DOMESTIC
domus "house," from PIE dom-o- "house," from root dem- "house, household.", “hus” I (Germanic)
lithodomous (adj.)"dwelling in rocks,”
[[belong]], [[tame]], [[subdue]], [[pet]], [[family]], [[sedentary]], [[alien]], [[foreign]], [[industrial]]
Derrida, Signature
It must thus now be on [[intimate]] terms with what is not [[force]], with its opposite, with the “without force,” a domestic and paradoxically necessary commerce being established between them.
Calasso, Ardor
But not anywhere. To touch it on a point of the invisible line that joins the dhavaniya fire and the gdrhapatya fire. This is the line of the fires. The gdrhapatya, “domestic,” [[hearth]] is circular, sited to the west. There the [[fire]] is lit. There burn the embers with which the other fires will be lit. Not far away, to the east, on any type of ground, freshly swept with paldsa branches (Butea ^ondosa, Flame of the Forest, but it should also be thought of as brahman), a square hearth is built, called dhavaniya.
Foucault, Discipline and Punish
But it was also different from the domestic [[supervision]] of the [[master]] present beside his workers and apprentices; for it was carried out by clerks, supervisors and foremen.
Alberti, The Family in Renaissance Florence
Let your [[table]] be a good domestic spread, with no lack of wine and [[plenty]] of bread.
Alberti, On the Art of Building in Ten Books 1988
The [[olive]], meanwhile, is said to have eternal life, while the box tree is also considered one of the most durable. (…) The opposite applies to any timber that has a sweet sap and is easily inflammable, except the domestic and [[wild]] olive.
Williams, Daniele Barbaros Vitruvius of 1567
White stones are more obedient than dark ones; transparent ones better than opaque. The more they resemble salt, the more unmanageable they are. Granular stone, such as sand, is rough. If black spots come out of it, it cannot be [[tamed]]. Angular granular stone is more solid than rounded. The less it is veined, the more whole it is, and it lasts longer when its colour is pure and clear. The best is that whose veining is similar to stone.
[[power]]
0 notes
...dalle prime pagine di questo libro si intuisce la grandiosità del poeta...In Foglie d'erba Whitman ha racchiuso la sua intera esistenza ed è proprio per questa ragione che definirla una raccolta di poesie sarebbe un espressione incompleta, una mezza verità...Corresse e ritoccò instancabilmente queste composizioni arrivando a curarne un totale di dieci edizioni, riuscendo a fermare con l'inchiostro la sua vita e a tradurla in versi poetici...Un capolavoro... O Capitano! O mio Capitano! O Capitano! o mio Capitano! il nostro aspro viaggio è terminato, la nave ha superato ogni pericolo, l'ambito premio è stato conseguito, prossimo è il porto, odo le campane, tutto il popolo esulta, seguono gli occhi la carena salda, l'audace nave severa; ma o cuore, cuore, cuore, o rosse gocce di sangue, dove sul ponte giace il Capitano, caduto, freddo, morto. O Capitano! o mio Capitano! sorgi, odi le campane, sorgi, per te è issata la bandiera, per te squillan le trombe, per te fiori e ghirlande legate con i nastri per te nere le rive, perché te invoca la ondosa folla, volgendo il volto ansioso; ecco, o Capitano, o diletto padre, col braccio ti sostengo il capo, non è che un sogno che, sopra il ponte, tu sei caduto, freddo, morto. Ma non risponde il mio Capitano, restano inerti le sue labbra esangui, non sente il padre il mio braccio, non ha più polso, né volontà, la nave ste ancorata sana e salva, il viaggio è terminato, torna dall'arduo viaggio la nave vittoriosa, che ha raggiunto la mèta: spiagge esultate, campane suonate! Io, con funebre passo, cammino il ponte dove il Capitano giace, caduto, freddo, morto. #ravenna #booklovers #instabook #igersravenna #instaravenna #ig_books #consiglidilettura #librerieaperte #poesia #waltwhitman (presso Libreria ScattiSparsi Ravenna) https://www.instagram.com/p/ClX4lAiIIMU/?igshid=NGJjMDIxMWI=
0 notes
温度差 (Attitude Difference)
[Alexandros]
Look down the “whole”
I wonder what I’ll be doing at this time tomorrow?
