#lorenzo orsetti
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nusta · 1 year ago
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gregor-samsung · 2 years ago
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“ Il corpo è sporco, l’intelligenza un peccato. Le preghiere, ancora ancora, il peggio erano le vite dei santi, e delle sante in particolare: Agnese, l’agnello bianco, torturata, data in pasto ai leoni, fustigata, Blandina, stessa sorte, Maria Goretti, una coltellata al cuore, e Giovanna d’Arco, i lacrimoni versati per lei in classe. Bernadette, quasi analfabeta bambine mie, ma è lei la prescelta dal buon Dio, un’umile pastorella, modesta, povera, non avrete mica creduto che nostro Signore sia andato a cercare dei sapientoni?, avrebbe potuto, certo, ma no, no, pensate ai tre bimbi di Fatima, o ai ragazzi della Salette eccetera. Ascolto affascinata. La semplicità, l’innocenza, la mortificazione della carne, fino al massimo grado, il corpo martirizzato, deturpato dalla scrofola come quello di santa Germana. Ognuna di loro ha sacrificato la propria vita, e non c’è niente di più gradito a Dio, bambine­ mie. Mentre lasciarsi sciogliere in bocca due deliziosi orsetti di cioccolato, la salita alla fune, parlottare mentre si è in fila sono tutte cose vagamente peccaminose. Il filo rosso è sempre fare dei sacrifici, per esempio impedirsi di parlare quando se ne ha voglia, rinunciare al dolce, lavare i piatti al posto della mamma, ogni volta che c’è qualcosa che non avete voglia di fare, fatelo. Compilate un quadernetto dei sacrifici, annotate tutto. Alcune di noi lo riempivano con lunghi elenchi numerati, fittissimi. Emulazione nella negazione di sé. Può anche darsi che la stessa solfa venga propinata nelle scuole religiose per ragazzi, che siano sottoposti allo stesso regime di purezza e terrore, ma non potranno mai essere vessati quanto noi: hanno il permesso di azzuffarsi, vengono incoraggiati a primeggiare, e i cari preti non hanno così in odio le loro palle, duos habet et bene pendentes. Molto presto, convinta che le donne siano più devote degli uomini: si affollano in chiesa la domenica, mentre mio padre aspetta fino alle Palme per andare a confessarsi prima della comunione di Pasqua, con la morte nel cuore e soltanto per non far scoppiare il finimondo in casa. Convinta, del resto, che sia giusto così, che le donne debbano esserlo, più devote. A nessuno importa se un uomo è religioso o meno, mentre noi ragazze siamo su questa terra per salvare il mondo con le nostre preghiere e la nostra condotta esemplare. Per fortuna mi sento sopraffatta, ben lontana dall’essere all’altezza nonostante gli sforzi, i sacrifici, che non mi colmano della felicità promessa. Combatto per tenere nascosta la mia infamia: la gioia che provo nel collezionare voti alti, nel vedere cose che non dovrei vedere, nel sottrarre caramelle in drogheria. La mia naturale cattiveria. “
Annie Ernaux, La donna gelata, traduzione di Lorenzo Flabbi, Roma, L'Orma editore (collana Kreuzville Aleph), 2021¹; pp. 57-58.
[1ª Edizione originale: La Femme gelée, Paris, Éditions Gallimard, 1981]
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colonna-durruti · 2 years ago
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ORSO
Oggi sarebbe stato il compleanno di “Orso”, Lorenzo Orsetti.
"Siate goccia, siate tempesta"
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lamilanomagazine · 1 year ago
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Rovigo: al via la "Settimana dei diritti umani" e "voci per la libertà - una canzone per Amnesty"
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Rovigo: al via la "Settimana dei diritti umani" e "voci per la libertà - una canzone per Amnesty". Il parterre degli ospiti che arriverà a Rovigo durante la settimana sarà di alto livello: dal Cardinale Matteo Maria Zuppi ad Alba Bonetti, da Manuel Agnelli alla Banda Rulli Frulli, da Moni Ovadia a Lisa Clark, da Marco Mascia a Laura Marmorale, da Giorgio Canali & Rossofuoco al Dipartimento Pop Rock del Conservatorio di Rovigo.... E ancora Marino Bellini, Sandro Fracasso, Alessandra Annoni, Alessandro Orsetti, RomAraBeat, Alysson, Boggi, Dalbenzi, La Bottega del Compensato, Sevilay Tufekci, Ciro Grandi, Guido Pietropoli, Paolo Guolo, Erica Boschiero, Lorenzo Monguzzi, Nevruz e tantissimi altri protagonisti del mondo dell'arte, della cultura e del volontariato per un cartellone davvero unico. Un percorso emozionante tra musica, dibattiti, letteratura, sport, laboratori, mostre, spettacoli artistici, teatrali e cinematografici. "D(i)ritti al futuro": questo è il filo rosso della manifestazione, che ha dato vita ad una collaborazione tra associazioni ed enti del territorio senza precedenti. ll festival, patrocinato e sostenuto dal Comune di Rovigo e dal Comune di Adria, nasce dalla forza creativa di 'Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty' e dall'unione delle esperienze di decine di associazioni del territorio impegnate nella promozione dei diritti umani, della cultura e dell'arte. È questo il valore fondante che il festival vuole promuovere attraverso le diverse forme artistiche e non solo. Consapevoli che le arti sono uno strumento di formazione e crescita di consapevolezza, un vero e proprio mezzo educativo per la realizzazione di una cultura universale dei diritti umani. Si comincia con una anteprima ad Adria. Sabato 15 luglio alle 21.30 in Piazza Cavour ci sarà il concerto di