#non-dualità
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Come si raggiunge la gioia incondizionata? Insegnamenti di Jean-Klein, maestro della tradizione Advaita Vedanta.
Estratto dal libro “La Gioia senza oggetto” Edizioni Savitri scaricabile qui.
Confusione del soggetto con l’oggetto
[Domanda] E’ facile renderci conto che noi siamo condizionati dalla nostra eredità biologica, zoologica, dal nostro psichismo infantile, dal nostro passato politico, economico, culturale… Io domando: è possibile liberarci da questo condizionamento e sottrarci alla sua presa?, Se si, quali sono i passi che suggerisce per arrivarci?
[Risposta di Jean-Klein] Per giungere a questo risultato dobbiamo fare conoscenza con noi stessi, con il nostro corpo, il nostro psichismo, lo svolgimento abituale del nostro pensiero. Bisogna procedere ad una investigazione sul vivo, cioè senza idee preconcette. Generalmente ciascuno di noi si sforza per sostituire il suo opposto al comportamento che giudica riprovevole: collerici, cerchiamo di diventare pacifici, e con questo non facciamo altro che complicare il nostro condizionamento; oppure ci facciamo tentare da evasioni di vario genere. Con questo modo di fare ci condanniamo a girare in tondo in un circolo vizioso. Solo un atteggiamento di osservazione distaccata, obiettiva, come dicono le persone di scienza, ci permetterà di conoscerci come veramente siamo, ci farà scoprire spontaneamente le attività del nostro corpo, della nostra mente, gli itinerari del nostro pensiero e le nostre motivazioni.
In un primo tempo l’osservatore trova qualche difficoltà ad essere impersonale e senza scelta; egli dinamizza l’oggetto, se ne rende complice. Poi gli si presentano, via via più spesso, istanti di chiaroveggenza, finché viene un momento in cui tra l’osservatore e l’oggetto si stabilisce una zona neutra, e i due poli perdono la loro carica. L’osservatore è allora silenzio e immobilità, e l’oggetto condizionato non è più alimentato.
Le motivazioni interiori
[Domanda] Potrebbe parlarci delle motivazioni?
[Risposta] In certi momenti, soli con noi stessi, sentiamo una grande carenza interiore. Questa è la motivazione-madre, che genera le altre. Il bisogno di colmare questa carenza, di estinguere questa sete, ci spinge a pensare, ad agire. Senza neppure soffermarci a interrogarla, sfuggiamo da questa insufficienza, cerchiamo di ammobiliarla talora con un oggetto, talora con un progetto, e poi, delusi, corriamo da una compensazione a un’altra, di fallimento in fallimento, da un dolore ad un altro, da una guerra all’altra. E’ il destino a cui son votati i comuni mortali, coloro i quali si rassegnano a questo stato di cose, e che lo ritengono inerente alla condizione umana.
Vediamolo un po’ più da vicino. Ingannati dalla soddisfazione che ci forniscono gli oggetti, constatiamo che finiscono col darci sazietà e persino indifferenza, che ci fanno contenti un istante, ci portano alla non-carenza, ci fanno tornare a noi stessi, e infine ci stancano; essi hanno perduto la loro magia evocatrice.
La pienezza che abbiamo sentito non si trova dunque negli oggetti, ma in noi, e noi concludiamo a torto che essi siano stati gli artefici di quella pace. L’errore sta nel considerare questi ultimi come condizione sine qua non di quella pienezza.
In quei momenti di gioia questa esiste di per se stessa, null’altro è là. In seguito, rievocando quella felicità, le sovrapponiamo un oggetto che crediamo ne sia stato la causa, e così facendo oggettiviamo la gioia. Se constatiamo che questa prospettiva che ci siamo costruiti non può portarci altro che una felicità effimera, che essa è incapace di darci quella pace durevole che si trova in noi stessi, finiremo col capire che nel momento in cui saremo pervenuti a quell’equilibrio esso non è stato provocato da alcun oggetto; e che la contentezza definitiva, gioia ineffabile e inalterabile, senza motivo, è da sempre presente in noi. Essa ci era soltanto velata.
La gioia non-duale
[Domanda] Vorrebbe parlarci della prospettiva obiettiva e dei suoi rapporti con la gioia non-duale?
