#oggi germania
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primepaginequotidiani · 19 days ago
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PRIMA PAGINA Il Fatto Quotidiano di Oggi giovedì, 07 novembre 2024
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ilblogdellestorie · 1 year ago
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La partita del secolo!!!!
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ilpianistasultetto · 17 days ago
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Ricordo mia madre, una giovane donna rimasta vedova troppo presto, che lavorava 12 ore al giorno ma quando stava in casa, cantava, cantava sempre. Ricordo mia nonna Emilia, povera contadina analfabeta, che quando mio zio Alessandro, emigrato illegale in Germania per lavorare, gli chiese cosa potesse portarle come regalo, lei rispose: "portami una di quelle belle radio-giradischi tedesche, una telefunken, cosi ascolto tante canzoni." Ricordo mio nonno Camillo che tutte le sere cenava alle 20 spaccate, poi si allungava sul letto e, mormorando sempre la sua solita frase: "il letto e' una rosa, chi non dorme, riposa", accendeva la sua radio sempre sintonizzata su una frequenza di musica lirica e ascoltava per ore.. Oggi certe cose non le fa quasi piu' nessuno. Non c'e' piu' il tempo per le piccole semplicita' e tanti non hanno nemmeno lo spirito giusto per farlo. @ilpianistasultetto
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falcemartello · 2 months ago
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produttori di sè stessi.
In un’inchiesta dedicata a questo fenomeno, Lidl, secondo il settimanale tedesco Die Zeit, è diventata uno dei maggiori produttori di generi alimentari in Germania, forse addirittura il + grande.
La produzione è affidata a un’apposita divisione della Lidl, la Schwarz Produktion, che fornisce ai negozi di oltre 30 Paesi nel mondo acqua minerale, bevande, prodotti da forno, cioccolato, frutta secca, gelati, caffè e pasta.”
Alcuni degli impressionanti numeri dell’azienda tedesca:
- un milione di gelati/giorno;
- 13mila pagnotte/ora;
- 50mila tonnellate di caffè/anno
- 47.mila tonnellate di noci e frutta secca/anno.
“A questo punto c’�� qualche preoccupazione fra le aziende di prodotti alimentari.
“Se la Lidl si mette a fare concorrenza ai suoi fornitori producendo essa stessa, quali prodotti sarà + probabile trovare sugli scaffali del supermercato?”
Ecco, questa è una bella domanda.
Legarsi a doppio filo allo strapotere della gdo rischia di nn essere stata una buona strategia x molti produttori dell'agroalimentare.
Fonte: (Discount, fare la spesa conviene. E ora Lidl diventa produttore (ilfattoalimentare.it))
"Per quanto ne so da consumatore la Lidl molti prodotti di propria produzione se li può pure tenere, come il "pane fresco" che in realtà è pane decongelato proveniente dalla Polonia Finché la gente non capisce che oggi la GDO si sostiene strozzando i produttori e poi rivendendo a caro prezzo prodotti di scarsa qualità non se ne esce".
Amen
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der-papero · 7 months ago
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Quando andavo alle manifestazioni a Roma contro Berlusconi, con all'epoca PdS e poi DS, sfilando un giorno per non mi ricordo quale vialone romano vedemmo affacciarsi un signore, che urlava da una finestra ai piani alti
RAGAZZI, IL CAPO NON MI HA DATO IL PERMESSO, MA IO SONO CON VOI, LOTTIAMO INSIEME, SEMPRE!!!!
e tipo c'era uno dietro che voleva tirarlo via dalla finestra, e noi giù che applaudivamo e provavamo a dargli tutto il nostro supporto.
Ecco, qui in Germania oggi non è ovviamente festa, perché che devono festeggiare questi, il giorno che li hanno presi a calci in culo?, e mi sento come quel signore di tanti anni fa, che da lontano, affacciato ad una finestra, vi urla che sono al lavoro ma che sono testa e cuore con voi ❤️.
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i-am-a-polpetta · 2 months ago
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oggi vi presento Kristhian uno dei pt della mia palestra che va tranquillamente in giro con sta bella catenazza al collo con il pendaglio dell'aquila stemma della Germania nazista che tiene tra le zampe la svastica.
ah, avrà 18 anni.....
