#fra Giovanni da Verona
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neapolis-neapolis · 2 years ago
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Fra Giovanni da Verona, Tarsie lignee (1505-10), Sagrestia Vecchia, Chiesa di Sant'Anna dei Lombardi, Napoli.
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am--f · 6 months ago
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Intarsia by Fra Giovanni da Verona, c. 1520, Santa Maria, Organo, Verona
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opera-ghosts · 2 years ago
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Here a picture of Gaetano Pini-Corsi as Mime, Madrid 1901.
Gaetano Pini-Corsi (1860-1935) was a gifted singer of both leading and buffo roles. Born in the Croatian town of Zara, Pini-Corsi came from a family of singers. Included in the dynasty were his two uncles, baritone Giovanni Corsi (1822-1890) and tenor Achille Corsi (1840-1906), his cousin, soprano Emilia Corsi (1870-1928), his nephew, tenor Umberto Pini-Corsi (1879-1911) and, probably the best known member of the family, older brother Antonio Pini-Corsi (1858-1918), the celebrated buffo baritone, who sang character roles at the Met during the early 20th Century. Gaetano Pini-Corsi made his debut in Empoli as Ernesto in Don Pasquale in 1881. For the next two decades, the tenor sang mostly leading roles, such as the Duke in Rigoletto, Riccardo in Un Ballo in Maschera, Alfredo in La Traviata, Edgardo in Lucia di Lammermoor, Elvino in La Sonnambula, Tonio in La Figlia del Reggimento, Almaviva in Il Barbiere di Siviglia, Gennaro in Lucrezia Borgia, Pollione in Norma, Manrico in Il Trovatore, Fernando in La Favorita, Nemorino in L’Elisir d’Amore, Carlo in Linda di Chamounix, Corentin in Dinorah and the title roles in Ernani, Fra Diavolo and Faust. As he approached the age of 40, however, Pini-Corsi found that his flair for the comedic lent itself to buffo roles. As the 19th century came to a close, the tenor began to gravitate more and more toward character roles. For the next several years, Pini-Corsi divided his time between leading and comic roles, finally committing exclusively to the latter in 1908. He was very much in demand in both major and provincial companies throughout Europe and the Americas including the Politeama in Genoa, the Teatro Regio in Parma, Como’s Teatro Sociale, the Teatro Ristori in Verona, Bologna’s Teatro Comunale, the Teatro Costanzi in Rome, Palermo’s Teatro Massimo, the Teatro San Carlo in Naples, Milan’s La Scala, Turin’s Teatro Regio, La Fenice in Venice, Modena’s Teatro Municipale, the Teatro Reale in Madrid, the Teatro Coliseo in Lisbon, Barcelona’s Teatro Liceo, the Teatro Municipal in Caracas, the Teatro Colón in Buenos Aires, the Teatro Solís in Montevideo and Boston Opera. One of the high points in Pini-Corsi’s career was his creation of the role of the marriage broker, Goro, in the world premiere of Puccini’s Madama Butterfly at La Scala in 1904. It would become a part he sang frequently over the course of the next quarter century and remained one of the tenor’s favorite roles until the end of his career. Pini-Corsi’s massive repertoire of over 75 roles included Laertes in Hamlet, Dr. Cajus and Bardolfo in Falstaff, Don Basilio in Le Nozze di Figaro, The Dance Master in Manon Lescaut, Abate in Adriana Lecouvreur, Schmidt in Werther, the Servants in I Racconti d’Hoffmann, Cassio in Otello, Mime in both Siegfried and Das Rheingold, David in Die Meistersinger, both Joe and Nick in La Fanciulla del West, Wagner in Mefistofele, Incredibile in Andrea Chénier, First Jew in Salome, Trinca in La Cena delle Beffe, Despréaux in Madame Sans-Gêne, Laerte in Mignon, Spoletta in Tosca and Gherardo in Gianni Schicchi. It was as Goro that the 72-year-old tenor bade farewell to the stage at the Teatro Comunale in Ferrara in 1932. Gaetano Pini-Corsi passed away in Milan on December 16, 1935 at the age of 75. Gaetano Pini-Corsi made more than 40 recordings (including the very first complete recording of Pagliacci) for such labels as Fonografia Nazionale, Odeon Fonotipia, The Gramophone Company, Parlophone and Victor. These discs showcase a relatively lightweight instrument which the tenor used wisely and efficiently during his 50-year stage career. The stylistic similarities to his older brother Antonio are striking, most notably in the exaggerated, machine gun vibrato (also noticeable in some of Giovanni Martinelli’s recordings) that he sometimes uses for dramatic effect. It is not a classically beautiful voice, but an effective one, nonetheless.
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ginogirolimoni · 3 months ago
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Ucciso Moussa Diarra, malese di 26 anni, sul piazzale della stazione Porta Nuova di Verona; il ragazzo fin dalle 5 del mattino aveva dato segni di squilibrio e di alterazione psico-fisica spaccando il vetro di una biglietteria, di un negozio e minacciando con un coltello la polizia municipale.
Sono intervenuti gli agenti della Polfer, uno dei quali ha risposto alle minacce col coltello estraendo la sua arma d’ordinanza ed espodendo tre colpi: uno dei quali ha colpito a morte Moussa, mentre gli altri hanno infranto un vetro del piazzale.
Si esclude categoricamente ogni matrice terroristica ed è noto a tutti dalle testimonianze dei presenti e dai filmati delle videocamere che il giovane era in uno stato alterato di coscienza.
Mi chiedo, è possibile che due agenti addestrati non riescano a disarmare a mani nude un uomo armato di coltello? Che tipo di addestramento ricevono? Quali sono le consegne in caso di aggressione?
Anche ammesso che l’arma da fuoco fosse l’unica soluzione possibile, devi tener conto che sei in una zona altamente frequentata, i colpi ad altezza d’uomo avrebbero potuto colpire chiunque fra i presenti, per fortuna si sono infranti sul vetro.
Se proprio devi sparare, spara in aria, tenendo l’arma in verticale, per avvertimento, e solo se non si ferma (evento molto difficile che accada), sparagli addosso ma colpendolo in zone non vitali.
Quando dai potere a qualcuno e gli affidi un’arma ordinandogli di far rispettare la legge, accertati che non sia uno psicopatico o qualcuno con la sindrome dell’Ispettore Callaghan.
Un ultimo quesito: staremo parlando di un giovane ucciso a colpi di pistola se si fosse chiamato Giovanni e non Moussa e se avesse avuto la pelle bianca e non nera?
Salvini e i turbo razzisti? Moussa lavorava nei campi, sfruttato e mal pagato grazie a leggi votate dalla destra, dormiva dove poteva. Da quando era in Italia ha fatto per noi, raccogliendo i prodotti della terra, ciò che Salvini non farà mai in tutto il resto della sua vita. Auguro a tutti loro ciò che loro augurano ad altri.
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aki1975 · 7 months ago
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Treviso - Porta di San Tomaso - 1518
Dopo la sconfitta di Agnadello (1509) in cui Venezia fu sopraffatta dalla Lega di Cambrai (Francia, Sacro Romano Impero, Inghilterra, Giulio II), Treviso si dotò di mura di terrapieno. In questo modo superò indenne l’assedio del 1511. La guerra si concluse con la decisione di Giulio II di sciogliere la Lega di Cambrai e di formarne una, la Lega Santa, per ridurre l’influenza francese in Italia. Accanto al Papa si trovarono Venezia e l’Inghilterra di Enrico VIII, uno dei tanti casi di contatto fra il regno inglese e la città lagunare: anche per questa ragione l’Italia - non solamente Roma - è così presente nelle opere di Shakespeare (Giulietta e Romeo, La bisbetica domata a Padova, I gentiluomini di Verona, Il mercante di Venezia, Otello, Molto rumore per nulla a Messina).
Mentre l’Europa continentale si preparava alla Prima Crociata (1096), l’Inghilterra era stata conquistata dai Normanni con la Battaglia di Hastings (1066): Guglielmo il Conquistatore costruì la Torre di Londra e regnò fino al 1087 e, dopo di lui, i suoi discendenti fino al 1154.
