#gigante martello
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Mentre portavo fuori la cagnolina della coinqui sono passata per un quartiere che adoro accanto al nostro, voglio dire vicinissimo. Allora ho visto che sul pavimento della piazza principale è comparsa una falce e martello gigante, dipinta, in occasione del primo maggio, da un collettivo che vorrei frequentare ma diocane col lavoro non riesco mai. Comunque è stata una rivelazione meravigliosa, con il sole, il vento che scuoteva gli alberi, i bambini che giocavano, gli uccellini che cinguettavano e la falce e martello gigante per terra
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Pipistrello dalla testa a martello: il megapipistrello africano che assomiglia a un gargoyle e tiene spettacoli con il clacson Il pipistrello dalla testa a martello: il gigante africano simile a un gargoyle che suona il clacson Nome: Pipistrello dalla testa a martello (Hypsignathus monstrosus) Distribuzione: Foreste di pianura dell’Africa occidentale e centrale Un gigante nei cieli africani Dieta: Frutta come fichi, banane, guaiave e mango, oltre a insetti come mosche Fascino unico: I pipistrelli dalla testa a martello sono i più grandi del continente africano. Il nome deriva dalle teste squadrate e stranamente allungate dei maschi, che amplificano i loro richiami grazie a una camera di risonanza. Un corteggiamento spettacolare Questi pipistrelli fanno parte di poche specie che si
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L’Attacco dei Giganti 26
Eren Jaeger e i suoi compagni sono entrati in azione con lo scopo di portare scompiglio e distruggere l’esercito di Marley e salvare l’isola di Paradis e i suoi abitanti. Ma è un’azione disperata in terra nemica ed Eren se la deve vedere con il potente “Gigante Martello da Guerra”.
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L'attacco dei giganti - Ep 89 - Peccatori
Eh lo so. Avevo detto "Nei prossimi giorni", eppure ho lasciato passare i mesi, e d'un tratto da che era marzo siamo a novembre, ed ho tranquillamente lasciato arrivare la fine della serie senza aver commentato il penultimo episodio. Ma ciò mi permette di rinfrescarmi la memoria per poter al meglio seguire la fine della fine, l'ultima puntata, l'ultima con la U maiuscola, quella finale, non so se si è capito, ma è la fine, chiaro? Lo scorso episodio è stato letteralmente una pioggia di emozioni, un temporale, un diluvio universale, e tutti i fazzoletti che avevo in casa non sono bastati a placarlo, e tutt'ora rileggendo il mio commento il pianto minacciava di tornare. Ma non possiamo cincischiare con fazzoletti e metafore, abbiamo un lavoro da fare, ossia commentare il penultimo episodio della terza parte della stagione finale dell'attacco dei giganti. E andiamo.
I nostri eroi sono distrutti dal dolore per il sacrificio di Hange, nessuno spiccica una parola, anche Pieck (ciau Pieck!) che in fin dei conti Hange l'ha conosciuta tipo due giorni prima, capisce quanto è grave l'atmosfera e che non è il caso di disturbarla. Armin intanto fa la conta dei danni causati da quel figlio di buon padre di Flock, che francamente se ci avesse lasciato due episodi fa sarebbe stato meglio, perchè infatti il serbatoio s'è potuto riempire solo a metà e Ymir sola sa se arriveranno a Salta. Ma abbiamo con noi Onyankopon, che dichiara che porterà i nostri eroi a destinazione dovesse costargli la vita; Onyankopon, veramente sei un tenerone, ma se la benzina finisce non è che tu possa fare molto eh. A meno che il velivolo non si possa alimentare a sputo, in quel caso saremmo a cavallo. Ma s'apprezza comunque l'impegno. E conclude dicendo che adesso grava su Armin la responsabilità di risolvere la situazione, tutti quanti contano su di lui. Quasi quasi la vedo la risposta di Armin, "Grazie mille Onyankopon, adesso sì che sono sereno, mi ci voleva questo peso per alleggerire il nervosismo, sei un amico". E facciamolo sto piano.
Mettiamo di sottofondo la musica di Mission Impossible e torniamo a fare i disegnini col gesso trovato chissà dove, saremo anche in emergenza mondiale, ma un pezzo di gesso per fare i disegnini c'è sempre. Bersaglio della missione è Eren, che ora come ora si è digievoluto in una sorta di cupolone di ossa, o per dirla con le sempiterne parole amorevoli di Levi, in un grosso insetto. Logica vuole che colui che comanda l'ammasso di ossa sia nella collottola della struttura, sono 4 stagioni e passa che tagliamo collottole, ormai me le sogno la notte. Ed invece no, perchè il boss finale deve essere overpower, e se ricordiamo bene, Eren ha inglobato il gigante martello, che ha la squisitissima capacità di spostare la propria coscienza dove cacchio je pare, può pure fare un cordone che raggiunge sotto terra l'estremità opposta del globo e nascondersi lì, e buona fortuna scemi! Ma non complichiamoci la vita, che già siamo messi male così. Dunque a questo punto diventa bersaglio non solo la collottola di Eren, bensì tutto lui. Pieck propone di usare la tattica usata da Armin a Liberio, quando ha ucciso tutti quegli innocenti, piccoli e grandi, vecchi e giovani, uomini e donne, sai quando ha fatto quel massacro, sangue per le strade, gente morta abbrustolita dappertutto…Caspita Pieck, se davi un pugno ad Armin facevi meno male. Ma il biondo incassa la frecciata e prende in considerazione la proposta, dicendo che potrebbe funzionare. Ma vuole usarla come ultima risorsa, prima vuole parlarci con quel testone (wink wink) di Eren, e solo se rimane di coccio passiamo alle maniere forti. Quanto è attuale tutto ciò?? Adesso, a novembre 2023, con non so quante guerre in corso, quanto è prorompente e sublime il concetto che un comandante prima di usare le armi e la distruzione voglia tentare prima la strada del dialogo? Quanto?? Ve lo dico io, una cifra. Anche Mikasa è d'accordo con Armin, sarà anche determinata ma sai com'è, ad uccidere la persona che ama sarebbe un attimo restìa.
Ma poniamo che dobbiamo quindi passare alla tattica boom, visto che Eren controlla i giganti tramite il sangue reale di Zeke, non sarebbe meno complesso trovare ed uccidere il gigante bestia? In tal modo fermeremmo il boato dei giganti, che è la cosa più urgente in questo momento, poi per riempire di schiaffi quel testone di Eren il tempo c'è. Ed allora così sia, Levi, un ammasso di testosterone che l'idrovolante pesa qualche tonnellata in più solo con lui a bordo, si fa avanti e dichiara che eliminerà il suo vecchio nemico, la scimmia. Chiede agli altri di prestargli la loro forza per riuscire nell'impresa, e sì, Levi, ti presto pure io la mia forza, anzi te la regalo, fa' di me ciò che vuoi.
Questo è l'obiettivo, per far volare a destinazione questo idrovolante e salvare l'umanità hanno ucciso loro compagni, non renderanno vane le azioni di cui si sono macchiati. Adesso, con questa presa di coscienza, per Connie è possibile comprendere l'incredibile fardello che sono stati costretti a sopportare Reiner, Berthold ed Annie, quando sono stati chiamati traditori e sono stati visti come nemici, quando sono stati tragicamente divisi tra le persone che li avevano cresciuti nel continente ed i loro compagni su Paradis ai quali si erano affezionati. Reiner da coraggio a Connie, ed anche Jean ammette di non avere il diritto di giudicarlo, perchè ormai sono tutti diventati assassini per un bene più grande di loro e dei loro affetti. Ma quanto è bello vedere uomini grandi e grossi commuoversi e avere gli occhi lucidi? Non perchè io sia una sadica e mi piaccia vedere la gente che piange, ma è così rinfrescante e liberatorio vedere un così ampio corollario di emozioni, niente di taciuto o nascosto, semplice e pura sincerità tra persone che stanno mettendo il loro animo più intimo in gioco. Sublime. Ma Reiner non finisce qui il suo discorso; ha infatti l'impressione che Eren voglia essere fermato da loro, che stia commettendo tutto questo proprio per istigarli ad ucciderlo o comunque fermarlo. Ed anche Armin dice che lo pensava da un po'; infatti Eren può influenzare tutti gli eldiani, tutti tutti, portatori di giganti compresi. Eppure eccoli lì i nostri eroi, ad elaborare piani per fermarlo. Eren li sta lasciando fare, non li sta manipolando volontariamente, come se volesse, per dirla come Armin "vedere cosa sono capaci di fare". Eeeee qui la cosa cambia.
Tutti si ritrovano in quel posto, come a dimostrare che la loro ipotesi che Eren li osserva ma non interviene di proposito è vera. E caspita se Eren ci ascolta allora tentiamo adesso la strada del dialogo! Armin ci prova, gli urla che adesso può fermarsi, ha talmente terrorizzato l'umanità che per secoli nessuno si avvicinerà di miglia a Paradis, la gente sarà talmente spaventata dalla minaccia dei giganti che costruiranno navi spaziali per andare su un altro pianeta, così Paradis avrà tutto il globo a disposizione se una mattina si sveglia con la luna storta. Ci provano tutti, Jean, Connie, che si scusa per non averlo capito ed averlo accusato per la morte di Sasha, anche Mikasa lo implora con la voce gonfia di emozione di tornare da loro e porre fine a tutto, perfino Levi gli dice che se smette adesso gli darà solo dei calci nel sederino (a me m'avresti già convinto, capitano oh mio capitano), ma Eren risponde a tutti loro che avanzerà, non fermerà il boato della terra; compare un bambino, il piccolo Eren, accanto alla fondatrice Ymir, ma a nulla servono le corse dei ragazzi, è impossibile raggiungerli. Eren risponde all'ultima domanda di Armin, vuole portare via la libertà al mondo per ottenerla a loro, e per questo sta lasciando tutti liberi di perseguire i loro obiettivi. Ognuno avanzerà, il dialogo è inutile, e l'unico modo di porre fine al boato è uccidere Eren. Fine delle trattative. E' stato bello.
Ci spostiamo sulla nave dove abbiamo lasciato Annie e gli altri, la capoclan degli Hizuru ha dei rimorsi perchè è stata lei a fare incontrare Zeke ed Eren. Ma inutile pensarci, il passato non può essere riscritto. Ad interrompere il discorso arrivano Gabi e Falco, e Falco dice di aver visto un ricordo di Zeke, dopotutto è diventato gigante grazie al suo fluido spinale, è logico supporre che in questo vortice di passaggi di ricordi e sogni tra portatori di giganti qualcosa di Zeke sia arrivato a Falco; ed in questo ricordo Falco si librava nel cielo, volava, quindi è convinto di poterlo fare. Ed anche qui la cosa cambia. Hai presente un gigante volante quanto può essere strategicamente d'aiuto in una battaglia dove le fazioni sono tutte a terra?? Dunque mi dispiace Annie, ma forse forse parteciperai alla battaglia anche te.
