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Crisi Agricola in Alessandria: Cia Chiede lo Stato di Calamità e Interventi Urgenti. Annata critica per l'agricoltura alessandrina: danni climatici e crisi economica mettono in ginocchio i produttori
La campagna agricola del 2024 si è rivelata devastante per gli agricoltori della provincia di Alessandria. La Cia Alessandria, in risposta alle enormi perdite causate da condizioni climatiche estreme e problemi economici persistenti, ha formalmente richie
La campagna agricola del 2024 si è rivelata devastante per gli agricoltori della provincia di Alessandria. La Cia Alessandria, in risposta alle enormi perdite causate da condizioni climatiche estreme e problemi economici persistenti, ha formalmente richiesto lo stato di calamità alla Regione Piemonte. L’annata è stata segnata da gelate primaverili, grandinate intense, esondazioni e piogge…
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A VOLTE vorrei avere gli occhi di un bambino.
Non che i miei non mi piacciono, anzi. Sono solo stanco di vedere il marciume che c'è nel mondo.
"Sei bellissima così" - Mirko Sbarra
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ABOLIRE il ferro da stiro è la sintesi del marciume ideologico di questa gang di criminali
Via ilfaccoquotidiano
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premesso che queste intercettazioni non dovevano finire sui giornali, impressionante come genitori come quelli di turetta sembrino sempre capitare a marciume come turetta
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Scusi la matita ma stasera sono abbastanza stanco e scoraggiato dalla vita e privo dell'energia necessaria per impiegare l'inchiostro - inchiostro, ineffabile distruttore del pensiero, in grado di far appassire un'emozione trasformandola in qualcosa di sciatto, in un'escrezione mentale su carta. Che marciume mal scritto!
F. Scott Fitzgerald al suo editor Maxwell Perkins, in una lettera del febbraio 1920 firmata come "l'individuo più seccante di qua dal paradiso"…
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Tre di Spade.
"La proiezione sull'Altro: la trappola del Riconoscimento".
Il compito del mese di Maggio è accompagnarci alla frattura con la nostra profonda "Ferita del Riconoscimento".
Essere stati "ignorati" o "svalutati", "boicottati" o "abusati" all'interno del percorso di crescita, tra le mura di casa, nei luoghi più intimi ed emozionali, nelle relazioni primarie, può generare schemi di profonda disfunzione e colpa.
Il dolore non passa solo.
Si deposita nelle memorie cellulari e si riattiva ad ogni simbolo o associazione con l'Evento traumatico, sia esso breve ed estemporaneo o reiterato nel tempo.
Il tempo non sistema le cose. Le complica.
E' per questo che non basta affidarsi alla parte Divina per compiere quel passaggio così strettamente Umano.
Siamo tutti chiamati ora a rivedere amorevolmente i nostri automatismi di manifestazione della sofferenza.
Tutta la rabbia, la violenza, il malessere che si stanno scatenando all'interno dei Sistemi di Relazione, sono frutto di un passaggio delicato della "Coscienza", sempre meno "presidiata" e sempre più libera di esprimere il proprio vissuto.
I terremoti Energetici di questi ultimi anni hanno assediato le fondamenta di tutti gli edifici, anche quelli apparentemente solidi, rendendone evidenti le infiltrazioni di umidità e il marciume del basamento, producendo irreparabili crolli, riducendo in macerie interi caseggiati.
E molti, invece di ristrutturare alla base la loro casa distrutta, ci hanno "messo la pezza", restando però nella costante sensazione che, un'ulteriore potente scossa, potrebbe davvero essere la definitiva per loro.
L'Evoluzione è un processo legato all'Umiltà.
L'Umano si rende strumento di se stesso.
E accoglie con coraggio e resilienza la Verità, che di volta in volta si palesa di fronte a sé.
Si affida al Viaggio. Sa che il percorso sarà accidentato, sa che dovrà distruggere una ad una ogni illusione, ogni contraddizione, ogni trigger interiore.
Ma non si abbatte, non si demotiva, non si appoggia pesantemente sulle schiene degli altri.
E' la sua Casa a necessitare di restauro. E' il suo Giardino interiore che va bonificato a fondo. Sono i suoi "Mostri" da sconfiggere.
Ed è l'unico che può affrontare il suo percorso trasformativo. Nessun altro lo potrà fare al suo posto.
