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PRIMA PAGINA Il Fatto Quotidiano di Oggi martedì, 03 settembre 2024
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“Si trattava di mostrare che l’imperatore è nudo, e che è mutilato del senso del ridicolo. Oggi l’imperatore, cui gli americani in tempo di guerra hanno cortesemente comunicato che si stava preparando un attentato islamista a casa sua, dice che l’hanno macchinato gli americani, e che gli autori stavano entrando in Ucraina, dalla finestra. Il suo scagnozzo Lukashenko precisa che no, stavano andando nella sua Bielorussia, e che solo il suo intervento li ha dirottati. Roba che nemmeno Emiliano con Decaro. L’imperatore è nudo, i suoi scagnozzi sono nudi, e niente è così ridicolo come degli uomini di potere maturi malvissuti e nudi e carichi di missili iperbarici. Siano ringraziate, le Pussy: almeno su questo versante, possono rivestirsi.”
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A Edson Arantes do Nascimento quel nomignolo non è mai piaciuto. Quel soprannome che non vuole dire niente in portoghese da sessantacinque anni a questa parte, nel calcio vuol dire tutto
Forse non sarebbe cambiato niente se tutti l’avessero chiamato Arantes, secondo il cognome della madre, Maria Celeste; o do Nascimento, il patronimico del padre, João Ramos, che peraltro tutti conoscevano come Dondinho. O se, come più volte ebbe modo di dire lui stesso, un po’ risentito, fosse diventato famoso col suo primo nome, Edson, errore di trascrizione anagrafica per Edison, l’inventore americano Thomas Alva Edison, 1.093 brevetti registrati in carriera, pur venendo ricordato soprattutto per uno solo di essi, benché di controversa attribuzione: la lampadina. Gli sarebbe forse piaciuto di più se l’avessero incoronato O Rei do Futebol, “Il Re del Football”, chiamandolo Dico, il nomignolo con cui da piccolo veniva chiamato in famiglia. Ma forse non sarebbe forse cambiato niente ed Edson Arantes do Nascimento, 1.281 gol in 1.363 partite in carriera – secondo quanto gli riconosce la stessa Fifa: molti più dei brevetti di Edison… – sarebbe stato lo stesso uno dei più forti calciatori di tutti i tempi, forse il più forte, anche senza chiamarsi Pelé.
Ma a Edson Arantes do Nascimento il nome Pelé non è mai piaciuto. Quando da ragazzo lo chiamavano così si arrabbiava moltissimo. “Ma come, porto il nome di un grande padre della modernità e mi chiamano con un nome da bambino scemo!”. Eppure Pelé è stato un nome perfetto per uno che era destinato a giocare a pallone e a farlo meglio di chiunque altro.
Come in ogni nuova nominazione, nella parola Pelé c’è qualcosa di magico, quasi come nella Macondo di Cent’anni di solitudine dove il mondo era talmente nuovo che molte cose era possibile nominarle soltanto indicandole con il dito. Che ci sia della magia in quel nome lo racconta lo stesso Edson nella sua autobiografia. Quando aveva tre o quattro anni, Edson veniva portato dal padre – che aveva dovuto smettere molto giovane di giocare a calcio per un brutto infortunio al ginocchio – ad assistere alle partite dei suoi ex compagni del Vasco de São Lourenço. Tra questi, in porta, giocava un tale che si chiamava Bilé. Quando faceva una bella parata, Edson sentiva le esultanze dei tifosi: “Bravo Bilé, grande Bilé!”. Bastò quello perché Bilé diventasse l’idolo del piccolo Edson che un giorno dichiarò che da grande anche lui avrebbe fatto il portiere come Bilé.
Sarà stato l’accento mineiro – Edson era nato a Três Corações, città dello Stato di Minas Gerais – o una storpiatura da lingua bambinesca, ma Bilé divenne prima Pilé e poi Pelé. Il piccolo Edson, che voleva essere Bilé, suo malgrado diventò Pelé e quel soprannome gli rimase appiccicato per tutta la vita. A parte questo, il realismo magico sta nell’origine del soprannome di quel quasi anonimo portiere Vasco de São Lourenço. Che si chiamava José Lino ed era figlio di una vedova, Dona Maria Rosalina, che anni prima era stata molto preoccupata per lui. José Lino aveva due anni e ancora non spiccicava parola. Era muto. Dona Maria Rosalina decise di chiedere aiuto alle benzedeiras, le donne-sciamane che sapevano risolvere malattie e sventure entrando in contatto con gli spiriti. Le guaritrici si misero al lavoro e inscenarono intorno al piccolo José Lino un rito che prevedeva una litania di misteriose formule magiche. Tra queste una diceva: "Bili, bilu, tetéia!". Non bastò un incontro e nemmeno due. José Lino non parlava. Ma anche Dona Maria Rosalina non demordeva. Finché, dopo settimane di incontri, José Lino, che forse non ne poteva più di vedersi intorno tutta quella incomprensibile liturgia, pronunciò una parola: "Bilé!". Che da quel giorno divenne anche il suo nuovo nome. Senza sapere che, involontariamente, quella parola sarebbe diventata una delle più pronunciate al mondo grazie al piccolo Edson che, vent’anni dopo, si mise a fare il tifo per lui.
