#lisbona e dintorni
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stephpanda · 7 months ago
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Ciao, scusami se ti disturbo, ho visto un tuo post dove parli di Lisbona, ci hai vissuto? Potresti raccontare la tua esperienza? Mi ci vorrei trasferire e sto cercando pareri qua e là☺️🙏🏻
Ciao!
Non ho vissuto a Lisbona, sono stata lì in vacanza (per 5 giorni), appoggiandomi da mia cugina (che ai tempi viveva lì).
Quindi ti dirò un po' di opinioni mie e di mia cugina.
Lisbona a livello estetico è stupenda, offre anche tante opportunità di divertimento per i giovani (tra serate, organizzazioni erasmus ecc..), l'unica cosa che non è propriamente efficiente a livello di mezzi: i treni che collegano "la periferia" di Lisbona sono intervallati da tempi lunghi (del tipo che da Belem al centro fai prima a fartela a piedi) e discorso simile vale per la metro (generalmente la metro passa ogni 3/5minuti, no? A Lisbona non è così).
Per i mezzi di superficie quali: tram, il discorso è diverso. Ce ne sono oggettivamente di più (perché sono caratteristici) e ti permettono tutti di vederti qualche chicchetta della città.
Stesso discorso dei tram vale per i bus (specialmente dopo le 23/24 perché i treni smettono di circolare).
A livello lavorativo, la situazione è un po' tragica. Non c'è molto lavoro e per di più gli stipendi sono molto bassi (calcola che fanno quasi ogni settimana uno sciopero dove richiedono stipendi più alti), però onestamente da quel che mi è parso di capire, parlando con i coinquilini di mia cugina, per chi non è portoghese, la situazione è diversa in base all'azienda, ma il più delle volte positiva. È come se ci fosse un occhio di riguardo per il lavoratore straniero ma europeo.
Per il resto la mia esperienza di Lisbona è positiva, ma è molto positiva quella di mia cugina (che probabilmente conta di più, dato che ci ha vissuto per sei mesi), al punto tale che non le dispiacerebbe tornarci e viverci.
Poi Lisbona e i dintorni sono stupendi. 🥹
Ti lascio qui sotto delle foto che ho fatto quando ero lì in vacanza!
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viaggiaescopri · 10 months ago
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Viaggio in Portogallo, itinerario tra Lisbona e dintorni
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lillyslifestyle · 4 years ago
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La strega più famosa del portogallo, Arruda dos Vinhos
La #strega più famosa del #Portogallo, Arruda dos Vinhos
«Eu não acredito em bruxas, mas que elas existem, existem!» (Io non credo nelle streghe ma che loro esistono, esistono!). Antico detto popolare portoghese che i nonni e le nonne continuano a pronunciare nelle piccole realtà rurali. Oggi sarà proprio una strega la protagonista di questa gita fuori porta da Lisbona ma non una strega qualunque, la più famosa del Portogallo. Oggi vi porto alla…
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cinquecolonnemagazine · 2 years ago
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Gli otto fari più belli del mondo
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Solitari, ispiratori e romantici, i fari sono stati e sono una fonte di ispirazione letteraria e una meta di viaggio. Ovunque nel mondo troviamo questi splendidi edifici che resistono ai colpi dell'oceano e si ergono orgogliosi a guardare l'orizzonte. Questo percorso tocca alcuni dei fari più belli del mondo. Civitatis ha preparato un'incredibile lista degli 8 fari più belli del mondo. Fari: Pemaquid Point Lighthouse - Maine (Stati Uniti) Edward Hopper ne ha catturato la splendida silhouette e i dintorni in uno dei suoi acquerelli del 1929, Pemaquid Light. Entrò in funzione nel 1827 e oggi è uno dei luoghi più visitati di Bristol, nello stato del Maine (New England). Faro di Creac'h - Ilha Ouessant (Francia) Il "Guardiano del mare" nel Finistère francese è uno dei più potenti al mondo. Si trova nell'arcipelago delle Îles du Ponant e fa parte del Parco Naturale Regionale dell'Armorica. Fu acceso per la prima volta nel 1863 e dal 1988 ospita il Museo del Faro, ideale per scoprire tutti i segreti dell'affascinante segnalazione marittima. Torre di Ercole - La Coruña (Spagna) All'arrivo, l'immagine austera e potente del faro è davvero impressionante. Ma è ancora più impressionante se si pensa che sotto le sue facciate c'è un faro romano risalente al I secolo. Visitarlo significa contemplare la "finis terrae" dell'epoca. La Torre di Ercole è il faro romano più antico del mondo e l'unico in funzione. Un valore per il quale è stato riconosciuto come Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO. Faro di Santa Marta - Cascais (Portogallo) Questo pittoresco faro alto 28 metri e dipinto a strisce bianche e blu è una delle icone più belle di Cascais. Adiacente ad esso si trova un museo che raccoglie la storia dei fari della costa di Estoril, tra i primi ad essere costruiti in Portogallo. Fari: Trinidad Lighthouse - Califórnia (Stati Uniti) Questo storico faro è il simbolo della piccola città di Trinidad, nel sud della California. Situato nei pressi dell'omonima baia, è circondato da una splendida costa di rocce scoscese. Cabo da Roca - Sintra (Portogallo) Cabo da Roca è una splendida scogliera che emerge per 140 metri sull'Atlantico ed è il punto più occidentale d'Europa. Si trova a circa 18 chilometri da Sintra (circa 40 chilometri da Lisbona), all'interno del Parco Naturale Sintra-Cascais, circondato da piccoli villaggi di pescatori nascosti tra la foresta di Sintra. Fari: La Corbiere - Ilha de Jersey (Regno unito) Il faro di La Corbiere si trova sulla punta sud-occidentale di Jersey, su un piccolo isolotto. Si trova su una roccia collegata alla terraferma da un sentiero che si immerge durante l'alta marea. Per gli antichi leoni marini che navigavano dall'Inghilterra alla Francia, questo faro segnava la fine della parte più difficile della traversata. Faro Malariff - Penisola di Snaefellsnes (Islanda) La lava del vulcano Snæfellsjökull si avvicina ai piedi di questo faro situato nella parte occidentale del Paese e che dal 1946 sorveglia i 170 km2 del Parco Nazionale Snæfellsjökull. Conosciuto anche come faro di Karlstaðatangi, è alto 24 metri. Read the full article
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freedomtripitaly · 5 years ago
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Evora, in Portogallo, è il capoluogo della regione dell’Alentejo e importante città universitaria. Evora è cinta da mura ed è nota per la sua maestosa cattedrale antica, la quale domina tutto il centro storico. Inoltre, pochi sanno che Evora è considerata una città-museo per la presenza di moltissime testimonianze architettoniche di vario genere: neoclassico, gotico, rinascimentale, manieristico. La storia millenaria di questa città la rende davvero unica al mondo, tant’è che è considerata una meta assolutamente imperdibile durante un viaggio in Portogallo: moltissime, appunto, sono le attrazioni anche naturalistiche della città di Evora ed è seconda solo a Lisbona. L’atmosfera di Evora è davvero calda ed accogliente e, non a caso, è stata scelta come residenza dal re di Portogallo nel XV secolo; questo evento, chiaramente, ha favorito un enorme sviluppo culturale. La città di Evora, infatti, fu abitata sin dalla preistoria, come testimoniano i vari siti megalitici presenti nei dintorni. Dopo l’ascesa al trono di Giovanni I, la città, conobbe un momento di splendente fioritura che la portò a diventare, fra il XV e XVI secolo, la seconda città più importante di tutto il Portogallo. Ricordiamo, poi, come Evora sia stata un importante centro religioso e questo si riflette, in particolar modo, negli antichi monumenti ed edifici situati fra le mura della città antica. Tuttavia, questa splendida città, si impegna molto per mantenere vivo l’interesse dei turisti, molto vivace e gremita di universitari che la rendono giovane ed unica. Evora è diventata patrimonio mondiale dell’UNESCO nel lontano 1986, grazie alle moltissime testimonianze architettoniche. Vi consigliamo, poi, di conservarvi almeno un pomeriggio per esplorare i dintorni di Evora, meritevoli di una visita. Cosa vedere a Evora Fra le diverse attrazioni da vedere ad Evora, ricordiamo il famoso Tempio Romano, molto ben conservato. Inizialmente, il Tempio romano di Evora, si trovava all’interno di un recinto con portici costruiti al di sopra di un criptoportico, con due grandi vasche. Quest’ultime sono considerate elementi legati al culto imperiale. Questo edificio è risale all’epoca di Augusto e la sua antica storia è anche il racconto delle molteplici trasformazioni subite dalla città di Evora: esso viene completamente distrutto dai Barbari, ma fu anche oggetto di restaurazione nei secoli successivi. Il tempio sorge su un alto podio ed è caratterizzato da colonne in granito locale, composte da rocchi e con quindici scanalature; i capitelli, invece, sono in stile corinzio e le basi attiche con plinto sono in marmo bianco. È un vero mistero come colonne corinzie in marmo di Estremoz abbiano potuto conservarsi così bene per ben diciotto secoli. Si considera che il Tempio Romano sia stato dotato di mura medievali che lo hanno protetto e trasformato, appunto, in una piccola fortezza ed in seguito utilizzato come mattatoio municipale. Molto probabilmente, queste tecniche di conservazione del tutto involontarie, hanno avuto parecchio successo considerando che l’intero colonnato è perfettamente integro. Le Megaliti di Evora Il complesso megalitico più importante della città di Evora è il Cromlech di Almendres, il quale si trova nel comune di Nossa Senhora de Guadalupe: è il più vasto complesso di tutto il Portogallo ed uno dei più importanti d’Europa. Questo sito è uno fra i più antichi in assoluto di epoca neolitica: si sa molto poco di questo patrimonio se non che la posizione delle rocce non è casuale, ma decisa in base alle caratteristiche del terreno e ai movimenti del sole e della luna. Fanno parte di questo complesso anche numerosi dolmen, ossia grandi monoliti funebri di epoca neolitica: il più grande è sicuramente Zambujero, alto circa sei metri. I monumenti di Evora non perdere Come abbiamo già detto, questa città è ricca di storia e di attrazioni: il punto migliore per iniziare l’esplorazione è sicuramente Praça do Giraldo, piazza principale e cuore antico della città. Purtroppo, in passato, questa piazza è anche stata teatro di guerre e massacri sanguinosi anche se oggi è uno dei luoghi migliori per prendersi una pausa gustando un dolce o per bere un drink dopo una lunga camminata. Dalla piazza è possibile anche ammirare la Igreja de Santo Antão e il Chafariz, ossia un’antica fontana di marmo con ben otto cannelle, le quali simboleggiano le otto vie che convergono nella piazza principale. In particolare, la Rua 5 de Outubro, vi porterà alla maestosa cattedrale medievale di Evora dove in passato vennero benedette le bandiere della famosa spedizione di Vasco da Gama. Esternamente, questa chiesa, ha l’aspetto di una fortezza, stretta fra due asimmetriche torri di granito rosa; l’interno è in stile gotico. Altra imperdibile attrazione da visitare ad Evora è l’acquedotto: esso venne costruito nel Cinquecento e aveva il compito di fornire acqua all’intera città. Oggi è simbolo di un interessante percorso di otto km a piedi che inizia fuori dalla città, lungo la strada per Arraiolos, e termina in un quartiere ricco di case e negozi . Fra le attrazioni più macabre, invece, vogliamo ricordare la Cappella delle Ossa, le cui parete sono “decorate” con ossa e teschi umani. L’usanza di sistemare le ossa lungo le pareti della chiesa stessa è molto antica ed ha un effetto fortemente simbolico: ricorda agli esseri umani la caducità della vita, mentre dal punto di vista estetico ha un effetto prettamente magnetico. Nonostante la sua particolarità, non tutti i turisti apprezzano questa chiesa; bisogna avere un forte dark humor per poter godere di questa peculiarità! La città di Evora è ricca di storia e cultura che si riflette molto sui monumenti e sulle antiche costruzioni architettoniche. Se avete un po’ di tempo a disposizione, vi consigliamo di visitare anche l’Università di Evora, una fra le più antiche e prestigiose di tutto il Portogallo. L’edificio principale è il Colégio do Espírito Santo, il quale si trova al di fuori delle mura cittadine, in stile rinascimentale italiano, di color bianco e blu. Per gli amanti dei musei, consigliamo una visita al Museo di Evora, ospitato all’interno di un sfarzoso palazzo vescovile. All’interno potrete ammirare una vasta collezione di reperti romani, medievali ed islamici, oltre ad arredi sacri e