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primepaginequotidiani · 3 months ago
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PRIMA PAGINA Il Fatto Quotidiano di Oggi martedì, 03 settembre 2024
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vadaviaaiciap · 4 months ago
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Vi informo del fatto che, secondo i dati ISTAT, al 1° gennaio 2024 gli stranieri in Italia hanno raggiunto la percentuale del 9% della popolazione.
Nel gennaio 2021 erano l’8,5%, il che significa che in 3 anni sono cresciuti dello 0,5%. In pratica crescono di un punto ogni 6 anni, 2 ogni 12, e potrebbe essere anche di più. Considerate che nel frattempo aumentano i naturalizzati che oggi rappresentano il 2,3% della popolazione italiana e che crescono a un tasso del 2,2% all’anno sul numero dell’anno precedente (ISTAT).
Poi ci sono le seconde e terze generazioni che sono già italiane anche se non così integrate.
Considerando che secondo i dati IDOS attualmente il 34,2 degli stranieri sono mussulmani (3% della popolazione italiana), se aggiungiamo i naturalizzati i mussulmani sono già oggi al 3,7% e quindi alle elezioni del 2032 (se non prima) saranno in grado di formare un partito e di avere una significativa rappresentanza in Parlamento, diventando un alleato strategico della sx (pur non condividendone il grosso dei valori) nell’opera di devastazione dell’identità nazionale.
Non so a voi ma a me questa cosa preoccupa e non poco.
(Axe)
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abr · 5 months ago
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La stessa Africa presenta tassi di crescita di gran lunga superiori a quelli del Mezzogiorno italiano. (...) Tutto ciò dovrebbe far riflettere ed invitare al cambiamento. Consapevoli dei guasti provocati dalla semplice difesa di uno status quo che sta uccidendo ogni speranza e ogni voglia di emancipazione. (...) Di fronte ad un Paese spaccato (...) non ha senso diagnosticare ricette uniformi (...). Se così fosse, si potrebbe prescrivere la stessa medicina tanto a chi ha un raffreddore quanto a chi ha una polmonite.
(L)e differenze, in Italia, balzano agli occhi. E non solo (n)ei nostri giorni. Nell’immediato dopoguerra l’unificazione del Paese fu garantita dai “cafoni” che, con le valige di cartone abbandonavano le terre dei loro padri per raggiungere il “triangolo industriale”. (...) Con un beneficio seppure indiretto nei confronti dello stesso Mezzogiorno (...). Oggi quel triangolo si è riformato, (...), non c’è più Torino e Genova ma Milano Bologna e Treviso (...) ma la logica è rimasta la stessa. Ora, come allora, il catalizzatore del nuovo sviluppo è dato dalle esportazioni, rispetto ad una domanda interna che non cresce in modo adeguato. Il 70% del nostro export è prodotto nel Nord (dati ISTAT 2022 e 2023). (...)
(M)entre nel Centro nord, seppure con ritmi diversi, si produce, nella restante parte del territorio italiano soprattutto si consuma. E si consuma (poco e male) grazie al flusso dei trasferimenti di risorse intermediati (in modo inefficiente) dallo Stato centrale.
Il nobile gesto della solidarietà (obbligatoria: che nobiltà avrebbe?! ndr) che, tuttavia, a lungo andare ha frenato ogni spinta individuale (...). Questo è oggi il ritardo che si vede ad occhio nudo non solo tra le diverse regioni italiane ma tra l’intero Mezzogiorno e le altre parti del Pianeta che solo alcuni anni fa vivevano in condizioni assai peggiori. (...)
Rompere questo schema è soprattutto nell’interesse del Mezzogiorno. (...). Al Nord una società più libera di autogestirsi per produrre maggiori risorse (...) per garantire quelle riserve – si pensi soltanto al peso del debito pubblico – che servono all’intero Paese. Su basi diverse può nascere qualcosa che, in passato, caratterizzò il grande salto di qualità del dopoguerra. Ovviamente tutto ciò non è scontato. Ma vale la pena provarci. (...)
via https://www.ilriformista.it/il-nord-ha-finanziato-il-sud-che-pero-e-regredito-con-lautonomia-si-puo-tornare-al-salto-di-qualita-del-dopoguerra-426869/
R. Brunetta dal Cnel per intervalla insaniae, lasciando perdere la pars construens che propone per carità di patria, ma conservando l'analisi oggettiva dei punti di partenza e il senso della speranza.
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vintagebiker43 · 7 days ago
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L’ho sempre detto e lo ribadisco oggi: la grande forza della destra è la capacità di mentire, mentire e ancora mentire a tutto e tutti senza provare la minima vergogna.
E stamani ne abbiamo un’altra prova: un’intervista della Tesei, figlioccia di Salvini, che ha dello scandaloso dalla mole di bugie che vengono dette. Scandalosa, moralmente oscena.
Smontiamogliene alcune.
“I disoccupati sono al minimo”.
L’ultimo dato annuale completo dell’Umbria (ISTAT, non Topolino) ci dice che in Umbria il tasso di disoccupazione è al 6%, penultima nelle regioni dell’Italia centrale dopo Toscana e Marche. Nulla di cui vantarsi, anzi.
“Abbiamo un tasso di occupazione più alto della media nazionale”.
Sì, vero! Perché il dato nazionale è purtroppo trainato al minimo dal Mezzogiorno, che abbassa vertiginosamente la media nazionale. Se però prendiamo il centro-nord… secondo l’ISTAT l’Umbria non solo risulta sotto la media, ma addirittura PENULTIMA regione, classificata 11° su 12° per tasso di occupazione.
“Prima che arrivassi in Umbria c’era immobilismo e mancanza di sviluppo economico”.
Sempre ISTAT: l’Umbria (qui si) è la PRIMA in classifica nelle regioni centro-settentrionali per incidenza di povertà relativa sulle famiglie. Siamo al 7,7% di famiglie umbre in povertà relativa contro una media del centro Italia del 6,5% e del Nord che è al 6,3%. Sul lavoro invece le farei notare che l’Agenzia Umbria Ricerche ci dice che qui gli stipendi sono inferiori rispetto al resto d’Italia: un impiegato guadagna meno dell’8,9% rispetto alla media nazionale, un apprendista il 5,8% e un operaio quasi il 7% in meno.
E mi fermo qui perché se entriamo sulla sanità (dove ha scritto delle cose indicibili) non si finisce più.
Questi sono FATTI, non chiacchiere. Sono numeri, dati precisi, e parlano chiaro: siamo al DISSESTO. È tutto nero su bianco.
E lei governa da cinque anni, non cinque giorni: cinque anni.
Lascia una terra impoverita e sarà il caso di mandarla a casa una volta per tutte.