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francescosatanassi · 11 months ago
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UN MALEDETTO SELVAGGIO
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Una storia che non conoscevo. Di fronte alle più alte cariche dello Stato cubano, oggi sono state tumulate presso l’altare dei rivoluzionari di L’Avana, le ceneri di Gino Donè, "El Italiano", come lo chiamavano i suoi compagni. Donè era nato in provincia di Treviso e aveva combattuto come partigiano nella Brigata Piave, ricevendo anche un encomio dal Gen. Alexander per aver salvato un gruppo di ufficiali inglesi nella laguna veneziana. Dopo la guerra cercò fortuna in Francia, Belgio, Germania, fino all'arrivo a Cuba. "Facevo il carpentiere - raccontò nel 2006 - ma avevo il sangue che mi bolliva, dentro ero ancora un maledetto partigiano.” In quel periodo, Fidel Castro era esiliato in Messico e stava arruolando giovani per liberare Cuba dalla dittatura di Batista. Venne a sapere di un italiano che aveva combattuto i fascisti e lo volle con sé come tenente del 3° plotone. Fu Gino a insegnare le tecniche della guerriglia a Che Guevara e assieme a lui, Fidel e Raul Castro, era tra gli 82 che, a bordo dell’imbarcazione Granma, sbarcarono ai piedi della Sierra Maestra. Con Aleida March, futura moglie del Che, organizzò, senza metterlo in atto, un piano per assaltare la sede del comando militare di Santa Clara. Ricercato dalla polizia, i compagni lo convinsero a rifugiarsi negli USA, dove si guadagnò da vivere come marinaio per 3 anni, prima di tornare in Italia. Al suo funerale parteciparono centinaia di persone, tra le quali i funzionari dell’ambasciata cubana con 4 corone di rose inviate in Italia da Fidel. "Mi hanno chiesto se fossi anarchico, comunista, rivoluzionario - raccontò l''unico europeo ad aver partecipato alla rivoluzione cubana - io sono soltanto un maledetto selvaggio. Però osservo il mondo e vedo che c'è sempre qualcuno più povero di me. E oggi, chi dà una mano ai proletari? Forse ci vorrebbero ancora uomini che decidono di essere fratelli."
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diceriadelluntore · 2 months ago
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Mira vitium natura saporem alienum in se trahendi
Meravigliosa è la natura delle viti di tirare a sé il sapore altrui (cioè del terreno dove sorgono)
Plinio Il Vecchio
Pavese diceva che i giorni della vendemmia sono i più belli dell'anno. Lo sono pure per me, che solo per tradizione familiare andiamo a raccogliere l'uva. La vigna i miei nonni la ebbero in dote dal padre di mia nonna materna come dote di nozze. Mio nonno era tornato a piedi dalla Germania, soldato catturato lì come prigioniero di guerra dopo la caduta del regime. È stato sempre il luogo della meraviglia per me sin da piccolo, e dei segnali del tempo e della natura: la scansione dei fiori, delle piante, i profumi degli agrumi, le ciliegie. Raccogliere le noci i giorni prima dell'inizio della scuola, e per farlo indossare due paia di guanti per non farsi nere le dita. I ricci delle castagne, da raccogliere con un bastoncino. E il piantare un albero per ogni cosa bella accaduta in famiglia: i successi personali, le nascite, i matrimoni.
Ancora oggi ogni volta che cerco un pensiero diverso vado a camminare tra i filari, a raccogliere i ciclamini in questo periodo, che crescono tra le nocciole.
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È un posto dell'anima.
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yotobi · 4 months ago
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Abbiamo ringraziato ogni giorno.
Tokyo sembrava irraggiungibile. Non solo lo hanno eguagliato per numero di medaglie, 40, lo hanno superato per numero di ori, 12 contro 10. Non si faceva così bene da Sydney, 24 anni fa. 25 medaglie tra oro e argento contro le 24 di Los Angeles nel 1932 e le 23 di Atlanta e Roma nel 1996 e 1960. Seconda Olimpiade di fila con tutti i giorni a medaglia, oggi 36, striscia che è partita il 18 Agosto 2016 a Rio.
Il livello di competitività in più sport continua ad essere altissimo, sono saliti sul podio in 15 discipline diverse, sul gradino più alto in 10 di queste (mai successo prima). 20 quarti posti. Dopo 64 anni superiamo la Germania nella classifica finale. Siamo nelle prime 10 dal 1996. Il medagliere dice “solo” nona e sesta, ma la sostanza è diversa e questa è stata la migliore edizione per gli Azzurri. Nonostante il covid, i calcoli renali, la febbre, gli infortuni, le decisioni folli di giudici e arbitri. Nonostante il poco riguardo che si ha in questo paese per le strutture, le ore di sport a scuola e il sostegno che molto spesso manca per chi vuole intraprendere questa carriera.