dipinti fiamminghi. Alla scoperta delle altre bellezze di Evora La Igreja de São João è una piccola chiesa costruita alla fine del Quattrocento in qualità di cappella di famiglia del conte Olivença Rodrigo Afonso de Melo. Tutt’oggi è una proprietà privata aperta al pubblico ed è situata di fronte ai resti del Tempio Romano. A seguire, vogliamo ricordare il meraviglioso Palãcio Cadaval, la cui facciata è seicentesca, seppur la costruzione originale sia precedente. Praça do Giraldo costituisce il cuore nevralgico della città portoghese di Evora, un vero e proprio salotto pubblico: il luogo perfetto dove rilassarsi ed osservare lo scorrere lento della vita cittadina, il via vai di turisti che popolano la città e le poche auto che lasciano spazio ad un’atmosfera unica e rilassante. A pochi passai dalla città di Evora è situato il famoso Lago di Alqueva, un bacino artificiale sul quale si affacciano paesini come Estrela e Monsaraz, comodamente raggiungibili anche grazie ad un interessante percorso in barca o in canoa. Le rilassanti acque culleranno dolcemente il vostro viaggio. Un viaggio in Portogallo, infine, è un profondo tuffo nel passato: farsi cullare dall’atmosfera nostalgica degli anni Cinquanta è sicuramente una delle sensazioni più gradevoli. Un paese purtroppo arretrato dal punto di vista economico, ma che è comunque in grado di mantenere la propria unicità e la cosiddetta saudade che il popolo portoghese ha saputo concentrare nel fado. Molto lunga è la lista di cose da vedere ad Evora, una città favolosa dove storia, cultura, arte ed architettura costituiscono un mix perfetto in grado di emozionare. Parti alla scoperta del Portogallo! Perché visitare Evora Il distretto federale della città ospita diversi siti megalitici, fra i quali Dolmen, Menhir e le pietre d’Os Almendres, luogo davvero unico nel suo genere. Visitare la città in un solo giorno può risultare davvero stancante se consideriamo tutte le attrazioni del posto; se deciderete di soggiornare per più di una sola giornata, avrete la possibilità di visitare Evora propriamente e di godervela a pieno. Il vantaggio di trascorrere più di un giorno in città, è la convenienza del cibo e degli alloggi, i cui prezzi sono decisamente più bassi rispetto a Lisbona. Questa città dista circa 140 km da Lisbona e con l’auto potrà essere raggiunta in qualsiasi momento: vi consigliamo di noleggiare un auto in modo da gestire il vostro tempo al meglio. Un’altra possibilità è quella di raggiungere Evora comodamente in treno, stando sempre ben attenti agli orari ed ai vari cambi. Quando visitare Evora Il periodo migliore per visitare Evora è sicuramente la primavera: la temperatura è gradevole rispetto all’estate in cui il termometro sale estremamente. Tra maggio e giugno potrete all’antica fiera di S. João, un famoso evento caratterizzato da diverse attività culturali. A luglio, invece, l’atmosfera si riempie di vivacità grazie al Festival Classico della città, dedicato interamente alla musica: moltissimi famosi musicisti prendono parte all’evento, condividendo la diversità culturale grazie alla musica. https://ift.tt/39kkDz5 Evora: cosa vedere nella città portoghese Evora, in Portogallo, è il capoluogo della regione dell’Alentejo e importante città universitaria. Evora è cinta da mura ed è nota per la sua maestosa cattedrale antica, la quale domina tutto il centro storico. Inoltre, pochi sanno che Evora è considerata una città-museo per la presenza di moltissime testimonianze architettoniche di vario genere: neoclassico, gotico, rinascimentale, manieristico. La storia millenaria di questa città la rende davvero unica al mondo, tant’è che è considerata una meta assolutamente imperdibile durante un viaggio in Portogallo: moltissime, appunto, sono le attrazioni anche naturalistiche della città di Evora ed è seconda solo a Lisbona. L’atmosfera di Evora è davvero calda ed accogliente e, non a caso, è stata scelta come residenza dal re di Portogallo nel XV secolo; questo evento, chiaramente, ha favorito un enorme sviluppo culturale. La città di Evora, infatti, fu abitata sin dalla preistoria, come testimoniano i vari siti megalitici presenti nei dintorni. Dopo l’ascesa al trono di Giovanni I, la città, conobbe un momento di splendente fioritura che la portò a diventare, fra il XV e XVI secolo, la seconda città più importante di tutto il Portogallo. Ricordiamo, poi, come Evora sia stata un importante centro religioso e questo si riflette, in particolar modo, negli antichi monumenti ed edifici situati fra le mura della città antica. Tuttavia, questa splendida città, si impegna molto per mantenere vivo l’interesse dei turisti, molto vivace e gremita di universitari che la rendono giovane ed unica. Evora è diventata patrimonio mondiale dell’UNESCO nel lontano 1986, grazie alle moltissime testimonianze architettoniche. Vi consigliamo, poi, di conservarvi almeno un pomeriggio per esplorare i dintorni di Evora, meritevoli di una visita. Cosa vedere a Evora Fra le diverse attrazioni da vedere ad Evora, ricordiamo il famoso Tempio Romano, molto ben conservato. Inizialmente, il Tempio romano di Evora, si trovava all’interno di un recinto con portici costruiti al di sopra di un criptoportico, con due grandi vasche. Quest’ultime sono considerate elementi legati al culto imperiale. Questo edificio è risale all’epoca di Augusto e la sua antica storia è anche il racconto delle molteplici trasformazioni subite dalla città di Evora: esso viene completamente distrutto dai Barbari, ma fu anche oggetto di restaurazione nei secoli successivi. Il tempio sorge su un alto podio ed è caratterizzato da colonne in granito locale, composte da rocchi e con quindici scanalature; i capitelli, invece, sono in stile corinzio e le basi attiche con plinto sono in marmo bianco. È un vero mistero come colonne corinzie in marmo di Estremoz abbiano potuto conservarsi così bene per ben diciotto secoli. Si considera che il Tempio Romano sia stato dotato di mura medievali che lo hanno protetto e trasformato, appunto, in una piccola fortezza ed in seguito utilizzato come mattatoio municipale. Molto probabilmente, queste tecniche di conservazione del tutto involontarie, hanno avuto parecchio successo considerando che l’intero colonnato è perfettamente integro. Le Megaliti di Evora Il complesso megalitico più importante della città di Evora è il Cromlech di Almendres, il quale si trova nel comune di Nossa Senhora de Guadalupe: è il più vasto complesso di tutto il Portogallo ed uno dei più importanti d’Europa. Questo sito è uno fra i più antichi in assoluto di epoca neolitica: si sa molto poco di questo patrimonio se non che la posizione delle rocce non è casuale, ma decisa in base alle caratteristiche del terreno e ai movimenti del sole e della luna. Fanno parte di questo complesso anche numerosi dolmen, ossia grandi monoliti funebri di epoca neolitica: il più grande è sicuramente Zambujero, alto circa sei metri. I monumenti di Evora non perdere Come abbiamo già detto, questa città è ricca di storia e di attrazioni: il punto migliore per iniziare l’esplorazione è sicuramente Praça do Giraldo, piazza principale e cuore antico della città. Purtroppo, in passato, questa piazza è anche stata teatro di guerre e massacri sanguinosi anche se oggi è uno dei luoghi migliori per prendersi una pausa gustando un dolce o per bere un drink dopo una lunga camminata. Dalla piazza è possibile anche ammirare la Igreja de Santo Antão e il Chafariz, ossia un’antica fontana di marmo con ben otto cannelle, le quali simboleggiano le otto vie che convergono nella piazza principale. In particolare, la Rua 5 de Outubro, vi porterà alla maestosa cattedrale medievale di Evora dove in passato vennero benedette le bandiere della famosa spedizione di Vasco da Gama. Esternamente, questa chiesa, ha l’aspetto di una fortezza, stretta fra due asimmetriche torri di granito rosa; l’interno è in stile gotico. Altra imperdibile attrazione da visitare ad Evora è l’acquedotto: esso venne costruito nel Cinquecento e aveva il compito di fornire acqua all’intera città. Oggi è simbolo di un interessante percorso di otto km a piedi che inizia fuori dalla città, lungo la strada per Arraiolos, e termina in un quartiere ricco di case e negozi . Fra le attrazioni più macabre, invece, vogliamo ricordare la Cappella delle Ossa, le cui parete sono “decorate” con ossa e teschi umani. L’usanza di sistemare le ossa lungo le pareti della chiesa stessa è molto antica ed ha un effetto fortemente simbolico: ricorda agli esseri umani la caducità della vita, mentre dal punto di vista estetico ha un effetto prettamente magnetico. Nonostante la sua particolarità, non tutti i turisti apprezzano questa chiesa; bisogna avere un forte dark humor per poter godere di questa peculiarità! La città di Evora è ricca di storia e cultura che si riflette molto sui monumenti e sulle antiche costruzioni architettoniche. Se avete un po’ di tempo a disposizione, vi consigliamo di visitare anche l’Università di Evora, una fra le più antiche e prestigiose di tutto il Portogallo. L’edificio principale è il Colégio do Espírito Santo, il quale si trova al di fuori delle mura cittadine, in stile rinascimentale italiano, di color bianco e blu. Per gli amanti dei musei, consigliamo una visita al Museo di Evora, ospitato all’interno di un sfarzoso palazzo vescovile. All’interno potrete ammirare una vasta collezione di reperti romani, medievali ed islamici, oltre ad arredi sacri e dipinti fiamminghi. Alla scoperta delle altre bellezze di Evora La Igreja de São João è una piccola chiesa costruita alla fine del Quattrocento in qualità di cappella di famiglia del conte Olivença Rodrigo Afonso de Melo. Tutt’oggi è una proprietà privata aperta al pubblico ed è situata di fronte ai resti del Tempio Romano. A seguire, vogliamo ricordare il meraviglioso Palãcio Cadaval, la cui facciata è seicentesca, seppur la costruzione originale sia precedente. Praça do Giraldo costituisce il cuore nevralgico della città portoghese di Evora, un vero e proprio salotto pubblico: il luogo perfetto dove rilassarsi ed osservare lo scorrere lento della vita cittadina, il via vai di turisti che popolano la città e le poche auto che lasciano spazio ad un’atmosfera unica e rilassante. A pochi passai dalla città di Evora è situato il famoso Lago di Alqueva, un bacino artificiale sul quale si affacciano paesini come Estrela e Monsaraz, comodamente raggiungibili anche grazie ad un interessante percorso in barca o in canoa. Le rilassanti acque culleranno dolcemente il vostro viaggio. Un viaggio in Portogallo, infine, è un profondo tuffo nel passato: farsi cullare dall’atmosfera nostalgica degli anni Cinquanta è sicuramente una delle sensazioni più gradevoli. Un paese purtroppo arretrato dal punto di vista economico, ma che è comunque in grado di mantenere la propria unicità e la cosiddetta saudade che il popolo portoghese ha saputo concentrare nel fado. Molto lunga è la lista di cose da vedere ad Evora, una città favolosa dove storia, cultura, arte ed architettura costituiscono un mix perfetto in grado di emozionare. Parti alla scoperta del Portogallo! Perché visitare Evora Il distretto federale della città ospita diversi siti megalitici, fra i quali Dolmen, Menhir e le pietre d’Os Almendres, luogo davvero unico nel suo genere. Visitare la città in un solo giorno può risultare davvero stancante se consideriamo tutte le attrazioni del posto; se deciderete di soggiornare per più di una sola giornata, avrete la possibilità di visitare Evora propriamente e di godervela a pieno. Il vantaggio di trascorrere più di un giorno in città, è la convenienza del cibo e degli alloggi, i cui prezzi sono decisamente più bassi rispetto a Lisbona. Questa città dista circa 140 km da Lisbona e con l’auto potrà essere raggiunta in qualsiasi momento: vi consigliamo di noleggiare un auto in modo da gestire il vostro tempo al meglio. Un’altra possibilità è quella di raggiungere Evora comodamente in treno, stando sempre ben attenti agli orari ed ai vari cambi. Quando visitare Evora Il periodo migliore per visitare Evora è sicuramente la primavera: la temperatura è gradevole rispetto all’estate in cui il termometro sale estremamente. Tra maggio e giugno potrete all’antica fiera di S. João, un famoso evento caratterizzato da diverse attività culturali. A luglio, invece, l’atmosfera si riempie di vivacità grazie al Festival Classico della città, dedicato interamente alla musica: moltissimi famosi musicisti prendono parte all’evento, condividendo la diversità culturale grazie alla musica. Evora è una città del Portogallo tutta da scoprire con le sue architetture e i suoi monumenti storici, ma anche le sue tradizioni e le sue megaliti.