Credo che per diventare grandi campioni sia necessario essere fortunati anche coi nomi che si portano. La parola Cruijff aveva il suono di un aereo bulino che dava forma a una materia mai vista prima. La parola Maradona racchiudeva, come in un piccolo tabernacolo, la tenace fede nel miracolo che prima o poi diventa realtà.
Pelé invece è una parola che in portoghese non significa nulla. Ma da sessantacinque a questa parte, ovvero da quando Edson Arantes do Nascimento si è acceso come la lampadina di Edison ed è diventato semplicemente Pelé, sub specie aeternitatis Eupallae, vuol dire tutto: un tiro, una finta, uno scatto, un palleggio, un assist, un colpo di testa, una lieve ma imprendibile corsa sul prato verde dello stadio dei nostri sogni bambini.
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Ora che anche Oscar di Montigny - un nome che sembra miracolosamente sfuggito alla ghigliottina della Rivoluzione francese - ha rinunciato alla candidatura a sindaco di Milano per il Centrodestra, il casting civico ha bruciato una ventina di nomi. Come per un vecchio album delle figurine, ogni settimana escono un paio di faccine nuove (...). Quattro anni non sono bastati al Centrodestra ambrosiano per trovare un candidato. E dire che la Giunta Sala non si è risparmiata nelle situazioni grottesche: Sala che allo scoppio del Covid si fa fotografare con i cinesi a mangiare l’involtino primavera in chiave antiLega per poi scoprire che Milano diventerà la città più colpita dall’epidemia; la campagna per la riapertura dei Navigli finita in eterni lavori per ricavare (forse) dei vasconi d’acqua per le zanzare; la trasformazione del suolo pubblico in piste ciclabili che vanno dal nulla verso il niente con distruzioni di vie storiche (...). Il Covid ha trasformato Milano da place to be a un place not to be: area Expo non risolta; immobiliaristi che imperversano; ex scali ferroviari ancora da sistemare; Corso Sempione (il viale tracciato per Napoleone) diventato pista ciclabile; il caso San Siro… Ma sorge spontanea una domanda: siamo sicuri che al Centrodestra serva un candidato? Il suo candidato, il Centrodestra, ce lo ha già: è Beppe Sala, ex manager Pirelli, scelto dall’ex superconsulente (appena scomparso) di Berlusconi, Bruno Ermolli, come city manager del sindaco di Centrodestra Letizia Moratti che lo ha lanciato come manager di Expo 2015. Sala, poi, si è candidato con la sinistra (...), la sinistra milanese, quella che abita in zona 1, dichiara almeno un milione di reddito, si sposa tra banchieri, va in bici a comprare il pane da Pattini&Marinoni. (...) Cercate le differenze tra Sala e Parisi (la tornata scorsa) se siete capaci? A Milano non ci sono i Cinque Stelle, non ci sono i “populisti”, non c’è nemmeno con il Reddito di cittadinanza, non c’è nemmeno Milano (...). A Milano non serve un sindaco, basta un manager di Centrodestrasinistra: se ci fosse Colao, forse sarebbe meglio di Sala; se ci fosse Jeff Bezos, meglio di Colao e così via. Ogni tanto ci si alterna con un avvocato milionario. Stop. La polvere, intanto, la nascondiamo sotto il Kirman laver del salotto; quindi fa niente se, alcuni mesi fa, un camion della nettezza urbana ha tirato su come un rifiuto un clochard che dormiva davanti (proprio davanti) al Pronto soccorso del Fatebenefratelli “per essere più sicuro”, (...), fa niente se ci sono le baby gang di periferia che al ritmo rapper inneggiano a uccidere gli sbirri… fa niente se c’è il boschetto della droga…, fa niente l’occupazione abusiva… questa è la stagione (...) delle calze arcobaleno il giorno del gay-pride, dell’inginocchiatoio per Black-lives-matter nel senso che la loro vita ci importa quando ci portano la cena a casa o puliscono la residenza di campagna per il week-end… Signora mia, a che servirebbe un sindaco a Milano! Basta un manager di Centrodestrasinistra. Semmai servirebbero un missionario, un poeta o una suora per fare l’Opposizione.