Da quel momento furono i Plantageneti a regnare:
- Enrico II (1154 - 1189)
- Riccardo Cuor di Leone che partecipò alle Terza Crociata (1189) e che regnò fino al 1192
- il fratello Giovanni Senzaterra (1192 - 1216) che sostenne senza successo l’avversario di Federico II che divenne imperatore nel 1214: i debiti che ne derivarono lo portarono a firmare la Magna Charta (1215), costituzione del Regno. Fu protagonista di una tragedia di Shakespeare
- Enrico III (1216 - 1272) supportato, nei suoi primari anni, da Guglielmo il Maresciallo e dal legato di Innocenzo III, Guala Bicchieri
- Edoardo I (1272 - 1307), l’antagonista di Braveheart
- Edoardo II (1307 - 1327)
- Edoardo III (1327 - 1377) che iniziò la Guerra dei Cento Anni dalla quale sarebbero emersi, dal feudalesimo, gli eserciti nazionali e lo Stato moderno capitalista in Inghilterra e in Francia. Scoppiata per la rivendicazione del trono francese da parte del re inglese, vide inizialmente vittorie britanniche grazie alla superiorità dei reparti di arcieri inglesi (Crecy, 1346 e Poitiers 1356), ma i francesi presero il sopravvento nella seconda parte;
- Riccardo II (1377 - 1399) che dovette fronteggiare la rivolta dei contadini scoppiata a causa del perdurare della guerra dei Cento Anni (1381) e che fu deposto da Enrico Bolinbroke della casa di Lancaster. Fu protagonista di una tragedia di Shakespeare
I Lancaster regnarono con:
- Enrico IV (1399 - 1413), protagonista di una tragedia di Shakespeare in cui emerge il futuro Enrico V
- Enrico V (1413 - 1422) vittorioso ad Azincourt, consorte della figlia del re francese Carlo VI il Folle, Caterina di Valois, protagonista di una tragedia di Shakespeare.
[Prologo dell’Enrico V di Shakespeare
Oh, per una Musa di fuoco, capace di ascendere al risplendente empireo dell’Invenzione: un regno per palcoscenico, principi per attori, e monarchi, a spettatori di un dramma grandioso!
Allora sì che, da par suo, il battagliero Harry
sarebbe un Marte personificato, ed alle sue calcagna, tenuti a freno come dei segugi, Ferro, Fuoco e Fame s’acquatterebbero, cupidi d’azione. Ma perdonate, pubblico cortese, la scarsa, incerta ispirazione di chi ebbe l’ardire, su questa indegna impalcatura, di portare in scena sì epica vicenda. Può contenere, quest’angusta arena, gli sconfinati campi della Francia? Possiam stipare a forza in questo “O” di legno anche solo i cimieri che ad Agincourt fecer tremare il cielo? Ah, perdonateci! perché uno sgorbio da nulla può, nel suo piccolo, rappresentare un milione.
Lasciate dunque a noi, gli zeri di sì gran rendiconto, di fare appello alle forze dell’immaginazione.
Immaginate che entro la cinta di questi muri
sian confinati due possenti reami che si confrontan dall’alto dei loro orgogliosi confini, divisi solo da un periglioso braccio di mare.
Supplite voi, col vostro pensiero, alle nostre carenze: dividete ogni singolo uomo in mille unità, così creando armate immaginarie.
Pensate, se vi parliam di cavalli, di vederli voi stessi calcare i lor fieri zoccoli nella terra amica; è alla vostra mente che spetta ora equipaggiare i sovrani e condurli per ogni dove, bruciando i tempi e condensando gli eventi di molti anni in un voltar di clessidra: e proprio a questo fine fatemi fare in questa storia, vi prego, la parte del Coro; ed io, da prologo, vi chiederò umilmente di esser pazienti e giudicare cortesemente il nostro spettacolo con occhi indulgenti].
- Enrico VI (1422 - 1471): la sua vita, di sovrano di Francia e Inghilterra fin dalla giovanissima età per via del matrimonio del padre con una principessa francese, è raccontata nell’opera di Shakespeare che mostra una Giovanna d’Arco demoniaca ed ammaliatrice (battaglia di Orléans, 1429) e affronta come, nel periodo di instabilità iniziata con lo scoppio nel 1455 della Guerra delle Due Rose, ne esca vincente la casa di York mentre terminava la Guerra dei Cento Anni e i Turchi prendevano Costantinopoli (1453).
Gli York regnarono con:
- Edoardo IV (1471 - 1483)
- Edoardo V deposto da Riccardo III
- Riccardo III (1483 - 1485), protagonista di una grande tragedia di Shakespeare fino alla sconfitta di Bosworth Field.
Sconfitti in battaglia, i Plantageneti lasciarono il campo ai Tudor che regnarono con:
- Enrico VII (1485 - 1509) che pacifica il Regno sposando Elisabetta di York e che accentra il potere dello Stato contro alle istanze dei feudatari appoggiandosi alla gentry mentre la Spagna, con la Reconquista e la scoperta dell’America (1492) inizia il suo Secolo d’Oro
- Enrico VIII (1509 - 1547) coevo di protagonisti quali Carlo V (imperatore dal 1519 l) e Solimamo (Sultano dal 1520), protagonista di una tragedia di Shakespeare. Sposò Caterina d’Aragona, figlia di Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona, zia di Carlo V. Nel 1534 ha luogo lo Scisma anglicano: nonostante il parere contrario del suo cancelliere Tommaso Moro per questo giustiziato, Enrico VIII incamera i beni della Chiesa, depone Caterina d’Aragona per Anna Bolena, fonda una fede “istituzionale” che non potrà, di fronte alle istanze riformatrici, che dare luogo al puritanesimo successivo
- Edoardo VI (1547 - 1553)
- Maria la Sanguinaria (1553 - 1558), figlia di Caterina d’Aragona ed Enrico VIII
- Elisabetta I (1558 - 1603): diventata regina un anno dopo Filippo II, osservò l’Assedio di Malta (1565), partecipò alla Battaglia di Lepanto (1571) e sconfisse la Invincible Armada di Filippo II iniziando il domino inglese sui mari.
William Shakespeare visse fra il 1564 e il 1616: in lui confluiscono la tradizione narrativa inglese, epica e novellistica, e il teatro di Marlowe e nei suoi drammi storici è raccontata la storia inglese dei Plantageneti e dei Tudor. Come Tasso in quegli anni scriveva la Gerusalemme Liberata alludendo alla battaglia di Lepanto così Shakespeare scrisse drammi relativi al passato per rappresentare le preoccupazioni del presente.
Nei suoi personaggi abbraccia l’intera umanità innovando il teatro dato che solo in due drammi rispetta le unità aristoteliche. Ad esempio nella Commedia degli errori, fondata sul classico intreccio dello scambio di identità.
“In questo mondo io sono una goccia d’acqua che nell’oceano cerca l’altra goccia e, cadendovi, si disperde”
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giancarlonicoli · 1 year ago
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17 nov 2023 11:16
“L’AGENDA ROSSA È NASCOSTA A CASA DEL SUPERPOLIZIOTTO LA BARBERA” – LA PROCURA DI CALTANISSETTA HA MANDATO I ROS NELLE ABITAZIONI DELLA MOGLIE E DI UNA DELLE FIGLIE DELL’EX CAPO DELLA SQUADRA MOBILE DI PALERMO, MORTO NEL 2002: L’AGENDA DI PAOLO BORSELLINO, SCOMPARSA IL GIORNO DELLA STRAGE DI VIA D’AMELIO, NON È STATA TROVATA, MA SONO STATI SEQUESTRATI DOCUMENTI NELL’ARCHIVIO DELL’INVESTIGATORE, RITENUTO IL REGISTA DEL DEPISTAGGIO SULLA STRAGE E ARTEFICE  DELL’OPERAZIONE CHE PORTÒ ALLA CREAZIONE DEL FALSO PENTITO SCARANTINO… -
Estratto dell'articolo di Salvo Palazzolo per www.repubblica.it 
Un testimone racconta che l’agenda rossa di Paolo Borsellino è stata nascosta a casa dei familiari di Arnaldo La Barbera, l’ex capo della squadra mobile di Palermo al centro di tanti misteri, nel 2002 stroncato da un tumore. È un racconto molto dettagliato quello che hanno vagliato i magistrati della procura di Caltanissetta, sembra che la rivelazione arrivi da una persona vicina alla famiglia La Barbera.
