#depistaggio
Explore tagged Tumblr posts
Text
Il Giudice Casson fece aprire la terza istruttoria sulla strage di Peteano
Il 6 ottobre 1972 un terrorista tentò di dirottare un aereo diretto a Bari, chiedendo un riscatto di 200 milioni di lire in cambio della vita dei passeggeri. Il velivolo atterrò all’aeroporto di Trieste-Ronchi dei Legionari, dove accorse la polizia. L’episodio si concludeva con l’uccisione dell’improvvisato dirottatore da parte di quest’ultima <29. Il suo nome era Ivano Boccaccio e si scoprì…
View On WordPress
#1972#1980#1985#1987#1990#7^ Divisione#aereo#carabinieri#Daniele Pistolato#depistaggio#dirottatore#Felice Casson#Friuli#Gladio#GOS#istruttoria#Ivano Boccaccio#Ordine Nuovo#Peteano#strage#struttura#Venezia Giulia#Vincenzo Vinciguerra
0 notes
Text
Il Giudice Casson fece aprire la terza istruttoria sulla strage di Peteano
Il 6 ottobre 1972 un terrorista tentò di dirottare un aereo diretto a Bari, chiedendo un riscatto di 200 milioni di lire in cambio della vita dei passeggeri. Il velivolo atterrò all’aeroporto di Trieste-Ronchi dei Legionari, dove accorse la polizia. L’episodio si concludeva con l’uccisione dell’improvvisato dirottatore da parte di quest’ultima <29. Il suo nome era Ivano Boccaccio e si scoprì…
View On WordPress
#1972#1980#1985#1987#1990#7^ Divisione#aereo#carabinieri#Daniele Pistolato#depistaggio#dirottatore#Felice Casson#Friuli#Gladio#GOS#istruttoria#Ivano Boccaccio#Ordine Nuovo#Peteano#strage#struttura#Venezia Giulia#Vincenzo Vinciguerra
0 notes
Text
Il Giudice Casson fece aprire la terza istruttoria sulla strage di Peteano
Il 6 ottobre 1972 un terrorista tentò di dirottare un aereo diretto a Bari, chiedendo un riscatto di 200 milioni di lire in cambio della vita dei passeggeri. Il velivolo atterrò all’aeroporto di Trieste-Ronchi dei Legionari, dove accorse la polizia. L’episodio si concludeva con l’uccisione dell’improvvisato dirottatore da parte di quest’ultima <29. Il suo nome era Ivano Boccaccio e si scoprì…
View On WordPress
#1972#1980#1985#1987#1990#7^ Divisione#aereo#carabinieri#Daniele Pistolato#depistaggio#dirottatore#Felice Casson#Friuli#Gladio#GOS#istruttoria#Ivano Boccaccio#Ordine Nuovo#Peteano#strage#struttura#Venezia Giulia#Vincenzo Vinciguerra
0 notes
Text
Il Giudice Casson fece aprire la terza istruttoria sulla strage di Peteano
Il 6 ottobre 1972 un terrorista tentò di dirottare un aereo diretto a Bari, chiedendo un riscatto di 200 milioni di lire in cambio della vita dei passeggeri. Il velivolo atterrò all’aeroporto di Trieste-Ronchi dei Legionari, dove accorse la polizia. L’episodio si concludeva con l’uccisione dell’improvvisato dirottatore da parte di quest’ultima <29. Il suo nome era Ivano Boccaccio e si scoprì…
View On WordPress
#1972#1980#1985#1987#1990#7^ Divisione#aereo#carabinieri#Daniele Pistolato#depistaggio#dirottatore#Felice Casson#Friuli#Gladio#GOS#istruttoria#Ivano Boccaccio#Ordine Nuovo#Peteano#strage#struttura#Venezia Giulia#Vincenzo Vinciguerra
0 notes
Text
Il Giudice Casson fece aprire la terza istruttoria sulla strage di Peteano
Il 6 ottobre 1972 un terrorista tentò di dirottare un aereo diretto a Bari, chiedendo un riscatto di 200 milioni di lire in cambio della vita dei passeggeri. Il velivolo atterrò all’aeroporto di Trieste-Ronchi dei Legionari, dove accorse la polizia. L’episodio si concludeva con l’uccisione dell’improvvisato dirottatore da parte di quest’ultima <29. Il suo nome era Ivano Boccaccio e si scoprì…
View On WordPress
#1972#1980#1985#1987#1990#7^ Divisione#aereo#carabinieri#Daniele Pistolato#depistaggio#dirottatore#Felice Casson#Friuli#Gladio#GOS#istruttoria#Ivano Boccaccio#Ordine Nuovo#Peteano#strage#struttura#Venezia Giulia#Vincenzo Vinciguerra
0 notes
Text
Pino Corrias
Siamo tutti trascritti nella carta dei vini e dei segreti. Ci scelgono a loro comodo i buoni e i cattivi. Il potere o il malandrino. La legge o il ricattatore. È la definitiva rivelazione della banda milanese di Equalize che ha generato un soprassalto non del tutto inatteso, a dire il vero, vista la tradizione di spiati e di spioni che vantiamo, dai tempi dell’Ufficio affari riservati di Federico Umberto D’Amato, cuoco d’alto rango di trame e dossier. Fino al Tiger Team di Giuliano Tavaroli che spiava per conto di Telecom durante il regno di Tronchetti Provera. E ai pedinamenti informatici di magistrati e giornalisti organizzati da Pio Pompa, ai tempi dell’indimenticato generale Pollari, plenipotenziario dei nostri Servizi segreti in piena epopea berlusconiana.