Nevruz con la sua band. In apertura si esibiranno le artiste: Rosie, Giulia, LaFrAncy, Milena Mingotti e Nora. Una serata dedicata alla musica, la solidarietà e l'inclusione. L'apertura del festival vero e proprio sarà lunedì 17 luglio alle 18, alla presenza di tutti i volontari e associazioni coinvolte, con l'inaugurazione delle location (Sala della Gran Guardia, Piazzetta Annonaria e Pescheria Nuova) e di mostre e installazioni artistiche che saranno visitabili tutta la settimana. Durante tutti i giorni ci saranno anche la "Caccia ai diritti umani", una vera e propria caccia al tesoro in tutto il centro cittadino, e i laboratori didattici per bambini che animeranno i Giardini delle Due Torri tutti i pomeriggi attraverso attività educative e ludico-creative. Nella giornata di inaugurazione, alle 19.30 all'Auditorium del Conservatorio è in programma la proiezione del docufilm "La pace non è il suo nome", con il racconto della storia dei 40 anni di vita del Centro Diritti Umani dell'Università di Padova alla presenza del Presidente Marco Mascia. In chiusura di giornata, alle 21.30 ai Giardini delle due Torri, andrà in scena una produzione realizzata appositamente per il festival, uno spettacolo multidisciplinare di giocoleria, danza e canto: "Una luce di protesta". Molti saranno gli incontri sui temi del festival con nomi prestigiosi del panorama culturale italiano, tutti previsti ogni giorno alle 18. Si parte martedì 18 alla Pescheria Nuova con Moni Ovadia, Lisa Clark e Alessandra Annoni che si confronteranno su "La Palestina nel quadro dei conflitti mondiali". Mercoledì 19 all'Auditorium del Conservatorio uno dei momenti più attesi: "Lavoro dignitoso e giustizia sociale", un incontro con il Cardinale Matteo Maria Zuppi (presidente della Conferenza Episcopale Italiana) e i segretari generali di Cgil,Cisl e Uil Rovigo. Giovedì 20 alla Pescheria Nuova sarà la volta di "La pioggia non ha frontiere: cambiamento climatico e migrazioni" con Chiara Camporese ed Eugenio Alfano. Nello stesso luogo venerdì 21 toccherà a "Il carcere in crisi: le origini e le alternative, tra schizofrenia legislativa e populismo penale", con Ciro Grandi e Guido Pietropoli, e sabato 22 "Non è abbastanza? Diritti LGBTI+ in Italia" con Angelica Polmonari, Manuela Macario, Roberta Cusin e Matteo Mammini. Uno dei luoghi focali della "Settimana dei diritti umani" sarà Piazza Annonaria, che ospiterà numerose mostre ed installazioni così come i banchetti informativi delle associazioni. Inoltre sarà animata tutti i giorni da numerosi incontri e performance artistiche, con un vero melting pot culturale sulla promozione dei diritti umani attraverso laboratori di pittura, scultura, yoga e danza; presentazioni di libri e realtà del volontariato; letture dibattiti. E, nel tardo pomeriggio, un aperitivo della bottega del commercio equo solidale "La Fionda di Davide". I Giardini delle Due Torri, in Piazza Matteotti, per tre giorni alle 21.30 ospiteranno alcuni momenti di spettacolo: martedì 18 l'atteso concerto di Moni Ovadia con la RomAraBeat, mercoledì 19 lo spettacolo teatrale "Lo straordinario viaggio di Atalanta" e giovedì 20 la proiezione del film "Flee". Non mancheranno eventi nelle frazioni di Rovigo. Mercoledì 19 e giovedì 20 al Prolife Park di Roverdicrè sono previsti due appuntamenti. Il primo sarà una serata tra cinema, animazione e pic-nic sotto le stelle. Il secondo una serata/concerto intitolata "Equality", con le esibizioni di Alysson, Boggi, Dalbenzi, La Bottega del Compensato e, a chiudere, Giorgio Canali & Rossofuoco. Venerdì 21, al Campo della parrocchia di Granzette a partire dalle 18.30 ci sarà "D(i)ritti in campo" , torneo di calcio a 5 aperto a tutte e tutti senza esclusione di nazionalità, genere o capacità sportive. Clou del festival sarà la ventiseiesima edizione di "Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty" che giunge a Rovigo per la prima volta e che darà vita dal 21 al 23 luglio a tre giorni di musica e diritti umani, come sempre a fianco di Amnesty International Italia. Le tre giornate prenderanno il via con degli appuntamenti pomeridiani. Venerdì 21 alle 19.30 ai Giardini delle Due Torri ci sarà il concerto di Effemme, progetto nato dall'incontro di due amici di Voci per la Libertà, Francesco Fry Moneti e Michele Mud. Sabato 22 sempre alle 19.30 alla Sala della Gran Guardia la proiezione docufilm "Rumore - Human Vibes", l'incontro tra musica e diritti umani narrato attraverso le canzoni che negli ultimi 20 anni hanno ricevuto il Premio Amnesty nella sezione Big all'interno di Voci per la Libertà. Saranno presenti la regista Simona Cocozza e la presidente di Amnesty International Italia Alba Bonetti. Domenica 23 si parte alle 18 nella Sala della Gran Guardia con l'incontro con il pubblico di Manuel Agnelli, vincitore del Premio Amnesty International Italia sezione Big, con Francesca Corbo (Ufficio arte e diritti umani di Amnesty International Italia). Alle 19.30 ai Giardini delle Due Torri ci sarà la presentazione/concerto di "Shahida - Tracce di libertà", un triplo CD a sostegno delle donne rifugiate. Con Stefano Canestrini del Centro Astalli, Simone Veronelli di Appaloosa Records/I.R.D. e le esibizioni di Erica Boschiero e Lorenzo Monguzzi. Conduce Enrico Deregibus. Il palco principale del festival sarà in Piazza Vittorio Emanuele II, con tre serate previste alle 21.30, nelle quali ci saranno otto artisti (fra band e cantautori) provenienti da tutta Italia in lizza