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#orgogliosi
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PRIMA PAGINA Secolo Italia di Oggi lunedì, 12 agosto 2024
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La famiglia Atalantina vive bene anche la sosta (quando sono separati).
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libero-de-mente · 1 month
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Il Sogno Giallo di Arles
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(racconto di fantasia)
Arles, una piccola città nel sud della Francia, era diventata la tela sulla quale Vincent Van Gogh dipingeva i suoi sogni più vivaci. In quel periodo, i girasoli erano i suoi assoluti protagonisti. Non erano solo fiori, ma un simbolo, una fiamma che bruciava dentro di lui.
Un pomeriggio, mentre il sole calava tingendo il cielo di arancio e rosa, Van Gogh si ritrovò in un campo di girasoli. I fiori, alti e orgogliosi, si piegavano sotto il peso dei petali dorati, quasi volessero toccare la terra con i loro cuori gialli. Vincent prese la sua tela e i pennelli, e iniziò a dipingere.
Con pennellate veloci e vigorose, catturò la luce che danzava tra i fiori, il vento che muoveva le loro teste e il silenzio profondo della campagna. In ogni pennellata, c'era tutta la sua passione, la sua gioia, ma anche una profonda malinconia. I girasoli, per lui, erano un modo per esprimere la bellezza della vita, ma anche la sua fragilità.
Mentre dipingeva, pensava a suo fratello Theo, al quale voleva dedicare queste tele. I girasoli, con la loro luminosità intensa, erano un omaggio alla loro amicizia, un ponte tra due anime unite dall'arte.
Quando l'ultimo raggio di sole scomparve, Van Gogh tornò a casa con la tela ancora umida. Si sedette davanti al camino e osservò l'opera, soddisfatto e commosso. In quel campo di girasoli, aveva trovato la sua felicità, seppur effimera.
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artsyfio · 6 months
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mccek · 11 months
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“Nonoo” questa mattina sei venuto a mancare e dopo aver lottato per altri tre mesi, anche se in ospedale ti avevano dato pochi giorni, ininterrottamente non hai mai mollato quel filo sottile che divide la vita dalla morte; anche contro le tue volontà a testa alta col tuo carattere (in cui non mi rispecchiavo) sei riuscito a tenerti vivo, ahimè, purtroppo, la morte vince si tutto, non ha pietà.
Fin da piccolo il tuo sogno era di vedermi guidare, cosa che se pur col tempo ho saputo apprezzare non ho mai amato fare come te, prima che l’infarto ti colpisse definitivamente ti avevo fatto una promessa, di portarti a vedere un gran premio di formula uno, da noi tanto amata, questo seppur per evidenti problemi economici non mi avrebbe mai impedito di non farlo, però non avresti avuto le forze, anche se immagino che ti saresti commosso, anche se una persona come te era difficile vederla piangere.
Abbiamo avuto periodi in cui ci costruivamo mentalmente dei muri invisibili e proprio per la differenza del nostro carattere questo ci ha ferito entrambi, fuori sicuramente eravamo orgogliosi ma il problema poi è sempre dentro, quel peso che a lungo andare ti consuma fino a trasformalo in malattia.
Col senno di poi siamo bravi tutti, tu hai le tue responsabilità e io le mie, non esistono santi, nessuno di noi due ha vinto o perso, nonostante abbiamo sofferto, ci siamo riavvicinati pian piano, con più fiducia e lo abbiamo fatto raccontandoci la mia, la nostra infanzia, nostra perchè alla fine hai passato davvero tanti anni assieme a me quando ero piccolo, io non dimentico i tuoi errori nonno, ma nemmeno il bene che mi hai fatto, la tua immensa disponibilità per me e la mamma quando aveva bisogno di essere portata per lunghi anni su e giù in ospedale, sappi che queste cose rimarranno impresse nella mia testa, perché col tempo, forse crescendo, anche se ancora mi vedo, sai, un po’ bambino, quel Mattia che era il tuo idolo, che doveva essere il migliore di tutti, ma che in realtà voleva solo essere come tutti, e che quei tutti avessero il mio stesso cuore, quella bontà che col tempo è pian piano svanita.
Chi si dimentica di tutta quella gente che ci Incontrava in bici la mattina presto?