Ma questa volta, dopo i clamori dell’hacker siciliano che passeggiava nei data-base del Ministero di Giustizia, dopo le gesta del bancario con le sue 6 mila intrusioni nelle vite degli altri, la nuova e onnipotente banda di spioni appena scoperta a Milano, capace di entrare e uscire 52 mila volte dagli archivi ultrasegreti (?) del Viminale, si trascina un sacco di domande al seguito e almeno una definitiva verità.
Prima domanda. Ma se è così facile bucare l’ombra che ogni cittadino di questo Paese si porta dietro – ombra e impronte che conducono a relazioni, amicizie, numeri di telefono, foto, video, conversazioni, amanti, conti bancari – com’è che gli evasori parziali, semi parziali, totali, la fanno sempre franca? Com’è che all’appello del nostro vivere comune mancano sempre da 80 a 100 miliardi, imboscati sotto al materasso dell’evasione fiscale di un tassista, di un finanziere, di quei gioiellieri che guadagnano sempre meno dei loro vetrinisti?
E poi. Se basta un click, una password e un paio di investigatori infedeli per entrare al Quirinale, negli archivi della Polizia e dei Servizi segreti, come fossero il Bingo sotto casa, com’è che non sappiamo ancora nulla (o quasi) dei cento misteri che assediano la nostra storia nazionale, dalle stragi d’altro secolo, alla scomparsa di Emanuela Orlandi, dal depistaggio su via D’Amelio alla sparizione dell’agenda rossa di Borsellino. O quanto fosse coinvolta l’Università di Cambridge nella trappola in cui cadde Giulio Regeni. E ancora: quante stragi di migranti sono stata nascoste dentro le acque del Mediterraneo? E quanto vale in miliardi di euro e intese sovranazionali il nostro traffico internazionale di armamenti e software, visto che, secondo Costituzione, dovremmo ripudiare la guerra anziché alimentarla?
Altra domanda. È giustificato l’allarme, anzi il panico che risuona nelle parole degli investigatori che hanno dettato: “Siamo di fronte a un attacco alla democrazia”? Certo che sì. Hanno appena scoperto che una manciata di ricattatori custodiva 800 mila dossier rastrellati in qualche anno di infiltrazioni, astutamente nascosti non proprio nella grotta di Ali Babà, ma dietro le guglie del Duomo di Milano, da dove i quaranta ladroni si impadronivano delle vite private di tutti, dagli gnomi del mondo dello spettacolo ai capitani di industria e finanza, dalle fidanzate di qualche pupone con il cuore in affanno alle massime cariche dello Stato, figli compresi.
E ancora di più è giustificato l’allarme per la permeabilità – clamorosa e conclamata – del mondo che ci siamo costruiti accanto, anzi sopra, sotto, ovunque, quello della Infosfera che custodisce per intero la storia di ognuno di noi, basta saperla pescare tra i miliardi di byte che sono diventati la nostra aura, invisibile solo per chi non ha lo strumento adatto per vedere.
