Ad esempio "tumazzu, carusu, cammisa", sono parole greche (vedi tumassu, kouros, poucamiso); "carrubo" deriva dall'arabo “harrub”, così come le parole "cassata e giuggiulena". "Accattari", deriva dal normanno “acater” (da cui il francese “acheter”), oppure "arrieri" (da darriere). Dal catalano abbiamo preso in prestito le parole “abbuccari” (da abocar),"accupari" (da acubar), "cascia" (da caixa) ecc... Questi sono solo alcuni esempi, in realtà sono migliaia i vocaboli presi in prestito dalle altre lingue.
Essere orgogliosi delle proprie radici però non significa chiudersi e rifiutarsi di conoscere la grammatica italiana, ritenendo snob "quelli del nord" quando ci correggono. Anzi, utilizzare il proprio dialetto (più che dialetto è una lingua a tutti gli effetti) con consapevolezza, può soltanto arricchire.
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kinoko69saradasblog · 1 month ago
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🎅🏻YULE GOAT🎅🏻 – Quando Babbo Natale aveva corna e zoccoli…🐏
Da sempre Natale evoca gioia e buoni sentimenti, incarnati nel volto bonario di Babbo Natale, ma vi sorprenderà sapere che non è stato sempre così.
Prima della Coca Cola, prima ancora di San Nicola, divenuto poi Santa Claus, a Korvatunturi, una regione nel nord della Finlandia, caratterizzata da fitte foreste di pini, montagne e laghi ghiacciati, c’era Joulupukki…
Joulupukki, conosciuto più comunemente come Yule Goat, non è altro che il tradizionale caprone dalle enormi corna ritorte della mitologia scandinava. Per la cultura nordica, quindi, Babbo Natale è in realtà un caprone, o meglio ancora, un uomo-capra.
Nell’iconografia cristiana il capro viene spesso identificato come figura satanica. C’è da dire che, anche nella tradizione nordica, conserva parte delle sue caratteristiche “maligne”. Le origini del mito sono molto più antiche di quello che si crede.
Si pensa che la figura dello Joulupukki discenda dai caproni che trascinavano il carro di Thor; ogni sera il dio norreno li uccideva col suo martello per poi cibarsene, e la mattina successiva li riportava in vita. Lo Joulupukki, in antichità, è quindi considerato uno strumento in grado di regalare gioie terrene.
Da qualche parte nel mito, forse grazie a contaminazioni culturali, avvenne poi il salto evolutivo. I caproni sacrificati dal dio Thor assunsero sembianze antropomorfe: un vecchio barbuto con corna di capro, spesso raffigurato come un gigante che usa un albero come bastone, alle cui corna sono appesi esseri umani.
Nella tradizione lo Joulupukki vaga di notte, bussando alle porte delle case in cui ci sono bambini, dispensando doni per coloro che si sono comportati bene e frustando a sangue e portando via dentro un sacco i bambini disubbidienti.
Con il passare del tempo, Yule Goat ha perso le corna, ha lasciato dietro di sé il suo passato oscuro, prediligendo la forma umana, quella del vecchio barbuto vestito di rosso.
Nelle raffigurazioni più antiche la capra natalizia è però sopravvissuta, tornando a essere un mezzo di trasporto. O relegata nella spaventosa figura del Krampus, bestia dalle lunghe corna, pelosa e simile a una capra.
Si ringrazia "I Misteri Delle Città Fantasma..." su Facebook.
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ama-la-mente · 2 years ago
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In Sicilia quando non sei proprio convinto dici “ora poi lo facciamo...” oppure ad una domanda rispondi contemporaneamente “sì, no...”
Noi siciliani abbiamo una percezione del tempo molto particolare, ad esempio quello che hai fatto il giorno prima diventa passato remoto, come fossero trascorsi secoli... oppure quando stai uscendo di casa, rassicuri tutti affermando “sto tornando”, anche se il tuo rientro sarà dopo un paio d'ore.
Per noi il condizionale è quasi inutile, infatti lo sostituiamo direttamente con il congiuntivo, tipo “se putissi, u facissi”. Abbiamo anche il “potere” di far diventare transitivi i verbi intransitivi, infatti noi usciamo la macchina, saliamo la spesa, usciamo i soldi... Poi a noi piace molto utilizzare gli spostamenti “salire e scendere” in modi molto fantasiosi, infatti noi “scendiamo giù a Natale” e “saliamo dopo le feste”, anche il caffè “è salito” e la pasta si cala.
Qui, in Sicilia, le macchine camminano come avessero gambe, e non vengono guidate ma “portate”.
Spesso utilizziamo una sola parola per indicare più oggetti, ad esempio non c'è differenza tra tovaglia, asciugamano, tovaglietta, strofinaccio, per noi è solo tovaglia, e basta. Se vogliamo dire ad un amico di venire a trovarci, gli diciamo di “avvicinare”, che è meno formale e più amichevole.
Riusciamo anche a trasformare un luogo in un modo di fare, ad esempio il cortile diventa curtigghiu, ovvero spettegolare, anche se quest'ultimo non rende molto l'idea.
Se parliamo in questo modo non vuol dire che siamo ignoranti e arretrati, dietro ogni parola o espressione che utilizziamo si nascondono le nostre origini, la nostra storia. Ad esempio "tumazzu, carusu, cammisa", sono parole greche (vedi tumassu, kouros, poucamiso); "carrubo" deriva dall'arabo “harrub”, così come le parole "cassata e giuggiulena". "Accattari", deriva dal normanno “acater” (da cui il francese “acheter”), oppure "arrieri" (da darriere). Dal catalano abbiamo preso in prestito le parole “abbuccari” (da abocar),"accupari" (da acubar), "cascia" (da caixa) ecc... Questi sono solo alcuni esempi, in realtà sono migliaia i vocaboli presi in prestito dalle altre lingue.
Essere orgogliosi delle proprie radici però non significa chiudersi e rifiutarsi di conoscere la grammatica italiana, ritenendo snob "quelli del nord" quando ci correggono. Anzi, utilizzare il proprio dialetto (più che dialetto è una lingua a tutti gli effetti) con consapevolezza, può soltanto arricchire.