per il Premio Amnesty International nella sezione Emergenti. Nella prima semifinale di venerdì 21 luglio si fronteggeranno: Buva da Cerignola/Roma con "Sud", Cenere da Bologna con "Chi lo decide chi siamo?", Da Quagga da Verona con "Casa mia" e Pankhurst da Ferrara con "Watch him bleed". Nella seconda, sabato 22 luglio, toccherà a: Candeo da Milano con "Le tue stesse gambe", Cocciglia dall'Aquila con "La mia giostra", La Malaleche feat. Diva Eva da Milano con "Cuentalo", Obi da Torino con "Attimo". I migliori cinque saranno protagonisti nella finale di domenica 23. In ciascuna serata un ospite prestigioso. Si parte venerdì 21 con il concerto della Banda Rulli Frulli, uno dei più bei progetti italiani di musica e inclusione, che per l'occasione vedrà come ospiti due amici di Voci per la Libertà: Tommaso Cerasuolo dei Perturbazione e Michele Mud Negrini. Sabato 22 sarà la volta di un altro progetto collettivo, quello degli studenti del dipartimento Pop Rock del Conservatorio di Musica Francesco Venezze di Rovigo che proporranno dal vivo alcuni dei brani vincitori delle passate edizioni del Premio Amnesty International Italia nella sezione Big, appositamente riarrangiati. Domenica 23 il gran finale con la premiazione di Manuel Agnelli come vincitore del Premio Amnesty International Italia, sezione Big con il brano "Severodonetsk", una canzone che mette l'essere umano al centro, rendendolo il vero protagonista al di sopra della geopolitica e delle ragioni di stato. A condurre le tre serate sul palco principale di Piazza Vittorio Emanuele II ci saranno gli storici presentatori del festival Savino Zaba e Carmen Formenton. "Dopo mesi di intenso lavoro - commenta Michele Lionello direttore artistico del festival -, di riunioni, coordinamenti, telefonate e mail tra le numerosissime realtà che hanno creduto in questo progetto ci siamo. È una grande soddisfazione. Siamo riusciti a creare un grande e variegato cartellone grazie a cui i temi legati ai diritti umani possano entrare nel cuore prima che nella mente, perchè c'è bisogno di trasformarli in emozioni mediante il potere immediato ed empatico dell'arte e della cultura". Tutti gli eventi del festival sono ad ingresso libero e gratuito.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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radicalgraff · 4 years ago
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Mural in Exarchia, Athens in memory of anarchist fighter Lorenzo Orsetti, who was killed on 18 March 2019 in combat against ISIS in Baghouz, Syria.
Lorenzo was a member of the armed anarchist unit Tekoşîna Anarşîst based in Rojava.
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fromgreecetoanarchy · 4 years ago
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In remembrance of anarchist internationalist fighter, Lorenzo Orsetti, who died in battle against the darkness of ISIS in Syria in the morning of March 18, 2019.
Lorenzo Orsetti (February 13, 1986 – March 18, 2019), also known as Orso, Şehid Tekoser and Tekoşer Piling, was an Italian anarchist and antifascist from Florence who fought alongside the forces of the Kurdish People's Protection Units (YPG) in Syria.
Lorenzo Orsetti bravely fought in the ranks of TIKKO and Anti-Fascist Forces in Afrin, Syria. He survived the savage onslaught from the turkish invading forces. As an anarchist he later joined the ranks of Tekoşîna Anarşîst, the autonomous anarchist battalion in Rojava. With the anarchist unit he made several tours to the front in Deir Ez Zor and fought the final battles against ISIS.
Lorenzo was killed in action on the Monday morning of March 18, 2019 in the village of Baghouz, Syria. He was in that locality fighting in the Battle of Baghuz Fawqani against the last bastion of the Islamic State in Syria. He was attached to an Arab unit when he and his comrades were killed by ISIS jihadists in an ambush, his death was announced by ISIS media and was confirmed by his unit of Tekoşîna Anarşîst.
When his comrades announced his death they shared his last will in which Lorenzo explained why he had decided to travel to Syria driven by his political beliefs.
This was the letter he wrote in the case of his death:
“If you are reading this message then it means that I am no longer of this world. Don’t be too sad, though, I’m OK with it; I don’t have any regrets and I died doing what I thought was right, defending the weak and staying true to my ideals of justice, equality and liberty.
So in spite of my premature departure, my life has been a success, and I’m almost certain that I went with a smile on my face. I couldn’t have asked for more.
I wish all of you all the best in the world and I hope that one day, you too will decide to give your life for others (if you haven’t already) because that is the only way to change the world.
Only by combatting the individualism and egoism in each of us can we make a difference. These are difficult times, I know, but don’t give in to despair, don’t ever abandon hope, never! Not even for a second.
Even when all seems lost, when the evils that plague the earth and humanity seem insurmountable, you must find strength, you must inspire strength in your comrades.
It is in the darkest moments that we have greatest need of your light.
And remember always that “every storm begins with a single raindrop.” You must be that raindrop.
I love you all, I hope you will learn from these words.
Serkeftin! Orso, Tekoşer, Lorenzo.