I valori di questi atleti sono enormemente superiori rispetto ai numeri sul medagliere. È la migliore Italia e si può fare ancora meglio.
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abr · 7 months ago
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Se ci sono delle speranze per l'Europa stanno, come al solito, negli Stati Uniti. (...) la crisi europea è figlia e diretta conseguenza della crisi che stanno attraversando gli USA dai tempi di Obama e delle scellerate politiche inaugurate dal suo Dipartimento di Stato. Per noi quella crisi ha voluto dire Libia e guerra sotto casa. Per altri ha voluto dire molto peggio.
Meglio sarebbe stato se prima si fosse dovuto votare in USA e poi in Europa. Purtroppo(...) le scadenze sono invertite. Il rischio è la riedizione del rapporto Trump-UE tra il 2016 e il 2020, dove l’Europa è stato il luogo in cui la parte perdente delle elezioni USA del 2016 si è arroccata per fare opposizione a Trump e rilanciare, usando una figura spenta come Biden per tornare al potere. La speranza d’Europa è tutta lì. Temo un altro 2020 prima di allora.
Se (Draghi) gode ancora di un immutato prestigio dopo il “Volete la pace o i condizionatori accesi”, il “Chi non si vaccina muore e fa morire”, e dopo avere ideato le sanzioni che avrebbero dovuto piegare l’economia russa, è solo perché la “buona stampa” e i suoi disinteressati commentatori continuano a costruire la figura del Cromwell europeo. Non abbiamo avuto la pace; la Russia, oltre ad aver già vinto in Ucraina, non è mai stata meglio in termini economici, e noi siamo diventati un Continente senza energia, senza materie prime, e presto senza industria per scelte sbagliate di politica industriale fatte in Germania e a Bruxelles. Ha probabilmente gestito la storia dei contratti segreti di fornitura dei vaccini per tutta Europa, firmati non si sa bene da chi nell’interesse di chi. E guardi che questa non è questione di vaccini (ma) di contratti. (...)
Negli USA stanno facendo molto per fare luce sui vaccini. 
È vero. E in Italia non se ne dà notizia. Ma guardi che, alla fine, dipenderà tutto dalla vittoria o meno di Trump in USA.
E poi?
Poi, se Trump vincerà, si aprirà il Vaso di Pandora. E la gente in Italia inizierà a leggere sui giornali quello che sa già per esperienza personale.
Che cosa intende dire?
Intendo dire che la gente impazzisce tutta assieme, ma si rinsavisce uno per uno. Se questo succederà, per molti, anche dalle nostre parti, sarà solo questione di tempo.
In caso contrario?
In caso contrario, le società europee entreranno nella “condizione di guerra” di cui parlava Bismarck, che, se non altro, aveva il pregio dell’onestà. Non sarà un’economia di guerra temporanea come si sussurra oggi con sussiego. Sarà una società diversa.
Alessandro Mangia, ordinario di diritto costituzionale nell’Università Cattolica di Milano, via https://www.ilsussidiario.net/news/scenario-ue-la-sorte-di-draghi-e-nostra-si-decide-negli-usa-a-novembre/2692362/
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primepaginequotidiani · 3 days ago
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PRIMA PAGINA Il Gazzettino di Oggi sabato, 23 novembre 2024
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vintagebiker43 · 22 days ago
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“Cosa salveresti della scuola italiana?” Nulla. La rivoluzione si fa in un solo modo: decapitando il re.
Farò imbestialire una marea di persone con questo scritto. Così sia. Qualcuno deve dirlo.
Questi sono i dati, le statistiche e le fonti che dimostrano perché la scuola italiana debba crollare - e crollerà - prima di poter rinascere.