GRANDE DAGOSPIA, via https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/sapessi-come-rsquo-strano-trovare-candidato-milano-nbsp-274642.htm
Milano ormai è un OGM, quanto un prodotto Pfizer qualunque tra i due più venduti.
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Vittorio Feltri per “Libero Quotidiano”
La notizia dei morti ammazzati in Sri Lanka è risaputa: circa trecento vittime. Le televisioni l' hanno lanciata e rilanciata, ma con garbo. Come se fosse un fatto ordinario, tipo tamponamento sulla Salerno-Reggio Calabria. Niente di eccezionale. Pochi (o nessun giornalista) hanno detto fuori dai denti che gli assassini sono musulmani esaltati, kamikaze, terroristi spietati persino contro se stessi, visto che si annientano goduti allo scopo di sterminare cristiani e occidentali.
Il motivo che induce la mia categoria a essere prudente nell' accusare i maomettani di stragismo è drammaticamente semplice. Il pensiero unico progressista è che i figli di Allah spesso non sono figli di puttana, bensì bravi ragazzi fedeli di una religione nobile che hanno varie ragioni per odiare noi che non adoriamo il loro Dio.
Siamo intimiditi dagli islamici e li rispettiamo al punto di non imputare loro crimini orrendi. E la sinistra in particolare, non più dotata di voti sufficienti per governare, però ancora padrona di molte leve di potere, cerca di proteggere gli immigrati dal Medioriente nella speranza di rabbonirli e farseli amici. Il fine è evidente, traspare dalla maniera in cui gli ultrà rossi agiscono. Non hanno neanche il coraggio di ammettere che il monopolio del terrorismo ce l' hanno i cannibali dell' islam.
E se tu cronista racconti le cose come stanno e affermi che la cultura di certa gente è in contrasto con la nostra e sarebbe bene osteggiarla, vieni punito. È vietato dall' Ordine dei giornalisti descriverla in forma corretta, ossia proclamare che faremmo meglio a prenderne le distanze.
Non c' è verso di poter essere aderenti alla realtà, guai a fare un titolo che definisca bastardi gli attentatori. Non sei obbligato a lodarli, ma costretto a non deplorarli. Chi non si attiene a queste regole paradossali si becca la sanzione e deve stare attento se non vuole poi essere radiato.
Insomma i carnefici che in Sri Lanka hanno massacrato una moltitudine di persone sono degli illustri sconosciuti non meritevoli di essere insultati. Quando verrà fuori, e ciò sta avvenendo, che sono islamici saremo indotti, in omaggio alla deontologia del cavolo, a giustificarli.
Saremo pregati di usare, dandogli addosso, un linguaggio ossequioso perché - tutto sommato - chi uccide centinaia di uomini, donne e bambini, in fondo non ha torto. Così è anche se vi fa schifo, noi italiani siamo convinti che leccando i piedi ai musulmani avremo il vantaggio di essere soppressi per ultimi. Oriana Fallaci aveva intuito tutto, noi siamo persuasi che irrorando saliva su chi ci perseguita ce la caveremo, almeno per un po'. Illusione.