[Risposta] Per collocare correttamente l’esperienza mi pare indispensabile analizzare a fondo la natura dell’oggetto che per errore è stato ritenuto la causa, la fonte stessa della gioia. Se esaminiamo con onestà la sfera oggettuale siamo costretti ad ammettere che essa è costituita soltanto da dati sensibili cui attribuiamo un’ipotetica esistenza, indipendente dalla nostra percezione. In effetti noi conosciamo solamente le nostre percezioni o sensazioni sotto la forma visiva, uditiva, tattile ecc. A questa sensazione sovrapponiamo l’idea di un oggetto che riteniamo ciò che ci procura, per mezzo di questi intermediari sensoriali, quella pienezza che in ultima istanza è il movente profondo della nostra ricerca.
Dal momento in cui abbiamo capito, come vi dissi pocanzi, che il detto oggetto è solo un’idea e non contiene ciò che gli chiediamo, interviene un’eliminazione. La sensazione che sovrapponiamo alla percezione sparisce per mancanza di base; e non è che noi la eliminiamo, ma essa si elimina da sé. Noi non dobbiamo staccarci dagli oggetti; sono essi a staccarsi da noi come il frutto maturo cade dal ramo.
#jean-klein#insegnamenti spirituali#advaita vedanta#non-dualità#perle di saggezza#gioia infinita#falso ego#insoddisfazione#disidentificazione#autorealizzazione#sé superiore#coscienza#maestri spirituali#desideri#autosservazione#conosci te stesso#pace interiore#silenzio interiore#risveglio
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Sri Ramana Maharshi Citazioni
- Chi è Dio?
- ‘Colui che conosce la mente’
- Il mio sé, lo spirito conosce la mia mente.
- ‘Quindi tu sei Dio; per di più la sruti dichiara che esiste un solo Dio colui che conosce. Qual è la luce che ti fa vedere?’
- Il sole di giorno, la lampada di notte.
- ‘Attraverso quale luce vedi queste luci?’
- Attraverso gli occhi
- ‘Attraverso quale luce vedi l’occhio?’
- La luce della mente
- ‘Attraverso quale luce conosci la mente?’
- Il mio sé
- ‘Tu sei quindi la luce delle luci.’
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‘Raggiungi il cuore tuffandoti nel tuo profondo alla ricerca del sé’
‘Nel loto del cuore si trova la coscienza pura e immutabile, sotto forma di sé. Una volta eliminato l’io questa coscienza del sé conferisce la liberazione dell’anima.’
‘Non rendendosi conto di essere mossi da un’energia che non è loro, certi sciocchi sono tutti affaccendati nella ricerca di poteri miracolosi. Queste pagliacciate sono come le vanterie di uno storpio che dica ai suoi amici: “se mi aiutate a reggermi, quei nemici fuggiranno di fronte a me”.’
‘Mentre in realtà è Dio a sostenere il fardello del mondo, l’io impuro considera suo il fardello’
‘Se un passeggero seduto in una carrozza, che può sostenere qualunque peso, non posa il suo bagaglio a terra ma si ostina a tenerlo sulle spalle, di chi è l’errore?’
‘Se, in virtù della pratica, la percezione “io solo lui, io sono il Signore della caverna”, si stabilisce fermamente in voi, così fermamente come adesso è stabile nel vostro corpo la nozione di essere un io individuale, e in tal modo vi ponete come Signore della caverna, l’illusione di essere il corpo perituro svanirà come l’oscurità davanti al sole che sorge.’
‘Il cuore che ha la forma della pura consapevolezza si trova sia dentro che fuori non ha né interno né esterno’
‘Quello invero è il cuore essenziale’
‘La consapevolezza può essere definita il cuore di tutti gli esseri’
‘Grazie alla pratica di fondere l’io nel cuore puro che è totale consapevolezza, le tendenze della mente così come il respiro saranno messi sotto controllo’
‘Eliminate ogni attaccamento all’io’
‘Fai la tua parte nel mondo, o eroe, in ogni momento. Tu hai conosciuto la verità che è il cuore di tutte le apparenze di qualsiasi tipo. Senza distoglierti da tale realtà, gioca nel mondo, o eroe’
‘Eroe che ha ucciso la morte’
‘Colui che ha trovato la verità brillerà di uno splendore, un’intelligenza e un potere sempre crescenti’
‘La mente di chi è libero dall’attaccamento è inattiva anche mentre agisce’
‘Le persone non istruite sono più facili da salvare di coloro che sono colti ma pieni di sé. Gli analfabeti sono liberi dalle grinfie del demone orgoglio, liberi dalla malattia dei molti pensieri e parole che affollano la testa; sono liberi dalla folle corsa alla ricchezza’
‘Per quanto un uomo possa guardare al mondo come a una pagliuzza e avere tutto il sapere sacro sul palmo della mano, sarà difficile per lui sfuggire alla schiavitù se cede alla vile meretrice: l’adulazione’
‘Se dimoriamo sempre nel sé, chi mai può esserci estraneo? Che importanza ha ciò che la gente dice? Che importanza hanno la lode e il biasimo?’