E se ad un certo punto del Viaggio, si è scelto di percorrere la scorciatoia, si mollano gli ormeggi e si decreta "ho già fatto troppo, è tutto inutile, io sono fatto così, sono gli altri che non mi capiscono e non mi accettano per quello che sono", sarà naturale incappare nella solita "risoluzione infantilizzata".
Dove la Struttura immatura necessita costantemente di attenzione, di riconoscimento e premi di partecipazione.
Nessuno ci darà il premio o "la pacchetta sulla spalla" quando avremo compiuto i nostri faticosi passi.
Saremo noi ad omaggiarci con Gratitudine e tanta Gioia. A festeggiare con un sorriso l'ennesimo tassello d'Amore che abbiamo aggiunto al nostro "edificio emotivo".
E mattone dopo mattone, fatica dopo fatica, piano piano vedremo la nostra Nuova Casa Interiore prendere forma.
Sentiremo il Cuore pulsare nuovamente di Vita, irradiare quella sua sconfinata potenza e trasparente purezza in ogni istante ed in ogni respiro del nostro procedere.
Non soffermiamoci nella solita "zona di sconforto", di immobilismo e di "vittimismo".
C'è tanto da smaltire.
Ora più che mai.
Bisogna trovare il coraggio di osservare il "Passato devitalizzato" che torna. Ci dobbiamo stare.
Nessuna fuga, nessuna scorciatoia, nessun premio.
Si resta. Si affronta. Si elabora. E poi si espelle via!
Se lo tratteniamo finirà per intasare il Sistema e ci porterà ad una lenta agonia di "morte" per soffocamento o asfissia.
Lasciamo che i dolori del Passato si trattengano solo il tempo necessario per preparare l'espulsione finale.
Non identifichiamoci con le nostre Ferite. Non partiamo a razzo con gli automatismi che proiettano questi informi cumuli di tossine in transito.
Restiamo concentrati, consapevoli, presenti e partecipativi.
E smettiamola di giocare alla Ferita del Riconoscimento con gli altri! Di voler a tutti i costi attirare l'attenzione del "genitore" di turno. Di agganciare dinamiche infantilizzate di confronto, di invidia, di competizione, di pietismo o, peggio ancora, di vendetta.
Siamo adulti.
Curiamo il nostro Giardino. E smettiamola di ficcare il naso nel Giardino altrui.
Restiamo Radicati a noi stessi, presenti e orientati.
Si tratta di Noi. Della nostra Vita. Delle nostre Emozioni e Disfunzioni. Della nostra Responsabilità su noi stessi. Delle nostre scelte di Guarigione.
L'Altro non c'entra. Mai.
Ricordiamocelo sempre.
E proseguiamo con tanta Fede, Impegno e Dedizione nel nostro straordinario Cammino Evolutivo.
Mirtilla Esmeralda
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"Gli elisabettiani avevano una conoscenza sicura della catastrofe; comprendevano non solo il male, ma l'infinità di trucchi grazie ai quali il male si presenta come bene. Sentivo che giungevano al cuore delle cose, all'intrinseco marciume del mondo."
Dio di illusioni — Donna Tartt
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Come si fa quando senti che qualcuno ti ha rovinata? Ti ha sfiorita e imbruttita. Ti ha fatto ammuffire e marcire con il suo tocco il suo marciume l'aggressività la cattiveria la morbosità. Come si torna a splendere?
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Onestamente? Non mi dispiacciono i quattordicenni, sono ancora innocui ed incontaminati da tutto il marciume adolescenziale, oggi per andare a Bologna ho preso un bus scolastico, pieno di ragazzini di prima liceo; silenzio. Tranquillità, gente che giocava a Hearthstone, discorsi sui compiti di matematica, chilling as fuck listening to music, sipping boba tea, cute little guys wearing the most basic shit ever and not giving a fuck; I love them. I even enjoyed it
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Un anno fa, sempre in occasione del Transgender Day of Remembrance, dedicavo nel mio piccolo un pensiero alle vittime di transfobia del 2022. Alle ferite di questa comunità se ne sono aggiunte purtroppo, seppur in modo tristemente prevedibile, tante altre anche quest’anno.
Eppure, a tormentarmi dall’anno scorso, c’è una vicenda in particolare, perché dolorosamente emblematica della situazione di un paese come il nostro dove il marciume nasce e si propaga dalle sue più profonde radici: le istituzioni.
Questa qui è rimasta chiusa nel cassetto finora da quel maledetto giugno 2022. Ma oggi è tempo di ricordare, meditare, mandare a memoria.