SALUTE MENTALE:
1. La scuola italiana è infelice. Solo il 26% delle ragazze e il 17% dei ragazzi si dice contento di andare a scuola, contro una media europea del 56%. (Fonte: OCSE)
2. La scuola italiana è impopolare. A 15 anni, il 92% dei ragazzi e il 90% delle ragazze risponde: “No” alla domanda “Ti piace la scuola?” (Fonte: OMS)
3. La scuola italiana è insalubre. Il 51,4% dei ragazzi soffre in modo ricorrente di stati di ansia o tristezza prolungati. Il 49,8% lamenta un eccesso di stanchezza. (Fonte: Agia)
4. La scuola italiana è la più stressante del mondo. Il 46,5% degli studenti dichiara di provare nervosismo costante sui banchi di scuola. La media mondiale è del 37%. (Fonte: WeWorld)
5. La scuola italiana mette a rischio la stabilità psichica degli insegnanti. Quasi la metà degli educatori è a rischio di burnout, o stress lavorativo cronico. (Fonte: Osservatorio sul Benessere dei Docenti dell’Università di Milano-Bicocca)
6. La scuola italiana è insoddisfacente. Meno del 50% degli insegnanti, degli alunni e dei genitori si dice soddisfatto della scuola italiana. È la terzultima in Europa. (Fonte: Save the Children)
INCLUSIONE:
1. La scuola italiana è esclusiva. È al terzo posto in Europa per tasso di dispersione scolastica (9,4%), dietro solo a Germania (12,8%) e Spagna (13,7%). Uno studente su dieci non si diploma. (Fonte: OCSE)
2. La scuola italiana è discriminatoria. Il 32,5% - uno su tre - degli studenti stranieri non completa il percorso di studi, contro una media europea del 22,2%. (Fonte: MIUR)
3. La scuola italiana è iniqua. Solo sei su dieci tra gli studenti considerati “eccellenti” ma aventi difficoltà socioeconomiche riportano di ambire alla laurea, contro nove su dieci dai contesti più privilegiati. (Fonte: OCSE)
4. La scuola italiana è classista. Ancora oggi i licei, in particolare il classico, rimangono appannaggio dei ceti benestanti. Chi li frequenta proviene da famiglie i cui genitori sono laureati o diplomati e tendenzialmente ottiene i risultati scolastici migliori. Gli altri, spesso provenienti da realtà socioeconomiche più depresse, sono relegati agli istituiti tecnici o professionali, costituendo dei veri e propri “ghetti educativi”. (Fonte: AlmaDiploma)
INSEGNANTI:
1. La scuola italiana è inaccessibile. Il 90% degli insegnanti che hanno partecipato al concorso per l’abilitazione alla docenza di scuola secondaria ha fallito. (Fonte: La Stampa)
2. La scuola italiana è sotto organico. Secondo le stime elaborate da ANIEF, nell’anno scolastico 2024/2025 gli insegnati precari saranno circa 250 mila.
3. La scuola italiana è imprevedibile. Sono solo lo 2,99% gli insegnanti a tempo indeterminato con meno di 35 anni. (Fonte: Openpolis)
4. La scuola italiana è vetusta. Più del 53% degli insegnanti ha superato i 50 anni, contro una media europea del 37%. (Fonte: OCSE)
5. La scuola italiana è datata. Solo il 50,4% degli insegnanti under-35 in Italia ha svolto una formazione completa, contro una media UE del 75%. Inoltre, il 75% dei docenti italiani non ha frequentato corsi di formazione nella scuola in cui insegna dopo l’abilitazione. La media europea è del 58%. (Fonte: OCSE)
6. La scuola italiana è irriconoscente. Gli insegnanti italiani sono i più sottopagati dell’area OCSE e hanno visto una perdita del 6% del potere d’acquisto tra il 2015 e il 2023. (Fonte: OCSE)
7. La scuola italiana non è meritocratica. In molti Paesi europei, se dalla valutazione emerge che un insegnante registra un rendimento insoddisfacente, si applicano misure correttive. Solo in Spagna, Italia e Slovacchia non sono previsti interventi. (Fonte: la Repubblica)
INVESTIMENTI:
1. La scuola italiana è sottofinanziata. La spesa pubblica per l’istruzione è pari al 4% del PIL, contro una media europea del 4,9%. (Fonte: OCSE)
2. La scuola italiana è inadeguata. Sei strutture su dieci sono prive di agibilità. Ogni tre giorni in una scuola italiana si verifica un crollo di calcinacci da soffitti e pareti di aule, laboratori e palestre. L’80% delle scuole è ubicato in edifici non adeguati. Il Ministro Valditara ha dichiarato l’edilizia scolastica “un’emergenza nazionale”. (Fonte: Avvenire)
