#mente e psiche
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pier-carlo-universe · 3 days ago
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FASE REM di Cinzia Rota – Il confine sfumato tra sogno e realtà. Recensione di Alessandria today
"FASE REM", la poesia di Cinzia Rota, è un’immersione nel delicato equilibrio tra il sogno e il risveglio, un’esplorazione poetica della mente umana sospesa tra il mondo onirico e la realtà tangibile.
Un viaggio nella mente tra il sonno e la veglia “FASE REM”, la poesia di Cinzia Rota, è un’immersione nel delicato equilibrio tra il sogno e il risveglio, un’esplorazione poetica della mente umana sospesa tra il mondo onirico e la realtà tangibile. Con versi evocativi e profondamente riflessivi, l’autrice dipinge un quadro emotivo che cattura l’essenza di quel fugace momento in cui il sogno si…
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sam3178 · 2 years ago
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Non è tanto facile suonare lo strumento della mente.
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raccontidialiantis · 1 month ago
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Lo ghiaccerà con gli occhi, stasera
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“Occhio per occhio e il mondo diventa cieco.”  (M. K. Ghandi)
Luna l’ha appena scoperto: ieri sera �� venuta a conoscenza del fatto che lui si vede con un’altra donna. Lo starà facendo perché forse la nuova preda è più fedele e servile di lei; più esperta nelle cose di sesso, pensava. Tuttora non osa ammettere neppure a sé stessa che invece egli potrebbe semplicemente amarla.
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Sei anni d’amore e di totale, sua totale e piena devozione per lui gettati al vento. Non ci sarà più quel gioco gentile ma stimolante e crudele tra due che si amano. Non si sottoporrà più con genuina e partecipata gioia ai riti dolorosi ma per lei dolcissimi e intimi a cui Manuel con pazienza l’aveva abituata.
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Le prime volte infatti, alle richieste dell’uomo lei reagiva con veemenza. Probabilmente, da qualche parte nei recessi della sua mente abituata ad obbedirgli e scattare a comando, troverà il coraggio di troncare con lui. Una salutare alzata d'orgoglio. Intanto comunque stasera per l’ultimo appuntamento con lui s’è fatta stupenda.
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Ma è assolutamente decisa: non lo lascerà avvicinare al suo corpo più di tanto e non si farà mai più neppure toccare, da lui. Lo guarderà come un animale ferito a morte guarda il cacciatore che gli ha ficcato una pallottola nel cuore, prima di esalare l'ultimo respiro. Piangerà dentro, ma non gli darà la soddisfazione di vederla sanguinare e soffrire per davvero, stavolta. L’ultima volta.
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Con Manuel, all'inizio della loro storia Luna era una donna risoluta e anche aggressiva, lo combatteva e litigava molto, con lui. Rivendicava come donna un suo ruolo paritario, nel rapporto che si stava creando tra loro due. Poi, per puro amore di quell’uomo, ha accettato progressivamente tutto e man mano s’è sottomessa in toto al suo volere.
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Dopo alcune settimane la cosa ha iniziato decisamente anche a piacerle: non vedeva l’ora di indossare il collare, desiderava soltanto essere sculacciata e punita nelle mille, sottili maniere che lui conosceva. S’era finalmente insinuato nella sua psiche il gusto tenue, subdolo, riprovevole ma pervicace della sottomissione al maschio dominante.
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Dio come godeva con lui nel farlo. E oggi pomeriggio altre news. La sorpresina finale: Dolores, la nuova donna che ha inaspettatamente accartocciato il cuore del suo Padrone, sembra che sia addirittura una dominatrice lei stessa.
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E che sia una molto forte e determinata, con gli uomini. Manuel l’ha conosciuta da poco, a una convention inter-aziendale. La nemesi vuole che lei abbia subito messo gli occhi proprio su di lui e che adesso non voglia avere a che fare con nessun altro uomo.
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E sembrerebbe addirittura che come prima volta lei abbia voluto che Manuel partecipasse a una sua cosa a tre con il suo accompagnatore e collaboratore tuttofare storico e fedele. La versione moderna del puro schiavo. Lo ha voluto quindi come secondo schiavo. E l’uomo oggetto di tanta cura, dopo un iniziale disorientamento ha accettato.
