#ma noi ci vedremo benissimo
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perpassareiltempo · 14 days ago
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Questa sera - pensavo - andiamo a giocare agli amanti? E’ buio, nessuno ci vedrà.
Vladímir Majakóvskij
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spettriedemoni · 1 year ago
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Sono tre anni
Si è chiuso un ciclo, me ne rendo conto solo adesso vedendo le foto e i video della serata di giovedì quando ci siamo ritrovati noi genitori della classe di Tigrotto assieme ai bambini.
La rappresentante, la cara Valeria che si è data tanto da fare in questi 3 anni, ha anche organizzato la consegna dei diplomi per i bimbi con tanto di cappello. Quello realizzato per Tigrotto è risultato un po’ piccolo e lei si è mortificata per questo nonostante le nostre rassicurazioni, in fondo va benissimo così come ricordo e ci piace lo stesso. E poi tra qualche anno non gli sarebbe entrato comunque.
Sono tre anni di chat con le mamme con qualche scazzo (pochi per fortuna) e tanta collaborazione e cordialità. Con alcuni genitori sicuramente resteremo amici e ci vedremo ancora anche nella scuola primaria.
Realizzo che dall’anno prossimo inizieranno i compiti, lo studio e chissà come sarà. Spero di riuscire ad essere paziente.
Si è emozionata la rappresentante per la pianta e per il regalo che le abbiamo fatto, mi ha ringraziato (lei a me) per il supporto che le ho dato e non mi sembra di aver fatto nulla se non aver mediato ogni tanto con qualche madre un po’ troppo sopra le righe, ma è successo poche volte, per fortuna.
“Tu sei il papà che non deve mai mancare nelle chat di mamme a tratti.. devastanti!! (voi però non lo siete state mai!! Vincenzo era solo unA di noi!!)”
Ha scritto così in chat e mi ha strappato un sorriso.
Si chiude questo percorso, rivedo i genitori e i bambini mentre prendo Tigrotto in braccio per portarlo a letto dopo che su è addormentato in macchina stremato dalla giornata di giochi.
C’è ancora un bel po’ di strada da fare e voglio farla insieme a lui. Il più a lungo possibile.
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susieporta · 2 years ago
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IMPARARE A DISCRIMINARE
Fra le tante funzioni presenti nell’Essere umano quella della discriminazione rimane un fattore di primaria importanza.
Dal dizionario Zingarelli, la parola discriminare significa: “Ciò che serve a separare. Distinguere una o più cose o persone dalle altre. Fare differenza.”.
Esempio: operare una discriminazione.
Nella fattispecie, nel lavoro su se stessi, la capacità di vedere e di discriminare sono due lati della stessa medaglia che a loro volta innescano delle variabili, non trascurabili, nel momento in cui dobbiamo prendere delle decisioni.
Discrimino se desidero vedere fino in fondo una situazione, me stesso, o qualsiasi altra cosa, ma attenzione: solo se desidero realmente vedere, solo se mi do il permesso di vedere e non di “interpretare” ciò che mi sta innanzi.
Molte persone sprecano il proprio tempo-energia e quello degli altri a causa della mancanza di discriminazione. In questo caso possiamo vedere la facoltà della discriminazione come ad esempio:
La capacità di separare l’utile dall’inutile.
La capacità di comprendere ciò che è di beneficio da ciò che può risultare dannoso.
La capacità di distinguere la causa, dalla condizione, dall’effetto in una situazione che si viene a presentare.
La capacità di discriminare ciò che deve essere fatto prima e ciò che deve essere fatto dopo.
Discriminare ci porta alla capacità di eseguire un compito con sufficiente chiarezza e precisione e soprattutto la possibilità di un’azione efficace.
L’opposto della discriminazione è la confusione e la mancanza di chiarezza, l’indecisione, il conflitto interiore ed esteriore, l’immaginario automatico, il non essere presenti a se stessi, l’identificazione, il non agire conformemente alla propria comprensione profonda, ma in base all’automatismo innescato dal condizionamento, ecc.
Se noi osserviamo consapevolmente una nostra giornata tipo, vedremo molto chiaramente quanto tempo passiamo a fare cose inutili e spesso senza senso (e questo lo sappiamo benissimo), così da aver la scusa della mancanza di tempo per le cose veramente importanti, quelle che potrebbero dare una svolta alla nostra vita.
Il tempo è contato.
Senza discriminazione rischiamo di buttare via la nostra vita e il nostro tempo.
La cosa peggiore e che abbiamo la tendenza di sprecare anche il tempo degli altri come se fossero lì solo per noi o a nostra disposizione.
Le persone “inconsapevoli” non sono in grado di rispettare la vita degli altri.
Se vi guardate attorno con uno sguardo disincantato, potrete notare che gli uomini e le donne non riescono ad essere felici, ma allo stesso tempo hanno troppa paura per cambiare.
La soluzione allora è parlare, immaginare, sognare a occhi aperti, così da aver la sensazione di fare qualcosa e di andare da qualche parte, spostando così il problema di oggi, lì nel futuro da qualche parte: “Un giorno le cose cambieranno”. “La speranza è l’ultima a morire”. “Domani sarà un giorno migliore”.
Sogni, dentro sogni, dentro sogni…
Se la “testa” non è ben collegata al corpo, ci saranno solo parole e pochi fatti.
Se il “cuore” non è ben collegato al corpo, ci saranno molte emozioni, ma non seguiranno dei fatti.
Vedere porta a discriminare e discriminare ti porta a decidere sul da farsi.
Un ottimo esempio l’abbiamo sotto il naso tutti i giorni nel campo della politica e dell’economia; tutti parlano e nessuno decide realmente e si prende delle responsabilità.
L’Uomo “razionale”, come egli si ama definire, in realtà e ben poco razionale, egli non è più in grado di pensare con efficacia e quindi di trovare soluzioni ai problemi che lo sommergono.
Uno dei meccanismi più perversi che osservo nelle persone è la loro capacità di mantenere costantemente operativa la loro “confusione”, per avere la scusa di non dover prendere decisioni e responsabilità.
Aspettano un miracolo o che qualcuno si faccia avanti e che prenda le redini in mano e che decida e pensi al posto loro.
Noi possediamo una mente fantastica ed un cuore immenso dalle mille potenzialità, ma una sola “malattia” come un cancro, che ha la capacità di radicarsi profondamente nell’animo, riesce a non farci avanzare di un solo passo, e questa è la… PAURA.
Tutto dipende unicamente da noi.
Avere “coscienza di sé” significa fare, decidere, essere fattivi nella propria vita, avere coraggio: “cambiare ciò che deve essere cambiato - armonizzare ciò che deve essere armonizzato - tagliare ciò che deve essere tagliato” e per questo usiamo il potere della discriminazione.
Ma se preferiamo solamente sognare…
Roberto Potocniak
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gcorvetti · 6 months ago
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Da mò.
Era un bel pò che non davo un'occhiata alla situazione geo...va bè politica (si fa per dire), ma sembra che l'unica, o comunque una delle poche, voce autorevole sia quella di Pubble, una youtuber Paola Ceccantoni romana e simpatica. Il suo video è chiaro e limpido anche se non è ufficiale ma fa capire bene la situazione in cui siamo precipitati grazie a 7/8 persone che in qualche modo dovrebbero decidere per tutti noi (europei in testa). Nel video che metto sotto, Pubble parla del G7, del Papa e del suo inutile intervento e di Putin, che a quanto pare ha lanciato un salame nel corridoio (metafora che non c'azzecca ma forse si), l'orso in realtà vuole la pace, almeno a quanto pare, certo con condizioni favorevoli a lui, che poi Paola spiega anche che oramai i territori che lui vuole li ha già in gran parte conquistati e li sta difendendo, quello che però si legge tra le righe è che lo zar sa benissimo che non verrà cagato e quindi potrà benissimo avanzare ancora e, a mio modesto giudizio, far più danno di quello che ha fatto fino ad ora, il che mi sembra evidente che sarebbe una brutta cosa per gli ucraini, noi oramai abbiamo già avuto la nostra dose di merda, anche se mi sa che non è finita qua. Quindi ci aspettano ancora 5 mesi di aspra guerra da sorbirci a distanza, perché noi la guerra non la vedremo almeno non adesso, però le conseguenze a farfalla le sentiremo anche e soprattutto noi, mentre come si vede dal video quei pochi personaggi se la spassano a spese nostre e degli ucraini, che sarebbe da andare tutti (tutti gli europei assieme) fisicamente tutti al parlamento europeo e prenderli e giustiziarli in pubblica piazza, così giusto per far capire che l'Europa non sono loro ma noi. Ma questa è Utopia
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il cartello parla chiaro. Comunque, siamo alla mercè di un sistema che tende a creare problemi invece di risolverli e quelli che dovrebbero essere risolti vengono accantonati con la scritto "O famo dopo"; non sono tanto quelle 7/10/20 persone, perché qualcuno di loro morirà presto, vista l'età, e ne arriveranno altri e poi altri ancora, perché è il sistema che è sbagliato non le persone, le persone come diceva Darwin si adattano. Io se va bene resterò ancora 20 anni, spero non di più perché mi sono già stufato ora, ma diciamo che 20 sono più o meno una buona media, però se tutti parlate e vi lamentate, un pò come me in questo post, e poi non fate niente. Il fatto che ci hanno diviso in maniera chirurgico/psicologica ha fatto si che non ci si può mettere d'accordo in massa, quindi se vi va possiamo organizzarci ed andare a dire a quelli a Bruxel che a noi non piace cosa stanno facendo, sarebbe bello andare tutti.
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Però volevo lasciarvi con qualcosa musicale perché non mi piace chiudere così il pezzo.
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salfadog · 2 years ago
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Non le ho mai detto ti voglio bene e non glielo dirò mai perché è una bulla testadicazzo, ma si può voler bene a una testa di cazzo bulla? No che non si può. Il malessere è talmente profondo e buio che ha espresso la volontà di suicidarsi, ma magari così si leva dalle palle per sempre e la smette di fare minchiate.
Non contaminate la luce che siete buio, fango e merda. Statevene con gli escrementi.
Ciao anon,
non sai quanto hai ragione.
Anzi lo sai benissimo e non ti capaciti di come gli altri non possano capire una verità tanto lampante e ovvia:
"siete buio, fango e merda. Statevene con gli escrementi."
Non so se ti riferivi a me, a quelli come me o a tutta l'umanità (l'unica scelta logica e consequenziale) e non è questo il punto.
Il punto è il dolore. Il tuo, quello della bulla testadicazzo che sta addirittura pensando alla soluzione più drastica e definitiva per alleviarlo, quello degli altri esseri umani infantili e illusi che contaminano la luce con la loro merda.