I’ve got a pretty good idea
Listless and groaning in this frozen December bed,
It wouldn’t let go of me
In this empty room, I’ve somewhere to be calm
I like not saying anything at all
“Nobody knows about me”
Today there’s nothing going on in this room again
Nobody knows — fact
I don’t need anyone to run,
It’s easier to move on my own
But at the same time; a corner, a part of me
Wishes to be embraced
“Look back the songs”
Look back at the words I’ve been collecting all this time,
I feel the difference between my surroundings and me
Soccer’s something that I love,
Yet I’m struggling to do what I really want
I guess I still can’t seem to like it
As my birthday approaches, I don’t want anything
Unwanted conversations abruptly come to mind
“Nobody knows about you”
That’s something I’m getting used to being told
Days when I understand a bit more about myself
I don't fit in with anyone, I’m on my own
I believed in myself,
And the answer I found was
To only trust myself
In these empty streets, I’ve somewhere to feel calm
I love that there’s no-one to bother me
“Nobody knows about you”
Even now, those words from before,
Can be conveyed in a song
I want to tell someone, to shout it out
But the words never seemed to get through
Now I’ve a song, I’ve got the words
And I can finally say it to you
[Translator’s note]
温度差 can be translated literally as “a difference in temperature”, but it also can be taken to mean a “difference in degrees of enthusiasm, interest, commitment, etc.”, based on the definition from jisho.org. This secondary definition arguably fits quite the song’s lyrics quite well, though Temperature Difference is a moodier title in English.
0 notes
Paolo Scheggi, Ondosa, (ca. 250 x 550 x 250 cm), 1970 [© Associazione Paolo Scheggi, Milano]
37 notes
·
View notes
Lost
Non ho più molta fiducia
in questa umanità
perlopiù assai infelice
che dice e dice e si parla
addosso
ma che non ascolta
egoista quasi sempre
egotica talvolta
che si sta scollando
che sta precipitando
in un baratro, un fosso
anche se, invero
di quest'umanità cosiddetta
non riesco del tutto
a farne a meno.
Perché non riesco a combinare
alcunché per me soltanto:
perdo il filo, il senso, l'obiettivo
vengono a mancare la direzione
e pure il verso;
solo con me stesso,
divento perso.
C'è che
quel che gelosamente serbiamo,
aspettando un chi o un quando migliori
- e chissà chi; e chissà quando -
ovvero,
tutto ciò che ci rifiutiamo di dare
senza gli altri, che ce lo abbiamo a fare.
Sarebbe un po' come sentirsi
capitani coraggiosi solitari
che non abbandonano la nave
in un mondo senza più oceani
dove anche l'ultimo mare
è evaporato
come un aroma, un’essenza
e dal cielo più non piove
sui deserti di rovi e rovine, non piove
su costole scoperte e coste esposte e
fiumi in secca
su covi di serpi e sterpi spinosi e
moli della Giudecca
ché anche il cielo, di pioggia e clemenza
sembra sia rimasto senza.
Eppure
ci sono coste tènere di pietre dure
profumate di rosmarino e verdure
e altri aromi, altre essenze
arbusti come verdi nuvole generose
coste e macchia e rocce che si fanno porti
cale naturali sulle quali attraccare
e riposarsi dal mal di mare
dal quel dondolarsi di muscoli e budella
che rendono ondoso il moto venoso
che pompano sangue con cuore di vento
e liquida e ondosa pare la terraferma
quando le gambe ci tornano a camminare
dopo la lunga traversata per scappare
da guerra, fame, paura sempiterna
o altri oceani di umanità contaminata
per sbarcare in mondi d’oltremare
dove la morte stessa non appaia
una questione di ogni giornata.
Altrove, non so dove
in chissà quale altra baia
ci sono ancora acque chiare
nelle quali potersi specchiare
o nuotare insieme agli squali
senza nulla da temere
al largo di spiagge su isole
sulle quali non c’è nulla da tenére
in serbo, neppure il rancore
poiché tutto si è già perduto
anche il riserbo e il pudore
anche il filo di plastica
di questo sfilacciato pensare
già troppo lungo e intricato
come una lenza o una rete
fatta per impedire fughe
di pesci liberi da intrappolare
adatta a soffocarci tartarughe
delfini balene narvali
da ammazzare.
A proposito di animali:
ho visto un elefante
nuotare nella corrente fangosa
per salvare un uomo;
abbrancarlo con la sua proboscide
e riportarlo a riva.
Un occhio di plastica e vetro,
maneggiato da un secondo uomo,
riprendeva la scena pietosa
per mostrarla al resto del mondo:
ma l’umanità che guarda
è tutta di plastica
o quand’anche volesse brillare
è trasparente di silice
comunque trasparente, inanimata.