L’ultima rivelazione di questa storia è che siamo sempre di più nelle mani di chiunque. Dei buoni, veri o presunti, e dei cattivi. Quelli che risolvono gli omicidi interrogando le tracce digitali di cellulari e telecamere che gli assassini si lasciano dietro. E quelli che gli omicidi, virtuali fino a un certo punto, li architettano a pagamento, seminando ricatti e incendi reputazionali. E che dunque viviamo consensualmente sottoposti ai titolari dell’ordine che quotidianamente perlustrano la nostra convivenza, la campionano, se del caso la indagano in difesa di quelle regole comuni che chiamiamo democrazia. E insieme viviamo sottomessi ai bucanieri che quell’ordine e quella convivenza la vogliono forzare, violare, dissolvere per appiccare l’incendio dei ricatti, in cambio di soldi, potere, carriere, interessi politici, vendette personali. Per ordine di una cosca che maneggia appalti o uomini politici. O per la banalissima curiosità di un impiegato che dal desk di una oscura filale bancaria di Bisceglie si toglie lo sfizio di guardare tra le lenzuola contabili di suoceri, vicini di casa, capiufficio, e di altri migliaia di perfetti sconosciuti compresi quelli che abitano nei rotocalchi o nelle stanze dei palazzi del potere.
Ora il governo emette sirene d’allarme. Promette “strette legislative”. Minaccia “pene più severe”. Garantisce che a contrasto dei ricattatori infedeli basterà migliorare i controlli per arginare e le incursioni illegali e proteggere le vite.
Ma è davvero così semplice? La verità è che abbiamo trasformato il nostro villaggio globale in un clamoroso paese di specchi. Specchi dotati di memoria perpetua. La memoria del silicio. Che è la definitiva stregoneria di cui parla Yuval Harari nel suo ultimo libro Nexus, dedicato non solo ai rischi della futura Intelligenza artificiale, ma anche a quelli della attualissima stupidità umana del tempo presente. E degli strumenti digitali talmente pervasivi da rendere la privacy una chimera così lontana, così irraggiungibile, che per maneggiarla l’abbiamo dovuta trasformare in una nuova religione, buona per essere violata ogni volta che serve.
Il solitario filosofo Guy Debord scoprì a metà dell’altro secolo che avremmo vissuto in una permanente “Società dello Spettacolo” governata sempre di più dal segreto, il segreto remoto del potere. Custodito dal perpetuo intrattenimento allestito per distrarci. Non poteva immaginare quanto ci saremmo spinti oltre. E che quel segreto un tempo esclusivo, si sarebbe dislocato nell’ovunque della Rete a portata di algoritmo. Saranno i buoni o i cattivi a scegliere quale segreto rivelare, quello del tassista evasore, del latitante in fuga o del ministro corrotto? Sì, è vero, mai come ora la democrazia è in pericolo. Segreti e ricatti sono la dieta preferita dalle democrature. E i complici, più ingenui che colpevoli, siamo tutti noi che abbiamo appeso le nostre vite dentro alle vetrine illuminate della Rete. Credendoci protetti dal buio che invece abbiamo dissolto.
3 notes
·
View notes
Text
Speriamo sia la volta buona di rendere giustizia alle vittime di Bologna
Da Carlos ai palestinesi. Ecco le carte secretate che Fdi vuole rivelare C’è un carteggio che lega Bologna a Ustica e all’arresto di un terrorista Olp. Il giallo sul corpo della Fresu «Desecretare tutto per fare luce sui tanti tentativi di depistaggio». È questo il mantra dentro il centrodestra per uscire dall’angolo in cui le vittime della strage di Bologna vorrebbero ingiustamente confinare…
4 notes
·
View notes
Text
19 07 23
Corte d’Appello di Caltanissetta, sentenza sul depistaggio del 12 luglio 2022: «il più grande depistaggio della storia d’Italia», «partecipazione morale e materiale di altri soggetti (diversi da Cosa nostra)». E c’erano anche «gruppi di potere interessati all’eliminazione» del magistrato». «Tra amnesia generalizzate di molti soggetti appartenenti alle istituzioni (...) e dichiarazioni testimoniali palesemente smentite da risultanze oggettive e da inspiegabili incongruenze logiche, l’accertamento istruttorio sconta gli inevitabili limiti derivanti dal velo di reticenza cucito da diverse fonti dichiarative»