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uds · 7 years ago
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l’ennesimo post che pubblico senza rileggere, che poi mi ricapita sotto gli occhi e mi ammazzo di refusi e ripetizioni perché già non sono in grado di scrivere decentemente, figuriamoci al primo colpo.
-in realtà, come è ovvio, lisbona è una grande città abbastanza omologata a tutte le altre grandi città al mondo, per cui in centro la gran parte dei negozi presenti è di catene internazionali, da h&m a zara a tezenis a tutto quello che volete. per dire, gli spiedini in mutande di intimissimi ci sono anche qua, state tranquilli. -a tal proposito, in una delle piazze principali della città (rossio, per la precisione), ci sono più o meno agli angoli opposti un mcdonalds e un burger king. esattamente di fronte al mcdonalds c'è una fermata del bus. sulla pensilina burger king ha fatto mettere una pubblicità con scritto più o meno “vi siete persi per soli cinquanta metri il miglior fast food della piazza”, e una freccia che indica il lato opposto di rossio. l'ho trovata una roba di una scaltrezza meravigliosa. -in portogallo l'acqua in bottiglia è amara. ne ho provate quattro marche diverse, non ce n'è una che non lasci un chiaro retrogusto lievemente sgradevole. poi te credo che quando prendono gli strumenti musicali in mano quello che esce è il fado. -ringrazio l'abolizione dei costi aggiuntivi dovuti al roaming. questo mi ha concesso di utilizzare la mia offerta internet sul cellulare per aprire tumblr in luoghi pubblici e affollati, imbarazzandomi tantissimo per il profluvio di genitali in posizioni acrobatiche che apparivano sullo schermo. il che è normale, ma vuoi mettere farlo a costo zero di fronte a folle internazionali? -lisbona città ha comunque un sacco di robe fighissime da vedere, che la rendono un gioiellino. se ne posso consigliare tre, tra le tante: belèm, con particolare plauso al museo berardo di arte contemporanea (non sono un esperto di arte moderna, non ne so niente, ma mi piace molto vedere opere con un'idea forte che riesco a capire, o di cui mi vengono forniti gli strumenti di decodifica -per dire, quando un mio amico mi ha spiegato rotkho ne sono rimasto fulminato- e lì è pieno di pezzi del genere), il convento do carmo (una chiesa il cui tetto è caduto nel 1755 a seguito di un terremoto, e che è rimasta una sorta di museo a cielo aperto, con colonne e volte che terminano direttamente nel cielo; l'impatto è notevole, e richiama a qualcosa di più alto in modo molto forte, per quanto casuale) e il lungo fiume da piazza commercio a fin dove volete in direzione belém. -uno dei motivi del viaggio era partecipare a una delle giornate del festival nos alive, che a una line up interessante sommava la presenza del mio artista preferito in assoluto, che non avevo mai visto dal vivo in quanto ha la simpaticissima abitudine di fare tour europei in cui la data più vicina all'italia di norma è dalle parti del circolo polare artico. ecco, non ho mai visto un festival con una organizzazione così perfetta. sicurezza ovunque, un posto enorme, quattro palchi diversi (due di musica dal vivo, uno per i dj set, uno per i comici) più una venue apposta per gli artisti di fado, stand mangerecci a prezzi più che onesti, addetti che giravano tra il pubblico a distrbuire gadget del festival o degli sponsor, spazi adeguati, negozi di ogni tipo. l'unica cosa che mi aveva fatto storcere il naso (i concerti delle band che volevo vedere che si sovrapponevano) in realtà si è rivelato un plus non da poco, per chi come me era interessato soprattutto a un artista in particolare ma non si crucciava troppo di perdere qualche canzone dei set degli altri gruppi presenti. i set con inizio sovrapposto alla fine di altri consentivano di non avere mai le 55.000 persone presenti tutte concentrate davanti allo stesso palco, e non essendoci praticamente mai stato un momento di pausa totale la coda per i bagni non è quasi mai stata improponibile. poi uno legge come è andata con i radiohead in italia e si fa due domande (però mettere uno dei gruppi che mi sarebbero interessati alle 02.55 di mattina è una roba fuori dal mondo, e infatti il vecchietto presente in me ha trionfato tipo due ore e mezzo prima; sarà per la prossima, ragazzi). -che poi, c'è stato un momento in cui ero sotto il palco, accanto a me la ragazza che amo, davanti a noi la persona a cui voglio più bene tra tutte quelle che non conosco -e che ho aspettato letteralmente lustri per vedere dal vivo- che cantava la nostra canzone. vivere a volte è una roba veramente parecchio più grande di quanto sarebbe lecito aspettarsi.
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eargasmprophet · 8 years ago
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Domingo do leão
Questa domenica mi sveglio con l’idea di spendere la giornata girando attorno le strade del centro e quelle più importanti di Lisbona. Vivo qui in Portogallo da due giorni, trasferitomi a Lisbona per lavoro, e devo fare qualche premessa prima di cominciare a raccontare. Quando sono arrivato, ho notato alcune similarità con la mia città natale, ovvero Palermo. Certe espressioni dei portoghesi, certi modi di fare, alcune somiglianze architettoniche. Due delle cose che più mi rimangono impresse sono: - l’arte dell’ “abbanniare” (arte sicula consistente nel sopraelevamento dei decibel per esprimere qualsiasi concetto di qualsiasi natura, molto usata sopratutto per le attività commerciali) - l’accento e parte del lessico. Una volta, attraversando la strada, sento una signora anziana esclamare ad un’altra (spero di scriverlo giusto) “comprace na vouta!” che al mio orecchio, a prima botta, suonò come “comprasse na voitta!” Apparte questo, son contento del viaggio di oggi, in quanto ho avuto modo di esorcizzare l’impressione infelice avuta i primi due giorni, ma questo perchè la stanza dove mi han collocato sta in una zona industriale e la percezione mi è arrivata un po’ sballata. Fortuna che la mia curiosità mi guida.
19/02/2017 Nel mentre scrivo, quasi giunta mezzanotte, ho deciso di farmi accompagnare dagli instrumental di Clams Casino ed il suo downtempo onirico quanto surreale, servendomi delle sue liquide e fumose atmosfere, le voci (campionate) allucinate e quel pizzico di arroganza hip-hop che ben edulcora i suoi brani. Scelgo di scendere verso le 12 circa e, vista la mia posizione distante rispetto al centro di Lisbona, scelgo una strada propostami da Google Maps, incurante di quanto ci avrei messo (un’ora e mezza). Tralascio la parte percorsa per arrivare lì poichè, apparte qualche cosa bizzarra incontrata per strada (tipo un cavallo solitario vicino la strada.) non succede granchè. Il tutto davvero comincia quando raggiungo l’Alfama, uno dei quartieri più caratteristici e storici di Lisbona, lì dove dicono si incontri la vera gente del posto, lì dove il vero calore portoghese esce e si mette in mostra, a disposizione dei turisti e dei viandanti. Intuendo di essere arrivato lì dove volevo, nel volto più autentico di Lisbona, decido di spegnere il mio lettore mp3 e di dedicarmi totalmente ai suoni e alla quiete di quei posti, facendo come fecero i Red Hot Chili Peppers. Let’s go get lost, let’s go get lost - Road Trippin, Red Hot Chili Peppers, Californication (1999)  Vista l’ora di pranzo giunta a quel punto di percorso, scelgo il primo bar all’aperto, situato in una piazza con di fronte il “Museo do Fado”e mi siedo. Aspettando che mi portino da mangiare, colgo l’occasione e mi metto a scrivere, uscendo di zaino un bloc notes mezzo eroso dalla pioggia, una penna e un libro (Lettere d’amore del profeta, di Khalil Gibran a cura di Paulo Coelho). Scrivo testi, solitamente, oppure pensieri sparsi, o anche appunti per questo di testo. Nel mentre scrivo noto la piazza volgere l’attenzione ad un ragazzo con la chitarra ed una ragazza col tamburo. Si presentano e presentano le loro canzoni, musiche tradizionali portoghesi dall’anima malinconica. Lì per lì penso sia quello il famoso “Fado” e, alla prima buona occasione, con i complimenti spesi ai due ragazzi ne approfitto per chiedere se quello fosse il Fado di cui tutti parlano. La ragazza mi dice di no e mi spiega che quel che hanno suonato è una musica tradizionale del nord del Portogallo (probabilmente anche quella denotata come Fado per via delle note malinconica ma lei teneva a far bene la distinzione), mi dice che questa ha uno stampo più politico  impegnato e mi consiglia di cercarmi un’artista chiamato  José Manuel Cerqueira Afonso dos Santos, in arte Zeca Afonso.  Le chiedo poi di spiegarmi cosa fosse quella percussione quadrata che suonava. Si chiama adufe ed è uno strumento a percussione tipico portoghese. Li ringrazio e faccio loro di nuovo i complimenti e torno stavolta a leggere con un buon caffé davanti ed una pipa caricata. Leggendo il libro di Gibran, curato da Coelho, mi colpì un passo che diceva:
Le cose molto grandi possono essere viste solo a distanza
Successivamente si presentò un altro distinto signore di colore, con in mano una chitarra e una buona voce; cantava brani in portoghese ed in spagnolo, attraendo simpatie e applausi dai clienti seduti ai tavoli.