3. La scuola italiana è sovraffollata. Più di 5000 aule, le cosiddette “classi pollaio”, ospitano oltre 27 alunni ciascuna su base giornaliera, per un totale di 165 mila studenti costretti a trascorrere l’anno in condizioni di sovraffollamento. (Fonte: MIUR)
RISULTATI:
1. La scuola italiana non aiuta a capire. Un quindicenne italiano su quattro fatica a comprendere testi di complessità elementare, e solo uno su venti riesce a distinguere i fatti dalle opinioni leggendo un testo su un argomento sconosciuto. (Fonte: OCSE)
2. La scuola italiana è insufficiente. La metà dei maturandi non raggiunge il livello minimo accettabile di competenze in matematica (oltre il 50%) o in italiano (sotto il 50%). (Fonte: Il Sole 24 Ore)
3. La scuola italiana è nozionistica. Gli studenti italiani hanno totalizzato 31 punti su 60 nella risoluzione di problemi in maniera innovativa con il pensiero laterale e divergente. (Fonte: OCSE)
4. La scuola italiana insegna l’individualismo, a scapito del lavoro di gruppo. Gli studenti italiani hanno totalizzato 478 punti contro una media OCSE di 500 punti nella “risoluzione collaborativa dei problemi”, ovvero la capacità di interagire con altri, condividendo sforzi e conoscenze per raggiungere la soluzione. L'Italia si classifica al 26° posto su 32 Paesi. (Fonte: OCSE)
5. La scuola italiana causa avversione al rischio. L’85% dei quindicenni italiani ha paura di prendere brutti voti, contro una media europea del 66%. (Fonte: OCSE)
FUTURO:
1. La scuola italiana è incostante. Mentre alle elementari gli studenti registrano risultati pari, se non superiori, a quelli dei coetanei europei, alle medie e alle superiori le metriche crollano.
2. La scuola italiana non orienta. Solo il 35,8% dei quindicenni italiani ha accesso a servizi di orientamento professionale nel contesto scolastico, contro una media dell’80-90% in Paesi come la Danimarca e Finlandia, per esempio. (Fonte: OCSE)
3. La scuola italiana non prepara al mondo del lavoro. L’Italia registra il periodo più lungo tra i Paesi del Nord Globale in quanto a transizione dalla scuola al lavoro, un attesa di 5,9 anni nel 50% dei casi. (Fonte: OCSE)
4. La scuola italiana produce analfabeti funzionali. L’Italia è in cima alle classifiche mondiali per analfabetismo funzionale. Il 27% delle persone tra i 16 e i 65 anni non è in grado di leggere un testo e rielaborarlo, capirlo a fondo e usare il proprio pensiero critico per distinguere ciò che è vero da ciò che è falso. (Fonte: OCSE)
5. La scuola italiana non combatte la disoccupazione. L’Italia è il primo Paese di giovani che non studiano né lavorano (NEET) con un tasso del 27,4% contro la media europea del 14%. (Fonte: ISTAT)
La scuola italiana va smantellata fino al suo nucleo e ricostruita da zero.
E credo che accadrà, che ti piaccia oppure no.
Non perché un bel giorno la politica si sveglierà capace e disposta a fare il proprio lavoro in modo adeguato. Ma perché l’intero sistema scolastico collasserà entro il 2050. La natalità in Italia parla chiaro: di questo passo, metà delle scuole in funzione oggi - circa 20.000 - chiuderà entro il 2030. E da lì si è in caduta libera. La disoccupazione e il precariato tra gli insegnanti sarà dilagante. I sistemi a cui ci siamo strenuamente aggrappati verranno abbandonati, e non per scelta, ma per obbligo. Non sarà piacevole. Ma è inevitabile. E questo darà inizio a un’era più prospera per la scuola e i suoi abitanti. E noi saremo lì a raccogliere i cocci. Saremo anche lì a crearli, appena prima.
Siamo in tanti ad aspettare quel giorno. Milioni di insegnanti, genitori, presidi e alunni che, come me, non criticano la scuola perché la odiano, ma perché la amano troppo per accettare il suo disfacimento standosene impalati a guardare.
Saranno proprio queste persone a ricostruirla. Saranno gli insegnanti che rifiutano i suoi limiti. Saranno gli insegnanti che non si danno per vinti. Saranno gli insegnati che ci credono, nonostante tutto. E sono tanti. Siamo tanti. Siamo molti di più noi che la critichiamo amandola di chi, magari difendendola a parole, poi se ne frega. Siamo la maggioranza silenziosa di chi non ne può più ma, nonostante tutto, continua a credere in un domani migliore.