Il mese scorso, sono scattate delle perquisizioni: i carabinieri del Ros, incaricati della delicatissima ricerca, sono arrivati nelle abitazioni della moglie e di una delle figlie del superpoliziotto, fra Roma e Verona. Dell’agenda rossa non c’è traccia, ma gli investigatori del Raggruppamento operativo speciale hanno portato via tanti documenti, appartenuti ad Arnaldo La Barbera, oggi ritenuto il regista della spregiudicata operazione che portò alla creazione del falso pentito Vincenzo Scarantino, il balordo di borgata che per anni ha tenuto lontana la verità sulla strage Borsellino.
[…] Anni fa era finito sotto inchiesta per furto l’allora capitano dei carabinieri Giovanni Arcangioli, fotografato il giorno della strage, in via D’Amelio, mentre teneva in mano la borsa del magistrato assassinato […]
Il decreto di perquisizione parla di un fotogramma e di nuove testimonianze: Arcangioli avrebbe consegnato la borsa del magistrato a un ispettore di polizia, che rivendicava la titolarità dell’indagine, essendo arrivato prima dei carabinieri. E poco dopo la borsa finì alla squadra mobile, nella stanza del dirigente. Ma ci vollero cinque mesi al sottufficiale per stilare una relazione di servizio: «Non so perché non la scrissi al momento, l’ho fatto successivamente», ha detto il testimone all’ultimo processo per il depistaggio, quello che nei mesi scorsi ha visto imputati a Caltanissetta tre collaboratori di La Barbera per la costruzione del falso pentito Scarantino (uno è stato assolto, per due è scattata la prescrizione, adesso è in corso il processo d’appello).
«Rimane il dubbio — hanno proseguito i giudici — se il ritardo in quella relazione sia stata una negligenza nella tecnica investigativa, l’ennesima accertata, o se via sia di più». Per certo, scrive il tribunale di Caltanissetta, «il capo della squadra mobile La Barbera ebbe un comportamento veramente inqualificabile: dapprima disse alla vedova Borsellino che la borsa del marito era andata distrutta e incenerita nella deflagrazione, salvo poi restituirgliela diversi mesi dopo, negando in malo modo l’esistenza di agende rosse».
Perché La Barbera, protagonista di tante indagini antimafia, fece tutto ciò? Per la procura favoriva i boss, per il tribunale cercava solo di trovare velocemente dei colpevoli per la strage di via d’Amelio, non importa se quelli giusti.
Quando andò a casa dei Borsellino, fu Lucia, la figlia del giudice Paolo, a chiedergli conto dell’agenda rossa: «A fronte dell’insistenza della ragazza, che usciva persino dalla stanza, sbattendo la porta — ha ricostruito il tribunale — il dottor La Barbera, con la sua voce roca, disse alla vedova che sua figlia necessitava di assistenza psicologica, in quanto delirava e farneticava. Un atteggiamento — non hanno avuto dubbio i giudici — che rivelava non solo un’impressionante insensibilità per il dolore dei familiari di Paolo Borsellino, ma anche un’aggressività volta a mascherare la propria evidente difficoltà a rispondere alle domande poste, con grande dignità e coraggio, da Lucia Borsellino».
[…]
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personal-reporter · 2 years ago
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Come stelle in terra nel Duomo di Siena
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Dal 27 giugno al 31 luglio e dal 18 agosto al 18 ottobre, la Cattedrale di Siena scoprirà il suo magnifico pavimento a commesso marmoreo, frutto di cinquecento anni di espressione artistica, un viaggio simbolico alla ricerca dei più alti valori dello spirito umano, nell’evento Come stelle in terra. Il prezioso tappeto di marmi senese è unico, non solo per la tecnica utilizzata, ma per il messaggio delle figurazioni, un invito alla sapienza, a partire dalle navate con i protagonisti del mondo antico, scarmigliate sibille e filosofi, fino ai soggetti biblici sotto la cupola, nel presbiterio e nel transetto; un viaggio simbolico alla ricerca dei più alti valori dello spirito umano. Questo è il risultato di un complesso programma iconografico realizzato attraverso i secoli, a partire dal Trecento fino all’Ottocento, oltre cinquanta in tutto, i cui cartoni preparatori furono disegnati da artisti senesi, fra cui il Sassetta, Domenico di Bartolo, Matteo di Giovanni, Domenico Beccafumi, oltre che dal pittore umbro Pinturicchio, autore del riquadro con il Monte della Sapienza. Il percorso si apre con l’iscrizione, davanti al portale centrale, per entrare nel Virginis templum, la casa di Maria, testimonianza del legame che i cittadini senesi hanno da secoli con la loro patrona, nota come Sena vetus civitas Virginis. La Madonna si definisce come Sedes Sapientiae, sede di Sapienza e la scritta è seguita dalla tarsia con l’Ermete Trismegisto, il sapiente egiziano, il primo grande teologo dell’antichità. Seguono filosofi come Socrate e Cratete nella tarsia del Pinturicchio, Epitteto, Aristotele, Seneca ed Euripide che corredano la Ruota della Fortuna, l’itinerario biblico in cui Domenico Beccafumi, rispetto agli artisti delle precedenti generazioni, rinnova la tecnica del commesso marmoreo, come nel fregio con Mosè, dove fa scaturire l’acqua dalla roccia che si inserisce tra i due pilastri che sorreggono la cupola, verso il presbiterio. In occasione della scopertura i visitatori avranno l’opportunità di viaggiare intorno al coro e all’abside dove si conservano le tarsie lignee di Fra Giovanni da Verona, eseguite con una tecnica simile, con legni di diversi colori, raffiguranti vedute urbane, paesaggi e nature morte, armadi che mostrano gli scaffali interni con oggetti liturgici resi con abilità prospettica. L’itinerario completo permette, oltre alla visita del Pavimento in Cattedrale, quella al Museo dell’Opera in cui si potranno ammirare, nella Sala delle Statue, i mosaici con i simboli delle città alleate di Siena e le tarsie originali di Antonio Federighi con le Sette età dell’Uomo. Nella Sala dei Cartoni è visibile la celebre pianta del Pavimento del Duomo delineata da Giovanni Paciarelli nel 1884, che permette di vedere tutte le tarsie e del percorso che, dall’ingresso, conduce fino all’altar maggiore, oltre all’accesso alla Cripta, sotto il Pavimento del Duomo e al Battistero. Prenotando la visita al pavimento della Cattedrale è possibile avere l’audioguida gratuita del complesso del Duomo oppure richiedere una visita guidata e, con il QR Code presente su tutto il materiale informativo,  sarà possibile assicurarsi l’accesso alla Cattedrale, evitando le code in biglietteria, presentandosi direttamente agli accessi dei musei. In occasione della scopertura straordinaria del 2023 verrà edito da Sillabe il nuovo catalogo ufficiale del pavimento del Duomo di Siena,  Un libro di marmo. Read the full article
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archiporto · 6 years ago
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Una buona pendenza
Tra i temi più interessanti che stanno emergendo dal lavoro del nostro gruppo di studio sui catastici dell’Archivio Porto c’è la ricerca di segni di attività proto-industriali. 
Un elemento sicuro in questo senso è la presenza di mulini per i quali si possa escludere uno scopo alimentare diretto. Esistono dei criteri che distinguono un comune mulino da grano da un mulino proto-industriale: se questi ultimi fossero documentati nelle carte le nostre indagini potrebbero dare un contributo alla storia dello sviluppo industriale del vicentino.
Siamo sicuri del fatto che i da Porto detenessero nelle proprie terre il controllo delle acque di molte rogge, e con esse dei mulini. Tutti i mulini ad acqua erano di origine signorile, perché servivano ingenti capitali per la loro costruzione e manutenzione.
Il mulino non da cereali dell’età moderna nel vicentino poteva essere almeno di due tipi: da guado e da seta. I primi servivano a triturare la foglia per colorare i cosiddetti panni da guado. I secondi erano impiegati nella lavorazione della seta e in particolare nelle operazioni di filaturia e torcitoria.