‘Tieni l’advaita nel tuo cuore. Non applicarlo mai all’azione’
‘Quando l’io muore e diventa quello, solo il sé di pura consapevolezza resta’
dal supplemento alla ‘Realtà in quaranta stanze’ (Bhagavan Ramana Maharshi) da 'Opere' Ubaldini Editore
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Pablo Neruda: Il Poeta dell'Amore e dell'Impegno Sociale. Analisi della poesia "Non t'amo se non perché t'amo". Recensione di Alessandria today
Pablo Neruda, pseudonimo di Ricardo Eliécer Neftalí Reyes Basoalto, nacque il 12 luglio 1904 a Parral, in Cile. Poeta, diplomatico e politico, è considerato uno dei più grandi esponenti della letteratura latino-americana del XX secolo.
Biografia dell’autore Pablo Neruda, pseudonimo di Ricardo Eliécer Neftalí Reyes Basoalto, nacque il 12 luglio 1904 a Parral, in Cile. Poeta, diplomatico e politico, è considerato uno dei più grandi esponenti della letteratura latino-americana del XX secolo. La sua vasta produzione letteraria spazia da poesie d’amore a opere di forte impegno politico e sociale. Nel 1971, gli fu conferito il…
#Alessandria today#Amore#analisi letteraria#analisi poetica#arte letteraria#Attesa#complessità dei sentimenti#Contraddizione#critica poetica.#Cuore#disperazione#dualità dei sentimenti#Emozione#Esperienza universale#espressione dell&039;amore#ESPRESSIONE POETICA#ferro e fuoco#Fuoco#Google News#Intensità Emotiva#interpretazione della poesia#italianewsmedia.com#letteratura cilena#letteratura latino-americana#linguaggio poetico#Non t’amo se non perché t’amo#Odio#Opere di Neruda#ossimoro#Pablo Neruda
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xiao zhan ha detto proprio free the tiddies
#ma non ci dispiace eh#respectflly looking#xiao zhan#la dualità nel passare da mio nonno stamattina a questo#attacco personale.
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"Il mio posto è il Senza Luogo, La mia traccia è il Senza Traccia, Non è né corpo né anima, Perché appartengo all'anima dell'Amato, Ho messo via la dualità, Ho visto che i due mondi sono uno, Uno cerco, Uno conosco, Uno vedo, Uno chiamo... ". ~ Rumi art on Pinterest *********************** "My place is the Placeless, My trace is the Traceless, 'Tis neither body nor soul, For I belong to the soul of the Beloved, I have put duality away, I have seen that the two worlds are one, One I seek, One I know, One I see, One I call. . . ". ~ Rumi art on Pinterest
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Pensieri notturni di https://www.tumblr.com/sognidicarta
Luce e oscurità
Odio questa dualità che vive in me, la odio profondamente. Ci sono giorni in cui vorrei gridare al mondo quanto tutto sia meraviglioso. Giorni in cui mi perdo nella bellezza di un singolo fiore, nella delicatezza di un sorriso, nell’incanto del cielo, del sole, delle nuvole che scorrono lente. Guardo le persone che si amano, che si cercano, che si guardano come se nulla esistesse al di fuori di loro. Vedo la vita che danza, gli atti di gentilezza spontanea, la purezza degli animali.
Ma poi, cado. Cado in un baratro più profondo, dove la bellezza del mondo si dissolve, come se non fosse mai esistita. Tutto diventa buio, silenzioso, opprimente. Come se la luce fosse stata solo un’illusione, un ricordo lontano. In quei momenti, ogni cosa perde colore, e il mondo intero sembra inghiottito dalle tenebre.
Questa dualità mi tormenta. Mi strappa via dalla gioia per gettarmi nella malinconia, in un ciclo infinito che non riesco a spezzare. Forse, è questo il mio destino: oscillare tra la luce e l'oscurità, senza mai trovare pace.