Leonardo Cecchi
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ma-come-mai · 5 months ago
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ATTUALITÀ
Omicidio di Thomas a Pescara: i figli del nulla che vogliono tutto, e quando non basta... Ecco perché aveva ragione Pasolini
28 giugno 2024
Chi sono i (presunti) assassini di Thomas Luciani, il ragazzino colpito da una scarica di coltellate e lasciato morire per un presunto debito di droga di pochi euro? Sono i figli della borghesia, della “Pescara bene”, se questa ancora esiste, ma sono anche i figli del nulla. Quelli che vogliono. Non sanno cosa vogliono, ma vogliono tutto. E quando l’esibire le sneakers, il cellulare, le magliette e le immagini non basta, la risposta è solo una: la violenza. Aveva ragione Pier Paolo Pasolini nei suoi “Scritti corsari”: si regredisce, e…
di Ottavio Cappellani
“Facevano parte della ‘Pescara bene’”, scrivono a proposito dei due sedicenni accusati dell’omicidio di Christopher Thomas Luciani, detto Crox, diciassette anni, albanese, i cui genitori lo avevano affidato alla nonna. “Nessun disagio sociale”, scrivono. I presunti assassini (si scrive così) sono figli di un sottufficiale dei carabinieri e di un avvocato che però insegna. Una lettura da paniere Istat. Quasi che si trattasse dell’omicidio del Circeo: due di destra che uccidono un povero per una questione di rispetto. 25 coltellate contro 250 euro. Ogni dieci euro si ha diritto a infliggere una coltellata, perché io sono il padrone e tu lo schiavo. Li frequento, questi giovani. Li conosco. Ci parlo. È il mio dannato mestiere (“dannato” non è un americanismo: scrivere, studiare, cercare di vedere anziché guardare, è una dannazione, nessuna vanità o compiacimento da intellettuali da queste parti). Con gli scrittori si confidano. Lo fanno in molti. Sperano tutti di finire in una pagina di un libro, un giorno o l’altro, con il nome cambiato, certo, ma con la loro storia ben riconoscibile, in modo da confidare a qualcuno: quello sono io. Io. Io. Io…
L’identità collettiva del consumismo, che all’apparenza dell’apparire si vende come capace di distinguere un io da un altro, cancella di fatto ogni distinzione. Non è più la qualità di un bene a fare la differenza, ma la quantità di danaro che esso vale in un mercato rivolto all’immagine, che oggi non dà più nessuna identità. Sia chiaro, un’identità costruita “per immagini” non è una vera identità; l’identità della classe operaia, con le sue tute da metalmeccanico, la tovaglia cerata, la serena stanchezza della giornata di lavoro; l’identità della borghesia, una volta gli elettrodomestici, l’enciclopedia, il completo dei grandi magazzini (Rinascente, Upim, Standa), oggi la domotica, i device, i brand. Erano e sono identità appiccicaticce, ma che svolgevano e hanno svolto, fino a ieri, il loro sporco lavoro: appartenere a una classe sociale, formare un’identità che nell’epoca del nichilismo non sa dove aggrapparsi.
Ricordo il pezzo di Pier Paolo Pasolini sui capelloni (in “Scritti Corsari”): sta apparendo un nuovo tipo di uomo, lo manifestiamo senza linguaggio, solo con il nostro manifestarci, solo con la nostra immagine, solo con i capelli lunghi. Niente parole. Pasolini procedeva poi, con una lungimiranza profetica, alla critica di questa nuova (per l’epoca) ribellione, contro la generazione dei genitori: i capelloni, non avendo un dialogo con la generazione precedente, non potevano ‘superarla’. Al contrario si trattava di una regressione. Li invitava al dialogo, Pasolini. Parlatene, parlateci. I capelli lunghi, essendo un ‘segno’ senza parole, potevano essere di Sinistra come di Destra (tra gli autori del massacro del Circeo, 1975, uno era capellone).
Parlano invece. Si aprono. Certo, non con i genitori che disprezzano. Parlano con gli amici. Anche solo con i ‘segni’: ‘mostrano’ (da ‘mostro’) il brand di una sneaker, il numero dei follower, un coltello da sub – segni distintivi senza parole. Ed è come parcheggiare lo yacht a Montecarlo: non è mai abbastanza. Non ci sono soldi che bastano. Non esistono più le “Pescara” o le “Milano” o le “Voghera” “bene”. Esiste un mondo dove ci sono gli ultraricchi – italiani, americani, indiani, asiatici, russi – e poi ci sono gli altri. Che non sanno cosa dire. Esseri desideranti. Ultradesideranti. C’era un termine un tempo, e in tanti ne conoscevano il significato, era quasi di uso comune. Significava una bramosia senza oggetto il cui fine non era il possedere qualcosa, ma il possesso in sé, il possesso senza oggetto, il potere (astratto) in luogo della possibilità (concreta). Si chiamava “volontà di potenza” ed era una forma di isteria dell’identità. Oggi se ne parla sempre meno, significherebbe mettere in discussione il modello stesso entro il quale il mondo vive. La ‘volontà di potenza’ viene relegata all’epoca nazifascista, come se fosse il motore di una ideologia autoritaria e bestiale. Ma noi siamo dentro un modello di mondo ideologico e autoritario: quello del denaro, che non solo uccide – anche fisicamente – chi non ne possiede, ma al quale è affidato la creazione dell’identità. E il denaro non parla.
Loro parlano come possono a chi sa ascoltarli, anche se non è un bel sentire. Sì, è una dannazione. Non esiste – e forse non è mai esistita – una società “bene”, se non nelle speranze, nelle pie illusioni. La società è un fagocitarsi a vicenda. Pasolini ci credeva, nel modello identitario passatista: piccoli mondi antichi in cui l’identità era data dal luogo in cui si nasceva e in cui si restava, dai codici di un paese, da una fatalità della classe, di piccoli sogni realizzabili. Ma la ruralità reca con sé una bestialità violenta (di cui, è bene dirlo, Pasolini era vorace). Oggi questi mondi piccoli e violentissimi non esistono più se non nella facciata. Dietro scorre un serpente gigante che chiamiamo rete. La creazione di un’identità attraverso le immagini e le parole è impossibile. I social ci sommergono di modelli, di aspirazioni, di ‘cose’, di ragionamenti, di complotti, di interpretazioni, di lusso, di esibizionismo, di piccole e grandi follie, di tanti punti di vista quanti sono gli account. E così, parlando con loro, parlando con i giovani, parlando con questo “nuovo umano” (non è nuovo, è come sempre è stato, ma adesso lo ‘vediamo’ meglio) ci dicono che “vogliono”. Cosa vogliono? Vogliono e basta. Volontà di potenza: andiamo a comandare.
