#lignee
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neapolis-neapolis · 2 years ago
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Fra Giovanni da Verona, Tarsie lignee (1505-10), Sagrestia Vecchia, Chiesa di Sant'Anna dei Lombardi, Napoli.
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storiearcheostorie · 1 year ago
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ARCHEOSCOPERTE / Quattro denti di Homo sapiens, semi di vite selvatica, oggetti e ornamenti: i laghi di Revine e Tarzo restituiscono nuove tracce dell'antico sito palafitticolo e dei suoi abitanti
#ARCHEOLOGIA #SCOPERTE / Quattro denti di Homo sapiens, semi di vite selvatica, oggetti e ornamenti: i laghi di Revine e Tarzo restituiscono nuove tracce dell'antico sito palafitticolo e dei suoi abitanti
Nuove importanti scoperte nel sito palafitticolo dei laghi di San Giorgio e Santa Maria, due bacini di origine glaciale ai piedi delle Prealpi Venete. L’ultima serie di scavi, iniziata nel 2019 – la quarta campagna è attualmente ancora in corso – ha riportato alla luce resti di strutture lignee che indicano la presenza di un abitato palafitticolo, un gran numero di reperti e ornamenti, semi…
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morelin · 2 years ago
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Chiese di Castelvetrano
A Castelvetrano (Trapani) ci sono diverse chiese. Ho avuto modo di visitarne 3 che ritengo essere davvero delle chicche imperdibili. La prima è la chiesa di San Domenico, considerata la “Cappella Sistina della Sicilia” quindi dovete assolutamente vederla! E’ una delle più alte espressioni del manierismo siciliano, decorata con marmi e stucchi. La vostra attenzione sarà attratta in particolare dal grandioso Albero di Jesse e dalla cappella del coro.
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La seconda è la Chiesa Madre che nonostante sia meno decorata rispetto alla chiesa di San Domenico, presenta due ricchi archi trionfali composti da frutta, fiori e putti.
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Infine la chiesa della SS. Trinità di Delia, incastonata in un giardino ricco di cicas, dracene, alberi secolari e palme. 
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E’ costruita secondo i canoni dell’architettura normanna-bizantina quindi dimenticate stucchi e ricche decorazioni ma meravigliatevi davanti alla bellezza di arcate, nicchie e finestrelle.
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Particolari le diverse porte d’entrata previste dal rito greco: dalle porte laterali accedevano gli uomini, che prendevano poi posto nelle corrispondenti navate laterali, mentre la porta centrale veniva destinata alle donne, che si posizionavano in una zona riservata delimitata da transenne lignee.
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thevampireoflace · 2 years ago
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Servent of Evil: Middle English
You art þe kingdom's princesse, and Ic am thy loyal servitǒur
Fate devyded us twynnes, to ende in tragedie curs'd
Iwil protecte thy lif, the consequence nay matt'r 
Soe þat thou, canst keep smyleng, min deore twin suster
Hẹ̄ dideth agessedeth on þe dei wẹ̄ beoð wereth borne
Thad we’ede beoð bẹ̄st lukkīly blessed, the chirche belles aboʒe chymed 
But w'reth angrom'd the masses, nexte hǒu’d bẹ̄ in lignee?
So to stoppeþ thī̆r cries loude, wẹ̄ hadst to cwiddedenn fare wel
Al-if turne 'gainst 1 dai þe world al hol
And pointeth thī̆r sword, declaring that thou art Þaire fō
It wilte bẹ̄ alright, alweis, iwill bẹ̄ on thy syde 
And protecte thy smyle so thou can shyne
You art þe kingdom's princesse, and Ic am thy loyal servitǒur
Fate devyded us twynnes, to ende in tragedie curs'd
Iwil protecte thy lif, the consequence nay matt'r 
Soe þat thou, canst keep smyleng, min deore twin suster
 1 (ō̆n) dai, I wai-fared to thē̆r-neigh cǒntrẹ̄ to assiste
Into toun, walkinge, was a maydyn hou hadeth hēr grẹ̄ne,
Her voice was calmeth and sedill as sche singeþ  'mongeth þe rabel
Sum thing hed thurghe-fychede my herte, mākinglī hit ǒuteloude-bete instead
 
But sum thing like thad hit awurðe, is dotage at best
You begifte thy dihte, wen you ileaðetde, I com
Ney I could see it through, so an outher in stē̆de did 
Can thou me telle wherefore min teres falling ʒetten? 