Intanto nel continente un treno si affretta ad arrivare verso la fortezza di Salta, da cui sono in partenza alcuni dirigibili. Sul treno ci sono molte nostre conoscenze, tra cui i genitori di Reiner, di Annie, di Gabi ed altri; e noto con poco stupore che la situazione sempre più tragica col passare dei minuti non ha insegnato a marleyani ed eldiani a collaborare insieme, anzi è rimasta una battaglia per la sopravvivenza, se ci fosse stato un eldiano capace di guidare il treno avrebbero felicemente ucciso il marleyano al comando. Ne usciremo migliori, dicevano. Ma le loro speranze vengono disattese, perchè poco prima di arrivare alla fortezza vedono volare via tutti i dirigibili, sono arrivati troppo tardi ed in lontananza già si staglia il vapore dei giganti che ridendo e scherzanddo hanno già spianato tutto il continente fino a lì. Seh, ridendo e scherzando, ridendo e sterminando semmai! Ma i dirigibili non stanno volando via, stanno andando contro i giganti, vogliono tentare di bombardarli. Fanno quasi tenerezza, una decina di supposte con qualche barile di esplosivo vogliono sterminare centinaia di giganti colossali capitanati dal gigante fondatore che solo lui è grosso qualche ettaro. Che teneri, veramente. Ci sarebbero state altre opzioni, tipo che ne so, sfruttare i suppostoni volanti per raccattare più superstiti possibili e portarli tutti in un posto sicuro, ma i militari so' loro, che ne so io di come si salvano degli innocenti.
I dirigibili si dirigono dunque verso i giganti, e qui il comandante delle forze armate fa un discorso che onestamente dovremmo inciderci nel cervello, noi e tutti i politici del mondo, e che per ovvie ragioni scriverò per intero.
"A tutti i soldati dello squadrone di dirigibili e di questa fortezza! Questo è l'ultimo baluardo rimasto all'umanità. Sulle vostre spalle grava un peso incommensurabile. Tuttavia qualsiasi sarà il risultato sappiate che la responsabilità non sarà soltanto vostra. La colpa è di tutti noi adulti. Abbiamo utilizzato l'odio continuando a farlo crescere credendo che ci avrebbe salvato. Abbiamo scaricato ogni nostro problema sull'"isola dei demoni". E come risultato di tutto ciò è nato quel mostro che adesso è giunto a restituirci il rancore che abbiamo continuato a provare. Se mi sarà possibile avere di nuovo un futuro non farò mai più lo stesso errore. Lo giuro. Vorrei che tutti voi facciate un giuramento. Abbandoniamo per sempre quest'epoca di odio reciproco...diamo inizio ad un mondo dove avremo più considerazione del prossimo e qui diciamo addio ai nostri mostri."
Quanto è potente questo segmento. Quanta presa di coscienza che attanaglia lo spettatore, messo davanti ai propri demoni insensati ed al proprio odio immotivato. Ma gli anime sono per bambini. Mortacci di chi lo dice. Anche la signora Braun si accascia a terra sotto il peso delle sue colpe, perchè comprende finalmente di non aver mai visto suo figlio come un essere umano, bensì come uno strumento per vendicarsi di Paradis. Quanto ha sbagliato, come madre e come essere umano. Se ci pensiamo, è lo stesso identico errore che hanno fatto i genitori di Zeke con lui, non l'hanno mai visto come un bambino, per loro era lo strumento per vendicarsi di Paradis, era un oggetto utile alla restaurazione dell'impero Eldiano, non gli interessava di crescerlo con amore ed affetto, e sappiamo bene com'è andata a finire. La storia si ripete.
Ed a morte si aggiunge morte, i civili da terra vedono il gigante fondatore creare con un fulmine una sua appendice a forma di gigante bestia, che con la classica posa di giocatore di baseball lancia rocce contro i dirigibili, facendoli a brandelli in tipo 30 secondi. Niente può fermare l'avanzata dei giganti, se non fosse per quella nuvoletta bianca alle spalle del fumo scuro sprigionato dal bombardamento fallito. Dalla nuvoletta spunta il velivolo pilotato da Onyankopon, è arrivata la cavalleria che non vede l'ora di disossare qualche gigante troppo cresciuto. Eccoli lì i nostri eroi, più incacchiati che mai, portati grazie all'ultima goccia di carburante proprio sopra il fondatore, per poter avvicinarsi il più possibile al gigante bestia. Da terra i civili vedono i nostri eroi trasformarsi ed apparire il gigante corazzato ed il gigante carro, increduli capiscono che le forze di Eldia stanno combattendo anche loro i giganti, non importa più il sangue e la provenienza, l'obiettivo ultimo è la fine del boato. Ed a questo guarda Armin, chiedendo ad Eren dov'è la libertà di cui tanto si riempie la bocca davanti a tanta morte.
E che dire raga', questo episodio è un alzarsi in piedi, un tendere verso quella che sarà la fine. E come ci stiamo arrivando bene a questa fine, tutto è messo al suo posto in maniera perfetta, i personaggi si stanno riunendo nello stesso punto, la grande battaglia del nostro tempo ha inizio, col Signore degli anelli avevo sinceramente meno hype. Confermo quanto detto per la scorsa puntata, dove si è pianto naturalmente di più mentre qui abbiamo fatto un'analisi degli intenti delle parti in gioco, abbiamo vagliato le due alternative, tentato di metterle in pratica grazie ad Armin, abbiamo scoperto qualcosa che forse si dimostrerà un asso nella manica, ed Eren tuttavia rimane un po' oscuro nel suo intento, vuole distruggere il mondo ma nello stesso tempo lascerà i suoi compagni liberi di fare ciò che vogliono, anche ucciderlo se riescono. L'affetto che prova per loro non è stato dimenticato, anzi, è il motore ed il carburante di ogni sua azione, per loro vuole creare un mondo senza guerre, per loro sta massacrando milioni di persone, ma se loro non vorranno farglielo fare sono liberi di distruggerlo. Si farà comprendere nella puntata finale? Non rimane che scoprirlo, vi invito a sintonizzarvi qui "nei prossimi giorni" questa volta speriamo davvero, per parlarne insieme. Come al solito, offrite i vostri cuori! -Sand-
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Buongiorno con i muratori che hanno ufficialmente iniziato i lavori, sfondando il piano sotto al mio, ovvero: svegliata di soprassalto perché sembra letteralmente che un martello gigante stia cercando di tirarmi giù casa e sarà così per molto tempo ✨
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ANIMA D’ARGENTO
In Giapponese esiste una locuzione che è formata dai due seguenti ideogrammi:
銀 魂
Il primo si pronuncia GIN ed è l’ideogramma per ‘argento’ mentre il secondo, TAMASHĪ, significa ‘anima’.
Nella maggioranza delle culture, l’oro è il metallo prezioso ‘solare’ associato alla ricchezza (spirituale ma soprattutto materiale) e quindi al fasto mentre è l’argento a essere sempre stato considerato un elemento ‘lunare’, femminile, simbolo perfetto della purezza.
In italiano, una persona la si definisce ‘d’oro’ quando è speciale e una voce chiara e squillante è ‘argentina’. Nel nostro vocabolario abbiamo anche il desueto termine ‘canuto’, di solito riferito ai capelli o alla barba di una persona anziana, che deriva prima dal latino canus (grigio, bianco) e a sua volta dal greco ξᾰνθός (xantòs) che a dimostrazione di quanto i colori siano culturalmente MOLTO soggettivi, significa giallo, dorato.
Però possiamo tutti concordare che il colore grigio associato ai capelli di una persona è una buona metafora visiva di saggezza associata all’età avanzata (non obbligatoriamente, anzi, ma mediamente sì, dai).
Quello che voglio raccontarvi oggi è un episodio particolare, avvenuto durante questo fine settimana, in una piccola ma bellissima casetta adagiata sulle colline umbre, in un paesino chiamato Penna in Teverina.
In questa casetta si sono ritrovati i vecchi amici di una vita, a raccontarsi quanto lunghe, tortuose e dai bei o bui panorami sono state le strade diverse che li hanno divisi, mai veramente, e poi fatti ritrovare senza essersi mai lasciati.
Buon cibo e vino forte non sono mancati, soprattutto il secondo, e tra un brindisi e l’altro agli amici assenti, agli amori perduti, agli antichi dei e alla stagione della bruma (e che possa ognuno riconoscere sempre i meriti del proprio nemico), il coriaceo lupo di mare, marinaio di lungo corso che voi conoscete come Totenkrantz, dice con le lacrime agli occhi ‘Io non posso fare nulla di grande per rendere il mondo un posto migliore, però posso l’unica cosa che conosco da una vita sì: navigare... e ho intenzione di farlo sulla nave di una ONG che si occupa di andare a soccorrere i migranti’.
E l’altro amico, uno strano tra gli strani che a volte parla di sé in terza persona, con un’assurdamente folta barba bianca e cerotti sulle dita come se avesse tagliato e saldato un ferreo martello gigante, sente improvvisamente che l’abitudine all’ingiustizia è il più grande torto che possiamo fare a noi stessi, poi guarda il terzo amico - Bishop - il cui zio è stato l’autore della maggior parte dei testi di Giorgio gaber, e con voce rotta dal pianto dice
Perché io sono vivo e felice solo se lo sono anche gli altri
E improvvisamente le lacrime di tre vecchi amici vecchi sciolgono le rughe, gli scudi e le fatiche delle loro tre strane vite diverse e la penombra delle braci del camino viene rischiarata dal fulgore delle loro anime di argento, pure come lo erano ai loro sedici anni, un tempo delle loro vite in cui il futuro non era immaginabile (e non volevano farlo!) ed esisteva solo l’entusiasmo e la potenza del QUI, ORA.
E poi, come dopo un’illuminazione Zen, tutto è tornato come prima senza più essere come prima, tre vecchi amici di una vita a chiedersi se contro un’armatura a piastre sia meglio una morning star o un martello d’arme, quante calorie Wolverine debba assumere per rigenerarsi in modo efficace e se con un calibro più grande il proiettile non sarebbe rimbalzato e noi avremmo potuto bere la birra dal quel fusto rubato così goffamente nel cortile di quel pub, oramai chiuso da secoli.
Ma come diceva Camus, bisogna vivere con il tempo. E con lui morire.
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⚠️ NOVITÀ IN LIBRERIA ⚠️
François Bousquet
CORAGGIO!
Manuale di guerriglia culturale
C’è una leva, dentro di noi, che potrebbe sollevare il mondo: è il coraggio. Non attende altro che un nostro segno per attivarsi, per farci passare dall’immobilità all’attivismo, dallo statico al dinamico, dall’impossibile al possibile. Non chiede che di cambiare la natura stessa dell’essere con le sue sole virtù irradianti. È il fulcro che ci manca, la puleggia che ci mette in moto, l’arco che ci spinge, gli stivali delle sette leghe che ci fanno camminare a passi da gigante.
Lo ha compreso François Bousquet, che con “Coraggio!” ha vergato un vero e proprio manifesto ideale e operativo della dissidenza. Appassionato, profondo, aggressivo e coinvolgente, questo contributo rappresenta un sasso nello stagno del “politicamente corretto”, immaginando un’alternativa concreta al dominio del “pensiero unico”.
L’autore restituisce corpo e forma ai riferimenti dell’etica non conforme, innalzando il vessillo della Riconquista: dall’epica dei poemi di fondazione alla carica identitaria delle grandi opere letterarie, passando per la storia e per la Tradizione della stirpe europea. Un messaggio straordinariamente attuale, che risuona come l’eco immortale di una sinfonia eroica:
“Il coraggio è il vento che soffia verso coste lontane, la chiave di tutti i tesori, il martello che ha forgiato i grandi imperi, lo scudo senza il quale la cultura soccomberebbe. Il coraggio è l’impegno della singola persona fino alle più estreme conseguenze, l’assalto dell’idea alla materia senza remore né ripensamenti. Essere coraggiosi è esser pronti a farsi crocifiggere per una fede, è confermare l’idea per cui si è vissuti e caduti, anche esalando l’ultimo respiro e un ultimo fremito dei nervi. Al diavolo quest’epoca che ci vuole privare del coraggio e degli uomini coraggiosi!”