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Adesso, ogni volta che lui pensa alla sua nuova Padrona o che la vede, che qualcosa gliela ricorda, ha un tuffo profondo al cuore. Che il nuovo arrivato Manuel sia il benvenuto, nel mondo della dominazione e nella parte dello schiavo: proverà così, ogni volta che lei vorrà, del puro dolore fisico.
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E l'umiliazione di essere la seconda scelta, di sborrare dentro di lei solo dopo che lei avrà goduto col primo schiavo. Subirà costantemente l’umiliazione psicologica più imbarazzante e tenace, qualcosa che si protrae durante i giorni a seguire e che incide in modo definitivo sull’autostima del soggetto sottomesso, specie se di sesso maschile.
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S’abituerà a servirla secondo il suo assoluto volere. Luna, la schiava di ieri invece, per parte sua, una volta ammortizzato il colpo e finite le lacrime, le parole, presto tornerà libera dal giogo della passione con un uomo ormai profondamente cambiato. Forse col tempo troverà un altro dominante, per continuare a soffrire d'amore e godere nel farsi dominare.
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Il maschio curioso, carico di desiderio sessuale e assetato di vita che comunque è dormiente in Manuel vorrebbe addirittura farla incontrare con la sua padrona. Ma sa che per ora questa è solo una sua fantasia. Chissà: forse in un futuro non troppo lontano…
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In ogni caso, più probabilmente questa vicenda segnerà la nascita di una nuova Luna: stavolta prenderà il ruolo di una vendicativa, gelida, cattiva, lucida, spietata e ormai esperta dominatrice. Le vicende tra amanti sono spesso molto complicate, aggrovigliate.
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Accadono inattese vere e proprie rivoluzioni copernicane. Esse mutano i desideri delle anime che inspiegabilmente si attraggono. E nascono i comportamenti d'amore e le storie più singolari.
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RDA
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nociaograzie · 5 months ago
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Ascoltare mio malgrado le conversazioni altrui nei bagni pubblici ha segnato indelebilmente la mia mente e i miei pensieri allo stesso modo in cui la guerra segna la psiche di un soldato per il resto dei suoi giorni.
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susieporta · 4 months ago
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LA BELLEZZA DI PERSEFONE
“Hillman ci fa notare che la “Bellezza” suprema non è quella di Afrodite, bensì di Persefone, la regina degli Inferi. Per dire che non vi può essere vera Bellezza [dell'anima] se non si conosce la 'morte', la depressione, la solitudine, la disperazione che conferiscono profondità, consapevolezza e umanità allo sguardo. E' una Bellezza infera, quella che Psiche riporterà dal suo oscuro viaggio. E' l'ultima, estrema prova: la conoscenza dell'assoluto speculare della vita, la morte [come trasformazione, non certo il suo letteralismo] che neppure Afrodite, la dea della vita, può contrastare. [...]
Ma non si creda che questo portare 'Eros' nei contenuti psichici sia qualcosa di astratto, una questione psichica che può prescindere dalla vita concreta. Qualcosa che può avvenire senza coinvolgimenti e pasticci relazionali, e errori e continue cadute. Certo che no. Hillman sottolinea come il coinvolgimento emotivo è necessario e che senza di esso niente avrebbe luogo. La fatica trasformativa dell'anima prende avvio dalle relazioni di cui non si può fare a meno e che torturano, fanno a pezzi il cuore e mandano in confusione la mente.
Scrive Hillman : «La tortura dell'anima sembra inevitabile in ogni intimo coinvolgimento. A dispetto di tutto ciò che si fa per evitare e alleviare la sofferenza, sembrerebbe che a generarla sia il processo stesso in cui le persone si trovano, quasi che una necessità mitica ci costringe a mettere in scena Psiche ed Eros ».
Carla Stroppa "Lo sguardo di Anima alla vita, in James Hillman, Verso il sapere dell'anima."