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Da: SGUARDI SULL’ARTE LIBRO SECONDO - di Gianpiero Menniti
PARADIGMI DELLA RAPPRESENTAZIONE
Due modi d'interpretare, non solo il tema religioso ma il proprio tempo: simbologie opposte.
Il Cristo di Piero della Francesca è una rappresentazione di onnipotenza disincantata, la forza della verità che si erge, maestosa eppure solitaria e rassegnata, lascia dietro di sé le tracce del mondo sconfitto dalla sterile condizione dell'umanità immersa nel sonno della ragione.
Risorgere potrebbe apparire inutile.
Eppure, è il segno potentissimo che rivela la radicalità della scelta, tra salvezza e morte.
Al contrario, il "Risorto" di Paolo Veronese è trionfante, posseduto dalla mistica ascesa al cielo, ormai incurante delle vicende terrene, come un dio pagano si erge al di sopra della materialità e delle miserie umane, avvolto nella luce che acceca e spaventa, mentre l'angelo sul fondo, in una scena lontana, indica alle pie donne il compimento del disegno divino.
Il primo è un Cristo messaggero che invita gli uomini a destarsi per contemplare la dualità della storia e la necessità della scelta.
Ed un Cristo che imprime la sua "auctoritas" sulla realtà terrena in una plateale, solida fissità capace di suscitare un ineluttabile moto di conversione.
Il secondo è un "redentore" che offre il mistero della sua resurrezione come implacabile superiorità del divino sull'umano, come luce sulle tenebre, come leggerezza che vince la "gravitas" dell'esistenza terrena.
Ma che guarda in alto.
E si lascia contemplare nella sua apoteosi.
Due narrazioni della cristianità, opposte, inconciliabili.
Tra la severità che accoglie e l'alterità che allontana.
- Piero della Francesca (1416-1492): "La Resurrezione",1460-1465, Museo Civico, Borgo San Sepolcro (AR) - Paolo Veronese (1528-1588): "La Resurrezione di Cristo",1570 circa, Museo dell'Ermitage, San Pietroburgo
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Quarto chakra porta il nome sanscrito di Anahata (pronuncia: anàhata), o chakra del cuore. Cre Verde. È un chakra cardinale, in mezzo ai sette, è il ponte di trasformazione da corpo a spirito, è la sede del prana. È “il centro del perdono”; è la fonte del vero amore e di ogni sentimento; si nutre di affetti e di appartenenze; è connesso alle relazioni personali (compagno/a, marito/moglie, parenti, genitori, figli).
Il chakra è correlato al ritmo del battito del cuore, e qui si può ascoltare anche il ritmo dell’universo. Anahata presiede le funzioni del cuore, del sistema circolatorio del sangue e dell’apparato respiratorio; l’organo di senso è la pelle che ricopre il corpo, gli organi di azione sono le mani.
Anahata è forse il chakra più importante ed, essendo nel mezzo, rappresenta il punto di svolta tra una vita dedicata al soddisfacimento dei desideri terreni e una rivolta al cielo e all’immortalità. Con Anahata si diventa consapevoli di ciò che è reale, non si è più sotto l’influenza di Maya, l’illusione.
Il quarto chakra è rappresentato con dodici petali verdi o azzurri; il suo yantra è una stella a sei punte, sulla più bassa c’è disegnata un’antilope, timida e veloce, in uno stato di perenne meraviglia; al centro della stella si forma un esagono, che inscrive la sillaba YAM, stilizzata.
Meditando su Anahata si ha coscienza dell’amore, della compassione, della gioia; energeticamente si ottiene il potere emotivo; si diventa capaci di amore incondizionato. La verità sacra che si conosce grazie al chakra del cuore è “accettare l’altro per quello che è, senza cercare di cambiarlo”;
l’affermazione per sviluppare Anahata è “sono degno di ricevere amore; merito di…”.E' al centro del petto, nella cassa toracica; è infatti connesso al cuore, ai polmoni, al sistema circolatorio e al timo, la ghiandola che controlla il sistema immunitario (e che quando si ammala, come nell’AIDS, separa l’ammalato da coloro che ama).