La tua felicità negli occhi, nel vedere come tutti si fermassero a guardarmi, a parlarmi e a sottolineare il fatto che il sorriso non mi mancasse mai.
Si andava a prendere il pane, ne volevo subito un pezzo, ci fermavamo a vedere tutti i cani della via con la speranza che rispondessero alle mie parole, e restavo lì convinto fino a quando sentivo abbaiare e tu mi davi conferma delle loro risposte.
Che periodi, cercavo sempre mia mamma, purtroppo per via del lavoro per me era come stesse via intere settimane ma in realtà così non era, però tu ben sapevi quanto io sia legato a mamma, e tranquillo ricorderò sempre quanto anche tu lo fossi, anche se spesso avevi qualcosa da ridere per via del tuo carattere ricorderò le tue ultime parole: “La mamma è la donna più intelligente che ho conosciuto, fin troppo buona e disponibile per tutti, voglio che lei lo sappia”.
Potrei scrivere un libro, non un poema su ciò che abbiamo vissuto insieme, sei stato la mia infanzia, il mio periodo preferito, lo rivivrei mille volte, nonostante il tuo modo di essere, ma chi sono io per giudicare? Certo, quello che penso lo dico, come hai sempre fatto tu, ma allo stesso tempo non mi nasconderò mai come non giudicherò mai!
Ora stai vicino alla nonna, e assieme fatemi il regalo più grande, che non sono i soldi, non sono una vita di successi, ma la speranza di vedere vostra figlia, mia mamma, stare un po’ meglio.
Solo questo.
Il pensiero rimbomberà sempre nella mia testa, fra cose belle e cose brutte, ma per vivere di questi tempi, bisogna affidarsi solo all’amore, lo sai nonno no?
Quella piccola parte di odio che io ho sempre avuto verso la mia generazione, e tu, verso chi ben sapevi, era molto simile, però se fossi qui so che con un sorriso, e magari una lacrima, diresti: “Qua te ghe rason”.
Ciao caro nonno, ti voglio bene❤️
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duckomartinah · 15 days
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colonna-durruti · 2 months
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ASCANIO CELESTINI
FASCISTI contro ITALIANI
Bologna 2 agosto 1980
Il nuovo fascismo è il risultato di una sconfitta.
Ha le radici nel 25 luglio del ’43 con l’arresto di Mussolini e la fine del fascismo di governo col suo mito dell’impero. Il nuovo fascismo comincia a ristrutturarsi attorno al sentimento di vendetta e rivalsa dopo l’8 settembre aggrappandosi in maniera ancor più solida al nazismo tedesco e combatte per due anni una guerra contro l’Italia e gli italiani. Lo spiega Junio Valerio Borghese in una famosa intervista: «Combattere contro gli italiani non mi ha imbarazzato affatto». Siamo nel 1975 quando è già scappato all’estero dopo aver tentato il colpo di Stato dell’8 dicembre 1970. Per lui e per i suoi sodali della Decima Mas… quella che piace al “camerata” Vannacci, insomma…Per quei fascisti «Non era una guerra territoriale, era una guerra ideologica». In nome di quelle che definisce civiltà occidentale e mondo orientale, ribadisce che ancora «oggi combatto contro gli italiani» perché tra gli italiani ci sono i comunisti «che sono nemici e che se potessimo sterminarli io sarei molto contento».
Il fascismo di Salò è soprattutto questo: vendetta, rivalsa e anticomunismo. Un’ideologia che non solo ce li presenta orgogliosi dei crimini che hanno commesso, ma li vede anche pronti a commetterli di nuovo. A combattere con orgoglio “contro gli italiani”.
Giorgio Almirante lo dice chiaramente: «Sono stato fascista insieme con molti italiani fino alla fine con Mussolini e se le stesse circostanze potessero riprodursi io farei certamente le stesse cose».
Nel congresso del ’56 il fascista repubblichino fondatore del MSI conia una definizione chiara per i nuovi camerati della Repubblica quando parla di una strana contraddizione, ovvero: «L’equivoco, cari camerati, è uno e si chiama essere fascisti in democrazia».
Sempre Almirante, emblema del fascismo che è pronto a togliersi giacca e cravatta per tornare a indossare la camicia nera, si dichiara rispetto alla dittatura dei colonnelli in Grecia.
