#mieesulilacrime
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vctmntx · 5 years ago
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Vorrei sapere se c'è una parte che resta in questa parte di noi, io vorrei solo averti anche col senno di poi, è la strada più assurda questa senza di te, mentre il vuoto riempie...
— Ultimo; Dove il mare finisce
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colsennodipoi · 5 years ago
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"Nessuno sceglie di cambiare, è il tempo a scolpirti a suo piacimento"
Costanzo Palmieri (colsennodipoi)
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vctmntx · 5 years ago
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Non mangi da sei giorni, piangi, aspetti che io torni, mi sogni tutte le notti; proprio non ce la fai più.
— Mr. Rain
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vctmntx · 5 years ago
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Inizialmente ogni cosa può sembrare una piccolezza, come una stretta non abbastanza forte, una frase detta con un tono diverso, uno sguardo... sono cose che solo chi ha sofferto percepisce, e sfortunatamente queste "piccole cose" rimangono impresse finché non si trova una spiegazione plausibile e non troppo dolorosa.
Queste cosiddette "piccole cose" sono polvere da sparo, e basta una cosa più grande e grave, la scintilla, a far saltare in aria tutto
— ultimiframmentidipagine
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vctmntx · 5 years ago
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Ricordo che una volta, dopo un mio attacco di panico, mi dissi: «Se ti dovesse capitare di stare male che io non ci sarò, tu prendi carta e penna e scrivi, è la tua salvezza» ed io l'ho fatto. Ora tu non ci sei, ed io non faccio altro che scrivere...
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vctmntx · 5 years ago
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Mi sono sempre chiesta perché amore e sangue avessero lo stesso colore: adesso lo so.
ultimiframmentidipagine
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colsennodipoi · 5 years ago
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Non saprei definire il timore che provo nel parlare. Dovendolo esprimere in termini di paragone, quel che sento potrebbe essere esclusivamente comparato alle emozioni, alle sensazioni che prova un carcerato nel costruire la propria prigione: artefice della propria prigionia, vittima delle emozioni ch'egli stesso sceglie di vestire. Probabilmente quel che trucida ancor più il mio animo è proprio il fatto di percepirmi fonte e causa dei miei dolori, in un vortice perpetuo di compianti per la defunta felicità, letizia vittima della mia follia omicida che, in questo ultimo periodo, si è palesata in gesti di affermazione del mio bastarmi. I motivi di questo tribolare sono diversi e sempre più divengono corrente che mi spinge alla deriva verso ciò che, per Napoleone, fu Sant'Elena.
Costanzo Palmieri (@colsennodipoi)
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colsennodipoi · 5 years ago
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"Alla fine, quella notte, la trascorsi davanti la macchina da scrivere, alla strenua ricerca di parole mai dette, strozzate in gola e che avevo sempre avuto modo di scrivere ma non di scriverti. Mi sentii un idiota quando, infondo, mi resi conto che non valeva la pena rovinare quelle sensazioni così pure intorbidendole con, seppur eleborati, termini ed esternazioni.
Non m'era rimasta che inappetenza, appagante pienezza di maldestre, fastidiose, nuove emozioni".
— Costanzo Palmieri (Frammenti di lettere non scritte)
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colsennodipoi · 5 years ago
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Urla che odo solo unicamente io, rimbombano nella mia testa. Cuore della notte, le palpebre chiuse come tende per evitare l’entrare della luce proveniente dalla piccola candela che agita la sua piccola lingua di fuoco, sembra quasi ciarlare.
Nella mente, Morfeo proietta ricordi di quei giorni stesi al mare, scanditi dall’odore di salsedine, dal piacevole fastidio della sabbia che accarezzava i nostri capelli e dal viscidume della crema solare che t’ha fatto scivolar via dalla mia amorevole presa, più di una volta. In quei giorni, i lampioni parevano luci di scena, le luci un palcoscenico e la radio, che intonava “Sei” dei Negramaro, quasi una voce narrante che conosceva già tutto del nostro futuro, onnipresente e fastidiosa presenza che non ha permesso di evitare quel lancinante dolore che ora tormenta. Avevamo lasciato la strada, ed ora era un santo colle su cui riposano le spoglie del santo di Pietrelcina. La crostata, un’insipida fetta di dolce che hai guardato con gli occhi di una bambina e che, assaggiandola, hai fatto passare per la cosa più buona su questa faccia di terra per poi, così lentamente, volgere il tuo sguardo verso il sorgere del sole. Eri già volata verso quell’orizzonte pregustandone la dolce sensazione che, ad ogni uomo, scalda l’animo. 