You art þe kingdom's princesse, and Ic am thy loyal servitǒur
Devyded us twynnes fate, dryvyn mad bi roles wit pley
“Min Princesse, I serve you, brioche, for todai’s tea.”
And as thogh every thyng’s fyn, you had smyled ioifuli  
It seems, oure kingdom’s realte, shall sone meit it’s end
Masses umbewalteth þe palais, ʒullinge that thou must repente / thou might not but repente 
Al-if þis is punisshement for all þe hirtest thou causede
Ney Þis will ende in veyne, it’s thy lif Iwill saue
“Hey, let’s switch oure atyrynge, and for a dai change places
 While escapest away you, I’ll watch over þe palais  
It’ll be alright, ic’m thy twynne broiþer, see?
Ney hẹ̄ couldeth telleth þe difference, so gost a now and outstere!”
 Ney now thou but a stokede, and ic am þe princesse
æuez to you staiing, Iwill do so ēternā̆llī!
If it be treue thou artst a demon, drippe blọ̄d sqwage from thy hondes 
Then min as well þey cover, so Iwill die in thy steade
Whilum whilum in a kingdom by þe sē
Thou werest coronate and I became a servitǒur, agyd four-tẹ̄ne
So It seems this is an-ẹ̄̆nde,BuÞ tōdai fare wel I won'Þ saī
Bihofþe mīn preshous sibling, hǒu Ic hopæ madæ okaī
Al-if turne 'gainst 1 dai þe world al hol
(Thou walkede bihofþe thy demisæ with thy heaede magnamine helede high)
And pointeth thī̆r sword, declaring that thou art Þaire fō
(thæ bellſ ranȜ in th' distancæ buÞ thee instead smilede)
It wilte bẹ̄ alright, alweis, iwill bẹ̄ on thy syde 
(from þe rabel, Ic coulede dī nōn-ọ̄ther moræ buÞ weep)
And protecte thy smyle so thou can shyne
(you saiede mīn scrī̆t linæ as þe bladæ indọ̄n thee righÞ to sleep)
Thou werest þe kingdom's princesse, and I was thy servitǒur
Fate devyded us twynnes, to ende in tragedie cursed
Iwil protecte thy lif, was þe promisæ sin I'ede kepÞ
So I hopæ ọ̄̆ther-qu��r (ō̆n) dai, thou'll smyle agyn
a'd if somehow wẹ̄-self reborn, rippede neī our lyves in half
I hopæ pleie wẹ̄-self can ēne mare, a'd in þe 'sǒnne-shīn liyhe
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claudiotrezzani · 2 months ago
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Rainer Maria Rilke al cos...petto (appunto...) del torso di Mileto, al Louvre:
"Non conoscemmo il suo capo inaudito, e le iridi che vi maturavano. Ma il torso tuttavia arde come un candelabro dove il suo sguardo, solo indietro volto, resta e splende".
E del resto, Luigi Auriemma:
"Il ritratto è concentrato su sé stesso, è confinato nei suoi stessi limiti, attira l'attenzione sul proprio volto. Il corpo acefalo, invece, è nello spazio, è esso stesso luogo di quello spazio che è il mondo. I suoi limiti partecipano di un continuo spazio osmotico con il mondo".
Ma un ritratto può essere acefalo per esclusione o celazione.
Ilya Zubov sceglie l'esclusione.
Così, la mani parlano differente linguaggio.
Perché non complementano l'assente viso, recando eppiuttosto una autosufficienza grafica.
Una autosufficienza grafica che assurge a bidimensionale astrazione.
Mani come potenti segni correlati ad altri segni, in una deliziosa eleganza di tratto e timbrica.
Arek Akki sceglie la celazione.
Il viso c'è ancora, ma deprivato di calamitanti tratti somatici.
E il corpo dialoga con altri oggetti, in una atmosfera di gustosa raffinatezza.
Che è tale anche nel pensiero, per come il paralume esprime una scelta scaturigine dell'umanità senziente istessa.
Così, sebbene la siluetta del tavolo tenda fondersi con quella delle gambe non lignee, non siamo a vera reificazione.
Ecco allora Ilya ed Arek farsi ispirati cantori di  endogenità esogena, se mi concedete l'arduo ossimoro:
pose ed ambientazioni esprimono altro, ma è un altro che nasce all'interno.