Questo “Manuale di guerriglia culturale” è il breviario di ogni ribelle: non è semplicemente un libro, ma un’arma da impugnare nella decisiva battaglia di Civiltà che attende al varco gli uomini liberi.
INFO & ACQUISTI:
www.passaggioalbosco.it
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Nel 2015 i Subsonica accusarono Ennio Morricone di avergli plagiato 4 note da "Tutti i miei sbagli" e di averle utilizzate per fare la colonna sonora di "The Hateful Eight", di Quentin Tarantino, film con cui Morricone vinse anche un Premio Oscar.
La leggenda racconta che l'avvocato di Morricone, Giorgio Assumma, dopo aver saputo delle accuse contro il Maestro, si sia alzato dalla sua scrivania, abbia estratto i suoi artigli di adamantio, si sia gonfiato oltremodo cambiando il colore della sua pelle in verde, abbia sollevato il martello di Thor e, lanciando fulmini dagli occhi e tuoni dal culo abbia gentilmente sussurrato: "Non dite sciocchezze", cercando poi una maniera elegante per nuclearizzare l'intera Torino.
Sempre la leggenda racconta che il Maestro Morricone, già sveglio dalle 5 del mattino per comporre un'altra memorabile colonna sonora (fosse anche per accompagnare la sua prossima colazione), abbia cercato in tutti i modi di dissuadere il suo avvocato; sforzi che sono durati per tutto il tempo necessario a pronunciare la frase "Non voglio querelare nessuno"; un pensiero semplice e diretto quanto "Scusa, Giorgio, ma chi sono i Subsonica?".
Ora io non ho ben chiaro come si concluda la leggenda, perché la tradizione orale ci ha fatti arrivare al 2020 con versioni contrastanti di quanto accaduto. C'è chi dice che Giorgio Assumma abbia comunque querelato i Subsonica, c'è chi dice che Tarantino abbia mandato qualcuno a giustiziarli e ora tenga appesa in salotto la pelle di Boosta, e poi c'è anche chi dice che i Subsonica non siano mai esistiti e siano sempre stati soltanto una proiezione mentale del nostro io digitale.
Quello che sappiamo, però, è che oggi il Maestro se ne è andato e che il mondo della Musica e quello del Cinema hanno perso un gigante. Se fosse per me gli dedicherei una nuova nota, una mai conosciuta prima; una nota tra il Mi e il Fa, e la chiamerei Mo.
Morricone ha chiesto funerali privati "per non dare fastidio" e ci ha lasciati come solo un grande artista sa fare, col silenzio, che in fondo non è altro che la musica più bella possibile: quella che ancora non è stata mai scritta.
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Comunque la superlega è durata meno del gigante martello
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Capitolo 1.
Il ragazzo con la maschera.
Eravamo nello stesso locale quella sera, ci guardavamo ma senza dirci nulla.
Ci siamo persi di vista, non c’era più, era andato via.
L’ho visto qualche ora dopo.
Immerso tra la folla scatenata e le luci accecanti della discoteca.
Alto, spalle sporgenti, maglietta nera e jeans chiari, era carnevale e portava una maschera grigia e un martello gigante.
Ballava, si divertiva e sorrideva.
Riuscivo ad intravedere il colore dei suoi occhi attraverso le fessure della maschera: verde quasi trasparente.
Mi ha guardata e mi ha sorriso, glielo avrei baciato quel sorriso.
Mi colpì all’istante, non avevo occhi che per lui, volevo conoscerlo, parlargli, sapere il suo nome.
Si è avvicinato a me dicendomi: “Non sai chi sono”, e invece sapevo benissimo chi fosse, era lui, il ragazzo che avevo incontrato al locale.
Non era uno dei soliti ragazzi “conosciuti” in discoteca, lui era lui.
Era una di quelle persone che al solo sguardo ti faceva star bene, ed io, in quel momento, stavo bene.
Non faceva altro che martellarmi la testa con quel suo attrezzo, una, due e tre volte.
Allora ho pensato: “Alla quarta botta in testa, giuro che ci ballo”. Ma quella, non arrivò.
Dovevo andar via, e non avrei voluto, ma dovevo per quel maledetto coprifuoco.
È stato uno di quegli incontri casuali, voluto dal destino che migliorano la giornata, o addirittura la vita. Un po’ un amore a prima “svista”.
Mi sono messa a letto e l’ho cercato per tutta la notte sui social, nelle foto di amici, nelle foto di quella sera in discoteca, ma niente. Non sapevo chi fosse. Così mi sono addormentata.
Il giorno dopo mi sono svegliata, ho sbloccato il cellulare e non potevo crederci: mi aveva trovata. Non ho esitato un attimo e ho accettato la sua richiesta...
@im-perfect-wonder
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Dublino è quel posto dove si bevono fiumi di Guinness, rigorosamente in pinte. Dublino è quel posto dove se ordini uno Whiskey (Jameson, Bushmills, Tullamore Dew, ecc.) te ne servono tre dita. Dublino è quel posto dove il caffè si chiama Irish Coffee ed è indispensabile nelle fredde giornate invernali. Dublino è quel posto dove aleggia tangibile nell’aria il calore che trasmettono i Dubliners perché la “Gente di Dublino” è gentile, ospitale, disponile e socievole. Dublino è quel posto, ricco di energia e stile, di cultura, storia, natura e folklore ed è anche quel posto che in gaelico si chiama Baile Átha Cliath (città del guado fortificato). Dublino è quel posto dove musica e allegria vibrano nel cielo. Dublino è quel posto dove un tempo Molly Malone, la pescivendola più famosa d’Irlanda e del mondo, girava le sue strade portandosi dietro un carretto riempito di “cockles and mussels” (in Suffolk Street la sua statua con tanto di carretto e ceste di molluschi). Nella bella città di Dublino, dove le ragazze sono carine, vidi per la prima volta la dolce Molly Malone, che portava il suo carretto, per le strade strette e larghe, gridando: vongole e cozze fresche! Divenuto l’inno della città cantato dai Dubliners.
Dublino è quel posto che ti mette allegria, voglia di restarci e tornarci quanto prima. Dubino è quel posto che non potrete non amare ed ecco alcuni motivi per farlo:
1. Pub che passione! Sarebbe davvero insolito se qualcuno vedendo Dublino non finisse prima o poi in un pub! James Joyce Anche se non ne avete mai frequentato uno prima a Dublino non potrete fare altro. Vorrete vederli tutti ma vi affezionerete ai primi. Tutti hanno un’anima, alcuni una grande storia. Il pub è da sempre ritrovo di artisti, rock star, letterati e straordinari personaggi di Dublino. Ambienti immutati nel tempo dall’incontrastato stile vittoriano, luoghi in cui degustare ottimi piatti tipici, straordinarie birre e vivere irripetibili serate, pomeriggi, giornate. Da non perdere: The Brazen Head, Doheny and Nesbitt, The Oval, The Stags Head, Toners, Mulligans, O’Donoghues, The Cobblestone, Grogan’s e i più turistici Temple Bar e The Oliver St. John Gogarty, luoghi per ascoltare musica tradizionale irlandese. (prima o poi dedicherò un intero articolo ai Dublin’s Pub).
Uno dei pub più iconici di Dublino
2. On bike or by foot! Dublino è una città a misura d’uomo, perfetta per essere girata a piedi o a bordo di un velocipede, in grande libertà. A vostra disposizione le Dublin Bike, con le quali potete spingervi ben oltre il centro. Altra alternativa, da affrontare magari a bordo di un due ruote della Glide Segway Tour, lungo le rive del Liffey, sono i Docklands recentemente oggetto di un ambizioso progetto di riqualificazione urbana che ha rivitalizzato in poco tempo tutta la zona. Appartamenti, uffici, bar, ristoranti e aree verdi sono nati e creano un magnifico contesto di architettura contemporanea. Quindi partendo dalla splendida Jeanie Johnston Tall Ship e scivolando lungo il fiume, mentre l’immancabile brezza vi terrà compagnia, potrete godere di uno splendido panorama. I parchi: St. Stephen’s Green Park, un angolo verde nel cuore della città, circondato dalle splendide case georgiane con le porte colorate, dove non è raro incontrare studenti a sgranocchiare sandwich e coppie di innamorati a tubare. Quello che un tempo è stato lo spazio del comune che ospitava fustigazioni pubbliche, impiccagioni e roghi, oggi è un bucolico ambiente con un laghetto, aiuole fiorite, prati verde smeraldo, un padiglione della musica, per ritagliarsi un momento di tranquillità. Phoenix Park, uno dei parchi più estesi d’Europa, supera per dimensioni l’Hyde Park di Londra e il Central Park di New York. Dall’entrata si scorge l’obelisco Wellington che commemora tutte le sue vittorie francesi oltre che le molte sconfitte. La notorietà del parco è anche dovuta alla sua colonia di daini che convivono tranquillamente con gli avventori. Due volte la settimana viene organizzato un tour al suo interno. Passeggiando tra castani e faggi potete scorgere la residenza del presidente della Repubblica Irlandese e dell’ambasciatore degli Stati Uniti d’America. Luogo ideale se volete fuggire il caos della città (a soli 3 chilometri dal centro), dove potete rilassarvi e godervi un vero angolo di paradiso. Per gli amanti degli animali, disposti a versare un prezzo di entrata un tantino caro, non manca lo zoo, uno dei più vecchi d’Europa, risale al 1830. Leggenda racconta che il famoso leone della MGM, che ruggisce dagli schermi di tutto il mondo, sarebbe stato allevato qui.
3. Musei: arte, storia e incanto! La storia di Dublino è ben rappresentata dai suoi musei, alcuni più tradizionali altri più bizzarri e cool, eccone alcuni da visitare, ne resterete incantati. The Dolls Hospital & Museum: espone una bella collezione di bambole e teddy bear d’epoca. The Little Museum of Dublin: raccoglie i più disparati reperti del ‘900, come un album firmato degli U2 o la copia della maschera mortuaria di James Joyce. National Leprechaun Museum: interamente dedicato alle tradizioni e ai miti della cultura celtica. National Museum Natural History: ospita reperti incredibili come lo scheletro del cervo gigante irlandese ma anche leoni, tigri, uccelli e insetti sono esposti in maniera davvero originale e racconta le origini geologiche dell’isola e la fauna nativa degli altri continenti. National Museum – Decorative Arts & History: attraverso mostre temporanee realizzate tutto l’anno, mostra il progresso sociale, politico ed economico dell’Irlanda attraverso i secoli. National Museum of Archaeology: offre un incredibile viaggio a ritroso nel tempo alla scoperta dei tesori celtici e vichinghi. Irish Museum of Modern Art (Imma): è certamente l’istituzione più importante a livello nazionale che raccoglie ed espone le opere d’arte moderna e contemporanea. In programma mostre di alcuni tra i maggiori artisti del ventesimo secolo e di opere di giovani artisti irlandesi. Oltre a spettacoli che uniscono musica e teatro. James Joyce Museum: la James Joyce Tower che in origine faceva parte di una serie di torri Martello costruite dagli irlandesi per resistere alla temuta invasione Napoleonica, ora ospita un museo interamente dedicato alla vita di James Joyce e alle sue opere. Nell’Ulisse, il suo capolavoro, uno dei più importanti romanzi del XX secolo, la torre è lo scenario di apertura del romanzo. Pearse Museum: quella che fu una scuola gestita dal patriota Patrick Pearse, oggi è un museo circondato da splendidi giardini. Fra le attrazioni mostre e una sala studio della natura con interessanti mostre sulla flora e sulla fauna irlandese. Martello Tower, Seapoint: ubicato sulle rive della baia di Dublino, ospita una mostra sulla storia delle torri Martello di Dublino. La visita vi darà una panoramica della storia di queste fortificazioni così uniche, del loro uso militare e di come questi edifici sono diventati un punto di riferimento, un’icona della costa di Dublino. The Oratory of the Sacred Heart: coloratissimo e straordinariamente dettagliato è unico ed è considerato come una delle più belle opere d’arte irlandese della prima metà del XX secolo.