Salvatore Borsellino: «Non vogliamo che ci siano avvoltoi in via D’Amelio, ipocriti che portino corone e onori fasulli, ho promesso che non avrei più permesso simboli di morte laddove c’è l’Albero della pace voluto da mia madre e dove intendo realizzare un Giardino della pace». «Le sue esternazioni (Min.Nordio), al di là del loro esito, hanno mostrato la volontà di demolire la legislazione pensata da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino per dare gli strumenti necessari a combattere la criminalità organizzata. E se avrò modo di incontrare il premier Meloni - aggiunge - le vorrei chiedere come si concilia il suo entrare in politica dopo la strage di via D’Amelio e la morte di Paolo Borsellino e le esternazioni di un suo ministro che promette di smantellare la legislazione antimafia attaccando proprio l’articolo del concorso esterno in associazione mafiosa eliminando il quale la quasi totalità dei processi per mafia verrebbero ad essere annullati. Io da Giorgia Meloni non mi aspetto parole ma fatti. Lo censuri o lo faccia uscire dal governo come si merita». «Questa volta non ci saranno problemi: sarò io ad accogliere i giovani del corteo delle associazioni e insieme entreremo in via D’Amelio. Forse all’albero Falcone è mancato questo».«L’antimafia non si è spaccata oggi, le varie organizzazioni non hanno lavorato all’unisono anche perché si occupano di cose diverse. Libera di beni confiscati, le Agende rosse di giustizia e verità. Purtroppo quello che mi ha addolorato in questo ultimo anniversario è chi ha trovato la maniera di attaccare i movimento delle Agende rosse, predicando che non ci siano divisioni»
21 notes
·
View notes
Text
La Procura della Repubblica di Roma ha chiuso le indagini sul pestaggio che ha avuto come vittime tre ragazzini di 16 anni. Gli autori dell’aggressione sono poliziotti. I fatti si sono consumati nella tarda serata del 9 giugno del 2022, e tutto è stato immortalato dalle videocamere di sorveglianza che hanno incastrato i tre agenti.
Il racconto delle tre vittime dell’aggressione
Si è trattato di 5 minuti di follia. I tre ragazzini, alle 23 e 55, erano diretti al Mc Donald’s, come riporta La Repubblica, nei pressi della Circonvallazione Cornelia quando sono arrivati e subito dopo sono sopraggiunte anche due pattuglie della Polizia. Dopo quei fatidici 5 minuti le auto blu vanno via. Ma in quel lasso temporale cosa è successo? I tre 16enne racconteranno di essere stati picchiati dai poliziotti e a uno questi ultimi avrebbero anche spaccato il cellulare con il quale stava cercando di chiedere aiuto al padre. Fatti che hanno trovato conferme nelle immagini delle telecamere.
La chiusura indagini e le accuse nei confronti degli agenti
Ora la Procura ha chiuso le indagini a carico degli agenti e, sulla base dei racconti delle vittime e dei video reperiti dagli investigatori che confermerebbero il racconto dei ragazzini, l’accusa per tutti è di abuso d’ufficio e lesioni. A uno viene contestato anche il danneggiamento, mentre un altro di depistaggio, in quanto avrebbe negato i fatti realmente accaduti.
L’aggressione s’è consumata in un brevissimo lasso temporale. I poliziotti erano stati inviati sul posto dalla centrale operativa per una rissa tra stranieri. Ma una volta arrivati sul posto avevano trovato solo il gruppo di ragazzini che stava giocando con il carrello della spesa. A quel punto, secondo il racconto delle vittime, non ci sarebbe stato niente altro che l’aggressione. Una scarica di botte ingiustificate, come avrebbero poi raccontato agli investigatori.
22 notes
·
View notes
Text
Abbiamo solo prove che tutta la narrativa è falsa e tutto ciò a cui siamo stati indottrinati è un clamoroso depistaggio storico e geografico.. l'unica certezza è che non conosciamo né la nostra storia né tantomeno la geografia plan-et-aria, al punto che noi siamo gli alieni di questa Terra..
Entrambe le guerre mondiali furono combattute per:
1) cancellare la memoria collettiva del Vecchio Mondo.
2) Distruggere fisicamente le testimonianze architettoniche.
Secondo la storia ufficiale, tutto ciò che vedete qui è stato costruito con nient'altro che carri trainati da cavalli e semplici utensili manuali....
La verità, ovviamente, è ben diversa. Questi edifici hanno avuto origine nel Vecchio Mondo ed erano strutture tecnologiche che generavano e sfruttavano l'energia libera.
Solo i costruttori del Vecchio Mondo riuscivano a coniugare bellezza e funzionalità in un modo che ancora oggi ci lascia senza parole.
Solo chi conosce la verità sul passato può comprendere il presente e plasmare il futuro!
