#musica vera
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mccek · 2 years ago
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Mi chiedo ora fratello dove sei,che stai facendo
Negli anni, mentre io sto crescendo anche all'interno
Per anni, abbiamo condiviso anche l'inferno
E adesso ti ritrovi solo e se chiami è solo se servo
Sentimenti dilaniati per colpa di brutte sviste
È per quello che nei giorni di sole rimango triste
Madonna,se penso alle risate che ci facevamo
Si è perso tutto di brutto perché ci facevamo
Sono sicuro, anche stanotte parli col muro
Per farti un po' di compagnia
Un po' di coraggio tra tutto sto scuro
È quando smetti di ascoltare che perdi le persone care
Non c'è sostanza che possa aiutare
Pupille a spillo come tacchi, tra edifici sfatti
Cervelli guasti che si giocano la vita a scacchi
Stragi al fronte, baci in fronte
Au revoir
Vita hard, lascio sangue sul foulard
L’abc del rap italiano Pt.29
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kafkasapartment · 6 months ago
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A Moby arrangement of Trouble So Hard by Vera Hall, originally recorded in 1960.
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untuffonelpassato · 1 month ago
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cuartoretorno · 5 months ago
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Libido - Pero Aún Sigo Viéndote 2019
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unwinkyselvatico · 1 year ago
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Non vediamo le cose come sono, ma come siamo.
Tedua
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mccek · 2 years ago
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“Una pioggia di stelle ora brilla nell'aria
Ed il mondo mi appare per quello che è
Un oceano da attraversare
Per un cuore di donna o la spada di un re”
“Tu sarai la regina dei miei desideri
L'orizzonte costante di questa realtà
Tu che sei per me, come vedi
Tutto quello che un uomo sognare potrà”
Erano altri tempi...Pt.1
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pier-carlo-universe · 22 days ago
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Megan Thee Stallion: In Her Words su Prime Video – Un viaggio nella vita della regina del rap
Scopri la vera Megan Pete: fama, vulnerabilità e successo raccontati nel documentario di Prime Video
Scopri la vera Megan Pete: fama, vulnerabilità e successo raccontati nel documentario di Prime Video Prime Video presenta Megan Thee Stallion: In Her Words, un documentario che offre uno sguardo intimo e senza filtri sulla vita di Megan Pete, meglio conosciuta come Megan Thee Stallion. La rapper, nata a Houston, è diventata una delle voci più influenti della scena musicale internazionale, ma…
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jabeur · 8 months ago
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madò. collega che spesso mi dà sui nervi sul gruppo wapp sta schifando mahmood perché Non è musica questa .. scusa se non tutta la musica è i pink floyd ***** madonna
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carmenvicinanza · 8 months ago
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Vera Lynn
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Vera Lynn è la cantante passata alla storia con il brano We Will Meet Again, che ha rincuorato i soldati inglesi durante la seconda guerra mondiale e che, ancora oggi, è tra le melodie patriottiche più amate in Gran Bretagna.
La canzone venne utilizzata da Stanley Kubrick nella colonna sonora del film Il dottor Stranamore del 1964 e ha visto una nuova rinascita dopo che la Regina Elisabetta II ne ha citato il testo in un discorso fatto al paese durante la fase più critica della pandemia da Covid -19 nel 2020.
A lei, Roger Waters dei Pink Floyd ha dedicato la canzone Vera, tratta da The Wall nel 1979.
Vera Lynn è lo pseudonimo di Vera Margaret Welch nata a Londra il 20 marzo 1917 in una famiglia umile. Ha iniziato a cantare nei pub all’età di sette anni, ha adottato il cognome da nubile della nonna materna come pseudonimo quando ne aveva undici e si è unita a una band giovanile chiamata Madame Harris’s Kracker Kabaret Kids.
Esibendosi nel circuito del music hall inglese, nel 1933, è stata notata da Howard Baker che l’aveva invitata a unirsi alla sua orchestra. Con lui ha inciso il suo primo disco, It’s Home, nel 1935, anno in cui ha partecipato anche alla sua prima trasmissione radiofonica, con la Joe Loss Orchestra.
Il suo cavallo di battaglia, la canzone We Will Meet Again, con la musica di Ross Parker e le parole di Hugh Charles, è stata incisa nel 1939 insieme al marito, Harry Lewis, clarinettista e sassofonista.