Carrick Hill Martello Tower
4. Non solo Pub! Come detto sopra i pub sono per eccellenza il luogo dei dublinesi e, nei pochi o molti giorni che passerete a Dublino, saranno anche il vostro per pranzo, cena e aperitivi vari, ma se volete concedervi una bevanda calda o un pasto diverso non mancano i cafè e le sale da tè. Uno dei più famosi è il Bewley’s Café in Grafton Street, una vera e propria istituzione (attualmente chiuso per ristrutturazione, dovrebbe riaprire a fine gennaio 2016). Il locale ha avuto un ruolo essenziale nella vita sociale, letteraria e artistica di Dublino fin dalla sua inaugurazione nel 1927. Il Bewley’s Oriental Café nei pressi di O’Connell Street è chiuso da tempo e ha lasciato posto a Starbucks che comunque ha mantenuto alcuni tratti distintivi della struttura originaria come il mosaico in ingresso con la scritta Bewely’s. Non perdetevi le magnifiche torte di The Queen of Tarts e, in una laterale di Stephens Green il Metro Cafè, interessante punto di osservazione per ammirare il via vai locale. Meno tradizionale ma da visitare Wall & Keogh Organic Teas, una sala da tè che serve sushi e sandwich gestita da giovanissimi, locale molto molto carino. Un caffè e un dolcetto anche da Avoca Cafè al terzo piano del negozio Avoca in Suffolk Street, vi lavorano alcuni ragazzi italiani e la scelta di dolci non delude, particolare anche l’arredamento. Un salto fatelo da Dolce Sicily in Dawson Street, ritroverete un po’ d’Italia e potrete parlare in Italiano con i ragazzi, tutti giovani e tutti italiani, che vi lavorano, molta l’offerta dei dolci: Carrot Loaf il mio preferito. La mattina big cappuccino e un’enorme croissant a euro 3,50. Per il pranzo veloce molti i panini dal gusto italiano accompagnati da una bevanda a un prezzo più che abbordabile.
Bewley’s Oriental Café ora Starbucks
6. Viaggio nella baia! Prendete la Dart (il treno) e recatevi sulla costa Nord a Howth! Un pittoresco villaggio di pescatori. Una romantica passeggiata sulla baia contro il vento impetuoso per ammirare quel mare plumbeo sarà un’esperienza irripetibile seppure un po’ faticosa. L’aria salmastra che vi scompiglierà i capelli la respirerete anche percorrendo il tratto di molo che vi conduce al Faro di Baily e anche da lì potrete godere una splendida vista sulla baia. Qui cercate un posticino tranquillo per pescare e, con un po’ di fortuna, potrete avvistare qualche foca che nuota placidamente fra le onde. Quello che in origine era un villaggio di pescatori mantiene tutt’ora l’atmosfera dei vecchi porti, barche coloratissime e marinai che scaricano dai pescherecci casse di pesce trasmettono quell’immutata vocazione marinara. Nella zona del porto sono presenti variopinti negozi e ristorantini tipici dove potrete gustare un saporito piatto di pesce. Consigliati: Deep, Aqua Restaurant e The Brass Monkey, merita anche il pub The Bloody Stream, vicino all’entrata della stazione. Leggenda racconta che Grace O’Malley, la piratessa chiamata anche Regina del Mare di Connemara, in viaggio verso Dublino, decise di far visita all’ottavo Barone di Howth, quando le fu comunicato che la famiglia era a cena e non poteva essere disturbata e i cancelli del castello le furono chiusi in faccia. Offesa e infastidita decise di rapire il figlio ed erede del Barone. Il malcapitato fu rilasciato solo dopo aver stipulato un patto solenne il quale prevedeva che da quel momento in poi i cancelli del castello sarebbero sempre stati aperti ai visitatori inaspettati e, a ogni pasto, un posto in più sarebbe stato preparato. Da vedere a Howth: i giardini di Howth Castle e le rovine del castello, i Dolmen Aideen’s, le rovine di St. Nessans Church e, assolutamente, la Torre Martello sull’isola Ireland’s Eye. Sempre sull’invitante costa di Dublino, a Sud, trovate Dun Laoghaire, dove vi aspetta una traversata in kayak mentre a Seapoint è possibile fare kitesurf e, se siete coraggiosi, un tuffo nella famosa spiaggia Forty Foot nella vicina Sandycove. Molte splendide spiagge a pochi minuti dalla città, come Dollymount Strand, Donabate e Portmarnock.
Howth lighthouse
7. Tesori e segreti! Gli appassionati di scienze troveranno irresistibile Earthquakes & Elephants, dedicato ai più importanti scienziati irlandesi. Ingenious Ireland presenta Blood and Guts, affascinante visita all’antico lebbrosario di Dublino con il primo ospedale lungo le mura cittadine. Un’immancabile lezione di storia è proposta da Literary Pub Crawl che, dal pub Duke, attraversata la piazza del Trinity College, per raggiunge altri pub in un dedalo di viuzze affascinanti, mentre la guida decanterà i punti più salienti recitando citazioni di Joyce, Beckett, Behan e Yeats. Le Cool Experience, un giro unico, nessuna passeggiata è uguale all’altra e potrete ritrovarvi in una barberia, in un laboratorio per tatuaggi e ancora in un vernissage di una galleria d’arte. Trinity College e la sua libreria. La maestosa biblioteca dell’Università di Dublino e del Trinity College è la più grande biblioteca irlandese, contiene 5 milioni di testi e un’importante collezione di antichi manoscritti. Il Book of Kells è considerato il capolavoro dell’arte celtica. Trattasi di un codice miniato medioevale contenente i Quattro Vangeli in latino, la sua fama è dovuta all’eccezionale qualità di pagine di sontuosa scrittura a colori con decorazioni e illustrazioni.
Trinity College Library
8. Guinness, non solo da bere! La Guinness è in assoluto la mia birra preferita e quando vado in Irlanda ne bevo almeno 3/4 al giorno, ha poco più di 4 gradi e si elimina facilmente. La Guinness nasce grazie all’intuizione e alla genialità di un uomo irlandese: Arthur Guinness che incominciò la sua attività, producendo birra Ale a Leixlip, in una cittadina nella Contea di Kildare. Solo nel 1759 si trasferirsi nella celebre St. James’s Gate Brewery di Dublino, dopo aver stipulato un contratto d’affitto della durata di 9000 anni per 45 sterline l’anno. Guinness è stato per anni il maggior datore di lavoro di Dublino, negli anni ’30 nel suo massimo splendore, la fabbrica impegnava 5000 persone, attualmente ci lavorano circa 800 persone, tale riduzione è dovuta anche ai processi di automazione intervenuti nel tempo. Ogni giorno escono dal birrificio 2,5 milioni di pinte. Questo breve racconto per dire che vale la pena visitare la Fabbrica della Guinness per capire come nasce la stout per eccellenza e la saperne un po’ di più della sua celebre storia. Nei locali all’interno della struttura oltre a degustare birra, una è offerta con il costo del biglietto al Gravity Bar posto al settimo piano, da dove si ha una vista incredibile della città, è possibile mangiare ottimi piatti. Anche il nome “Guinness dei primati” del celebre libro è riconducibile alla famiglia Guinness, infatti Sir Hugh Beaver, inventore del libro, era amministratore delegato delle Birrerie. Ora il libro è passato a nuovi editori, i quali tuttavia, hanno deciso di non cambiare il nome al fine di mantenere i legami col passato.
9. Shopping is here: boutique, mercatini &co. Lo shopping è la vostra passione!? Allora Dublino è la città che fa per voi. Vi aspettano dalle boutique grandi firme ai marchi del fast fashion in Grafton Street e O’Connell Street e nelle loro laterali. Se siete appassionati di megastore, prendete la LUAS e raggiungete in pochi minuti il Dundrum Town Centre, uno dei più grandi d’Europa! E, ovviamente, i mercatini delle pulci, dove le occasioni non mancheranno: libri, alta moda, bigiotteria, oggetti di modernariato, stampe e monete. I mercati principali: Art & Crafts Market (Newmarket Square): vivace mercato dedicato all’arte e all’artigianato. Qui è possibile acquistare direttamente dall’artista, tutte le domeniche del mese, a partire da maggio, in un edificio di mattoni rossi a pochi passi dalla Cattedrale di St. Patrick. Georges Street Arcade (South Great George St): E’ un centro commerciale unico nel suo genere, situato nel cuore del centro di Dublino. In questo mercato in stile vittoriano si possono ammirare boutique e bancarelle che propongono vestiti di gran moda, gioielli, oggetti da collezione, souvenir e molto altro ancora con chioschi e ristoranti. Blackrock Market: Una delle attrazioni più interessanti di Dublino: è aperto il sabato 11.00-17.30, la domenica 12.00-15.30 e Bank Holiday 11.00-17.30. Ballymun Farmers Market: Il mercato al coperto è aperto ogni giovedì dalle 09.00 alle 15.30 all’interno del centro commerciale di Ballymun. Vi aspettano variopinte bancherelle che espongono il meglio della produzione irlandese. Designer Mart at Cow’s Lane: A Temple Bar, si svolge ogni sabato dalle 10.00 alle 17.00, e propone il meglio dell’artigianato fatto a mano e di design prodotto da artisti irlandesi. Docklands Christmas Market: Durante tutto il periodo natalizio godetevi tutta la magia del Natale con giostre, musica, prelibatezze gastronomiche e tante bancherelle di artigianato. Temple Bar Food Market: Irrinunciabile punto d’approdo per i buongustai. Da non perdere! Si svolge ogni sabato dalle 10.00 alle 16.30. Moore Street Market: Se avete intenzione di visitare qualcosa di “tipico a Dublino” non si può non andare a Moore Street: da Lunedì a Sabato decine di bancherelle espongono frutta, verdura e fiori! Smithfield Farmers Market: Situato vicino alla linea Luas il mercato offre una raffinata selezione di cibi con un sapore internazionale, nonché prodotti di la bellezza. I produttori locali offrono un’ampia gamma di prodotti alimentari e da forno sia biologici che fatti in casa.