7 notes
·
View notes
Text
La magistratura è la vergogna dell' italia. Ogni volta aggiungono una pagina alla disgrazia di avere giudici corrotti dalla politica che assolvono ogni sorta di criminali se questi hanno appoggi o sono nelle liste degli intoccabili...Sono 25 le assoluzioni e cinque le condanne decise del gup di Pescara, Gianluca Sarandrea, sulla tragedia dell'Hotel Rigopiano di Farindola, travolto e distrutto, il 18 gennaio del 2017, da una valanga, evento in cui morirono 29 persone. I 30 imputati, tra amministratori e funzionari pubblici, oltre al gestore e al proprietario della struttura, erano accusati a vario titolo dei reati di disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni, falso, depistaggio e abusi edilizi.
25 notes
·
View notes
Text
Ed è Lunedì?
Ieri ho fatto tardi dietro ad un audio ricavato da un video di un giocoliere solo perché nel giocolare con le palline su un triangolo crea anche dei ritmi niente male, allora ho pensato di darmi da fare cancellando le parti di applausi del pubblico e dando al suono una nuova identità, il risultato non è male anzi è figo solo che manca qualcosa, quando capirò cos'è e lo completo ve lo posto. Leggo oggi che Amato, non mi dilungo in esternazioni personali, dice che il caso di Ustica, che come tutti sappiamo l'aereo è stato abbattuto da un missile, dice che codesto ordigno di morte è stato sparato dai francesi, ci crediamo? Qualcuno si qualcuno meno, io onestamente sono per un 50%, chi ci dice che non è il solito depistaggio periodico? Sono sempre stato convinto che il missile l'abbiano sparato gli yankee, anche perché sono quelli pronti prontissimi ad agire in caso di allerta. Ma onestamente questa cosa ora dopo 40 anni non ha molto senso, sapere la verità sarebbe bello, che per verità intendo tutti i dettagli secondo per secondo e tutti i nomi dei responsabili dai piloti dei caccia a tutti quelli che hanno insabbiato il fattaccio, così giusto per vederli in faccia sti infami che pur di abbattere un aereo militare straniero privo di armamenti non si fanno scrupoli a sparare un missile in presenza di persone estranee a quello che sta accadendo, mi ricorda i morti di mafia quelli che si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato e si beccano una pallottola di rimbalzo. Per soddisfare la verità lo zio Giulio (Andreotti) che era molto intelligente e ironico avrebbe dovuto lasciare un bel librone con tutti i suoi segreti, sai che smacco per tutti i coinvolti nei misfatti di un paese che è stato sempre preda e depredato da chiunque, sarebbe passato alla storia come il politico che ha rotto il silenzio e non solo come uno statista che ha fatto il patto con la mafia e venduto il paese a questo e a quello, un giorno parlando con un tizio italiano, il verdumaio milanese, siamo arrivati alla conclusione che erano meglio quei politici, quelli della prima repubblica, nonostante il magna magna e le merdate che hanno fatto l'Italia andava a gonfie vele, almeno dal nostro punto di vista.
Va bè, politica a parte, oggi ho già tagliato il prato, bello uniforme come un mare fermo tutto verde, l'ho già scritto che una odiavo sta cosa e che ora l'adoro? Forse per via di una visione diversa della vita, del tempo, di come passarlo in modo costruttivo senza sprecarlo, no scrivere qua non è tempo sprecato è psico-terapia 😁
Oggi un contatto, un venexiano doc ha postato un brano che non sentiva da moltissimo, bello mi piace, è un pò tra Badalamenti e Morricone ma cantato, lo posto, ma mi viene in mente molto John Zorn, che consiglio vivamente a chi ama la bella musica, che tra l'altro ha fatto 70 anni proprio l'altro giorno (si ho controllato mica mi ricordo i compleanni di persone che non conosco 😁). A voi.