Se vuoi proseguire il tuo ragionamento, devi accettare allora che, per noi che siamo buio, non c'è luce che ci possa raggiungere. Non la vedremo nemmeno mai, altrimenti non saremmo buio. Al lmite penombra. La luce per noi esiste solo se riusciamo a immaginarla.
Il dolore è vita. Ma una vita di relazione e assenza di giudizio (anche come consiglio di starsene con gli escrementi) è l'unico rimedio che hai per lenire questo strazio.
Se tutti sono tuoi nemici perché ti bullizzano o perché mandano un inutile e mendace senso di speranza, forse devi dare più importanza a te stesso, a quello che vuoi, in barba a tutti quelli che ti rovinano la vita e cercarti persone e ambienti che ti rendano più sereno. E se pensi che non ce ne siano, forse dovresti riflettere sulle cause del perché ti reputi più unico che raro. Il problema è che, psicologicamente, siamo tutti così complessi da essere unici. Ma con diverse sfumature di comprensione della realtà.
Solo tu hai potere di farci smettere ma non con la violenza e l'imposizione, altri come noi sorgerebbero subito a sostituirci.
Ci puoi arrivare solo accettando che la la vita, biologica e mentale, e la realtà stessa sono così complesse che nessuna regola assoluta vale in assoluto. Oltre alle eccezioni, valgono anche gli esatti contrari.
Perché, come ha detto una volta Roddenberry attraverso la voce di Picard "Non possiamo accettare leggi assolute laddove la vita continua a proporci nuove eccezioni".
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Ovvero tu hai controllo solo su di te. Puoi scegliere tra affrontare la Bulla e dirle chiaro quello che pensi di lei. Compreso che le volevi bene. Oppure no. Puoi bloccarla ed escluderla dalla tua vita. Oppure no. Tanto dal punto di vista di buio o merda nessuna azione avrà significato. O puoi smettere di leggere i deliri dei cercatori di luce o di usare i social o iniziare una crociata per bandire questi pazzi scellerati.
Ma sorgerebbero altri nemici da combattere finché non capirai che è il tuo vero nemico: il tuo senso dell'assolutismo dogmatico. La vita è come dico io! Anche se hai ragione da vendere a pensarlo.
Io ho capito la tua verità dal racconto di Clive Barker, "l'ultima illusione".
Lui ci va giù parecchio duro perché spiega in modo molto cupo che le nostre cellule cacano e si decompongono di continuo dentro il nostro corpo e ci sguazzano felici (e noi siamo solo questo).
Ma, negli anni successivi, ho fatto un passo oltre. Cioè essere escrementi compone l'immagine di me quanto il mio amore per i membri della mia famiglia e l'empatia verso chiunque, compreso te e compresa la bulla, che, a parer mio, avrebbe proprio bisogno di sentirsi dire "ti voglio bene" (a meno che tu non sia vittima della sindrome di Stoccolma e forse anche in quel caso).
Quindi trova il tuo equilibrio, cerca persone che sono per te le meno merdose, visto che in qualche misura lo siamo tutti e lascia perdere chi non ti fa vivere in pace, noi siamo le tue mosche del karma.
Tu sei la nostra.
Benvenuto fratello.
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der-papero · 4 years ago
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Andiamo a rubare con Papero - Lezione 2 (parte finale) - Come diventare anonimi
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Lo so che vi eravate affezionati a Lapo. Vi confesso che ormai gli volevo bene come ad un fratello.
Tra un anno uscirà di carcere, promesso.
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E spero che capirà, una volta libero, perché, nonostante i suoi innumerevoli sforzi e la sua caparbietà, non sia mai riuscito a farla franca.
Per capirlo insieme, guardiamo come è fatto un pacchetto di informazioni che viaggia in Internet:
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So che gli esperti all’ascolto si son ribaltati sulla sedia a guardare questo schema, le cose sono moooolto più complicate di così, ma per quello che ce ne frega a noi, questo è un ottimo punto di partenza. Ricordate questo schema, il perché lo spiegherò nel dettaglio della prossima lezione, quando inizieremo a guardare come è fatto lo stabile da rubare. Inizialmente avevo pensato di fare la metafora con l’auto, ma credo che la casa sia molto meglio.
L’errore di fondo che ha commesso Lapo è il seguente:
Non ha mai anonimizzato il messaggio!
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Ha sempre messo i suoi dati personali (in questo caso, il suo nome) nel contenuto, qualsiasi sia stata la sua mossa.
E quell’unica volta che l’ha fatto in cifrato (la seconda volta che ci ha provato, in HTTPS), ha lasciato l’indirizzo sorgente pari a quello di casa sua, e quello di destinazione su quello di Joe, facendo comunque insospettire l’Infamone, e quindi gli sbibbi.
Quello che volevo trasferirvi, in questa lunga storia molto semplificata di carcere e bamba, è che il nostro primo sforzo, ancor prima di nascondere la nostra provenienza e confondere le acque sulla destinazione, deve essere quello di prestare ENORME attenzione a quello che inviamo, in termini di CONTENUTO.
Abbiamo voglia ad usare VPN, Tor o quello che vi pare: fintantoché siamo rintracciabili dal contenuto, è tutto inutile. Spesso ho sentito dire “uso Tor/una VPN per navigare in modo anonimo ...”. Assolutamente NO! Tor o una VPN è una parte della vostra navigazione anonima, ma se non ci mettete il vostro contributo, diventano strumenti inutili.
In pratica, Tor, le VPN o strumenti simili rendono "anonimi" gli indirizzi, ma al contenuto dovete pensarci voi. Avvisati.
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Lo spero. Altrimenti non si va da nessuna parte.
Una volta reso anonimo il messaggio, o quanto meno difficilmente riconducibile a noi, allora possiamo procedere oltre, e qui o tarocchiamo la sorgente, oppure arriviamo alla destinazione tramite un percorso “più contorto”, delegando la nostra connessione con la destinazione a uno o più terzi.
Come tarocchiamo la sorgente? E qui siamo al nostro punto. Rubiamo una rete o un PC. Per dirla con gli esempi delle scorse puntate, è come se Lapo scrivesse da un altro casolare, il cui proprietario non sa assolutamente nulla del fatto che Lapo ci dorme dentro. Se il messaggio diretto a Joe non contiene riferimenti riconducibili a Lapo, tutto quello che potranno dedurre gli Infamoni (e gli sbibbi) è che il secondo proprietario sta avendo a che fare con Joe, e Lapo è diventato invisibile.
Alternativamente, possiamo usare il nostro casolare e usare una VPN o strumenti come Tor, ovvero usare Infamoni di altre persone che ci hanno concesso di passare tramite loro. Il rischio che ci assumiamo è legato al grado di fiducia che poniamo in queste persone. Una VPN (tipo la Mamma Santissima Inc.) potrebbe benissimo testimoniare contro di noi a seguito di una attività illegale, potenzialmente sa tutto quello che abbiamo combinato. Ci aiuta solo nei confronti di Joe, che non potrà sapere quale è l’indirizzo del vero acquirente della bamba, ma nulla di più. Se ci canta agli sbibbi, siamo fregati.
Idem con patate utilizzando Tor. Er Breccola e Er Tenaglia (due nodi intermedi) hanno avuto per le mani pacchi con i lucchetti, quindi loro nulla hanno potuto nei nostri confronti, ma Er Zagaja (il nodo finale) ha visto il messaggio che abbiamo inviato a Joe, e se questo messaggio non è anonimo o criptato in modo che Er Zagaja non ci capisca nulla, costui potrebbe cantarci a sua volta (per chi ha visto i primi 20 minuti della prima puntata della prima stagione di Mr. Robot, sa benissimo a quale scena mi riferisco).
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Diciamo che, se siamo anonimi abbastanza nel contenuto, Tor è uno strumento migliore rispetto ad una VPN, che in genere è sempre fornita da una azienda che tende a tutelare sé stessa verso i reati che i suoi utenti possono commettere. Tuttavia Tor non si adatta a tutti i tipi di connessioni/software, col risultato che non sempre possiamo usarlo.
In soldoni: una volta reso il proprio traffico privo di riferimenti rintracciabili, Lapo deve entrare in un altro casolare abusivamente, è la cosa più affidabile.
Nella prossima lezione, partendo dal diagramma del pacchetto IP disegnato prima, vedremo come è fatto un casolare, e da lì proveremo a capire come attaccarlo. Che, vi avviso, sarà una roba tipo questa
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libero-de-mente · 3 years ago
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LE PERCENTUALI DI UNA DONNA
Una mattina in un caffè, con una parvenza di normalità:
- Ciao Libero cosa ti preparo? - Buongiorno Lorenzo, il solito grazie mille. - Hai sentito la notizia che le discoteche riapriranno al 50% della capienza? - … - Dai non fare così, possiamo riprendere a frequentare il locale che piace a noi, con le canzoni dei nostri tempi e… - E…? - E! Lo sai dai… (sorriso sornione) - Io in discoteca sono sempre stato una frana e poi il 50%... - Ma se balli benissimo! - Però sono una frana in altro. E poi il 50%... - Mi ricordo l'ultima serata prima della chiusura, ti eri avvicinato a quella donna tutte curve che ancheggiava. - Non me lo ricordare, ho usato la frase che mi avevi consigliato "Il modo con cui ancheggi è sensuale". - E lei che cosa rispose? - Che soffriva di sciatalgia. - ... - Lorenzo, io in discoteca la percentuale di probabilità, quando era aperta al 100%, di conoscere una donna era attorno all’1%! - Quindi? - Quindi con le aperture al 50% di capienza la mia percentuale si riduce allo 0,5% - Sempre meglio di niente, lo vedi il bicchiere d’acqua che ti ho preparato sul bancone? È pieno a metà, sta a te vederlo mezzo pieno o mezzo vuoto. - Facciamo che io sia ottimista, che me ne faccio del 50% di una donna? - Scusa, non ti seguo. - Metti che io conosca metà donna, quale sarà la parte? Quella sopra o quella sotto? - Mi devo preoccupare Libero? Ma che domande fai? Una donna a metà?! Comunque seguendo il tuo ragionamento, se pur irreale, troverai la parte inferiore (risata di compassione) - Vedi Lorenzo? Vedi che sono sfortunato? Io volevo quella superiore. - Per via del seno? - Ma no! Per via del cervello! Comunque sotto il seno di una donna c'è il suo cuore. - Si ma loro sono maliziose e se le guardi il seno fraintendono. - Beh, se hai gli occhi fuori dall'orbita e perdi la bava dalla bocca, due domande me le farei anche io. - Si va beh, che ci posso fare? Comunque sii ottimista e ci vediamo all’apertura della discoteca. Troverai la metà superiore di una donna. - … - Beh! Che c’è ora? - E se quella metà superiore di donna fosse senza cervello? - … - Come quella volta che conobbi una donna fantastica, quella sera ero al settimo cielo, mi chiedo però come si possa dimenticare così velocemente una persona. - Dopo quanto tempo si dimenticò di te? - Mi aveva detto che andava in bagno a truccarsi, quando uscì non sapeva chi fossi io. - ... - A me piace il cervello, è il primo organo sessuale da stimolare, sai? - Non era qualcosa d'altro? - No. - Ma se lei pensa troppo magari scopa troppo poco. - No, ti scopa anche il cervello una così. Vuoi mettere gli orgasmi cerebrali? - Va beh, Libero sabato prossimo ti voglio in discoteca, ok? - E magari anche sorridente, vero? - Certo, affronta sempre la vita con un sorriso, come se stessero per scattarti una foto in discoteca col mojito in mano. - Filosofo questa mattina, chi l'ha detta questa frase? - Buddha. - Si, come no, Buddha Bar lo ha detto. Grazie per il caffè. - Di nulla. Allora sabato ti vedrò con mezza donna. Mi raccomando puoi mandare in disco anche solo un tuo 50%. - E se non sarò all'altezza? - Santa pazienza, dai Libero ci vediamo. La prossima volta ti voglio vedere positivo e con belle notizie, ok? - Praticamente non ci vedremo più. - Ma non hai qualcosa di bello da dirmi? - Beh, vado. C'ho le lasagne a pranzo. - Ecco vedi? - Stai già sorridendo. - Non sto sorridendo, sono i crampi della fame. - Ciao. - Ciao.