Se il chakra è “bloccato” diventiamo esitanti, in preda a rimorsi e panico, in balia delle dualità; interiormente chiusi, rigidi e innaturali, ci è difficile rapportarci con gli altri. Per un armonico funzionamento di Anahata si consiglia una dieta vegetariana a foglie verdi; cantare in un coro; cercare sempre ciò che unisce; cercare di perdonare e perdonarsi; innamorarsi, in ogni senso. (abbiamo paura del rifiuto).
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Luce e oscurità
Odio questa dualità che vive in me, la odio profondamente. Ci sono giorni in cui vorrei gridare al mondo quanto tutto sia meraviglioso. Giorni in cui mi perdo nella bellezza di un singolo fiore, nella delicatezza di un sorriso, nell’incanto del cielo, del sole, delle nuvole che scorrono lente. Guardo le persone che si amano, che si cercano, che si guardano come se nulla esistesse al di fuori di loro. Vedo la vita che danza, gli atti di gentilezza spontanea, la purezza degli animali.
Ma poi, cado. Cado in un baratro più profondo, dove la bellezza del mondo si dissolve, come se non fosse mai esistita. Tutto diventa buio, silenzioso, opprimente. Come se la luce fosse stata solo un’illusione, un ricordo lontano. In quei momenti, ogni cosa perde colore, e il mondo intero sembra inghiottito dalle tenebre.
Questa dualità mi tormenta. Mi strappa via dalla gioia per gettarmi nella malinconia, in un ciclo infinito che non riesco a spezzare. Forse, è questo il mio destino: oscillare tra la luce e l'oscurità, senza mai trovare pace.
#pensieri notturni#pensare#pensiero#solitudine#amore#sentimenti#emozioni#tristezza#luce#sofferenza#solo#bellezza#mondo#depressione
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Comprendere la Dualità
La vita, come la vedete, è un continuo gioco di contrasti: luce e ombra, gioia e dolore, amore e odio. Questi sono i pilastri su cui sembra poggiarsi la vostra realtà. Ma vi invito a guardare oltre.
La dualità è un'illusione, un sogno che la mente ha tessuto per creare un senso di separazione. Come le onde di un oceano, ogni pensiero, ogni emozione nasce e svanisce, senza una sostanza duratura.
Siete più grandi di qualsiasi pensiero, più vasti di qualsiasi emozione. Siete l'oceano stesso, non solo l'onda. Quando vi identificate con un'emozione, con un pensiero, create una prigione per voi stessi.
Osservate la dualità senza giudicarla, senza aggrapparvi ad una parte e respingere l'altra. Siate testimoni imparziali di questo gioco. In questa osservazione, nella consapevolezza pura, troverete la libertà.
Siete esseri completi, che contengono al loro interno tutte le polarità. Non cercate di diventare qualcosa di diverso da ciò che siete. Abbracciate la vostra totalità.
La consapevolezza è la chiave per superare la dualità. Quando siete consapevoli, siete presenti, qui e ora. E nella presenza, non c'è spazio per la dualità.
Siete amore puro, nascosto sotto strati di condizionamenti. Scorrete attraverso di voi come un fiume. Permettete a questo amore di fluire liberamente.
La vita è un mistero, un viaggio meraviglioso. Godetevene in ogni suo momento.
Namaste."
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PIÙ ALTA É LA TUA FREQUENZA E PIÙ SARANNO LE PERSONE CHE TI ATTACCHERANNO
PIÙ ALTA É LA TUA FREQUENZA E PIÙ SARANNO LE PERSONE CHE TI ATTACCHERANNO
di Detelina Krumova Petkova Viviamo in un universo basato sulla dualità, che è diviso in due polarità in modo da poter raggiungere l’equilibrio La luce ha bisogno dell’oscurità per bilanciarsi, infatti, la luce non può esistere senza prima l’oscurità. Quindi ogni volta che inizi ad aumentare la tua frequenza e ad avere successo nella vita, più invidia e odio si attiveranno. É il processo di…
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Le storie di dipendenza affettiva sono sempre sconcertanti perché invischiano i loro protagonisti in un vortice autodistruttivo dal quale non sembrano volersi ritrarre malgrado l’escalation di dolore che infligge. La logica porterebbe a pensare che i tradimenti, le menzogne, la svalutazione, l’abuso psicologico, a volte velato, altre volte eclatante e la violenza verbale o fisica che caratterizzano la relazione dipendente debbano spingere la vittima a interrompere il rapporto, ma da un punto di vista psico-logico accade spesso l’inverso. Infatti, ogni mancanza e ogni attacco del membro “forte” della coppia sortisce l’effetto apparentemente inspiegabile di rafforzare il legame mentre erode la capacità reattiva della controparte, che finisce per abbandonarsi al proprio amore esasperante.