Andrea Camilleri
#collettivo culturale tuttotondo, Facebook
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personal-reporter · 1 year ago
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Storia, curiosità e ricetta: Il Pandoro
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Il Pandoro è uno dei dolci natalizi più amati in Italia, una delizia soffice e profumata che fa parte della tradizione culinaria delle festività. Con il suo caratteristico impasto lievitato e la superficie ricoperta di zucchero a velo, il Pandoro ha conquistato i cuori di molti durante il periodo natalizio. In questo articolo, esploreremo la storia del Pandoro, alcune curiosità interessanti e, infine, condivideremo una ricetta tradizionale per prepararlo in casa.
Storia del Pandoro
Il Pandoro ha origini antiche e affonda le radici nella città di Verona, nel Nord Italia. La sua storia inizia nel lontano Medioevo, quando il dolce era noto con il nome di "pane de oro" o "pane di lusso", a causa degli ingredienti pregiati utilizzati nella sua preparazione. Tuttavia, il Pandoro come lo conosciamo oggi ha subito diverse trasformazioni nel corso dei secoli. La versione moderna del Pandoro è stata creata nel XIX secolo dal pasticcere veronese Domenico Melegatti. L'inventore aggiunse burro, uova, zucchero e vaniglia all'impasto originale, trasformando così il dolce in una prelibatezza soffice e aromatica. Il Pandoro divenne rapidamente popolare durante il periodo natalizio e ottenne il riconoscimento internazionale.
Curiosità sul Pandoro
- La Stella di Natale: Il Pandoro è spesso servito su un piatto a forma di stella, che simboleggia la Stella di Natale. Questo tocco decorativo aggiunge un elemento festivo alla presentazione del dolce durante le celebrazioni natalizie. - Il Re delle Feste: In molte famiglie italiane, il Pandoro è considerato il "Re delle Feste". La sua forma alta e slanciata, ricoperta di zucchero a velo, contribuisce a creare un'atmosfera regale sulla tavola delle festività. - Tradizione Veronese: Il Pandoro è strettamente legato alla città di Verona, tanto che il Consorzio Verona Tutela Pandoro è stato creato per preservarne la tradizione e garantirne la qualità. Solo i prodotti che rispettano rigorosi standard possono ottenere il marchio di autenticità. - Il Pandoro nel Mondo: Oltre ai confini italiani, il Pandoro ha conquistato il palato di molte persone in tutto il mondo. È diventato un simbolo delle festività natalizie e un elemento caratteristico dei menu durante le celebrazioni di fine anno.
Ricetta Tradizionale del Pandoro
Ecco una ricetta tradizionale per preparare il Pandoro in casa. Gli ingredienti sono semplici, ma la pazienza è la chiave per ottenere un risultato perfetto. Ingredienti: - 500 g di farina - 150 g di burro - 150 g di zucchero - 3 uova - 200 ml di latte - 1 bustina di lievito di birra - Scorza grattugiata di un'arancia - Vaniglia (in polvere o estratto) Procedimento: - In una ciotola, sciogliere il lievito di birra nel latte tiepido e lasciare riposare per circa 10 minuti. - In una ciotola più grande, setacciare la farina e aggiungere lo zucchero, il burro fuso, le uova, la scorza d'arancia e la vaniglia. - Aggiungere il lievito attivato al composto e mescolare bene fino a ottenere un impasto omogeneo. - Coprire l'impasto con un canovaccio umido e lasciar lievitare in un luogo caldo per almeno 2 ore, o fino a quando raddoppia di volume. - Imburrare e infarinare uno stampo per Pandoro e versarvi l'impasto. - Cuocere in forno preriscaldato a 180°C per circa 30-40 minuti, o fino a quando il Pandoro è dorato e cotto all'interno. - Una volta raffreddato, spolverare il Pandoro con abbondante zucchero a velo prima di servirlo. Preparare il Pandoro in casa può essere una gratificante tradizione natalizia che unisce la famiglia nella gioia della cucina e del gusto. Con la sua storia affascinante, le curiosità divertenti e il suo irresistibile sapore, il Pandoro continua a essere un simbolo di festa e condivisione durante le festività. Read the full article
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libriaco · 1 year ago
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🎄 Natale a Firenze [1736]
Le origini dell’attuale Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze risalgono al lontano 26 maggio 1714, quando l’erudito e bibliomane, nonché bibliotecario di casa Medici, Antonio Magliabechi, ormai sul letto di morte, dichiara al notaio Giovanni Evangelista Miccinesi la volontà di lasciare i suoi beni, che consistevano soprattutto in una eccezionale raccolta libraria di circa 30.000 volumi, ai poveri della città di Firenze, allo scopo di formare “una publica Libreria a benefizio universale della città”. […] Un simile istituto, aperto liberamente a tutti e di carattere generale per poter servire ad una vasta area di lettori, mancava ancora a Firenze; sotto quest’aspetto la situazione complessiva del Granducato all’inizio del XVIII secolo risultava in notevole ritardo rispetto ad altre realtà italiane. Il bibliotecario fiorentino aveva impiegato tutto il tempo e il denaro di una vita condotta miseramente per soddisfare la sua unica necessità: accumulare libri e vivere in mezzo ad essi in modo da distinguersi all’interno della società degli eruditi per la sua sterminata conoscenza bibliografica. Senza eredi a cui lasciare l’amata raccolta, dopo molte pressioni perché ne disponesse a vantaggio della città, si decide infine a questo passo, ma malgrado le sue dettagliate disposizioni testamentarie occorreranno molti anni per l’apertura della biblioteca. Le difficoltà – di carattere economico e normativo per la trasformazione di una raccolta privata in una biblioteca pubblica – videro una svolta con i provvedimenti del granduca Gian Gastone: il giorno di Natale del 1736 l’ultimo dei Medici emana tre leggi riguardanti la Magliabechiana che risultano fondamentali per le sorti della Biblioteca e per la natura pubblica dell’istituto; per questo a buon diritto esse vanno ricordate, assieme al testamento Magliabechi, come i documenti istitutivi della biblioteca fiorentina. Nel primo motuproprio si dispone che il Magistrato Supremo, organo istituzionale fra i più importanti, prenda possesso a nome del Pubblico di Firenze della libreria di Antonio Magliabechi e del legato dei libri di Anton Francesco Marmi, il quale aveva disposto nel suo testamento il lascito dei propri libri alla Magliabechiana a condizione che la biblioteca non fosse retta da religiosi, ponendo così le basi della natura laica dell’istituto. Viene inoltre incaricato il medico e bibliografo Antonio Cocchi di stendere l’inventario di tutti i libri della biblioteca, sui quali si dovrà apporre il sigillo del Pubblico di Firenze; per aumentarne il posseduto le tipografie della città dovranno consegnarle una copia di ciò che stampano. Col secondo motuproprio si nomina soprintendente il marchese Carlo Rinuccini, uno degli uomini più potenti della corte medicea, e col terzo Lorenzo Comparini come bibliotecario.