Credo che mi lascerò sedurre dal lato oscuro, ci entrerò. Dicono che li si mangi bene. Anche la mia ansia ha fame.
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corallorosso · 3 years ago
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Cari parlamentari 5s, per me senza Conte non avrete più alcuna credibilità di Melania Ferrucci In questi anni deputati e senatori del M5s sono stati etichettati in vari modi e ce n’è uno in particolare che mi torna in mente in questo momento. Ma andiamo con ordine. Chi segue le vicende del Movimento, che sia un suo elettore o semplicemente una persona interessata alle vicende politiche, non ha potuto non notare l’estenuante attesa che avrebbe dovuto portare alla ri-fondazione del Movimento. Alcuni hanno evitato di infierire riguardo la per nulla appassionante diatriba tra Casaleggio e il Movimento stesso per la restituzione dei dati degli iscritti, una soap che non ci ha appassionato per niente e che, chiarisco, non ci appassiona neanche ora. Arrivati dunque alla conclusione di tanto noiosa storia, attendevamo con ansia la presentazione del nuovo statuto, per una ragione che forse sfugge a molti degli eletti dei 5stelle – e cioè non per continuare a parlare senza sosta dei due mandati, del simbolo, della nuova sede o altro, quanto per permettervi finalmente di avere un’organizzazione interna che vi mettesse nelle condizioni di iniziare, alla buon’ora, a fare politica all’interno di questo osannato governo dei migliori (!). L’arrivo di Beppe Grillo a Roma, dopo giorni burrascosi di trattative con Giuseppe Conte, avrebbe dovuto sancire la fine di questo travagliato percorso e lasciarvi ripartire. Sappiamo benissimo che non è andata così. Ecco, quello che mi stupisce di più di questa vicenda non è tanto lo show di Grillo davanti ai gruppi parlamentari: in fondo da uno come lui che altro dovevamo aspettarci, non certo la calma glaciale del povero Conte che decide, bontà sua, di non rispondere a caldo alle farneticazioni che si sono susseguite durante il pomeriggio. No, quello che mi ha stupito di più è stata la reazione dei vari deputati e senatori del Movimento. Applausi, risate, selfie, battute del tipo Grillo è tornato, Grillo si riprende il Movimento, insomma una grande festa prima dello sfascio totale. Ora, io non so se voi (onorevoli?) vi rendete conto della situazione in cui siete finiti, evidentemente no. La cosa peggiore, a mio parere, non è tanto l’inspiegabile superficialità con la quale state affrontando questa situazione, quanto il fatto che state commettendo l’errore più grave che un partito/movimento possa fare: pensare che tale partito o movimento appartenga a voi e soltanto a voi, perché noi, elettori e non, non possiamo capire l’affetto che vi lega a Grillo, il fatto che lui “è fatto così”, i bei tempi andati quando giravate per le piazze e via dicendo. Lasciatemi allora rispondervi con un po’ della vostra sana retorica: voi siete lì per noi cittadini, per portare avanti le nostre istanze, siamo noi che paghiamo il vostro lauto stipendio e certo non lo facciamo per permettervi di assistere ad uno spettacolo fuori programma di Grillo, che fra l’altro ormai fa ridere solo voi. Ora credo sia inulte ricordarvi che senza Conte, e dopo questo casino, non avrete più nessuna credibilità, perché lui magari non sarà andato nelle piazze, ma ha governato il paese durante uno dei momenti più difficili della storia recente e portato a casa i soldi che ci permetteranno (speriamo) di non affondare definitivamente. Alle prossime elezioni, quindi, se ci arriverete senza Conte, dovrete forse accontentarvi di un 4 o 5 per cento e non so ancora se vi vedremo esultare perché avrete passato la soglia di sbarramento, o forse invece vi vedremo allibiti e increduli per la batosta presa; ma dai, non ci pensate e tiratevi su, in fondo potete contare non solo sul Ministro degli Esteri più bravo della storia, ma anche su un garante visionario. E concludo tornando quindi alle prime righe: tra i molti modi, spesso offensivi, con i quali vi hanno chiamato in questi anni, ce n’è uno che mi ha sempre lasciato un po’ interdetta, scappati di casa. Ma che significa esattamente? Non lo so, ma date le vostre ultime performance mi sembra calzi a pennello.
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gloriabourne · 3 years ago
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La lunga assenza dai social di Ermal (a parte qualche storia/post ufficiale sporadico, non interagisce o si fa sentire come prima da dopo Tirana, e in molti lo hanno notato) può anche essere dovuta a motivi personali, oltre che impegni lavorativi. Non escludo nemmeno che si siano lasciati, ragazz*...boh vedremo. Ovviamente sono fatti suoi, ma credo anche che sia normale un po' di curiosità e farsi due domande
Ma certo, la curiosità è lecita.
Però penso che ci sia una linea, seppur molto sottile, tra l'essere curiosi e l'essere invadenti, addirittura arrivando ad essere scortesi.
Se tu mi dici che provi curiosità vedendo che Ermal è stato meno attivo sui social e ti viene il dubbio che lui e la sua ragazza si siano lasciati, va benissimo. È lecito perché è un tuo pensiero dettato dalla tua curiosità.
Ma qua non si è parlato di curiosità dettata dalla sua assenza dai social. E non si è parlato nemmeno di speculazioni sul fatto che stiano ancora insieme. Qua la cosa è andata un po' oltre perché nella ask precedente l'unica nota speculativa sulle sorti della relazione sentimentale di Ermal, le ho viste alla fine della ask. Per tutto il resto del messaggio - anzi, tecnicamente due messaggi - non ho fatto altro che leggere insulti nei confronti di una persona che non conosciamo.
Fino a quando mi si dice: "Ultimamente Ermal è stato poco presente sui social, in più ha detto di essere a casa da solo, quindi mi viene da pensare che lui e la sua ragazza possano essersi lasciati" allora va bene, perché si tratta di un pensiero personale fatto sulla base di una serie di cose visibili a tutti. Ma quando mi si dice: "Chiara lo segue come un'ombra anche in bagno, è una piattola a livello ossessivo, quindi se lui dice di essere solo in casa viene da farsi due domande" (ovviamente ho parafrasato e non citato testualmente) allora la cosa è un po' diversa. Perché come ho spiegato nella risposta di stamattina, noi purtroppo non siamo persone così vicine a Ermal da sapere come lui e la sua ragazza vivano la loro relazione, quindi non possiamo dire che lei lo segue come un'ombra o che stanno sempre appiccicati o cose simili. Come ho detto tante volte ciò che noi sappiamo della loro relazione è semplicemente ciò che loro vogliono farci vedere. Il fatto che postino spesso contenuti in cui sono insieme non significa che lei lo segue come un'ombra (che poi perché dovrebbe essere lei a seguire come un'ombra Ermal, e non Ermal a seguire come un'ombra Chiara? Non è un po' sessista pensare che sia la donna ad essere ossessionata dall'uomo e non prendere in considerazione il contrario? 🤔), ma semplicemente significa che i momenti condivisi sui social sono momenti trascorsi insieme. Ma per ogni momento trascorso insieme, magari ce ne sono altri dieci trascorsi separati.
Se mi parli di curiosità e del fatto che ti fai due domande, condivido. Ma se le "due domande" si trasformano in insulti allora le cose cambiano.
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lapetite-flamme · 4 years ago
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Dover
22/04/2077
[E] «Allora, perché questa gita?» dirigendosi giù lungo la spiaggia, saltando tra un paio di scogli prima di trovarsi sulla spiaggia liscia, sempre tenendole la mano. «Vuoi reimpatriarmi attraverso lo stretto?»
[A] «Sai che sono cresciuta a Marsiglia, no?» Gli rivolge un’occhiata, prima di fermarsi quando sono giunti quasi in riva al mare. «E al mare ci sono stata solo due volte. Questa è la terza.» Si stringe nelle spalle, mentre posa il cesto da pic nic accanto ai propri piedi. Lo apre, quindi, estraendone una coperta scura, che stende in terra. «L’ultima volta prima di tutto quello che t’ho raccontato.» Prima che il padre morisse, insomma. «È sempre stato un posto che... Non lo so, m’è sempre piaciuto. E i ricordi legati a questo posto, al mare, sono sempre belli.» Ma non lo guarda, ormai, mentre si costringe a mostrarsi tutta indaffarata nel sistemare i lembi della coperta sui ciottoli. È un modo troppo indiretto per dirgli di voler catalogare una serata passata con lui nei suoi pochi “ricordi felici”?
[E] «Solo due volte?» Guardandola mentre stende la coperta, e aprendo anche lui la borsa misteriosa. L'ascolta in quel religioso silenzio di chi non vuole fare domande scomode ma letteralmente beve informazioni su una persona di cui vuole sapere di più e sa poco o niente. «Possiamo andare a Marsiglia uno di questi giorni.» Butta lì, mentre sorride leggermente. L'ha capito, cosa intende. Ma niente sdolcinatezze. Dalla borsa estrae una piccola maginchiglia che sistema lì dietro di loro, una bottiglia di vino perché mangiare è sopravvalutato e... Dei lecca-lecca dal palese colore rossissimo. «Al sangue, come piace a te.» Un coglione. «Ah... E...» una rosa. Che le passa con una faccia da latin lover giusto per non soccombere all'imbarazzo. «Abbastanza corteggiata per i tuoi gusti?»