youtube
In realtà è difficile postare qualcosa di Zorn, ha fatto tante e diversificate composizioni, ma posto una cosa molto arabeggiante che a me piace tantissimo
youtube
1 note
·
View note
Link
L'inchiesta sulla morte di Ramy Elgaml, il 19enne deceduto in un incidente stradale il 24 novembre mentre era su uno scooter inseguito dai carabinieri, si sta ampliando. La Procura di Milano non si occupa solo di omicidio stradale, ma sta anche indagando su possibili reati di 'falso', 'frode processuale e depistaggio' riguardanti il comportamento di almeno due carabinieri coinvolti nell'episodio. Le indagini si concentrano sulla redazione del verbale relativo all'arresto per resistenza a pubblico ufficiale di Fares Bouzidi e sulla cancellazione di un video dell'incidente girato da un testimone, operazione che sarebbe stata effettuata dai militari. Già in precedenza, erano stati indagati per omicidio volontario il vicebrigadiere che guidava l'autoradio, accusato di aver colpito il mezzo di Ramy, e il tunisino di 22 anni. La Procura ha intrapreso ulteriori azioni nel corso dell'inchiesta, includendo anche il video di una recente puntata della trasmissione 'Le Iene', che potrebbe contenere informazioni rilevanti per i fatti in esame. La dinamica dell'incidente è complessa e solleva interrogativi sulle procedure seguite dai carabinieri. Ci sono segnalazioni di possibili irregolarità, in particolare riguardo ai documenti ufficiali redatti dopo l'evento e alla gestione delle prove video. Questo ampliamento delle indagini indica una volontà di chiarire le circostanze in cui è avvenuto l'incidente e di assicurare che eventuali illeciti vengano perseguiti. L’attenzione mediatica su questo caso è alta, alimentata non solo dal tragico evento in sé, ma anche dalla percezione di una possibile manipolazione delle evidenze da parte delle forze dell’ordine. La Procura continua a raccogliere prove e testimonianze, mentre la famiglia di Ramy e l'opinione pubblica chiedono giustizia e trasparenza. Le indagini sono un elemento cruciale per determinare le responsabilità che hanno portato alla morte del giovane e se ci siano state violazioni dei diritti e dei doveri da parte degli agenti coinvolti. La situazione rimane attuale e in evoluzione, con possibili sviluppi nel processo giudiziario attivo.
0 notes
Text
Caso Ramy: Carabinieri Indagati per Falso e Depistaggio Milano. Nuovi sviluppi emergono nell’inchiesta sull’incidente che, la notte del 24 novembre, è costato la vita a Ramy…
0 notes
Link
Nuovi sviluppi sono emersi nell'inchiesta milanese riguardante l'incidente avvenuto tra uno scooter e una gazzella dei carabinieri la notte del 24 novembre nel quartiere Corvetto. Nell'episodio ha perso la vita Ramy Elgaml, un giovane di 19 anni di origini egiziane. L'inchiesta, affidata ai pubblici ministeri Giancarla Serafini e Marco Cirigliano, vede anche la supervisione del procuratore capo Marcello Viola. La procura ha iscritto nel registro degli indagati almeno due carabinieri per falso in atto pubblico e depistaggio, a causa di irregolarità emerse nei verbali redatti subito dopo l'incidente. Secondo il verbale dei carabinieri, non vi sono tracce dell'impatto, mentre esistono testimonianze che indicano un collisione tra il veicolo e lo scooter, come dichiarato da un testimone. Questo testimone ha riferito di essere stato costretto a cancellare un video dell'incidente, un fatto che solleva interrogativi importanti riguardo alla gestione delle prove e alla trasparenza delle indagini. Le accuse di falso e depistaggio sono di per sé gravi e complicano una vicenda che già presenta contorni poco chiari. Subito dopo l'incidente, sia il vice brigadiere al volante, sia il giovane alla guida dello scooter sono stati indagati per omicidio stradale. Tuttavia, la situazione legale resta complessa e necessiterà ulteriori accertamenti. Gli inquirenti ora stanno rivedendo la situazione, puntando a chiarire se il video esista davvero attraverso un'analisi del cellulare del testimone che potrebbe contenere prove cruciali per l'inchiesta. La morte di Ramy Elgaml ha suscitato un forte senso di preoccupazione e indignazione all'interno della comunità locale, ponendo domande anche sulle procedure di intervento dei carabinieri. Questo caso potrebbe avere ripercussioni significative nella fiducia della popolazione nelle forze dell'ordine, mentre la ricerca della verità continua. La trasparenza e l'integrità delle indagini saranno essenziali per garantire giustizia e per chiarire eventuali responsabilità nell'incidente, che rimane un tema delicato e di alto profilo mediatico nella città di Milano.
0 notes
Text
Rinviati a giudizio due ex generali dei Carabinieri ed un ex poliziotto
Il giudice per l’udienza preliminare di Caltanissetta, Graziella Luparello, ha deciso di rinviare a giudizio gli ex generali dei carabinieri Angiolo Pellegrini e Alberto Tersigni. I due ufficiali sono accusati di depistaggio, un’accusa che coinvolge anche l’ex poliziotto Giovanni Peluso per concorso esterno in associazione mafiosa. Pellegrini, che oggi ha 82 anni ed è noto per la sua…
0 notes