Il suo successo è avvenuto durante il secondo conflitto mondiale, tanto che un sondaggio del Daily Express l’aveva dichiarata come la cantante più amata dai soldati britannici. In quegli anni conduceva un programma radiofonico diretto alle truppe, ha cantato nella metropolitana di Londra, usata come rifugio durante i bombardamenti, e si è esibita per i soldati al fronte in Egitto, Birmania e India. Sfidando il pericolo, con la sua voce, ha portato conforto a chi combattevae ai malati negli ospedali di guerra.
Amatissima e rassicurante, ha rappresentato la speranza e la resilienza di una generazione devastata.
Il successo straordinario della sua canzone ha originato, nel 1943, l’omonimo film che l’ha vista protagonista.
Dopo la guerra la sua fama si è estesa anche negli Stati Uniti, tanto che, nel 1952 è stata la prima artista inglese a raggiungere il primo posto della classifica americana con Auf wiederseh’n sweetheart.
È stata premiata con una lunga serie di onorificenze, fra cui la nomina a Dama dell’Impero Britannico nel 1965.
Negli anni Sessanta e settanta ha condotto diversi programmi televisivi e continuato a incidere dischi. La sua ultima esibizione pubblica è stata a Buckingham Palace, nel 1995.
Considerata un vero e proprio monumento nazionale, a 92 anni, nel 2009, è stata l’artista più anziana a raggiungere la prima posizione nella classifica degli album del Regno Unito con la compilation We’ll Meet Again: The Very Best of Vera Lynn.
Nello stesso anno ha fatto causa al British National Party per aver usato la sua canzone The White Cliff of Dover in un album contro l’immigrazione che tradiva completamente i suoi ideali.
Nel 2014 ha pubblicato la raccolta Vera Lynn: National Treasure e tre anni dopo è uscito Vera Lynn 100, una compilation di successi per commemorare i suoi cent’anni che, col suo terzo posto, l’ha resa la prima performer centenaria ad avere un album nella Top 10.
È morta il 18 giugno 2020 alla bella età di 103 anni nella sua casa di Ditchling, nel Sussex orientale. Messaggi di cordoglio sono arrivati da celebrità come la Regina Elisabetta, Paul Mc Cartney e Elton John.
Dopo la sua dipartita i suoi dischi hanno risalito le classifiche.
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mariobadino · 8 months ago
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Tre occasioni di poesia civile
Giovedì 21 marzo, a Mesagne (Brindisi), in piazza IV Novembre, avverrà l’inaugurazione della Biblioteca Comunale «Ugo Granafei» o, per meglio dire, la sua riapertura nella sede storica, appena restaurata. Per l’occasione, alle ore 19.30 reciterò le poesie insieme a Gionata Atzori, Andrea Bitonto e Cristina Carlà, ma il microfono sarà aperto anche alla cittadinanza, perché si tratta di…
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frasesenespa-ol · 1 year ago
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De veras me atrapas con cada mirada
Cuando tú me besas (El Bebeto)
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bigexplosao · 1 year ago
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selenemetra · 2 months ago
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Che lavoro fai - come stai - come va all’università• come va con la tua dolce metà - quanto guadagni al mese - di che segno sei • che musica ascolti - cosa dici - cosa pensi • cosa farai • come sta il cane - dove sei andato in vacanza • come si fa la VERA carbonara - per chi hai votato (si capisce lo stesso) - se vai in terapia - se non vai in terapia - che scuola hai fatto - che lavoro fa tuo padre - se conosci i vini - se sai i nomi dei cocktail - che influencer segui • cosa hai scritto nel curriculum - che crema viso hai usato - le tue unghie nuove - quali libri hai letto - quale musica ascolti - se stai dicendo una stronzata • se stai dicendo una cosa giusta - se hai fatto il cammino di Santiago. Questo proprio non frega a un cazzo di nessuno.
“Manifesto abbastanza ostile”
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cuartoretorno · 1 year ago
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Mundaka - Donde veas más lejos (Visualizer Oficial) 2023
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yellowinter · 8 months ago
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vorrei andare a vivere in un bosco, circondata dalla musica e dagli animali, lontano da questa società che trovo estremamente tossica... vivere fuori dagli schemi, seguendo la natura e la sua straordinaria bellezza, senza sentirmi schiacciata dal resto, sostenendomi con le mie forze, producendomi da sola ciò di cui ho bisogno, restando nel mio tempo e creando una realtà che mi faccia apprezzare il mondo. Vorrei anche una persona al mio fianco che condivida i miei valori e con cui possa illuminarli sempre di più e avere la vera fede... cioè credere in qualcosa e renderlo possibile.