Per la Professoressa Cloe Bianco. Per il Transgender Day of Remembrance 2023.
(Descrizione delle immagini disponibile nell’Alt Text.)
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Le tenebre dentro
La vita non mi piace.
Itachi aveva tradotto la sensazione in parole a sei anni, però lo sapeva da tanto. Dall’inizio.
Non ricordava il giorno in cui l’oscurità gli si era insediata dentro come marciume in un albero malato, forse era nato così.
Non trovava l’origine del nodo di angoscia, eppure l’aveva cercata. Il motivo svaniva strada facendo, tra i ricordi. Forse non esisteva proprio; lui era difettoso, inadatto.
Aveva accettato l’agonia senza rimedio e ci si era rassegnato solo per Sasuke, stringere quel fagottino gli aveva dato uno scopo.
Sasuke lo aveva fermato mentre volava giù dalla roccia.
Itachi non sapeva cos’era la felicità, ma poteva donarla.
Parole 108
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Roma sta letteralmente consumandosi nel marciume. Il marciume dell'immondizia che produce ogni giorno e che il Comune non è più in grado di smaltire; e il marciume del suo sottosuolo che provoca ogni giorno l'apertura di voragini che né il Comune e nemmeno i Municipi sono in grado di riempire e aggiustare.
Roma è una città che in materia di degrado urbano sembra giunta a un punto di non ritorno. Non ha più un verde pubblico degno di questo nome, il suo sistema di trasporto è da tempo collassato, l'arredo urbano è andato a farsi benedire, i servizi sociali agonizzano.
A scanso di equivoci e onde evitare una sfilza di commenti su Raggi o Marino, su Gualtieri o Alemanno, dico subito che la questione è antica e ormai prescinde tranquillamente da questa o quella giunta comunale, dai governi di centrodestra o da quelli di centrosinistra. E poco mi interessano i commenti che leggo ogni tanto scritti da intellettuali di area prestati all'amministrazione romana nel corso degli anni: ogni volta leggo nei loro scritti concetti sensati ma avverto al tempo stesso una distanza abissale tra il loro sentire e la realtà del vissuto quotidiano, mio e della miriade di persone che abita questa metropoli.
Roma è ridotta così anche perché è praticamente in bancarotta. E' sommersa dai debiti: 12 miliardi di euro nel 2019 che non credo siano diminuiti. Di quei 12 miliardi di debito calcolati nel 2019, quasi la metà era stata accumulata prima del 2001. Un buco nero.
Comprendo il senso del tentativo della Giunta di Gualtieri di candidare Roma per l'EXPO del 2030: con i soldi dell'EXPO si potrebbero mettere a posto un po' di cose, compiere alcuni lavori non più procastinabili, aggiustare qualcosa. Al 2030 mancano però sette anni e ci sono candidature molto più forti. Dubito inoltre che la macchina amministrativa romana - i suoi manager, i suoi burocrati, i suoi quadri - sia in grado di gestire e portare a buon fine l'operazione. Per farlo ci vuole sostegno, consenso, credibilità, tutte cose che in questo momento latitano.
Qualche giorno fa, parlando dello stato del pianeta con Lanfranco Caminiti, è emerso un concetto: la "lenta apocalisse". La catastrofe ambientale che ci sta distruggendo ha esattamente questa forma di "lenta apocalisse". Quello che sta accadendo a Roma - che è una città unica non solo per meriti storici ma anche per la sua fragilità - penso abbia a che fare con la "lenta apocalisse". Roma non è l'unica metropoli mondiale a fare i conti con un modello di sviluppo semplicemente insostenibile, ma a Roma tutto è più accentuato.
Non sono un urbanista, di molte cose so veramente poco, ma tra le cose più sensate che ho letto ci sono quelle scritte a suo tempo da Walter Tocci e tutto, sempre, rimandava al modello di sviluppo scelto da Roma nel corso dei decenni e che si è trascinato fino a oggi. Un modello suicida, fallimentare.
C'è ancora tempo per rimediare? Sono pessimista.