Per le quattro e mezza circa decido di alzarmi e di continuare la mia camminata per le vie e comincio a notare come molte pareti degli edifici siano adornati da mattonelle con decorazioni geometriche e di stile musulmano, sia per colori che forme. Le adoro! Tutte quelle che trovo! Di fatti, se vedrete poi le foto fatte, noterete che una buona percentuale riguardano proprio queste mattonelle, la cui arte viene denominata azulejo.
Una coppia di signori, dandomi indicazioni per la Baixa, mi spiega che tale arte è stata tramandata sia dai musulmani (probabilmente nell’ottavo secolo) sia dalla tradizione Valenciana, che ha esportato la ceramica con questi colori di prevalenza azzurrina. Mi spiegano anche che c’è un museo di tali ceramiche a Lisbona.
Mi sono già segnato il posto: è chiaro che finirò lì dentro
a rubare le ceramiche.
(Queste ceramiche, specie i modelli a mattonella quadrata, mi han fatto venire in mente un progetto artistico, tra l’altro. Ne riparleremo, magari.)
Proseguo per la strada indicatami dai due gentili signori, non prima di fermarmi in una pasticceria e chiedere al tizio quale fosse un tipico dolce portoghese da mangiare. Mi indica il brigadeiro, dolce il cui nome è preso da una famosa università. Un orgasmo fatto di cioccolato. Arrivo in una piazza enorme e piena di negozi e ristoranti (Praça do comércio) per poi spostarmi verso le banchine e ammirare altri artisti di strada tra artigiani della sabbia ed altri musicisti.
Anche con questi attacco bottone e vengo a sapere che loro si chiamano i Nôs Raís, progetto musicale nato a Capo Verde e che vanta di un ensemble di otto elementi con strumenti vari ed una cantante, italiana a quanto ho capito. A spiegarmi tutto è stato Mauricio, il frontman, un buontempone dall’aria del sempre preso a bene, che abita in Olanda e che spesso viene qui a Lisbona, vivendo di sola musica. Chiedo anche informazioni riguardo uno strumento a corda simile ad una piccola chitarra. Mi spiega che è simile ad un ukulele e si chiama cavaquinho.
 Promettiamo di rivederci, non solo perchè parlare con lui mi ha messo una certa allegria ma anche perchè vorrei comprarlo davvero il loro cd (per ascoltarlo non so dove visto che il lettore cd del mio portatile è rotto ma fottesega). Più vado avanti nella Baixa, più vedo altra gente esibirsi, altri musicisti e altra gente presa a bene.
Se penso al lavoro che devo fare qui e allo stipendio che prima o poi mi tocca, penso che, una volta avuto, ogni mese una percentuale di esso finirebbe per:
- Comprare vinili e cd alle “feira do vinile”
- Campare gli artisti di strada
- Libri antichi
- Mattonelle azulejos
- Sono sicuro c’è dell’altro che ancora non ho visto e che vorrei comprare di sicuro.
Ad un certo punto mi imbatto nel Mercado de Ribeira e decido di fare un salto al Time Out Market che si presenta come un enorme spazio gestito da tante attività culinarie, ognuna con i suoi prodotti tipici. Questo mi ricorda un altro posto, il Copenaghen Street Food, un posto molto figo dove fare le stesse cose, forse un po’ più grande, ma che non mi suscita bellissimi ricordi: Ci ho lavorato. E’ giunto il momento di raggiunge il Bairro Alto, quartiere giovanile, pieno di locali e musica dal vivo e scopro sin da subito che il Bairro... ..è veramente alto! Ogni volta che chiedo indicazioni, la risposta è “en cima, en cima” ed è davvero così. E’ un continuo salire fino ad arrivare ad un punto panoramico davvero magnifico, affollato di ragazzi d’ogni genere che si intrattengono tra chiacchiere, musica improvvisata, balli euforici e foto con il tramonto alle spalle. Qui decido di fermarmi e godermi altre boccate di tabacco prima di proseguire per i dintorni del Bairro. Incontro i Misticu e la loro musica reggae, incontro un gruppo di ragazzi dell’accademia di belle arti, tutti vestiti in tutù e che suonavano per strada. Tra l’altro una di loro si avvicina a me e mi guarda sorridente, io le dico “Boa Tarde!” e lei arrossisce e scappa via. Nel migliore dei casi, lo ha fatto perchè ha inteso come fossi indecente col taglio di capelli che attualmente mi ritrovo. Nel migliore dei casi. Incontro anche altri due ragazzi musicisti, uno ucraino (Andrej) ed uno brasiliano (Diego) e anche con loro è chiacchiere e musica (appagante la loro esibizione di Feel Good Inc. dei Gorillaz assieme ad una cantante che si è aggiunta poco dopo.) Decido di tornare e ripercorro la strada a ritroso. Mi fermo all’Alfama in un piccolo locale dove mi han servito dell’ottima zuppa verde (e ho fatto la cazzata di bere acqua subito dopo. Pirla.) e decido di fare il ritorno costeggiando il rio, tirandomi sul cappuccio della felpa e somigliando ad un incrocio tra una mucca pezzata ed un dalmata abbandonato. Un’altra ora e mezza mi aspetta e stavolta ad accompagnarmi ci sono i Subsonica. Con grande gaudio aspetto i prossimi due loro progetti. Tutto questo, mi ha portato a dire una cosa, benefica come non mai. “Lisbona mi piace!”. Con i suoi colori, i suoi tram, la sua movida, la sua malinconia nascosta tra le nuvole e la sua quiete tra i viali. Con le sue piazze vaste e gremite e i suoi artisti che affollano le strade, con la sua lingua musicale e i suoi azulejos, con i suoi continui dislivelli (di certo ci vogliono buoni polpacci per scegliere di non prendere alcun mezzo di trasporto...) e la gentilezza dei suoi abitanti. E ora finisco di chiudere questo diario. Credo sia un diario. L’unica cosa certa che so e che domani mi aspetta il primo giorno del nuovo lavoro. E già la mia mente è persa alla prossima occasione per tornare all’Alfama, alla Baixa, al Bairro Alto, al Chiado, al Mercato de Ribeira, al centro di Lisbona. Ora posso cominciare a vivere Lisbona.
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erfigh · 5 years ago
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pangeanews · 6 years ago
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300 anni dopo, ecco la verità su Robinson Crusoe, l’uomo che preferì la vita selvaggia ai piaceri occidentali. Un racconto di Gianluca Barbera
Le notizie sono due. La prima è nota. Il libro che inaugura un genere letterario, il primo romanzo moderno, “La vita e le strane e sorprendenti avventure di Robinson Crusoe”, scritto dall’affarista, imprenditore fallito, politicante, ex galeotto, spia, giornalista, saggista Daniel Defoe – insomma, uno che per scrivere la vita vi si è impaniato – è pubblico nel 1719, trecento anni fa. Applausi. La seconda è legata alla prima. Gianluca Barbera ha fatto risorgere lo spirito originario del romanzo, che è quello, appunto, di narrare “la vita” e un ciclo di “strane e sorprendenti avventure”. Il suo “Magellano” (Castelvecchi, 2018), libro dal sorprendente successo e pedana per altre avventatezze romanzesche (il mese prossimo è prevista l’uscita di “Marco Polo”, sempre per Castelvecchi), è stato tradotto in Portogallo come “Magalhães” dal gruppo editoriale più importante di laggiù, “Presença”. Per capirci, in questi giorni il romanzo di Barbera è presentato come la più ghiotta novità insieme alla ristampa dei libri di Harry Potter – e sta vendendo benissimo, col rischio di fare di Barbera uno degli autori italiani più noti a Lisbona e dintorni – e il nostro scrittore condivide l’onore di stare in un club di autori che conta Giorgio Agamben e Henning Mankell, Umberto Eco e Bret Easton Ellis, Neil Gaiman, Harper Lee, Doris Lessing, Claude Lévi-Strauss, C.S. Lewis, Paolo Sorrentino e Saint-Exupéry, per dirne solo alcuni. Se uniamo i due eventi, vien fuori un racconto, “L’isola di Robinson”, in cui Barbera racconta la vera storia – trafugata da Defoe – di Robinson Crusoe. Eccolo nella versione originale.
***
Lo ammetto, sono sempre stato un poco di buono, un attaccabrighe. Privo di un’educazione com’ero, a quattordici anni finii davanti al consiglio ecclesiastico per essermi presentato alla funzione domenicale ubriaco. A sedici presi a bastonate mio padre e mio fratello maggiore, accorso in suo aiuto. Un anno dopo lasciai Lower Largo, sulla costa orientale scozzese, e raggiunsi Kinsale, in Irlanda, per trovare un ingaggio su un bastimento diretto verso i mari del Sud. Non un mercantile, ma una nave che praticava la guerra di corsa. Avendo esperienza di mare, non fu difficile trovare chi mi arruolasse come marinaio. Salpammo il 17 settembre 1703. Il comandante era il famoso William Dampier. Per la verità non viaggiavo sul St. George ma ero stato destinato alla Cinque Ports, alle dipendenze del capitano Thomas Stradling, che aveva l’ordine di seguire l’ammiraglia come un’ombra. Recavamo a bordo lettere di corsa del Lord Grand’Ammiraglio che ci autorizzavano a dare l’assalto alle navi spagnole e francesi.
Non mi dilungherò sulla traversata atlantica, che si svolse senza episodi degni di essere raccontati. Vi basti sapere che, raggiunte le coste patagoniche, ebbe inizio la caccia ai galeoni spagnoli. Ma in almeno un paio di circostanze non fummo fortunati. A febbraio, dopo aver doppiato Capo Horn, sostenemmo uno scontro in mare aperto con il St. Joseph, un vascello francese ben armato, e avemmo la peggio. Qualche settimana dopo, leccate le ferite, piombammo di notte sulla città mineraria di Santa María, nel territorio un tempo chiamato Castilla de Oro. Ma non riuscimmo a impossessarci di un solo grammo d’oro. Il presidio militare spagnolo doveva essere stato allertato dal St. Joseph perché i loro cannoni erano pronti a riceverci. Lasciammo sul campo sei uomini e dovemmo battere in ritirata. Finalmente ad aprile riuscimmo a catturare una nave mercantile spagnola, la Asunción. Ma il bottino fu misero. Fui incaricato di procedere alla spartizione ma oltre a vino, brandy, zucchero e farina, non vi era altro nelle stive.