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angelap3 · 3 months ago
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La storia della Musica!!!!
Tre giorni di pace e musica. Tre giorni che hanno fatto la storia. Si celebra oggi il 51esimo anniversario del più grande evento di libertà, umanità e lotta pacifica: il Festival di Woodstock. Più che un concerto un pellegrinaggio, una fiera di arte e musica, una comunità, un modo di vivere che ha cambiato per sempre il concetto di libertà. Sul palco, a Bethel (una piccola città rurale nello stato di New York) si sono alternati per tre giornate alcuni tra i più grandi musicisti della storia. Musicisti che provenivano da influenze, scuole musicali e storie differenti ma che avevano in comune ciò che più contava in quei favolosi anni ’60: la controcultura.
Si passava dal rock psichedelico di Jimi Hendrix (che, pur di essere l’ultimo a esibirsi, salì sul palco alle 9 di lunedì mattina per un concerto di due ore, culminato nella provocatoria versione distorta dell’inno nazionale statunitense) e dei Grateful Dead ai suoni latini dei Santana (che regalarono un memorabile set, impreziosito dallo storico assolo di batteria del più giovane musicista in scena: Michael Shrieve) passando per il rock britannico di Joe Cocker (che regalò in scaletta le splendide cover di Just Like a Woman di Dylan e With a Little Help from my Friends dei Beatles) e degli Who all’apice della loro carriera (celebre l’invasione di palco dell’attivista Habbie Hoffman, durante il loro concerto, quasi quanto il lungo assolo di Pete Townshend durante My Generation, con lancio di chitarra finale).
C’era poi il folk, con una splendida Joan Baez su tutti, che suonò nonostante fosse al sesto mese di gravidanza, genere tipicamente statunitense che si alternava a suoni più esotici e orientali, come il sitar di Ravi Shankar. Impossibile dimenticare infine l’intensa performance della regina del soul Janis Joplin, la doppia esibizione (acustica ed elettrica) di Crosby, Stills, Nash e del “fantasma” di Neil Young, che rifiutò di farsi riprendere dalle telecamere e il divertente show dei Creedence Clearwater Revival.
1969, il ‘Moon day’ in musica..
Concerti che rimarranno nella memoria di chiunque ami la musica come simbolo di cambiamento, pace e libertà. D’impatto i presenti come pesanti furono le assenze di John Lennon, che si rifiutò di esibirsi per il mancato invito di Yoko Ono, Bob Dylan, padrone di casa (lui che all’epoca viveva proprio a Woodstock) assente per la malattia del figlio, i Rolling Stones, ancora scossi per la morte di Brian Jones e i Doors, alle prese con una serie infinita di problemi legali.
Il vero protagonista dell’evento fu però il pubblico, la “vera star” secondo l’organizzatore Michael Lang, eterogeneo quasi quanto i generi musicali. Da tutta America arrivarono studenti liceali e universitari, hippie, veterani del Vietnam, filosofi, operai e impiegati. Nessuna differenziazione di razza, etnia o colore della pelle: tutti uniti dalla voglia di stare insieme in libertà con il fango a livellare ogni diversità e i capelli lunghi come simbolo di ribellione. Un sogno che oggi sembra lontano anni luce, nelle ideologie come nell'organizzazione.
Da quel 1969 si è provato a più riprese a riproporre Woodstock, con scarsi risultati culminati nell'annullamento del concerto in programma per questo cinquantesimo anniversario, organizzato proprio da Lang e non andato in porto tra una defezione e l’altra, forse perché indigesto ai grandi organizzatori di eventi musicali mondiali. Forse, a conti fatti, meglio così: quell'atmosfera irripetibile era frutto di una spontaneità organizzativa di altri tempi, una magia fuori da ogni schema il cui risultato sensazionale, iconico e significativo fu chiaro solo anni dopo anche agli stessi partecipanti.
Vanni Paleari
PhWoodstock, 1969
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