Elefante, amico mio
che di te non so nulla
tu hai sicuramente un’anima
e con te molte altre specie
e forse all’umanità sì detta
dovremmo cambiarci il nome
se l’Umanità, cosiddetta
poi alla fine
ce la insegnate voi.
Fine,
non ho più nulla da scrivere
né probabilmente da dire
anche al di là di queste righe
scritte per me soltanto.
Arrivo all'ultimo verso:
e di nuovo,
mi sono perso.
7 notes
·
View notes
[Alexandros] Ondosa Lyrics + Translation + Self Liner Notes
温度差
(Ondosa)
Temperature Difference
Music & Lyrics: Yoohei Kawakami
Arrangement: [Alexandros]
----------------------
Romaji
Look down the "whole"
Ashita no ima goro wa nani wo shiteru kana?
Daitai wakacchairu kedo
Kattarui to umeki kogoeteta juu-ni gatsu no beddo wa
Karada kuwae hanasanai
Daremo inai kono heya wa dokka ochitsuite
Nanimo iwanai no ga suki
Nobody knows about me
Kyou mo kono heya de nani ga okiteruka wa
Daremo shiranu fact
Daremo iranai hashiru no wa
Hitori no hou ga karui
Dakedo ippou de katasumi
Dakishimeraretakunaru
Look back the songs
Itsukaraka kaki tameta kotoba wo mikaeshite
Shuui to no ondosa kanjiru
Sakkaa ga suki na koto wo
Hontou ni shitakute mo ga ite
Yappari suki ni narenakute
Nanimo iranai tanjoubi ga chikadzuku ni tsurete
Sutetai hanashi ga futto ukande
Nobody knows about you
Sou iwaren noni nare hajime
Sukoshi jibun ga wakatta days
Dare to mo awanaku kodoku ni
Shinjiteita jibun
Tadoritsuita kotae wa hitasura
Ware wo shinyou suru koto
Daremo inai machinami wa dokka ochitsuite
Dare no jama mo nai no ga suki
Nobody knows about you
Itsuka no kotoba wa ima demo
Uta ni nose tsutaeuru yeah
Dareka ni iitakute sakende
Tsuwarazu jimaide
Ima wa uta ga ari kotoba mo ari
Kimi ni tsutaerareru
----------------------
English Translation
Look down the “whole”
I wonder what will I be doing around this time tomorrow?
Actually, I already know the answer
Feeling sluggish, I let out a groan
The freezing bed in December eats up my body and it won’t let go
Being in this room where there’s no one else is somehow calming
I like that I don’t have to say anything
Nobody knows about me
Today too, what’s happening in this room is a fact that no one knows of
I don’t need anyone
Running feels lighter when I’m alone
But on the corner of my heart,
I actually want to be held
Look back the songs
Looking back at the accumulated words I had wrote, I feel the temperature difference in my surroundings
I thought there was something I liked about soccer,
And a feeling that I really wanted to do it
But in the end, I just couldn’t bring myself to like it
As my birthday in which I don’t need anything approaches,
A topic I just want to throw away suddenly floats on my mind
Nobody knows about you
I started getting used to being told that,
The days where I understand myself a bit
Couldn’t fit in, instead I believed in loneliness
The answer I arrived to is to earnestly have faith in myself
Being in this city where there’s no one else is somehow calming
I like that no one’s bothering me
Nobody knows about you
Words from some time along the way,
I will convey them in a song right now
I want to tell someone
I scream but the words just won’t get through
Now that I have my songs and my words,
I can finally tell you
----------------------
Self-Liner Notes
translated from Where's My History? album booklet.
Yoohei Kawakami:
A song from our amateur era. Since our debut, this is a song that had not been officially released until now. I don't know where our fans have heard of this song, but it's got a lot of votes among the other popular songs. "How the hell do you guys know this song!" is what I thought. (Laughs) Well, seeing that situation, we've decided to put it in our best album. As expected, there's no way we could've released it during our amateur era, the quality was so bad. That's why we re-recorded the song. However, we nearly didn't change any of the arrangements. The lyrics are also unchanged. I think I made this song in this studio called "ACT" in Machida. The waiting room there is huge. Let's pray that the soccer match is somehow canceled.
Hiroyuki Isobe:
This is also a song we played in our street live. I can say that we haven't played this song at all other than in our street live. Though, recently, we played it in some of our lives, and now it's finally released in this best album. We did a new recording for the song. I feel like I want to tell our past selves about the fact that we've come this far.