Tra Dampier e quell’imbecille di Stradling scoppiò una lite. Visto il magro bottino il primo voleva lasciar ripartire la Asunción, mentre il secondo non era di quell’avviso. Per poco non vennero alle mani. Stradling, aveva solo ventun anni, un brutto carattere e nessuna pratica di comando. Sapeva farsi obbedire solo con le maniere forti, sprovvisto com’era di autorevolezza. Non si può dire che la vita a bordo fosse confortevole. Dormivamo su pagliericci ammuffiti e il cibo era spesso guasto e carente. L’igiene un disastro. Topi e scarafaggi dappertutto. Ma dopotutto era la vita che mi ero scelto. Mille volte meglio che seguire le orme di mio padre, fedele alla sua povertà.
*
I primi tempi presi la dissenteria, ma non è nulla se pensate che a molti toccava di peggio: tifo, colera, scorbuto. Per allontanare quelle terribili piaghe a maggio ci separammo dal St. George e dirigemmo verso il Pacifico. A settembre calammo l’ancora in una rada presso l’isola di Más a Tierra, la maggiore del minuscolo arcipelago di Juan Fern��ndez, a centoventi leghe dalla costa. Speravamo di procacciarci cibi freschi e acqua sorgiva. Vi restammo un mese cacciando capre selvatiche, pescando gamberi, raccogliendo rape e approvvigionandoci di acqua fresca.
Quando il capitano manifestò l’intenzione di riprendere il mare gli feci presente che la Cinque Ports imbarcava acqua e avrebbe avuto bisogno di riparazioni. Era già un miracolo essere arrivati fin lì. Non mi diede ascolto. Non perdevo occasione per ripetergli quel ritornello e lui ogni volta mi rideva in faccia. Cercai di portare dalla mia gli altri membri dell’equipaggio e, quando dichiarai che avrei preferito restare sull’isola piuttosto che affrontare il mare in quelle condizioni, egli scoppiò in una sinistra risata.
“Vuoi restare? Ti accontento subito. Signor Cole, fate preparare la scialuppa, fornite quest’uomo del necessario per la sopravvivenza e conducetelo a riva. Poi fate ritorno all’istante. Leveremo l’ancora entro un’ora”.
Compresi che non avrei trovato un solo alleato in tutta la nave e che stavo per essere abbandonato su un’isola deserta. Mi prese il terrore e – ancora me ne vergogno – mi buttai ai suoi piedi e lo supplicai di tenermi a bordo con sé, magari in catene, pronto a sbarcarmi nel primo porto. Ma sul suo volto era comparso un ghigno che non lasciava scampo.
Mentre gli uomini remavano, dalla scialuppa non smettevo di rivolgere le mie preghiere a quell’odioso Stradling, che mi fissava tronfio dal pavese della nave. Fui deposto a forza sulla spiaggia e lì abbandonato con a mala pena il necessario per riuscire a cavarmela per qualche giorno: un moschetto, una pistola, una quantità vergognosamente scarsa di polvere da sparo, qualche strumento di navigazione, arnesi da falegnameria, un’accetta, una pentola, un piatto da cucina, del tabacco, una forma di cacio, una fiaschetta di rum, una bibbia, un materasso e alcuni vestiti.
Mentre il galeone si allontanava sentii un groppo in gola e qualche lacrima mi rigò le gote.
*
I primi giorni fui preso dallo sconforto. Non osavo addentrarmi nell’isola, da cui provenivano, specie di notte, strani gridi di animali. Caddi in una così profonda melanconia da accarezzare l’idea di togliermi la vita. Mi cibavo di pesce crudo – aragoste, gamberi, granchi –, dormivo sulla spiaggia sotto una tenda di frasche, o talvolta in un’angusta caverna, che però con la marea si allagava. Spesso mi svegliavo investito da un vento di burrasca che sconquassava la tenda quasi spazzandola via. Quando era bel tempo mi concedevo lunghe nuotate, benché temessi la presenza di pescicani, e mi rosolavo al sole. Cominciai a leggere la Bibbia e con sorpresa mi accorsi che quella lettura mi era di conforto.
Una mattina fui svegliato da un baccano d’inferno. Uscii dalla tenda e vidi centinaia di elefanti marini che occupavano la spiaggia. Se provavo ad avvicinarmi, quelle bestiacce, forti del loro numero, si facevano minacciose. Come appresi in seguito, era la stagione degli accoppiamenti, per questo erano approdate sulla spiaggia tanto numerose.
Trascorsi la mattinata meditando sul da farsi. Finalmente presi una decisione. Imbracciai il fucile, mi misi a tracolla una fiaschetta d’acqua e m’incamminai verso l’interno dell’isola.
Superate alcune colline boscose avvistai una valletta piena di capre che brucavano, la attraversai e in un paio d’ore raggiunsi una della cime più alte e adatte a impiantarvi un campo. Vi trasferii tutta la mia roba. Nei giorni seguenti eressi due capanne con il legno degli alberi di pimento. Dai cerchi di alcuni barili abbandonati sul litorale da precedenti sbarchi ricavai un coltello. Da quel momento le cose migliorarono. L’isola era popolata di carpe selvatiche e, una volta terminata la polvere da sparo, divenni abile nell’inseguirle e catturarle. Mi cibavo di carne, latte, cavoli conditi col pepe e rape. Le capre si rivelarono particolarmente utili: con esse non solo mi sfamavo ma, scuoiandole con il coltello e usando un chiodo a mo’ di ago, fabbricai una giubba e un copricapo di pelliccia. Il fatto che mio padre fosse conciatore risvegliò in me un piccolo patrimonio di conoscenze acquisite che non sapevo di possedere. Le mie calzature si erano fatte inservibili ma dopo un paio di mesi di quella vita sulle piante dei piedi si erano formati calli così duri che potevo correre scalzo senza difficoltà.
Dall’alto del monte su cui mi ero stabilito potevo dominare con lo sguardo l’intera isola e il mare circostante, in modo da avvistare all’istante una vela, se si fosse avvicinata alla costa. Ero sicuro che presto qualcuno si sarebbe fatto vivo. Per il resto cacciavo, mi nutrivo, dormivo, mi masturbavo e trascorrevo il tempo a leggere la Bibbia, a riflettere su me stesso, sull’esistenza; cosa che non avevo mai fatto prima. Talora pregavo, cantavo inni, per sentirmi vivo e conservare quel barlume di umanità che tendeva col tempo ad affievolirsi.
*
Una volta, dopo aver inseguito una capra tra le rocce, mi lanciai su di essa. Ma appena la ebbi agguantata quella scalciò al punto che avvinghiati l’uno all’altra precipitammo da un dirupo. Il fatto di atterrare sul suo corpo attutì la caduta, senza la qual cosa mi sarei senz’altro rotto l’osso del collo. Perdetti i sensi e mi riebbi che era notte. Tornai alla capanna orientandomi a fatica nell’oscurità, ma per fortuna vi era luna piena. Le cose non sarebbero andate così male se durante il sonno non fossi stato tormentato dai topi che entravano nella capanna affamati al punto da mordermi. Per settimane non seppi come difendermi, a parte coprirmi il più possibile, specie il volto. Ma, quando scoprii l’esistenza nell’isola di gatti selvatici, mi venne l’idea di provare ad addomesticarli. Una volta che li ebbi attorno fu impossibile ai topi avvicinarsi e i miei tormenti ebbero fine.
Le settimane passavano, segnavo i giorni sul tronco di un albero. Nessuna vela all’orizzonte. Ma non ero più depresso; un’inattesa serenità si era impossessata di me. Tanto che, quando una mattina vidi all’orizzonte un veliero, esultai in modo contenuto. Veniva avanti puntando verso l’approdo meridionale dell’isola. Corsi in quella direzione ma quando giunsi in vista del litorale la delusione fu grande. Batteva bandiera spagnola! Se mi avessero scoperto mi avrebbero catturato, probabilmente torturato, di certo imprigionato. Mi tenni perciò nascosto in attesa che se ne andassero, cosa che avvenne la mattina seguente.
Due mesi dopo ecco un altro veliero all’orizzonte. Sbarcò nello stesso punto, ma anch’esso era spagnolo. Questa volta però qualcosa li mise sull’avviso. Dovevano essersi accorti da vari segnali che qualcuno viveva nell’isola e si misero sulle mie tracce. Mi nascosi su un albero dalla folta chioma e attesi che rinunciassero. Attraverso i rami ogni tanto ne intravedevo alcuni: si erano sparpagliati per l’isola e parevano decisi a non mollare. A un certo punto sentii delle voci conversare in spagnolo proprio sotto l’albero su cui mi ero arrampicato. Uno di loro si mise a orinare contro il tronco mentre gli altri due ridevano e scagliavano maledizioni all’indirizzo del sottoscritto. Trattenni il fiato più che potevo. Finalmente si allontanarono e due ore dopo la nave riprese il largo.
Mi ero abituato ormai a quella vita, e a furia di leggere la Bibbia non solo ero diventato ferrato in questioni teologiche ma sentivo che anche la mia proprietà di linguaggio e i miei pensieri ne avevano beneficiato. Avevo preso l’abitudine di parlare a voce alta, imbastendo veri e propri ragionamenti con tanto di contradditorio.
*
I mesi passarono, e poi gli anni, e alla fine persi il conto del tempo. Quando un pomeriggio avvistai una vela, come seppi in seguito erano trascorsi quattro anni e quattro mesi da che ero stato abbandonato sull’isola. Era il 2 febbraio 1709. E questa volta si trattava di un veliero inglese. A pilotarlo nientemeno che Dampier e a comandarlo un corsaro di nome Woodes Rogers. Iniziai a fare segnali col fumo e presto scorsi una scialuppa staccarsi dalla nave. Mi fiondai sulla riva, e per l’agitazione corsi loro incontro fino a che l’acqua non mi salì al torace. Quelli della scialuppa, capitanata da un tale di nome Thomas Dover, fecero una faccia sbigottiva vedendomi. Sulle prime non capii. Avevo del tutto scordato come dovessi apparire così conciato, vestito di pelli di capra, a piedi scalzi e la barba fin sul petto.
Le prime parole che rivolsi loro furono così inappropriate che dovettero credere di avere a che fare con un mentecatto. Non ricordo esattamente cosa farfugliai ma so quello che intesero, poiché per giorni i marinai del Duke – così si chiamava la nave – non fecero che divertirsi alle mie spalle chiamandomi “re dell’isola” e “signore degli uccelli e dei pesci”. La solitudine mi aveva allontanato dal modo di ragionare comune, perciò stentavo a esprimermi in maniera comprensibile. Per fortuna il capitano Rogers si rivelò paziente. Ogni sera mi invitava alla sua tavola, disposto a concedermi tutto il tempo di cui avevo bisogno per recuperare modi civili e riordinare le idee. Si disse felice di avermi salvato e promise di ricondurmi in patria quanto prima. Per prendersi gioco di me imbastì una piccola cerimonia durante la quale mi nominò governatore dell’isola. Fu da lui che seppi che la Cinque Ports, come previsto, aveva fatto naufragio poco dopo aver lasciato l’isola e che erano tutti morti meno quel farabutto di Stradling e una mezza dozzina di uomini. Ma la fortuna li aveva abbandonati quasi subito, dal momento che erano finiti in mano spagnola e, condotti a Lima in catene, sarebbero marciti in una prigione.
