#presepe di Greccio
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San Francesco d'Assisi e il Primo Presepe: Origini di una Tradizione Millenaria.
La storia del presepe e il suo legame con il Natale attraverso i secoli.
La storia del presepe e il suo legame con il Natale attraverso i secoli. Il presepe è uno dei simboli più amati e rappresentativi del Natale. Ma chi ha avuto l’idea di realizzare il primo presepe? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo fare un salto indietro nel tempo fino al XIII secolo, quando San Francesco d’Assisi, con la sua semplicità e devozione, diede vita a una tradizione che oggi è…
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Simboli del Presepe
di Lucio Causo Gallipoli, chiesa San Francesco d’Assisi, Presepe Il presepe costituisce la rappresentazione scenica della nascita di Gesù, il Messia. La sua divulgazione, secondo la leggenda, pare che debba risalire a S. Francesco d’Assisi il quale, nella vigilia di Natale dell’anno 1273, allestì in una grotta in cima ad una collina di Greccio, presso Rieti, la più suggestiva delle Natività…
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Greccio: San Francesco e il primo presepe vivente
Greccio: San Francesco e il primo presepe vivente
Nel cuore del piccolo borgo di Greccio, situato nella provincia di Rieti, si svolse un evento che avrebbe segnato per sempre la celebrazione del Natale. Era il 1223 quando Francesco d’Assisi, con il desiderio di rievocare la nascita di Gesù in maniera tangibile e autentica, diede vita al primo Presepe vivente. Questo momento, oltre a rivoluzionare la rappresentazione del Natale, diede origine a…
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24 dicembre 1223: San Francesco 800 anni fa allestì il primo presepe della storia
Era il 24 dicembre del 1223, giorno della vigilia di Natale, quando San Francesco, per la prima volta nella storia, allestì la prima rappresentazione del presepe fra le rocce dell’umile paesino di Greccio che si affaccia sulla conca reatina. Da allora sono trascorsi Ottocento anni esatti ma quell’evento straordinario si è trasformato in una tradizione consolidata. la Natività di Giotto,…
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San Francesco e il Presepe: Storia e Sacralità nel Santuario Eremo di Greccio
Il santuario eremo di Greccio, noto anche come santuario del presepe, è uno dei luoghi più significativi della storia e della spiritualità francescana. Qui, nel 1223, San Francesco d’Assisi realizzò il primo presepe vivente della cristianità, dando origine a una tradizione che si è diffusa in tutto il mondo. Affresco della Cappella del Presepe di Greccio Il santuario, situato in un suggestivo…
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Il presepe vivente di Greccio, dono di San Francesco d’Assisi al mondo
Era il 1223 quando San Francesco d'Assisi scelse il paesino di Greccio, in provincia di Rieti, per rievocare la nascita di Gesù nel primo presepe vivente. La prima volta che San Francesco arrivo a Greccio fu intorno al 1209, mentre la popolazione era perseguitata da lupi ferocissimi, inoltre spesso campi e vigneti venivano devastati dalla grandine, ma dopo l’arrivo del santo tutto questo cessò di colpo. Francesca si costruì una povera capanna tra due carpini sul Monte Lacerone, dove sorse nel 1712 una cappellina commemorativa, e da li si recava, durante la giornata, a predicare alle popolazione. Gli abitanti di Greccio cominciarono ad amare Francesco e giunsero al punto di implorarlo perché non abbandonasse la città, ma questi si rifiutò. Tra le persone che andavano ad ascoltare il frate c'era Giovanni Velita, il castellano di Greccio che fu uno dei migliori amici di Francesco e si prodigò per aiutare in ogni modo un uomo che già aveva dimostrato in più di un’occasione di essere davvero unico. Nell'autunno del 1223 Francesco era a Roma in attesa dell'approvazione della Regola definitiva scritta per i suoi frati, presentata al papa Onorio III e, il 29 novembre, ebbe la gioia di ricevere l’attesa bolla pontificia. Ma Francesco sentiva l' avvicinarsi della ricorrenza della nascita di Gesù e così, durante l'udienza pontificia, chiese al Papa la licenza di rappresentare la natività. Infatti, dopo il viaggio in Palestina, Francesco, rimasto impressionato dalla visita, aveva conservato un forte legame con il Natale e Greccio, come dichiarò lui