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crazy-so-na-sega · 4 months ago
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Abituare la mente a negare il male a causa di un pregiudizio moralistico di derivazione politica significa costringere la propria psiche a una regressione che non può non provocare danni a tutto il principio di realtà dell'individuo. E la convivenza con questo tipo di persone fonda un elemento di conflitto sociale più insidioso della criminalità e ancora più nocivo del degrado mentale.
passo e chiudo.
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scogito · 6 months ago
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Cosa accade quando stai nella tribù sbagliata? Ossia quando frequenti o instauri legami con persone non allineate a te? (per allineamento intendo persone che hanno una tua simile Gioia esistenziale).
Accade che ti spegni. Punto. Anzi di solito prima ti ammali e poi ti spegni.
Non importa come, non importa in quali tempi e se combatti, non importa se la tua vitalità riesce a soddisfare tutto l'ambiente, perché tanto sarà sempre troppo risucchiata e bruciata. Non importa se credi che sia tuo dovere, se pensi di cambiare le cose, se vuoi l’onore del sacrificio e se ti convinci che è solo l'ultima volta.
Lascia perdere queste cazzate, che sono tipiche della mente e tipicamente mentono. L'unica cosa che devi fare è scollare il culo da lì; e se c'è "l'amore della tua vita" che magari è amore solo nella tua testa, vale lo stesso.
Qualsiasi condizione relazionale se ti fa reprimere, sopprimere e deprimere, è una condizione che in qualche modo il tuo corpo e la tua psiche stanno rigettando.
Bisogna comprendere che tipo di valore ha il dolore che vivi.
Mi auguro che il buonsenso sappia distinguere tra la crisi di un momento e uno stile di vita. Tra responsabilità e bisogno. Prima di non porre limiti quando si dovrebbe e arrivare al capolinea sostenendo che gli altri non si sono mai accorti te.
Il dovere di ognuno è in ogni caso mettere in pratica l'amor proprio.
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astra-zioni · 8 months ago
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Sono andata a scuola con Pamela Mastropietro, la ragazza romana uccisa e smembrata nel 2018.
Mentre scrivo cerco di rendere quello che sento e che ho sentito all’epoca il meno autoreferenziale possibile, eppure mi accorgo che non riesco, ché mi viene da scriverne perché poco fa ho visto un video con la sua faccia dove veniva ripercorsa la vicenda, apprendendo ulteriori scenari, e non riesco perché ogni volta che mi torna in mente lei mi ricordo la sensazione corporea quando ho appreso della sua morta, scorrendo il cellulare, ed ho capito che una ragazza che vedevo fino a dieci giorni prima in classe era stata fatta a pezzi e messa in una valigia. Lo so, è ancora autoreferenziale, ed è il motivo per cui non parlo di questa storia mai - non è la mia, non ne ho il diritto -, anche se mi lacera ancora oggi, ed è forse il motivo per cui non ho mai toccato droghe pesanti in quel periodo orribile.
Io vorrei descrivere Pamela, darne un ritratto fedele, autentico, descrivere il suo accento romano, la sua camminata, il suo atteggiamento duro e spaccone - tranne quando si rivolgeva a me, ché ero fragile all’epoca e forse lei lo aveva capito. Vorrei parlare del rapporto che aveva con la mia professoressa di filosofia, di quanto fosse in gamba, di come parlasse bene, ma non riesco, perché io non sono stata niente per lei, io ero solo una spettatrice, e non posso neanche avere il diritto di sentirmi così dilaniata.
Succede che poco fa apprendo che, prima della sua morte, ben due autisti di taxi hanno consumato un rapporto con lei in cambio di un passaggio per Roma - era appena scappata da una comunità per tossicodipendenti. Solo successivamente ha incontrato lo spacciatore che poi l’ha uccisa, dopo avere abusato di lei. Quando leggo questo io non riesco più neanche a parlare di Pamela, non riesco a dare un ritratto non autoreferenziale della mia angoscia perché mi sale la rabbia cieca e frustrata e senza speranza nel pensare che in quei due giorni ogni figura maschile e adulta incontrata non le abbia teso una mano, non abbia chiamato le autorità, non abbia infierito su quel corpo e quella psiche a pezzi. Aveva 17 anni.