Affinché un mulino proto-industriale dell’età moderna funzionasse non bastava aggiungere una ruota a un edificio e far scorrere l’acqua lungo un canale. Il procedimento era molto complesso. Servivano una buona pendenza e del legno di quercia per le assi. E, fattore discriminante, un buon flusso d’acqua. Per far funzionare al meglio i mulini a ruota verticale di pianura, occorreva trattenere l’acqua prima che giungesse sotto la ruota, convogliandola in una condotta inclinata che dirigesse tutta la forza idrica contro le pale in legno. La velocità serviva per evitare intoppi e trasformare la forza idrica in energia.
Per noi è ancora presto per dire se riusciremo a trovare mulini con queste caratteristiche. Per il momento, abbiamo preso nota di cosa dobbiamo cercare.
Per leggere e studiare:
Per i mulini proto-industriali: Edoardo Demo, L’«anima della città». L’industria tessile a Verona e Vicenza (1400-1550), Unicopli, Milano, 2001, pp. 127-130.
Mauro Pitteri, Mulini e mugnai, in: Ulderico Bernardi e Giovanni Luigi Fontana (a cura di), “Mestieri e saperi fra città e territorio”, Neri Pozza, Vicenza, 1999, pp. 59-60
Mauro Pitteri, “Segar le acque. Quinto e Santa Cristina al Tiveron. Storia e cultura di due villaggi ai bordi del Sile”, Zoppelli, Dosson di Treviso, 1984)
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italianartsociety · 7 years ago
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By Maggie Bell 
On April 6, 1252 Peter Martyr, also known as Peter of Verona was assassinated.  Peter was a thirteenth-century Dominican preacher who spoke vehemently against heresy.  His zeal was lauded by Pope Innocent IV, who appointed him general inquisitor of northern Italy in 1251.  Shortly after receiving this high-profile position, Peter died by the blade of a “heretic”, which is why he is almost always depicted with a sword cleaving a bloody wound in his skull.  The saint was canonized almost immediately by Innocent IV, who set his feast day on April 29.  Peter Martyr appears frequently in Dominican imagery, such as the frescoes in the convent of San Marco in Florence painted by Fra Angelico.  
Further reading:
Pietro da Verona, http://www.treccani.it/enciclopedia/pietro-da-verona-santo/Treccani, accessed April 4, 2018. 
Cima da Conegliano, Saint Peter Martyr with Saints Nicholas and Benedict, 1505-1506, Pinacoteca Brera.
Lorenzo Lotto, Madonna and Child with the Young St John the Baptist and St Peter Martyr, 1503, Collezione Farnese. 
Fra Angelico, Peter Martyr, 1441, Museo di San Marco Florence.
Pedro Berruguete, Peter Martyr, 1493-1499, Museo del Prado.
Giovanni di Balduccio, Presentation Scene with Saint Peter Martyr and Three Donors, c. 1340, The Metropolitan Museum of Art in New York. 
Carlo Crivelli, Peter Martyr, 1476, The National Gallery in London. 
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tdv-landtobelived · 7 years ago
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Il santuario della Madonna della Corona, è situato a Spiazzi, sul confine fra Caprino Veronese e Ferrara di Monte Baldo in provincia di Verona, in un incavo scavato nel monte Baldo. Nel XV secolo era un romitaggio; la prima chiesa venne inaugurata nel 1530, dopo la visita del vescovo Gian Matteo Giberti. Divenne santuario nel 1625, quando i cavalieri di Malta fecero riedificare la chiesa, che venne poi completata nel 1680. All'inizio il santuario era noto col nome di "Santa Maria di Montebaldo". Nel 1898 si decise di ampliarla di circa due metri verso il piazzale antistante; fu così che nel 1899 fu rifatta la facciata in stile gotico e decorata con marmi di Sant'Ambrogio. Nel 1928 furono fatti alcuni ritocchi all'altare maggiore nella nicchia della Madonna. Nell'Anno Santo 1975 iniziarono dei lavori per la ristrutturazione della chiesa, fu scavato nella roccia per ampliarla: da 220 m2 si passò ai 600 m2, ora è lunga 30 m e larga 20 m e la sua cupola è alta 18 m. Le sei Campane alla veronese, in tonalità di Si maggiore, sono state fuse nel 1884. Il santuario fu consacrato il 4 giugno 1978, il completamento della ristrutturazione venne fatto in onore della visita del papa Giovanni Paolo II il 17 aprile 1988 (nel luglio del 1982 lo stesso papa aveva elevato il santuario alla dignità di basilica minore Fonte Wikipedia —————————————— Inside the rock... #santuario Repost from @fra_loli94 Selected photo from @danielcerami . . . #tdv #landtobelived #montebaldo #roccia #rock #flowers #arte #architecture #architettura #visiting #travelling #travel #travelphotography #trip #paesaggio #panorama #veneto #volgoveneto #verona #madonnadellacorona #trekking (presso Santuario Madonna della Corona)
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edicoladelcarmine · 4 years ago
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DIPINTI DEL TERRITORIO DEDICATI ALLA MADONNA DEL CARMINE Se desideriamo parlare ancora di alcuni dipinti esistenti sul territorio, raffiguranti la Madonna del Carmine o del Carmelo, questa volta, Vi propongo la visione di 4 opere d'arte, di autori sconosciuti, ed inseriti nel sito https://edicoladelcarmine.suasa.it. Il primo dipinto, della seconda metà del XIX secolo, dal titolo "Madonna del Carmine e Santi", è diviso in due piani: sopra, tra nuvole, la Madonna del Carmine in gloria circondata da angeli recanti degli scapolari; in basso, sei figure di Santi (da sinistra: S.Vincentius F., S.Hermes, S.Florentius, S.Lucia, in primo piano a sinistra: un santo Vescovo e a destra, un francescano senza aureola) contemplano la Madonna. Il secondo dipinto, della seconda metà del secolo XVII, dal titolo "Madonna del Carmelo", raffigura la Vergine che tiene in braccio Gesù Bambino ed uno scapolare tra angeli e due figure di Santi. A sinistra San Pietro da Verona (Patrono di Castelleone di Suasa) con veste bianca, mantello nero e con la testa colpita dal pugnale a ricordo del martirio. Mentre sulla destra, è raffigurato San Leonardo, il quale indossa una dalmatica da diacono di colore rosso. Il terzo dipinto, datato 1688, dal titolo "Madonna del Carmelo con Sant'Antonio Abate e San Giovanni", raffigura la Madonna con in braccio il Bambino Gesù e in basso a sinistra, Sant'Antonio Abate con delle fiammelle in mano, simbolo della malattia del "fuoco di Sant'Antonio". Sulla destra San Giovanni Evangelista con in mano il calice dal quale esce il serpente. Il quarto dipinto, della prima metà del secolo XVIII, dal titolo "Madonna del Carmine e Santi", rappresenta la Madonna con il Bambino che tiene in mano degli scapolari, fra Sant'Anna e angeli. Ai suoi piedi a sinistra, S.Antonio da Padova con libro e giglio, a destra in piedi, S.Francesco con le stimmate, in ginocchio S.Liborio vescovo con mantello rosso, pastorale e libro, al centro in basso, le anime del Purgatorio. Per saperne di più: https://edicoladelcarmine.suasa.it/DipintiUmbria.html Per aggiungere informazioni: [email protected]
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giuliocavalli · 7 years ago
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Un appello per la scuola