L’assenza di parole e l’eccesso di parole sono la stessa, identica cosa. La sovra informazione, l’ultra informazione del mondo contemporaneo diventa un rumore bianco. Come diceva Pasolini: si regredisce. L’espressione della propria identità diventa un suono. Non si parla, si emettono suoni. Si mostrano ‘cose’ come code di pavoni. Si torna allo stato di natura. Sopravvive il più forte. Quando l’esibizione di una sneaker, di una maglietta, di un device, di un’auto, di una opinione, non valgono più nulla nel mare magnum delle altre sneaker, delle altre magliette, degli altri device, delle altre auto, delle altre opinioni, resta solo una cosa a dare Potere: la violenza. Voglio il rispetto. Io sono io. Io. Io. Io… I commentatori restano rimminchioniti di fronte a questi episodi di violenza estrema. Tutti a sottolineare che “non c’era disagio sociale”. No? La “Pescara bene” sarebbe quella di una povera (in senso compassionevole) famiglia di impiegati statali? Sì, ragionando secondo i canoni del paniere Istat gli impiegati statali se la passerebbero bene. Se fossimo nel piccolo paese antico senza device, dove già la televisione era una fonte di disturbo e squilibro e liberava sogni deliranti di successo e famosità e volontà di potenza. Ma siamo nell’epoca dei social, dove non c’è ‘bene’ che basti.
Io ci parlo e capisco che vogliono. Non sanno cosa vogliono, ma lo vogliono. A volte, quando le birre diventano troppe, si picchiano tra i tavolini dei bar. I soldi della famiglia ‘bene’ se ne sono andati da un pezzo, nei cristalli di crack, nel fumo, nelle pere, nell’alcol che dà speranze brevi e vane e che alla fine ottunde, nei discorsi che alimentano speranze immancabilmente deluse. Se ne vanno in smartphone, nella droga offerta alle ragazzine sempre più disponibili per una sniffatina, così ci si apre un Of o si inizia a spacciare. Tutti possono fare qualunque cosa. Lo insegnano gli influencer. I social riprendono la televisione che riprende i social. I modelli non mancano. Si esibiscono ricchezze, nudità, e si esibisce anche la malavita. Studiano guardando Gomorra e Peaky Blinders. Funzionano perché vanno a toccare quelle corde lì, le corde della volontà di potenza.
Loro ‘vogliono’. E lo vogliono subito. Come gli influencer, come quelli di Of, come quelli delle serie. Denaro e sesso e violenza (volontà di potenza). Sangue, sesso e denaro: i tre punti cardine di ogni narrazione. E di ogni giornalismo a dire la verità. E vendetta: contro i genitori che non sono mai ricchi abbastanza, contro chi ha più follower, contro chi manca di rispetto. Risucchiati dagli schermi senza alcuna capacità di filtrare le immagini. Bambini che si muovono in un mondo che non sanno più interpretare se non attraverso denaro, sesso e violenza (volontà di potenza): i tre punti cardine per vendere qualcosa. Per vendere qualcosa che si spaccia per identità e che invece è lontanissima dall’esserlo. Loro parlano. Dicono di volere. Non sanno cosa vogliono ma lo vogliono. Non pensano. Appartengono a un gruppo. Vogliono primeggiare nel loro gruppo. Hanno l’identità dona loro il gruppo. Senza gruppo niente identità. A volte scatta la violenza. Non è vero che non li capite. Li capite benissimo anche se fingete sorpresa. Sapete benissimo che loro vogliono senza sapere cosa vogliono. E lo sapete perché voi siete uguali a loro. Non avete un io e disperatamente lo volete. Siete umani. E siete disperati.
P.s. Sono al contempo d’accordo e in totale disaccordo con Francesco Merlo, che oggi, a proposito di questo delitto scrive: “A Pescara è colpevole la solita gioventù bruciata e, in una gara di pensosità e di profondità, c'è chi accusa la scuola e chi biasima i telefoni cellulari, e ovviamente i genitori non sanno educare, e poi ci sono le responsabilità della musica, delle serie tv, il vuoto dei modelli che non sarebbero più quelli di una volta, la società tutta. Mi creda, il sociologismo è una malattia ideologica infettiva”. Sì, concordo, ma Merlo, per così dire, taglia il nodo di Gordio e si macchia di ignavia. Bisogna sciogliere il ragionamento per consentirsi l’ignavia senza sensi di colpa. Il mondo è questo e lo è da sempre. Ragionarci su vuol dire soltanto cercare di metterci una pezza. Che è meglio di fottersene, come suggerisce il caro Francesco. Fottersene responsabilmente è una forma di ignavia più chic. Fottersene come Francesco è solo pigro snobismo.
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salvo-love · 2 years ago
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Giorgio Modula 👏👏👏👏👏👏👏👏👏👍👍👍👍👍👍👍Faremo la fine di Troia ( vedi e leggi cavallo di Troia ) con questo falso buonismo a tutti i costi; nel mondo ci sono circa 2 miliardi di persone che a diverso titolo vogliono venire in Italia e in Europa, quest'ultima non li vuole, per questo motivo NON possiamo accoglierli tutti qui in Italia (lo ha detto ripetute volte Matteo RENZI, che di certo NON è di destra e forse ancora pende a sinistra ) perché in Italia ci sono circa 7 milioni di italiani poveri, indigenti e sembra senza futuro ( ISTAT ) inoltre in Italia non non c'è assolutamente tutto questo lavoro che i buonisti ostentano ai migranti, che poi nella stragrande maggioranza, vediamo dove vivono, dove delinquono, rubano, rapinano, accoltellano, stuprano e hanno reso ormai tutta l'Italia insicura e dov'è pericoloso uscire di casa o uscire o recarsi nelle stazioni e non solo ( ultimo caso recentissimo l'accoltellamento di 6 sei persone in stazione a Milano da parte di due immigrati, che sono arrivati in Italia convinti che avrebbero trovato un lavoro e un futuro migliore e invece sappiamo tutti cosa sono costretti a fare per sopravvivere ). Basta illudere queste persone invitandole a venire in Italia, che NON è più il pozzo di SAN PATRIZIO o meglio NON lo è mai stato !!
Purtroppo la #UE e la stragrande maggioranza dei paesi europei NON li vuole più da diversi anni e purtroppo lascia l'Italia da sola a sobbarcarsi e ad affrontare alla meglio le migrazioni, che vanno affrontate con tutti gli stati del mondo, con l'ONU, con l'UNICEF, con L'ACHNUR, con la FAO, con le ricchissime superpotenze e con la visione che miliardi di persone NON debbano spostarsi da un continente all'altro, perché demograficamente e socialmente diventerebbero mine vaganti nei paesi ospitanti con conflitti sociali o meglio dire LOTTE o GUERRIGLIA tra POVERI indigeni e ospiti !❗❗❗❗❓⁉️⁉️❗
https://youtu.be/Put9k2m5UY0.