Docklands Christmas Market
10. Spostatevi! L’Irlanda è ben oltre Dublino! Se avete tempo noleggiate un auto e spingetevi fuori Dublino. La Contea di Wicklow e i suoi monti vi aspettano, un trionfo della natura ricco di angoli bucolici selvaggi e scenari da film (molti famosi film sono stati girati nella zona). Lungo il tragitto fate una breve tappa a Bray e ammiratene la spiaggia e, una tappa un po’ più lunga, a Powerscourt Estate e Garden, la splendida dimora circondata da splendidi e curati giardini vi ammalieranno e vi lasceranno senza fiato. Altra immancabile tappa nella meravigliosa cittadina di Kilkenny che conserva un fascino antico, con le sue stradine medievali, i vicoli stretti e l’imponente castello. Tornerete indietro nel tempo fra streghe e cavalieri. E non mancate il sito monastico di Glendalough, uno dei più suggestivi luoghi d’Irlanda. Malahide, è un antro pittoresco villaggio sulla costa, nella zona di Fingal, che ha mantenuto l’atmosfera di un tempo, placido e immutabile, nonostante lo sviluppo economico. Portoni colorati, le tettoie spioventi, i grandi cesti di fiori appesi alle insegne dei negozi, le stradine in salita ma soprattutto la placida atmosfera che permea nell’aria e si percepisce nella calma della gente del luogo. Immergervi nella storia come nel caso della Contea di Meath, con un alto concentrato di siti archeologici di grandissimo valore storico. Alcuni di questi luoghi sono raggiungibili anche con la Dart, prendete informazioni! Sulla costa Ovest dell’Irlanda, richiedono qualche ora in più di viaggio le Cliff of Moher: magnifiche scogliere a picco sul mare, uno dei luoghi più affascinanti d’Irlanda. Il Burren: un tavolato roccioso calcareo desolato, bizzarro, unico. E dato che siete da quelle parti Galway City e Limerick, anche sulla costa Sud interessanti paesini tra i quali Cork. Se volete spingervi a Nord, sono mete imperdibili Belfast e le Giant’s Causeway: 40.000 antichissime colonne di basalto esagonali emergono dal mare in originali composizioni levigate dal vento e dalle onde che s’infrangono rumorose sulla costa dando vita a un’incredibile formazione rocciosa, talmente suggestiva e particolare dal punto di vista naturalistico da essere dichiarata Patrimonio dell’Unesco. Carrick-a-Rede: un ponte di corda lungo 18 metri e sospeso a 25 metri sopra il mare, che fin dal 1784 collega la terraferma con un’isola rocciosa, una riserva di pesca del salmone. L’isolotto si trova esattamente sulla rotta dei salmoni atlantici che tornano a deporre le uova nel fiume natale. Se non volete prendere l’auto tutte le agenzie di viaggio e di promozione turistica del centro offrono tour a prezzi abbordabili.
Burren
Cork
Gallway
Cliffs of Moher
Carrick-a-rede rope bridge
11. Dublino è tanto altro.
Fate il biglietto aereo e andate a scoprirla!
Dublino (e l’Irlanda intera) è quel posto che ti manca quando lo lasci!
Dublino è quel posto… Dublino è quel posto dove si bevono fiumi di Guinness, rigorosamente in pinte. Dublino è quel posto dove se ordini uno Whiskey (Jameson, Bushmills, Tullamore Dew, ecc.) te ne servono tre dita.
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Il motore di una nave gigante si è rotto e nessuno è stato in grado di ripararlo, quindi hanno assunto un ingegnere meccanico con oltre 40 anni di esperienza. Ispeziona il motore con molta attenzione, dall'alto verso il basso. Dopo aver visto tutto, l'ingegnere ha scaricato la borsa e ha tirato fuori un piccolo martello. Ha centrato i punti strategici senza problemi. Ben presto, il motore si è riavviato. Il motore è stato riparato! 7 giorni dopo, l'ingegnere ha detto che la stima totale del suo intervento (riparazione dell'enorme nave) era di 20.000€ "Che diavolo ?!" ha detto il proprietario. "Non hai fatto quasi nulla. Dacci una stima dettagliata." La risposta è semplice: Un colpo di martello: 2€ Sai dove colpire e quanto colpire: 19.998€ L'importanza di mettere in risalto le proprie conoscenze ed esperienze ... perché sono il risultato di molte lotte, esperienze, preoccupazioni, notti in bianco e persino lacrime. Se faccio un lavoro in 30 minuti, è perché ho passato 20 anni ad imparare come farlo in 30 minuti. Mi devi anni, non minuti. Non ti "vendere mai per pochi soldi". Le tue ore di lavoro costano molti giorni della tua vita. BUONA PASQUA (presso CLAUDIO CASATI) https://www.instagram.com/p/CNQEDrOhqCD/?igshid=1byigbuo0qofi
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[ Blake & Shoto _ 21/07/20 _ Night _ #Ravenfirerpg ]
* È un putiferio. Simile al girone dei condannati per non si sa quale grave peccato, Blake sente dentro di sé un tormento ben più profondo di quello che aveva sentito in altre occasioni alquanto gravi, un tormento che lo sta spingendo a disperarsi, ma soltanto interiormente. Non ha parlato per tutta la serata, o meglio ha pronunciato qualche sillaba per dirmostrare che quel suo stato di confusione e tormento non fosse dovuto a Shoto. Ha cercato, così, disperatamente di evitare di litigare senza un vero motivo. Lo ama profondamente, ma vorrebbe vomitare al sol pensiero di quello che ha fatto il giorno prima e della parola della commessa. È difficile, così tanto difficile che il ragazzo dai capelli corvini ha taciuto per ore, ammirando Shoto e accarezzando i suoi capelli. In verità, lo sta ancora facendo. È proprio lì, con le mani guantate, mentre gli accarezza un ciuffo. In quel vortice di pensieri e di piccoli gesti per tranquillizzare se stesso e per proteggere Shoto da se stesso, il pantalone di Blake viene tirato da Palla Di Pelo. * « Cagnolino, che c’è? Ares sarebbe a nanna a quest’ora. » * Pronuncia in modo pacato. Lo sguardo non si stacca da quello dell’animale che, se avesse il dono della parola, gli racconterebbe di tutto. Al contrario di come pensava, quel cane sembra voler avere un legame con Edward e lui ne è pressoché felice. Pressoché, per l’appunto. * Shoto Ryuck *il mutismo di Blake si nota, soprattutto dal momento che Shoto sa perfettamente cosa lo provoca. Se non lo sapesse forse avrebbe chiesto e insistito affinché parlasse, ma dato che lo sa già, si limita ad abbracciarlo, a stringersi a lui e tranquillizzarlo, si spera, con il proprio amore. Si stava addormentando mentre lui gli accarezza i capelli, quando lo sente parlare con il cane e sorride* Forse ha avuto in incubo, vuole stare in braccio a te, gli piace il tuo odore, di solito si infila nelle tue maglie e ci dorme. Insomma...non posso dargli torto *Shoto stesso dorme meglii da quando c'è Blake nel suo letto, è gigante, quindi può abbracciarselo tutto e poggiare la testa sul suo petto come una mogliettina, che termine infelice. Probabilmente ha avuto davvero un incubo, il cane, visto lo spavento che si è preso quando ha visto Shoto usareno i poteri* Blake Edward Hill * Non può far altro se non scegliere di stare in silenzio, lì, fra i suoi pensieri e i suoi desideri, fra l’incudine ed il martello di una preoccupazione, di un passato che non andrà mai davvero via nella sua mente. In tutto quel caos mentale l’unico santo consolatore è proprio il silenzio. Quel silenzio. Edward, il dooddrear più fragile dell’universo, invece di aggredire il mondo, ha scelto di rimanere in silenzio, ha scelto di provare paura invece che di nutrirsene. Blake potrebbe essere il colmo della sua razza, dovrebbe ammetterlo a se stesso. Nonostante i suoi pensieri e quel mutismo, la figura di Shoto appare come una vera e propria guida alla sua vita, una luce splendida che, al solo tocco, lo guarisce. Al suono della voce divina di Shoto, il cuore di Blake palpita, lo invita a parlare, ovviamente non solo con il cane. * « Un incubo? » *”Basta incubi”, sussurra usando soltanto il labiale, cercando di evitare di trasferire la sua negatività a Shoto. Alla fine sorride, lo fa perché dolcemente immagina quel cagnolino infilarsi ovunque, ma non immagina altro, perché, nel profondo, ha una certa paura che quel cagnolino gli abbia rubato un po’ d’affetto del suo ragazzo. * « Insomma... Ci dormiresti davvero con quelle mie maglie che ti vanno super giganti? » * Alza il sopracciglio, imitando quell’ “insomma” proprio di Shoto. Per un attimo il ventisettenne dai capelli corvini ha dimenticato il caos della sua testa, ma forse è per un attimo, forse è irreversibile... * Shoto Ryuck *Shoto allunga un braccio e lo aiuta a salire sulle gambe di Blake, il cucciolo vi si accoccola facendosi piccino piccino e solamente così riesce a calmarsi* So che non ti piace...ma fallo restare un po'...si è preso uno spavento e lui ti ama davvero tanto, lo ha imparato da me *gli sorride, facendogli gli occhi dolci. Gli dispiace tremendamente di aver sottoposto il suo cucciolo a tale spettacolo, non ci aveva pensato che si sarebbe spaventato...eppure è davvero intelligente, gli ha immediatamente tolto gli oggetti da mano anche se ha pianto per tutto il tempo che Shoto è rimasto svenuto sul pavimento. Ci mette un secondo a far sparire il senso di colpa, affinchè non stuzzichi l'appetito di Blake e lo faccia star male, anzi lo bacia sulla guancia a quella domanda* Amore lo faccio già...come credi che sopravviva quando non dormi con me? Indosso le tue maglie e Blake si ci infila dentro, beato fra i nostri odori Blake Edward Hill * Quando il ragazzo si trova sulle proprie gambe il piccolo cane, inevitabilmente gli tremano le mani. Non riuscirebbe mai a comprendere come fanno le persone a custodire quegli animali così troppo sensibili e fedeli. Ama i gatti anche per questo motivo, perché, a suo parere, riescono ad essere più testardi. Nonostante quei pensieri gli occhi cerulei del dooddrear riescono a comprendere che la sua vicinanza fa bene al cane e così allunga una mano verso il suo pelo. Alza lo sguardo, quasi fulmineo, quando Shoto parla di uno spavento. * « Cosa vuol dire che ha preso uno spavento? » * La voce trema, l’ansia lo corrode dentro. Non vuole che entrambi si spaventino, che stiano male, nonostante non è fatto per i cani. Il sorriso di Shoto lo rasserena per un secondo, probabilmente non è una cosa da preoccuparsi. Blake di fida ciecamente, ma forse non dovrebbe farlo, perché Shoto deve e merita solo il bene del mondo e la benedizione del Signore. È a quella confessione che gli si blocca l’anima, il respiro, il cuore. Spalanca appena gli occhi e deglutisce. * « E... Non è pericoloso?.. I guanti..? » Shoto Ryuck *ama guardarli vicini, sono entrambi così piccoli e dolci ai suoi occhi...da proteggere. Ed è proprio dalle risposte a quelle domande che vorrebbe proteggerlo. Non vuole mentirgli, quindi cerca di rispondergli in modo vago, sperando basti ad esaudire i suoi dubbi e non indaghi oltre, anche se forse