#italia#islam#terrorismo islamico#islam e terrorismo#terrorismo musulmano#attentati islamici#attentati in sri lanka#attentati musulmani#islam religione di pace
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Maschere da stampare suoneranno un po’ desuete, ma fidatevi: tutto il contrario! Il fai-da-te ha un non so che di particolarmente affascinante. Sarà perché è frutto del proprio lavoro e quindi acquisisce valore extra. O per il piacere provato dal vostro piccolo nel colorarle. Fatto sta che, oltre al risparmio, li tenete pure impegnati e Dio solo sa quanto sono vispi! Eccovi dei suggerimenti ;-) Maschere da stampare Passaggio 1 Stampare su cartoncino Anzitutto, occorre stampare una delle maschere da colorare qui raffigurate su cartoncino formato A4 o americano letter. Va bene anche su carta normale, ma è necessario incollarle poi su cartoncino per renderle più rigide. Passaggio 2 Colorare Colorate o dipingete il disegno, a vostro piacimento. Se avete invece preferito stampare disegni colorati, passate, ovviamente, oltre. Lasciate che i bambini si divertano a decorare usando vernice, pennarelli, adesivi, pastelli, glitter, pompon artigianali, fogli, washi tapes, carta fantasia o carta crespa e, con fantasia, qualunque cosa abbiate in casa. Dipende dal personaggio ritratto, ma è possibile infilare anche piume. Passaggio 3 Ritagliare fessure degli occhi Ritagliate con cura il profilo della maschera colorata, stando attenti a non lasciare bordi. Se possibile, date una mano: può risultare abbastanza complicato. Verificate molto attentamente che il posizionamento dei fori combaci con quello dei loro occhi. Passaggio 4 Rafforzare il punto dove farai passare la corda Notate la coppia di punti su ciascun lato? Qui è necessario praticare dei fori per attaccare la corda. Le maschere di carta normalmente si strappano attorno dopo pochi utilizzi. Per rafforzarle, applicate sui fori contrassegnati il nastro adesivo all’interno della maschera. Passaggio 5 Eseguire i buchi Praticate con un cutter dei fori sulla coppia di cerchi indicati (passaggio 4) e legate le estremità di una stringa elastica su ciascuno. Passaggio 6 Provare la maschera Dovrebbe adattarsi perfettamente alla testa, senza però stringere troppo. Regola la lunghezza della corda se necessario. Qualora, indossando la maschera direttamente, non si sentisse a proprio agio, potete utilizzare un sostegno, da tenere in mano davanti al viso. Incollatelo su un bastone artigianale, una matita non appuntita o un tassello di legno sul retro della maschera. Le migliori maschere da stampare e indossare Pagliaccio Autentiche icone del travestimento. La maschera che qui trovate vi consentirà di trasformare il bambino in pagliaccio con pochi, semplici passaggi. Come sempre da personalizzato come meglio si crede. Arlecchino E chi non lo conosce? Arlecchino, maschera bergamasca espatriata nel mondo. Le sue origini risalgono alla ritualità agricola. Secondo la tradizione, rappresenta un servo poco istruito ma gran furbacchione! Scheletro Se il vostro bambino ama fare scherzi… non c’è niente di meglio! Chissà che paura quando, agghindato, vi sbucherà alle spalle! E nella notte di Halloween sarà bello che pronto per andare di casa in casa a fare "dolcetto o scherzetto". Inoltre, le maschere da stampare degli scheletri possono essere indossate così come sono: bianche! :-) La scimmia George Nata con fini didattici, la scimmia di Curioso come George ha conquistato grandi e piccini! Scenette ironiche mischiate ad arguta ironia caratterizzano le sue avventure. Masha Mica credevate che ci fossimo scordati di Masha e Orso? Ecco qui, tra le maschere da stampare, Masha, pronta a rendere felici le vostre bimbe!
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Leni Klum, la figlia di Heidi e di Flavio Briatore ha compiuto 18 anni Leni Klum, la giovane top model figlia di Heidi Klum, è diventata maggiorenne Ha una mamma e almeno... due padri famosi, visto che Leni Olumi Klum, figlia della super top model tedesca Heidi Klum, ha per papà Flavio Briatore, ma è stata adottata niente di meno che dal cantante Seal. In effetti, Leni non è mai stata riconosciuta dal genitore naturale, che più volte ha dichiarato in passato che al tempo della sua nota relazione con Heidi non era ancora pronto a formare una famiglia. Ci ha pensato il cantante Seal ad adottarla ufficialmente, quando era lui l'uomo al fianco di Heidi, con il quale la top model ha avuto altri tre figli, Lou, Johan e Henry. Leni, bellissima e già molto stravagante come il resto della sua famiglia, ha festeggiato in questi giorni i suoi 18 