#LaRepubblica l'organo ufficiale del nuovo PD che, riciclandosi, è sempre lo stesso; l'unico e vero cambiamento per un partito che fa gli interessi di TUTTI, tranne che degli italiani , è l'estinzione oppure in alternativa andare a fare politica in Africa e in Asia ! Accusano il governo italiano di non aver soccorso i migranti a Cutro; la colpa dei 30 dispersi di oggi naufragati nelle acque SAR libiche con la guardia costiera Libica che non è intervenuta, è sempre del governo italiano, che continua a salvare e ad accogliere migranti oppure della amica e compagna #UE (del PD ), che continua a scrivere e ad accettare le idee del governo Meloni a chiacchiere, ma nel frattempo non non fa nulla ❓❓❓ Il #PD e la #Schlein NON hanno ancora capito che in Europa, nella UE i #migranti e i #clandestini NON li vuole più nessuno, vedi Francia, Spagna, Germania e Stati nordici, che da anni ormai, non solo non accolgono più, ma addirittura li respingono; perché NON è questo l'approccio o la soluzione con e per le #migrazioni, ma investimenti e formazione negli Stati di provenienza ❗❗❗ È inutile illudere questi poveri disperati, clandestini e non, che venire in Italia o in Europa è una ottima opportunità per migliorare la loro vita, perché sappiamo tutti che non è così e che saranno protagonisti di una guerra tra poveri per la sopravvivenza ❗❗❗ L'ideologia può andar bene, ma la realtà e i fatti sono tutt'altro che un bene; lo vediamo tutti i giorni in tutta l'Italia, dove la sicurezza e la civile e pacifica vivibilità dei cittadini italiani sono ormai continuamente in grave pericolo 😭⁉️❗❗❗❓❗❓❗🤔❗
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paoloferrario · 2 months ago
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Istat, Famiglie di ieri e di oggi
Famiglie di ieri e di oggi I Censimenti ci raccontano come sono cambiate le famiglie italiane dagli anni Cinquanta ai nostri giorni Data di pubblicazione: 4 settembre 2024
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b0ringasfuck · 3 months ago
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cinquecolonnemagazine · 5 months ago
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Disturbo dello spettro autistico: ciclo d'incontri alla Federico II
Disturbo dello spettro autistico: alla Federico II si inaugura un ciclo di incontri per promuovere un progetto di inclusione e l’istituzione di una task force e per stimolare una riflessione soprattutto in tema di inclusione lavorativa. Disturbo dello spettro autistico: gli incontri La realizzazione di incontri incentrati su tale tematica non è una novità per l’Ateneo federiciano, soprattutto dal punto di vista medico. La novità è che, in questo caso, l’iniziativa è di un gruppo di docenti di varia estrazione e formazione che hanno deciso di mettere in comune diverse competenze, sensibilità ed esperienze, personali e professionali, per promuovere sul territorio e verso i propri studenti una rinnovata comprensione di una neurodivergenza sempre più presente nella nostra società, ma assolutamente poco conosciuta o conosciuta male, sulla quale l’informazione è spesso approssimativa quando non è addirittura fuorviante. ‘Spettro autistico, neurodivergenze e possibili prospettive di inclusione' è il tema del primo dei quattro incontri in programma e si terrà lunedì 17 giugno 2024, alle 15, nell’aula Pessina del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. L’iniziativa intende soprattutto stimolare una riflessione sulla normativa vigente in tema di inclusione lavorativa delle persone affette da disturbo dello spettro autistico. Obiettivi del progetto Il gruppo di lavoro interdisciplinare promotore dell’iniziativa, composto dai docenti federiciani Roberta Alfano, Erminia Attaianese, Carmela Bravaccio, Massimiliano Delfino e Francesca Scamardella, ‘vuole avviare un dialogo che coinvolga i molteplici attori istituzionali, competenti in materia, e gli esperti per aprire una discussione che permetta di mettere in luce quanto ancora deficitaria sia l'informazione sullo spettro autistico, oltre ad analizzare lo stato dei fatti, le buone e le cattive pratiche e comprendere le possibili prospettive d’inclusione’, sottolinea la professoressa Attaianese. Tra gli obiettivi principali del progetto c’è l’istituzione di una task force finalizzata all‘analisi della normativa. Il gruppo di lavoro sarà costituito da esperti federiciani che, al termine dell’analisi, produrranno un documento di proposta per un’eventuale modifica della normativa attuale allo scopo di migliorare l’inclusione lavorativa. L'autismo è una condizione sempre più presente nella nostra società ma poco conosciuta: è una neurodivergenza che comporta disagi relazionali e sociali e che ancora oggi è ‘catalogata’ come un disturbo psichico. Secondo i dati Istat, in Italia solo il 20 per cento delle persone autistiche o neurodivergenti ha una professione e la maggior parte ha tale opportunità grazie ad enti e associazioni private che hanno avviato e realizzato iniziative per la formazione e l’orientamento. Le parole degli organizzatori “Da alcuni anni con il Dipartimento di Scienze mediche traslazionali e l'Ateneo Federico II coordiniamo progetti d’inclusione e d’inserimento lavorativo per giovani con disturbo dello spettro autistico - spiega Carmela Bravaccio, neuropsichiatra infantile - che hanno conseguito ottimi risultati ma che sono sempre stati segnati da un inizio e da una fine. Abbiamo formato tanto personale che lavora nel mondo sportivo, nell'agricoltura e nel turismo ma ci siamo resi conto delle difficoltà affinché tali esperienze siano messe a regime e di quanto sia complicato collocare lavorativamente una persona con disabilità nonostante le normative esistenti. Queste giornate di incontro, confronto e studio promesse dal nostro Ateneo hanno proprio l’obiettivo di ricominciare a parlare di queste difficoltà e stimolare l'opinione pubblica”. “La Federico II scende in campo per l’inclusione dei soggetti affetti dal disturbo dello spettro autistico - evidenzia Roberta Alfano, giurista - con una serie di incontri preliminari che vedono riuniti esperti federiciani per competenza o per esperienza. Il nostro Ateneo intende così costruire le fondamenta per coltivare idee e sogni sulla possibile e concreta inclusione”.   La prima giornata Ad aprire la giornata saranno i saluti istituzionali del rettore della Federico II, Matteo Lorito, del vicepresidente della Camera, Sergio Costa, del sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, del vicepresidente del Consiglio regionale della Campania, Loredana Raia. A seguire le docenti Carmela Bravaccio e Roberta Alfano presenteranno il progetto e mentre il professore Massimiliano Delfino del Dipartimento di Giurisprudenza della Federico II, coordinerà il dibattito ‘Costruire sinergie per l'autismo', che vedrà la partecipazione, tra gli altri, dell’assessore regionale all’Istruzione, Lucia Fortini, dell’assessore comunale all’Istruzione, Maura Striano, della coordinatrice dell’Osservatorio nazionale Autismo, Maria Luisa Scattoni, della direttrice della filiale metropolitana Inps di Napoli, Sandra Sarno. L'incontro si chiuderà con ‘Proposte per il futuro' di Erminia Attaianese, del Dipartimento di Architettura, e Francesca Scamardella, del Dipartimento di Giurisprudenza e referente Commissione Terza Missione dipartimentale. Foto di Mimzy da Pixabay (Generata da AI) Read the full article
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giancarlonicoli · 5 months ago
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12 giu 2024 19:57
LA LEZIONE DELLE EUROPEE: CHI VA ALLE URNE SE NE FOTTE DEGLI SCANDALI POLITICI – I CASI GIUDIZIARI CHE HANNO TRAVOLTO LIGURIA E PUGLIA, DOPO AVER RIEMPITO PAGINATE DI GIORNALI, NON HANNO LASCIATO IL SEGNO ALLE URNE – IL POLITOLOGO ALBERTO VANNUCCI: “LA QUESTIONE MORALE NON SPOSTA VOTI, CASOMAI SPINGE SEMPRE PIÙ CITTADINI A DISERTARE LE URNE. COSÌ A GUADAGNARCI SONO I ‘POLITICI D’AFFARI’, I MISTER PREFERENZE” – LA LEZIONE È CHIARA: PER GLI ELETTORI È MEGLIO UN POLITICO CHE RUBA E MILLANTA POSTI DI LAVORO PIUTTOSTO CHE UNO ONESTO CHE, IN NOME DEL REALISMO, PROMETTE POCO O NULLA… -
Estratto dell’articolo di Mario Portanova per “il Fatto Quotidiano”
 “La questione morale non sposta voti, caso mai spinge sempre più cittadini a disertare le urne. Così a guadagnarci sono i “politici d’affari”, i mister (o lady) preferenze, che in una platea elettorale ristretta acquisiscono sempre più peso. È l’analisi di Alberto Vannucci, politologo dell’Università di Pisa esperto nello studio della corruzione e del malaffare amministrativo.