[A] «A Marsiglia? Se vuoi che ti presenti mia madre basta chiedere, eh.» E lo guarda, ridacchiando proprio di gusto stavolta. «Però possiamo andarci, se ti fa piacere.» A Marsiglia, mica dalla madre. «Con un calcio ti faccio arrivare fino a Parigi.» però il lecca lecca lo prende, lo scarta e lo osserva. «Che sapore ha?»Non ne ha mai provato uno, esatto. Se lo rigira fra le mani, incuriosita. Almeno fino a che lui non si presenta con quella rosa, che le strappa l’ennesimo sorrisetto. «Forse. Vedremo la prossima volta.» Visto che lei adesso l’ha portato a mare lui dovrà inventarsi qualcosa di altrettanto carino per il prossimo appuntamento. «È strano, comunque.»
[E] «A Marsiglia.» annuendo e nello stesso momento facendo spallucce, come a svilire la cosa. E quasi si rompe il collo a voltarsi a guardarla a quella minaccia molto più potente della precedente. «Un po' presto per conoscere un'altra donna della tua famiglia...soprattutto se hai preso l'amorevole carattere da lei.»... «È un sacco pungente. Poi dimmi se somiglia al sangue vero» va, che curioso. Poi si chiede perchè il suo patronus è una scimmia. «Pensi già alla prossima volta? Sei molto sicura delle tue tecniche di seduzione, direi.»... «Noi due?» È strano vedersi di nuovo insieme?
[A] «Le mie tecniche seduttive funzionano benissimo, infatti sei qui con me.» Il che sembra non fare una piega. «Sì, noi due.» Loro due, dopo anni. «Ma noi due... Così.» Insieme, più o meno ufficialmente. E poi, improvvisamente, prova ad afferrargli la mano libera. Un gesto delicato ma deciso, che vorrebbe condurre la mano del giovane nel taglio centrale della camicetta fino a fargliela posare sul cuore. «Ti ricordi che m’hai detto al San Mungo? Che avrei dovuto preoccuparmi del mio cuore, che poteva ricominciare a battere dopo tanto tempo.» Si schiarisce piano la voce, mentre china il capo all’indietro, posandolo sulla sua spalla. E lo osserva, con un piccolo sorriso. «Lo senti? Batte sempre, quando sono con te.»
[E] Si fa spostare la mano curioso, e mentre ha una battuta pronta sulla tetta che sta per toccare, lei lo spiazza, e lo lascia ancora senza parole. A proposito di cuori poi, sarà facile per lei sentire sulla schiena il battito aumentato del cuoricino di lui. «ok, con la battuta d'abbordaggio vampirica mi hai ufficialmente conquistato.» con l'imbarazzo che non lo fa diventare rosso solo perchè la brezza e il freddo serale lo tengono a bada.«Ora, se non le dispiace...faccio una cosa che volevo fare da quando siamo arrivati...» ...Che è evidentemente cercare di prenderla in braccio di prepotenza, e correre verso il mare con lei ancorata davanti. Sempre che riuscisse a catturarla, altrimenti si darebbe volentieri all'inseguimento. «AFFOGARTI!»
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sandnerd · 4 years ago
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L’attacco dei giganti - Ep 65 - Il gigante martello
IN ITALIA L’ANIME E’ GRATUITAMENTE DISPONIBILE SULLA PIATTAFORMA VVVVID! SUPPORTIAMOLA!  -----------> https://www.vvvvid.it/show/1414/l-attacco-dei-giganti-la-stagione-finale/1538/693846/il-gigante-martello
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Ricordate che il povero Tybur si era trovato un gigante d'assalto abbastanza arrabbiatello alle proprie spalle mentre dichiarava guerra a Eren Yaeger e ai demoni di Paradis? Ecco, l'attacco dei giganti è bello perchè niente è quello che sembra, infatti la premessa di ben 5 minuti di questo episodio ci spiega che Tybur sapeva benissimo che quella mattina stava salutando la sua numerosissima famiglia per l'ultima volta, e lo sapeva perchè così il piano, elaborato segretamente insieme a Magath, doveva filare. Insieme hanno collaborato per riunire i rappresentanti più illustri, attirati dalla fiducia in Tybur, insieme a tutti i funzionari dell'esercito nessuno escluso, in un unico punto, perchè sapevano che sarebbe stata un'occasione troppo ghiotta per i nemici per rinunciare all'offensiva. Hanno usato il trucco più vecchio del mondo, la fava, e di piccioni ha abboccato una guarnigione intera, quella di ricerca. Bello il discorso tra Tybur e Magath, bello che, quando Magath abbia provato a dire che uccidere così tutti questi civili eldiani non gli sembrava giusto, Tybur gli abbia risposto che non erano nulla in confronto a tutti quelli che lui aveva mandato a morire sui campi di battaglia con un'uniforme addosso. Stacce. E bella anche la reazione di Magath, che abbassa gli occhi e dice che gli eldiani saranno anche demoni, ma anche loro marleyani non scherzano mica. Magath è uno di quei personaggi che all'inizio non sopporti, ti sembra il solito capo dell'esercito che guarda i suoi sottoposti come lordume, ma che in realtà si sa fare autocoscienza, e questo è quello che salva, nella finzione e nella realtà.
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Dunque siete pronti? Si parte! Riprendiamo da Eren che spunta da dietro il palco in tutto il suo nudo splendore. E si butta a stella marina sulla platea, dove c'erano tutti gli ufficiali dell'esercito. Salutiamo Zofia senza neanche un'ultima parola, ed Udo che era andato a dissotterrarla ma è stato travolto dalla folla in preda al panico. Gabi viene salvata da Colt che non capisce che diavolo stia succedendo. Nei pressi del palco però una donna è rimasta viva, ed è quella che era sembrata una serva, in realtà la sorella di Willy Tybur, nessuno aveva fatto caso a lei in mezzo a tutta quella famiglia eh? Ebbene si, è lei la detentrice del gigante martello, e non perde un attimo a trasformarsi, ma Eren è studiato e non le fa completare la trasformazione che la tempesta di pugni. Eren si dimostra come al solito una cocuzza e come tale prima picchia poi pensa, Bud Spencer ti guarda con orgoglio da lassù. 
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Nel palazzo di fronte Magath e i suoi sottoposti assistono alla scena, e alle domande frenetiche dei sott'ufficiali Magath risponde con un proiettilino sparato contro Eren dalla parte opposta della piazza e si vanta che il primo colpo contro il nemico l'ha sparato lui. Ma serio? E pensare che ti avevo anche messo in buona luce nella premessa, non ci posso credere. Comunque spiega agli altri che si trovano davanti il famigerato Eren Yaeger, nel caso i sott'ufficiali fossero stupidi e non ci fossero arrivati da soli. 
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Colt intanto corre verso l'ospedale più vicino col cadavere di Udo in braccio e quella stupida di Gabi che gli chiede come stia il ragazzo. No fai un pò tu Gabi, una folla impanicata l'ha usato come scendiletto, non deve stare molto bene. In tutto questo Falco e Reiner non si trovano, e, come dire, Colt è abbastanza nel panico per il suo fratellino, come dargli torto. Intanto Pieck e Porko, che imbucati in quel fosso stavano pensando di farsi una briscola, vengono tirati fuori dall'unità panzer allertata lo scorso episodio da Pieck, lei sì che sa il fatto suo, dovrebbero darli tutti a lei i giganti. Mentre cerca di stabilire il da farsi però, Pieck vede qualcuno volare sopra le loro teste lasciandosi dietro scie di gas, e rimane ammutolita per il terrore.  ECCOLI. Torniamo in piazza, il gigante martello non ne poteva più del massaggio facciale di Eren e l'ha infilzato alla Vlad III di Valacchia detto l'impalatore, ed ora si è fatto spuntare un bel martello batticarne modello gigante, pronto per spazzare via Eren che nel frattempo è spuntato fuori dal proprio gigante. Ma non appena chiede ad Eren quali siano le sue ultime parole ecco che lui ci manda in visibilio con due parole, 6 sillabe, 12 lettere. "Adesso, Mikasa". A parte che l’ha pronunciato sottovoce, ditemi che razza di udito ha questa per sentirlo a chilometri di distanza ma vabbeeeeeeeeee dall'angolo della piazza arriva una forma a tutta velocità che lancia mine anti gigante contro la nuca del gigante martello e lo fa cadere a terra, ed è arrivata miei cari, Mikasaaaaaaaaaa, tutta in tiro con la tutina nuova, i capelli tagliati, le armi scintillanti ed il suo immancabile "Eren".
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 Le mie urla in questo momento hanno raggiunto gli ultrasuoni, sappiate che se avessi avuto cani gli avrei trapassato i timpani. Arrivano altri della squadra dell'armata di ricognizione a fare manbassa di Magath e dei suoi, mentre Mikasa atterra accanto ad Eren e gli chiede di tornare a casa. Mmh, si chiederà chi non ha letto il manga, ma non era un piano elaborato a puntino da tutti? perchè gli sta chiedendo di tornare a casa come se avesse fatto di testa sua e tutti fossero venuti a riprenderlo? Eh beh, vedrete. Magath è riuscito intanto a nascondersi insieme ai soldati, e pensa che gli eldiani hanno abboccato e fatto esattamente quello che Tybur aveva previsto, cioè attaccare tutte le nazioni e dimostrarsi demoni per davvero. Se mai ci fosse stata una mezza occasione di usare la diplomazia, il dialogo e la tolleranza, Eren l'ha frantumata coi suoi pungi circa 5 minuti fa. Intanto sul tetto di qualche casa rivediamo un personaggio degno di essere odiato anche più di Gabi, ed è tutto dire, Floch, che siccome DoBiAmO VeNdIcArE i NoStRi FrAtElLi DiVoRaTi sta mettendo sotto assedio tutto quanto Liberio, uccidendo anche i civili, massì chi se ne frega di qualche migliaia di civili e di Jean che è appena atterrato a a cercare di farlo ragionare. Anche Mikasa è angosciata per i civili rimasti coinvolti nello scontro iniziato da Eren. Che colpa avevano loro? Tutte quelle persone innocenti, quei bambini, quelle famiglie, che avevano fatto di male ad Eren, a Floch o a chissà chi altro? Eren manco le risponde e le fa notare che il gigante martello si sta rialzando ed è pronto per il secondo round.