Come si può tollerare una violenza sistemica così atroce? Come si possono tollerare la negligenza e la noncuranza verso una vita così indifesa e fragile? Come non può estendersi, questo fatto, a macchia d’olio, e non farmi salire una rabbia atroce e disperata nei confronti della violenza, della violenza sui deboli - della violenza sulle donne, sempre loro.
Io non lo so come si fa a non mettere la propria sofferenza in mezzo, scusa Pame’, ma ogni tanto m’incazzo; avrei tanto voluto che qualcuno ci fosse stato per te.
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tiaspettoaltrove · 11 months ago
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“Quanti anni hai?”
La domanda che ciclicamente mi viene rivolta, qui e su altre piattaforme virtuali, è sempre la stessa: “Quanti anni hai?”. Da una parte la comprendo: la curiosità è donna, pertanto è normale che una donna sia portata a chiedermi quanti anni ho. Peraltro non è mica un segreto, eh, se una mi scrive in privato glielo dico. Ma non è questo il punto: quello su cui voglio soffermarmi è il ben poco significato di questo quesito. Peggio: la superficialità che ne permea la richiesta. Io negli anni mi sono confrontato con tante ragazze su Internet. Non centinaia, ma comunque parecchie. L’ho fatto perché mi piace studiare la psiche umana, mi piace conoscere, approfondire, ragionare, far lavorare la mente. La richiesta dell’età anagrafica è quasi sempre avvenuta, da parte di ambo le parti, in una fase successiva. Prima s’è iniziato a parlare, a confrontarsi, a raccontarsi. E poi tutto il resto. Cosa voglio dire? A volte sembra di stare su Tinder (che io non ho e non voglio avere). Purtroppo il pensiero che trasmettete, di solito, è: “Cerco un compagno e voglio vedere quanti anni ha, così se ne ha troppi o troppo pochi passo direttamente oltre”. È un po’ squallido come ragionamento, se posso. Lecito, ma squallido. Alla fine dipende tutto dalle intenzioni. Ma io l’ho detto subito, però: prendete questo blog come un libro, anche se dietro c’è una persona, in carne e ossa. Mi si dovrebbe contattare per uno scambio di opinioni, non per cercare la storia d’amore della vita. Anche perché io, all’amore, nemmeno ci credo più come prima. Vi interessa approfondire un concetto? Va benissimo, eccomi. Volete fare una critica? Vi ascolto. Ma chiedermi a caso quanti anni ho, alla ricerca di chissà cosa, è molto sciocco. Non mi offendo, ci mancherebbe. Dico solo che si potrebbero porre domande più interessanti, secondo me. Credo che l’obiettivo primario debba essere quello di trovare una forma di comunicabilità rispettosa e matura. E questo lo si può fare a qualsiasi età. Qualche anno fa parlavo amabilmente con una ragazza, andò avanti per un po’ di tempo. Poi, una volta scoperto che ero più grande di lei, scappò via. Ammetto che ci rimasi male. E vi giuro che non c’era reale motivo. Non v’erano scambi di foto e cose strane, ma discorsi molto normali, puliti. Eppure, nulla. Cerco sempre di comprendere tutto, ma l’amaro in bocca rimase per del tempo. Ecco, oramai io invito a priori le ragazze a non contattarmi, se tanto poi deve andare a finire così. Non mi piace essere abbandonato (a chi piace?), specialmente se mi comporto molto bene. Probabilmente l’opzione per porre domande in anonimato, qui, l’ho attivata proprio per questo: per mettervi più a vostro agio, per consentirvi di scrivere e chiedere qualsiasi cosa senza portare il peso dello svelamento, e quindi l’imbarazzo che può derivarne. È un blog particolare il mio, dedicato a un pubblico adulto pur non essendoci traccia di foto o video pornografici. Ma così, diciamo che avete mano libera. E io la libertà la amo sempre.