Masaki Shirai:
One of the songs from a CD that Yoohei lent me in 2007, before I joined the band. "This band is good. My band (from that time) is already disbanded. I wonder if they (Yoohei n co.) would let me in their band?" I have a memory of thinking that way. At the time I joined the band, I said that I like Ondosa and Forever Young.
Satoyasu Shoumura:
It's finally out, Ondosa. I love that somehow the composition of B-melody and chorus are like a gradation of 2 different sounds*. From my perspective, who knows of the old version (I bought it at that time), it is a really impressive song. I often play it in the studio just for fun (I think I also played it just a little bit during our live show?). Every time, I'd talk about how it's such a good song. It has finally seen the light of the day. Congrats!
* Not sure about this part because I have zero musical knowledge. The original text is 「まるで2段階あるかの様なBメロ~サビの構成が大好き。」
----------------------
Here's the old version I found on YouTube
2 notes
·
View notes
“Mai più per tutta la vita ritroveremo quello che abbiamo avuto. Mai, risalendo le scale del Vaticano sentiremo quell’intensità ondosa di silenzio che scendeva dalle stanze, dove Raffaello dipingeva la Scuola d’Atene, fino alla Cappella Sistina dove Michelangiolo creava il suo mondo di sibille e Profeti sulla volta: mai più vedremo i giovani aiutanti e discepoli dei due pittori calzati con scarpe di feltro correre in punta dei piedi su e giù per le rampe di scale che uniscono i due piani, inseguendo il momento unico che univa e separava i due geni rendendoli alla loro libertà. Incanto sacro, dono di un Dio oscuramente vendicativo che ci innalzava alle sfere del genio prima di lasciarci colpire.” Maria Bellonci, Rinascimento Privato. . ✒️Di Maria Bellonci, creatrice del @premiostrega e scrittrice di raffinatissimi romanzi storici, parlo nell’ultimo articolo sul blog ROCAILLE. IT, link in bio 👆🏻 . 📍 Stanze di Raffaello, Musei Vaticani. . #museivaticani #stanzediraffaello #raphael #raphaelrooms #rinascimento #rinascimentoitaliano #mariabellonci #citazionilibri #affreschi #rocailleblog (presso Vatican Museums - Musei Vaticani) https://www.instagram.com/p/CIDuVtvnQum/?igshid=oykjom6062zq
2 notes
·
View notes
Come allodola ondosa
Nel vento lieto sui giovani prati,
Le braccia ti sanno leggera, vieni.
Ci scorderemo di quaggiù,
E del male e del cielo,
E del mio sangue rapido alla guerra,
Di passi d'ombre memori
Entro rossori di mattine nuove.
Dove non muove foglia più la luce,
Sogni e crucci passati ad altre rive,
Dov'è posata sera,Vieni ti porterò
Alle colline d'oro.
L'ora costante, liberi d'età,
Nel suo perduto nimbo
Sarà nostro lenzuolo.
Ungaretti
2 notes
·
View notes
Woke up with "Ondosa" in my head, and now I feel a little depressed.
0 notes
OK well now I sound like the insane one . Whatever Oishii koi no RESHIPI kokoro no YAKEDO chuui Mujun darake kotoba tsutawaranai Oishii koi no RESHIPI tokenai ondosa wa Nani mo shinai naraba hajimaranai
0 notes
Contraddizioni
Il nostro amore
è un mare solido,
alto e svettante.
È una montagna,
profonda e ondosa.
Quando sto con te,
io mi arrampico sull'acqua,
e annego nella roccia.
54 notes
·
View notes
Esperimento della doppia fenditura ed interpretazione della realtà
Il nostro mondo è reale? L’altro giorno ho avuto uno scambio di battute con un collega di Legge. Mi son reso conto della profonda differenza della forma mentis scientifica rispetto a quella dei cultori di scienze giuridiche. Noi siamo abituati ad avere un approccio lineare: un evento non può essere contemporaneamente bianco o nero. In ambito legale esiste invece l’interpretrazione giuridica. Questa comporta l’analisi e la formulazione di una o più ipotesi circa il significato e, contestualmente, la risoluzione di potenziali conflitti che possono insorgere nella sua applicazione.
L’attività interpretativa diventa vincolante soltanto quando sia compiuta dalla magistratura e l’interpretazione della legge, grazie alla quale il giudice giunge alla decisione del caso, svolge il suo ruolo autoritativo solo nei confronti delle parti del giudizio. Ora vi sono sì differenze fra common law basata maggiormente sui precedenti giurisprudenziali e la civil law basata sulla codificazione al fine di evitare scenari fattuali specifici, ma la sostanza è che per un giurista non esiste una verità assoluta. Un oggetto può essere contemporaneamente bianco e nero.