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Insieme volano via dalla traiettoria della nuova balestra creata dal gigante ed Eren dice a Mikasa di distrarlo mentre lui cerca di capire come sconfiggerlo. Gabi e Colt hanno finalmente posato a terra Udo, e Gabi scappa via per combattere contro questi nemici che le hanno ammazzato due compagni nel giro di pochi secondi, come darle torto. Si ritrova a seguire dei camion pieni di soldati, ma vengono tutti uccisi dall'armata di ricognizione che sta dando fondo ai loro esplosivi, e Gabi alzando la testa vede Sasha, certo non la conosce ma noi si, ciao Sashaaaaaa ci sei mancataaaaaa. Arriva anche Connie ed insieme mettono i fari sulla punta degli edifici più alti, a che serviranno questi fari rivolti verso l'alto? Poi raggiungono Jean e gli altri, e restano in attesa mentre Mikasa ed Eren se la vedono col gigante martello, anzi Mikasa fa tutto il lavoro mentre Eren guarda, che scansafatiche. Ma riesce comunque a capire la particolarità del martello, e cioè quel cordone bianco distinguibilissimo fra le macerie scure, collegato a Lara Tybur, che le permette di mettere al sicuro il suo vero corpo mentre il resto del corpo combatte. Certo, Eren, seriamente non avevi visto quel filo bianco che collegava il gigante al terreno? Ti servono degli occhiali giganti allora, altrochè. Comunque, riesce a trovare Lara avvolta in un involucro simile a quello di Annie, ma mentre sta per mangiarla dietro di lui appare il mandibola che si apparecchia il suo collo, pronto a divorarlo.
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Proprio adesso appare il nostro Ackermann preferito, il migliore in assoluto, colui che affascina grandi e piccini, uomini e donne, tutti dal primo all'ultimo!!! LEVI. Entra in grandissimo stile tagliando letteralmente la mandibola al povero Porko e volteggiando come se su quel dispositivo di manovra tridimensionale ci fosse nato. Il gigante mandibola si trova a questo punto circondato da piccole forme volanti che lanciano fili e sparano proiettili, e si domanda terrorizzato e sbigottito come può essere possibile che degli umani puntino ad uccidere un gigante con così tanta sicurezza. Eh Porko, non hai ancora visto niente. 
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AAAAAAAAAAAAA Ragazzi questa è dura, questa è difficile da descrivere a parole che non siano urli da fujoshi aggravata. L'episodio va visto e rivisto e rivisto finchè non sai le battute a memoria in giapponese, io sono ancora così elettrizzata che se mi collegassero ad un elettrodomestico lo accenderei. Chi critica questa serie è davvero l'emblema della tristezza e della vergogna, il lavoro è eccezionale e ogni puntata supera quella precedente e stabilisce un nuovo record ogni volta più alto dell'epicità e della potenza raggiungibile da una storia raccontata. Ed il ritorno della nostra amata squadra di ricognizione, Jean, Sasha, Connie, Mikasa, LEVI, tutto spettacolare e che supera le aspettative, per quanto mi riguarda il MAPPA si stabilisce senza problemi allo stesso livello del Wit studio, non ci sono pecche e l'aver fatto questo capolavoro in così poco tempo li fa salire anche di più nella mia stima. La scelta della cgi è stata fantastica, perchè sono riusciti a migliorarla e a renderla quasi come se fosse disegnata a mano, devo ricordarvi il gigante colossale delle scorse stagioni? Eddai su, quel coso sembrava fatto di gomma, abbiate la decenza di essere onesti. Insomma, un hype alto più del K2 per la prossima puntata, che non si preannuncia da meno di questa appena passata, in cui vedremo sicuramente due grandi assenti, Armin ed Hange. Alla prossima! -sand-
PS forse per allora mi calmerò, ma non prometto nulla.
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ragazzo-fenice · 5 years ago
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Come combattere la paura di affezionarsi ,di innamorarsi e non scappare ogni volta che si presenta l'occasione, come non farsi prendere da questa paura?
Apprezzo che tu ti sia rivolta a me. Purtroppo credo di essere la persona meno indicata per rispondere alla tua domanda. Anche perché è una questione aperta anche nella mia vita.
Però proviamoci lo stesso. In questi giorni sto leggendo “12 Regole per la vita” di Jordan Peterson e ho raccolto alcune informazioni che ora diluirò in questa risposta.
Ci siamo evoluti lentamente e nel corso di decine se non centinaia di migliaia di anni da animali che agivano soltanto ad esseri pensanti.
Non so dirti precisamente quando sia avvenuto questo balzo, però abbiamo alcune informazioni. I nostri antenati hanno cercato di trasmetterci questa conoscenza, acquisita attraverso centinaia di anni di osservazione, utilizzando dei racconti.
Mentre Dio era in viaggio per lavoro, Adamo ed Eva mangiano il frutto della conoscenza del Bene e del Male, riescono finalmente a vedere e la prima cosa di cui si rendono conto è di essere completamente nudi, vulnerabili. E si coprono subito. Diventiamo degli essere autocoscienti, un miracolo ma allo stesso tempo una maledizione, vedremo più tardi perché.
Dio mentre passeggia nel Giardino non vedendo più Adamo chiede a gran voce dove fosse finito(magari si era dimenticato di essere Onnipresente e Onnisciente, ma questa è un’altra storia..)
Dopo aver saputo cosa hanno combinato Adamo ed Eva decide di cacciarli dal Paradiso e dice subito ad Adamo “con il sudore del tuo volto mangerai il pane”.
Il primo Uomo si rende conto dei limiti presenti nella vita, capisce che esiste la morte, che però può essere rimandata attraverso dei sacrifici nel presente.
Questa è una delle prime scoperte che fa l’essere umano pensante. Per migliaia di anni abbiamo visto la persona di successo riuscire e il perdente fallire. Poi siamo giunti ad una conclusione: la persona di successo differisce la gratificazione, contratta con il futuro.
Quest’idea diventa sempre più articolata e raggiunge la sua forma completa in “ha successo chi si sacrifica”.
Adamo e Eva hanno due figli: Caino e Abele. Entrambi fanno dei sacrifici al Signore, ma quest’ultimo rifiuta quelli di Caino. Perché?
Caino si sente frustrato, è perfettamente cosciente del dolore che prova. È cosciente della sua rabbia, maledice Dio, maledice tutto il Creato. Dal momento che è consapevole della propria sofferenza sa benissimo come infliggerla agli altri, infatti uccide Abele. La Bibbia lascia intendere che i sacrifici di Caino non fossero realmente sentiti, erano fatti controvoglia.
La Bibbia riprende il concetto di sacrificio più avanti con la storia di Abramo, Dio (potete sostituire Dio con la parola Mondo o Vita, la storia mantiene il suo significato).
La vita chiede ad Abramo qualcosa di eccessivo, gli chiede ciò che ama di più al mondo, gli chiede di dare suo figlio Isacco come sacrificio. (concessogli dal Mondo in condizioni apparentemente impossibili)
Questo concetto di sacrificio trova il suo apice nella figura di Gesù. Poteva scappare, ma decide di affrontare la morte. Ecco uno di momenti a mio avviso più drammatici dell’intera storia biblica. Gesù urla “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Stava dando tutto ciò che aveva per il Bene, per il Progresso.
È il fulcro della religione cristiana, non si tratta soltanto di Cristo che si sacrifica per l’umanità, ma suo Padre sta sacrificando il suo figlio. Non si può immaginare qualcosa di più terribile e grande.
Potrai dire, certo lui era Gesù, ma noi comuni mortali cosa possiamo fare? Quali sacrifici potremmo mai fare?
Lo ha fatto anche Socrate, dopo aver passato un’esistenza alla ricerca della Verità viene condannato a morte perché secondo gli ateniesi corrompeva i giovani.
Socrate poteva scappare, aveva la possibilità di farlo. Magari poteva abiurare, forse lo perdonavano. Però sentiva una voce interiore, forse era il “demone”, che gli diceva di accettare la morte. Rifiutò tutto ciò che era conveniente per lui, nelle condizioni più estreme scelse di rimanere fedele a ciò che era per lui “vero, importante, significativo”. Bevve la cicuta.
Scelse di morire ma diventò immortale, lo ricordiamo ancora ora dopo duemilacinquecento anni.
Concludendo, non so quale possa essere la soluzione definitiva alla tua paura, ma il sacrificio potrebbe essere comunque una soluzione valida. Fai dei sacrifici, sacrifica la tua paura per il tuo Sè nel futuro. Contratta con il futuro, attivandoti nel presente cercando di cambiarlo.
Un abbraccio
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spettriedemoni · 3 years ago
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Liste
Ho fatto una lista di cose da fare o meglio che vorrei fare. Cose che per un motivo o per un altro non ho fatto o per mancanza di tempo o perché ritenevo che di tempo ce ne fosse.
Il tempo è una convenzione nostra, l'ha pensata l'uomo bianco, l'occidentale. In Africa per esempio gli orologi non esistono, per loro non esiste neppure l'urgenza di fare qualcosa e per rendersi conto di che ora è semplicemente vedono dov'è il sole nel cielo. Sarà un caso però pare che in Africa si muore meno per per complicazioni cardiovascolari perché fanno meno vita sedentaria e poi perché sono meno stressati dalle scadenze come accade invece a noi del "mondo evoluto occidentale".
Dobbiamo condensare i nostri doveri, i nostri impegni in un lasso di tempo per farli prima possibile perché così hai più tempo libero oppure puoi fare più cose perché in effetti tempo libero non ne abbiamo e allora stiamo lì col cronometro a segnare il tempo e quello che dobbiamo fare nel tempo a nostra disposizione.
Ma dove corriamo di preciso? Cosa c'è di così urgente da fare? Ci teniamo impegnati per non pensare alle nostre miserie umane, forse? Possibile: pensare è sempre una cosa pericolosa.
Faccio liste, è vero, specie per organizzare il mio lavoro, pianificare tutto e divento pure intrattabile se per caso non la trovo. In fondo credo dipenda dal mio segno che, come mi disse un'amica, tende a pensare, pianificare anche quando la situazione è drammatica: la barca affonda? Benissimo, allora faccio una "to do list".
Personalmente devo poi capire tutti i segreti, devo mantenere il controllo, sempre. Ho imparato tardi che il controllo è solo un'illusione.
La lista non è ancora finita, la aggiornerò di volta in volta. Vedremo quante cose avrò realizzato quando sarà il momento di bilanci.
I bilanci arrivano, alla fine.