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canesenzafissadimora · 25 days ago
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Il corpo: un libro che pensa contro se stesso
Quando scrissi Il corpo, sentivo l’urgenza di affrontare un tema che, nonostante la sua ovvia centralità, era stato a lungo relegato ai margini del pensiero filosofico e psicologico: il corpo, appunto. Non come oggetto, non come strumento, ma come protagonista della nostra esistenza. Per troppo tempo, il corpo è stato diviso dalla mente, relegato al ruolo di supporto passivo o di fardello da controllare. Eppure, il corpo è il nostro primo strumento di conoscenza, il nostro linguaggio originario, il luogo dove avviene la vita.
Platone lo ha definito una "prigione dell'anima". La tradizione giudaico-cristiana ha trasformato questa immagine in una "maledizione della carne". Poi Cartesio ha imposto la scissione definitiva: res cogitans da una parte, res extensa dall’altra. E oggi? Oggi il corpo viene spogliato della sua complessità e ridotto a "forza-lavoro", a "macchina biologica" da ottimizzare, a prodotto da plasmare e vendere. Ma il corpo non è solo biologia né semplice materia. È un luogo di ambivalenze: piacere e dolore, forza e fragilità, identità e alterità.
Scrivere questo libro è stato un tentativo di sfidare la psicologia a "pensarsi contro se stessa", a liberarsi dal pregiudizio dualistico che ha segnato la sua nascita. Perché non possiamo parlare di psiche senza parlare di corpo. Non possiamo curare la mente senza ascoltare i messaggi del corpo. Non possiamo comprendere l'essere umano se continuiamo a negare l'unità indissolubile che siamo.
Oggi, forse più di allora, questa riflessione è necessaria. Viviamo in un’epoca che celebra il corpo solo per la sua estetica o per la sua produttività, ma lo tradisce continuamente nella sua verità profonda. È tempo di restituire dignità al corpo, non come oggetto, ma come soggetto. Non come limite, ma come possibilità. Non come nemico, ma come compagno insostituibile del nostro viaggio nel mondo.
Umberto Galimberti
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pier-carlo-universe · 7 days ago
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La casa delle luci – Il thriller psicologico di Donato Carrisi che esplora l'oscurità della mente. Recensione di Alessandria today
Ipnosi, ricordi sepolti e un inquietante amico immaginario
Ipnosi, ricordi sepolti e un inquietante amico immaginario Donato Carrisi, autore italiano di thriller più venduto al mondo, torna con La casa delle luci, terzo volume della serie dedicata a Pietro Gerber, il celebre ipnotista di Firenze noto come “l’addormentatore di bambini”. Con una narrazione avvolgente e un’atmosfera carica di tensione e mistero, Carrisi ci trascina in una storia che…
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orenzel · 2 months ago
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Qualche tempo fa, sul vecchio profilo, feci una riflessione sulla depressione che aveva colpito questo zio (acquisito) trasformandolo in un pupazzo. La depressione è un mostro che si nutre dei sensi e delle percezioni ma per lui, ciò che sembrava, non era.
A distanza di un anno è venuto fuori che il problema era di natura cerebrale, difatti la parte frontale del cervello si è e si sta rinsecchendo come una prugna. Ciò porta questa persona a non avere nessun tipo di emozione sul volto, nessun tipo di linguaggio ad esclusione di risposte brevi o cenni con la testa. Fisicamente autosufficiente, dritto come un chiodo ma passivo al punto da sembrare uno spaventapasseri. Comprende, perché questo tipo di danno non influisce (ancora) sulla comprensione delle cose ma non c'è modo di scuotere sul volto e sulla psiche nessun tipo di emozione. Certe meccaniche gli sono rimaste, come il suonare il pianoforte (pur non comprendendo la forza eccessiva che mette sui tasti).
A distanza di un anno dall'ultima volta che ci siamo visti, nel rivedermi, ho avuto l'impressione di un impatto emozionale che partendo dal profondo dei suoi ricordi sembrava potesse raggiungere la sua mente. Ma quella sensazione, qualsiasi cosa stesse provando, si è persa o rimasta bloccata da qualche parte senza mai arrivare al suo volto.