Stamane al mio risveglio mi sono affacciato sulla voragine che si è aperta un mese fa proprio di fronte alle mie finestre. E' rimasta lì, aperta, e lo resterà a lungo: settimane, forse mesi. La strada è stata chiusa al traffico, sono state compiute delle ispezioni, la conclusione è che per oltre 20 metri il sottosuolo è friabile, compromesso, e che occorreranno lavori complessi. Tutta Roma Nord, dalla Cassia alla Balduina, lungo i rilievi di Monte Mario, si è riempita in questi mesi di voragini, quasi tutte ancora aperte e in attesa di interventi. Un gentile ingegnere del Comune (non sono sempre gentili e nemmeno disponibili a dare spiegazioni: prevale un certo nervosismo) mi ha spiegato che questo fenomeno diffuso ha almeno un paio di ragioni: una ragione riguarda il suolo di questa zona, da sempre interessato da fenomeni carsici, l'altro è legato al clima, mesi di siccità e poi violente piogge improvvise. "Ha presente i castelli di sabbia quando la sabbia è troppo asciutta e non è più cementata dalle giuste dosi di acqua e umidità? Succede esattamente questo, diventano fragili, si sgretolano". Non molto rassicurante.
Le condizioni meteo le conosciamo: mesi senza una goccia, poi nubifragi, poi caldo africano. E' il cambiamento climatico. Dunque Roma Nord è tutta un proliferare di voragini che il Comune e i Municipi non riescono a chiudere. Non ci sono i soldi, non ci sono i mezzi, il personale non basta.
Dopo aver fatto queste considerazioni sono uscito in strada per gettare l'immondizia. Giù all'angolo (nella mia strada, chiusa al traffico, i mezzi AMA non possono più entrare e hanno spostato i cassonetti all'incrocio) c'era una montagna di immondizia per terra: umido, secco, indifferenziata, plastica, un nugolo di mosche, una puzza da svenire. Lì l'AMA non passa da almeno un paio di giorni. Aggiungo che tra i romani (i cittadini) e la raccolta differenziata non c'è mai stata una gran sintonia: una parte la fa, un'altra parte se ne fotte e si rifiuta persino di ricorrere al servizio che il Comune offre per i rifiuti ingombranti, per cui televisori rotti, materassi, aspirapolvere finiscono a lato dei cassonetti. Sono gli stessi che imputano ai rom la causa dei rifiuti per terra: una bugia colossale. Siccome questo in cui abito è uno di quei quartieri di Roma Nord borghese che da sempre vota a destra, l'idea che la sporcizia, la puzza e lo schifo lo abbiano investito in pieno mi consola un po' (ma non più di tanto): la lenta apocalisse romana non guarda in faccia a nessuno e non si pone problemi di censo.
Comunque sia le cose stanno così e non miglioreranno. AMA e ATAC (ma mettiamoci pure ACEA) continueranno a essere l'emblema di questa catastrofe urbana, con i loro manager pagati a peso d'oro e prima o poi faranno il botto: una parte dei servizi saranno privatizzati (anche questi, come i manager, a peso d'oro), e si finirà per costituire delle belle "bad company" in cui far confluire debiti e un po' di personale in esubero.
L'apocalisse lenta ha sempre dei risvolti sociali di una certa rilevanza e questo vale anche per una grande metropoli allo sfascio. Non metto più piede in un grande parco pubblico dopo che mi sono ritrovato addosso una zecca e immagino che i cinghiali se la passino abbastanza bene. I parrocchetti verdi, la specie aviaria nextGen, stanno soppiantando passeri, merli e corvi, e i gabbiani sono molto felici, grassi e impigriti da tutta quell'immondizia a disposizione. Lungo le balze di Monte Mario, tra il verde che nessuno più ripulisce, nascono ogni tanto tendopoli di sventurati; tra qualche mese sgombereranno ma nessuno provvederà a ripulire e lì si accumulerà nuova immondizia (succede così da anni). Sono molto grato ai migranti africani che ogni tanto ripuliscono la strada dalle erbacce che crescono anche fino a un metro da terra e ogni volta che compaiono li ringrazio e lascio un obolo generoso: è lavoro quello, ma nessuno li regolarizzerà mai, anzi.
Parrocchetti e gabbiani, cinghiali e zecche, voragini e frane, puzza e mandrie infinite di turisti inebetiti: la nostra distopia è già qui, in questo presente. Un mondo marcio.
Peter Freeman, Facebook
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a M. B.
Cara, oggi sono uscito di casa di sera tardi a respirare l’aria fresca che spirava dall’oceano. Il tramonto si spegneva sulla piccionaia come un ventaglio cinese e una nuvola si alzava come il coperchio di un pianoforte da concerto.