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olstansoul · 4 years ago
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Sacrifice, Chapter 33
Pairing: Wanda Maximoff & James Bucky Barnes
Le braccia di Natasha la circondarono subito, si sentiva veramente bene con lei. Era davvero la migliore amica che non aveva mai avuto ma che il destino le aveva riservato. Non aveva mai avuto un'amica del genere e si sentiva felice.
"Che bello rivederti!"disse lei.
"Ci siamo viste quattro giorni fa!"disse Wanda con un sorriso e tenendo le mani sulle spalle di Natasha.
"Si lo so, lo so. Ora potremmo passare molto più tempo insieme!"
"Certo, ma per ora ci conviene andare nella classe del signor Barton"
"Rovini sempre tutto"disse Natasha e Wanda rise.
A braccetto, insieme alla sua nuova migliore amica, Wanda si diresse nella classe del signor Barton che appena la vide sorrise, lei gli rivolse solo un sorriso leggero che a Natasha non sfuggì.
"Conosci il signor Barton?"chiese lei sottovoce.
"Certo che lo conosco...tecnicamente è mio padre"disse Wanda.
"Cosa?"chiese Natasha alzando la voce facendo in modo che l'attenzione di tutti quanti si focalizzasse su di loro.
Wanda le rivolse uno sguardo assassino mentre Natasha le rispondeva con un sorriso di scuse.
"Qualcosa non va signorina Romanoff?"chiese il signor Barton.
"Non, è tutto a posto Cli...Signor Barton"disse Wanda per far in modo che l'attenzione su loro due sparisse completamente.
"Bene, allora possiamo continuare..."
Le due ore seguenti trascorsero molto lentamente mentre il signor Barton continuava a spiegare le vicende contrapposte del romanzo del grande Robert Louis Stevenson, Dr.Jekyll e Mr.Hyde e Wanda ad ogni parola si incuriosiva sempre di più. Fin quando poi, presa da altri pensieri, la sua mente ripercorreva le parole di sua madre che le aveva detto due sere prima. E pensando ad ogni singola parola, ad ogni singolo gesto Wanda sorrise, chissà se James aveva letto il messaggio con lo stesso entusiasmo con cui lei gliel'aveva mandato. Stava quasi per prendere il cellulare, per vedere se le aveva risposto ma la campanella suonò e dovette uscire fuori per l'intervallo insieme a Natasha, ma prima ancora si avviarono alle macchinette dove si erano conosciute.
"Quindi...è il compagno di tua madre e di conseguenza anche il tuo prof di inglese?"chiese Natasha.
"Si, praticamente viviamo nella stessa casa ma non ho mai avuto modo di parlarci meglio"
"Dovresti provarci"le suggerì Natasha.
"Si...credo che lo farò. A te invece? Come è andata con Steve non mi hai fatto sapere nulla"
"Mi ha portato in un museo, abbiamo visto molti quadri, alcune mostre erano anche interattive. Poi in un ristorante, su una terrazza e quando ha capito che avevo freddo stava per chiedere al cameriere di farci cambiare tavolo ma io non ho voluto, la vista di Manhattan da lassù era bellissima così lui si è offerto di darmi la sua giacca. È stato davvero carino!"
"Oh, che galantuomo!"
"Già, ha detto che ci vedremo di nuovo domani sera..."
"Sono davvero felice per te, lo meriti davvero"
"Con James come è finita?"
"Oh...beh"disse Wanda facendo un respiro profondo.
"Non ci hai parlato? Guarda che stamattina l'ho intravisto..."
"No, Natasha non è questo...è venuto a trovarmi mentre ero in clinica e..."
"E? L'hai visto? Vi siete parlati?"
"Non proprio...quando lui era arrivato, l'orario delle visite era finito. Si era intrufolato senza farsi vedere ed è arrivato fino in camera mia e seppur stessi dormendo lui mi ha detto delle cose"
"Quali cose?"
"Che gli piaccio, che vuole stare con me e che non gli importa di quanto questa cosa fra noi potrebbe durare. Dal primo momento che mi ha vista non sono uscita dalla sua testa, che vuole veramente questo con me nonostante io lo possa allontanare per ciò che ho..."
"E tu? Che cosa vuoi? Che cosa hai fatto?"
"Appena mia madre mi ha detto ciò che ha visto e sentito sono scoppiata in un mare di lacrime, credevo che oltre te non era venuto nessuno a cercarmi ma lui è stata l'ultima ancora di salvezza, la mia speranza e dopo questo non posso fare a meno di non essere ancor di più innamorata di lui..."
"Oh...vieni qui!"disse Natasha allungando le braccia e avvicinando Wanda a sé per poterla abbracciare.
"È una cosa bella?"chiese lei appena si staccò.
"Certo che lo è! Senti...non ho mai visto James così preso da un ragazza, certo se parliamo fisicamente lui è preso da chiunque ma tu gli hai rubato il cuore, tu puoi dargli quello che lui ha sempre voluto ma mai cercato, l'amore"
"È tutto cosi nuovo per me..."
"È normale, sta tranquilla! Ora l'ostacolo più grande l'hai superato e sai perfettamente, meglio di me, che lui ci sarà sempre."
"Okay hai ragione...devo solo essere normale e tranquilla"
"Si, normale e tranquilla..."disse Natasha rimarcando le sue stesse parole.
"Ma come faccio? Non riesco a togliermelo dalla testa!"disse Wanda pochi secondi dopo presa dalla disperazione mettendosi le mani sul viso, Natasha a quel gesto sorrise e subito dopo ritornarono nelle loro rispettive classi.
Durante l'ora successiva, Wanda cercava di restare concentrata ma non era praticamente possibile considerando che la maggior parte del tempo la sua testa ricordava quello che era successo poche sere prima e ciò che Natasha le aveva detto durante l'intervallo. Scrisse il nome di James a matita su quel libro a caratteri cubitali, in corsivo e in maiuscolo. Okay...era ufficialmente cotta e anche se questa cosa avrebbe dovuto spaventarla, in realtà la rendeva molto felice l'idea di poter avere qualcuno di cui si era innamorata.
E sapendo che anche lui era innamorato di lei la faceva sorridere ancora di più, era come se il solo pensiero di James portasse felicità nella sua vita, quella che non sentiva da tanto tempo. Non si accorse che la campanella suonò e uscì con un lieve ritardo dalla classe dove era, prese tutto ciò che le era servito e quando stava camminando continuava a mettere a posto la sua roba nella borsa non accorgendosi che era andata a sbattere contro qualcuno facendo cadere il suo libro.
"Scusami non ti ho visto..."disse lei alla persona che si abbassò per prenderle il libro da terra.
Non riconobbe chi era fino a quando sentì quella voce.
"Oh, tranquilla dolcezza, per te farei qualsiasi cosa. Guarda sono già caduto a tuoi piedi"
Wanda lo guardò tutto il tempo, fin quando non le restituì il libro e la guardò negli occhi. Occhi scuri e profondi, non erano come quelli dove ci si poteva rispecchiare o vedere il mare, erano neri come la pece.
"Brock..."disse lei stringendo il libro recuperato di più al suo petto e facendo solo un passo indietro.
"Wanda, ho visto che in questi giorni non eri in giro. Non volevi farti vedere dopo quello che hai combinato alla festa?"
"Oh beh se parli di quello che è successo alla festa...è stato solo un improvvisata"
"Lascia che ti dica che è stata molto bella..."
"Oh grazie"disse lei sussurrando.
"Ma a me farebbe piacere vedere di più...insomma quella è stata davvero una performance da urlo, degna della New York Ballet Academy però..."disse lui avvicinandosi un po' troppo in modo che lei facesse un passo indietro.
"...preferirei che tu muovessi i tuoi fianchi in maniera diversa, con me"
Wanda rimase senza fiato. Mai nessuno gli aveva detto una cosa del genere, non così vicino, non con chissà quali intenzioni. Anche se si capiva da un miglio di distanza quali fossero le reali intenzioni di Rumlow con qualsiasi ragazza ma con una in particolare c'era un motivo in più.
"Io credo che...credo che debba andare a lezione"disse lei spostandosi di poco e sentendo già che per troppo tempo in piedi non sarebbe dovuta stare.
"Oh, andiamo a qualsiasi lezione hai fatto sempre ritardo ora che stai con me non puoi?"chiese lui con un tono un po' più leggero ma che nascondeva del crudele.
"Beh, Stark lo noterebbe..."disse lei facendosi ancora indietro.
"Beh, allora facciamo notare a Stark che stavamo insieme"disse lui iniziando a sfiorarla leggermente da sopra il maglioncino color senape.
In quel momento Wanda chiuse gli occhi, sperando che da un momento all'altro questa situazione potesse finire. Sapeva benissimo chi era Rumlow e le cose che aveva fatto, certamente non avrebbe voluto spendere un minuto in più con lui.
"Rumlow...sta lontano da lei"
Quella voce non la sentiva da giorni, settimane forse ed era arrivata proprio quando lei meno se lo aspettava. Pronta a salvarla per la seconda volta. O era la terza? Forse la quarta?
"Barnes, è sempre un piacere vederti"
Solo in quel momento Brock decise di fare un passo indietro e dare uno sguardo a James che lo guardava senza pietà.
"Beh, per me non lo è..."disse lui facendo un passo in avanti.
Wanda era fra loro due, quello che poteva percepire era solamente lo sguardo di James che premeva sulle sue spalle. Sentiva la sue iridi blu percorrere tutto il suo corpo, dalla testa ai piedi con apprensione e preoccupazione.
"Troppo preoccupato per la tua donzella in pericolo?"
"Si dà il caso che lei non è la mia donzella, poi da quando in qua riesci a parlare in questo modo? Hai messo la lingua nel vocabolario?"chiese James.
"Continua a ridere, tu non sai cosa ti aspetta..."
"Tu continua a portarti a letto la mia ex, mi hai fatto solo un piacere...resta lontano da lei. Non te lo ripeto un'altra volta"
"Sennò cosa fai eh? Mi spedisci in presidenza? Mi riempi di pugni? Andiamo sappiamo tutti quanti quanto fai pena"
"Almeno non giro con un cartello dietro le spalle, non vengo ricordato come quello che mette incinte le minorenni"
"Prima o poi arriverà anche il mio momento di gloria e sarà in quel momento che tu diventerai solo cenere"
"Credo che ci vorrà ancora un po' di tempo..."
"Aspetta e vedrai che io ti porterò via tutto. Il tuo posto nella squadra, la borsa di studio, la carriera nell'azienda dei Carter e anche la verginità dalla tua cara Wanda..."