Fonte: Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Le evidenziazioni sono mie.
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passaggioalboscoedizioni · 1 year ago
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⚠️ NOVITÀ IN LIBRERIA 🎄
Jordi Garriga Clavé
LA FESTA DEL NATALE
Origini e Tradizioni
Il Natale, ricorrenza tra le più partecipate della storia dell’uomo, ha oggi assunto una veste consumistica che ne ha eroso i significati sacrali e spirituali: pur restando un momento di condivisione comunitaria e di calore familiare, questa Festa sembra aver smarrito la sua intima autenticità, trasformandosi in un appuntamento laico e commerciale.
Questo libro, essenziale e completo, vuole compiere un viaggio nella storia delle più antiche tradizioni europee: dai miti arcaici ai riti popolari, dai culti solari ai sacrifici eroici e dalla prima narrazione Cristiana alle figure che caratterizzano l’odierno Natale, passando per le festività della Luce, per i cicli di rinascita, per il folklore locale e per la cultura che si è fatta retaggio, nel solco di un’identità che – senza soffocare le proprie specificità – ha saputo (ri)elaborare un comune orizzonte di riferimenti e di simboli.
Un contributo che svela la lunga memoria dei nostri popoli, restituendoci un quadro chiaro e completo di quell’eredità ancestrale che – malgrado lo sradicamento in atto – costituisce il cuore pulsante della nostra Civiltà.
INFO & ORDINI:
www.passaggioalbosco.it
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klimt7 · 11 months ago
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Gioachino Rossini
Compositore italiano
[ Pesaro, 29 febbraio 1792 - Passy, 13 novembre 1868 ]
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Ieri ho trascorso la giornata a Pesaro da poco proclamata "Capitale della Cultura 2024" , città che non avevo finora mai visitato.
Dopo la visita al palazzo Ducale...
[ qui il link e un video]
youtube
ho voluto visitare la Casa natale, ora Museo, di Gioachino Rossini.
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Gioachino Rossini, è stato un pianista e compositore di opere musicali, teatrali e liriche ed ha conosciuto un travolgente successo nella prima metà dell'Ottocento.
Possiamo dire che fu il primo compositore di musica classica a scatenare una entusiastica ammirazione e fenomeni di moda e di emulazione, al pari degli attuali "Influencers", in tutta Europa, ma più ancora in Francia, in Inghilterra e in Germania.
Anche il suo stesso abbigliamento diede origine a mode e a imitazioni (celebri i suoi copricapo).
Rossini fu un bambino prodigio. A soli 7 anni entrò al Conservatorio, a 12 anni componeva sonate, a 14 anni ricevette la commissione dell'opera Demetrio e Polibio.
A soli 37 anni decise di ritirarsi dalla carriera pubblica e dalle turnèe. All'età in cui la carriera degli altri musicisti toccava il culmine, il grande compositore pesarese, decise all'improvviso, di smettere di la sua carriera pubblica e di comporre opere teatrali.
Fu il più importante compositore italiano della prima metà del XIX secolo e uno dei più grandi operisti della storia della musica, e per la precocità e la velocità di composizione, è stato soprannominato il "Mozart italiano" .
Definito da Giuseppe Mazzini «un titano. Titano di potenza e d'audacia
Oltre che compositore raffinato, Rossini fu buongustaio in tutti i sensi e anche eccellente cuoco, e si dice che fosse inarrivabile nel cucinare i maccheroni, di cui era goloso, come era appassionato di un certo pasticcio di pollo con gamberi al burro.
Egli cercava di trarre dai fornelli le stesse armonie del pianoforte.
Da Napoli si faceva venire i maccheroni, da Siviglia i prosciutti, da Gorgonzola l'omonimo formaggio, da Milano il panettone.
Fu un innovatore dallo spirito ipersensibile ed inquieto, molto moderno quindi grazie alla sua insolita e complessa personalità.
Dopo la fine della sua carriera pubblica come compositore, fu ospite graditissimo del Re di Francia che gli attribui un ricco vitalizio, purchè si fermasse a Parigi e facesse parte della corte.
Premetto che fino ad oggi, io non mi ero mai interessato di Lirica.
Da ieri però una grande curiosità mi è presa dopo aver letto un pò di notizie su questo artista che ho poi scoperto avere importanti legami con la mia terra (la Romagna).
La prima notizia che mi ha coinvolto è stato apprendere che suo padre era di umilissime origini: era originario di Lugo di Romagna.
Ma ecco come ne parla Wikipedia:
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Ma oggi, volendo ricordare la genialità e la modernità, del tutto fuori dagli schemi ottocenteschi, di questo Compositore che è passato alla storia come personaggio, bizzarro, amante del buon vivere, del bere, del cibo e delle belle donne, voglio scegliere un frammento delle sue tante opere trovato casualmente su YouTube.
Il brano è "Nacqui all'affanno..." ed è centrato sulla personalità della protagonista dell'opera "Cenerentola"
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Libretto / Testo italiano
CENERENTOLA:
Nacqui all' affanno, al pianto
Soffrì tacendo il core
Ma per soave incanto
Dell'età mia nel fiore
Come un baleno rapido
La sorte mia cangiò.
No, no; tergete il ciglio
Perché tremar, perché?
A questo sen volate
Figlia, sorella, amica
Tutto trovate in me.
TUTTI ( coro)
M' intenerisce e m' agita
È un nume agli occhi miei
Degna del premio sei,
Che dato viene a te.
CENERENTOLA :
Padre... Sposo... Amico... oh istante!
Non più mesta accanto al fuoco
Starò sola a gorgheggiar.
Ah! fu un lampo, un sogno, un gioco
Il mio lungo palpitar
TUTTI (coro) :
Tutto cangia a poco a poco
Cessa alfin di sospirar.
Di fortuna fosti il ​​gioco
Incomincia a giubilar.