Un quarto di secolo fa nutrivi una gran passione per il kebab e i datteri, disegnavi a china sul block notes, canticchiavi, ti divertivi con me; ma poi ti sei messa con un ingegnere-chimico e, a giudicare dalle lettere, sei diventata straordinariamente stupida.
Ora ti vedono nelle chiese in provincia e nella metropoli alle messe funebri di amici comuni, di quelle che vanno adesso in costante successione; ed io sono felice che ci sono al mondo distanze più inconcepibili di quella tra me e te.
Non fraintendermi: alla tua voce, al corpo, al nome non mi lega più nulla. Nessuno li ha distrutti; ma per dimenticare una vita ad un uomo è necessaria, come minimo, ancora un’altra vita. Ed io ho compiuto questo destino.
Hai avuto anche tu fortuna: dove ancora, tranne forse le fotografie, continuerai a vivere senza rughe, giovane, allegra, beffarda? Poiché il tempo, scontratosi col ricordo, riconoscerà la sua impotenza. Fumo nell’oscurità ed aspiro il marciume della bassa marea.
(1989)
J. Brodskij, Versi e poemi
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Ecco che le paranoie che ti hanno accompagnato per tutta la tua vita si rifanno sentire ancora più forti. Ti ricordi di tuo padre quando ti ripeteva che quella cosa non potevi metterla per via del tuo fisico, oppure direttamente che dovevi coprirti perché in te c'era qualcosa che non andava e doveva essere nascosto, del tuo ex che faceva la radiografia alle altre in giro anche se tu eri davanti e vedevi tutto, oppure di quando gli trovavi i porno sul telefono, delle pagine seguite sui social, dei like e dei commenti provandoci con le altre e facendogli complimenti che a te non sono mai arrivati, le battute e le frasi del ragazzo che ti piace riguardo quella che proprio è una dea oppure che proprio è il suo tipo ideale, oppure le frecciatine o battute dei parenti o i commenti e i giudizi degli estranei. Perché viviamo in una società grassofobica, dove se non rispetti degli standard non sei nulla o al massimo sei qualcosa che non vale e che non va bene, perché automaticamente sei negativo e brutto. E chi non è grassofobicamente dichiarato, lo è in forma latente. Tutto questo marciume si insinua nella mente logorandoti da dentro. E poco importa se tu conduci uno stile di vita sano, stai attenta al cibo e di tanto in tanto ti concedi lunghe passeggiate, quello che conta per la società è solo come appari. Così un drogato di bell'aspetto è pulito, un bugiardo è una persona affidabile dietro un sorriso, un prete con una doppia vita è casto nel suo abito religioso, una persona traditrice e una brava persona quando esce a braccetto col compagno , un politico corrotto é una persona onesta nascondendo i sotterfugi. Tutto il resto non conta e se sei sbagliato per la società puoi essere lapidato. Ma io conosco un elemento ancora più fondamentale per la salute di un essere vivente rispetto all'aspetto e si chiama salute mentale, quella di cui oggi la società ci fa ammalare.
-laragazzadagliocchitristi
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L’amore è un bisogno di affogarsi, una tentazione di profondità. In questo assomiglia alla morte. Così si spiega perché solo le nature erotiche possiedano il senso dell’infinito. Nell’amare si scende fino alle radici della vita, fino alla freddezza fatale della morte. Nell’abbraccio non ci sono raggi in grado di trapassare, e le finestre si aprono fino allo spazio infinito, affinché uno possa precipitarvi. C’è molto di felicità e di infelicità negli alti e bassi dell’amore, e il cuore è troppo stretto per queste dimensioni...
Di tutto ciò che viene offerto alla sensibilità, l’amore è il meno vuoto, al quale non si può rinunciare senza aprire le braccia al vuoto naturale, comune, eterno. Concentrando in sé un massimo di vita e di morte, l’amore costituisce un’irruzione di intensità nel vuoto.
Avremmo potuto sopportare la sofferenza dell’amore se questo non fosse un’arma contro la decadenza cosmica, contro il marciume immanente?
E saremmo stati in grado di scivolare verso la morte, attraverso incantamenti e sospiri, se non avessimo trovato in esso una forma di essere fino al non essere?
> Emil Cioran <
"Sull'amore", tratto dalla rivista messicana La Jornada.
'L'idolo eterno'. Scultura di Auguste Rodin realizzata in marmo nel 1893.
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