Per lui i «veri patrioti greci» sono i fascisti. E dichiara: «Noi siamo virilmente pronti alla realtà, senza ipocrisie. Qualora soluzioni anche di forza ci salvassero dal comunismo… ben vengano le soluzioni di forza».
Nel frattempo sono cominciate le stragi. Il fascismo ha una presenza ben articolata nel panorama della politica italiana: il partito dei fascisti in democrazia ha un piede nei governi (comuni, provincie, regioni oltre che in Parlamento); l’eversione di destra passa in scioltezza dallo spontaneismo di Mambro, Fioravanti e Ciavardini all’organizzazione di golpe e di stragi; cresce l’alleanza con la delinquenza di basso livello e con la criminalità che gestisce i grandi traffici e si relaziona col potere; si prepara alla colonizzazione dei mezzi di informazione e dei partiti politici per coinvolgere una classe dirigente presentabile e che non sia sfacciatamente amante dell’olio di ricino. E con questo ultimo passaggio siamo arrivati a quel magnifico documento trovato nel 1981 che descrive la strategia della loggia massonica P2. Ovvero il manifesto per una trasformazione democratica del paese dove «L’aggettivo democratico sta a significare che sono esclusi dal presente piano ogni movente od intenzione anche occulta di rovesciamento del sistema».
Se non teniamo conto di questa storia
non capiamo le motivazioni del neofascismo.
L’ideologia nefasta che accompagna la storia dell’Europa.
Che non si presenta sempre a petto nudo in mezzo al grano coi baffetti e il saluto col braccetto dritto, ma anche in giacca e cravatta, in tailleur e tacchi alti.
L’ideologia che colpisce i diritti in Parlamento, ma non disdegna l’uso della violenza esplicita, la strategia della tensione e del terrore come il 2 agosto del 1980 a Bologna.
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ilpianistasultetto · 7 months
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ESSERE O APPARIRE
La vecchiaia non è un dolore articolare in più o le rughe cresciute come i cerchi di un albero o le medicine da prendere ogni giorno. Si è vecchi quando gli altri ti fanno sentire vecchio, quando nessuno ti cerca più, magari stai meglio da solo, insieme alle tue malinconie e ai tuoi fottuti pensieri catatonici. Quando smetti di sorridere perché l'estetica della bocca ti pesa più della sua funzionalità, quando diventi troppo filosofo e il passato diventa la tua trappola mortale.
Si è vecchi quando il pensiero si fissa sull'oggi e qualche amore andato ti uccide come una ferita in cancrena e non osi desiderare altro amore.
Si è vecchi in una società competitiva, edonistica, consumistica, dove gli appellativi per ogni generazione segnano differenze idiote e tu ci credi, credi di essere vecchio, come un prodotto fuori moda e nulla concedi più al desiderio, al futuro.
Siate orgogliosi dei vostri anni, pochi o tanti che siano. Non siamo eterni e la bellezza non è nell'apparire ma nell'essere, l'unica cosa che vince anche con l'avere. @ilpianistasultetto
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alicerovai · 7 months
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francescosatanassi · 23 days
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FASCIO-BOOMERISMO CONSAPEVOLE
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Benvenuti a Forlì, l'unica città dove il sindaco promette di rivitalizzare il centro facendo chiudere le attività del centro. Come un bullo di quartiere, si vanta sui social di aver lasciato senza lavoro l'ennesima famiglia non italica e ringrazia il comitato di "orgogliosi forlivesi" per aver segnalato tutti i pericolosissimi negozi etnici. Sotto al post riceve ovazioni che non si vedevano dai tempi del Duce, ma due notti dopo il virtuale diventa reale: le vetrine dei suddetti negozi vengono tappezzate di manifesti xenofobi. Ops! Così il sindaco si ricorda che, prima di essere un alleato politico dei post-fascisti, è prima di tutto un trasformista democristiano, e sfodera l'arma dell'indignazione, mostrando solidarietà alle attività colpite. Nonostante il messaggio affisso contro lo straniero sia molto chiaro: BASTA FECCIA-DIFENDI LA ROMAGNA, i commenti alla notizia sono un triste spettacolo della più becera ignoranza. Siamo ben oltre l'analfabetismo funzionale, siamo al fascio-boomerismo consapevole, all'arroganza sbandierata a testa alta, alla giustificazione della minaccia e al fiero ed esplicito orgoglio razzista. Oggi Forlì è questa: un sindaco che ringrazia le ronde che come una milizia vanno a caccia dell'uomo nero, e che prosegue il suo piano di pulizia cittadina con un solo obiettivo: togliere di mezzo l'emarginato, il povero, il senzatetto, lo straniero. Tutto per una manciata di voti. Il tempo passa, ma il grande disagio messo in campo da ormai 5 anni non accenna a diminuire.