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gcorvetti · 4 months ago
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Giornata così.
Mi avevano avvertito che anche se mi sto riprendendo potevo avere una ricaduta, eccola. Ieri sera c'era una festa, stamattina lo yoga, dovendo scegliere ho preferito yoga sono tornato a casa presto sono andato a letto e stamane mi sono svegliato con i crampi e fuori pioveva a dirotto, quindi niente yoga e niente festa. Ho fatto la mia routine e poi ho sistemato un casa e ho pranzato, mi sono lanciato sul letto per un riposino e quando mi sono svegliato stavo na merda. Allora mi sono vestito e sono andato in pizzeria, il pizzaiolo era incazzato perché è stato tutto il giorno solo, nessuno si è fatto vivo, gli ho detto che poteva scrivermi che venivo ad aiutarlo, ma mi ha detto che lui stipendia delle persone che dovevano essere la, uno era quello che organizzava la festa ieri, gli altri penso che sono andati alla festa. Fatto sta che na mezz'ora gli ho dato na mano.
Al bar danno, sicuramente sarà ancora in proiezione, un film sulla Palestina, si il tizio si è lanciato su sta crociata tanto di cappello ma è come pisciare controvento secondo me soprattutto qua dove le persone sono inquadrate al 100% (per non dire lobotomizzate). Fatto sta che dopo 5 minuti sono tornato a casa (fortuna che abito a uno schioppo), non ho proprio lo stato d'animo adatto in questo momento per sorbirmi la merda degli altri quando ancora non ho digerito la mia, non è egoismo ma sopravvivenza per la mia psiche. Lo so, una volta ero attivo sul lato della verità, ma da qualche anno non seguo più niente se non leggendo qua qualche post a riguardo quindi li prendo con le pinze, non me ne vogliate. Io comunque abborro ogni forma di guerra e violenza, soprattutto psicologica che ultimamente sembra essere forse l'arma più forte.
Ho scambiato qualche messaggio con Spock e giustamente mi ha detto che me l'aveva detto, lo sapevo. Forse oggi mi sono reso conto che l'unico che può veramente aiutarmi in questa situazione sono io e solo io, gli altri possono solo alleviare qualche momento, gentilissimi e magari inconsapevoli.
Sono tornato a casa per mettermi a suonare, ieri mi è venuta in mente una cosa che vorrei provare con il no-mixer-input e la chitarra, sperando che il mixer regga, vediamo cosa esce; mi viene anche difficile in questo periodo suonare decentemente, ma so che passerà come è sempre stato e riprenderò a tempo debito, anche se il tempo è ridotto visto il mio desiderio di andare via da qua, forse dovrei lasciare perdere di fare qualcosa qua e pensare al prossimo passo, ma mi piacerebbe comunque lasciare un bel ricordo di me qua facendo una performance, vediamo come vanno le cose.
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raccontidialiantis · 2 months ago
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Investigatore privato
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C’è un’etica rigorosa, nel nostro mestiere. Ci sono protocolli da seguire, regole e indicazioni precise. Poi, il comportamento di un segugio al lavoro deve essere rispettoso della privacy altrui e delle leggi dello Stato. Infine c’è il capitolo forse più spinoso: quello della conclusione dell’indagine e la produzione delle prove al cliente. Un buon ottanta per cento della nostra quotidianità è dedicato alle infedeltà. Alla fine, in tutte le situazioni relative a questioni di cuore, addosso a noi del mestiere si forma una spessa corazza, un guscio robusto che ci impedisce di provare sentimenti di empatia: sia con la persona oggetto delle indagini che col cliente committente. E lì si impara, si riconferma il vero valore della vita di coppia:
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Si vedono le conseguenze terribili di un amore che si sfalda. Anime rovinate, figli in profonda sofferenza, tracolli economici. O, nei casi più spinti, azioni scellerate compiute in un attimo di follia o di sconforto, che verranno perseguite penalmente. Dopo trent’anni di servizio ineccepibile e altamente professionale, di allenamento e pratica quotidiana di assoluto distacco fisico ed emotivo, mi sei capitata tra i piedi tu. Mentre stavo investigando su di te, in un momento di pausa dalle indagini, una mattina t’ho trovata nella sala d’aspetto del dentista che, ho scoperto, abbiamo in comune. Il protrarsi non prevedibile dell’operazione del cliente precedente a me ha creato quindi per noi una circostanza completamente fortuita e inaspettata.