Un altro che nasce dalla persona, non una persona che si fa cosa.
Ergo, non reificazione, bens�� dilatazione del sembiante verso impreveduti lidi.
Che sono quelli, eterei ma pregnanti, della Poesia.
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Claudio Trezzani
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bugattieb111 · 4 months ago
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Klaus Kombat
vous armee franco deutschland vous vous batterez a main nue contre l' armee rouge
A l' issue de ces combats vous competerez le nombre de victorieux et continuerez entre personnes gagnante ... il n' en restera plus qu' un ( film de guerre ) !!!
Apres les rouges la lignee rouge ou les verts la lignee verte affrontera au fusil comme tireur d' elite shpetnaz ???
Ok 3km de distance placer ou ?? Dans les anciennes habitations demolies ok ? Contentez vous de regler les comptes avec les russes ok ?
Nombre de combattants (1)
Nombre de tireur d' elite (2)
Equivoque ??
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lamilanomagazine · 4 months ago
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Oristano, tornano in chiesa le statue restaurate dei “Quattro santi martiri incoronati”
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Oristano, tornano in chiesa le statue restaurate dei “Quattro santi martiri incoronati” Sabato 6 luglio, alle 19, nella Chiesa di Santa Lucia in via Parpaglia, il Gremio dei Muratori di Oristano presenta il restauro delle statue lignee dei “Quattro santi martiri incoronati” risalenti presumibilmente al 1700.... Leggi articolo completo su La Milano Read the full article
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christophe76460 · 5 months ago
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Dieu bénit individuellement, mais également la lignee familliale. C'est une bénédiction pour avoir des parents (grands) qui aiment Dieu.
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personal-reporter · 11 months ago
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Le grandi auto: Fiat Topolino
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L’auto che raccontò parte della storia dell’Italia tra le  due guerre… Nel 1934 l’ingegnere Lessia, direttore tecnico della Fiat, affidò al gruppo del ventinovenne ingegnere Giacosa, della sezione Motori Avio, il compito di progettare il telaio per una vettura piccola, che poteva essere venduta a 5.000 lire, secondo le direttive ricevute dal management. Il gruppo di Giacosa non aveva mai progettato un’automobile, ma ebbe subito l’idea di un telaio minimale e una scocca che collaborava alla rigidità dell’insieme. Un ulteriore elemento di innovazione, promosso da Fessia, fu la compatibilità del progetto con la trazione anteriore: con lo spazio completamente libero tra i fuselli delle ruote e la presa di moto sul cambio, la sospensione anteriore a balestra trasversale così la nuova automobile, con ritocchi significativi, aveva dei semiassi oscillanti a portare il moto alle ruote anteriori. A partire dal dicembre 1934 il progetto ebbe la denominazione e il nome commerciale di Fiat 500, poi presentata ufficialmente sul mercato il  15 giugno 1936 . Con il successo della iniziale versione berlina si affiancò ben presto quello della versione trasformabile, che dava  maggior comfort nella stagione estiva e la possibilità di guadagnare, a tetto aperto, ben due posti posteriori. La Topolino era una auto con una attenzione non comune alla carrozzeria e al prezzo di un’automobile di base. Già nel 1938 la 500 ebbe un ridisegno di tipo retrogrado, con il telaio  convenzionale prolungato per l’applicazione di balestre semi-ellittiche. La produzione si assestò oltre le 20.000 unità annualmente prodotte, ma l’inizio del conflitto impattò pesantemente sui dati di produzione fino a ridurre a solo 177 il numero dei prodotti nel corso del 1944. Dopo la pausa produttiva del ‘44-’45 il successo riprese on oltre 12.000 unità prodotte nel 1947. Nel 1948 fu presentato al Salone di Ginevra il modello Fiat 500 B , dove il telaio venne sensibilmente rinnovato con nuovi ammortizzatori, nuove balestre e pneumatici di maggior sezione. Il successo  venne confermato con otre 21.000 unità prodotte nel periodo 1948 – 1949, cui seguì la 500 C. on l’alloggiamento interno della ruota di scorta in un apposito vano, accessibile dall’esterno, dotato di sportello e serratura, i fanali incassati nei parafanghi e il cofano in unico pezzo con apertura comandata dall’interno. Accanto alla Berlina si affiancò subito la versione Giardiniera con pannelli e portiere lignee, così come era stato per il modello B. Nel 1951 la Giardiniera