La trappola dell’ambivalenza. Le persone intrappolate nella dipendenza affettiva vivono soggiogate dall’ambivalenza: l’altro é buono, romantico, affascinante, unico e speciale a tratti … ma anche, a tratti, diventa crudele, gelido, respingente, brutto, banale. Senza soluzione di continuità, l’oggetto dell’amore dipendente presenta due facce contrapposte ma fuse in una alchimia venefica. Di qui l’impossibilità di stabilire se sia del tutto buono o del tutto cattivo diventa paralizzante.
Pensiamo che uomini e donne che amano poco siano creature algide, individui calcolatori e anaffettivi, criminali emotivi dal fare sospetto e inequivocabile ma non é affatto così. Al contrario, nella dipendenza affettiva almeno una delle parti presenta e agisce un’identità duplice, alterna slanci emotivi con la disarmante spontaneità di un bambino a esplosioni di rabbia o silenzi siderali; si cimenta in promesse d’amore vibranti e poi si nega con veemenza imponderabile.
Questa dualità costituisce il perno della dipendenza relazionale: la “vittima” si innamora del volto buono del partner, dei suoi aspetti sentimentali e della sua transitoria sensibilità, lo idealizza e vi si dedica interamente, mentre minimizza o nega la “faccia cattiva”, la scinde dall’oggetto d’amore perché illogica e incongruente con i propri bisogni affettivi coscienti e con l’immagine specchiata dell’amore romantico. Il mostro che incatena, maltratta, umilia, manipola, sfrutta è così in salvo, sotto la tutela della sua prigioniera che imputa a se stessa ogni punizione e violenza subita ed é disposta a perdonare tutto, a transigere su tutto pur di intravedere una volta ancora quel fugace sprazzo di luce angelicale sul viso amato.
I “mostri umani”. I mostri non esistono, o almeno, non esistono nella forma stereotipata e lampante in cui pretendiamo di riconoscerli. I mostri umani, quelli veri, non hanno i denti aguzzi dei vampiri, né presentano inquietanti deformità fisiche, non emanano afrori mefitici e non girano armati sino ai denti. I mostri umani sono dotati di quella capacità mimetica che li rende come gli altri e, anzi, li fa apparire migliori degli altri: più affascinanti, più intelligenti e più dotati. Esibiscono certezze lapidarie e dispensano verità di solennità sacerdotale. Il loro segreto consiste nello scindere e isolare quanto più possibile da sé le emozioni “negative”: la paura dell’abbandono, la vulnerabilità, la potenziale fallacia di un’emozione, di una scelta o di un’azione, il timore di soccombere all’angoscia di essere perfettamente umani.
Dunque, se dal partner dipendente l’amato é avvertito come un angelo caduto in una nebulosa ipnotica di stati d’animo in contraddizione e profondamente emozionanti, il mostro si auto-percepisce come un essere perfetto indebitamente offeso dalla fragilità dell’altro e dalla sua oscena dedizione. E più l’altro si espone e si oppone con amore incrollabile al dolore per la relazione impossibile che lo insabbia, più il mostro umano si adombra nel disprezzo e nella rabbia.
L’errore di fondo Il dramma della dipendenza affettiva comincia e si propaga a patire da un’enorme equivoco, in fondo. La “vittima” si innamora di un volto dorato ed intrigante e considera le incursioni del mostro umano sulla scena della relazione come manifestazioni dovute alla propria indegnità. Si lascia colpevolizzare, soggiace alla menzogna più bieca e al tradimento palese nell’illusione di conquistare il volto buono del partner e di sollevarlo dal male oscuro che lo ammorba. Ma l’intemperanza e l’inquietudine che trapelano dalla maschera meravigliosa dell’amato, il disprezzo ferino, la bieca indolenza e le temperature siberiane del suo agire, non sono la maschera di una persona buona e quindi amabile, sono il volto pieno del mostro umano.