Al nome Wanda, James non ci vide più e con un solo spintone lo scaraventò a terra. E senza essere fermato da nessuno, neanche da Wanda, riempi di pugni il viso di Rumlow. Aveva appena concluso quello che aveva iniziato durante la festa di Sharon, prima che Wanda svenisse. Solo dopo il signor Stark e il signor Lang li separarono. Rumlow fu subito portato in presidenza mentre James era in infermeria accompagnato da Wanda. Se da un lato lui era pienamente soddisfatto del risultato ottenuto visto che oltre al sangue dal naso, gli usciva anche dalla bocca, un leggero livido iniziava a formarsi sulla guancia di James.
"Sta fermo...brucerà un pochino"disse lei.
"Cazzo..."disse lui sottovoce e Wanda sorrise all'imprecazione.
Tamponando leggermente e senza fare troppa pressione Wanda passava l'ovatta imbevuta di acqua ossigenata sullo zigomo di James. Fin quando poi, una volta finito, si accorse che era troppo vicino a lui. Tanto da sentire il suo profumo e tanto così da permettere a James di poterle sfiorare i fianchi con le mani.
"Grazie...anche se saresti dovuta andare nella classe di Stark"disee lui alcuni secondi di silenzio dopo.
"Oh, beh...volevo solo darti una mano"
"Rinnovo il mio grazie"disse lui con un sorriso senza mostrare i denti.
Lui iniziò a mettere a posto la sua roba e anche Wanda, che prima ancora di prendere la sua borsa, gettò il batuffolo di ovatta nel cestino e solo in quel momento si rese conto che aveva una cosa in sospeso. E quella cosa aveva a che fare proprio con il ragazzo dietro di lei, James.
"Anche io devo dirti grazie..."
Appena lei parlò, lui la guardò con una strana espressione sul viso come per chiederle di che cosa stava parlando.
"Per cosa?"
"Per...per essermi venuta a trovare, non credevo che fossi venuto veramente...ci avevo perso le speranze"
"Io...io mi sentivo in dovere di farlo, non riuscivo a stare senza vederti"disse lui sinceramente.
"Beh, ora va tutto bene, no?"chiese lei spezzando il silenzio che si era creato subito dopo quello che aveva detto James.
"Si...va tutto bene"
"Bene...ehm..."
"Qualcosa non va?"chiese lui scendendo dal lettino.
"No, no va...va tutto bene...mi chiedevo solo..."
"Solo?"
"Ecco...quando ci vediamo di nuovo? Per le ripetizioni intendo...eravamo rimasti così l'ultima volta"
"Oh giusto! Potremmo vederci domani...dopo la scuola. Sempre se non hai impegni, tipo visite o..."
"No, no...domani va benissimo"
"Perfetto, allora a domani?"chiese lui speranzoso.
"Si..."gli rispose lei dandogli fiducia.
Uscirono dall'infermeria senza guardarsi, con un leggero imbarazzo ma poi si salutarono con un semplice saluto mentre si allontanavano uno nella propria classe e lei nell'altra. Sperando entrambi che quel saluto sarebbe diventato molto di più.
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Chiedo scusa ma dovevo tornare al mio format principale, dopo tornerò con Riccardino
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toscanoirriverente · 4 years ago
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Giancarlo Pittelli, perseguitato e annientato dall’inchiesta simbolo di Gratteri Rinascita-Scott
Giancarlo Pittelli è un avvocato calabrese e anche un ex assessore, ex deputato, ex senatore. Ha iniziato a far politica con la Dc, poi è passato in Forza Italia, poi si è staccato ed è restato in Parlamento come indipendente. Ha 68 anni e se ho capito bene non sta benissimo in salute. Oggi è in fondo a una cella in una prigione sarda. Ora vi racconto la storia della sua persecuzione da parte dello Stato. Uso la parola persecuzione non con finalità polemiche ma semplicemente descrittive. Se le cose stanno come ora scriverò, e mi pare che non sia possibile smentirle, i termini della persecuzione ci sono tutti. Il problema, adesso, è come porre fine a questa persecuzione. Il racconto inizia il 19 dicembre dell’anno scorso. Giorni di Natale. Alle 3 e mezza del mattino alcuni agenti bussano a casa di Pittelli, a Catanzaro. Lo tirano giù dal letto, c’è un ordine di arresto. Lo portano nel suo studio di avvocato e inizia una perquisizione che dura fino alle 17,30. Alle 21 Pittelli entra in carcere, non ha mai mangiato né bevuto in queste circa 18 ore.
Viene sistemato in una cella dove c’è solo una branda. Il giorno seguente, alle 9, 30, senza conoscere gli atti (circa 30 volumi) che contengono le accuse contro di lui, viene chiamato a rispondere all’interrogatorio di garanzia. In condizioni fisiche e psicologiche da film dell’orrore. L’avvocato Pittelli si avvale della facoltà di non rispondere, perché non è informato su nulla. Non sa cosa vogliono da lui. Alle ore 15 dello stesso giorno con un volo militare è portato a Nuoro, più possibile lontano da Catanzaro e in un luogo difficilmente raggiungibile, il carcere di Badu ‘e Carros. È un carcere famoso soprattutto perché furono chiusi lì, in regime speciale, negli anni ottanta, molti terroristi. Pittelli si augura comunque di poter essere al più presto interrogato e poi scarcerato. Ma il tempo passa, non succede niente. Propone istanza al tribunale del riesame. Viene portato a Sassari alle 9 del mattino e resta in attesa di essere interrogato fino circa alle 21 della sera. A quel punto il Presidente lo fa entrare nell’ufficio e lo informa che se ha qualcosa da dire a sua difesa ha dieci minuti di tempo per dirla. Pittelli riesce a dire pochissime cose che peraltro non saranno prese in considerazione.
L’interrogatorio al riesame è del 9 gennaio. Ora siamo a fine luglio. Pittelli aspetta ancora di essere interrogato dal Pm che lo accusa. Non è mai stato ascoltato. Avete capito bene: mai ascoltato. Chiede ripetutamente di essere interrogato. Giorni fa viene convocato da un Pm di Nuoro che non conosce nulla dell’inchiesta che ha portato Pittelli in carcere. Si tratta dell’inchiesta famosa di Nicola Gratteri (forse il Pm più famoso d’Italia per via della permanenza in Tv, e anche il candidato ministro della giustizia), la Rinascita Scott celebrata da tutti i giornali e presentata dallo stesso Gratteri come la più grande inchiesta antimafia dopo quelle di Falcone. Pittelli si rifiuta di rispondere al Pm di Sassari e insiste per essere interrogato dai Pm che hanno chiesto il suo arresto. Niente.
Intanto della vicenda che lo riguarda si occupa la Cassazione. Pittelli al momento dell’arresto è accusato del reato gravissimo di associazione mafiosa e di altri due reati specifici (i cosiddetti reati-fine) commessi, secondo l’accusa, in concorso con il colonnello dei carabinieri Naselli. Abuso d’ufficio e violazione di segreti d’ufficio. C’è un ricorso al tribunale della libertà che ottiene un primo risultato: l’accusa di partecipazione ad associazione mafiosa viene derubricata in concorso esterno, però con una specifica: concorso esterno come “capo promotore”. E’ un nuovo reato. Però dura poco. Qualche mese. Poi il 25 giugno si pronuncia la Cassazione. Annulla senza rinvio, cioè in modo assoluto e definitivo, le accuse contro il colonnello Naselli e di conseguenza anche quelle di concorso con Naselli rivolte a Pittelli. Cioè nega che esistono i due reati-fine, come li abbiamo definiti. Naselli è immediatamente scarcerato.
Ha scontato inutilmente sei mesi di prigione dura, la sua figura pubblica è stata annientata, sono state fatte a pezzi le sue relazioni, i suoi affetti, la sua dignità di uomo e anche di militare. Ora respira: è innocente. Le accuse di Gratteri non stavano né in cielo né in terra. Però l’errore di Gratteri lo ha pagato tutto lui. Caro, molto caro. la legge è così: se un Pm commette degli errori clamorosi il conto lo salda l’imputato. Per Pittelli anche i due reati scompaiono, non scompare però il concorso esterno (viene cancellato solo il reato accessorio di capo-promotore perché nel codice penale non si trova nulla di nulla che giustifichi questa formula). Gli avvocati di Pittelli hanno presentato un nuovo ricorso, tra qualche riga vedremo come e perché.
Proviamo intanto a capire quali erano le accuse specifiche. Primo reato, violazione del segreto. Pittelli avrebbe avuto (da Naselli) la notizia segreta di una interdittiva antimafia in arrivo ai danni di un certo Rocco Delfino, e avrebbe dato la notizia a Rocco Delfino. Si è però saputo che la notizia era pubblica. Piccola distrazione degli inquirenti. Secondo reato, abuso d’ufficio. Sarebbe stato commesso in un momento successivo al primo. E nel frattempo Pittelli era diventato avvocato di Delfino. In quanto avvocato di Delfino, avrebbe chiesto un favore di nuovo a Naselli. C’è una intercettazione che lo accusa. Il colonnello Naselli risponde a una domanda di Pittelli sulla situazione di Delfino. Spiega che è complicata e poi dice: “Eventualmente lasciamo decantare la pratica”. Da questo si deduce che Naselli promette a Pittelli un rinvio sine die del provvedimento. E quindi il reato. Nessuno però verifica se poi effettivamente il provvedimento fu rinviato. Beh, fu eseguito esattamente sei giorni dopo la telefonata. La Cassazione, di conseguenza, in mancanza evidentissima di reati e di verifiche sulle accuse da parte della Procura, annulla tutto e scarcera il colonnello.
Per Pittelli resta il concorso esterno. La prova sarebbe sempre in una intercettazione telefonica. Dalla quale risulterebbe che Pittelli sarebbe la talpa che fornì i verbali dell’interrogatorio di un pentito – segretissimi – a un esponente della mafia di Vibo. Li avrebbe ottenuti attraverso la confidenza di un agente segreto. L’intercettazione prova che Pittelli disse a un suo amico che il pentito – si tratta di Andrea Mantella – ha scritto alla madre: “Vi vergognerete di me”. Se ha detto questo al suo amico vuol dire che conosce il verbale delle dichiarazioni di Mantella e dunque è lui la talpa. C’è poi però una seconda intercettazione, della quale gli inquirenti non tengono conto. È sempre di una telefonata tra Pittelli e quello stesso amico, e Pittelli dice: «È inutile che mi chiedete i verbali di Mantella perché io non ne so niente».