anni, anche se le sue foto e le copertine con il suo volto bellissimo sono in giro da parecchio. Da tre anni Leni è fidanzata con il bellissimo giocatore di hockey Aris Rachewsky, con cui condivide moltissime foto social e storie di Instagram. Per lei il futuro è già all'altezza di quello della mamma, visto che il suo profilo social ha un milione e 300 mila follower e i suoi filmati hanno una media di 500 mila visualizzazioni. Moda, profumi, riviste specializzate e scatti a dir poco fantastici, copertine di Harper Bazaar e di Glamour, ma nel suo futuro anche sicuramente Hollywood. Visualizza questo post su Instagram Un post condiviso da Leni Olumi Klum (@leniklum) https://bit.ly/38YSSkF
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Se hai spazio l'attrezzatura palestra potrebbe essere un buon investimento per la tua forma fisica. Spesso non è possibile fare sport all'aperto ma non è sempre necessario segnarsi in palestra, una palestra in casa potrebbe essere un'ottima alternativa. Le palestre domestiche non solo offrono un modo conveniente per mantenersi in forma, ma anche un ambiente di allenamento privato. Non fare movimento peggiora il metabolismo del glucosio e porta ad un aumento della pressione sanguigna e del grasso corporeo; ecco perché vi consigliamo di organizzare una palestra casalinga a volte possono essere sufficienti anche pochi attrezzi. Inserendo l'attività fisica, nella nostra vita quotidiana, possiamo migliorare la salute, il benessere e la qualità di vita. Dove mettere la tua attrezzatura Palestra?Quale stanza scegliere per la tua palestra in casa ? Le stanze inutilizzate sono il luogo ideale per una palestra di casa, anche i salotti si prestano molto, soprattutto se si ama allenarsi utilizzando anche un video.Se possibile, scegli una stanza che si trova vicino a una finestra e riceve molta luce naturale. Ciò ti darà maggiore energia durante l'allenamento e renderà l'ambiente di fitness più piacevole.Non preoccuparti se non hai una stanza in più da poter adibire a palestra. Anche un angolo di una stanza o di un corridoio potrebbe diventare un posto adatto per allenarti. Ecco le nostre scelte per la migliore attrezzatura palestra [content-egg module=Amazon template=item groups="uno"] [content-egg module=Amazon template=item groups="due"] [content-egg module=Amazon template=item groups="tre"] [content-egg module=Amazon template=list groups="attrezzi"] [content-egg module=Amazon template=list groups="basso costo"] Risparmio di tempo e denaro A seconda della quantità di attrezzature di cui avrete bisogno, allenarsi a casa dovrebbe essere un grande risparmio di denaro a lungo termine. Molte palestre non solo richiedono una quota mensile di iscrizione, ma hanno anche costi aggiuntivi per cose come le classi di gruppo e l'allenamento personale. Risparmierai anche il tempo di andare in palestra, fare il check-in, cambiarti nello spogliatoio, aspettare le attrezzature, ecc. Tutto questo spesso richiede più tempo dell'allenamento vero e proprio! Scegli la tua musica preferita La musica può essere un fattore molto motivante quando ci si allena, e stare a casa ti permette di ascoltare quello che vuoi e al volume che vuoi. E non devi indossare quei fastidiosi auricolari che continuano a voler cadere! Indossa ciò che vuoi Sappiamo tutti che la forma fisica dovrebbe essere più importante dell'aspetto, ma i giorni in cui non vuoi vedere nessuno non dovrebbero impedirti di allenarti ! A casa, nessuno si preoccuperà se indossi la maglietta di ieri sera e dei pantaloni della tuta sporchi. L'unica cosa di cui devi preoccuparti è di avere del sudore sulla fronte. Meno germi Non c'è niente di peggio che andare alla tua attrezzatura palestra preferita e scoprire che l'utente precedente ti ha lasciato una bella pozza di sudore. Le palestre commerciali sono piene di germi, dalle attrezzature cardio alle panche ai pesi.A casa, almeno sai chi ha usato l'attrezzatura palestra e puoi controllare quanto la tieni pulita. GUARDA TUTTE LE NOSTRE TOP 10 Guarda altre proposte per lo sport ed il tempo libero
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3 mag 2021 16:57
GIULIETTA DEGLI SPIRITI (ANIMALI) – I TERRIFICANTI SFOGHI DELLA MASINA AL FARFALLONE FELLINI: “MA CHE SEI 'N OMO TU? SEI 'N OMO TU CHE NON ME TOCCHI DA OTTO ANNI? O SEI UNO CHE SE FA TUTTE, MA PROPRI TUTTE L'ARTRE? PENSI CHE NUN TE VEDO? NON FAI CHE MANEGGIÀ CHIAPPE DI QUESTA E DI QUELLA! CHE DEVE FA 'NA POVERACCIA COME ME? CHE ME NE FREGA CHE TU SEI UN ARTISTA, SE SEI SOLO 'NA PARVENZA D'OMO? A ME NON M’INCANTI, SAI? DOVE SEI STATO A ARZA’ PORVERE? DIMMELO!”