Un domani possibile.
Sogno un domani non lontano in cui tutti noi, insegnanti e cittadini, ci riuniremo attorno al tavolo da disegno e congegneremo la Scuola dei Sogni: una Scuola più umana, felice e migliore.
Dunque, mi correggo: della scuola italiana salvo chi resiste.
P.s. Non critico MAI i singoli individui o le singole realtà. So bene che ce ne sono a migliaia, di insegnanti e Scuole che già incarnano la nostra rivoluzione nella loro esistenza quotidiana. Sono i nostri più grandi alleati sul territorio, infatti. La mia critica è rivolta solo ed esclusivamente al SISTEMA. Un sistema che, anziché valorizzare l’innovazione, la creatività e l’amore per la professione, nel migliore dei casi li ignora, e nel peggiore li penalizza, li sminuisce e li svilisce. Ma il suo tempo è scaduto.
Nicolò Govoni - Fondatore di "Still I rise"
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pettirosso1959 · 2 months ago
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C'ERA UNA VOLTA LA GERMANIA, UNA POTENZA ECONOMICA, INDUSTRIALE E DI INNOVAZIONE SOCIALE. UNA VOLTA, PERO', PERCHE' I VERDI E LE SINISTRE DEMOCRATICO-PROGRESSISTE AL POTERE HANNO DISTRUTTO IL SOGNO DI MILIONI DI GIOVANI, CHE OGGI SI RIBELLANO, ANCHE A GRETA...
La popolarità dei Verdi e dei Socialisti tedeschi è al collasso, così come le infrastrutture della Germania.
Una parte di un importante nella città sassone di Dresda, un ponte, è misteriosamente crollato. L'incidente evidenzia la negligenza della Germania nei confronti delle proprie infrastrutture, mentre incanala decine di miliardi di euro in progetti verdi dubbi in patria e all'estero. Il crollo del ponte di Dresda è una metafora dell'attuale situazione della Germania.
"Parte del successo di AfD può essere attribuito alla sua politica economica. I tedeschi chiedono la fine dei sussidi governativi che distorcono il mercato dell'energia elettrica e rendono costosa l'energia, quindi la fine della costosa transizione energetica verde del paese e, soprattutto, un'inversione dell'attuale deindustrializzazione. Se questa politica economica moderata viene abbandonata dai centristi al potere, allora gli elettori guarderanno altrove".
Una volta votati i Verdi, i giovani sotto i 18 anni si sono spostati in massa a destra. Lo scorso mese di agosto, in Turingia, in un sondaggio è stato chiesto a 9000 giovani di età inferiore ai 18 anni per chi avrebbero votato. Il vincitore con un ampio margine è stato il partito di destra AfD, che ha ottenuto il 37,4% dei voti, più del doppio rispetto al 16,5% ottenuto nel 2019. I Verdi, d'altra parte, hanno perso un'enorme quota, circa l'83% dei loro sostenitori.
I giorni di Fridays for Future, guidati da Greta Thunberg, sono scomparsi più velocemente di una palla di neve in una calda giornata estiva. In effetti, i giovani hanno mantenuto la loro promessa "vi terremo d'occhio" e, ironicamente, odiano ciò che stanno vedendo ora: uno sgretolamento del loro paese e del loro futuro.
Ora stanno guidando una ribellione silenziosa ma potente. Le bugie sul Covid e sui vaccini, le bugie sulla guerra contro la Russia e il sabotaggio palese del gasdotto North Stream 2 che ha reso l'energia elettrica ed il gas in Germania costosissimi, ma i giovani si stanno rendendo conto di come l'Occidente sia tutto tranne che libero e democratico.
I dissidenti sono stati messi a tacere mentre la censura si diffondeva sulle principali piattaforme di social media. In Germania, e altrove in Europa, le persone che esprimevano opinioni diverse si sono trovate calunniate e criminalizzate. I leader dissidenti sono stati persino arrestati e imprigionati. Migliaia di account di social media sono stati sospesi.
Nel luglio 2024, la rivista tedesca di "estrema destra" Compact è stata perquisita dalle forze speciali tedesche e chiusa dall'eccessivamente zelante ministro dell'Interno socialista, Nancy Faeser.