I casi giudiziari di Liguria e in Puglia hanno fatto discutere, ma non hanno lasciato il segno nei risultati elettorali, giusto?
Nel voto ai partiti non sono emerse tendenze diverse da quelle nazionali. L’unica tendenza generalizzata è il crescente distacco dei cittadini dalla politica, determinato anche dalla sfiducia nell’integrità morale dei suoi protagonisti.
Non vede differenze di atteggiamento fra gli elettori di destra e di sinistra?
Gli studi mostrano che l’elettorato di sinistra è più attento alla questione morale, mentre quello di destra ha un atteggiamento più disinvolto e privilegia altri aspetti. In Puglia, però, gli elettori progressisti hanno percepito una strumentalizzazione dell’indagine su Bari e hanno fatto quadrato. Ma c’è un aspetto ancora più rilevante.
Quale?
Il tema della lotta alla corruzione e alle mafie è totalmente scomparso dalle campagne elettorali. Lo abbiamo visto alle Politiche del 2022, e in queste Europee è entrato soltanto sull’onda della cronaca, anche se magari declinato sulla “giustizia a orologeria”.
[…]
Dunque la questione morale alle urne non paga?
Negli ultimi anni ha provato a farne una bandiera il Movimento 5 Stelle. Su mafia e corruzione, però, la tensione politico-mediatica è occasionale, imprevedibile, legata alle indagini della magistratura. Casi come Mose, Mafia capitale, Expo hanno colpito l’opinione pubblica e spinto i 5 Stelle. Quando però cade l’attenzione, scema anche l’indignazione. E oggi siamo in una fase di assoluto disinteresse.
Al contrario, il successo bacia personaggi in grado di accumulare migliaia di preferenze, magari con meccanismi clientelari.
In un lavoro con Donatella Della Porta li definiamo “politici d’affari”. Sono quelli che investono in campagne elettorali faraoniche, che creano reti capillari di consenso basato sullo scambio. Un report Istat della settimana scorsa rivela che il 2,7% della popolazione italiana fra 18 e 80 anni si è vista offrire denaro o favori in vista delle elezioni. Quasi 2 milioni di cittadini, una dimensione patologica. Quando l’integrità si indebolisce, la componente economica prevale. E il meccanismo si autoalimenta.
Perché?
Perché se percepisci che “sono tutti ladri”, o ti astieni o entri in quel mercato. E intanto vediamo sempre più indagini per voto di scambio politico-mafioso, anche al Nord. Così le mafie rafforzano i legami con la cosiddetta zona grigia.
In un’intervista ad Avvenire, il sondaggista Nando Pagnoncelli lega l’astensionismo al “discredito” che viene gettato addosso alla politica.
Altro che discredito, Eurobarometro ci dice che per l’86% dei cittadini italiani c’è corruzione nel governo nazionale e in quello locale. Ma il discredito non nasce in un vuoto pneumatico: è frutto di un circolo vizioso in cui la politica non è vittima, è parte attiva. Anche a sinistra. Citando Italo Calvino, esiste una pur numerosa categoria di cittadini, e io aggiungerei anche di amministratori pubblici, che subiscono questa realtà, ma non hanno margini per provare a cambiarla.
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lamilanomagazine · 8 months ago
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Istat, calano ancora i nati nel 2023 in Italia
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Istat, calano ancora i nati nel 2023 in Italia. Prosegue il calo delle nascite nel 2023 in Italia. È quanto emerge dagli indicatori demografici pubblicati oggi dall'Istat. Secondo i dati provvisori, i nati residenti in Italia sono 379mila, con un tasso di natalità pari al 6,4 per mille (era 6,7 per mille nel 2022). La diminuzione delle nascite rispetto al 2022 è di 14mila unità (-3,6%). Dal 2008, ultimo anno in cui si è assistito in Italia a un aumento delle nascite, il calo è di 197mila unità (-34,2%). Il numero medio di figli per donna scende così da 1,24 nel 2022 a 1,20 nel 2023, avvicinandosi di molto al minimo storico di 1,19 figli registrato nel lontano 1995. In Italia la popolazione residente è in lieve diminuzione. Al 1° gennaio 2024 è pari a 58 milioni 990mila unità (dati provvisori), in calo di 7mila unità rispetto alla stessa data dell'anno precedente (-0,1 per mille abitanti). Confermando quanto già emerso nel 2022 (-33mila unità) prosegue il rallentamento del calo di popolazione che, dal 2014 al 2021 (-2,8 per mille in media annua), ha contraddistinto il Paese nel suo insieme. La variazione della popolazione rivela un quadro eterogeneo. Nel Mezzogiorno la variazione è negativa (-4,1 per mille). Al Nord, invece, aumenta del 2,7 per mille. Stabile quella del Centro (+0,1 per mille). Al 1° gennaio 2024 la popolazione residente presenta un'età media di 46,6 anni, in crescita di due punti decimali (circa tre mesi) rispetto al 1° gennaio 2023, emerge dal report indicatori demografici anno 2023 dell'Istat. La popolazione ultrasessantacinquenne, che nel suo insieme a inizio 2024 conta 14 milioni 358mila individui, costituisce il 24,3% della popolazione totale, contro il 24% dell'anno precedente. Aumenta il numero di ultraottantenni, i cosiddetti grandi anziani: con 4 milioni 554mila individui, quasi 50mila in più rispetto a 12 mesi prima, questo contingente ha superato quello dei bambini sotto i 10 anni di età (4 milioni 441mila individui). La Liguria è la regione più anziana, con una quota di over 65enni pari al 29% e una di ultraottantenni del 10,3%. Il numero stimato di ultracentenari raggiunge a inizio 2024 il suo più alto livello storico, superando le 22mila e 500 unità, oltre 2mila in più rispetto all'anno precedente.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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primepaginequotidiani · 3 months ago
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PRIMA PAGINA Il Fatto Quotidiano di Oggi martedì, 03 settembre 2024
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staipa · 9 months ago