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kropotkindersurprise · 5 years ago
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April 25 2019 - Antifascists march in Rome, putting up a memorial plaque for antifascist fighter Lorenzo “Orso” Orsetti who died fighting IS in Syria. [video]
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antifainternational · 6 years ago
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We are sharing some of our favourite gifs each day this month for Antifa International’s anniversary. Today we remember fallen antifascist Clément Méric, who was murdered by fascists in 2013, and all our other fallen antifascist comrades. Never forget! Never forgive!
Featuring gifs of commemorations of Clément Méric, Johni Raoni, Lorenzo Orsetti, Guillem Agullo and Carlos Palomino. Martyrs never die.
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pattern-53-enfield · 6 years ago
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Hello. If you are reading this message then it means that I am no longer of this world. Don’t be too sad, though, I’m OK with it; I don’t have any regrets and I died doing what I thought was right, defending the weak and staying true to my ideals of justice, equality and liberty.
So in spite of my premature departure, my life has been a success, and I’m almost certain that I went with a smile on my face. I couldn’t have asked for more.
I wish all of you all the best in the world and I hope that one day, you too will decide to give your life for others (if you haven’t already) because that is the only way to change the world.
Only by combatting the individualism and egoism in each of us can we make a difference. These are difficult times, I know, but don’t give in to despair, don’t ever abandon hope, never! Not even for a second.
Even when all seems lost, when the evils that plague the earth and humanity seem insurmountable, you must find strength, you must inspire strength in your comrades. It is in the darkest moments that we have greatest need of your light.
And remember always that “every storm begins with a single raindrop.” You must be that raindrop.
I love you all, I hope you will treasure these words for time to come.
Serkeftin!
Posthumous words of Lorenzo “Orso” Orsetti, Italian anarcho-communist and volunteer in the Kurdish People’s Protection Units, killed in action on March 18th 2019 during the battle of Bughuz Fawqani
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crosmataditele · 6 years ago
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imcubo · 6 years ago
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Lorenzo Orso Tekoser Orsetti, sei tornato a casa ora.
Tante persone per salutarti, per abbracciare te, i tuoi genitori e compagni di lotta.
"grazie."
"grazie a te per aver capito"
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bianciardi · 6 years ago
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Se nemmeno lo conoscevi
‘’Ma cosa ti importa, perché dispiacerti così tanto, e poi per cosa. Ma se nemmeno lo conoscevi, dai...’’ è un po’ il mantra che mi perseguita da quando la notizia della morte di Lorenzo Orsetti ha raggiunto la mia bacheca facebook. Un’indifferenza arrogante e cattiva che oltre a impaurirmi mi stupisce perché proviene da giovanissimi uomini e giovanissime donne, il futuro direbbero gli anziani, un futuro nerissimo. Da quel giorno, da quel 18 marzo, mossa da una curiosità colpevole di ignoranza, ho iniziato a chiedere, a fare domande, a interrogare gli altri; mi sono interessata alla Siria del Nord, dove Lorenzo era andato a combattere le mostruosità dell’ISIS, alla causa curda, al fenomeno dei nostri ‘’foreign fighters’’ che stanchi di subire continui attacchi di morte al cuore dell’essere liberi (ed europeei), fanno pochi discorsi, prendono uno zaino e partono. Sì, per combatterlo quell’ISIS, in guerra.
Tentare di comprendere la questione siriana, oggi, appare più difficile di quanto si pensi e la responsabilità maggiore di questo vulnus è della mala informazione (che talvolta si trasforma in disinformazione) fatta da tv e giornali. Una narrazione in cui si confondono i confini geografici, le sigle, le date, i nomi. Se non vi fossero sottese maestose ragioni politiche ed economiche, verrebbe ingenuamente da pensare che oggi, i giornalisti si trovano al posto sbagliato, svogliati e disattenti come studenti all’ultima ora del sabato mattina. O, con più lucidità, che si fanno complici di un’ipocrisia che vorrebbe render neutro il parametro con si analizza il nemico.
Lorenzo ‘’Orso’’, la Siria, una guerra lontana: è vero, non lo conoscevo. E allora, mi chiedo, abbiamo il diritto di empatizzare con le scelte altrui solo quando chi le compie è un nostro amico, un nostro parente? Mi sono chiesta più volte perché mai un ragazzo di trentatré anni, cuoco e sommelier, dovrebbe allontanarsi da casa, dagli affetti, per combattere l’ISIS quando gli stessi politici dei nostri giorni, si limitano a condannare la brutalità dello Stato Islamico riuscendo a malapena a combatterlo a parole. Perché, Lorenzo? Perché, Têkoşher, stavi in Siria da un anno e mezzo, arruolato nell’Ypg, l’Unità di Protezione del Popolo? Forse perché la lotta per la libertà non ha confini né latitudini? Perché forse per difendere la società dai suoi pericoli occorre provare un'identificazione che sappia svilupparsi anche nei confronti di chi non conosciamo, di chi è lontano km e km da noi? Mi faccio tutte questo domande e concludo, senza una risposta vera e propria, che siamo diventati una generazione di mostri. Pur non avendo visto la guerra.
Partiamo dai nostro difetti, dal nostro imbarbarimento, dal nostro umanesimo destrutturato: viviamo un'epoca in cui l'individualismo e la soggettività hanno una prevalenza culturale che ha portato allo sgretolamento dei valori di comunità, collaborazione. Arrendersi al presente è il modo peggiore per costruire il futuro. Soprattutto se distruggiamo la particella segreta delle comunità: quel co. Cooperare, confrontarsi, conoscersi, condividere, coprogettare. Imparare a collaborare è la chiave per uscire dal buio. Noi ci siamo dimenticati come si fa. Dovremo guardare ai campi profughi di tutto il mondo, a quelli vicini ad Afrin, dove manca l’acqua pulita e elettricità, dove le malattie si diffondono facilmente e l’ospedale è solo uno in cui i dottori scarseggiano. Per poter sopravvivere qui si collabora, si resiste assieme.