Un appello per la scuola Un appello a cui ho aderito convintamente. So che di solito gli appelli si sprecano e difficilmente si leggono ma vale la pena. Dalla Costituzione della Repubblica italiana: Art. 3: " [..]E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese." Art. 33: "L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.  La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.  Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato." Art. 34: "La scuola è aperta a tutti.  L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.   I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi." Rafael Araujo, Blue morpho golden ratio sequence                             Al Presidente della Repubblica Ai Presidenti delle Camere Al Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca.   Gli insegnanti proponenti: Giovanni Carosotti, insegnante scuola secondaria di secondo grado, Milano. Rossella Latempa, insegnante scuola secondaria di secondo grado, Verona. Renata Puleo, già dirigente scolastico, Roma. Andrea Cerroni, professore associato, Università degli Studi Milano-Bicocca. Gianni Vacchelli, insegnante scuola secondaria di secondo grado, Rho (MI). Ivan Cervesato, insegnante scuola secondaria di secondo grado, Milano. Lucia R. Capuana, insegnante scuola secondaria di secondo grado, Conegliano Veneto (TV). Vittorio Perego, insegnante scuola secondaria di secondo grado, Melzo (MI).   La premessa L’ultima riforma della scuola è l’apice di un processo pluridecennale che rischia di svuotare sempre più di senso la pratica educativa e che mette in pericolo i fondamenti stessi della scuola pubblica. Certo la scuola va ripensata e riformata, ma non destrutturata e sottoposta ad un processo riduttivo e riduzionista, di cui va smascherata la natura ideologica, di marca economicistica ed efficientista. La scuola è e deve essere sempre meglio una comunità educativa ed educante. Per questo non può assumere, come propri, modelli produttivistici, forse utili in altri ambiti della società, ma inadeguati all’esigenza di una formazione umana e critica integrale. È quanto mai necessario “rimettere al centro” del dibattito la questione della scuola. Come? In tre modi almeno: a) parlandone e molto, in un’informazione consapevole che spieghi in modo critico i processi in corso; b) ricostituendo un fronte comune di Insegnanti, Dirigenti Scolastici, Studenti, Genitori e Società civile tutta; e, soprattutto, c) riprendendo una lotta cosciente e resistente in difesa della scuola, per una sua trasformazione reale e creativa. Bisogna chiedersi, con franchezza: cosa è al centro realmente? L’educazione, la cultura, l’amore per i giovani e per la loro crescita intellettuale e interiore, non solo professionale, o un processo economicistico-tecnicistico che asfissia e destituisce? 7 temi per un’idea di Scuola da leggere come studente, genitore, insegnante, cittadino Conoscenze vs competenze Innovazione didattica e tecnologie digitali Lezione vs attività laboratoriale Scuola e lavoro Metrica dell’educazione e della ricerca Valutazione del singolo, valutazione di sistema Inclusione e dispersione Il documento Conoscenze vs competenze Una scuola di qualità è basata sulla centralità della conoscenza e del sapere costruiti a partire dalle discipline. Letteratura, Matematica, Arte, Scienza, Storia, Geografia, Filosofia, in tutte le loro declinazioni, sono la chiave di lettura del mondo, della società e del nostro futuro. Una reale comprensione del presente e la trasformazione della società richiedono riferimenti che affondano le radici nella storia, nelle opere, nelle biografie e nell’epistemologia delle discipline.  Crediamo che: i)Aggregare compiti e prestazioni degli allievi attorno a competenze predefinite e standardizzate annienti l’organicità dell’educazione, riduca la complessità del mondo ad un “kit di pratiche”, che tali restano, anche con l’appellativo onorifico di “competenze di cittadinanza”. ii)La competenza, unica e trasversale, si consegua nel tempo, nello spazio sociale, nei contesti comunicativi affettivo-cognitivi. La cittadinanza, a cui le competenze comunitarie aspirano, non è un insieme di rituali individuali da validare e certificare. Cittadinanza è “operare in comune”. iii)  Non abbia senso misurare “livelli di competenza” degli studenti, da attestare in una sorta di fermo-immagine valutativo. Il sapere non si acquisisce mai definitivamente. È continuamente rinnovato dalla maturazione, consapevolezza, interiorità, ricerca singolare e plurale, approfondimento di contenuti e pratiche. Innovazione didattica e tecnologie digitali Innovare non è bene di per sé, tantomeno in campo educativo. La didattica “innovativa” o digitale, oggi presentata come primaria necessità della Scuola, non vanta alcuna legittimazione scientifica né acquisizione definitiva da parte della ricerca educativa. Innovazioni e tecnologie, nelle varie accezioni global-ministeriali (debate, CLIL, flipped classroom, etc), rappresentano un insieme di “riforme striscianti” che demoliscono pezzo a pezzo l’edificio della Scuola Pubblica dal suo interno. Servono piuttosto innovazioni in tutt’altra direzione, che sappiano valorizzare inoltre l’interculturalità, la creatività e l’immaginazione, il pensiero critico e quello simbolico, nella didattica così come nell’impianto complessivo della scuola.  Crediamo che: i)Ogni innovazione metodologica o tecnologia digitale sia un possibile strumento di ampliamento e accesso a contenuti e conoscenze. Sul loro impiego l’insegnante è chiamato a riflettere e valutare in maniera incondizionata e libera. Codificare pratiche e metodi, presentati come la priorità della Scuola, è una semplificazione retorica arbitraria, corrispondente ad un preciso modello culturale preconfezionato, che ridefinisce finalità e ruoli dell’istruzione pubblica in ossequio a un’ideologia indiscussa. ii)L’inflazione di innovazioni didattiche e gli sperimentalismi digitali offrano spesso narrazioni impazienti ed elementari (slides, video, “prodotti”, progetti), propongano procedure stereotipate e associazioni banali, con grave danno per gli studenti e la loro crescita culturale, interiore e sociale. iii) Non sia il mero ingresso di uno smartphone in classe a migliorare l’apprendimento o l’insegnamento. In quel caso si potrà, certo, aderire a un modello, attualmente dominante: quello che sostiene l’equazione cambiamento=miglioramento e digitale=coinvolgimento. Il miglioramento dell’apprendimento e dell’insegnamento passa, però, per altre strade: quelle dell’attuazione del dettame della nostra Costituzione.      Lezione vs attività laboratoriale Nell’era di instagram, twitter e dell’ e-learning, la relazione e la comunicazione “viva” allievo/insegnante - nella comunità della classe - rappresentano fortezze da salvaguardare e custodire. La saldatura del legame intergenerazionale, la trasmissione coerente di conoscenze, percorsi e temi, il dialogo incalzante, la maieutica, la circolarità, la condivisione di interpretazioni e scelte linguistiche, il problematizzare insieme, l’attenzione ai tempi, alle reazioni di sguardi e comportamenti. Tutto questo è fare lezione, un incontro fra persone in cammino in una comunità inclusiva. Gli appellativi di “frontale”, “dialogata”, “laboratoriale” sono rifiniture burocratiche che non ne intaccano la sostanza. Una lezione può e deve essere un laboratorio educativo, di crescita e partecipazione, di scambi fra tutti e cambiamenti di ciascuno, insegnante incluso.  Crediamo che: i) L’insegnante, come educatore, sia responsabile e garante di quell’ “incontro” che dà senso e valore ai fatti culturali della propria disciplina. La relazione di pari dignità ma asimmetrica tra maestro e studente, nel microcosmo della collettività di classe, permette agli allievi di imbattersi nel non conosciuto, di praticare l’incontro con la difficoltà del reale e del vivere in comunità, di aprire un orizzonte culturale diverso da quello familiare o sociale. ii)Attenzione concentrata, aumento dei tempi di ascolto, siano condizioni per un “saper fare” come “agire intelligente”, che non si consegue assecondando l’uso delle tecnologie o seducendo gli alunni con dispositivi smart, ma in contesti di applicazione laboriosa, tempo quieto per pensare, discussione nel gruppo.      Scuola e lavoro Non si va a scuola semplicemente per trovare un lavoro, non si frequenta un percorso di istruzione solo per prepararsi ad una professione. Dal liceo del centro storico al professionale di estrema periferia, la scuola era e deve restare, per primo, un “luogo potenziale” in cui immaginare destini e traiettorie individuali, rimettere in discussione certezze, diventare qualcos'altro dalla somma di “tagliandi di competenza” accumulati e certificati. L’apertura alla realtà sociale e produttiva può realizzarsi, volontariamente, attraverso forme e progetti di scambio organizzati autonomamente dagli istituti scolastici. Non imposti ex lege dal combinato Jobs Act e Buona Scuola. Pratiche calibrate in base ai contesti e alle finalità educative, che in nessun modo gravino sulle famiglie o sugli allievi in termini di sostenibilità e gestione.  