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In quell’occasione ho potuto intessere con te una conversazione molto interessante, coinvolgente. E dopo non riuscivo a smettere di pensarti. Mi rigiravano in mente le tue frasi intelligenti, piacevolissime. Da te, mentre parlavi filtravano con estrema discrezione una cultura e una sensualità non comuni e profonde. E il tuo sorriso, poi... oh: quello m’ha proprio steso. Una combinazione letale di elementi, per la mia psiche. Opinioni e idee, gusti e scelte. Storie scambiate con mia intensa attenzione alle tue labbra e ai tuoi movimenti. Bella come una dea nella sua età dell’oro. T’ho contattata con il cuore che mi batteva forte e dopo mille esitazioni. Ma non potevo proprio farne a meno. Messaggi, note vocali, facezie.
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A cui sono seguiti degli appuntamenti in segreto assolutamente non opportuni per entrambi. Ma irrinunciabili. E fuori da ogni regola: tutto assolutamente sbagliato. Perché tu prima di me non avevi mai tradito tuo marito. Né io mia moglie. Normalmente, chi commissiona un’indagine cerca solo una conferma fisica, tangibile a quello che già ha capito, che già sa. Però, in rarissimi casi succede che magari si veda solo un po’ di fumo, ma non c’è alcun arrosto. E questo era uno di quei casi. Ho quindi rassicurato tuo marito e così facendo ho anche tradito l’etica professionale. Addirittura, mi sono dovuto necessariamente far pagare e gli ho dato un prodotto avariato, scorretto: un dettagliato e falsissimo rapporto di sorveglianza, con tue foto innocue, in cui non si ravvisavano motivi di sospetto.
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Crollati d’un colpo il saldo legame con mia moglie e tutte le mie certezze. Ma non riesco a pentirmene. Non potrei più, a questo punto. Però, francamente non riuscirò mai a capire cosa succede ai cuori di un uomo e di una donna maturi quando improvvisamente s’innamorano. Forse l’amore quando arriva rende folli a qualsiasi età. Anzi: forse i ragazzi hanno più ragioni per costruire e consolidare un vincolo con estrema cautela. Probabilmente maturità e amore si escludono a vicenda. O forse era semplicemente destino che ti trovassi sulla mia strada. Ti aspetto nel nostro albergo complice e intanto gusto un buon caffè. 
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RDA
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iviaggisulcomo · 2 years ago
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"Se prima di entrare in casa dovessi accorgerti che i tuoi stivali sono ricoperti dal fango, li ripuliresti, giusto? È bene cercare di fare la stessa cosa con eventuali pensieri o idee che dopo aver attraversato sentieri paludosi cercano di insinuarsi nella tua mente. Troppo spesso permettiamo a conversazioni malsane e teorie insensate di dominare i fili della nostra psiche, privandoci della serenità che altrimenti manterremmo intatta. Ciò che si intrufola nella nostra testa, soprattutto quando non combacia con i criteri che generalmente adottiamo, rischia di costringerci ad attuare una disinfestazione quando è ormai troppo tardi."
(Giusy Pullara)
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susieporta · 10 months ago
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La verità è che nessuno si regge più in piedi da solo, sulle proprie gambe. Nessuno regge più il dolore, la perdita, la frustrazione, l’attesa.
Insomma, le cose della vita.
Abbiamo bisogno di normalizzare i processi della vita: nascere, crescere, ammalarsi, ferirsi, invecchiare, morire.
Un tempo si moriva sazi di vita, appagati, senza rimpianto alcuno, in modo del tutto naturale.
Oggi si muore insoddisfatti, delusi e stanchi.
Il lutto non rientra più nelle categorie del vivente.