venne aggiornata con un modello, denominato Belvedere,  che sostituì alla scocca mista una interamente metallica che riprese, con un motivo a pannelli di diverso colore, il look della giardiniera senza ereditarne gli inconvenienti strutturali e di manutenzione. La versione Belvedere ebbe un successo straordinario, con la sua capacità di trasportare 4 persone più bagaglio e la sua versatilità che la fecero diventare un veicolo commerciale con un buon volume di carico. Questa duplice personalità segnò il paesaggio, urbano ed extraurbano, dell’Italia della ricostruzione ben oltre la cessazione della produzione della Fiat Topolino, avvenuta nel gennaio 1955, ma lasciando un segno indelebile nel cuore degli italiani. Read the full article
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silviascorcella · 11 months ago
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Caterina Moro, “Wood”: dal bosco al decoro, il legno è il nuovo passo sostenibile
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C’è una grazia che incanta in Caterina Moro: è il riverbero della sua determinazione, così gentile eppur così grintosa, ad invitarci a proseguire con lei sul percorso saldo che da appena due intensi anni traccia con le intenzioni di giovane donna che progetta la bellezza attraverso la moda. E a cui dà forma con le creazioni di giovane stilista consapevole che la bellezza ha a che fare innanzitutto con la naturalezza. Del corpo e dell’animo, ma anche e molto con quella che abitiamo: sì la natura, che da sempre ci solleva dagli affanni e ci rasserena le emozioni con la meraviglia dei suoi elementi, e che oggi più che mai ci richiede indietro il rispetto attraverso la sostenibilità.
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Ecco, Caterina Moro risponde all’appello della natura con pienezza: con l’allegrezza di continuare a portare con sé il valore prezioso dell’accoglienza suggestiva e salvifica che la frequentazione della natura le riserva da sempre, ma anche con la saggezza di portare avanti il suo percorso creativo nell’eco-sostenibilità. Un passo concreto alla volta, una collezione innovativa alla volta: diretta alla totalità dell’impresa. 
Ecco che così si rinnova anche l’intenzione racchiusa nell’etichetta che definisce l’indole della moda di Caterina Moro: quel “daily luxury” che significa la nobilitazione dell’abbigliarsi quotidiano, perché l’eleganza e la naturalezza devono essere gesti da compiersi e abiti da godersi appieno in ogni occasione della nostra vita.
La nuova collezione a/i 2020-21, che è dunque il nuovo passo di Caterina Moro nella sostenibilità, s’intitola “Wood”: ovvero legno, proprio inteso come la materia prima e la scoperta della sua lavorazione rispettosa dell’ambiente che ha dato il via all’ispirazione per ogni creazione, e allo stesso tempo inteso come la suggestione carezzevole dell’impressione di una passeggiata nel bosco in autunno, tra il fruscio croccante del foliage e l’aria scaldata dalle luci morbide.
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Grazie alla collaborazione con l’azienda italiana Blue Italy, Caterina ha scoperto il legno che da frammenti scartati dall’industria automobilistica diventa quasi un tessuto, e laserato diventa un decoro: legni riciclati certificati per lavorazioni dedicate e delicate, questa è la sostanza di cui son fatte le frange che danzano dagli orli, i top e la gonna corta da cui son volate via le foglie, e i ricami che le posano, le foglie lignee, su tessuti impalpabili come l’organza. 
A proposito di tessuti, anch’essi son sostenibili: grazie alla collaborazione con la piattaforma Wastemark, quelli che diventano bellissimi abiti in origine sono scarti di magazzino di grandi aziende, rielaborati, e stampati con tinture completamente biologiche.
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E, a proposito, di stampe: ogni dettaglio che la natura disegna Caterina lo ritrae nelle creazioni e ne fa texture, motivi, decori: come le immagini che ricordano i profili delle fonde guardate a naso in su e gli occhi pieni di luce, sono immagini che appartengono a Caterina, e che l’azienda di Como le ha tradotto sulla seta. O come le venature che percorrono il completo blusa e pantalone, il trench raffinato e le ariose gonne plissé, e che rievocano le storie scritte sulle cortecce degli alberi: anche questa, come quelle che si stanno qui narrando, è frutto di un’altra sinergia eccellente italiana, con l’azienda Omniapiega, che consente a Caterina di continuare a plasmare immaginari con la sua amata plissettatura, lavorazione che che respiro vitale e leggerezza al tessuto spalmato e con effetto pelle.