Il fondatore del servizio di messaggistica istantanea Telegram, Pavel Durov, è stato arrestato dalle autorità francesi. Il suo crimine: fornire libertà di parola. I giovani ora si rendono conto di come la "libertà di parola" in Occidente sia solo uno scherzo.
L'uccisione di tre persone (e molte altre ferite) da parte di un rifugiato siriano durante un festival ha evidenziato una lunga serie di crescenti violenze da parte degli immigranti. L'opinione pubblica ha reagito mettendo in discussione a gran voce le politiche europee sulle frontiere. Nonostante una serie di grandi promesse, i politici non hanno intrapreso alcuna azione concreta per arginare l'ondata di migranti dal Medio Oriente e dall'Africa, provocando l'indignazione di tutti, soprattutto proprio dei giovani.
Il crimine e la violenza hanno reso insicure molte parti della Germania, e i giovani si stanno rendendo conto che il loro paese sta potenzialmente andando all'inferno; in nome dell'accoglienza, in nome della guerra, in nome dell'energia verde e di false promesse, ormai palesemente bugie di Stato.
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falcemartello · 11 months ago
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Gli europei si stanno ribellando contro Net Zero
Negli ultimi dieci anni circa, i politici tradizionali di tutta Europa hanno smesso di promettere di migliorare il tenore di vita dei loro elettori.
Invece, si sono vantati dei loro piani per limitarlo.
Hanno esaltato le virtù di un costo della vita più elevato, della deindustrializzazione e delle restrizioni alle libertà personali.
E si aspettavano che la maggior parte delle persone non se ne sarebbe preoccupata o forse addirittura se ne sarebbe accorta, perché tutto ciò doveva essere fatto in nome del "salvataggio del pianeta" dal cambiamento climatico.
Ma nel 2023, quel consenso dell’élite verde si è schiantato sulla Terra.
La crescente rabbia pubblica nei confronti di Net Zero ha iniziato a scuotere un'élite politica compiacente. In effetti, l’opposizione al greenismo è oggi uno dei principali motori del populismo europeo.
Ha portato la gente in strada, con le proteste degli agricoltori nei Paesi Bassi e Irlanda e, più recentemente, Germania. E ha ispirato una serie di rivolte alle urne.
A novembre, Geert Wilders, attaccabrighe dell'estrema destra e scettico sul clima, ha ottenuto una vittoria elettorale shock, sconfiggendo il suo rivale più vicino, Frans Timmermans, l'architetto e il volto delle politiche climatiche dell'UE.
In Germania, una disputa sulle pompe di calore ha recentemente minacciato di far cadere il governo, di cui il Partito dei Verdi è uno dei partner minori della coalizione.
La “legge sul riscaldamento” proposta dalla Germania avrebbe vietato l’installazione di nuove caldaie a gasolio e gas.
Inoltre, questo costo doveva essere imposto a una nazione che si sta già riprendendo da una grave crisi energetica, dove le bollette delle famiglie sono tra le più alte d'Europa e dove industrie critiche stanno chiudendo a causa degli esorbitanti costi energetici.
Più o meno nello stesso periodo, dall'altra parte della Manica, il presidente francese Emmanuel Macron ha chiesto una "pausa" nelle nuove norme ambientali.
Aveva già imparato a sue spese che il pubblico non sopporterà politiche ambientali rigorose.
Nel 2018 e nel 2019, un'eco-tassa sul carburante ha scatenato proteste gilets jaunes durate un anno la ribellione pubblica più significativa avvenuta in Francia dal maggio ’68.
La classe politica deve riconoscere che gli elettori non vogliono pagare bollette energetiche più alte, pagare una cifra esorbitante per l’uso della propria auto o installare pompe di calore costose e inaffidabili invece delle affidabili caldaie a gas.
Come hanno dimostrato le rivolte dello scorso anno, nessun discorso sul “salvare il pianeta” potrà cambiare la situazione. L’opinione pubblica non si lascerà ingannare dai tentativi di etichettare l’austerità come “verde”.
Nel 2024, abbiamo bisogno di una nuova politica che metta gli standard di vita delle persone al centro. L’abbandono di Net Zero sarebbe il punto di partenza perfetto.
(da un art. di Fraser Myers – Spiked)
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anchesetuttinoino · 2 months ago
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Contrordine compagni.