Libretto inglese / traduzione:
CINDERELLA :
Born to trouble, to tears,
He suffered by keeping his heart silent
But for sweet charm
From my age in the flower,
Like a quick flash
My fate changed
No, no; wipe the edge
Why tremar, why ?
At this speed
Daughter, sister, friend
You find everything in me.
ALL:
M 'softens and agitates me
It is a nume in my eyes
Worthy of the prize six
What data comes to you
CINDERELLA :
Father ... Spouse ... Friend ... oh instant!
No longer saddened by the fire
I will be alone in gorgheggiar.
Ah! it was a flash, a dream, a game
My long palpitar.
ALL :
Everything changes gradually
He ceases to sigh
Fortunately, you were the game
It starts to jubilate
youtube
Riferimenti su Gioachino Rossini:
.
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carmenvicinanza · 10 months ago
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Maryse Condé
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Maryse Condé è stata la scrittrice, giornalista, accademica e drammaturga che ha, più volte, sfiorato il Premio Nobel per la letteratura.
In compenso, nel 2018, anno in cui l’accademia ne aveva sospeso l’assegnazione, è stata insignita del New Academy Prize in Literature, che è ritenuto il Nobel Alternativo.
I suoi libri parlano di radici, schiavitù, rapporti tra i sessi e delle molteplici identità nere.
Ha insegnato a Berkeley e Harvard e fondato e diretto il primo Centro di studi francofoni alla Columbia University.
Ha pubblicato circa venti romanzi, in italiano sono stati tradotti, tra gli altri, Le muraglie di terra, La terra in briciole, La traversata della mangrovia, Io, Tituba strega nera di Salem, Vita perfida (vincitore nel 1988 del Premio Anaïs Nin dell’Académie Française) e l’autobiografia La vita senza fard.
Ha scritto racconti e recensioni per riviste letterarie e tenuto rubriche per la BBC e Radio France Internationale.
Nata col nome di Maryse Liliane Appoline Boucolon, l’11 febbraio 1934 a Pointe-à-Pitre, in Guadalupa, era la più giovane di otto fratelli e sorelle di una famiglia borghese. Suo padre aveva contribuito. a fondare la banca delle Antille e sua madre era stata una delle prime insegnanti nere della sua generazione.
Ha vissuto un’infanzia privilegiata lontana dal concetto di identità e colonialismo, in casa si parlava francese e non creolo e si aveva accesso a libri e cultura. 
Solo quando si è trasferita a Parigi, a diciannove anni, per terminare gli studi, ha realizzato che il colore della sua pelle era una discriminante.
“Capivo di non essere né francese né europea. Che appartenevo a un altro mondo e che dovevo imparare a strappare le bugie e a scoprire la verità sulla mia società e su me stessa“, ha ricordato nel documentario Una voce singolare a lei dedicato nel 2011.
È stato in Francia che ha conosciuto la negritudine, il vero significato del colonialismo e iniziato ad approfondire, con diversi articoli, la sua condizione di donna creola muovendo i suoi primi passi nell’ambiente dell’attivismo culturale internazionale.
Dopo aver avuto un figlio con un giornalista e attivista haitiano ammazzato per essersi opposto al regime, ha sposato l’attore Mamadou Condé da cui ha preso il cognome e con cui ha vissuto in Africa.
Dopo diversi anni passati a insegnare in Costa d’Avorio, Guinea e Ghana, da cui è stata espulsa accusata di essere una spia dopo il colpo di stato, si è trasferita a Londra dove ha lavorato per la BBC come esperta di cultura africana.
In Senegal ha lavorato come traduttrice per l’Istituto di Sviluppo Economico e Pianificazione, per il Ministero della Cooperazione Francese e insegnato in un liceo di Kaolack, città in cui ha incontrato quello che sarebbe diventato il suo secondo marito, Richard Philcox.
Grazie al suo lavoro di critica letteraria presso Présence africaine, rivista e casa editrice panafricana, ha avuto modo di incontrare diversi esponenti del mondo culturale che l’hanno spinta a tornare all’università, alla Sorbonne, dove si è laureata in letteratura e studi comparati nel 1976, anno in cui ha pubblicato il libro Hérémakhonon e tenuto una conferenza sulla letteratura femminile in Guadalupa e Martinica.
Per Radio France Internationale ha condotto un programma in cui approfondiva e faceva conoscere i grandi rappresentanti della cultura rivoluzionaria nera.
In seguito al successo di Ségou, nel 1985, libro che ha venduto milioni di copie e l’ha resa nota a livello internazionale, si è divisa tra l’insegnamento negli Stati Uniti e il soggiorno a Guadalupa, alla ricerca delle sue origini.
Il ritorno al paese natale è stato una costante di gran parte della sua opera successiva in cui ha eviscerato il senso identitario della creolità antillese.
Tornata in Francia, è stata presidente del Comitato per la memoria della schiavitù, organismo che ha fortemente voluto creato, per appoggiare la piena applicazione della Legge Taubira che nel 2001 ha riconosciuto la Tratta atlantica degli schiavi africani come crimine contro l’umanità.
Nel 2020, è stata insignita della Legion d’Onore.
Negli ultimi anni della sua vita ha vissuto in un piccolo villaggio provenzale nel sud della Francia, dove si è spenta a novant’anni, il 2 aprile 2024, lasciandoci l’esempio di come si possa raccontare la storia da un’altra prospettiva.  
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tizianacerralovetrainer · 1 year ago
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Buon Natale a tutti ❤️
Il Natale è la festa dell’armonia di tutto il cosmo, è la festa della grazia. La festa che sempre di nuovo è in grado di farci pensare che - nonostante nelle nostre convinzioni si insinuino a volte i dubbi più gravi, nonostante nelle nostre più
audaci speranze possano affiancarsi le peggiori delusioni, nonostante intorno a noi tutte le cose buone della vita possano vacillare - tuttavia nella natura umana esiste pur sempre qualcosa che ci rivela continuamente che noi discendiamo dalle forze della bontà, dalle forze della giustizia e della verità. Il pensiero del Natale ci addita l’origine divina dell’uomo. Possiamo allora lasciare che il Natale agisca sull’anima nostra come una festa dell’ispirazione. Come una festa che ispira all’umanità il pensiero
dell’origine dell’uomo dal divino bambino delle origini.