può sentire il suo disagio, seppur flebile e trattenuto* Mi ha visto avere una visione per la prima volta...non lo sapeva ovviamente, quindi si è spaventato, anche se si è preso cura di me egregiamente *ovviamente Blake ha capito subito, è troppo attento e innamorato di lui per non accorgersi che Shoto tocca anche le sue cose con i guanti, perchè altrimenti avrebbe delle visioni. Anche se questa cosa mette in pericolo il suo "segreto", o meglio i suoi segreti, Shoto non può fare a meno di sorridere, perchè è bello essere amati tanto e avere tutte queste attenzioni da lui* Preferisco dormire con i guanti, tenerli anche in casa, piuttosto che stare senza almeno il tuo odore Blake Edward Hill * Lo sguardo di Blake è lontano da quello che possa esistere in un innamorato, piuttosto freme d’amore, piuttosto scapperebbe anche da quel momento, perché, beh si vede, minuto dopo minuto, la faccenda sembra essere seria. E lo è. Quello sguardo ceruleo si congela d’ansia quando Shoto gli risponde in quel modo, sente andare in frantumi. Shoto si è fatto male, per vedere il cane in quel modo e lui così vago... c’è nettamente qualcosa che non va. Deglutisce, guardando altrove per un decimo di secondo, poi ritorna su Shoto e, spudoratamente, finge di essere rilassato. * « Vuoi comprargli una medaglia d’oro? Era... una visione che ti ha fatto star male? » * E la seconda domanda è lecita, forse fin troppo, dopo aver visto il cane /Blake/ in quel modo. Distrattamente, appoggia la mano guantata sul ginocchio dell’altro e gli dà un colpetto, stile pacca sulla spalla. * « Non dimenticartene. » * Conclude, quasi come una raccomandazione, fingendo che sia per Shoto tutta quella preoccupazione quando, invece, nella sua mente il problema è uno: Shoto che tocca le sue cose senza guanti. Saprebbe troppe cose, saprebbe di Johanna e potrebbe lasciarlo seduta stante, perché, a suo parere, nessuno dei due è pronto a quella merda. * Shoto Ryuck *Blake è proprio sulla strada per capirlo, o meglio per costringere Shoto a spiattellargli tutto, lo capisce dalla sua domanda. A prenderlo in contropiede però è il colpetto sul ginocchio, Non è così forte ma inaspettato e, a causa dei lividi causati dalla caduta durante la visione, il veggente non riesce a trattenere una smorfia di dolore. Sa che questo scatenerà l'inferno, che Blake la noterà in un secondo e inizierà ad indagare* Sei tu la sua medaglia, gli ho promesso he sarebbe stato in braccio a te ed eccolo...già dorme, tu fai bene Blake. Si....è successo per sbaglio ma niente di chè, si è solo spaventato perchè non lo sapeva *gli dice la verità, nella speranza che si distragga dal dolore che gli ha sentito provare alle ginocchia, i lividi che gli sono usciti sono piuttosto grandi anche se non c'è frattura o niente di grave, ha preso solo una brutta botta quando è svenuto...ma Blake non deve assolutamente sapere che si è spinto talmente tanto in là da svenire solamente con un oggetto. Non può raccontargli ciò che ha visto o lo spaventerà più del giorno in gioielleria* Non li dimentico....ero solo distratto....speravo di...non averne Blake Edward Hill * Blake non è sulla strada per capire tutto, Blake è diventato LA strada per fargli cacciare il rospo, o forse meglio ancora il colpetto innocuo delle sue dita sul ginocchio di Shoto. Non c’è niente di più letale del dolore di un veggente, non c’è niente di più negativamente strabiliante per Blake di quella smorfia di dolore. Corruga la fronte, senza emettere alcun suono, alcuna parola. Gli occhi dannatamente ghiacciati d’ansia del momento prima diventano ancor più solidi, immobili. Sta fissando Shoto, lo sta facendo in un immobilismo e in un silenzio che farebbe paura a chiunque, mentre le sue orecchie ascoltano le parole del ragazzo. Per sbaglio. Non c’è niente che coincide con un “per sbaglio” ed una smorfia di dolore. È un cittadino medio Blake, gli hanno regalato il diploma, ma ciò non vuol dire che è stupido. * « E per sbaglio... vorresti alzare il pantalone fino al ginocchio? » * La voce è agghiacciante quanto gli occhi e la domanda non è nient’altro che il prodotto tra il voler essere freddo e tranquillo e il sentire il suo senso di protezione toccare i limiti dell’inverosimile. * « Di non averne... cosa? Bisogno? Sì che ne hai. Ne hai. » * Si sta scaldando, era inevitabile forse. Non può permettersi che Shoto si faccia male, che Shoto rischi... Non più il suo cuore più umano degli umani può permettersi lo stesso spettacolo ottenuto con Johanna. Deglutisce, guarda altrove, afflitto ma anche piuttosto determinato. * « Non è optional. Tu non sei un optional. Tu servi vivo a questo mondo di merda. » * Ha gli occhi sciolti, ricolmi di lacrime. Si sente colpevole di qualsiasi sbaglio abbia potuto commettere. In fondo, nella vita si sbaglia sempre. *
Shoto Ryuck Ok... Ti faccio vedere... Però non impanicare ok? *alza il pantalone fino alle ginocchia, rivelando due enormi lividi violacei a ricoprirle completamente, si è fatto visitare e non sono rotte ne niente, deve solo applicare una pomata due volte al giorno* Sono caduto sulle ginocchia e poi svenuto... Ma sto bene, mi sono fatto dare un'occhiata e devo solo mettere una pomata per qualche giorni, spariranno. Sono solo due brutti lividi, te lo giuro *gli poggia una mano guantata sulla guancia per cercare di tranquillizzarlo e baciargli le labbra* Lo so che ne ho bisogno.. Ma io... Volevo solo provare se con qualche vestiro, come con piccolo Blake, avrebbe funzionato... Sono stato sciocco *sospira, prendendogli il viso fra entrambe le mani, preoccupato nel vederlo così sconvolto, così fuori di sé.... Sta per piangere* Blake Hill io ti amo. E hl intenzione di rompere le scatole a te e a questo mondo di merda per tanto. Non morirò, non ti lascerò mai
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L’attacco dei giganti - Ep 65 - Il gigante martello
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Ricordate che il povero Tybur si era trovato un gigante d'assalto abbastanza arrabbiatello alle proprie spalle mentre dichiarava guerra a Eren Yaeger e ai demoni di Paradis? Ecco, l'attacco dei giganti è bello perchè niente è quello che sembra, infatti la premessa di ben 5 minuti di questo episodio ci spiega che Tybur sapeva benissimo che quella mattina stava salutando la sua numerosissima famiglia per l'ultima volta, e lo sapeva perchè così il piano, elaborato segretamente insieme a Magath, doveva filare. Insieme hanno collaborato per riunire i rappresentanti più illustri, attirati dalla fiducia in Tybur, insieme a tutti i funzionari dell'esercito nessuno escluso, in un unico punto, perchè sapevano che sarebbe stata un'occasione troppo ghiotta per i nemici per rinunciare all'offensiva. Hanno usato il trucco più vecchio del mondo, la fava, e di piccioni ha abboccato una guarnigione intera, quella di ricerca. Bello il discorso tra Tybur e Magath, bello che, quando Magath abbia provato a dire che uccidere così tutti questi civili eldiani non gli sembrava giusto, Tybur gli abbia risposto che non erano nulla in confronto a tutti quelli che lui aveva mandato a morire sui campi di battaglia con un'uniforme addosso. Stacce. E bella anche la reazione di Magath, che abbassa gli occhi e dice che gli eldiani saranno anche demoni, ma anche loro marleyani non scherzano mica. Magath è uno di quei personaggi che all'inizio non sopporti, ti sembra il solito capo dell'esercito che guarda i suoi sottoposti come lordume, ma che in realtà si sa fare autocoscienza, e questo è quello che salva, nella finzione e nella realtà.
Dunque siete pronti? Si parte! Riprendiamo da Eren che spunta da dietro il palco in tutto il suo nudo splendore. E si butta a stella marina sulla platea, dove c'erano tutti gli ufficiali dell'esercito. Salutiamo Zofia senza neanche un'ultima parola, ed Udo che era andato a dissotterrarla ma è stato travolto dalla folla in preda al panico. Gabi viene salvata da Colt che non capisce che diavolo stia succedendo. Nei pressi del palco però una donna è rimasta viva, ed è quella che era sembrata una serva, in realtà la sorella di Willy Tybur, nessuno aveva fatto caso a lei in mezzo a tutta quella famiglia eh? Ebbene si, è lei la detentrice del gigante martello, e non perde un attimo a trasformarsi, ma Eren è studiato e non le fa completare la trasformazione che la tempesta di pugni. Eren si dimostra come al solito una cocuzza e come tale prima picchia poi pensa, Bud Spencer ti guarda con orgoglio da lassù.
Nel palazzo di fronte Magath e i suoi sottoposti assistono alla scena, e alle domande frenetiche dei sott'ufficiali Magath risponde con un proiettilino sparato contro Eren dalla parte opposta della piazza e si vanta che il primo colpo contro il nemico l'ha sparato lui. Ma serio? E pensare che ti avevo anche messo in buona luce nella premessa, non ci posso credere. Comunque spiega agli altri che si trovano davanti il famigerato Eren Yaeger, nel caso i sott'ufficiali fossero stupidi e non ci fossero arrivati da soli.
Colt intanto corre verso l'ospedale più vicino col cadavere di Udo in braccio e quella stupida di Gabi che gli chiede come stia il ragazzo. No fai un pò tu Gabi, una folla impanicata l'ha usato come scendiletto, non deve stare molto bene. In tutto questo Falco e Reiner non si trovano, e, come dire, Colt è abbastanza nel panico per il suo fratellino, come dargli torto. Intanto Pieck e Porko, che imbucati in quel fosso stavano pensando di farsi una briscola, vengono tirati fuori dall'unità panzer allertata lo scorso episodio da Pieck, lei sì che sa il fatto suo, dovrebbero darli tutti a lei i giganti. Mentre cerca di stabilire il da farsi però, Pieck vede qualcuno volare sopra le loro teste lasciandosi dietro scie di gas, e rimane ammutolita per il terrore. ECCOLI. Torniamo in piazza, il gigante martello non ne poteva più del massaggio facciale di Eren e l'ha infilzato alla Vlad III di Valacchia detto l'impalatore, ed ora si è fatto spuntare un bel martello batticarne modello gigante, pronto per spazzare via Eren che nel frattempo è spuntato fuori dal proprio gigante. Ma non appena chiede ad Eren quali siano le sue ultime parole ecco che lui ci manda in visibilio con due parole, 6 sillabe, 12 lettere. "Adesso, Mikasa". A parte che l’ha pronunciato sottovoce, ditemi che razza di udito ha questa per sentirlo a chilometri di distanza ma vabbeeeeeeeeee dall'angolo della piazza arriva una forma a tutta velocità che lancia mine anti gigante contro la nuca del gigante martello e lo fa cadere a terra, ed è arrivata miei cari, Mikasaaaaaaaaaa, tutta in tiro con la tutina nuova, i capelli tagliati, le armi scintillanti ed il suo immancabile "Eren".