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queen-serena · 3 months
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princessofmistake · 5 months
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Ma perché non funziona tutto come nei film? Perché gli estranei in metropolitana, invece che limitarsi a guardarti, non attaccano bottone dicendoti che hai un sorriso bellissimo? Perché dopo trent’anni, in un caffè del centro, non rincontri mai la persona per cui hai lottato? Perché le madri fanno fatica a capire i propri figli e i padri ad accettarli? Perché la frase giusta arriva sempre durante il momento sbagliato? Perché non ti capita mai di correre sotto la pioggia, di arrivare davanti al portone di qualcuno, farlo scendere, scusarti e iniziare a parlare a vanvera per poi trovarti labbra a labbra e sentirti dire: ‘non importa, l’importante è che sei qui’? Perché non vieni mai svegliato durante la notte da una voce al telefono che ti dice: ‘non ti ho mai dimenticato’? Se fossimo più coraggiosi, più irrazionali, più combattivi, più estrosi, più sicuri e se fossimo meno orgogliosi, meno vergognosi, meno fragili, sono sicura che non dovremmo pagare nessun biglietto del cinema per vedere persone che fanno e dicono ciò che non abbiamo il coraggio di esternare, per vedere persone che amano come noi non riusciamo, per vedere persone che ci rappresentano, per vedere persone che, fingendo, riescono ad essere più sincere di noi.
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susieporta · 27 days
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Il Mago
"Il Padre e la Madre: la fonte del Trauma si trasforma in Vita".
Perché è così importante lavorare sulla figure genitoriali?
Esse rappresentano il nostro primario approccio al mondo dell'Incarnazione, il nostro primo "osservatorio astronomico".
Dal padre e dalla madre, siano stati essi assenti o presenti nella nostra quotidianità, è dipeso l'assorbimento dei Simboli associativi legati alla "visione (o distorsione) della Realtà".
Per un lungo periodo abbiamo "visto" attraverso i loro occhi, attraverso la loro storia, attraverso il loro schema di sofferenza.
Ed è già nella pancia della madre che sono entrati in gioco i primi schemi di identificazione con la disfunzione ereditata.
Seppur possa risultare doloroso e scomodo "sollevare il tappeto dell'infanzia", quella polvere va ripulita. Non si vede, ma c'è.
Non si lavora sulle figure genitoriali per distribuire colpe o evocare miracoli di guarigione o di riconoscimento.
Il bambino che non è stato riconosciuto affettivamente nei suoi bisogni emozionali, non cambierà la sua posizione all'interno del nucleo guarendo se stesso.
Ma può spogliarsi dell'Illusione di essere stato amato, tanto cara a chi non accetta di arrendersi a questa faticosa verità.
Ed iniziare un nuovo viaggio, autonomo, sincero, autentico, meno edulcorato.
Non tutti i genitori sono stati capaci di "amare".
Sono rare le figure genitoriali che, nonostante a loro volta siano state ignorate o ferite nei bisogni più profondi, siano riuscite ugualmente a veicolare il sentimento di accoglienza e piena accettazione dell'unicità dei loro figli.
Ma questo non significa che non possiamo cambiare la nostra "storia". Anzi. Il vero viaggio inizia proprio dalla Fede in se stessi e nella propria capacità riparativa e generativa.
Chi è stanco di lavorare sull'eredità della disfunzione, chi crede sia sufficiente un "cerotto alla ferita", chi cerca la risoluzione spirituale ad un problema strettamente umano, non ha compreso fino in fondo cosa significa "fissità dello schema familiare".
La "gabbia" è il Simbolo.
La famigerata "Matrix", tanto esaltata dall'Esoterismo moderno, è rappresentata dall'invisibile intreccio di tutti i simboli del Corpo di Dolore uniti assieme. Dal reticolo della disfunzione sul piano energetico. Dalle memorie di dolore e sofferenza che attanagliano l'Essere Umano.