La luce che, come simbolo della luce dell’uomo, ci si presenta a Natale nella sua origine, la luce che oggi viene simboleggiata dai lumi dell’albero di Natale, è anche una luce che può trasmetterci le forze migliori, le forze più vigorose per la nostra anima che anela alla vera e pura pace universale, alla vera beatitudine universale, alla vera speranza universale.
(Appunti sulla conferenza di Rudolf Steiner: “Natale, festa dell’ispirazione” (Berlino 21 dicembre 1911) dalla rivista “Antroposofia” dicembre 1960)
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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San Francesco d'Assisi e il Primo Presepe: Origini di una Tradizione Millenaria.
La storia del presepe e il suo legame con il Natale attraverso i secoli.
La storia del presepe e il suo legame con il Natale attraverso i secoli. Il presepe è uno dei simboli più amati e rappresentativi del Natale. Ma chi ha avuto l’idea di realizzare il primo presepe? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo fare un salto indietro nel tempo fino al XIII secolo, quando San Francesco d’Assisi, con la sua semplicità e devozione, diede vita a una tradizione che oggi è…
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Introduzione
Rossana è una candela, un camino, una cura, magma, lava, dragonessa, una rosa selvatica, un albero di cacao, una musica un teatro, una principessa ribelle, un diamante, un arcobaleno, un umore, un colore, l'iridescenza, un fuoco d'artificio, una stella nella notte, un raggio di sole, la luce nel buio, la luminosità nell'oscurità.
§candela
Rossana è una candela accesa che illumina una camera buia; è una candela decorata in un luogo grigio; è una candela fiammante in mezzo all'acqua; è una candela con un calore in un stanza fredda con delle finestre rotte che fanno entrare umidità a causa delle stagioni portando muffa
§camino
Rossana è un camino logorato di una casaccia o capanno o un rifugio di una famiglia grande e povera con i topi e gli insetti in inverno con uno o due strati d'abbigliamento soffrendo il freddo, è un camino piccolo di una casa piccola con una famiglia piccola e un piccolo cane a natale tutti con 4 o 5 strati d'abbigliamento, è un camino grande di una casa grande con due piani con una famiglia grande e un grande cane a natale con un solo strato d'abbigliamento, è un camino gigante di un castello con una famiglia piccola ma con tanti ospiti e un cavallo a natale vestiti leggeri ed eleganti per il caldo
§cura
Rossana è una cura naturale fatta di frutta ed erbe con il rapporto degli elementi contro il cibo spazzatura ed i farmaci, è una cura artistica fatta di sensi contro la mancanza di sensi ed arte, è una cura motoria fatta di danza e sport contro i blocchi motori
§magma
Rossana è il magma incandescente del sottosuolo come il sangue caldo nel corpo contro l'acqua del cielo come la pelle fredda del corpo, è il magma che sale in un vulcano attivo come la rabbia negli esseri emotivi contro la neve che scende in una montagna passiva, è il magma dell'attrazione sessuale contro la castità
§lava
Rossana è la lava luminosa di un vulcano nell'oscurità della notte, è la lava bollente nel freddo di una montagna, è la lava di fuoco nella neve.
§drag
Rossana è una draghetta che abita in una grotta grande sottoterra e vive nella costa, è una draghessa che abita in una grotta media e vive in pianura, è una dragonessa che abita in una grotta piccola sopraterra e vive in montagna, è una draghetta in un isola magica, è una draghessa sapiens dei quattro elementi che va in una scuola mista, è una dragonessa divina con tutti gli elementi che vive nell'universo
§rosa (fiore)
Rossana è una rosa selvatica multi-petali di multicolore nata in un edificio lineare e grigio, è una rosa selvatica osservata da tutti contro l'indifferenza, è una rosa selvatica che una persona vuole accarezzare ma si punge con le spine poi tocca i punti giusti e c'è la in mano
§albero di cacao
Rossana è un albero di cacao in Africa tra gli africani contro un grattacielo, è un albero di cacao che da gioia a tutto il mondo contro la tristezza mondiale, è un albero di cacao come un essere vivente pieno di frutti amari ma buoni
§musica
Rossana è una musica mista fatta di tante emozioni e tanti sentimenti e non solo suoni, è una musica multipla contro la musica monotona e la discriminazione musicale, è una musica di tante origini, è una musica con personalità
§teatro
Rossana è un teatro in cui siamo tutti spettatori : siamo tutti stelle che guardano il cosmo, luci cittadine nelle strade buie che guardano i passanti, umani passivi che guardano altri umani attivi;  è un teatro greco-romano che con la sua forma ad orecchio ascolta il mondo umano; è un teatro naturale della montagna che innalza il protagonista e scende il pubblico
§principessa ribelle
Rossana è una principessa ribelle che scappa dal suo regno, è una principessa ribelle che rivoluziona il suo regno, è una principessa ribelle che combatte per il suo regno
§diamante
Rossana è un diamante che riflette la luce creando una scia di colori, è un diamante grezzo sottoterra che nessuno vede ma la natura conosce, è un diamante lavorato in laboratorio che tutti vedono nella vetrina di un negozio ma nessuno può toccare tranne gli addetti e il compratore
Rossana è un arcobaleno che crea un ponte tra la mente e il cuore, è un arcobaleno dopo la tempesta o un temporale o una pioggia abbondante, è un arcobaleno tra il passato e il futuro, è un arcobaleno contro il grigio delle nuvole
Rossana è un umore positivo su uno negativo, è un sorriso dopo un pianto abbondante, è una risata dopo un lamento, è una coccola dopo un dolore, è un abbraccio dopo una separazione,
Rossana è un colore arancio fiamma contro l'azzurro metallo, un colore rosso fuoco contro il ciano ghiaccio, è un colore rosa, è un colore fucsia elettrico, è un colore viola, un colore blu elettrico contro un giallo
Rossana è l'iridescenza del futuro umano universale, è l'iridescenza dell'anima di ognuno di noi, è l'iridescenza naturale dell'universo, è l'iridescenza del meta-verso bioecologico
Rossana è un crepuscolo astronomico mattutino che dalla scura notte inizia ad esserci luce, crepuscolo nautico mattutino che intermedia come una transizione con la prima stella nel cielo, crepuscolo civile mattutino che spegne le luci delle città per accogliere la luce naturale; crepuscolo civile serale che accende le luci della città creando l'inquinamento luminoso nell'oscurità e luminosità naturale, crepuscolo nautico serale che intermedia creando una linea verde, crepuscolo astronomico serale da la buona notte con l'ultimo raggio di Sole.