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Tutto quindi nasce ed è fatto in Italia, e tutto nella collezione “Wood” narra la bellezza confortevole della natura autunnale: anche la maglieria in mohair, altro punto d’orgoglio che con uno speciale punto goffrato ricrea l’effetto tridimensionale, soffice come una nuvola da infilare.
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E ancora, c’è il velluto floccato color lime che con i riccioli somiglia all’astrakan, c’è anche la sinergia altrettanto giovane e creativa con Virginia Severini, designer di borse in legno e compagna di partecipazioni ad AltaRoma, che per effetto delle affinità elettive ora è autrice delle borse in legno, personalizzate per Caterina a partire da alcuni suoi modelli iconici, presenti in collezione.Ci sono i colori morbidi, luminosi e caldi come il senape e le varietà di marrone fino al cioccolato, ma ci sono anche i neutri delicatissimi fino al candore del bianco.
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C’è persino il cielo che si specchia nei suoi occhi e va a colorare i tessuti: è l’amato pervinca, sfumatura iconica del marchio, della memoria interiore della sua fondatrice, dell’armonia di stile dall’eleganza lieve e generosa che collezione dopo collezione compone la sinfonia della femminilità firmata da Caterina Moro. 
Silvia Scorcella
{ pubblicato su Webelieveinstyle }
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notiziariofinanziario · 1 year ago
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A Cascina Merlata apre Merlata Bloom
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Mercoledì 15 novembre 2023 apre ufficialmente al pubblico Merlata Bloom, un centro commerciale che offrirà una vasta gamma di negozi, intrattenimento, cinema e servizi. Posizionato al centro del nuovo quadrante nord ovest della città di Milano, Merlata Bloom Milano è, infatti, “cerniera” tra MIND - Milan Innovation District e Cascina Merlata, con il nuovo progetto residenziale Uptown, Corso Sempione, viale Certosa e il quartiere del gallaratese. Lavoro a 2mila persone Con un indotto occupazionale di circa 2.000 tra collaboratori diretti e indiretti, il "lifestyle center" si estende su 70.000 mq di superficie (gla) tra negozi ed esperienze di shopping e intrattenimento, con oltre 5.000 mq di aree verdi interne ed esterne che renderanno "Merlata Bloom Milano un nuovo e inedito luogo di vita dedicato alla socialità e alla vita all’aria aperta, grazie anche a un meraviglioso parco di 30 ettari e due piazze pubbliche", si legge in una nota della direzione. I numeri del progetto: "Duecentodieci insegne, con 43 unità food & beverage, e un’offerta commerciale premium, con soluzioni commerciali territoriali e allo stesso tempo internazionali, molte delle quali in arrivo per la prima volta in Italia o all’interno di un mall. Un variegato tenant mix di successo: il primo Esselunga all’interno di una galleria commerciale, Decathlon con il suo nuovo headquarter e un negozio da oltre 6.800 mq su due piani, il cinema multisala Notorious di ultima generazione, fashion e servizi". Un parco da 30 ettari "A questo si aggiungono 10.000 mq di spazi dedicati a leisure, cultura e intrattenimento - prosegue la nota -, con alcuni format ideati appositamente per Merlata Bloom Milano. Anche la loro collocazione, nel mall, non è casuale: ristorazione, intrattenimento, cultura, si trovano nel cuore della struttura, ovvero al centro del grande ponte, per molti un vero “winter garden”: uno spazio unico caratterizzato da aree verdi interne e ampie finestrature affacciate verso il parco e il nuovo skyline di Milano verso cui è orientato il centro. Qui sarà possibile vivere nuove esperienze di socialità dalla mattina a dopo il tramonto, accolti sotto l’infilata di magnifiche arcate lignee, mentre i luoghi indoor e outdoor, con le loro eleganti terrazze, saranno animati da eventi e iniziative aperti a tutti".  L’architettura, firmata dallo studio internazionale CallisonRTKL, si contraddistingue per i rimandi tra gli ambienti privati aperti e le parti esterne pubbliche, e per il dominio della luce naturale in spazi costruiti con materiali sostenibili, che denotano attenzione all’efficientamento energetico. Un progetto architettonico di grande pregio estetico, integrato in un parco di 30 ettari, due piazze pubbliche posizionate al centro dell’architettura e un percorso ciclopedonale, che collega questo nuovo distretto urbano con Parco Sempione e il centro di Milano, e rendono Merlata Bloom Milano sempre più “cerniera” di un grande sistema di interconnessione. Merlata Bloom Milano, come detto, verrà inaugurato con un imperdibile evento aperto alla cittadinanza nel pomeriggio del 15 novembre. Read the full article
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lavoripubblici · 1 year ago
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🏘 Diagnosi strutture in legno esistenti: le procedure da seguire
🧐 Come fare un’esplorazione e una valutazione non distruttiva?