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Estratto da “La Cartomante di Fellini - L’uomo, il genio, l’amico”, di Marina Ceratto Boratto, ed. Baldini+Castoldi
All’improvviso si attaccò a una misteriosa bottiglia con l’etichetta di un frantoio. Finsi di non vedere, aiutandola a portare i piatti a tavola…. Giulietta mi impedì di tornare in sala da pranzo. Continuava a tossire e a fumare. E riprese a raccontare.
«Sai che appena sposata con Federico e incinta, so’ caduta giù dalle scale? Ho abortito. Poi e arrivato Pier Federichino, vissuto solo tre settimane... poi, poi... per lui, nun so’ esistita più, intendo come donna... te rendi conto? Sembrava un marito tanto devoto invece ha cominciato ad andare in camporella.»
Non mi piaceva la piega che stava prendendo la serata. «Guarda Giulietta che è un marito affettuoso, dice su di te cose sublimi.» «Ma va là, ma a chi la racconti?» Come rassicurarla, nel silenzio spiccava il ticchettio di una sveglia, messa lì forse per la cottura dei suoi piatti. Dopo circa un quarto d'ora Federico fece il suo ingresso trionfale festeggiato da tutti.
Tutti tirammo un sospiro di sollievo, avrebbe ripreso con il suo stile e la sua autorità il controllo della situazione. «Chi ha telefonato Giuliettina? Non hai fatto le polpette, sai che mi piacciono tanto…» chiese mellifluo e aggiunse: «Ah, questo film, quanti problemi!»
«Ndò sei stato Ninì?» gli domandò lei, senza rispondergli.
«Per un piccolo sforamento del badget sono stato a parlare tutto il tempo con Fracassi, pessimista ma risolutivo come sempre», replicò soffiando ansia per troppo lavoro e aggiunse: «Qualcosina mangiucchio, forse solo la carne e il dolce! Che begli amici, che allegra brigata, raccontatemi tutti qualcosina di voi! Che bello ritrovarvi. Come sei in forma, Caterina! Ciao Marina bella! Lucia, che occhi magnifici da assassina».
«E già, eri con Fracassi o co `na mignotta, Ninì? Torni sempre con gli occhi bassi sul piatto e te metti a mangià e non dici mai niente di dove sei stato. Ma in realtà hai già mangiato...» continuò ostinata. Arrossimmo tutti.
«Su, Giuliettina, sai che è un film complesso, ho continue grane. Rogne spaventose con Rizzoli. Devo elencarti tutte le difficoltà, giorno per giorno? Dovresti essere contenta che te ne tengo fuori, te le evito, vivi qui beata, fra boschi e ruscelli, in compagnia dell'ottimo Salvato. E voi invece cosa avete fatto, avete sparlato del sottoscritto?»
Mentiva o diceva la verità sulla sua serata fuori casa? Lucia ci aveva avvertito che era un bugiardo congenito, comunque nessuno dei presenti voleva indagare, desideravamo solo che tornasse un po' di pace e leggerezza. Era uno spettacolo triste vedere una moglie sbottare a quel modo. Non immaginavamo certo che lei e Federico fossero due sposini in viaggio di nozze, ma che fossero a questo punto, mai.
Poi Giulietta, quasi con gli occhi iniettati di sangue, si scagliò a parole contro Federico, dimostrando un temperamento degno di una popolana di Roma e un talento drammatico superiore a quello della Magnani.
«Ma che sei 'n omo tu? Sei 'n omo tu che non me tocchi da otto anni? O sei uno che se fa tutte, ma propri tutte l'artre? Pensi che nun te vedo? Non fai che maneggià chiappe di questa e di quella! Che deve fa 'na poveraccia come me? Che me ne frega che tu sei un artista, se sei solo 'na parvenza d'omo? A me non m’incanti, sai? Dove sei stato a arzà porvere? Dimmelo!»
Stranamente Giulietta non tossiva più. Guido Alberti si alzò da tavola e si schiarì la voce, sembrava un tribuno: «No, vi prego non fate così, dovete andare d'accordo, avete dato dei capolavori al cinema mondiale e ne darete altri, così ci rendete infelici stasera, dovete far pace, perché voi due... voi due siete immensi... siete entrambi una risorsa per il mondo», Fellini si alzò e abbracciò Guido.
«Guidone che farei senza di te?» Ma Giulietta continuò imperterrita. «Infame! Perché te sei ridotto così? Perché quando l'ho sposato me voleva bene, sapete? Era normale, allora! Adesso è un mezz'omo.» Federico sembrava accettare rassegnato tutto ciò che usciva da quella bocca, rimproveri e insulti, ossessionato dai complessi di colpa o forse altrove, serafico.