Crediamo che: i)L’alternanza scuola lavoro non rappresenti affatto un’opportunità formativa per i ragazzi, quanto piuttosto una surrettizia sperimentazione del “lavoro reale” che entra fin dentro i curricula scolastici, sottraendone tempo e qualità e distorcendone le finalità. ii) Oltre ad approfondire il solco tra sapere teorico e pratico, alternanza è sinonimo di disuguaglianza. Percorsi ineguali in base a contesti, tessuti sociali e reti familiari, che peggiorano in proporzione alla fragilità delle condizioni economiche e delle opportunità culturali di luoghi e famiglie. iii) Bisogna recuperare l’idea di Scuola come luogo della vita dotato di un tempo e spazio propri, non corridoio di passaggio tra infanzia e adolescenza - considerate età “minori” - e occupazione adulta. iv)Sia necessario portare la conoscenza del lavoro nelle classi, non gli studenti a lavorare. Logiche, dinamiche e problematiche dell’occupazione entrino nel dialogo educativo, per aiutare i giovani ad orientarsi, attrezzarsi a comprenderle e intervenire per modificarle. Metrica dell’educazione e della ricerca Educazione e ricerca accademica sono oggi terreno di confronto tra tutti i soggetti sociali, politici, economici ad esse interessati. Gli orientamenti internazionali delle politiche formative e di ricerca lo testimoniano e innescano una competizione globale in cui ranking internazionali (OCSE) e nazionali (INVALSI, ANVUR) comprimono gli scopi formativi e di studio sulla dimensione apparentemente neutra di “risultato”, oltre ad indurre a paragoni privi di rigore logico. Educazione e ricerca universitaria non sono riducibili ad un insieme di pratiche psicometriche globali, a cui sottoporsi in nome del principio di etica e responsabilità. Il futuro della Scuola e dell’Università sono questioni politiche nazionali, da collocare in un contesto europeo e interculturale di confronto e valorizzazione delle differenze, libero e democratico.  Crediamo che: i)Scuola e Ricerca universitaria siano oggetto di vera e propria “ossessione quantitativa”, da parte di organismi internazionali e nazionali. ii)La logica dell’adempimento e della competizione azzerino il lavoro di personalizzazione nella formazione scolastica ed erodano progressivamente spazi di progettualità libera nella ricerca universitaria (attraverso la sottomissione a criteri di valutazione non condivisi). iii) Le scelte operate da MIUR, INVALSI ed ANVUR, modifichino profondamente comportamenti e strategie nelle Scuole e nelle Università, generando condotte di mero opportunismo metodologico-didattico e scientifico nonché la perdita di “biodiversità culturale”, strumento indispensabile per affrontare le complessità del futuro, oggi imprevedibili.  Valutazione del singolo, valutazione di sistema La valutazione degli studenti è impegno unico, qualificante e delicato dell’insegnante, condiviso con la comunità dei docenti e dei discenti, consapevoli del cambiamento tipico dei processi di apprendimento. È un’osservazione “prossimale” (e responsabile) modulata su tempi lunghi, sull'evoluzione del singolo allievo, delle pratiche di insegnamento, del gruppo, del contesto. È impensabile che enti terzi, estranei al rapporto educativo, entrino nel merito della valutazione formativa, come previsto dalla Buona Scuola. Singolarmente anacronistico appare che, dopo decenni di ‘crisi del fordismo’ in economia, si voglia introdurre la ‘fordizzazione’ nell'educazione. Le menti, soprattutto durante le prime fasi della formazione, sono delicate, creative e si conciliano con “tempi e metodi” d’antan assai meno delle berline.  Crediamo che: i) Accostare una valutazione di agenzie esterne a quella del corpo docente nel “curriculum dello studente”, mini la relazione di fiducia scuola-famiglia, spostando l’attenzione sull'esito, più che sul processo e sul percorso, togliendo ogni significato agli obiettivi di personalizzazione ed inclusione che la Scuola afferma di perseguire; ii)Un’agenzia “terza” (INVALSI) non possa svolgere compiti di valutazione e di ricerca pedagogico-didattica orientanti programmi e curricola: la terzietà non è, inoltre, comparabile con gli incarichi affidati dal MIUR per la valutazione (diretta e indiretta) di docenti e dirigenti attraverso meccanismi di premialità. iii) La presenza di agenzie esterne nella valutazione del singolo rappresenti un’espropriazione di quella responsabilità complessa, raffinata negli anni con l’esperienza e la condivisione collegiale, della professionalità di ogni insegnante: la valutazione dei propri studenti; Inclusione e dispersione La dispersione scolastica, l’inclusione autentica e la riduzione delle disuguaglianze necessitano di interventi politici sistematici, di fondi strutturali, impegni comunitari, di monitoraggio costante, conoscenza e capitalizzazione delle pratiche esistenti. A partire da investimenti e piani territoriali: infrastrutture, associazioni, biblioteche; fino ad arrivare a Scuola, con risorse costanti per costruire una fitta ed efficiente rete di recupero dei disagi, delle solitudini e delle difficoltà degli allievi più fragili. Se è vero che la Scuola e i buoni insegnanti fanno la differenza, è ancor più vero che la dispersione ha una sua mappa che si sovrappone a quella geografica ed economica dei tessuti degradati e delle periferie impoverite, di situazioni e storie difficili da ribaltare e su cui incidere. Dare alle Scuole risorse e spazi adeguati alla costruzione di didattiche di recupero e opportunità di accoglienza non è sperpero di denaro pubblico, ma progettazione politica di inclusione autentica, unica vera prospettiva di crescita e ricchezza del paese. Crediamo che: i) I temi in gioco siano cruciali e non ci si possa limitare a chiedere alla Scuola di fare meglio solo con ciò che ha. Semplificare compiti e programmi, organizzare corsi di recupero pomeridiani che ricalchino quelli antimeridiani, medicalizzare le diversità, sono scorciatoie che restano agli atti come prove burocratiche di adempimenti amministrativi; ii) La Scuola abbia un valore politico. Dunque ha il diritto di chiedere di indirizzare risorse pubbliche su questioni di importanza sociale e morale che ritiene prioritarie. Dispersione scolastica e abbandoni precoci non sono solo capi d’imputazione su cui è chiamata a rispondere, ma problematiche che nelle attuali condizioni assorbe e subisce.  --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- In virtù di queste considerazioni: 1)      Chiediamo un’azione di moratoria su: Ø  obbligo dei percorsi di alternanza-scuola lavoro e del requisito di effettuazione per l’accesso all’esame di Stato conclusivo del II ciclo Ø  obbligo di impiego metodologia CLIL (Content and Language Integrated Learning, apprendimento integrato di contenuti disciplinari in lingua straniera)  Ø  uso dei dispositivi INVALSI a test censuario per la valutazione degli esiti scolastici, obbligatorietà della somministrazione funzionale all’ammissione agli esami di licenza del primo e secondo ciclo Ø  modifiche relative all’esame di Stato, che renderebbero di fatto sempre più marginale la didattica disciplinare. 2) Chiediamo l’apertura di un ampio dibattito governo-Scuola di base-organizzazioni sindacali-cittadinanza sulle questioni di cui al punto precedente e su tutto l’impianto della Legge 107/2015. -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------  Per aderire: compila il modulo google cliccando il link seguente.                                                                   contatti: [email protected]                                                                                 Firma anche tu: Appello per la Scuola Pubblica Per scaricare il testo e diffonderlo nella tua scuola clicca qui.
Un appello a cui ho aderito convintamente. So che di solito gli appelli si sprecano e difficilmente si leggono ma vale la pena. Dalla Costituzione della Repubblica italiana: Art. 3: ” [..]E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva…
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aki1975 · 2 years ago
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Milano - Palazzo Giureconsulti - Torre Civica - 1270
L’impero, il papato, le grandi famiglie feudali sono gli attori in gioco di quest’ultima parte del Medioevo. Di seguito la cronologia dei fatti.