Le comunità più resilienti sono quelle che “ce la fanno” perché nei momenti di crisi si rimodellano ai cambiamenti. La disillusione in cui molto sono caduti, le risposte facili al disagio economico e sociale, lo spaesamento generale ha permesso ad alcuni poteri di far leva sulle fragilità delle persone manipolando ad hoc l'informazione, semplificando, omettendo.
Chi non semplifica, approfondisce, cerca, legge, non si ferma al primo livello di conoscenza. Chi non delega ad altri le proprie scelte, chi non ce la fa più, a sopportare, a subire. La misura già satura di insofferenza è diventata ingestibile, la necessità di un gesto, di una scelta sembrano l’unica strada percorribile. Immagino che Lorenzo Orsetti abbia vissuto sulla propria pelle questa sensazione di insofferenza, di incompatibilità con luoghi e tempi; e abbia deciso che l'unico modo per cambiare le cose fosse partire, scegliere di stare dalla loro parte, di farlo con loro. Le ragioni della rivoluzione socialista del Rojava, la zona del nord della Siria a maggioranza curda, avevano convinto Lorenzo per gli ideali che la ispiravano: una società più giusta più equa, una società per le donne e con le donne, un mondo in cui la cooperazione sociale, l’ecologia sociale e la democrazia potessero essere le basi da cui partire e non gli obiettivi da raggiungere.
Ma Lorenzo Orsetti è tornato a Firenze in una bara avvolta dalla bandiera dell’YPG. Un partigiano trentatreenne, un partigiano del 2019. Il valore della scelta di Lorenzo oltre al dovere della memoria, porta con sè l'amara consapevolezza che determinate storie non arriveranno mai alla massa, non riempiranno mai i quotidiani nazionali, non diventeranno mai titoli dei tg. A meno che.
A meno che la rivoluzione non parta da noi, dall'oralità, un'arma potente quanto un kalashnikov, affilata quanto un pugnale. L'obbligo morale di non far mai calare l'attenzione dovrà formare una catena di testimoni, pronti ad alzarsi di fronte al gruppo, più o meno numeroso, e iniziare a raccontare una storia. La storia di Lorenzo, la storia dei combattenti italiani in Siria che rischiano la misura della sorveglianza speciale, le storie delle donne curde che combattono un sistema patriarcale nelle file dell’YPJ, le parole di chi è tornato sulle proprie gambe, anche se l'animo lacerato non troverà facilmente posto nell'anatomia dei sopravvissuti. Non smettere mai di dare voce a una rivoluzione che è qui e ora, che ci riguarda da vicino. 
Quanta paura può fare un morto? Quanto timore – quale imbarazzo – scaturisce dalle domande sulla morte di Lorenzo? Perché il corpo di Lorenzo ha impiegato così tanto a tornare in Italia? Perché la salma, una volta arrivata all'aeroporto di Fiumicino, è stata fatta uscire da un passaggio diverso rispetto a quello comunicato agli amici che volevano accoglierla? Perché la notizia del rientro del suo corpo a Firenze non passa da alcun tg se non quello regionale? Un pubblico momento di ricordo, il prossimo 24 giugno, si terrà di fronte al piazzale del cimitero delle Porte Sante, dove sarà poi sepolto, una scelta approvata dalla famiglia di Lorenzo suggerita dal Sindaco Nardella. Quello è il cimitero dei partigiani fiorentini, dei giusti. Anche di Lorenzo, d'ora in poi, dopo tutto il limbo che ha dovuto attraversare, anche da morto.
Un limbo dantesco infatti è quello che è toccato a cinque ragazzi italiani che rischiano la sorveglianza speciale, una misura che affonda le radici nel mussoliniano Codice Rocco, e che non ha bisogno di reati, accuse o processi: come Lorenzo, Paolo, Eddi, Jak, Davide e Jacopo sono andati in Siria a combattere, a fianco dei curdi, l'ISIS. Una volta tornati in Italia si sono visti notificare la richiesta di sorveglianza speciale. Perché loro sanno usare le armi, perché sono andati a guerra, dalla parte giusta – ma questo evidentemente non interessa alla Procura. Impostata senza accuse e senza processo, la sorveglianza speciale sottopone a una dura restrizione la libertà individuale dei cinque ex-combattenti sulla base di quella che la Digos ritiene «pericolosità sociale». Se si riflette un attimo sui milioni di uomini che hanno partecipato al servizio di leva obbligatoria o a quelli che ancora fanno parte dei corpi militari, per finire con i detentori di porto d'armi – penso a mio padre, cacciatore di tordi e colombacci da generazioni – dobbiamo seriamente preoccuparci della quantità di soggetti socialmente pericolosi che ci girano attorno.
Quella della sorveglianza speciale è una misura restrittiva di epoca fascista, introdotta dal Codice Rocco e poi rivista nel tempo (l’ultimo «aggiornamento» risale al 2011), che avalla un’inquietante deriva: la limitazione della libertà, da un minimo di un anno a un massimo di cinque, senza un reato, senza un’accusa, senza un processo. In prigione fuori dalla prigione.