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E niente, non ce la fa proprio...
#Chiellini#giorgio chiellini#Juve#Juventus#Serie a#Italia#Calcio#Calcio italiano#Owen#Shevchenko#Michael owen#Andriy Shevchenko#Ševčenko#Andrij Ševčenko#Pallone d'oro#Ballon d'or#Totti#francesco totti
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Senza di lui le mie giornate erano vuote, era come vivere senza senso, non c'era più uno scopo per il quale avevo la forza di alzarmi la mattina e addormentarmi la sera. Non avevo più nessuno da stringere sotto le coperte quando faceva freddo, nessuno con cui giocare a palle di neve rincorrendoci come bambini.
Passarono i giorni, ed erano sempre più tristi e insignificanti.
Non uscivo mai di casa, stavo lì, davanti al fuoco a fissare le braci ardere fino a sgretolarsi, come era successo alla mia vita da quando se n'era andato. Semplicemente a pensavo a lui e a quello che eravamo noi. Ogni tanto sorridevo, ricordandomi del suono della sua risata, la luce nei suoi occhi che amavo tanto, le sue fossette sulle guance. Mi chiedevo se anche lui mi pensasse, se non ero solo io a sperare che, una volta tornato, saremmo riusciti a dimenticare tutto il dolore e ad amarci come se la nostra separazione fosse servita solo a renderci più forti e a rafforzare il nostro legame.
Certe notti lo sognavo, mi svegliavo nel bel mezzo della notte e mi giravo per guardarlo, ma non lo trovavo accanto a me. In alcuni giorni, mi mancava un po’ di più e le lacrime scendevano più facilmente.
Passarono i mesi, avevo poche notizie di lui. Solo ogni tanto ricevevo una sua lettera in cui mi diceva semplicemente che stava bene e che non vedeva l'ora che quell'orrore finisse.
Un giorno ero seduta in giardino, avevo i capelli raccolti in una coda disordinata e stavo leggendo. Sentii il rumore di un motore, ma non alzai la testa pensando che si trattasse del postino. Poco dopo, avvertii una presenza alle mie spalle, l'erba che veniva calpestata, mi girai. Era lì, non era cambiato niente, stessi capelli, indossava una maglietta che gli avevo regalato io.
Mi fermai a guardarlo, senza parlare. Lo abbracciai forte singhiozzando.
“Mi sei mancata tanto.”
“Anche tu, non sai quanto.”
“Sì, lo so.”
Alzai la testa e lo guardai negli occhi, erano colmi di lacrime, ma questa volta notai la luce che aveva una volta. Mi baciò, le sue labbra avevano lo stesso sapore di vaniglia che amavo tanto.
“Ti cercavo in mezzo alla gente, in qualsiasi luogo affollato, senza di te mi sentivo solo.”
“Ma tu mi pensavi quando guardavi il cielo? Mi pensavi quando faceva freddo? Speravi che quando ti saresti svegliato mi avresti trovata vicino a te? Mentre leggevi un libro mi trovavi tra quelle righe? Beh io sì.”
“Facevo fativa ad addormentarmi sapendo che non di non averti tra le mie braccia, di non poterti accarezzare capelli, sentire il tuo respiro sul collo. E sì, lo facevo anche io.“
Fu così che ci rincontrammo, non era cambiato niente tra di noi, il filo invisibile che ci legava non si era spezzato.
La sera ci trovammo abbracciati sul divano, a guardare un film, mi addormentai con la testa appoggiata al suo petto sentendo il suo cuore battere. Mi svegliai dopo poco. Mi prese per mano e mi portò al piano di sopra. Si sdraiò sul letto, io feci lo stesso e appoggiai la testa al suo petto stringendolo forte.
Era tanto tempo che non mi sentivo in quel modo, era semplicemente casa.
Mi svegliai il mattino seguente, ma lui dormiva ancora, così iniziai ad accarezzargli i capelli. I suoi occhi si aprirono.
“Buongiorno..” sussurrai.
Si girò e mise la testa appoggiata al mio mento. Mi guardò negli occhi e mi baciò.
Era tutto esattamente come prima.
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Non era una regina, e quindi non fregherà niente a quasi nessuno, ma ha dato la vita per gli ultimi e i dimenticati. Il minimo è un commosso grazie.