⚙ Ecco alcune metodologie non invasive
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jakez19 · 1 year ago
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claudiotrezzani · 4 months ago
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Ci vuole il Cielo per fare respirare la Terra?
Sì, Ουρανος aiuta.
Epperò, il soffio vitale è osmoticamente composito.
Se il Cielo è corrusco per fecondo gravidume di nembi, anche Αιολος soffia.
Soffia, e scompiglia.
Scompiglia lo scompigliabile; risparmia icastiche forme.
Perché se muove arbusti con dolce ferocia, lascia svettare nodose lignee sculture.
E Απολλων, scavando, sbalza e disegna.
Basta, aggiungere parole sarebbe sminuire l'incanto.
Il visivo incanto di Gintaras Varnagys.
E' lui che sa - con sì vivida ariosità - far respirare la Terra.
All rights reserved
Claudio Trezzani
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poesias-things · 2 years ago
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In questo vespro tristezza e pianto,
proteggo le piaghe e bendo i graffi
dati a scalpello, su ogni ferita.
L’anima geme e sento che sono
nascosto nel grano, nel prato,
aspettano i tulipani.
Verrà reciso quel cordone, come
orbita che gira al centro di istinti,
una rivoluzione che accarezza
lignee attese.
Cuociono a fuoco lento i giorni
e una lancia perfora la corazza
e la carne geme per il dolore.
Giuseppe Buro
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lamilanomagazine · 9 months ago
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Palermo. Al via i lavori di somma urgenza nella chiesa di Santa Maria di Gesù, per un importo complessivo pari a 100 mila euro finanziato dall'assessorato regionale ai Beni culturali
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Palermo. Al via i lavori di somma urgenza nella chiesa di Santa Maria di Gesù, per un importo complessivo pari a 100 mila euro finanziato dall'assessorato regionale ai Beni culturali. Al via gli interventi di recupero, catalogazione, messa in sicurezza e conservazione in luogo idoneo di tutti gli elementi di pregio artistico ritrovati nella chiesa di Santa Maria di Gesù di Palermo. Il complesso monumentale era stato danneggiato dal disastroso incendio dello scorso 25 luglio. Grazie a un intervento di somma urgenza della Soprintendenza per i Beni culturali e ambientali di Palermo, per un importo complessivo pari a 100 mila euro finanziato dall'assessorato regionale ai Beni culturali, hanno preso il via questa mattina i lavori propedeutici a una futura operazione di recupero della chiesa. L'intervento sarà eseguito dalla ditta Pragma di Roma. Erano presenti l'assessore regionale ai Beni culturali, Francesco Paolo Scarpinato, la soprintendente per i Beni culturali e ambientali di Palermo, Selima Giuliano, e frate Vincenzo Bruccoleri, superiore del convento di Santa Maria di Gesù. «La chiesa di Santa Maria di Gesù  - ha detto l'assessore Scarpinato – non è solo un simbolo religioso, ma anche un autentico scrigno culturale che ha rappresentato la storia e l'identità della citta. Il suo recupero non solo restituirà un luogo di culto alla comunità, ma preserverà anche un patrimonio culturale che ha attraversato i secoli». La volta a incannucciato e le strutture lignee della copertura dell'aula, in parte dipinte, sono andate parzialmente bruciate e crollate, così come il prospetto principale che presenta diffuse fratturazioni e annerimenti. All'interno, il pavimento è ricoperto dal materiale della volta collassata, mentre le pareti sono compromesse da distacchi e annerimenti. Dopo questa prima attività, si procederà al ripristino e al restauro degli apparati decorativi dell'edificio quattrocentesco con un finanziamento di 2,8 milioni di euro del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. I lavori saranno curati dal Provveditorato delle opere pubbliche di Sicilia e Calabria.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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