Rossana è un fuoco d'artificio in cielo nella sera rumoroso ed abbagliante come la folla in festa, è un fuoco d'artificio in acqua nella sera, è un fuoco d'artificio in terra nella sera
Rossana è una stella nella notte che crea una costellazione e che rientra in un sistema della nostra galassia o un'altra galassia, è una stella spettacolare in un palcoscenico enorme nella notte più speciale, è una stella nella sera vista da tutti perché è la prima ha brillare
Rossana è un raggio di Sole quando è nuvoloso, è un raggio di Sole all'alba dopo una notte gelida, è un raggio di Sole in una caverna di stalactiti
Rossana è la luce nel buio
Rossana è la luminosità nell'oscurità.
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canesenzafissadimora · 2 years ago
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In Sicilia quando non sei proprio convinto dici “ora poi lo facciamo...” oppure ad una domanda rispondi contemporaneamente “sì, no...”
Noi siciliani abbiamo una percezione del tempo molto particolare, ad esempio quello che hai fatto il giorno prima diventa passato remoto, come fossero trascorsi secoli... oppure quando stai uscendo di casa, rassicuri tutti affermando “sto tornando”, anche se il tuo rientro sarà dopo un paio d'ore.
Per noi il condizionale è quasi inutile, infatti lo sostituiamo direttamente con il congiuntivo, tipo “se putissi, u facissi”. Abbiamo anche il “potere” di far diventare transitivi i verbi intransitivi, infatti noi usciamo la macchina, saliamo la spesa, usciamo i soldi... Poi a noi piace molto utilizzare gli spostamenti “salire e scendere” in modi molto fantasiosi, infatti noi “scendiamo giù a Natale” e “saliamo dopo le feste”, anche il caffè “è salito” e la pasta si cala.
Qui, in Sicilia, le macchine camminano come avessero gambe, e non vengono guidate ma “portate”.
Spesso utilizziamo una sola parola per indicare più oggetti, ad esempio non c'è differenza tra tovaglia, asciugamano, tovaglietta, strofinaccio, per noi è solo tovaglia, e basta. Se vogliamo dire ad un amico di venire a trovarci, gli diciamo di “avvicinare”, che è meno formale e più amichevole.
Riusciamo anche a trasformare un luogo in un modo di fare, ad esempio il cortile diventa curtigghiu, ovvero spettegolare, anche se quest'ultimo non rende molto l'idea.
Se parliamo in questo modo non vuol dire che siamo ignoranti e arretrati, dietro ogni parola o espressione che utilizziamo si nascondono le nostre origini, la nostra storia. Ad esempio "tumazzu, carusu, cammisa", sono parole greche (vedi tumassu, kouros, poucamiso); "carrubo" deriva dall'arabo “harrub”, così come le parole "cassata e giuggiulena". "Accattari", deriva dal normanno “acater” (da cui il francese “acheter”), oppure "arrieri" (da darriere). Dal catalano abbiamo preso in prestito le parole “abbuccari” (da abocar),"accupari" (da acubar), "cascia" (da caixa) ecc... Questi sono solo alcuni esempi, in realtà sono migliaia i vocaboli presi in prestito dalle altre lingue.
Essere orgogliosi delle proprie radici però non significa chiudersi e rifiutarsi di conoscere la grammatica italiana, ritenendo snob "quelli del nord" quando ci correggono. Anzi, utilizzare il proprio dialetto (più che dialetto è una lingua a tutti gli effetti) con consapevolezza, può soltanto arricchire.
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Andrea Camilleri
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🎥 𝐅𝐢𝐫𝐞𝐧𝐳𝐞. 𝐋𝐚 𝐂𝐚𝐬𝐚 𝐝𝐢 𝐃𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐀𝐥𝐢𝐠𝐡𝐢𝐞𝐫𝐢
La Casa di Dante Alighieri a Firenze è un museo situato nel cuore del centro storico della città, nel quartiere medievale noto come il Quartiere del Poeta. Sebbene non sia l’edificio originale in cui Dante nacque nel 1265, il museo è stato creato nel luogo tradizionalmente indicato come la sua casa natale. Si trova in via Santa Margherita, vicino alla Chiesa di Santa Margherita dei Cerchi, legata alla figura di Beatrice Portinari, l’ispirazione amorosa di Dante.
𝐈𝐥 𝐦𝐮𝐬𝐞𝐨
Il museo è dedicato alla vita e all’opera di Dante e offre un viaggio attraverso il contesto storico, politico e culturale della Firenze del XIII e XIV secolo. È suddiviso in tre piani, ognuno dedicato a un tema specifico:
1. Primo piano: Presenta la famiglia Alighieri, le origini e l’infanzia di Dante. Include ricostruzioni della vita quotidiana nella Firenze medievale.
2. Secondo piano: Illustra l’esilio di Dante e il contesto politico e sociale che lo portò a essere bandito da Firenze. Ci sono documenti e mappe che spiegano le lotte tra Guelfi e Ghibellini.
3. Terzo piano: Si concentra sulla Divina Commedia, con illustrazioni, manoscritti e ricostruzioni del percorso ultraterreno narrato nel poema (Inferno, Purgatorio e Paradiso).
𝐏𝐮𝐧𝐭𝐢 𝐝𝐢 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐞𝐬𝐬𝐞
• Documenti e reperti storici: Sono esposti alcuni oggetti d’epoca e riproduzioni di manoscritti legati a Dante.
• Ricostruzioni medievali: Le stanze sono allestite con mobili e decorazioni tipiche del Medioevo.
• Chiesa di Santa Margherita dei Cerchi: Vicinissima al museo, è spesso visitata insieme alla Casa di Dante. Qui si trova la tomba di Beatrice e un libro delle preghiere in cui i visitatori lasciano messaggi.
𝐈𝐧𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐩𝐫𝐚𝐭𝐢𝐜𝐡𝐞
• Indirizzo: Via Santa Margherita, 1, Firenze.
• Orari e biglietti: Gli orari variano durante l’anno, quindi è consigliabile verificare in anticipo. Il costo del biglietto è accessibile, con riduzioni per studenti e famiglie.