In concreto si ha: ritiro di patente e passaporto, divieto di iscrizione ad ogni albo professionale, divieto di incontrare più di tre persone per volta, divieto di uscire dopo le 19 fino alle 7 del mattino seguente,divieto di incontrare persone con condanne (valgono anche occupazioni, picchetti, blocchi stradali…) e infine alcuni obblighi, come quello di presentarsi alle autorità di sorveglianza nei giorni stabiliti e ogni qualvolta venga richiesto.
Tutto ciò, oltre a minare pesantemente l'equilibrio privato e personale di giovani donne e uomini, andrebbe a bloccare la grande opera d'informazione che i cinque stanno facendo in giro per lo stivale con incontri nelle facoltà, nella associazioni culturali, nelle librerie. Tutto ciò strizza l'occhio a una valutazione politica che sa di bipolarismo visto che l’Italia considera l’ISIS un gruppo terroristico che porta morte anche in Europa ma colpisce chi è andato a combatterlo, chi ha rischiato la vita.
Entro il 24 giugno, data dell'ultimo saluto al compagno Lorenzo, si avrà una risposta: qualora la richiesta venisse accolta, sarà necessario attivare una mobilitazione nazionale per tutelare tanto la libertà personale di questi partigiani della Mesopotamia che studiavamo alle medie, quanto la reputazione delle forze siriane democratiche. Meno di un mese fa, in una piccola libreria di provincia, in un venerdì qualsiasi, ho sentito dire, dalla voce ferma e calma di Davide Grasso che per lui la cosa più grave sarebbe proprio mancare di rispetto ai caduti, ai combattenti, ai civili che sono ancora là e cercano di portare avanti questa Resistenza. L’altruismo, la quieta fermezza di chi è andato oltre le parole, mi ha portato, a scrivere una mail a un noto programma tv che solitamente informa, denuncia, racconta in modo obiettivo, insomma quando vuole fa giornalismo senza paura. La mia richiesta riguardava la mancanza di informazione sulla situazione degli ex-combattenti, che poteva peraltro tramutarsi in occasione perfetta per una narrazione sulla Siria, da parte di chi è andato là. Ho chiesto di raccontare una storia che rischia di scomparire, e con essa, un bel pezzo della nostra democrazia. Nessuna risposta, nessun servizio. Una delusione. Anche perché il 24 giugno è dietro l’angolo e la copertura mediatica degli eventi arriverà tardi, se arriverà. 
Resistere a tutto questo silenzio, trasformarlo in suono: ritrovare la cultura dell’oralità, trasformando noi stessi in rapsodi della memoria, un ingranaggio collettivo, che gira se ciascuno continua a farlo girare. L'unica scelta in grado di offrire la possibilità di immaginare che le cose, la società che c’è intorno a noi - il futuro - cambi a partire dalle nostre scelte, dal nostro scegliersi la parte. Come aveva fatto Lorenzo. 
Cosa è accaduto in questo paese perché possa essersi ridotto allo sfacelo che è sotto gli occhi di tutti? Perché ci si è lasciati andare ai sentimenti più infimi inserendo una retromarcia degna del masochismo più efferato? Perché tutto d'un tratto la solidarietà, l'umanesimo, il sentimento di giustizia, addirittura la cristiana carità sembrano valori di un'altro pianeta che sembrano non contare più nulla?
Niente è per caso e quello che oggi avviene nel proscenio della vita sociale e politica è il risultato diretto degli ultimi trenta anni di storia. Un paese che dopo la caduta del muro di Berlino doveva riposizionarsi nello scacchiere geopolitico del mondo, che doveva liberarsi di Cosa Nostra quale agente politico negli equilibri criminali e con cui ha intrattenuto allegri rapporti di scambi di potere. Un paese che non disdegna di mettere a repentaglio la sua storia, il suo patrimonio culturale in nome del "chi arriva primo vince".
Siamo diventati un paese che odia le persone serie e quelle buone, perché sono noiose e ci inducono a pensare e a ragionare. Un paese che ama il potere, anche quando lo esercitano le persone sbagliate, perché rappresenta il nostro desiderio di contare qualcosa, di esercitare una superiorità cafona.
Un paese che ama il capitalismo più sfrenato perché nel suo cuore anche la plebe ha la chance di diventare borghesia, e la borghesia di diventare lussuosa nobiltà, a sua volta cafona.
Ci siamo fatti togliere gli strumenti della critica e dell'analisi. E non siamo più in grado di discernere i cattivi di prima da quelli di oggi, pigri oppositori figli di una social democrazia deviata e affascinati dalle poltrone di comando. Rimestando una debole difesa dei valori costituzionali, lasciano che i privilegi della politica rimangano un caposaldo delle loro intenzioni ultime.
Mi fermo un attimo, osservo tutte queste macerie truccate e imparruccate a festa e penso a Lorenzo, alla sua partenza convinta, piena di fiducia e gioia, verso una speranza chiamata Rojava, verso un lembo di terra che sperimenta il confederalismo democratico in modo brillante, forse utopistico per qualcuno. E capisco la sua scelta, ammirandone la concretezza. Penso anche che se Lorenzo fosse tornato vivo in Italia, oggi sarebbe il sesto in attesa di conoscere il verdetto sulla propria pericolosità sociale. Ci siamo riempiti di parole, frasi fatte, slogan, senza pesarne più il significato. Lorenzo, tutti i combattenti, ci riportano lì, al peso delle parole, che sottendono una scelta, un'idea che si fa tempesta.
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“Orso non muore se le sue idee continueranno a vivere nei nostri corpi”. Con il dovere di provare - non è facile, e noi siamo così deboli, così piccoli - a dare un senso alla scelta di chi ha testimoniato che le conquiste sono sempre possibili per chi crede nella loro urgenza, di chi era a pronto a morire «con il sorriso sulle labbra», come scrive Lorenzo nella sua lettera di addio, per trasmettersi di goccia in goccia. E trasformarsi in tempesta.