Mentre stavo pensando che la Scienza si base sulla oggettività dei fatti mentre la Legge sulla soggettività dell’interpretazione ho riflettuto che gli ultimi sviluppi della fisica quantistica stanno dicendo che anche la Scienza è fortemente interpretativa.
Nell’esperimento di Young, se viene fatta passare della luce attraverso una doppia fenditura, si vede che ha natura ondulatoria in quanto si genera il fenomeno dell’ interferenza ondosa. Incredibilmente questo fenomeno d’interferenza si ripete anche quando si proietta un solo elettrone alla volta.
È come se ogni singolo elettrone potesse avere un’interferenza con se stesso. Al fine di capire meglio cosa effettivamente stesse capitando, i fisici hanno posto una luce leggera che illuminava ciascuna delle fenditure. Quando l’elettrone passava attraverso la fenditura, la luce veniva perturbata, permettendo così di individuare esattamente la fenditura attraversata. Beh, in questo caso, ancora più incredibilmente, il fenomeno del’interferenza scompariva. L’unica spiegazione possibile è che modificare l’approccio ad un esperimento comporta una variazione nel risultato finale.
Alla faccia dell’oggettività della Scienza… Ma i fisici non si sono fermati qui. L’idea successiva è stata quella prima di utilizzare i fotoni per determinare quale fessura fosse attraversata, e subito poi “distruggere” questa informazione prima di osservare lo schermo finale. Questo esperimento, noto come quantum eraser experiment, ha prodotto l’“assurdo” risultato che se si distrugge l’informazione, si vedrà ancora un modello a interferenza.
Riassumendo se l’elettrone viene identificato in qualche modo, non avremo mai l’interferenza; se invece non sappiamo dove è passato l’elettrone (e questo vale anche se è stata precedentemente identificata la fenditura dove è passato ma poi è stata distrutta questa informazione), allora si avrà il modello a interferenza.
Le domande sono tante: la natura è probabilistica? L’osservatore gioca un ruolo fondamentale nel determinare cosa è reale?
Ciò che è incredibile per la nostra mente razionale da scienziati è che, per il momento, non siamo in grado di dedurre se la natura sia o meno deterministica, se sia locale o non locale. La fisica ci permette di conoscere i risultati degli esperimenti che noi produciamo. Il resto è tutta un’interpretazione che assume una sua validità quando essa riesce a spiegare con successo i risultati degli esperimenti condotti. E’ chiaro che questo apre il campo ad ipotesi fantasiose (ma saranno poi così fantasiose?).
Fra il serio e il faceto, Elon Musk ha proposto l’ipotesi che viviamo in una simulazione realizzata da civiltà molto più intelligenti della nostra. Secondo Musk si deve prendere in considerazione l’ipotesi di una simulazione realizzata per scopi di intrattenimento e se si assume un qualsiasi tasso di miglioramento, i giochi simulativi diventeranno prima o poi indistinguibili dalla realtà. Sarebbe poi molto difficile scoprire, per gli stessi abitanti di queste dimensioni digitali, capire che l’intero cosmo è frutto di una simulazione computerizzata e che la loro stessa esistenza non è nient’altro che una simulazione.
Il mondo immaginato in Matrix potrebbe essere una buona definizione del nostro… D’altra parte il fenomeno dell’interferenza di Young sembra obbedire più a logiche di programmazione che a logiche fisiche. Senza l’ informazione in quale fenditura passa l’elettrone, il Programma genera il fenomeno dell’ interferenza, mentre quando ha l’informazione corretta, il Programma sa esattamente dove passa l’elettrone ed evita l’ingenerarsi dell’interferenza. Gli antichi pensavano a Dio come al grande Architetto…e che sia invece un grande Programmatore? Beh, rispetto alla soggettività delle Scienze Giuridiche, direi che quella della Fisica Moderna è nettamente superiore.