La Casa di Dante è un luogo ideale per immergersi nella vita del grande poeta e scoprire la Firenze medievale.
#Firenze #Musei
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daimonclub · 21 days ago
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La Befana, il Presepe e l’Epifania in Letteratura
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La Befana, il Presepe e l’Epifania in Letteratura La Befana, il Presepe e l’Epifania in Letteratura, un articolo che analizza i legami tra la festa della befana, il presepe, e l'epifania nella letteratura e nella psicanalisi, come stimolo alla creazione artistica e intellettuale. L’ Epifania tutte le feste porta via, infatti una volta giunti al 6 gennaio il periodo vacanziero del Natale si conclude, e con esso le vecchie feste ormai passate e si accoglie l’inizio di un nuovo anno con le sue relative nuove festività. Carl William Brown In ogni casa elegante c’è la porta principale per i signori e c’è la porticina di servizio per i fornitori; ma non deve mancare la porta celeste per gli dei. Si potrebbe dire che la cappa del camino è il tunnel che congiunge la terra al cielo... Per colpa di certe convenzioni, e d’una diffusissima mancanza di coraggio ascensionale, forse questa porta è poco adoperata. Ciò non toglie che la porta della Befana sia la vera porta principale: la porta che si apre sull’universo. Gilbert Keith Chesterton Zitti, zitti bimbi buoni, presto, presto giù a dormire. La Befana è per venire col suo sacco pien di doni. Anonimo Non ho mai fatto una delle mie scoperte attraverso il processo del pensiero razionale. Albert Einstein La Befana, cara vecchietta, va all’antica, senza fretta. Non prende mica l’aeroplano per volare dal monte al piano, si fida soltanto, la cara vecchina della sua scopa di saggina: è così che poi succede che la Befana non si vede! Gianni Rodari La Befana a volte tarda perché ormai è vecchia e sorda, ma a coloro che son buoni lascia sempre tanti doni. Tra la cenere e il carbone ecco a te un suo bacione! Anonimo Ognuno chiudendo gli occhi, sogna dolci e balocchi. E Dori, il più piccino, accosta il suo visino alla grande vetrata per veder la sfilata dei Magi, su nel cielo, nella notte di gelo. Guido Gozzano Viene viene la Befana, vien dai monti a notte fonda. Come è stanca! La circonda neve, gelo e tramontana. Viene viene la Befana. Giovanni Pascoli Arriva la Befana, è già partita da una settimana, con la scopa di saggina, lei vola per arrivare prima. Viva viva la Befana! Anonimo Cara Befana. Prendi un trenino che fermi a casa d’ogni bambino, che fermi alle case dei poveretti con tanti doni e tanti confetti. Gianni Rodari Il dovere di un artista è piuttosto quello di rimanere di mentalità aperta e in uno stato in cui può ricevere informazioni e ispirazione. Bisogna sempre essere pronti per quella piccola Epifania artistica. Nick Cave
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Befana, prtesepe, epifania e ricordi Nel folclore italiano, la Befana rappresenta una figura unica e affascinante, profondamente radicata nella tradizione natalizia. Il suo nome deriva da una trasformazione linguistica del termine "Epifania" (dal greco epifáneia, "manifestazione"), passato attraverso il latino epiphaníam fino a diventare "Befana". Secondo la tradizione popolare, la Befana è un’anziana signora che, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, porta doni ai bambini. Coloro che si sono comportati bene trovano calze riempite di dolciumi, frutta secca e piccoli regali, mentre i più dispettosi ricevono carbone o aglio. Anche il carbone, però, spesso si rivela dolce, trasformando la punizione in un gioco indulgente. Le origini della Befana si intrecciano con leggende e tradizioni religiose e pagane. Una delle storie cristiane più conosciute racconta che i Re Magi, durante il loro viaggio verso Betlemme, chiesero indicazioni a una vecchina e la invitarono a unirsi a loro. Lei rifiutò, ma poi si pentì e tentò invano di raggiungerli. Da allora, per espiare il suo errore, porterebbe doni ai bambini di tutto il mondo. Questa leggenda sembra cristianizzare una figura più antica, legata ai riti pagani della dodicesima notte dopo il solstizio d’inverno, quando si celebrava il ciclo di morte e rinascita della natura. La Befana rappresenta simbolicamente l’anno vecchio, ormai consumato, che si lascia alle spalle. La scopa che porta con sé non è solo un mezzo di trasporto, ma simboleggia anche il gesto di “spazzare via” i problemi dell’anno appena trascorso, unendo così il folclore alla speranza di un nuovo inizio. L’Epifania è anche il giorno in cui, secondo la tradizione cristiana, i Re Magi giungono alla grotta di Betlemme per adorare il Bambino Gesù. La loro figura, citata in appena 12 versetti del Vangelo di Matteo, è stata arricchita nei secoli da dettagli simbolici e narrativi. Non è storicamente provato che fossero tre, né che si chiamassero Baldassarre, Gaspare e Melchiorre, ma queste aggiunte hanno rafforzato il loro significato spirituale e culturale. Nei presepi di tutto il mondo, l’arrivo dei Magi rappresenta un momento culminante. Le loro offerte di oro, incenso e mirra simboleggiano rispettivamente la regalità, la divinità e la sofferenza umana di Gesù. La tradizione del presepe, introdotta da San Francesco d’Assisi, mira a rendere tangibile e familiare la narrazione della nascita di Cristo, creando un legame diretto tra la spiritualità e la vita quotidiana. La Befana principalmente è un'icona tutta italiana. Tuttavia, se per noi l'Epifania è sinonimo di Befana, possiamo dire che viene celebrata anche in altri Paesi, seppur con nomi e usanze diverse. In Francia la befana diventa un re o una regina! La tradizione ruota attorno alla Galette des Rois, un dolce tipico che nasconde al suo interno una fava. Chi la trova nella propria fetta viene incoronato re o regina della festa. In Islanda invece la Befana è la moglie di Babbo Natale e viene celebrata con fiaccolate, fuochi d'artificio e la presenza simbolica di Babbo Natale, insieme al re e alla regina degli elfi. In Romania, i bambini bussano alle porte dei vicini per raccontare storie e ricevono in cambio frutta secca o qualche moneta. Un'usanza semplice e carica di significato che celebra l’arrivo dei Re Magi. In Russia l’Epifania coincide con il Natale ortodosso, celebrato il 6 gennaio. In questa notte speciale, Padre Gelo porta doni ai bambini, accompagnato dalla dolce Babushka, una figura simile alla nostra Befana.