Il capitano mi fece sapere che, immagazzinate le provviste, saremmo ripartiti entro una settimana. I marinai avevano bisogno di riposare e nutrirsi di cibi freschi. Mostrai loro come catturare le capre selvatiche e il capitano, vedendomi tanto pronto di mente e agile nell’inseguirle, fu così sorpreso che sul diario di bordo – come mi riferì lui stesso – scrisse: “Ho potuto constare personalmente che la solitudine e l’isolamento dal mondo  non sono poi uno stato di vita così insopportabile, come la maggior parte degli uomini immagina, specialmente quando le persone vi ci sono chiamate o gettate dentro in maniera inevitabile, come è accaduto al signor Alexander Selkirk”.
Li aiutai a procurarsi il cibo a l’acqua di cui avevano bisogno. Poi, secondo quanto stabilito, levammo le ancore. Ma non puntammo subito verso l’Inghilterra. Trascorremmo alcuni mesi a piratare al largo delle terre magellaniche spingendoci sempre più a nord.
*
Ero entrato a far parte degli effettivi del Duke col grado di secondo ufficiale. A Guayaquil, guidai una spedizione lungo il fiume Guayas per dare la caccia a dei nobili castigliani che derubammo di tutto ciò che nascondevano nei vestiti: soprattutto gioielli e oro. Catturammo due galeoni spagnoli di grossa stazza e li spogliammo di ogni ricchezza. Per restituirli alla Corona di Spagna pretendemmo un cospicuo riscatto. Fu in quel periodo che, tra una razzia e l’altra, compii il mio primo giro intorno al mondo doppiando il Capo di Buona Speranza e riguadagnando le coste inglesi il primo ottobre 1711, nei pressi dei Downs. In un paio d’anni agli ordini di Rogers mi ero arricchito a sufficienza per vivere a lungo di rendita. Dopo otto anni di lontananza, rimisi piede a Lower Largo, anche se solo per poche settimane. Nessuno mi riconosceva più. Mio padre era morto, mio fratello emigrato chissà dove. Sul finire dell’anno mi trasferii a Bristol. Qui incontrai una giovane lattaia di nome Sophia, che convinsi a seguirmi a Londra. Ma tra noi non funzionò. Mi stabilii a Plymouth, dove sposai la ricca vedova di un locandiere, una certa Frances Candis. Non proprio una bellezza, ma pur sempre un porto sicuro. Potevo dirmi sistemato; eppure non ci misi molto ad accorgermi che la vecchia vita mi mancava. Trascorrevo parte delle giornate al pub, a ubriacarmi. A marzo del 1713 ricevetti la visita di un giornalista di “The Englishman”, settimanale londinese tra i più popolari, disposto a pagarmi lautamente per un’intervista. Si chiamava Richard Steele e aveva letto la mia storia tra le pagine del memoriale che il capitano Woodes Rogers, mio salvatore, si era affrettato a redigere una volta appeso il sestante al chiodo. Mi resi conto che ero diventato una celebrità e che la mia storia valeva oro. Cominciai perciò a farmi pagare da chiunque volesse ascoltarla. Tutto sembrava filare per il verso giusto, ma la verità è che le cose con la mia mogliettina andavano di male in peggio. Un giorno, mezzo ubriaco, malmenai un maestro d’ascia che sospettavo di aver avuto una tresca con Frances. Per evitare la prigione mi rifugiai a Lower Largo, dove rimasi nascosto per un paio di mesi. Passata la buriana, feci ritorno a Londra, ma mia moglie rifiutò di riprendermi con sé e ottenne il divorzio. Quando qualche anno dopo ebbi occasione di incontrare nuovamente Mr Steele, mi riconobbe a stento. Non ero più la persona allegra e saggia che gli ero parso un tempo: così mi disse. A malincuore, riconobbi che aveva ragione. Il ritorno alla civiltà e pochi anni di matrimonio erano stati sufficienti a produrre quel mutamento. Mi raccontò che a Londra ero una celebrità e che un certo Daniel Defoe aveva appena pubblicato un romanzo ispirato alla mia vicenda che stava spopolando.
“Dovreste reclamare una parte dei guadagni” disse, tirando dalla sua pipa.
“Lo credo anch’io” feci, annuendo.
Un attimo dopo aggiunse: “Sa, hanno composto una canzoncina su di lei. La vuole sentire?”.
“Perché no” risposi, anche se in realtà non me ne importava un accidente.
Così egli prese a canticchiare, con voce baritonale: “Io sono il monarca di quanto contemplo. / Nessuno contesta questo diritto. / Intorno a me dal centro del mare / io sono il signore degli uccelli e dei pesci”.
“Anche per questa dovrebbero corrispondermi la mia parte” osservai con un sorrisetto, quando ebbe finito.
“Come dice?” fece lui.
“Niente” mormorai. Poi aggiunsi, con voce pacata: “Senta, tutte queste cose dovrebbero lusingarmi… ma invece sa cosa penso?”.
Mi sputò una nuvola di fumo in faccia e annuì lievemente, con un sorriso a fior di labbra.
“Sappia che ora valgo ottocento sterline – a tanto ammonta il mio patrimonio – ma non sarò mai più felice come sono stato quando non valevo un soldo”.
“Mi permetta di dubitarne” fece lui, divertito. “Si disprezza sempre ciò che si possiede quando si ha la pancia piena”.
Mi limitai a sorridergli. Si sbagliava di grosso. Avrei voluto vedere la sua faccia quando un anno dopo ripresi il mare imbarcandomi su una nave da guerra diretta in Africa occidentale, questa volta a caccia di pirati. Ero passato, come se nulla fosse, dall’altra parte della barricata. E non sarebbe stata l’ultima giravolta, se la morte non si fosse messa di mezzo.
Gianluca Barbera
*In copertina: Robinson Crusoe nell’interpretazione pittorica dell’illustratore ceco Adolf Born
L'articolo 300 anni dopo, ecco la verità su Robinson Crusoe, l’uomo che preferì la vita selvaggia ai piaceri occidentali. Un racconto di Gianluca Barbera proviene da Pangea.
from pangea.news http://bit.ly/2GDY6la
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unavaligiasulmondo-blog · 6 years ago
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VOLO: il volo l’ho pagato 50 euro andare a tornare con Ryanair. L’ho acquistato durante gli sconti del black friday e per dei giorni infrasettimanali , questo sicuramente è stato un bel modo per risparmiare. Aldilà di questo però i voli per il Portogallo sono comunque molto economici
MONETA: euro FUSO ORARIO: +1 ora LINGUA: La lingua principale è il portoghese. Alcuni però parlano anche inglese, spagnolo e italiano raramente
DIARIO DI VIAGGIO: Il primo giorno è partito in viaggio. Atterrate abbiamo preso la metro per andare in hotel. Girare con la metro è molto comodo e facile, hanno 4 linee Azul, Amarela, Verde, Vermelha. Il costo del biglietto è sempre di 1,5 euro. È necessario però acquistare una card (o meglio un biglietto ) che costa 0,50 centesimi. Una volta acquistata questa, si inserisce nella macchinetta e si ricarica con i soldi. Al posto di stampare biglietti ogni volta basta ricaricarla. Noi abbiamo fatto un abbonamento per 24 ore al costo di 6.40 euro. La metro che parte e arriva dall’ aeroporto è la rosa. L’hotel che abbiamo scelto è il Exe Liberdade hotel , molto carino in una buona posizione. La metro dista solo 3 minuti a piedi. In 15 minuti di metro arrivi a piazza del commercio. Le camere non sono grandi, ma sono pulite. Il costo è di 90 euro in due per due notti senza colazione, se si vuole aggiungere la colazione bisogna pagare 10 euro in più. Sistemate le cose in hotel siamo andate a piazza del commercio , la piazza principale che affaccia da una parte sul mare e dall’altra sulle vie di negozi. Abbiamo mangiato qui, ma non fatelo, costa troppo e per di più si mangia male.
SECONDO GIORNO: Il secondo giorno ci siamo alzate di buona lena , abbiamo fatto colazione in un bar davanti all’hotel ( due paste, un caffè ed una spremuta 6 euro ) i prezzi sono leggermente inferiori all’Italia, e siamo partite per andare a prendere il bus direzione Fatima. I bus partono dalla stazione Sete Rios, troverete un edificio davanti rosso, è la sede di Rede expressos , il costo del biglietto è di 23 euro andare e tornarì , la tratta dura un’ora e mezza. Il bus ferma alla stazione , però per arrivare al santuario la strada è breve, e tutta dritta . È sicuramente una città piccolina, una mattina è più che sufficiente a meno che non decidiate di voler visitare le grotte, a quel punto necessiterete di più tempo. Fatima è un luogo molto suggestivo a parer mio, si respira un’aria diversa. Non penso di riuscire a spiegarlo a parole, motivo per cui mi limito solo a dire che se avete la possibilità passate qualche ora in questo posto, non ve ne pentirete.
Fatima
Fatima
Fatima
Fatima
Tornate a Lisbona ci siamo dirette verso Praca do Rossio, la riconoscerete dalla pavimentazione bianca e nera. Passate davanti alla stazione che merita uno sguardo. Da li abbiamo girato a piedi tutte le viuzze, fino a scendere verso l’oceano. Nel tragitto vi imbatterete nell’ascensore de Santa Justa, se volete potete salire e perdervi nel panorama. Abbiamo proseguito fino ad arrivare al quartiere dell’Alafama, il più antico quartiere della città formato da stradine in pendenza e negozietti. Proseguendo in questo quartiere arrivate al castello di San George, è aperto dalle 9 alle 18, e l’ingresso costa 10 euro a persona. Scendendo ci si ritrova al mirador di Santa Luzia, anche qui potete godervi un’ottima vista. Per finire la giornata abbiamo deciso di fare un bel giro nella piazza del Comércio, e nei negozi della via principale. Questa volta abbiamo deciso di cenare nei dintorni dell’hotel in un ristorantino trovato su internet che si chiama Andaluz. Molto casereccio e alla mano, però il pesce è fresco e buono. Due piatti di baccalà con patate e insalata, due dolci e due bottiglie d’acqua 30 euro. Il piatto tipico di Lisbona è il baccalà, non si può andare in un paese e non dentiere il piatto tipico, quindi se ne avete l’occasione provatelo.
Piazza del Commercio
Baccalà
TERZO GIORNO : Il terzo giorno lo abbiamo usato per girare nel quartiere di Belém. Sicuramente la parte che ho preferito di Lisbona. Per arrivare si può o prendere il bus, oppure dalla stazione Cais do Sore (dove ci si arriva con la metro verde) si può prendere il treno , che ci impiega 8 minuti e costa sui 3 euro andare e tornare . La fermata in cui scendere è Belem. Quello che mi ha colpito di più e la tranquillità che riesce a trasmetterti questa zona. L’attrazione più bella ovviamente è la torre di Belem, fate un giro però anche al convento do Carmo , e al parco ..  per chi ama la storia ci sono anche i musei. Se avete tempo mettetevi in fila alla pasticceria di Belém, e mangiate il dolce tipico di Lisbona i pasteis de Nata.
Lisbona è sicuramente una città carina, dal clima ideale, a febbraio abbiamo trovato 18/20 gradi. Non c’è molto da vedere a parer mio, quindi sono sufficienti pochi giorni. LISBONA, la città dei mille colori VOLO: il volo l’ho pagato 50 euro andare a tornare con Ryanair. L’ho acquistato durante gli sconti del black friday e per dei giorni infrasettimanali , questo sicuramente è stato un bel modo per risparmiare.