Questa intercettazione dovrebbe scagionarlo, no? Ma si può obiettare: e allora come sapeva della lettera alla madre? Semplice: la notizia della lettera alla mamma era uscita su tutti i giornali calabresi e sul Fatto Quotidiano un mese prima della prima intercettazione. L’on. Pittelli è sempre lì in cella. Solo. Lontanissimo dalla sua città. Abbandonato. I Pm non lo interrogano. I giornali seguono la corrente: Gratteri, Gratteri, Gratteri. Vi pare che ho esagerato nel parlare di persecuzione? Vi pare che mi intrometto in cose che non mi riguardano se chiedo ai partiti politici che siedono in Parlamento di intervenire, di chiedere spiegazioni, di fare qualcosa per restituite a un cittadino della Repubblica i suoi diritti di essere umano? State attenti, cari amici. Non alzate le spalle. Non fingete che la cosa non vi riguardi. State attenti: quello che è successo all’onorevole Pittelli può succedere a chiunque di noi. Se lasciamo che la magistratura resti l’unico potere incontrastato, se lasciamo che un Pm o un Gip possa sbattere in prigione chi vuole lui, senza doverne mai rispondere a nessuno, a nessuno, a nessuno, se…
Fonte
via coalemo
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gone-with-the-syn · 5 years ago
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Infinita lettera di un infinito addio ad un infinito impossibile rapporto a senso unico
Caro F,
come stai?
Ti ho cercato in tutte le parole che potessero somigliarci, ma purtroppo non ne ho trovata nessuna che davvero sentissi come un reale ponte tra quello che vorrei dire e quello che di dire non ha piu senso.
Mi sembra davvero molto tempo che non ci sentiamo piu. Per quanto possa affacciarmi alla tua vita e vedere che in fondo rimani sempre un po’ malinconico nei confronti dell’amore (anche se malinconico non e’ la parola esatta) e un po’ incazzato con la vita, viverti come ‘’amico’’ sarebbe certamente diverso.
Questo mi dispiace, perché erano belli i tempi, per così dire spensierati in cui non c’era stato assolutamente mai niente tra di noi, e potevamo semplicemente prenderci in giro come due ragazzini innocui.
Non che poi, a onor del vero, avessimo condiviso molte esperienze, si trattava solo di un patetico chattare che però a modo suo da simpatico passatempo, mi ha fatto attaccare a te. Lo dicesti anche tu una volta, che i momenti migliori erano quelli in cui parlavamo io e te. Anche se, così come l’hai scritto, lo avrai pure dimenticato, perché è uscita con il tempo, poi, la tua predisposizione alla contraddittorietà. Non che io sia stata migliore di te, aggiungerei.
Però ti volevo bene, veramente. Il mio bene era sincero, lo è sempre stato. Altrimenti non ti avrei nemmeno mai cominciato a prendere in giro, quanti anni avevamo, tredici?
Ne è passato di tempo, si.
Tempo in cui ti sei trasformato in qualcosa di piu, purtroppo. E aggiungo purtroppo perché a quest’ora non sarebbe un problema se volessi ancora scriverti ‘’ehi stronzo’’ o qualcosa di scanzonato e altrettanto leggero, qualcosa che suona come un ‘’ti provoco tanto per il gusto di passare il tempo, tanto tu lo sai e fai altrettanto, che la vita è già abbastanza pesante di suo’’.
Adesso, anche pensando alla sola idea di scriverti questo, non mi suona bene. Mi suona sciocco. Sicuramente ci siamo fatti grandi, ma in fondo forse, siamo sempre gli stessi. 
Parlo per me, sono ancora tanto sognatrice e testarda, ma anche un po’ volubile ed emotivamente caotica, purtroppo. Certe cose, quando fanno parte del carattere, si fa prima ad accettarle, se non le si può cambiare, io però voglio ancora lavorarci, per me.
In ogni caso sono anche cambiata, ho fatto molte esperienze positive, il mio spirito avventuriero mi ha sempre portata un po’ più in la del mio naso, però lo voglio ammettere, mica lo avrei mai detto che mi avrebbe portata così lontano. Lontano da te, da tutti.
Ma in fondo, vicini veramente non ci siamo stati mai.
Vorrei tanto scriverti, chiederti come stai, ma so che non aiuterebbe nessuno, nemmeno me. Ho qualcosa da dirti solo non dicendotela in maniera diretta. Semplicemente certi equilibri non vanno più sfidati.
Io sono felice adesso, insomma, sono incasinata come un cubo di Rubik, ma a dire il vero, posso apprezzare benissimo quello che al momento mi sono costruita, senza chiamare in causa quel mio zampino autodistruttivo che per oggi, lascerei riposare lì, non svegliamolo.
Cosa volevo dirti? 
Come sta andando la tua vita? Sei soddisfatto dei tuoi studi? Sei circondato dai tuoi affetti? Continui a suonare? A disegnare? a sognare? Sei innamorato? 
...ah gia.
La domanda fatidica.
‘‘Sei innamorato?’‘
‘‘Si, ma non di te’‘
‘‘vaffanculo’‘, come sempre.
‘‘Sei innamorato?’‘
‘‘Si, di te.’‘
‘‘No non puoi, è tardi adesso.’‘
‘‘Avevi detto che eravamo validi fino ad 80 anni’‘
‘‘Ed invece no, siamo scaduti. Come il latte’‘
Mi vengono in mente tante di quelle scene, scene in cui ti insulto, scene di dichiarazioni improvvise ed inaspettate come di rado accadeva da parte di entrambi, scene di te che non provi un cazzo come anche accadeva, scene in cui ci teniamo tutto dentro, scene in cui ci diciamo semplicemente ti voglio bene, e scene che se non ci si contattava, non si faceva una lira di danno, come si suol dire.
Non ti dirò che sei il mio grande amore no, perché un grande amore è condiviso, coerente almeno in questo. E non c’é stata la benché minima coerenza tra di noi, per colpa di entrambi. Però ti amavo.
Sei stato il primo amore, quello sofferto, quello che del tutto non guarisce mai, soprattutto perché proviene dall’amicizia.
Quello illusorio, quello salvifico, quello che comunque ci riprovi ancora, quello arrabbiato, di rado quello poetico.
Vorrei poter ricordare le cose belle che ci siamo detti senza pensare che fossero false ed immature.
E poter ricordare le cattiverie e gli sbagli come cose immature invece.
Sapere che adesso faremmo scelte diverse, ma anche questa, l’ennesima illusione.
La verità è che comunque non ci conosciamo più, anche se mi sembra di conoscerti ancora. Io non lo so se sei più morbido o più duro di prima.
Non so più se hai degli obiettivi dediti all’arte o progetti particolari, né tanto meno cosa ti tormenta prima di dormire.
A me tormenti tu. So che è solo una fase, un’ossessione passeggera, l’ennesimo dente da levare che va e viene.
Solo che tu sembri non cadere mai. Forse sono troppo vigliacca per dimenticarti veramente, troppo piccola, per diventare grande.
Mi manchi tanto, e vorrei mancarti pure io.
Vorrei che ti fossi accorto che sei un idiota. Si, sei un idiota che ha realizzato troppo tardi di aver perso qualcuno di prezioso, che forse non ti è chiaro, ma non ci vedremo mai più. Ahi che idiota, Ahi che pazzo, ma sei pazzo? Guardati, datti un pizzicotto ma non illuderti, non ci vedremo più. Mai più, Lo hai capito?
(forse sono io che non l’ho capito...)
Quante probabilità ci sono, dimmelo?
Sei un idiota, si si, sei un idiota, ed uno stronzo, sei uno sciocco, hai mandato tutto all’aria tanti anni fa, quando a mollarmi per partire sei stato tu, tu, sei stato tu, ad andare via, a lasciarmi sola sotto quella maledetta luna, tu, la mia maledizione, il mio dolore, il tormento di quella sera e non solo.
Mi hai fatto male.
Vorrei che lo ricordassi, che io per te c’ero, ma so che non lo farai. O almeno, in fondo al cuore, dopotutto una parte di me se lo augura. Perché, altrimenti, ti odierei ancora di più.
L’ultima volta che ci siamo ‘’sentiti’’ era il tuo compleanno, ti facevo gli auguri quasi tutti gli anni, chissà se lo notavi.
Mi hai chiamata con quel soprannome che mi hai dato diversi anni prima.
Addio maledetto idiota, spero che davvero non mi amassi anche tu, perché altrimenti, altrimenti avresti solo bruciato una vita.
Ma penso che hai ragione, penso che non mi hai mentito su questo. Tu davvero non mi amavi, e con questa lettera, spero di poter affrontare un nuovo giorno in cui ne sono consapevole e lo ricordo a me stessa, per poterlo prima o poi accettare, anche se potrei non riuscire a farlo mai. Per questo anni fa stavo scrivendo un libro su di noi. Iniziava come una splendida storia di amicizia, dove tu eri il mio magnifico punto di riferimento. Descrivevo me come una persona senza padre, partito per una missione aerea e mai più tornato, e te, come una rockstar infelice che andava a letto con un milione di donne senza amarne nessuna. Ogni tanto, poi, avevi una relazione, ma in fondo era sempre me che amavi.
Si, lo sai, si, sono ancora online quelle pagine di libro mai portato avanti.
Si be’, mi aiutavano. Mi facevano star meglio. Almeno li tu mi amavi. Io avevo un disperato bisogno che tu mi amassi, perfino adesso, che nonostante tutto mi sento completa, mi manchi.
E’ sempre rimasto un po’ di te dentro di me, nella musica che ascoltavo, nella giacca di pelle che indossavo e a volte ancora indosso.
Mi sentivo tanto sola, avevo davvero bisogno di qualcuno che mi indicasse un po’ chi dovevo essere, in quel periodo era questo il mio sbaglio. Nel periodo in cui mi piacevi, intendo, non quello in cui ero sicura di me, perlomeno in apparenza.
Cosi’ sono diventata un po’ come te. Ora però va meglio dico davvero, ho trovato un po’ meglio chi essere, come voglio essere. 
Riesci a mancarmi lo stesso purtroppo. Forse è colpa di quel soprannome sai? Non avresti mai dovuto darmene uno. Quando dai un nome a qualcosa, poi ti ci attacchi.
Mi ricorda quella mattina che ebbi un gattino per qualche ora. Sapevo che non era destinato a me, e gli diedi un nome comunque. Insomma che sofferenza.
Prenderò appunti. 
Inutile cercare una colpa, a volte le cose non si spiegano.
‘‘Non deve avere un senso per forza’‘
Lo dicesti anche tu.
Io comunque, se non ti spiace prendo appunti.
Non si chatta per anni con qualcuno, non lo si prende a modello, non si accettano soprannomi, non ci si innamora.
Scherzi a parte, buonanotte maledetto idiota, nonostante tutto, io spero che tu lo troverai un amore che ti renda felice, anche se quell’amore non sarò io, perché il mio, non sei più tu.
ma so che sarà dura, perciò, ‘’ti scrivero’’ tutte le volte che ne avrò bisogno.
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