Abbiamo inventato questa parola: “elaborazione”, dimenticando che i lutti non si elaborano, ma si accolgono, come parti integranti dell’esistenza, tutt’al più si contemplano come espressioni mutevoli del flusso continuo della vita.
“Sii paziente verso tutto ciò
che è irrisolto nel tuo cuore
e cerca di amare le domande,
che sono simili a
stanze chiuse a chiave
e a libri scritti
in una lingua straniera.
Non cercare ora le risposte
che possono esserti date
poiché non saresti capace
di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa.
Vivere le domande ora.”
Aveva ragione Rilke.
Abbiamo disimparato il valore del piangere insieme, di condividere il pasto, dono gentile e premuroso gesto della vicina di casa, la sera, quando si raccontava ai bambini dove sta il nonno adesso, e si passava la carezza della mano piccola sul suo viso freddo e immobile, disteso sul letto.
I sogni facevano il resto, perché si aveva tempo per dormire e per sognare. E al mattino, appena svegli, per raccontare.
Così chi non c’era più continuava ad esserci, a contare, a suggerire, a consolare.
I morti stavano insieme ai vivi.
Complicato allora non è il lutto, ma il modo di viverlo, di trattarlo, come se fosse una malattia in cerca di una cura. Ma la vita non è un problema da risolvere.
Ancora Rilke. Piuttosto un mistero da sperimentare. Una quota di ignoto inevitabile che spinge lo sguardo oltre la siepe.
Chi ha ancora desiderio di quell’infinito che solo l’esperienza del limite può disvelare?
Oggi tutti reclamano il diritto alla cura della psiche, forse perché i medici del corpo non riescono a guarire certe ferite dell’anima.
Ma così si sta perdendo il valore della psicoterapia. Così si confonde la patologia con la fisiologia dell’esistente, che contempla nel suo lessico le voci: malattia, solitudine, sofferenza, perdita, vecchiaia, morte.
Qual è l’immagine del nostro tempo, che rappresenta il senso estetico dominante? Una enorme superficie levigata, perfetta, specchiante.
In questo modo, privata delle increspature, delle imperfezioni, del negativo, della mancanza, l’anima ha smarrito il suo luogo naturale, la sua origine, il respiro profondo della caducità, della provvisorietà, della fragilità del bene e del male.
Perché alla fine, tutto ciò che comincia è destinato a finire e l’unica verità che rimane è questo grumo di gioia che adesso vibra ancora nel cuore, qui e ora, in questo preciso istante, nonostante la paura, il disincanto, la sfiducia.
Non c’è salute dunque che non sia connessa alla possibilità di salvezza.
Alle nostre terapie manca quel giusto slancio evolutivo, che spinga lo sguardo oltre le diagnosi, i funzionamenti, i fantasmi che abitano nelle stanze buie della mente.
Un terapeuta non può confondere la luna con il dito che la indica.
Può solo indicare la direzione e sostenere il desiderio di raggiungerla.
Per questo ogni sera mi piace chiudere gli occhi del giorno con una poesia, ogni sera una poesia diversa, per onorare la notte con il canto dei poeti.
Perché la notte sa come mantenere e custodire tutti i segreti.
Perché le poesie assomigliano alle preghiere.
Dicono sempre cose vere.
Stanotte per esempio ho scelto questa:
“Si è levata una luna trasparente
come un avviso senza minaccia
una macchia di nascita in cielo
altra possibilità di dimora. E poi.
Siamo invecchiati.
Il volume di vecchiaia
è pesato sul tavolino delle spalle,
sugli spiccioli di salute.
Cos’è mai la stanchezza?
Le cellule gridano
chiamano l’origine
vogliono accucciarsi
nel luogo prima del nome
nello spazio che sta tra cosa e cosa
e non invade gli oggetti
li accarezza e li accalora.
Non smettere di guardare il cielo
ti assegna la precisa misura
fidati della vecchiaia
è un burattino redentore.
Dopo tanta aritmetica
la serenità dello zero.”
Chandra Candiani
Testo di Giuseppe Ruggiero
foto dal seminario " In Quiete". Introduzione alle costellazioni Familiari con Anna Polin
Gloria Volpato
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