Torpore, un freddo risveglio e più nulla in questa fredda notte. Gli occhi bagnati dai rimpianti, la candela spenta emette segnali di fumo quasi a comunicarmi che sono ormai sveglio ed il cuore, beh quello miei cari, gelido come il ghiaccio che avevo, nel sonno, rovesciato sul tappeto della mia stanza singola e che lo sta inzuppando. Mi appresto ad asciugare quel che, a terra, del liquido è rimasto per poi stendere al calore della luna il tappeto. La scruto, mi ci specchio dentro e rivedo nella sua arida crosta il candore e l’infertilità del mio cuore.  Sono le 3:33, esprimo un desiderio per poi fumare la mia, ennesima, ultima bestemmia.
Sono le 3:34, direi sia ora di prender sonno.
- Il tempo di un tramonto (Costanzo Palmieri)
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colsennodipoi · 5 years ago
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L'esistenza paranoia
All’estremo oriente, di un posto non troppo lontano, si viveva in modo molto particolare. Nei fiumi scorrevano parole, le cui fonti erano pensieri. In essi, sguazzavano tante piccole insicurezze che risalivano le parole, fino a giungere ai pensieri dove, esausti, morivano depositando tante piccole uova. Ai piedi di questi fiumiciattoli si estendeva un grande campo, in cui i fiori giacevano marciti da tempo immemore: la gente del posto lo chiamava Campo dei Ricordi. Gli anziani tramandarono da sempre leggende inerenti al posto, racconti che narravano di un campo colmo di... margherite gialle, molto grandi, o forse si trattava di girasoli? Emh, sì! Sì! Erano proprio girasoli, che tutti chiamavano Emozioni e che seguivano col capo il grosso corpo celeste, estraneo a quel mondo e che da tempo non passava più in quel posto ormai abbandonato. Il grande astro che, sprezzante di tutte quelle insicurezze che regnavano in quel mondo, tutti chiamavano Amore, adorava molto quel campo, colmo di quei graziosissimi fiori che le porgevano il volto donandogli un grazioso profumo che inebriava l’aria, rallegravano tutta la zona che veniva visitata da molti turisti che, colpiti, decidevano di restare e prendersi cura di quel campo. L’ambiente, così messo, pareva quasi destinato a perdurare nel tempo. 
La fine non è mai voluta, alle volte capita per caso, e, in un giorno come tanti, Amore non sorse. Emozioni, placide e assorte, sprofondarono in un improvviso sonno, mentre inerti giacevano con il capo teso verso il basso. Quella quiete non passò inosservata, non a tutti piaceva quell’astro splendente! Paranoia, un subdolo parassita, trovò ai piedi di quei grandi girasoli un habitat perfetto, un posto senza eguali dove trovar nutrimento e gaudio.
Paranoia infestò il campo, consumando e marcendo tutto ciò che di bello viveva in quel posto, facendo inorridire chiunque avesse stabilito lì la propria dimora. Nessuno scelse di aiutare il campo, che triste accettò il suo lento declino poiché ormai solo ed abbandonato da tutti coloro a cui tutto aveva donato, dall’affetto all’amicizia più pura.
Ohibò, la mia ormai acciaccata mente non rimembrava un dettaglio importante! Quel gioioso, caldo e accogliente posto un tempo veniva chiamato Campo Cuore. Il tempo scorre inesorabile, col tempo perse quella definizione e tutti iniziarono a definirlo Campo dei Ricordi, in memoria di quel che era. 
Il mondo? Beh, quel mondo tutti ora lo chiamano Esistenza Paranoia, realtà in cui nessuno ormai vuol vivere. Mondo che abita tutto all’interno di una persona.