Uscire dalla "Matrix" significa spogliarsi degli Antichi Schemi di Vittima e Carnefice, dal senso di colpa, dalla vergogna, dall'impotenza, dalla sottomissione, dalla distorsione del proprio piano percettivo interiore.
Non si esce dall'Illusione con il potere dello Spirito. Non se il Sistema umano è ancora irretito o intasato da blocchi o ferite.
Non possiamo negare i segnali del Corpo.
Più sono dolorosi, più polvere sta uscendo da sotto il tappeto.
E di conseguenza più intensamente dobbiamo impegnarci a pulire. Granello dopo granello.
Se l'unica reazione che esprimiamo sono la "stanchezza" e la "lamentela fissa", se con arroganza e impotenza diventiamo complici dalla nostra "triste e sfortunata vita", se cerchiamo pillole miracolose o soluzioni a costo zero, siamo sulla strada sbagliata.
Avete già lavorato sulla madre o sul padre più e più volte? Questo vi rende onore. Ma se ancora ne sentite il bisogno, o ancora sono evidenti fratture genitoriali dentro di voi, si riparte.
Si va fino in fondo.
E non si tratta di rivivere la medesima esperienza di qualche anno fa. E' tutto cambiato dentro di noi nel frattempo.
Lavorare oggi sui Simboli del Trauma è totalmente diverso.
Siamo cresciuti. Siamo più maturi, più ricettivi, più sensibili. Siamo pronti a maneggiare le elaborazioni e risoluzioni con maggior presenza e competenza emozionale.
E' un onore portare a chiusura i cicli di Dolore. E' commovente. E' liberatorio. E' sano.
No, non siamo "sfortunati" ad aver avuto genitori così "impegnativi". Non siamo la vittima del loro Dolore o della loro Rabbia. Siamo orgogliosi artefici della nostra guarigione.
E dovremmo essere disposti a "morire per noi stessi".
Non per loro. Per noi stessi.
Per la nostra felicità, per il nostro immenso Cuore, per la nostra magica presenza sulla Terra.
Noi non siamo il Trauma.
Noi siamo molto e molto di più.
Appassionatevi a voi stessi. Esplorate, sperimentate, entrate nel vostro straordinario mondo, smontate Simbolo per Simbolo tutta l'Antica Narrazione su chi siete o siete stati.
E congedate l'eredità degli schemi di disfunzione, interiorizzando genitori sani e amorevoli, abbondanti e colmi di sguardi comprensione e di ammirazione.
Solo così i vostri Doni potranno fiorire nella Materia e creare un "abbondante raccolto" nei mesi avvenire.
Non è "colpa dei vostri genitori". Non siete "sfortunati" e non siete "vittime". Non più.
Oggi potete "vedere", affrontare e "scegliere di guarire".
E la stanchezza cronica, il malessere e il senso di ingiustizia si trasformeranno in Forza, Entusiasmo e Riconciliazione con il Mondo che vi circonda e che aspetta solo voi per rifiorire di colore e luce.
Mirtilla Esmeralda
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mucillo · 1 month
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Dedicata ai miei amici genovesi
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A distanza di pochi giorni, di quel maledetto 14 agosto 2018, una poesia anonima iniziò a rimbalzare sui social, diventando virale in poche ore.
"Tutto crolla tranne noi"
Crolla un ponte, 
Crolla una strada, 
Crollano i nervi di chi, 
Consapevolmente, 
Pensa: 
Avrei potuto essere li.
Crolla una città,
Ora più isolata, 
Crolla la sua economia, 
Fragile ed insicura.  
Crolla la fede
Nel cielo, 
Nel destino, 
Nella vita.  
Crollano le braccia 
Di chi sta spalando, 
Crolla, pesante, 
Lo sconforto 
Sulle nostre spalle.  
Tutto crolla, 
Tranne noi.  
Gente dura,
Inospitale, 
Musoni e 
Testardi.
Per chi non ci conosce…
Lavoratori, 
Camalli, 
Portuali,
Carbonai.
Artigiani, 
Banchieri, 
Capitani e Marinai.  
Agricoltori sulle rocce.  
Superbi, 
Orgogliosi.  
Fieri.  