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Un nuovo post è stato pubblicato su https://www.staipa.it/blog/festa-della-donna-non-esattamente/?feed_id=1357&_unique_id=65eac7e99fb77 %TITLE% Oggi è l'8 marzo, in Italia chiamiamo questa giornata festa della donna, un momento per festeggiare le tanto bistrattate donne, per spendere un po' di soldi in mimose, ristoranti e feste. E poi? E poi il giorno dopo tornare al vecchio comune vivere. Ci sono delle storture in tutto questo. Innanzi tutto, il nome. Perché dovrebbe essere una festa? Che cosa esattamente dovremmo festeggiare? Nel resto del mondo l'8 marzo non è la festa della donna, ma la Giornata internazionale della donna. Ma noi siamo la nazione che rinomina titoli come "Eternal Sunshine of the Spotless Mind" in "Se mi lasci ti cancello", abbiamo un po' il sadico gusto di cambiare i titoli rovinandone poeticità e significato per piegarli al commercio. Credo che Giornata internazionale della donna renda un po' di più l'idea del fatto che oggi non è un giorno in cui meramente festeggiare le donne che ci circondano, ma un giorno nel quale riflettere sulle disuguaglianze sociali che differenziano lo status della donna da quello dell'uomo. E ce ne sono molte. Il fatto che una donna sia quasi sempre costretta a lasciare il lavoro anche temporaneamente qualora abbia dei figli, il fatto che in molti casi non si prenda neppure in considerazione che sia l'uomo a farlo, il fatto che molti non prendano neppure in considerazione l'eventualità che una donna non voglia avere figli un po' come se fosse considerata un'incubatrice semovente, il fatto che ci sia un grosso squilibrio salariale tra uomini e donne, la quantità oggettiva di donne che ogni anno muoiono di morte violenta uccisa da uomini, il fatto che in questi omicidi o nella violenza sessuale si tenda a dare la colpa alla donna "troppo disponibile", o "poco vestita" e non si punti sul violentatore che indipendentemente dal resto ha di fatto commesso un crimine violento e inaccettabile (ne ho parlato anche qui https://short.staipa.it/t7ag8), e mille altri. Lo ammetto, io sono un uomo, sono dal lato sbagliato e sicuramente non sono in grado di capire o elencare tutte le situazioni che non vedo o che non sono in grado di comprendere a fondo ma è comunque da qui che dobbiamo partire. Dall'ammettere che determinati problemi esistano e siano oggettivi e che per risolverli sono gli uomini a dover fare un grande grande passo. Vale come per il resto delle cose. Prima si capisce che un problema esiste, poi lo si accetta, poi si prova a cambiare le cose. Conosco molti uomini, ma anche donne purtroppo, che danno per scontato che non esista disparità salariale, che danno per scontato che dato che la donna partorisce sia obbligatorio sia lei ad accudire la prole, che danno per scontato che l'unico obbiettivo di vita di una donna sia figliare, che le violenze sulle donne siano spesso inventate o provocate. Ma non è così, e la colpa di tutto questo è sia di chi non vede il problema, sia di chi lo vede e non alza un dito per cambiare le cose, perché tanto non tocca a lui. Anzi se qualcuno vorrà elencarmi altre problematiche da citare/analizzare, mi impegno già da ora ad aggiungerle in coda all'articolo. Disparità salariale Secondo un report di Federconsumatori (che potete trovare qui https://short.staipa.it/25d73) questa era la situazione nel 2019. SettoreDonneUominiGender Pay GapAgricoltura23.478,00 €23.996,00 €-2%Industria di processo29.982,00 €31.803,00 €-6%Industria di manifattura29.208,00 €30.996,00 €-6%Edilizia32.785,00 €27.694,00 €18%Utilities33.821,00 €33.298,00 €2%Commercio28.124,00 €29.263,00 €-4%Servizi26.132,00 €29.766,00 €-12%Servizi finanziari36.718,00 €45.985,00 €-20%Media Italia27.420,00 €30.429,00 €-10%RAL Media 2019 per settore – Elaborazione Federconsumatori su dati Istat e Osservatorio JobPricing Differenze stipendio per inquadramento DirigentiQuadriImpiegatiOperaiDonne € 148.206,00 € 62.157,00 € 29.568,00 € 23.502,00Uomini € 161.682,00 € 68.201,00 € 32.685,00 € 25.
781,00Gender Pay Gap-8,33%-8,86%-9,54%-8,84%RAL Media 2019 per inquadramento – Elaborazione Federconsumatori su dati Istat e Osservatorio JobPricing Gender Tax Si tratta del fenomeno per cui alcuni prodotti dedicati espressamente alle consumatrici donne costerebbero di più rispetto agli equivalenti destinati agli uomini, e viceversa. ProdottoVariazione % tra versione maschile e femminileProfumo+29% per la versione femminileShampoo+67% per la versione maschileBagnoschiuma+9% per la versione maschileDeodorante+51% per la versione femminileCrema viso+68% per la versione femminileCreme corpo+32% per la versione maschileScarpe da ginnastica+14% per la versione maschileT-shirt+26% per la versione maschileGiacche e cappotti+8% per la versione femminileMaglie e felpe+4% per la versione femminileCreme depilatorie+5% per la versione femminileRasoi+16% per la versione femminile A questo vanno aggiunti oggetti fondamentali e necessari come gli assorbenti intimi che fino a poco fa erano tassati al 22% come tutti gli oggetti comuni e che con tanto sforzo è stata abbassata al 10%. Ma non al 4% come i beni di prima necessità. Perché fare figli è obbligatorio, perdere il lavoro per fare figli è necessario, ma gestire tutto quello che c'è di correlato a farli come il ciclo o i costi di determinate analisi, cure o medicinali invece no, si paga. Violenza sessuale Secondo ISTAT (qui i dati https://short.staipa.it/oaq9r) Il 31,5% delle 16-70enni (6 milioni 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, una su tre. Una su tre è tantissimo. Il 20,2% ha subìto violenza fisica, il 21% violenza sessuale, il 5,4% le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro e il tentato stupro. Ha subìto violenze fisiche o sessuali da partner o ex partner il 13,6% delle donne, il 5,2% dal partner attuale e il 18,9% dall’ex partner. TIPO DI VIOLENZAPartner attuale o ex (a)Non partner (b)Totale (b)ItalianeStraniereTotaleItalianeStraniereTotaleItalianeStraniereTotaleViolenza fisica o sessuale12,920,413,625,318,224,731,531,331,5Violenza fisica11,018,211,612,312,612,419,625,720,2Violenza sessuale5,59,15,818,39,717,521,516,221,0Stupro o tentato stupro2,24,22,43,34,63,45,17,75,4Stupro1,83,82,01,12,01,22,85,33,0Tentato stupro1,02,11,12,52,92,53,34,63,5(a) per 100 donne con partner attuale o precedente(b) per 100 donne dai 16 ai 70 anni In tutto questo ovviamente si parla di chi ha avuto la forza di denunciare, perché sono molte le donne che sotto minaccia o in difficoltà magari non riescono a farlo. Donne che lasciano il lavoro per i figli Secondo Istat (qui i dati completi