Guardate cosa hanno scritto nel loro comunicato i sindacati, pronti a scioperare contro la crisi dell’automotive. Testuale: “Non si può accettare una transizione contro il lavoro e con costi sociali enormi”. Come, scusa? Finalmente la Cgil e i sindacati hanno capito che dalla Germania al Belgio, passando per Stellantis, complice anche l’auto elettrica, la crisi delle immatricolazioni rischia di bruciare milioni di posti di lavoro. Meglio tardi che mai, certo. Ma se oggi puntano il dito contro il costo dell’energia e contro una transizione portata avanti “contro il lavoro”, beh: allora l’ipocrisia regna sovrana. Era il maggio del 2022, governo Draghi, quando la Cgil e Maurizio Landini si riunirono con Paolo Gentiloni (commissario del governo Ue ideatore del green deal) e con l’allora ministro delle mobilità sostenibili per “allearsi con gli ecologisti di fronte alla sfida dell’auto elettrica”. Diceva Giorgio Airaudo, leader della Cgil piemontese: “A noi non convince la storia per cui elettrico significhi esuberi. Un recente studio tedesco ipotizza nell’automotive un saldo a somma zero tra posti di lavoro persi e posti di lavoro creati con le nuove tecnologie delle vetture a batteria e a guida autonoma: pensiamo solo alle reti di ricarica”. S’è vista come è andata. Volksvagen potrebbe arrivare a tagliare 15mila posti di lavoro. Bmw e Mercedes lanciano allarmi. Il fornitore di batterie, la svedese Northvolt, ha annunciato licenziamenti per 1.600 lavoratori e sospenderà gli investimenti per i nuovi stabilimenti. E Acea, l’associazione che riunisce i costruttori europei, ha denunciato la “riduzione della quota di mercato delle auto elettriche”. Se l’Ue non rivedrà le regole sulle emissioni, con l’addio al motore endotermico entro il 2035, il rischio - scrive Acea - è che altre famiglie restino senza la pagnotta da portare a casa. Domanda: ma era coì difficile capirlo? Domanda per Landini: quando nel 2022 preferiva le manifestazioni di Fridays for future a quelle degli operai, non poteva immaginare che l’addio al motore endotermico in così poco tempo avrebbe avvantaggiato Cina e Usa (tecnologicamente più avanti), portando al tracollo della maggiore industria del vecchio continente? Forse, quando sosteneva che le priorità della Cgil erano “la lotta al cambiamento climatico, una giusta transizione ecologica e sostenibile e il superamento dell’uso delle fonti fossili”, non aveva compreso fino in fondo quali sarebbero state le conseguenze. Ora la sveglia è suonata, e speriamo non sia troppo tardi. E pensare che Giancarlo Giorgetti lo andava spiegando dal lontano 2021: “Vogliamo scegliere la strada della transizione ecologica? - aveva detto in tempi non sospetti - Tutto questo avrà un prezzo sociale ed economico enorme in termini di disoccupazione. Chi lavora oggi in una fabbrica di motori diesel sa perfettamente” che è condannata a morte. Landini avrebbe fatto meglio ad ascoltare il ministro, invece di Greta Thunberg.
L'ipocrisia verde di Landini, la preghiera anti-partite iva e Putin: quindi, oggi... (msn.com)
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colonna-durruti · 1 year ago
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Moni Ovadia
Il vittimismo lo facevano anche i nazisti. Noi dobbiamo ammazzare gli ebrei, sterminarli, perché sennò quelli ci distruggono. Questo era il mantra dei nazisti. Perché ve la prendete con gli ebrei, cosa vi hanno fatto di male? Vogliono distruggere la Germania e impossessarsi del mondo. La propaganda di Goebbels si fondava su questo. Un vittimismo criminale che fece presa sui tedeschi.
Oggi quando tu dici distruggi mezza Gaza, e poi dici è successa questa cosa, chi è stata la vittima? Gli israeliani, ti dicono loro. Guai a questo vittimismo. Ricordo un’affermazione di un grande intellettuale palestinese scomparso, Edward Said: “la tragedia dei palestinesi è essere vittime delle vittime”. Che è altra cosa dal vittimismo giustificato, quando gli ebrei si dicevano giustamente vittime. Ma adesso, con non so quante centinaia di testate nucleari?
https://www.unita.it/2023/10/28/seguo-la-lezione-di-mose-non-sono-un-traditore-intervista-a-moni-ovadia/?fbclid=IwAR0TwZiFDMuXoGDGHxKBiFPgSRRgF4V0D2wPsd_hzWvrI9l8Ot9YOqNAvRM
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