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colsennodipoi · 5 years ago
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L’ansia di fermarsi
Cresciuti vivendo col terrore di perdere un treno, in un mondo in cui i treni perennemente giungono in ritardo. Sin dalla tenera età siam stati allevati asfissiati dall’idea di trovare un posto fisso, di scegliere un compagno ideale perché la solitudine è, agli occhi dei più, una patologia, oramai ci troviamo a vivere con la spina dorsale inarcata e accartocciata su se stessa, schiacciati dal peso delle aspettative. Dobbiamo correre, non bisogna fermarsi, lo hanno accennato alle medie, non potevamo perdere la concentrazione proprio durante il nostro ultimo anno di superiori poiché ad attenderci c’era la maturità, una svolta. Concetti, l’ombra color pece non smette di tormentare nessuno nemmeno in università dove ancora più le nostre guide ci invitano ad essere fruibili, spendibili nel mercato del lavoro il prima possibile e con un numero indicibile di esperienze e competenze che, chissà in che modo se non velocemente, bisogna apprestarsi ad accumulare.
Se la vita è una corsa, probabilmente mi son preso una sosta. Credevo di aver superato questa orrenda sensazione di oppressione, quel sentirmi assente da ciò che sto vivendo sembrando quasi spettatore della mia stessa vita. Vorrei avere la tranquillità di sedermi su una panchina e aspettare, cogliere i dettagli di un paesaggio nel lento scorrere del tempo. Ho paura, sono perseguitato dal terrore di perdermi qualcosa di importante che potrei ottenere solamente aspettando in uno stesso posto. 
Lasciando scorrere in me l’intraprendenza del fare ho iniziato ad accumulare il peso degli sbagli compiuti, stringendo fra i pugni il nulla di queste sensazioni che mi attanagliano il cuore. 
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vctmntx · 5 years ago
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Ti immagini se con un salto si potesse, si potesse anche volare. Se in un abbraccio si potesse scomparire, e se anche i baci si potessero mangiare ci sarebbe un po' più amore e meno fame, e non avremmo neanche il tempo di soffrire.
— Modà; Se si potesse non morire
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vctmntx · 5 years ago
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Ti amo ma non so come finirà
— Mr. Rain
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colsennodipoi · 5 years ago
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"Ed è quando, di notte, cala pure la luna e sono ormai l'unico sveglio che mi sento realmente solo."
– Costanzo Palmieri (@colsennodipoi )
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colsennodipoi · 5 years ago
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"Era come una di quelle piante da giardino: tutte quelle attenzioni l' avevano resa tossica."
— "Il tempo di un tramonto" (Costanzo Palmieri)
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colsennodipoi · 5 years ago
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Metà settembre
L’aria calda accompagna questa settimana di metà settembre, l’estate pare proprio non voler cedere il passo alla vita che va avanti, quasi come un tenace ricordo di amori fuggenti, incontri veloci e speranze riposte in fatal persone. Ostinati, continuiamo a credere che il tempo sia scandito da secondi ma, come già sosteneva Bergson, cos’è il tempo se non un agglomerato di esperienze? 
Sensazioni, estivi sogni, vedere di spalle la tua folta criniera in questa stagione dorata rispendere come accarezzata dai caldi raggi, quasi ad esaltare l’ancora acerba bellezza di cui trabocca la tua figura incapace di contenere l’ardente personalità che ti caratterizza. Odii il mare, nei tuoi occhi è possibile ascoltare lo sciabordio sferzante dell’acqua di sorgente che si getta a strapiombo nei piccoli fiumiciattoli di montagna che ospitano diverse forme di vita e, per giorni, hanno persino ospitato i miei gelidi fremiti sommersi fra gola e stomaco, sensazioni che odiavo non poco.
Aspetto la fine ciclica di questa ormai defunta natura, il poltrire degli animali e la neve ricoprire ogni cosa su questa distesa di stolti ubriachi di vita, ebrezza che manca dal fiorire della mia adolescenza. Oramai astemio, attendo l’ennesimo freddo cercando una sorta di sorda coerenza tra sensazioni percepite dalla mia pelle e quelle sentite dal mio animo.
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