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un viaggio
17/12/18 “è l’ultima volta” ,sarà la 16esima volta che lo dico, la 15esima doveva essere l’ultima e non sono passati giorni da quando me lo sono ripromessa. <div>Non mi stupisco più della mia inaffidabilità.. non ce la faccio, non ci riesco, non ho controllo. </div><div>Non ho controllo e non posso fermarmi. Non ho controllo e non posso trovarlo. Mi faccio paura,pena, ansia, rabbia.. mi vorrei strozzare.. mi faccio male. Mi sento male. E non solo psicologicamente,non solo mentalmente,affranta,afflitta,sconfitta,delusa.. ma mi sento male fisicamente, ho una pancia che tira come se al posto dello stomaco avessi dei ganci che cercano tenere il telo di una mongolfiera,di un dirigibile e che stanno quasi per mollare. Non solo il mio stomaco mi è alieno,sento dolori anche al collo,alla gola,alla schiena. Dolori che non riesco a buttar fuori come tento per altro. </div><div>Dolori che non posso attenuare prendendo pensando ad altro e rilassandomi. Mi faccio del male e non ne vado fiera. Spero sempre che tutto questo prima o poi finisca ma è un ciclo infernale che non riesco a fermare.. i miei sforzi non sono abbastanza e la mia volontà è troppo volubile..debole..flebile.. un giorno si quell’altro no ..un giorno mi sento salva, quell’altro mi anniento. . . sopravvivo, ma non so quanto possa essere una gran fortuna.. alla guerra seguono i funerali e ogni volta mi vesto in lutto per la mia forza,per la mia tenacia,per la mia ambizione.. la sicurezza.. la fiducia.. e si vestono in lutto tutte le parti di me.. tra loro si nascondono i sogghigni del “incotrollo” e della debolezza.. della depressione e della insicurezza.. decadenti che si sfogano attraverso la mia gola..Dandomi un momentaneo compenso mentale,facendomi viaggiare in preda ai peccati golosi, portandomi più su delle stelle e poi... una volta finito l’incantesimo ..facendomi ritrovare in un oblio buio,sporco,terribile.. come se mi fossi un bellissimo castello circondato di rosa e di nuvole e in realtà mi trovassi in una stalla umida ,cedimentosa,con il sedere per terra e le mani sporche. Ed il viso sporco. Ed io sporca. Di tutto. Da tutto. </div><div>�� più forte di me. Non riesco a controllarmi. Non riesco a controllarlo. Non posso fermarmi e fermarmi mi fa paura. Non voglio fermarmi perché fermarmi mi renderebbe consapevole. E l’adrenalina sparirebbe. La spensieratezza finirebbe. </div><div>Un tornado ,come un tornado sconvolgo la mia anima,mi sconvolgo. E come il tornando dopo aver sconvolto tutto,lasciando pensare che il peggio sia passato.. lascio dietro di me il peggio del peggio. La distruzione. Lascio il niente..tutto da ricostruire e nessuna base che aiuti a ripartire. Sono autodistruttiva ma non sadica..il sadico prova piacere nel vedersi lasciare morire io ..io ho una gran dolore al petto.</div><div>Un minuto mi basta per scatenare il tornado. Un tempo breve ma indeterminato mi basta per distruggere tutto. Un lungo periodo,per rimediare ai danni,per ritrovare serenità,per ritrovare il mio equilibrio e tornare a camminare con due gambe. </div><div><div><br></div></div>
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Il termine " irreversibile " utilizzato in politica: Pajetta lo attribuiva al comunismo di Mosca e Paesi satelliti (...). Come sia finita lo sappiamo. Quanto all' euro ... beh dai sesterzi alle lire qualcosa nel tempo variò e varierà, è la Storia e non ci puoi fare niente, bellezza
https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/posta-nbsp-ndash-caro-dago-draghi-senato-quot-questo-governo-non-261469.htm
Bella lì. Per me nulla è irreversibile, manco la morte (almeno in un caso); il problema è in che tempi e a che costi. Basta solo averlo ben presente.
Ciò detto, che l’euro sia un INSTRUMENTUM REGNI mi pare pacifico (è una moneta), come altrettanto pacifico è il fatto che Prodi/Ciampi lo adottarono IMBROGLIANDO AL CUBO: sia l’Europa sui numeri veri nostri, sia gli italici, ai tempi tutti pro-Europa tranne qualche veterocomunista, sui suoi effetti quasi certi (lo si sapeva già che economia buona, tolte le barriere che ad es. la Francia non ha mai tolto, mangia economia che stenta: basta guardare la storia del Sud, o dell’Est Germania), sia infine imbrogliandosi loro stessi . Una storia nata male davvero; il fatto che l’alternativa stare con la lira fosse probabilmente peggio, non giustifica.
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