1152 Federico Barbarossa re di Germania
1155 Federico Barbarossa in Italia è incoronato re d’Italia e consegna Asti al suo vassallo, Guglielmo Marchese di Monferrato. Arnaldo da Brescia messo al rogo
1158 Assedio di Milano
1162 Resa di Milano. A sostenerla il papa Alessandro III non riconosciuto dall’Imperatore. Barbarossa imperatore
1164 Frattura tra Enrico II re d’Inghilterra e Thomas Beckett
1167 Giuramento di Pontida
1168 Fondazione di Alessandria
1174 Assedio di Alessandria. La sconfitta imperiale convince Guglielmo V di Monferrato ad inviare i suoi quattro figli alle Crociate
1176 Vittoria di Legnano
1178 Pace fra l’imperatore e papa Alessandro III
1183 il Barbarossa riconosce la Lega Lombarda e rinomina Alessandria Cesarea
1186 il Barbarossa a Milano sposa il figlio Enrico con Costanza d’Altavilla a Sant’Ambrogio
1187 Il Saladino sconfigge Guido da Lusignano ad Hattin
1190 Morte del Barbarossa alle Crociate. Enrico VI
1193 Di ritorno dalla crociata Riccardo Cuor di Leone è fatto prigioniero. Giovanni Senza Terra re d’Inghilterra
1197 Morte di Enrico VI. Federico II “Stupor Mundi”, figlio di Enrico VI e di Costanza d’Altavilla che porta in dote l’Italia Meridionale, re di Sicilia
1204 i Crociati conquistano Costantinopoli. I veneziani, che li avevano trasportati e in cambio avevano ottenuto Zara, portano in patria i leoni di San Marco, ottengono Creta e iniziano il loro successo politico e commerciale
1206 i Crociati fondano il Regno di Gerusalemme. Nasce l’Ordine dei Domenicani mentre inizia la predicazione di Francesco d’Assisi
1209 Crociata contro i Catari
1215 Magna Charta
1220 Federico II di Svevia, dopo la morte del suo antagonista Ottone di Brunswick, è incoronato imperatore. Inizio della letteratura italiana e, con Michele Scoto, dello studio di Aristotele alla corte siciliana di Federico II
1226 Luigi IX Il Santo re di Francia
1228 Con un accordo e non con una battaglia, Federico II diventa Re di Gerusalemme
1236 Federico II sconfigge la Lega Lombarda a Cortenuova
1249 Pier delle Vigne fatto accecare per corruzione da Federico II
1250 Morte di Federico II. Corrado IV
1254 Corradino di Svevia e in Sicilia Manfredi
1259 In seguito all’annoso conflitto fra nobili e popolo raccolto nella Credenza di Sant’Ambrogio, è nominato Signore di Milano Martino della Torre che fronteggia Ezzelino da Romano principale esponente dei ghibellini nell’Italia Settentrionale. Alla morte di quest’ultimo, Mastino della Scala a Verona inizia la dinastia degli Scaligeri
1260 A Montaperti i ghibellini senesi sconfiggono i guelfi fiorentini, ma Farinata degli Uberti si oppone alla distruzione della città
1266 Carlo d’Angiò, chiamato dal Papa Clemente IV, sconfigge Manfredi a Benevento
1268 Corradino di Svevia decapitato a Napoli da Carlo d’Angiò
1271 Marco Polo inizia il suo viaggio in Asia
1272 Napo della Torre fa elevare la torre del Broletto mentre Ottone Visconti è Arcivescovo di Milano: continua la lotta fra le due fazioni di ghibellini e guelfi
1273 Rodolfo d’Asburgo imperatore
1277 A Desio i Visconti sconfiggono i della Torre successivamente dispersi nel 1281
1285 Il gonfalone di Sant’Ambrogio sostituisce il Carroccio
1291 Matteo Visconti Signore di Milano
1294 Dopo la rinuncia di Celestino V, Bonifacio VIII è eletto papa
1300 Il figlio di Matteo Visconti, Galeazzo, sposa Beatrice d’Este e viene associato al potere
1302 I guelfi neri, attorno alla famiglia dei Donati, aiutati da papa Bonifacio VIII e da Carlo di Valois, prevalgono sui guelfi bianchi a cui appartengono la famiglia Cerchi e gli Alighieri. Dante va in esilio
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giancarlonicoli · 4 years ago
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13 apr 2021 17:20
LEVATEJE ER VINO! - IN UN PAESE IN CUI NON SI E’ RIUSCITI ANCORA A PORTARE L’ALTA VELOCITA’ DA SALERNO A REGGIO CALABRIA, IL MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE ENRICO GIOVANNINI SI BALOCCA CON LA ''CICLOVIA DEL SOLE'' E SULLA “MOBILITA’ DOLCE” - SI POTRÀ ANDARE IN BICI DA BOLZANO A BOLOGNA - INAUGURATI 46 KM DA MIRANDOLA A SALA BOLOGNESE - VIDEO
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Da repubblica.it
"Il nostro Governo, rafforzando quello che il Governo precedente aveva già immaginato intende inserire nel Piano nazionale di ripresa e resilienza un investimento senza precedenti proprio sulla nella mobilita dolce e sull'uso di nuovi strumenti di mobilità ciclistica". Lo ha detto, inviando un videomessaggio all'inaugurazione della Ciclovia del Sole sull'ex ferrovia Bologna-Verona, il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile, Enrico Giovannini.
"Abbiamo inserito nel Pnrr un investimento di 600 milioni di cui 200 dedicati alla mobilità all'interno delle città e aree metropolitane e e 400 per la realizzazione di ciclovie turistiche e ciclovie nel quadro anche europeo di sviluppo e lo facciamo insieme alle Ferrovie".
La Ciclovia del Sole sull’ex ferrovia Bologna-Verona da Mirandola (Tramuschio) a Sala Bolognese (Osteria Nuova) consta di 46 km realizzati in due anni dalla Città metropolitana di Bologna con un costo di 5 milioni di euro, grazie al finanziamento del Ministero dell’Ambiente, alla disponibilità di Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS).
Grazie all’apertura di questo nuovo tratto la Ciclovia del Sole, che fa parte del grande itinerario ciclabile europeo Eurovelo7 Capo Nord-Malta, sarà di fatto percorribile da Bolzano a Bologna mentre sono già finanziate e in parte realizzate alcune parti del tracciato Bologna-Firenze (4,5 milioni di euro per la connessione Sala Bolognese-Bologna, 4,5 milioni di euro per la Casalecchio-Marzabotto e 2,5 milioni per la Marzabotto-Silla, oltre ai 7 milioni di euro per il tratto toscano).
L'inaugurazione della Ciclovia
Alla cerimonia di inaugurazione - senza pubblico e nel rispetto delle restrizioni anti-Covid – hanno partecipato il sindaco metropolitano Virginio Merola, il presidente della Regione Stefano Bonaccini, il presidente di Apt Emilia-Romagna e CT della nazionale di ciclismo italiana Davide Cassani e (in collegamento da Roma) il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini e l’amministratrice delegata di RFI Vera Fiorani.
Durante la diretta dell’evento, trasmessa su numerosi canali social, siti web e tv, la giornalista Sabrina Orlandi ha dialogato con le istituzioni, con Cassani e il giornalista Mario Calabresi e sono arrivati anche i video messaggi dei sindaci di Firenze (Dario Nardella) e di Verona (Federico Sboarina), della CEO di European Cyclists'? Federation Jill Warren, di Paolo Pileri, ideatore e responsabile della Ciclovia Vento Venezia-Torino Eurovelo 8 e di  Antonio Dalla Venezia (Presidente Comitato tecnico scientifico Bicitalia, FIAB).
Il taglio del nastro è avvenuto lungo la Ciclovia all’ex stazione ferroviaria della Bolognina di Crevalcore, un luogo particolarmente carico di significati perché a pochi passi da lì, nel gennaio 2005, avvenne il tragico incidente ferroviario con 17 vittime e 80 feriti. Da allora l’esigenza di raddoppiare i binari, affiancata a un potenziamento tecnologico che ne ha innalzato la sicurezza a standard di eccellenza europei - ha liberato 36 km della vecchia linea Bologna-Verona su cui ora corre la Ciclovia del Sole.
Nel tratto aperto oggi da Mirandola (Tramuschio) a Sala Bolognese (Osteria Nuova) sull’ex ferrovia Bologna-Verona sono presenti 5 piazzole di sosta dotate di illuminazione, wi-fi, carica cellulare e e-bike, kit di riparazione, rastrelliere, acqua, tavoli e cestini. E presto sarà installato su ognuna l'impianto fotovoltaico.
Lungo il tracciato sono stati riqualificati i ponti ferroviari di attraversamento dei principali corsi d’acqua (Lavino, Ghironda, Samoggia e Panaro) e altri manufatti per corsi d’acqua minori o per attraversamenti di viabilità private e locali.
L’interconnessione con la viabilità locale esistente è realizzata con 28 connessioni per rendere estremamente fruibile e permeabile il percorso anche dall’utenza locale per gli spostamenti casa/lavoro e casa/scuola.