Perché il mostro vero é duale, abita la contraddizione, la incarna, é il risultato di una integrazione mancata tra le parti positive e le parti negative di sé, della sua storia emotiva, del suo vissuto rimosso, traumatico e mai elaborato di bambino. (Enrico Maria Secci)
tratto da “DIPENDENZE AFFETTIVE MALDAMORE” pagina FB
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Ellam Ondre
‘Tutto è uno’
1. Tutto incluso, il mondo visto da te e te stesso, il veggente del mondo, è solo uno.
2. Tutto quel che consideri come io, tu, egli, ella e esso, è solo uno. 3. Ciò che consideri esseri senzienti e ciò che consideri esseri insenzienti, come la terra, l'aria, il fuoco e l'acqua è solo uno. 4. Il buono, che deriva dal tuo considerare tutto come uno, non può aversi considerando ciascuno come separato dall'altro. Perciò tutto è uno.
5. La conoscenza dell'unità del tutto è bene per te ed anche bene per gli altri. Perciò tutto è uno.
6. Colui che vede "io sono separato", "tu sei separato", "egli è separato" e così via, agisce in un modo per sé e in un altro modo verso gli altri. Egli non può, così facendo, aiutare. Il pensiero "io sono separato, gli altri sono separati" , è il seme da cui cresce l'albero delle differenti azioni, in relazione alle differenti persone. Come può esserci un venir meno della rettitudine per una persona che conosce l'unità di sé stesso con gli altri? Fin quando il germe della differenziazione persiste, persino inconsapevolmente, l'albero delle differenti azioni fiorirà. Perciò abbandona le differenziazioni. Tutto è uno. 7. Chiedi : "Se nel mondo tutte le cose appaiono differenti, come posso considerare tutto come uno? C'è una via per guadagnare questa conoscenza?" La risposta è: "Nello stesso albero vediamo foglie, fiori, bacche e rami che sono differenti uno dall'altro ma sono uno perché inclusi nella parola albero. La sua radice è la stessa, la sua linfa è la stessa. Similmente, tutte le cose, tutti i corpi, tutti gli organismi provengono dalla stessa sorgente e vivificati da un singolo principio vitale". Perciò tutto è uno. 8. O buon uomo! L'affermazione "Tutto è uno", è buona o cattiva? Pensa per te stesso. Così come una persona sarà sempre virtuosa considerando sé stesso come gli altri e gli altri come sé stesso, può il male attaccarsi a colui che conosce sé stesso essere gli altri e gli altri essere sé stesso? Dimmi se c'è una miglior cosa dell'ottenere la conoscenza dell'Unità? Certamente altri metodi non possono essere buoni come questo. Come si può amare gli altri più di quando li si conosce come essere sé stesso, li si conosce in una amorosa unità essendo essi veramente uno. 9. Chi può turbare la pace mentale e la freschezza del conoscitore dell'unità? Egli non ha doveri. Il Bene di tutti è il suo proprio bene. Una madre considera il benessere dei suoi figli essere il suo proprio benessere, ma il suo amore non è perfetto perché ella pensa sia separata da loro e che i suoi bambini siano separati da lei. L'amore di un saggio, che ha realizzato l'unità di tutto, eccelle, più di quello di una madre. Non c'è nessun altro mezzo per realizzare un tale amore se non la conoscenza dell'unità. Perciò tutto è uno.
10. Sappi che il mondo, come un tutto, è il tuo incorruttibile corpo e che tu sei la vita eterna dell'intero mondo. Dimmi se c'è un male nel fare così? Chi teme di percorrere la via dell'innocuità? Sii coraggioso. I Veda insegnano questa autentica verità. Non c'è nulla oltre te stesso. Tutto il bene sarà tuo. Di più, diventerai il bene stesso. Tutto quello che gli altri avranno da te sarà solo bene. Chi farà male al proprio corpo e all'anima? Un rimedio si applica se c'è un ascesso nel corpo. Anche se il rimedio è penoso fa solo bene. Tali saranno alcune delle tue azioni, esse saranno per il bene del mondo. Per questa ragione non voler essere coinvolto nella differenziazione. Per dirla brevemente: il conoscitore dell'unità agisce come si dovrebbe agire. Di fatto, è la conoscenza dell'unità a farlo agire. Egli non può sbagliare. Nel mondo, egli è dio fatto visibile. Tutto è uno.
Capitolo primo del testo ‘Ellam Ondre’, raccomandato da Bhagavan Sri Ramana Maharshi.
fonte: Advaita.it
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“Non devi mai avere vergogna” di Paulo Coelho: Un Invito a Vivere Senza Rimpianti. Recensione di Alessandria today
Accettare la Vita in Tutte le Sue Sfumature, tra Esperienza e Crescita Personale.