Le mie urla in questo momento hanno raggiunto gli ultrasuoni, sappiate che se avessi avuto cani gli avrei trapassato i timpani. Arrivano altri della squadra dell'armata di ricognizione a fare manbassa di Magath e dei suoi, mentre Mikasa atterra accanto ad Eren e gli chiede di tornare a casa. Mmh, si chiederà chi non ha letto il manga, ma non era un piano elaborato a puntino da tutti? perchè gli sta chiedendo di tornare a casa come se avesse fatto di testa sua e tutti fossero venuti a riprenderlo? Eh beh, vedrete. Magath è riuscito intanto a nascondersi insieme ai soldati, e pensa che gli eldiani hanno abboccato e fatto esattamente quello che Tybur aveva previsto, cioè attaccare tutte le nazioni e dimostrarsi demoni per davvero. Se mai ci fosse stata una mezza occasione di usare la diplomazia, il dialogo e la tolleranza, Eren l'ha frantumata coi suoi pungi circa 5 minuti fa. Intanto sul tetto di qualche casa rivediamo un personaggio degno di essere odiato anche più di Gabi, ed è tutto dire, Floch, che siccome DoBiAmO VeNdIcArE i NoStRi FrAtElLi DiVoRaTi sta mettendo sotto assedio tutto quanto Liberio, uccidendo anche i civili, massì chi se ne frega di qualche migliaia di civili e di Jean che è appena atterrato a a cercare di farlo ragionare. Anche Mikasa è angosciata per i civili rimasti coinvolti nello scontro iniziato da Eren. Che colpa avevano loro? Tutte quelle persone innocenti, quei bambini, quelle famiglie, che avevano fatto di male ad Eren, a Floch o a chissà chi altro? Eren manco le risponde e le fa notare che il gigante martello si sta rialzando ed è pronto per il secondo round.
Insieme volano via dalla traiettoria della nuova balestra creata dal gigante ed Eren dice a Mikasa di distrarlo mentre lui cerca di capire come sconfiggerlo. Gabi e Colt hanno finalmente posato a terra Udo, e Gabi scappa via per combattere contro questi nemici che le hanno ammazzato due compagni nel giro di pochi secondi, come darle torto. Si ritrova a seguire dei camion pieni di soldati, ma vengono tutti uccisi dall'armata di ricognizione che sta dando fondo ai loro esplosivi, e Gabi alzando la testa vede Sasha, certo non la conosce ma noi si, ciao Sashaaaaaa ci sei mancataaaaaa. Arriva anche Connie ed insieme mettono i fari sulla punta degli edifici più alti, a che serviranno questi fari rivolti verso l'alto? Poi raggiungono Jean e gli altri, e restano in attesa mentre Mikasa ed Eren se la vedono col gigante martello, anzi Mikasa fa tutto il lavoro mentre Eren guarda, che scansafatiche. Ma riesce comunque a capire la particolarità del martello, e cioè quel cordone bianco distinguibilissimo fra le macerie scure, collegato a Lara Tybur, che le permette di mettere al sicuro il suo vero corpo mentre il resto del corpo combatte. Certo, Eren, seriamente non avevi visto quel filo bianco che collegava il gigante al terreno? Ti servono degli occhiali giganti allora, altrochè. Comunque, riesce a trovare Lara avvolta in un involucro simile a quello di Annie, ma mentre sta per mangiarla dietro di lui appare il mandibola che si apparecchia il suo collo, pronto a divorarlo.
Proprio adesso appare il nostro Ackermann preferito, il migliore in assoluto, colui che affascina grandi e piccini, uomini e donne, tutti dal primo all'ultimo!!! LEVI. Entra in grandissimo stile tagliando letteralmente la mandibola al povero Porko e volteggiando come se su quel dispositivo di manovra tridimensionale ci fosse nato. Il gigante mandibola si trova a questo punto circondato da piccole forme volanti che lanciano fili e sparano proiettili, e si domanda terrorizzato e sbigottito come può essere possibile che degli umani puntino ad uccidere un gigante con così tanta sicurezza. Eh Porko, non hai ancora visto niente.
AAAAAAAAAAAAA Ragazzi questa è dura, questa è difficile da descrivere a parole che non siano urli da fujoshi aggravata. L'episodio va visto e rivisto e rivisto finchè non sai le battute a memoria in giapponese, io sono ancora così elettrizzata che se mi collegassero ad un elettrodomestico lo accenderei. Chi critica questa serie è davvero l'emblema della tristezza e della vergogna, il lavoro è eccezionale e ogni puntata supera quella precedente e stabilisce un nuovo record ogni volta più alto dell'epicità e della potenza raggiungibile da una storia raccontata. Ed il ritorno della nostra amata squadra di ricognizione, Jean, Sasha, Connie, Mikasa, LEVI, tutto spettacolare e che supera le aspettative, per quanto mi riguarda il MAPPA si stabilisce senza problemi allo stesso livello del Wit studio, non ci sono pecche e l'aver fatto questo capolavoro in così poco tempo li fa salire anche di più nella mia stima. La scelta della cgi è stata fantastica, perchè sono riusciti a migliorarla e a renderla quasi come se fosse disegnata a mano, devo ricordarvi il gigante colossale delle scorse stagioni? Eddai su, quel coso sembrava fatto di gomma, abbiate la decenza di essere onesti. Insomma, un hype alto più del K2 per la prossima puntata, che non si preannuncia da meno di questa appena passata, in cui vedremo sicuramente due grandi assenti, Armin ed Hange. Alla prossima! -sand-
PS forse per allora mi calmerò, ma non prometto nulla.
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Analisi capitolo 100 di Attack on Titan - Declaration of War -
Quando pensavo a questo capitolo come alle "Nozze rosse" di AoT sicuramente non mi aspettavo QUESTO. Capitolo esplosivo (letteralmente) ma che a mio parere necessita di una profonda analisi. Come dicevo nella scorsa recensione (o non lo dicevo ma s'è capito), non sono mai stata una grande fan di Eren pur apprezzando il personaggio nel suo ruolo di protagonista e nelle sue motivazioni (oltre che giuste agitazioni, come avrebbe detto Matteo Montesi). Ad Eren ho preferito altri personaggi, personaggi che hanno la mania di morire malissimo quando esprimo questo apprezzamento a voce alta, quindi, dopo aver letto il capitolo 100 il mio primo commento è stato "Santo cielo Eren, mi sarei davvero aspettata di meglio, speravo tu fossi maturato invece sei ancora qui, dopo quattro anni, dopo che tutti gli altri sono impegnati a sopravvivere con i fantasmi del passato a tormentarli o con l'incubo di un futuro incerto, tu sei ancora qui a dire STERMINERO' TUTTI!!1111ONEONE!!". Ho chiuso il capitolo con molte domande e il giorno dopo l'ho riletto e, soprattutto, l'ho riguardato. E forse, dico forse, qualcosa nei confronti di Eren mi si è un filino addolcito perchè credo che il numero 100 ci mostri solo la punta di un iceberg di sangue e dolore che il nostro protagonista sta facendo emergere piano piano.
Iniziamo quindi a parlare del grande drammaturgo, Willy Tybur (sì, sì, sì mi piaceva TANTO, è colpa mia se è morto ç_ç)
Anzitutto mi scuso con chi legge perchè i nomi che spesso uso sono versioni tradotte letteralmente dal giapponese e tendo a creare un po' di confusione: Willy Tybur per me è sempre stato Vili Teiber. Analizziamo un attimo il nome "Vili", sapendo quanto Yams ami la mitologia norrena e quante affinità con la saga di Odino e compagni ci siano in Attack on Titan.
"Víli è uno degli Æsir, gli dei della mitologia norrena, figlio di Bestla e Borr. I suoi fratelli sono Odino e Vé, i quali insieme hanno ucciso il primo gigante Ymir. Víli è famoso per aver donato all'umanità, le emozioni e l'intelligenza."
Quando Vili ci è stato presentato, il fandom ha iniziato subito a chiamarlo "Thor-Chan" anche per la sua peculiare somiglianza con Chris Hemsworth nella saga Marvel di Thor (prima che si tagliasse i capelli e diventasse simile al frontman di una boyband anni 90). Thor-Chan perchè abbiamo dato per scontato che il portatore del Warhammer Titan fosse proprio lui e qui ricordo una conversazione nella Locanda di Zio Aristofano in cui sollevai proprio questo dubbio perchè nella traduzione inglese non si capiva se Vili si riferisse a sé stesso (parlando delle memorie del gigante) o alla sua famiglia. Il Digital Team, sempre sul pezzo, ci ha assicurato da traduzione originale che Vili parlasse di sé, quindi Thor-Chan è davvero il portatore del Warhammer Titan.
Ma ora ne siamo davvero sicuri? Visto ciò che abbiamo visto nel capitolo 100, siamo davvero sicuri che questo personaggio, questo grande agitatore di folle, questo showman introdotto anche se solo visivamente in un capitolo intitolato "Liar", fosse proprio sincero? Ci ricordiamo come accolse il capitano Magath in casa sua, mostrandogli lo spaccato di vita familiare composto da bambini pestiferi, anziani raccolti in sé stessi e compite signore donne, di cui una sembra evidentemente una domestica e dicendo, cito testualmente "Se sei a capo dei Guerrieri, allora ti sarà bastata un'occhiata per capire chi nella famiglia detiene il Martello da Guerra, giusto?" Perchè una battuta del genere quando il portatore sei tu? Magath gli risponde che non ne ha idea ma Vili sorride e come il gatto di fronte ad un altro gatto, in un circolo felino in cui si discute del benessere dei passerotti, fa presente che Magath è "davvero prudente come si dice". Quindi Vili pensa che Magath abbia capito eccome chi sia il Warhammer Titan. E abbia capito che non è lui.
A questo punto, tornando anche al capitolo 100, io ho due idee a riguardo.
1) Il Warhammer Titan è davvero Vili che, come abbiamo visto, si è offerto come esca per far uscire i "topi" che si annidiano a Marley. Secondo Magath era una missione troppo rischiosa ma Vili ci ha dimostrato di aver davvero a cuore l'uscita dalla confort-zone che i Teiber si sono creati in anni di silenzio e di benefit non proprio guadagnati. Vili ha promesso un grande spettacolo e come finirlo nel migliore dei modi se non con un immenso dramma? Da quel che vediamo a fine capitolo, questa è la conclusione che Vili desiderava, mostrare a tutti che Eren Jaeger, portatore del Founding Titan, è la minaccia alla pace del Re Fritz arrivando addirittura a sacrificare la propria vita per mostrarcelo. Se però lui fosse il Warhammer Titan, nonostante le atroci ferite sofferte sotto la mano di Eren, POTREBBE essere sopravvissuto. Sinceramente? Ritengo questa ipotesi la più debole.
2) Il Warhammer titan non è Vili. Vili ha mentito per fare di sé stesso l'esca perfetta, Vili si è sacrificato per attirare Eren in trappola mostrando a tutto il mondo quanto i diavoli di Eldia siano pericolosi ed infidi. A questo punto secondo me, il Warhammer Titan è la donna bruna che l'ha accompagnato al Festival e che, nel riquadro in cui ci viene mostrata la famiglia, sembra l'unica perfettamente consapevole di essere appena stata presentata a Magath. Fateci caso: i bambini urlano e corrono in giro, gli anziani non fanno caso ad altri che a sé stessi, la giovane donna sulla destra sta sedando i due bambini che litigano e la domestica sullo sfondo tiene lo sguardo basso in quanto non parte della famiglia. Poi c'è lei che educatamente (in un modo squisitamente orientale), china il capo alla presentazione. Non so, a me sembra proprio dire "Salve, sono il Warhammer Titan, vuole del tè Capitano?" L'altra ipotesi è che il Warhammer Titan sia la guardia di Teiber, ossia quell'OMONE sproporzionatamente grande che gli sta sempre accanto. L'ultimo struggente sguardo di Vili è proprio per questa misteriosa donna bruna (chi sarà per lui? La moglie? E i bambini i loro figli?) ma accanto a lei c'è il soldato gigantesco. Che quell'ultimo, consapevole sguardo di morte voglia dire "Adesso tocca a te?" Ma a chi dei due?