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viaggiaescopri · 11 months ago
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Viaggio in Portogallo, itinerario tra Lisbona e dintorni (...Leggi tutto)
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blog-di-viaggi · 7 years ago
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via Viaggia e Scopri – Idee per viaggiare
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lillyslifestyle · 4 years ago
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MOITA navigando sul fiume su una barca del 1900, il varino "O Boa Viagem"
MOITA navigando sul fiume su una #barca del 1900, il varino "O Boa Viagem". #portogallo
Lo dico sempre che il Portogallo non è solo Lisbona, Porto o l’Algarve. Spesso si possono fare pochi chilometri, o solo attraversare un fiume, per scoprire un gioiello e vivere un’esperienza indimenticabile. Oggi voglio invitarvi a salire a bordo con me su un’antica imbarcazione del Tago (Tejo in portoghese, il fiume che bagna Lisbona) del 1900. Vi ho già consigliato in passato le località…
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freedomtripitaly · 5 years ago
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La maggior parte delle persone preferisce festeggiare l’ultimo dell’anno in maniera classica, con il cenone, il concerto in piazza oppure il classico party in discoteca. Tuttavia si tratta anche di un’occasione unica per godersi qualche giorno di relax al caldo, prendendo un aereo per raggiungere una meta turistica esotica e regalarsi un anticipo d’estate. Ecco dove andare per un Capodanno 2020 al caldo, una lista di mete imperdibili per fuggire dalle rigide temperature invernali europee. Salvador de Bahia, Brasile Una delle destinazioni perfette per trascorrere il Capodanno lontano dal freddo è Salvador de Bahia, rinomata località turistica costiera situata nel nord-est del Brasile. In questo periodo dell’anno ci si trova infatti in piena estate, un clima ideale per godersi le meravigliose spiagge del posto e visitare i dintorni di Salvador, dove trovare luoghi incantevoli come Porto de Galinhas e l’isola di Morro de São Paulo. Inoltre qui viene organizzata una delle migliori feste di Capodanno del paese, con grandi artisti nazionali come Ivete Sangalo e Luan Santana, che si esibiscono in piazza animando la notte brasiliana. Capo Verde, Africa Tra i migliori viaggi di Capodanno 2020 c’è Capo Verde, un luogo unico estremamente suggestivo, indicato per chi vuole rilassarsi e per gli amanti dei paesaggi naturali. Si tratta di un arcipelago situato al largo della costa occidentale dell’Africa, di fronte al Senegal, in cui il clima tipicamente tropicale regala un’atmosfera calda e secca durante tutto l’anno. Facilmente raggiungibile in aereo, facendo scalo a Dakar o a Lisbona, Capo Verde permette di scegliere tra isole paradisiache come Santiago, Boa Vista, Sal e São Vincente, soltanto per citare quelle più turistiche, dove incontrare spiagge di sabbia bianca e una natura incontaminata. Sri Lanka, Oceano Indiano Una meta al caldo dove andare a Capodanno 2020 è lo Sri Lanka, un’isola a sud dell’India nell’Oceano Indiano. Questo luogo meraviglioso è un paese tutto da scoprire, una destinazione che regala sempre emozioni forti a chi la visita, sorprendendo per la bellezza del paesaggi naturali del posto. Per evitare i monsoni è consigliabile recarsi nella zona sud-ovest dell’isola, dove questi fenomeni si concentrano nel periodo da aprile a settembre. Da vedere assolutamente in Sri Lanka le bellissime cittadine di Polonnaruwa, Kandy e Anuradhapura, i templi di Dambulla e le splendide spiagge di Tangalla, Mirissa e Unawatuna. Cuba, Centroamerica Un’ottima località dove trascorrere il Capodanno 2020 al caldo è Cuba, questa isola unica nel suo genere, con il suo stile inconfondibile e la cultura famosa in tutto il mondo. Durante le feste natalizie si può trovare un clima secco, senza grossi sbalzi di temperatura tra il giorno e la notte, ma soprattutto con precipitazioni sporadiche e di bassa intensità. Basta dare un’occhiata online per trovare tantissime offerte per il Capodanno a Cuba, con pacchetti tutto compreso volo più soggiorno. Da non perdere un tour nella zona vecchia di L’Avana, una visita alla zona coloniale di Trinidad e un giro delle stupende isole dell’arcipelago cubano. Kenya, Africa Chi preferisce le alte temperature può trascorrere l’ultimo dell’anno in Kenya, salutando il 2019 in Africa. Questo paese incredibile è famoso soprattutto per la bellezza della natura, grazie ai suoi numerosi parchi pubblici e privati, dove vivono animali della savana come leoni, elefanti e leopardi. Oltre a partecipare a un safari in Kenya, un’esperienza indimenticabile da provare almeno una volta nella vita, è possibile visitare la cosmopolita città di Nairobi, la capitale del paese, la località turistica balneare di Diani Beach e ammirare le cascate di Sheldrick. Dubai, Medio Oriente Tra le destinazioni per un Capodanno 2020 al caldo c’è anche Dubai, una meta sempre più in voga grazie ai servizi proposti da questa città. Qui si possono trovare attività per tutti i gusti, dalle feste più esclusive e lussuose negli hotel 5 stelle di Dubai, alle attrazioni più economiche e originali come lo Ski Dubai, una pista da sci al coperto in mezzo al deserto. Per chi vuole soltanto rilassarsi in spiaggia ci sono quelle private dei resort di lusso, le piscine degli hotel con vista panoramica, oppure spiagge rinomate come quella di Jumeirah Beach. Zanzibar, Tanzania Tra le mete esotiche più emozionanti è possibile optare per Zanzibar, una magnifica città della Tanzania situata sull’isola di Unguja, perfetta per passare un Capodanno 2020 all’insegna della natura e del relax in spiaggia. Le attività da fare sono veramente molte, dallo snorkeling per scoprire i meravigliosi fondali marini della costa, agli sport acquatici più emozionanti, dalle feste con musica e ritmi locali fino alle visite del centro storico di Zanzibar, per conoscere la cultura e le tradizione del posto. Mozzafiato sono i paesaggi naturali della zona, come il Masingini Forest, il Santuario delle Tartarughe e il meraviglioso atollo di Nakupenda Beach. Mar Rosso, Egitto Dopo alcuni anni di crisi turistica il Mar Rosso è tornato tra le destinazioni più richieste, specialmente per le ferie natalizie e il ponte di Capodanno. Questa magnifica località in Egitto è un vero e proprio paradiso terrestre, un’oasi di benessere localizzata in mezzo a deserto. Tra le mete più popolari c’è la tradizionale Sharm-el-Sheikh, oltre alle rinomate Marsa Alam e Hurgada, tuttavia sono sempre più ricercate le meno affollate ma altrettanto affascinanti Marsa Matruh, El Quseir e Berenice, ideali per chi desidera acque cristalline, servizi esclusivi e tranquillità. Maldive, Oceano Indiano Se non sai dove andare a Capodanno 2020 le Maldive sono una scelta sempre valida, un luogo dove trascorrere qualche giorno di puro relax in spiaggia. Ovviamente non si tratta di una destinazione economica, allo stesso tempo è comunque possibile delle promozioni interessanti per questo periodo dell’anno. Tra le zone migliori c’è quella di North Malé, dove sono localizzati alcuni dei resort più lussuosi delle Maldive, mentre per il divertimento e gli sport acquatici è meglio optare per South Malé, un’area decisamente più giovane e dinamica. Punta Cana, Messico Una delle migliori mete un Capodanno 2020 al caldo è senza dubbio Punta Cana, un luogo pensato appositamente per chi desidera rilassarsi in spiaggia, dimenticando per qualche giorno lo stress della vita di tutti i giorni. Oltre alle decine di resort per tutti i gusti e le tasche, qui si possono trovare spiagge stupende come Bavaro Beach, Juanillo, Macao e Los Corales, in cui godere dell’atmosfera tipica dei Caraibi, con acque limpide e un mare sempre piuttosto calmo e trasparente. Da non perdere una visita all’isola di Saona, in venne girato il film Laguna Blu, all’Haitises National Park e un’escursione per ammirare la cascata di El Limon, alta circa 50 metri. Mauritius, Africa Localizzata a largo del Madagascar, nei pressi dell’Isola di Riunione, le Mauritius sono sicuramente una località adatta per scappare dalle rigide temperature invernali italiane. La capitale dell’isola è Port Louis, una ex-cittadina coloniale fondata nel XVIII secolo, oggi in grado di offrire musei, monumenti e un’architettura piuttosto interessante. Qui si possono fare diversi sport acquatici, grazie alla bellezza dei fondali e alla presenza di pesci tropicali, che abitano le barriere coralline al largo della costa. Frequentata da famiglie, coppie e surfisti, Mauritius è un luogo incantevole e molto tranquillo, perfetto per una vacanza di puro relax. Barbados, Caraibi Oltre al fascino legato al nome, i Caraibi rappresentano un’ottima meta turistica per fuggire dal freddo europeo del periodo di Capodanno. Per trascorrere gli ultimi giorni del 2019 quale meta migliore delle Barbados, con un paesaggio caratterizzato da spiagge di sabbia bianca, acqua turchese e servizi esclusivi per i viaggatori. L’isola è situata nell’arcipelago delle Piccole Antille, rimanendo una delle località della zona più ricercate e affascinanti, con un mare unico in grado di incantare per la sua bellezza. Tra le spiagge migliori ci sono Sandy Beach, Enterprise Beach, Accra e Paynes Bay, quest’ultima particolarmente adatta a chi vuole praticare lo snorkeling. Miami, Stati Uniti Con temperature comprese tra 19 e 25 gradi, per spostarsi in un luogo più caldo dove festeggiare il Capodanno 2020 è possibile volare a Miami, in Florida. Anche in inverno il clima è gradevole e non è raro riuscire persino a farsi il bagno al mare, con pochissimi giorni di pioggia e un tempo abbastanza secco e asciutto. Qui si possono visitare alcuni posti simbolo di Miami, come la Baia di Biscayne, South Beach, Ocean Drive con il suo Art Decò District, la zona di Downtown Miami e quella di Lincoln Road dove fare shopping, oppure il quartiere stravagante di Coconut Grove, per un viaggio all’insegna delle spiaggie e del divertimento. Sydney, Australia L’ultima meta proposta è Sydney, la capitale dell’Australia, dove tra dicembre e gennaio il clima è caldo ma non eccessivo, con temperature massime fino a 26/27 gradi in media. Qui il Capodanno non solo è al caldo, ma si tratta di una delle feste più emozionanti e sensazionali del mondo, con spettacoli di fuochi d’artificio incredibili ai quali assistono oltre 500 mila persone, sistemate nella zona del Sydney Harbour. In alternativa si può fare una crociera salpando dal porto di Goat Island, per assistere all’evento pirotecnico dalla barca, oppure partecipare a una delle tante feste per la notte di San Silvestro, organizzate i locali, hotel e bar aperti fino a tarda notte. https://ift.tt/324Uhgm 14 idee per trascorrere Capodanno 2020 al caldo La maggior parte delle persone preferisce festeggiare l’ultimo dell’anno in maniera classica, con