stesso, gli ricordava molto Betlemme. Spinto dal desiderio di dover celebrare la Natività nel miglior modo possibile, giunto a Fonte Colombo il santo mandò subito a chiamare Giovanni Velita e gli disse: "Voglio celebrare teco la notte di Natale. Scegli una grotta dove farai costruire una mangiatoia ed ivi condurrai un bove ed un asinello, e cercherai di riprodurre, per quanto è possibile la grotta di Betlemme! Questo è il mio desiderio, perché voglio vedere, almeno una volta, con i miei occhi, la nascita del Divino infante." Velita aveva quindici giorni per preparare quello che Francesco desiderava e fece i preparativi con la massima cura ed " il giorno della letizia si avvicinò e giunse il tempo dell'esultanza!". Nella sera del 25 dicembre, Francesco convocò i frati e tutti gli abitanti di Greccio, che poi su mossero verso il bosco con torce e ceri, verso la grotta dove erano in attesa i figuranti che interpretavano i ruoli della Sacra Famiglia. Alla fine arrivò anche il santo in persona, che fu molto soddisfatto del lavoro compiuto dal suo amico Velita e, da allora, il presepe vivente divenne uno dei simboli del Natale non solo nel Centro Italia, ma anche in tutto il mondo. Read the full article
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Il Papa: 'Il presepe è scuola di sobrietà, contro il Natale consumistico'
“Francesco non vuole realizzare una bella opera d’arte, ma suscitare, attraverso il presepe, stupore per l’estrema umiltà del Signore, per i disagi che ha patito, per amore nostro, nella povera grotta di Betlemme”. Lo ha detto papa Francesco nell’udienza generale, l’ultima prima del Natale, nella quale ha dedicato la catechesi al tema “Il presepe di Greccio, scuola di sobrietà e di gioia”,…
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Mostra 'Presepi d'arte e di luce' a Palazzo della Corgna A 800 anni dalla prima rappresentazione del presepe di San Francesco Lagodarte Impresa Sociale presenta “Presepi d’arte e di luce”, la natività nella ...
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Nasce la scuola del presepe napoletano
La scuola di presepe napoletano si farà. Il progetto che, oltre a incrementare l'occupazione, aiuterà a tramandare un antico mestiere tipico del capoluogo partenopeo, è nato dalla collaborazione tra diverse realtà napoletane e americane. I giovani che seguiranno il percorso formativo apprenderanno tutti i segreti dell'arte presepiale napoletana del Settecento. La scuola di presepe napoletano: un patto per la città La scuola nascerà grazie a un accordo stipulato lo scorso giugno tra la National Italian American Foundation (NIAF) e il Comune di Napoli. La Fondazione Con il Sud, anch'essa parte attiva del progetto, ha avviato una campagna internazionale di fundraising per la raccolta di 300mila euro da investire nella creazione dell'Accademia dell'arte presepiale partenopea. Altro partner dell'iniziativa è la Chiesa di Napoli impegnata nel patto educativo promosso dall'arcivescovo don Mimmo Battaglia. Nell'ambito di questo patto, che vuole prevenire il disagio giovanile attraverso la formazione e l'inserimento lavorativo, la Chiesa metterà a disposizione dell'Accademia alcuni suoi spazi all'interno di parrocchie e istituti religiosi della città. Una delle sedi della scuola sarà dislocata presso il Convento di San Gregorio Armeno. In futuro, si auspica che il progetto possa coinvolgere anche le altre aree della città e non solo studenti ma anche appassionati e turisti. I giovani studenti dell'Accademia del Presepe Napoletano frequenteranno un corso triennale che li porterà a realizzare tutti quei personaggi che ruotano intorno alla natività e che da sempre animano il presepe napoletano. Da Greccio... Quando, nel Seicento, il presepe approdò a Napoli subì, infatti, una profonda trasformazione. L'idea, per dirla in termini più moderni, era nata a San Francesco d'Assisi che, nel 1223 aveva realizzato il primo presepe a Greccio. Aveva ottenuto da papa Onorio III l'autorizzazione a creare la prima rappresentazione della natività in forma tridimensionale dopo che la sacra famiglia era già da tempo oggetto di rappresentazione pittorica. Ben presto la consuetudine di fare il presepe in concomitanza con la celebrazione del Natale si diffuse in tante altre chiese e da lì alle abitazioni private nobiliari. Dalla Toscana arrivò anche alle altre regioni d'Italia. ... a Napoli Arrivò