Parliamo un attimo de "La strana morte di Vili Teiber", a questo punto. Sappiamo che Eren, Reiner e Falco riescono a sentire tutto nel palazzo retrostante il palco, parola per parola. E vediamo chiaramente che Eren, alla dichiarazione di guerra di Vili, si trasforma in una delle più belle tavole disegnate da Yams a mio parere: il dinamismo del gigante, le fauci spalancate, il riquadro in cui emerge dal palazzo direttamente sopra il palco fa quasi percepire il ruggito che deve aver sentito la folla lì davanti! In un unico movimento e senza abbassare gli occhi, Eren cala una manata sul palco, lo sfascia e uccide Teiber sul colpo, apparentemente. Possiamo pensare che il gesto sia stato istintivo, certo, ma Eren non vedeva dove si trovasse Teiber dal punto in cui si trovava ed il suo gesto (distruzione del palco e uccisione di Teiber) è semplicemente perfetto. Forse troppo perfetto per non essere stato concordato prima. Teiber aveva fatto svuotare il palco per rimanere da solo al centro della scena ed il suo corpo martoriato ci mostra come non debba essere stato solo schiacciato ma letteralmente "strizzato" da Eren che, alla fine, lo lancia in aria nelle ultime tavole del capitolo. Schiena spezzata, gambe maciullate, sembra proprio diviso in due. Cosa farà Eren adesso? Il prossimo numero potrebbe anche aprirsi con il nostro Hobo Daddy Jaeger che ingoia per intero i resti di Vili, prendendosi pure il potere ma... sinceramente ne dubito. Il fatto che tutta questa scena sembri concordata, però, si rafforza a mio parere dallo sguardo di Eren proprio un attimo prima della trasformazione. Vili con le lacrime agli occhi dichiara guerra ad Eldia e prega i suoi bravi amici di unirsi a lui per difendere la pace di Re Fritz. Eren ascolta. Eren chiude gli occhi. Eren sembra dire "Ora tocca a me. Purtroppo." Ed è forse questo che lo fa sentire così simile a Reiner: non può fermarsi. Deve spazzarli via. Deve, perchè altrimenti non ci sarà mai pace e gli Eldian verranno perseguitati per sempre, sterminati e cacciati. Deve e deve essere lui, devono essere gli Shifter perchè solo loro hanno il potere per fermare tutto questo.
Il riquadro in cui stringe la mano a Reiner e inizia a trasformarsi è magnifico.
Yams a volte (soprattutto nelle scene non dinamiche), pecca in proporzioni e tende a dare ai personaggi una rigida staticità ma compensa ogni suo difetto con un'espressività impressionante dei suoi personaggi. La cura che ha dedicato alla sofferenza di Reiner che finalmente può esplodere in tutto il suo dolore, Reiner che vuole morire, vuole, anzi, scomparire, potrebbe non avere il parlato e la capiremmo lo stesso, la sentiremmo. Reiner che strappa la mano da quella di Eren perchè capisce cosa sta per succedere e ricordandoci ancora una volta di quanto questo mediocre, sfortunato ragazzo sia in realtà il perfetto portatore del Corazzato visto che il suo primo istinto è quello di proteggere gli altri. In questo caso proprio il piccolo Falco che, trovandosi nel mezzo di questa trasformazione ha davvero poche chance di sopravvivere (sigh!). Spesso i disegnatori di manga rappresentano i loro personaggi i pose eroiche, eleganti, sempre impeccabili. Yams invece te li mostra colti nell'attimo esatto in cui vengono folgorati dalla vita. Il corpo maciullato di Vili, Reiner che si volta verso Falco e non ha niente di eroico o elegante nella sua postura raccolta, con la mano sollevata vicino alla spalla. Eppure è perfetto. E' potentissimo.
Una stranezza che ho riscontrato a questo punto verte proprio sulla trasformazione di Eren. Quando Reiner strappa la mano da quella di Eren sembra quasi aver ricevuto una "scossa": la sua espressione, la mano ritratta in quel modo ricorda il momento in cui ricevette la "scarica" dell'attivazione della Coordinata, quando Eren toccò la mano di Dina per qualche secondo. Questa è un dubbio mio piuttosto debole, forse semplicemente Yams ha voluto rendere la vignetta particolarmente drammatica (e c'è riuscito!) ma quando il gigante di Eren emerge, i suoi occhi sembrano bianchi e vuoti, ben distanti dagli espressivi occhi verdi del gigante che ricordiamo. Avendo guardato prima l'anime, ricordo la prima apparizione del gigante di Eren e ricordo di aver detto subito "Questo è Eren, ha gli stessi occhi!". Quindi perchè questi occhi vuoti? E se qualcosa o qualcuno o Eren stesso avesse attivato la coordinata? E come?
A questo punto i segreti sono tanti, quindi è necessario aprire il paragrafo...
Zekrets!
Il Festival dei Teiber inizia e Falco e Reiner devono allontanarsi. Tutti guardano Zeke, Warchief dei Warrior che senza scomporsi (ricordiamo che sono diversi numeri in cui Zeke se ne sta composto come una statua di marmo e, come fa notare Sensei, non gli si vedono più gli occhi dietro quelle lenti spesse) dice che hanno tempo per andarsene a zonzo dove gli pare. Poi, a spettacolo iniziato, un soldato si porta via Porco, Pieck e Zeke stesso lasciando lì solo Colt a fare il babysitter dei piccolini. E Zeke non batte ciglio, viene "spedito all'entrata principale". E lui ci va, senza obiettare, senza dire altro. Sappiamo che Pieck è molto intelligente, tanto da far pensare che qualcosa le sia puzzato immediatamente (tipo barba e capelli di due colori diversi del Rope-Kun...) tanto da spingerla, secondo me, a dire qualcosa al gruppo di soldati che in battaglia sta alle mitragliatrici sopra di lei. E conoscendo le statistiche un po' da videogioco della wiki ufficiale di AoT sappiamo che Zeke totalizza un punteggio di 11/10 su "furbizia". Ricordate quando Magath sulla terrazza a Fort Slava gli disse "Sono anni che ti tengo d'occhio e ancora non ho capito cosa ti passi per la testa". Beh, Capitano, credo che a breve lo scopriremo tutti.
L'evidenza che Zeke sia schierato con Eren è sempre più forte: se voi foste il team di Eren quale gigante vorreste più di ogni altro mettere sotto chiave perchè non si trasformi iniziando a lanciare villette a schiera sul vostro amico appena trasformato? Insomma, Porco e Pieck sanno essere pericolosi ma Zeke è davvero un mostro assassino. I casi quindi sono due, forse "all'entrata principale" lo sta aspettando Levi con una garrota. Oppure Zeke sta dalla parte dei nostri Walldians ed è stato allontanato dalla scena per diverse ragioni:
1) Evitare di essere costretto a trasformarsi per fronteggiare Eren 2) Andare a cercare il vero Warhammer Titan e probabilmente metterlo fuori gioco 3) Affrontare l'esercito di Magath. Sappiamo che Zeke è molto bravo ad affrontare moltitudini di omini indifesi...
Porco e Pieck sono nel frattempo finiti in una sorta di pozzo dove qualcuno ha lasciato per loro un letto di paglia per evitare di fracassarsi troppo dopo la caduta, da bere (è una bottiglia di Coca Cola quella?), da mangiare e... un vasino da bambini per i bisogni (a forma di paperella). Questa cosa mi ha fatto molto ridere nella sua inutilità perchè se Pieck è abbastanza Hippie da essere pure entusiasta nell'utilizzarlo, Porco sta già sudando come un cotechino (uhuhu).
A questo punto sono molto curiosa di vedere come e se si collocherà la figura degli Azumabito (dov'è andata la misteriosa Kyomi? E' davvero uscita di scena?) e soprattutto aspetto trepidante di capire Eren, di capire come il "gigante che si batte per la libertà" riuscirà a conciliare la strage di civili che ha appena iniziato.
Come sempre avrò dimenticato mille cose, come sempre ho scritto troppo, come sempre in diversi passaggi vi domanderete "che cacchio voleva dire?". Abbiate pazienza, questo capitolo mi ha molto emozionata!
Vili, eri troppo puro per questo mondo.
Yams, lasciami qualcuno dei miei preferiti di CUI NON FARO' IL NOME.
#aot#snk spoilers#snk#attack on titan#shingeki no kyojin#italian#lalocandadizioaristofano#chapter100#capitolo100#snk 100#aot 100
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LE PAROLE SONO IMPORTANTI
Come alcuni di voi ne sono già a conoscenza, io sono toscano e più esattamente di Viareggio, dove la sagacia del contandino dell’entroterra del Chianti incontra l’ignoranza (intesa come invulnerabilità psicofisica) del pescatore sferzato da mille fortunali.
Da noi la bestemmia è un intercalare elevato ad arte sublime che supera in potenza e pregnanza quei sintetici e stizzosi attacchi di rabbia dei Veneti o quelle tiepide circonlocuzioni attenuativo-sostitutive dei Lombardi.
Noi ci mettiamo il cuore, rabbioso per i divini strali della sorte.
Per esempio, un veneto che si pesta un dito col martello esclama DIO CAN!, un milanese ZIO CANTANTE! e un emiliano al massimo osa un DIO ‘NIMEL!... un Toscano, invece, non perde tempo con vuote interiezioni perché sa perfettamente di chi è la colpa e quindi entra subito nell’attribuzione delle responsabilità dirette, per esempio, con un DIO VIGLIACCO DELLA MADONNA ASSASSINA!
Ma attenzione... non sono semplici esclamazioni enfatiche fini a se stesse ma un giudizio preciso per una catena di comportamenti che hanno esitato nell’evento scatenante.
Nello specifico, la vigliaccheria si riferisce a quell’evidente inanità pavida divina, resa ancora più eclatante e invisa da una tanto sventolata onnipotenza, onnipresenza e onniscenza di Dio... insomma, sai tutto e puoi fare tutto ma decidi di non fare un cazzo.
L’aggettivo di ‘assassina’, nel merito, fa riferimento a una corresponsabilità morale e legale della coniuge che, per quanto infusa dallo Spirito Santo e Immacolata, rimane un essere vivente terreno con doti empatiche di condivisione emotiva... insomma, sai bene cosa si prova e non dici nulla a quell’altro.
Il Toscano è diretto e sintetico ma non sacrifica mai il tempo dedicato alla bestemmia senza lasciare le proprie motivazioni implicite all’interno di essa. Nell’attimo in cui esso cade dalle nuvole quando gli si fa notare che inserisce una bestemmia ogni due parole, non dovete commettere l’errore di credere che lui stia facendo lo gnorri o che imprechi per abitudine: il suo è un ponte giaculatorio tra uomo e dio che non necessita della parte razionale dell’anima ma che, anzi, riveste carattere rivelatorio del mistero divino.
Tutto questo per dirvi che stamattina, in pantaloncini e a torso nudo, stavo riponendo il tosaerba nel capanno degli attrezzi quando ho urtato con un ginocchio un nido gigante di calabroni...
Quindi sì, dio vigliacco della madonna assassina decisamente.
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