il cenone, il concerto in piazza oppure il classico party in discoteca. Tuttavia si tratta anche di un’occasione unica per godersi qualche giorno di relax al caldo, prendendo un aereo per raggiungere una meta turistica esotica e regalarsi un anticipo d’estate. Ecco dove andare per un Capodanno 2020 al caldo, una lista di mete imperdibili per fuggire dalle rigide temperature invernali europee. Salvador de Bahia, Brasile Una delle destinazioni perfette per trascorrere il Capodanno lontano dal freddo è Salvador de Bahia, rinomata località turistica costiera situata nel nord-est del Brasile. In questo periodo dell’anno ci si trova infatti in piena estate, un clima ideale per godersi le meravigliose spiagge del posto e visitare i dintorni di Salvador, dove trovare luoghi incantevoli come Porto de Galinhas e l’isola di Morro de São Paulo. Inoltre qui viene organizzata una delle migliori feste di Capodanno del paese, con grandi artisti nazionali come Ivete Sangalo e Luan Santana, che si esibiscono in piazza animando la notte brasiliana. Capo Verde, Africa Tra i migliori viaggi di Capodanno 2020 c’è Capo Verde, un luogo unico estremamente suggestivo, indicato per chi vuole rilassarsi e per gli amanti dei paesaggi naturali. Si tratta di un arcipelago situato al largo della costa occidentale dell’Africa, di fronte al Senegal, in cui il clima tipicamente tropicale regala un’atmosfera calda e secca durante tutto l’anno. Facilmente raggiungibile in aereo, facendo scalo a Dakar o a Lisbona, Capo Verde permette di scegliere tra isole paradisiache come Santiago, Boa Vista, Sal e São Vincente, soltanto per citare quelle più turistiche, dove incontrare spiagge di sabbia bianca e una natura incontaminata. Sri Lanka, Oceano Indiano Una meta al caldo dove andare a Capodanno 2020 è lo Sri Lanka, un’isola a sud dell’India nell’Oceano Indiano. Questo luogo meraviglioso è un paese tutto da scoprire, una destinazione che regala sempre emozioni forti a chi la visita, sorprendendo per la bellezza del paesaggi naturali del posto. Per evitare i monsoni è consigliabile recarsi nella zona sud-ovest dell’isola, dove questi fenomeni si concentrano nel periodo da aprile a settembre. Da vedere assolutamente in Sri Lanka le bellissime cittadine di Polonnaruwa, Kandy e Anuradhapura, i templi di Dambulla e le splendide spiagge di Tangalla, Mirissa e Unawatuna. Cuba, Centroamerica Un’ottima località dove trascorrere il Capodanno 2020 al caldo è Cuba, questa isola unica nel suo genere, con il suo stile inconfondibile e la cultura famosa in tutto il mondo. Durante le feste natalizie si può trovare un clima secco, senza grossi sbalzi di temperatura tra il giorno e la notte, ma soprattutto con precipitazioni sporadiche e di bassa intensità. Basta dare un’occhiata online per trovare tantissime offerte per il Capodanno a Cuba, con pacchetti tutto compreso volo più soggiorno. Da non perdere un tour nella zona vecchia di L’Avana, una visita alla zona coloniale di Trinidad e un giro delle stupende isole dell’arcipelago cubano. Kenya, Africa Chi preferisce le alte temperature può trascorrere l’ultimo dell’anno in Kenya, salutando il 2019 in Africa. Questo paese incredibile è famoso soprattutto per la bellezza della natura, grazie ai suoi numerosi parchi pubblici e privati, dove vivono animali della savana come leoni, elefanti e leopardi. Oltre a partecipare a un safari in Kenya, un’esperienza indimenticabile da provare almeno una volta nella vita, è possibile visitare la cosmopolita città di Nairobi, la capitale del paese, la località turistica balneare di Diani Beach e ammirare le cascate di Sheldrick. Dubai, Medio Oriente Tra le destinazioni per un Capodanno 2020 al caldo c’è anche Dubai, una meta sempre più in voga grazie ai servizi proposti da questa città. Qui si possono trovare attività per tutti i gusti, dalle feste più esclusive e lussuose negli hotel 5 stelle di Dubai, alle attrazioni più economiche e originali come lo Ski Dubai, una pista da sci al coperto in mezzo al deserto. Per chi vuole soltanto rilassarsi in spiaggia ci sono quelle private dei resort di lusso, le piscine degli hotel con vista panoramica, oppure spiagge rinomate come quella di Jumeirah Beach. Zanzibar, Tanzania Tra le mete esotiche più emozionanti è possibile optare per Zanzibar, una magnifica città della Tanzania situata sull’isola di Unguja, perfetta per passare un Capodanno 2020 all’insegna della natura e del relax in spiaggia. Le attività da fare sono veramente molte, dallo snorkeling per scoprire i meravigliosi fondali marini della costa, agli sport acquatici più emozionanti, dalle feste con musica e ritmi locali fino alle visite del centro storico di Zanzibar, per conoscere la cultura e le tradizione del posto. Mozzafiato sono i paesaggi naturali della zona, come il Masingini Forest, il Santuario delle Tartarughe e il meraviglioso atollo di Nakupenda Beach. Mar Rosso, Egitto Dopo alcuni anni di crisi turistica il Mar Rosso è tornato tra le destinazioni più richieste, specialmente per le ferie natalizie e il ponte di Capodanno. Questa magnifica località in Egitto è un vero e proprio paradiso terrestre, un’oasi di benessere localizzata in mezzo a deserto. Tra le mete più popolari c’è la tradizionale Sharm-el-Sheikh, oltre alle rinomate Marsa Alam e Hurgada, tuttavia sono sempre più ricercate le meno affollate ma altrettanto affascinanti Marsa Matruh, El Quseir e Berenice, ideali per chi desidera acque cristalline, servizi esclusivi e tranquillità. Maldive, Oceano Indiano Se non sai dove andare a Capodanno 2020 le Maldive sono una scelta sempre valida, un luogo dove trascorrere qualche giorno di puro relax in spiaggia. Ovviamente non si tratta di una destinazione economica, allo stesso tempo è comunque possibile delle promozioni interessanti per questo periodo dell’anno. Tra le zone migliori c’è quella di North Malé, dove sono localizzati alcuni dei resort più lussuosi delle Maldive, mentre per il divertimento e gli sport acquatici è meglio optare per South Malé, un’area decisamente più giovane e dinamica. Punta Cana, Messico Una delle migliori mete un Capodanno 2020 al caldo è senza dubbio Punta Cana, un luogo pensato appositamente per chi desidera rilassarsi in spiaggia, dimenticando per qualche giorno lo stress della vita di tutti i giorni. Oltre alle decine di resort per tutti i gusti e le tasche, qui si possono trovare spiagge stupende come Bavaro Beach, Juanillo, Macao e Los Corales, in cui godere dell’atmosfera tipica dei Caraibi, con acque limpide e un mare sempre piuttosto calmo e trasparente. Da non perdere una visita all’isola di Saona, in venne girato il film Laguna Blu, all’Haitises National Park e un’escursione per ammirare la cascata di El Limon, alta circa 50 metri. Mauritius, Africa Localizzata a largo del Madagascar, nei pressi dell’Isola di Riunione, le Mauritius sono sicuramente una località adatta per scappare dalle rigide temperature invernali italiane. La capitale dell’isola è Port Louis, una ex-cittadina coloniale fondata nel XVIII secolo, oggi in grado di offrire musei, monumenti e un’architettura piuttosto interessante. Qui si possono fare diversi sport acquatici, grazie alla bellezza dei fondali e alla presenza di pesci tropicali, che abitano le barriere coralline al largo della costa. Frequentata da famiglie, coppie e surfisti, Mauritius è un luogo incantevole e molto tranquillo, perfetto per una vacanza di puro relax. Barbados, Caraibi Oltre al fascino legato al nome, i Caraibi rappresentano un’ottima meta turistica per fuggire dal freddo europeo del periodo di Capodanno. Per trascorrere gli ultimi giorni del 2019 quale meta migliore delle Barbados, con un paesaggio caratterizzato da spiagge di sabbia bianca, acqua turchese e servizi esclusivi per i viaggatori. L’isola è situata nell’arcipelago delle Piccole Antille, rimanendo una delle località della zona più ricercate e affascinanti, con un mare unico in grado di incantare per la sua bellezza. Tra le spiagge migliori ci sono Sandy Beach, Enterprise Beach, Accra e Paynes Bay, quest’ultima particolarmente adatta a chi vuole praticare lo snorkeling. Miami, Stati Uniti Con temperature comprese tra 19 e 25 gradi, per spostarsi in un luogo più caldo dove festeggiare il Capodanno 2020 è possibile volare a Miami, in Florida. Anche in inverno il clima è gradevole e non è raro riuscire persino a farsi il bagno al mare, con pochissimi giorni di pioggia e un tempo abbastanza secco e asciutto. Qui si possono visitare alcuni posti simbolo di Miami, come la Baia di Biscayne, South Beach, Ocean Drive con il suo Art Decò District, la zona di Downtown Miami e quella di Lincoln Road dove fare shopping, oppure il quartiere stravagante di Coconut Grove, per un viaggio all’insegna delle spiaggie e del divertimento. Sydney, Australia L’ultima meta proposta è Sydney, la capitale dell’Australia, dove tra dicembre e gennaio il clima è caldo ma non eccessivo, con temperature massime fino a 26/27 gradi in media. Qui il Capodanno non solo è al caldo, ma si tratta di una delle feste più emozionanti e sensazionali del mondo, con spettacoli di fuochi d’artificio incredibili ai quali assistono oltre 500 mila persone, sistemate nella zona del Sydney Harbour. In alternativa si può fare una crociera salpando dal porto di Goat Island, per assistere all’evento pirotecnico dalla barca, oppure partecipare a una delle tante feste per la notte di San Silvestro, organizzate i locali, hotel e bar aperti fino a tarda notte. Sono molte le idee per trascorrere Capodanno 2020 al caldo: le spiagge di Salvador de Bahia, Zanzibar, Mauritius, ma anche le città di Miami e Sydney.
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lillyslifestyle · 7 years ago
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Alla scoperta dell'Alentejo, la mia guida online
Alla scoperta dell’Alentejo, la mia guida online
Sulla stessa scia della guida online dedicata al centro del Portogallo, oggi voglio condividere con voi i miei consigli per andare alla scoperta dell’Alentejo. Questa guida online, in continuo aggiornamento, vi farà scoprire questa regione ancora poco conosciuta ed ancora autentica. Siete pronti a partire con me? ENGLISH – PORTUGUÊS – FRANÇAIS – ESPAÑOL – DEUTSCH Per chi ha già letto l’altra…
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lillyslifestyle · 7 years ago
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Un viaggio per il Centro del Portogallo, i miei consigli
Un viaggio per il Centro del Portogallo, i miei consigli
In questi giorni, facendo ordine tra gli articoli del blog, ho notato che per chi si accinge a programmare un viaggio in Portogallo può perdersi tra le varie informazioni del mio blog. Ho deciso quindi di riassumere, in questo articolo, le varie tappe percorse alla scoperta del Centro del Portogallo. Una guida online, in continuo aggiornamento, che potrà esservi utile per scoprire questa parte…
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