Accettare la Vita in Tutte le Sue Sfumature, tra Esperienza e Crescita Personale. Biografia dell’autore.Paulo Coelho, nato a Rio de Janeiro nel 1947, è uno degli scrittori contemporanei più amati al mondo. Autore de “L’Alchimista”, bestseller internazionale tradotto in oltre 80 lingue, Coelho ha conquistato milioni di lettori con le sue opere che combinano spiritualità, filosofia e…
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Spesso, nella nostra esistenza, siamo abituati a percepire la dualità come una costante lotta tra opposti inconciliabili. E non ci rendiamo conto di quanto questa apparente contraddizione possa essere un'opportunità straordinaria per comprendere la profondità dell'integrazione e della collaborazione. In un mondo che ci spinge continuamente a scegliere tra estremi, la vita ci invita a esplorare la ricchezza che risiede nella loro coesistenza.
Il buio ci permette di attenuare la luce e riposare, la luce ci permette di avanzare nella scoperta oltre le ombre. Il maschile ci permette, con la sua propensione all'azione e alla razionalità, di muoverci dall'interno verso l'esterno. Il femminile, con la sua connessione emotiva, invece permette il viaggio di ritorno. L'amore consente di espanderci, l'odio di difendere noi stessi e ciò che amiamo.
La vita non è una linea retta, ma un percorso circolare in continua evoluzione. E per non rimanere intrappolati in un ciclo ripetitivo, dobbiamo abbracciare non solo la dualità, ma anche la coerenza intrinseca che la caratterizza. Questo significa che l'intensità della nostra gioia sarà proporzionale all'intensità della nostra tristezza. Che più forte ameremo e più forte odieremo ciò che minaccia ciò che amiamo. Che più la luce illuminerà il nostro cammino, più percepiremo il buio ovunque lo incontreremo.
La trascendenza della dualità sta proprio in questo, nell'essere consapevoli che ci si arricchirà solo accettando entrambe le facce di un'unica moneta. Anzi, potremmo dire che la nostra vita è come una collezione di monete, ognuna con le sue due facce.
Ognuna di queste monete rappresenta un'esperienza, un evento, una relazione. La nostra sfida è quella di raccogliere tutte queste monete, accettandole nella loro interezza. Apprezzandone, di volta in volta, il loro "peso", le loro caratteristiche intrinseche, che ci permettono di distinguerle le une dalle altre e anche, o soprattutto, l'energia che è stata necessaria per ottenerle. Solo così potremo costruire un tesoro completo e ricco di significato.
E quelle esperienze che ci possono sembrare preziose, ma in realtà si rivelano essere "monete false”? Non credo esistano. Sono sicura, invece, che molto spesso lasciamo che monete casuali ci cadano in tasca senza accorgercene e che sono il risultato di scelte fatte senza consapevolezza, di opportunità perse per pigrizia o paura. Monete spendibili che non sappiamo di possedere. O, peggio, che abbiamo perso da un buco nella tasca.
Ma come distinguere le opportunità autentiche da quelle illusorie? Imparando a lasciarci guidare dalla corrente, senza però abbandonarci al caso. Se è la vita a determinare il letto del fiume, noi abbiamo il compito di ricordare la nostra sorgente e la nostra destinazione: il mare di valori verso cui vogliamo dirigerci. Il mio mare è l’Amore in tutte le sue declinazioni e tutte le mie scelte sono orientate a raggiungerlo. E il vostro, qual è?
Questo blog è il mio piccolo angolo creativo. Ogni parola e ogni immagine presente in questo post è frutto della mia immaginazione. Se ti piace qualcosa, condividi il link, non copiare.
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"Il mio posto è il Senza Luogo, La mia traccia è il Senza Traccia, Non è né corpo né anima, Perché appartengo all'anima dell'Amato, Ho messo da parte la dualità, Ho visto che i due mondi sono uno, Uno cerco, Uno conosco, Uno vedo, Uno chiamo. . . . " Rumi art on Pinterest **************************** "My place is the Placeless, My trace is the Traceless, 'Tis neither body nor soul, For I belong to the soul of the Beloved, I have put duality away, I have seen that the two worlds are one, One I seek, One I know, One I see, One I call. . . ." Rumi art on Pinterest
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