https://short.staipa.it/qtduw) sono l'11,1% le donne con almeno un figlio che non hanno mai lavorato per prendersi cura dei figli a confronto con una media europea di 3,7%. Il 38,3% delle donne lavoratrici tra i 18 e i 64 anni con figli sotto i 15 anni hanno modificato aspetti professionali per conciliare lavoro e famiglia, per i padri con le stesse caratteristiche il valore è 11,9% Il resto Il tutto senza considerare quanto sia facile per una donna essere insultata in quanto tale, fischiata per strada, spaventata, considerata negativamente perché non si cura abbastanza, o perché ingrassa o dimagrisce, o perché invecchia senza rifarsi o tingersi o truccarsi per sembrare giovane. Ah. Per la cronaca il #ddlzan avrebbe dovuto anche difendere le donne da questo. Non solo per le persone omosessuali. Le leggende metropolitane La mimosa, che fiorisce tra febbraio e marzo, è stata scelta come simbolo, in Italia, da Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei, ma non ha alcun legame precedente con la giornata se non il periodo di fioritura. Per quanto riguarda invece l'incidente famoso che si tende a commemorare in questa data si fa generalmente riferimento alla morte di centinaia di operaie nel rogo di una inesistente fabbrica di camicie Cotton o Cottons avvenuto nel 1908 a New York, probabilmente la leggenda metropolitana è nata facendo
confusione con una tragedia realmente verificatasi in quella città il 25 marzo 1911, l'incendio della fabbrica Triangle (https://short.staipa.it/llc73), nella quale morirono 146 lavoratori (123 donne e 23 uomini, in gran parte giovani immigrati di origine italiana ed ebraica). L'8 marzo non è una festa ma un momento di riflessione, per questo è importante. Se fosse solo una festa avrebbe ragione chi dice che è inutile. Vi lascio infine con un video divertente ma significativo, sarebbe bello lo vedessero tutti, soprattutto gli uomini. Fa ridere, e fa capire molte cose. https://www.youtube.com/watch?v=YzV05pGHpWE
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delectablywaywardbeard-blog · 10 months ago
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Istat: nel 2023 produzione industriale in calo del 2,5%
Il 2023 si chiude con una produzione industriale italiana in diminuzione del 2,5% rispetto all’anno precedente nonostante il recupero registrato a dicembre. “La dinamica tendenziale dell’indice corretto per gli effetti di calendario è stata negativa per quasi tutti i mesi del 2023”, spiega l’Istat, che ha pubblicato oggi i dati relativi all’ultimo mese dell’anno.  A dicembre 2023, l’indice…
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agrpress-blog · 10 months ago
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La crisi nel Mar Rosso pesa sulle aziende italiane, dal settore petrolifero-energetico a quelle manifatturiero fino ad arrivare all’agroalimentare. «L’export agroalimentare Made in Italy in Asia vale 5,5 miliardi nel 2023 del quale quasi il 90% raggiunge i Paesi di destinazione per via marittima – è quanto emerge dall’analisi della Coldiretti su dati Istat – e si scontra con le difficoltà alla navigazione provocate dagli attacchi degli Houthi dello Yemen contro le navi nel Mar Rosso. L’allungamento delle rotte marittime tra Oriente e Occidente, costretta ad evitare il Canale di Suez, ha portato ad aumenti vertiginosi del costo dei trasporti marittimi e dei tempi di percorrenza. Una situazione che impatta pesantemente – sottolinea l’organizzazione agricola – sui prodotti deperibili come l’ortofrutta fresca con l’allungamento dei tempi che potrebbe creare problemi di conservazione del prodotto fresco con il rischio di perdere fette importanti di mercato che sarebbero poi difficili da recuperare. L’ortofrutta fresca e trasformata ha un valore attorno al miliardo, pasta e prodotti da forno per 800 milioni, dolci per altri 400 milioni e vino per oltre mezzo miliardo, con la Cina che – prosegue – si contende con gli Usa il primato nel consumo di rossi di cui l’Italia è tra i primi tre Paesi fornitori». Sulla scia di allarme della Coldiretti, si posiziona anche Gianclaudio Torlizzi, Fondatore della società di consulenza T-Commodity e Consigliere del Ministro della Difesa: «Le consegne ritardano di circa un mese, i costi sono in aumento. Importare un container dalla Cina – spiega l’analista – ad esempio oggi costa 6mila dollari rispetto ai 1500 dollari di inizio dicembre. I ritardi stanno inducendo i grandi gruppi industriali del manifatturiero, soprattutto le multinazionali, a tagliare le produzioni». «I miei clienti riportano costi in aumento e ritardi che vengono compensati con tagli produttivi per evitare di ritrovarsi con un elevato tasso di incompleti. Lo scenario stagflazionistico – aggiunge Torlizzi – che non ci aveva mai veramente abbandonato, sta nuovamente bussando alla porta dell’Europa». «La Bce – dice Torlizzi – sembra ancora non avere compreso il fatto che il forte aumento dell’inflazione in Europa è stato legato alle restrizioni sul lato dell’offerta. La Bce ha fatto scelte monetarie troppo zelanti e restrittive». Secondo l’esperto, la crisi nel Mar Rosso «è la dimostrazione di quanto l’Eurotower non governi la situazione da un punto di vista strutturale, non potendo agire sull’offerta, che in Europa è il vero driver della inflazione. Oggi – prosegue Torlizzi – nell’attuale frammentazione geopolitica l’inflazione, con dei grossi differenziali fra Stati in Europa, la combatti solo se aumenti l’offerta produttiva e questo contrasta con una politica monetaria restrittiva omogenea per tutti». Fa notare, invece, come si dovrebbe «mantenere i tassi a breve alti e fare politiche di quantitative easing, gli acquisti di attività, sulle scadenze a lungo termine per permettere alle imprese di investire in capacità produttiva». Nell’immediato l’Europa, per Torlizzi, «deve proteggere le navi che arrivano in Italia, ma per farlo deve avere le risorse, risorse che – sottolinea – però se si continua a difendere l’austerity non possono essere messe a disposizione della difesa dell’industria» e «la questione di fondo è che dal Patto di stabilità alcune voci come la Difesa devono essere scorporate», conclude il Fondatore di T-Commodity e Consigliere del Ministro della Difesa.