a Napoli dove, come dicevamo, fu letteralmente stravolto. Fino ad allora, infatti, il presepe aveva ritratto semplicemente la natività, quindi, Gesù in fasce circondato dalla madre Maria e dal padre Giuseppe. Per Napoli, però, il presepe era qualcosa di vivo che doveva trasmettere anche l'atmosfera che si viveva intorno alla capanna di Betlemme. Il presepe, così, si allargò e fecero il loro ingresso diversi altri personaggi impegnati in scene di vita quotidiana. Comparvero il macellaio, gli avventori dell'osteria, la lavandaia, Benino e Stefania. Benino, o Benito, è il pastore in posa dormiente che non manchiamo di collocare all'ombra di una pianta. Stefania, invece, è la donna che voleva a tutti i costi avvicinare la Madonna e adorare il Messia. Una missione impossibile per la donna poiché potevano avvicinarsi a Maria soltanto le madri. La donna non si perse di coraggio e, prese delle pietre e ricoperte con un lenzuolo, finse che fossero suo figlio. La sua devozione fu ricompensata: la pietra divenne un bambino al quale fu dato il nome di Stefano, il cui nome si festeggia il 26 dicembre. Il periodo di maggiore splendore del presepe napoletano fu il Settecento, sotto il regno di Carlo III. Quello settecentesco, infatti, resta ancora oggi "il" presepe, con le sue statuine realizzate dando spazio ai minimi dettagli e vestiti con abiti in stoffa, secondo il gusto dell'epoca: il barocco. Presepi che possiamo ancora oggi ammirare grazie all'esposizione presso la Certosa di San Martino, posta in cima a una delle colline della città. In copertina foto di Herbert Aust da Pixabay Read the full article
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PRESEPE DI GRECCIO
Nome🌹: Presepe di Greccio, dalle Storie di San Francesco.
Autore🌹: Giotto
Data🌹: 1290-95 ca
Materiale e tecnica🌹: affresco
Descrizione e stile🌹: Questa scena si svolge nel coro di una Chiesa. Inoltre, a rappresentare quella che ormai era la sua maturità artistica, Giotto arriva a rappresentare anche lo spazio che non si vede. Infatti vediamo che un tramezzo separa il luogo in cui è ambientato l'episodio dalla navata e dalla croce appoggiata al tramezzo, che presenta una carpenteria lignea. Inoltre riscontriamo l'attenzione di Giotto per i dettagli realistici, con la descrizione degli arredi liturgici e per la caratterizzazione delle persone.
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17 - Presepe
17 – Presepe
Anche il presepe entra a far parte del nostro Dizionario delle parole usurate. Molti, infatti, pensano che si tratti di una capannuccia in legno o in argilla, con dentro le statuine della Madonna, di Giuseppe e del bambinello. Niente di più sbagliato.
Innanzitutto, presepio deriva dal latino praesepium, che significa greppia, mangiatoia, cioè il luogo in cui mangiavano le bestie della spalla. La…
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Il presepe di san Francesco: storia del Natale di Greccio. Il libro postumo di Chiara Frugoni
Il libro di cui voglio parlarvi oggi è appena stato pubblicato ed è la pubblicazione postuma della compianta storica Chiara Frugoni dal titolo “Il presepe di San Francesco. Storia del natale di Greccio” «Voglio evocare il ricordo di quel Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del cuore i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, e…
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Si apre il tempo di Natale, che con gli anni si è trasformato in uno dei periodi più paganeggianti del calendario, insidiato forse solo da Halloween. Il Pontefice usa allora toni dolci ma parole chiare: il presepe è l'anima non solo della fede, ma del popolo. Lo volle un uomo inviso ai potenti e vicino alle stalle, che sapeva dell'odore del gregge e a Greccio, ultimo degli ultimi borghi dell'Appennino, ricordò ad un cardinale di nobili natali che Cristo è del popolo. Di più: è popolo.
Se il presepe non hanno mai smesso di farlo nelle case, in questi otto secoli esatti, vuol dire che davvero riflette l'essenza della gente normale. E allora è una vera sciagura lasciare che venga travolto da un'onda di indifferenza.
Chiede, Francesco nella sua "Admirabile signum", che si torni a rappresentarlo nelle scuole e nelle piazze: esattamente là dove era stato rimosso negli ultimi lustri, con la scusa che non tutti sono credenti e qualcuno potrebbe urtarsene. […]
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