Con eterna gratitudine.
- Ma perché, tu lo conoscevi Orso? - No purtroppo no…ma lo capisco.
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testimanifesti · 6 years ago
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Rovigo, nasce la "La Settimana dei diritti umani”: oltre 60 eventi gratuiti
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Rovigo, nasce la "La Settimana dei diritti umani”: oltre 60 eventi gratuiti. Il titolo dice tutto: “La Settimana dei diritti umani” è un nuovo festival che nasce a Rovigo coinvolgendo il centro storico, e non solo, da lunedì 17 a domenica 23 luglio 2023, con una anteprima ad Adria il 15 luglio. Oltre 60 eventi, tutti a ingresso gratuito. Nel pomeriggio del 22 giugno alla Sala della Gran Guardia è stato svelato il programma di questo evento denso di iniziative che nasce dall’impegno e dalla collaborazione di oltre trenta associazioni e realtà culturali. Gli ospiti Il parterre degli ospiti sarà di alto livello: dal Cardinale Matteo Maria Zuppi ad Alba Bonetti, da Manuel Agnelli alla Banda Rulli Frulli, da Moni Ovadia a Lisa Clark, da Marco Mascia a Laura Marmorale, da Giorgio Canali & Rossofuoco al Dipartimento Pop Rock del Conservatorio di Rovigo… ...e ancora Marino Bellini, Sandro Fracasso, Alessandra Annoni, Alessandro Orsetti, RomAraBeat, Alysson, Boggi, Dalbenzi, La Bottega del Compensato, Sevilay Tufekci, Ciro Grandi, Guido Pietropoli, Paolo Guolo, Erica Boschiero, Lorenzo Lepore, Nevruz e tantissimi altri protagonisti del mondo dell’arte, della cultura e del volontariato per un cartellone davvero particolare. ‘Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty’ e le associazioni ll festival, patrocinato e sostenuto dal Comune di Rovigo e dal Comune di Adria, nasce dalla forza creativa di ‘Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty’ e dall’unione delle esperienze di decine di associazioni del territorio impegnate nella promozione dei diritti umani, della cultura e dell’arte. È questo il valore fondante che il festival vuole promuovere attraverso le diverse forme artistiche e non solo. Consapevoli che le arti sono uno strumento di formazione e crescita di consapevolezza, un vero e proprio mezzo educativo per la realizzazione di una cultura universale dei diritti umani. “È grande la soddisfazione - spiegano Michele Lionello e Martina Manfrinati di Voci per la libertà, organizzatori della manifestazione - ce l’abbiamo fatta, dopo mesi di intenso lavoro, di riunioni, coordinamenti, telefonate, mail tra le numerosissime realtà che hanno creduto in questo progetto ci siamo, eccovi questo splendido programma”. Musica, dibattiti, letteratura, sport, laboratori, mostre, spettacoli artistici, teatrali e cinematografici Sarà un percorso tra musica, dibattiti, letteratura, sport, laboratori, mostre, spettacoli artistici, teatrali e cinematografici. Lo slogan e filo conduttore è “D(i)ritti al futuro” con un focus su: diritto alla dignità, ovvero il diritto a vivere piuttosto che sopravvivere, includendo tematiche come casa, lavoro, salute e salario; diritto alla libertà di movimento, inteso sia come diritto a restare nel proprio territorio che a spostarsi fisicamente e socialmente E ancora: diritto alla partecipazione, intesa come pace, comunità, protesta e detenzione; diritto alla propria identità, dal sesso al genere all'orientamento sessuale senza discriminazioni; diritto all’ambiente: l'importanza di considerare la sostenibilità del pianeta come elemento imprescindibile in tutte le scelte che compiamo. Anteprima e apertura Si comincia con una anteprima ad Adria. Sabato 15 luglio alle 21.30 in Piazza Cavour ci sarà il concerto di Nevruz con la sua band. In apertura si esibiranno le artiste: Rosie, Giulia, LaFrAncy, Milena Mingotti e Nora. Una serata dedicata alla musica, la solidarietà e l’inclusione. L’apertura del festival vero e proprio sarà lunedì 17 luglio alle 18, alla presenza di tutti i volontari e associazioni coinvolte, con l’inaugurazione delle location (Sala della Gran Guardia, Piazzetta Annonaria e Pescheria Nuova) e di mostre e installazioni artistiche che saranno visitabili tutta la settimana. Durante tutti i giorni ci saranno anche due iniziative particolari: la “Caccia ai diritti umani”, una vera e propria caccia al tesoro in tutto il centro cittadino, e i laboratori didattici per bambini che animeranno i Giardini delle Due Torri tutti i pomeriggi attraverso attività educative e ludico-creative. Nella giornata di inaugurazione, alle 19.30 all’Auditorium del Conservatorio è in programma la proiezione del docufilm “La pace non è il suo nome”, con il racconto della storia dei 40 anni di vita del Centro Diritti Umani dell’Università di Padova alla presenza del Presidente Marco Mascia. In chiusura di giornata, alle 21.30 ai Giardini delle due Torri, andrà in scena una produzione realizzata appositamente per il festival, uno spettacolo multidisciplinare di giocoleria, danza e canto: “Una luce di protesta”. Incontri culturali Molti saranno gli incontri sui temi del festival con nomi prestigiosi del panorama culturale italiano, tutti previsti ogni giorno alle 18. Si parte martedì 18 alla Pescheria Nuova con Moni Ovadia, Lisa Clark e Alessandra Annoni che si confronteranno su “La Palestina nel quadro dei conflitti mondiali”. Mercoledì 19 all’Auditorium del Conservatorio uno dei momenti più attesi: “Lavoro dignitoso e giustizia sociale”, un incontro con il Cardinale Matteo