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Presepe, epifania e ricordi In Messico il 6 gennaio è noto come El Día de los Reyes, è dedicato all’arrivo dei Re Magi. Protagonista della tavola è la Rosca de Reyes, una ciambella a forma di corona che nasconde al suo interno una statuina di Gesù Bambino. Chi la trova diventa il "padrino" per l’anno successivo. In Bulgaria, l’Epifania si celebra con un rituale spettacolare: un crocifisso viene gettato in laghi o fiumi ghiacciati, e i più coraggiosi si tuffano per recuperarlo. Il vincitore avrà un anno di fortuna e buona salute. In Germania infine il 6 gennaio non è festeggiato ovunque. Nei luoghi dove si celebra, i preti e i chierichetti visitano le case, cantando e raccogliendo offerte. Tuttavia, per molti, è un giorno lavorativo e le scuole rimangono aperte. Il termine "Epifania" comunque non si limita solo alla sfera religiosa, ma trova un posto significativo anche in letteratura. Originariamente indicava una manifestazione divina, come un sogno o una visione. Con il cristianesimo, ha assunto un significato più specifico legato alla rivelazione di Gesù come Figlio di Dio. Per Joyce, il termine "Epifania" riprende il significato originale di "manifestazione", ma lo trasporta in un contesto letterario: si tratta di un’improvvisa illuminazione, un momento in cui qualcosa di apparentemente banale e quotidiano si carica di un significato profondo, rivelando una verità nascosta. Questa epifania non è mai grandiosa o spettacolare, ma si annida nei piccoli dettagli: una frase, un gesto, un oggetto. È un’illuminazione intima e personale che consente al personaggio (o al lettore) di cogliere una connessione tra il mondo materiale e quello spirituale, tra la vita quotidiana e le sue implicazioni più profonde. Ad esempio, nei Dubliners, queste epifanie emergono da momenti quotidiani che, per i personaggi, diventano rivelatori: un’ombra sulla loro vita o una consapevolezza improvvisa delle loro limitazioni, desideri o rimpianti. L’idea joyciana di epifania trova un parallelo nella psicanalisi freudiana, in particolare nell’interpretazione dei sogni e dei lapsus. Freud riteneva che i sogni e i dettagli apparentemente insignificanti della vita quotidiana potessero rivelare i desideri inconsci, le paure e i conflitti interiori di un individuo. Entrambi i concetti - epifania e interpretazione psicanalitica - condividono l’idea che i dettagli ordinari possano aprire una porta verso verità più profonde. In psicanalisi, queste connessioni sono spesso guidate dall’associazione libera: un dettaglio apparentemente insignificante può richiamare emozioni o ricordi nascosti, portando alla luce significati nascosti. Allo stesso modo, nelle epifanie di Joyce, dettagli minimi si trasformano in catalizzatori di rivelazioni emotive e spirituali. La creazione letteraria stessa si nutre di questo processo di connessione. Gli scrittori, come gli psicanalisti, spesso partono da elementi concreti o autobiografici per costruire una narrazione che trascende il personale, trasformandolo in universale. Joyce, con la sua tecnica dello stream of consciousness, esplora questa dinamica: il flusso di pensieri e associazioni dei suoi personaggi riflette il modo in cui la mente umana connette idee disparate, creando nuove intuizioni.
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Presepe di porcellana, mamma e ricordi Un esempio è il modo in cui Joyce utilizza dettagli materiali – come una semplice frase o un oggetto – per evocare un mondo interiore complesso. Questo processo è parallelo all’esplorazione psicanalitica, dove i simboli concreti (nei sogni o nei ricordi) vengono interpretati per rivelare significati nascosti. In sintesi, l’epifania joyciana e la psicanalisi condividono l’idea che il banale possa diventare simbolico e rivelatore, creando connessioni tra mondi apparentemente separati. Entrambi i concetti si basano sull’intuizione che i dettagli del quotidiano siano portatori di significati più ampi e profondi, in grado di illuminare la condizione umana. Per la creazione letteraria, queste connessioni sono essenziali, poiché permettono agli scrittori di trasformare l’ordinario in qualcosa di straordinario e di parlare direttamente alla sensibilità del lettore. Anche Gabriele D’Annunzio, nella poesia “I Re Magi” dalle Laudi del cielo, del mare, della terra, degli eroi, utilizza l’Epifania per evocare immagini di gloria celeste. In questa visione, il paesaggio, il canto degli angeli e l’arrivo dei Magi diventano simboli di una rivelazione divina che illumina l’umanità. Per concludere possiamo dire che la Befana, il Presepe e l’Epifania in letteratura condividono un elemento comune: la capacità di trasformare il quotidiano in straordinario. Che si tratti della dolce attesa dei doni, della magia del presepe o di una rivelazione letteraria, l’Epifania ci invita a riflettere sul valore delle manifestazioni, grandi o piccole, che illuminano la nostra vita. Buona Epifania a tutti! Se amate il Natale, le feste e la letteratura potete anche leggere i seguenti articoli: Aforismi e citazioni sul Natale Aforismi divertenti sul Natale Mercatini di Natale in Italia Mercatini di Natale in Germania Barzellette sul Natale La favola del pupazzo di neve Aforismi di C.W. Brown sul Natale Pensieri e riflessioni sul Natale Un buon libro per Natale Numeri sul Natale Un Natale surreale Odio il natale (Umorismo) Storielle divertenti sul Natale Una favola per Natale e non solo A Christmas Carol by Charles Dickens Other books by Charles Dickens Fairy tales and other stories by Hans Christian Andersen Best Christmas songs videos and karaoke Christmas markets in England Christmas markets in America Christmas markets in Italy and Germany Christmas quotes 60 great Christmas quotes Christmas tree origin and quotes Christmas jokes Christmas cracker jokes Funny Christmas Stories Amusing Christmas stories Christmas food Christmas thoughts Christmas story Christmas in Italy Christmas holidays Christmas songs Christmas poems An Essay on Christmas by Chesterton Aforismi per argomento Aforismi per autore Pensieri e riflessioni Saggi e aforismi Notizie e opinioni
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