Insiste,
Inutilmente, 
Il cielo
Sulla nostra città.
Che da acqua, 
Fango, 
Macerie e
Bombe, 
Ne è sempre uscita.
E allora che cominci, 
Genova, 
Domani sarai ancor più bella.
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"Tutto crolla tranne noi, in genovese"
Derûa un pónte,
Derûa unn-a stradda,
Derûan i nervi de chi, 
Segûo,
O pénsa:
Poéivo êse la.
Derûa unn-a çitæ,
Oua ciú izolà,
Derûa a sò economía,
Frágile e insegûa.
Derûa a fêde,
Ne-o çè,
Ne-o destìn,
Ne-a vitta.
Derûan e brássa
De chi o spála,
Derûa, pezánte,
O magón,
In sce nòstre spalle.
Tûtto derûa, 
Fêua che noiâtri.
Génte dûa,
Inospitále,
Morciónna e 
Con a tèsta cömme un mazabécco.
Pe chi o no ne conosce.
Génte che travaggia, 
Camálli,
Portoâli,
Carbounée.
Artexánn-i,
Banchiêri,
Capitann-i e Mainè.
Villan in scie prie.
Superbi,
Òrgogliôzi.
Fêi!
Inscìste, 
Inutilmente,
O çê,
In scia nóstra çitæ.
Che da ægua,
Brátta,
Róvinn-e e
Bombe,
A l’é sempre sciortìa.
E alua che l’inse,
Zena,
Domán ti saiè ancún ciú bella!
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crazy-so-na-sega · 9 months
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È provato dall’esperienza che, con i non credenti, l'approccio fondato sui "credi" e "devi accettare" non dà buoni frutti. Meglio portarli gradualmente a capovolgere l'ordine logico che seguono abitualmente: quindi non partire dalla verità per arrivare alla fede...
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(l’agostinano "nisi credideritis non intelligetis", “se (prima) non avrete creduto, non comprenderete”) ma da una loro fede per arrivare alla loro verità. Infatti, il non credente non parte da una assenza di fede, ma da una fede cieca in qualcosa che crede essere "verità", a causa dell’influenza incontrastata della mentalità dominante. È una credenza totalmente irrazionale, basata su postulati indimostrati, accettati non solo per conformismo e per abitudine, ma in forza di una educazione di base oggi divenuta totalitaria. In poche parole,
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i presunti “non credenti”, fanno esattamente quello che rimproverano ai “credenti”. D’altra parte, se non fossero rosi dal dubbio sulla fondatezza delle “verità” che sbandierano, non si darebbero tanta pena per discutere sempre sulla religione altrui e per osteggiarla
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con un’animosità talvolta al limite della furia ossessiva. Se hanno questo dubbio è perché si sentono infelici e insoddisfatti. Ed è allora sulla loro infelicità e insoddisfazione che bisogna battere. Occorrono però cautela e moderazione, perché, per quanto insoddisfatti e infelici, sono tuttavia terribilmente orgogliosi, tronfi delle certezze a cui vivono abbarbicati. E dunque per nulla disposti a riconoscere i propri errori, e pronti anzi ad arroccarsi a difesa della loro irrazionale “razionalità”. Difficile dunque
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scalfirli ribattendo punto su punto l’elenco delle loro apodittiche affermazioni. Occorre, invece una sapiente opera di “coltivazione” del loro dubbio inconfessato, reiterando logica dimostrazione di come le "verità" presuntamente razionali sono invece da loro adottate
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ciecamente e del tutto irrazionalmente. Non sarà facile ottenere una resipiscenza: non cederanno se non per un miracolo. Ma in fondo ogni conversione è un miracolo. E noi crediamo fermamente ai miracoli: non per fede cieca, ma esperienza nella pratica quotidiana. Non siamo che poveri strumenti nelle mani della Provvidenza. Quindi continuiamo fiduciosi a testimoniare e a pregare – gutta cavat lapidem – e lasciamo che sia Lui a fare il resto. Quando e come crede.
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-(sill)OGE_RIUS(cita)
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fiumedivita · 8 months
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È stato tutto bello e divertente, mi fa piacere che i napoletani siano orgogliosi dei loro concittadini, ma Geolier al primo posto delle cover è da cavarsi gli occhi, ne aveva almeno 20 davanti
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