Maria Zuppi (presidente della Conferenza Episcopale Italiana) e i segretari generali di Cgil,Cisl e Uil Rovigo. Giovedì 20 alla Pescheria Nuova sarà la volta di “La pioggia non ha frontiere: cambiamento climatico e migrazioni” con Chiara Camporese ed Eugenio Alfano. Nello stesso luogo venerdì 21 toccherà a “Il carcere in crisi: le origini e le alternative, tra schizofrenia legislativa e populismo penale”, con Ciro Grandi e Guido Pietropoli, e sabato 22 “Non è abbastanza? Diritti LGBTI+ in Italia” con Angelica Polmonari, Manuela Macario, Roberta Cusin e Natalia Spada. Piazzetta Annonaria Uno dei luoghi focali della “Settimana dei diritti umani” sarà Piazzetta Annonaria, che ospiterà numerose mostre ed installazioni così come i banchetti informativi delle associazioni. Inoltre sarà animata tutti i giorni da numerosi incontri e performance artistiche. Un vero melting pot culturale sulla promozione dei diritti umani attraverso laboratori di pittura, scultura, yoga e danza; presentazioni di libri e realtà del volontariato; letture dibattiti. E, nel tardo pomeriggio, un aperitivo della bottega del commercio equo solidale “La Fionda di Davide”. Momenti di spettacolo I Giardini delle Due Torri, in Piazza Matteotti, per tre giorni alle 21.30 ospiteranno alcuni momenti di spettacolo: martedì 18 l'atteso concerto di Moni Ovadia con la RomAraBeat, mercoledì 19 lo spettacolo teatrale “Lo straordinario viaggio di Atalanta” e giovedì 20 la proiezione del film “Flee”. Gli eventi nelle frazioni Mercoledì 19 e giovedì 20 al Prolife Park di Roverdicrè sono previsti due appuntamenti. Il primo sarà una serata tra cinema, animazione e pic-nic sotto le stelle. Il secondo una serata/concerto intitolata “Equality”, con le esibizioni di Alysson, Boggi, Dalbenzi, La Bottega del Compensato e, a chiudere, Giorgio Canali & Rossofuoco. Venerdì 21, al Campo della parrocchia di Granzette a partire dalle 18.30 ci sarà “D(i)ritti in campo” , torneo di calcio a 5 aperto a tutte e tutti senza esclusione di nazionalità, genere o capacità sportive. Read the full article
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kurdnet · 6 years ago
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fromgreecetoanarchy · 6 years ago
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Lorenzo Orsetti: Video from the last  farewell from Rojava to the anarchist fighter that gave his life fighting ISIS On Sunday May 5, 2019, Lorenzo Orsetti, the anarchist internationalist fighter that gave his life fighting the darkness of ISIS (aka. Islamic State, Daesh, IS) in Syria left the land of Rojava with military honors to be laid to rest in Italy. The ceremony was held in Derik and consisted of a larger ceremony and a convoy funeral procession. Tekoşina Anarşîst were joined by many revolutionary organizations who paid homage to the fallen anarchist fighter. Lorenzo Orsetti (February 13, 1986 – March 18, 2019), also known as Orso, Şehid Tekoser and Tekoşer Piling, was an Italian anarchist and antifascist from Florence who fought alongside the forces of the Kurdish People's Protection Units (YPG) in Syria. Lorenzo Orsetti bravely fought in the ranks of TIKKO and Anti-Fascist Forces in Afrin, Syria. He survived the savage onslaught from the turkish invading forces. As an anarchist he later joined the ranks of Tekoşîna Anarşîst, the autonomous anarchist battalion in Rojava. With the anarchist unit he made several tours to the front in Deir Ez Zor and fought the final battles against ISIS. Lorenzo was killed in action on the Monday morning of March 18, 2019 in the village of Baghouz, Syria. He was in that locality fighting in the Battle of Baghuz Fawqani against the last bastion of the Islamic State in Syria. He was attached to an Arab unit when he and his comrades were killed by ISIS jihadists in an ambush, his death was announced by ISIS media and was confirmed by his unit of Tekoşîna Anarşîst.
When his comrades announced his death they shared his last will in which Lorenzo explained why he had decided to travel to Syria driven by his political beliefs.
This was the letter he wrote in the case of his death: “If you are reading this message then it means that I am no longer of this world. Don’t be too sad, though, I’m OK with it; I don’t have any regrets and I died doing what I thought was right, defending the weak and staying true to my ideals of justice, equality and liberty. So in spite of my premature departure, my life has been a success, and I’m almost certain that I went with a smile on my face. I couldn’t have asked for more. I wish all of you all the best in the world and I hope that one day, you too will decide to give your life for others (if you haven’t already) because that is the only way to change the world. Only by combatting the individualism and egoism in each of us can we make a difference. These are difficult times, I know, but don’t give in to despair, don’t ever abandon hope, never! Not even for a second. Even when all seems lost, when the evils that plague the earth and humanity seem insurmountable, you must find strength, you must inspire strength in your comrades. It is in the darkest moments that we have greatest need of your light. And remember always that “every storm begins with a single raindrop.” You must be that raindrop. I love you all, I hope you will learn from these words. Serkeftin! Orso, Tekoşer, Lorenzo.
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