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notiziariofinanziario · 11 months ago
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Nasce il fondo dedicato alla sostenibilità
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Fondo più alto mai erogato per progetti di ricerca in economia circolare. MICS – Made in Italy Circolare e Sostenibile – Partenariato Esteso finanziato dal MUR (Ministero dell’Università e della Ricerca), ha ricevuto un totale di 125 milioni di euro (114 milioni da fondi PNRR e 11 milioni da privati), ammontare di fondi più alto mai erogato per progetti di ricerca di base in ambito economia circolare e sostenibile. Di questa dotazione, il 40% dei fondi pubblici è destinato al Mezzogiorno, territorio soggetto a un recente e importante sviluppo tecnologico e industriale. MICS raccoglie al suo interno 12 partner pubblici e 13 partner industriali che operano nei comparti dell’Abbigliamento, Arredamento e Automazione-Meccanica, settori che, insieme al loro indotto, generano circa il 50% del valore della produzione nazionale, guardando ai dati ISTAT 2024. In più, oltre ai 350 ricercatori e professori già presenti e ai 100 nuovi arrivi, entro la chiusura del progetto prevista per la fine del 2025, sono in programma ulteriori nuove assunzioni per un ammontare complessivo di circa 600 ricercatori coinvolti. Si tratta di un’iniziativa sostanziale e concreta per favorire il rientro e la valorizzazione dei talenti italiani nel mondo della ricerca e dell’industria. I progetti, infatti, sono svolti in collaborazione con le aziende o internamente ad esse: una volta conclusi, queste avranno l’opportunità di implementare i risultati concretamente al proprio interno. I ricercatori potranno contribuire al trasferimento tecnologico nel continuare la loro attività nelle imprese coinvolte, generando un upskilling importante. Le 8 aree tematiche (Spoke) Le sfide tecnologiche affrontate da MICS sono molteplici nell’ambito del design, produzione e consumo, nonché del fine vita dei materiali, dei prodotti, delle tecnologie di produzione e dei processi necessari per passare a modelli più verdi e circolari, tramite la ripartizione in otto aree tematiche di ricerca, denominate Spoke. Ogni Spoke identifica un’area tematica di ricerca nell’ambito della quale i partner di MICS collaborano seguendo un percorso comune; infatti gli Spoke sono trasversali alle diverse industrie. – SPOKE 1: “Design digitale avanzato: tecnologie, processi e strumenti” guidato da Flaviano Celaschi, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna; – SPOKE 2: “Strategie di eco-design: dai materiali ai sistemi prodotto-servizio (PSS)” guidato da Giuseppe Lotti, Università degli Studi di Firenze; – SPOKE 3: “Prodotti e materiali verdi e sostenibili da fonti non critiche e secondarie” guidato da Pierluigi Barbaro, Consiglio Nazionale delle Ricerche; – SPOKE 4: “Materiali intelligenti e sostenibili per prodotti e processi industriali circolari e aumentati” guidato da Domenico Caputo, Università degli Studi di Napoli Federico II; – SPOKE 5: “Fabbriche e processi a ciclo chiuso, sostenibili e inclusivi” guidato da Sergio Terzi, Politecnico di Milano; – SPOKE 6: “La manifattura additiva come fattore dirompente della Twin Transition” guidato da Federica Bondioli, Politecnico di Torino; – SPOKE 7: “Modelli di business innovativi e orientati al consumatore per catene di approvvigionamento resilienti e circolari” guidato da Ilaria Giannoccaro, Politecnico di Bari; – SPOKE 8: “Progettazione e gestione della fabbrica orientata al digitale attraverso l’Intelligenza Artificiale e gli approcci basati sull’analisi dati” guidato Daria Battini, Università degli Studi di Padova. I partner coinvolti ad oggi - Tra i partner pubblici coinvolti spiccano: Consiglio Nazionale delle Ricerche, Politecnico di Bari, Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, Università degli Studi di Bergamo, Università degli Studi di Bologna, Università degli Studi di Brescia, Università degli studi di Federico II di Napoli, Università degli Studi di Firenze, Università degli Studi di Padova, Università degli Studi di Palermo e Università di Roma La Sapienza. - Tra i partner industriali: Aeffe, Brembo, Camozzi Group, Cavanna, Italtel, Itema, Leonardo, Natuzzi, Prima Additive, SACMI, SCM Group, Stazione Sperimentale dell’Industria delle Pelli e delle Materie Concianti, Thales Alenia Space – Italia. “MICS è la più grande iniziativa italiana per la realizzazione di progetti di ricerca per lo sviluppo di un’economia circolare, sostenibile e digitale e il suo obiettivo è quello di sostenere e valorizzare concretamente la crescita dei comparti dell’Abbigliamento, Arredamento e Automazione-Meccanica, settori portanti della nostra economia, che ricoprono circa il 50% del valore della produzione nazionale, secondo dati ISTAT, considerando gli impatti diretti e l’indotto creato per i servizi a contorno. Grazie alla partecipazione dei più prestigiosi centri di ricerca e università italiani e il conseguentemente coinvolgimento di un numero sempre maggiore di ricercatori, che raggiungeranno quota 600 entro la fine del 2025, MICS fornirà un’occasione concreta per aumentare considerevolmente il livello di attrattività di talenti del nostro Paese offrendo un futuro a tutti quei giovani che vogliono fornire il proprio contributo in termini di conoscenze per migliorare e rendere più sostenibili settori chiave della nostra economia.” – dichiara Marco Taisch, Presidente di MICS. L’evento “Il futuro è il nostro partner” MICS organizza il 23 e 24 gennaio prossimi, l’evento “Il futuro è il nostro partner” durante il quale, alla presenza di ricercatori, esperti, aziende e istituzioni, verranno presentati i risultati raggiunti a un anno dalla nascita di MICS e i prossimi bandi aperti ai progetti di ricerca di università, centri di ricerca e imprese esterni al partenariato. L’evento che riunisce il mondo industriale, le istituzioni, gli esperti e i ricercatori per discutere di come il Made in Italy possa diventare più sostenibile e circolare, oltre a essere un momento di confronto sul futuro di Abbigliamento, Arredamento e Automazione- Meccanica, i tre settori di eccellenza industriale italiani, sarà anche l’occasione per incontrare i professionisti e i ricercatori che guidano l’avanzamento tecnologico e innovativo del nostro Paese. Durante le due giornate nelle tavole rotonde verranno anche discussi i progetti e le tematiche su cui si concentra il lavoro di MICS. In base alla tematica scelta, i partner di MICS possono collaborare seguendo un percorso comune poiché gli Spoke sono trasversali alle diverse industrie. L’appuntamento aperto al pubblico è previsto il 23 gennaio dalle ore 14.30 alle 18.30 a Palazzo Brancaccio, Roma (ingresso da via Merulana 248). L’ingresso è gratuito, previa iscrizione. Read the full article
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