Read the full article
0 notes
Dove la luce Come allodola ondosa nel vento lieto sui giovani prati, le braccia ti sanno leggera,vieni. Ci scorderemo di quaggiù,
0 notes
tagged by: @gothsailor
rules: tag nine people with excellent taste
~color(s) i’m currently wearing: Black and gray
~last band t-shirt i bought: Fall out Boy
~last food I ate: White kit kat
~last band i saw live: Never been to a concert
~last tv-shows i watched: Dragon Ball Super
~last song i listened to: Senya - Ondosa
~last book i read/am currently reading: Magus Bride
~last movie i watched: Redline
~last 3 characters i identified with: Kogasa Tatara (Touhou) , Kyouko Kasodani (Touhou) , Ryo Asuka (Devilman)
i’m not gonna tag anyone , if you wanna do with just say i tagged you
1 note
·
View note
2017 Venezia, 57. Esposizione Internazionale d'Arte performer Siri Aurdal da angelo aldo filippin
Tramite Flickr:
57. Biennale d'Arte di Venezia 2017 Siri Aurdal, è nata nel 1937 a Oslo in Norvegia. Siri Aurdal crea i propri ambiti artistici e propone un'esplorazione urbana di materiali industriali. L'opera presentata è composta da una sequenza di tubi aperti in poliestere e fibra di vetro: "Onda Volante" il titolo, è un’opera di grandi dimensioni che dialoga in modo affascinante con l’ architettura del padiglione, un edificio che il progettista, Sverre Fehn, concepì nei primi anni Sessanta come: “altrettanto paesaggio e luogo all’aperto quanto spazio racchiuso”, come nota il curatore della mostra. L’opera, che ricorda un rotolo di tessuto caduto dallo scaffale di una merceria e poi solidificato, si dispiega nello spazio creando una forma che, proprio come il padiglione, è sia interno che esterno, una superficie ondosa che al contempo avvolge e mette in mostra chi la percorre dall’interno. Questa natura duale è anche espressa dal materiale scelto dalla Aurdal, che fa apparire la scultura talora lucida e metallica, talora traslucida e vellutata. Il concetto alla base di Onda Volante è un evoluzione delle opere pionieristiche che la Aurdal creò nei tardi anni Sessanta, come l’installazione Onde Oceaniche (Havbølger), oggi purtroppo perduta, realizzata tra il 1969 ed il 1972 per una scuola elementare nel quartiere di Trosterud a Oslo.
2 notes
·
View notes
Luke perì. L’estremo brivido di adultescenza – nostalgia e horror vacui – per l’immagine intonsa dal tempo di un James Dean 2.0, strizzato e basettone, e che adesso dilaga come è giusto tra grumi di social, preferibilmente nella versione shippatissima con Shannen Doherty braccia al collo, de consolatione koala: il paio che richiama, un po’ troppo, Luke Skywalker e il maestro Yoda che corrono avvinghiati lungo le vie della Forza, giù nelle paludi del sistema Dagobah.
E insomma l’icona allampanata che fu, come si conveniva all’estetica montante in quel primo scorcio di anni novanta – almeno stando alla matrice “a togliere” di un maledettismo non tossico (ma patinato alquanto, corrusco, trafilato al bronzo) che si opponeva al Jason Priestley in odor di paffutaggine ovvero al truzzo palestra&birra Ziering, già allora inghiottibile dalle clementi aporie di uno Sharknado.
E dunque inquieta icona, il nostro Dylan McKay, iclona – sia detto senza ironia – perché i cloni hanno i telomeri corti, vivono e splendono meno (pur sempre nell’inversione concessa al mito di riferimento: il Dean de cuius morto a ventiquattro anni), e poi permettetemi, icona forse dal sapore transitorio già nei suoi anni, che però sapeva ammiccare molto consapevole dal posterone-lato-finestra quando per avventura noi diciottenni riuscivamo a introdurci nelle stanzette di amene liceali, saggiamente rassegnate a barattare il pomeriggio con una nemmeno vaga somiglianza tra noialtri e l’idolo appeso con bardatura di stelline e autografo serigrafato e sorriso ecumenico, quello retrattile del rubacuori doc: pertanto là, in quel calendario di cloni sempre più deperibili, dovevamo credere potesse risolversi la nostra teen-age, e invece si trattava di finale provvisorio, di un destino messo tra parentesi, manomesso dalle ipotesi a venire, cioè pronto a ripetersi, avanti, di decennio in decennio, nel clamore di una California che si scopriva ondosa solamente nella prima puntata, i triangoli sentimentali sempre più scaleni e un retrogusto analcolico di Peach Pit, vai che sei ancora adolescente, vai che ce la fai a rincorrere i ricorsi, vai ancora con Beverly Hills, vai col reboot.
- Fabrizio Patriarca
https://bit.ly/2C5g6lX
0 notes