A San Giovanni in Persiceto inoltre aprirà presto i battenti uno dei primi Bed&Bike dell’Emilia Romagna con possibilità di sosta e pernottamento per ciclisti e annessa attività di riparazione/deposito bici. Il nuovo edificio, si trova a fianco della Stazione Ferroviaria, nell’area recentemente riqualificata con il progetto di Città metropolitana e Comune nell’ambito del Bando Periferie, ed offrirà servizi di bike room (4 camere da 3 posti letto ciascuna, tutte dotate di servizi igienici più 1 bagno per disabili) con attrezzi a disposizione o un meccanico su richiesta. L’edificio ospiterà inoltre una reception, l’area cucina e quella per il lavaggio e la lubrificazione. In questi giorni sono in corso le ultime fasi di collaudo a cui seguirà l’affidamento della gestione tramite bando. Fra i servizi offerti si sta valutando la possibilità di attivare servizi di Bike shuttle e trasporto bagagli, offerta di lunch box e noleggio bici.
Lungo il percorso sono inoltre presenti 22 totem turistici che raccontano le eccellenze artistiche e culturali dei territori attraversati: 50 km di pianura e di purissimo distillato di Emilia. Un percorso ciclabile facile e leggero che attraversa 8 comuni (3 in provincia di Modena e 5 in città metropolitana di Bologna).
Merola e Bonaccini: il futuro è verde
“L’opera che apriamo oggi non è solo una ciclabile  - dice Virginio Merola -. Vi comunico quindi che candideremo il tracciato della Ciclovia del Sole che apriamo oggi al bando nazionale per la riforestazione grazie al quale contiamo di piantumare oltre 5 ettari di verde: migliaia tra "alberi ed arbusti", creando pareti di verde ed aree ombreggiate che non solo miglioreranno il paesaggio ma anche il microclima della Ciclovia ma di tutto l'ambiente”.
“Ambiente, turismo, sport, cultura, paesaggio, agroalimentare - commenta Stefano Bonaccini - : c’è tutta l’Emilia-Romagna in questa infrastruttura che inauguriamo oggi. La Ciclovia del Sole, un progetto di cui la Regione è capofila e che collegherà Verona, Bologna e Firenze coi suoi 392 chilometri - di cui ben 154 si snodano in Emilia-Romagna - non solo si colloca tra le più importanti vie ciclabili europee ma propone una nuova idea di viaggio capace di coniugare la scoperta lenta e attenta dei territori a una maggiore sostenibilità ambientale. Temi che sosteniamo da tempo. La Ciclovia ci permetterà di agganciare la ripartenza valorizzando le tante risorse della nostra tradizione culturale ed enogastronomica nel rispetto della natura e del paesaggio”.
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annalisalanci · 5 years ago
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Inquisizione in Italia. Introduzione
L'Inquisizione in Italia Introduzione
Criteri e prospettive per una nuova storia dell'Inquisizione
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Galileo Galilei
Il 13 febbraio 1278, una domenica, nell'arena di Verona ci fu uno spettacolo impressionante: le fiamme dei roghi divorarono un numero imponente di eretici, forse 200, il più alto in assoluto di tutta la storia italiana per un'unica esecuzione. Erano catari. Erano stati presi qualche mesi prima a Sirmione sul lago di Garda, dal vescovo, il domenicano ed ex inquisitore fra Timidio, dai signori Pinamonte Bonacolsi e Alberto della Scala e dall'inquisitore fra Filippo Bonacolsi con lo scopo di debellare la consistente comunità ereticale che preoccupava le autorità ecclesiastiche e quelle secolari. Si conoscono le autorità che li presero, l'inquisitore che eseguì le condanne a morte, ma dei catari non è rimasto nemmeno un nome, né una riga di verbale, neppure la certezza che fossero stati regolarmente processati. Di indubbio sono rimasti soltanto una data, un famoso luogo di spettacolo e un grande rogo. Il 10 agosto 1553 fu ucciso con il fuoco, a Ginevra, l'antitrinitario Michele Serveto, medico e umanista di origine spagnola, scopritore della circolazione polmonare del sangue. Ricercato da qualche anno dall'Inquisizione rimana, si era recato nella città di Calvino per trovare un rifugio, ma le sue idee contro la Trinità che circolavano in Europa in un volume stampato nel 1531, De Trinitatis erroribus, e in uno uscito all'inizio del 1553, Christianismi restitutio, lo avevano reso famoso e temibile tra i protestanti. Il rogo, accese la fiamma di un dibattito che avrebbe fatto superare in Europa l'idea dell'intolleranza in nome di Dio. Un altro eretico, Sebastiano Castellione, pubblicò subito dopo un libro che come titolo aveva una domanda: De haereticis an sint persequendi. Le idee e i dubbi che vi esprimeva, dopo secoli sono diventati le nostre convenzioni: lo stato non deve sopprimere nessuno per le sue idee religiose, Dio non chiede la morte dell'eretico, ma ne riserva a sé il giudizio alla fine del mondo. Il 22 giugno 1633 nella sala delle udienze del palazzo del Sant'Ufficio i cardinali inquisitori condannavano all'abiura e al carcere perpetuo come sospetto di eresia Galieo Galilei, perché aveva sostenuto con argomenti "scientifici" nel Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, tolemaico e copernicano, la rotazione della terra attorno al sole, secondo la teoria copernicana, già dichiarata contraria alla Sacra Scrittura nel 1616. Galileo morì in domicilio coatto nella casa di campagna di Arcetri l'8 gennaio 1642. Galileo non aveva torto, anche se non aveva fornito vere prove, e perché la Bibbia non è un testo scientifico ma un libro che parla di Dio. Questi tre casi-simbolo, suscitano la nostra emozione, ma fanno anche misura e i grandi cambiamenti storici che ci separano da questo passato. I processi e e sentenze capitali per questioni di fede non furono opera solo di cattolici, ma anche dai protestanti e, nel caso delle donne e degli uomini accusati di stregoneria diabolica, furono soprattutto i tribunali secolari degli stati protestanti del Centro Europa, piuttosto che le Inquisizioni cattoliche, a emettere tali condanne. Il controllo delle opinioni religiose nella storia europea mostra come la società cristiana sia stata per molti secoli intollerante con le minoranze etnico-religiose e crudele con i dissidenti e i più deboli. Si comportavano in questo modo le autorità ecclesiastiche, quelle statali e perfino la gente comune, con rare eccezioni. I giudici ecclesiastici talvolta assolvevano i dissidenti, spesso li riconciliavano e li reinserivano nella comunità con pene di vario genere, ma sempre in nome del Vangelo. Tutte le sentenze dell'Inquisizione, erano emesse in nome di Gesù Cristo, secondo il formulario usuale, che all'inizio diceva: <<In Christi nomine amen...>> e riprendeva per maggior chiarezza prima del dispositivo finale: <<Christi nomine repetito, pro tribunali sedentes et solum Deum prae oculis habentes>> (Ripetuto il nome di Cristo, sedendo ufficialmente in tribunale e avendo soltanto Dio davanti agli occhi...). La predicazione del messaggio evangelico fu sempre accompagnata dalla difesa della sua purezza, fin dai tempi della chiesa primitiva. Lo stesso san Paolo la sostenne con parole infuocate: <<Orbene se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che noi abbiamo predicato, sia anatema!>>, ma testimoniò la sua fede con la vita. La preservazione delle verità cristiane contro ogni deviazione sin è molto trasformata nei secoli: scomuniche ed esili nell'età preistorica e nell'alto medioevo; controllo giudiziario delle credenze, costrizione con la forza e condanne a morte nel basso medioevo e nell'età moderna. Nei secoli dopo il Mille furono prima i vescovi ad agire nelle proprie diocesi e quindi gli inquisitori in sedi sparse; in epoca moderna furon creati tra i più efficienti organismi centralizzati in Spagna, Portogallo e Italia. Dall'Ottocento in poi agì unicamente la Congregazione del Sant'Ufficio, oggi la fede cattolica è sostenuta e controllata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. 
Una doppia leggenda, nera e bianca
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Il rogo di Giordano Bruno
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San Pietro d'Arbues
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San Pietro Martire
Le leggende dell'Inquisizione hanno investito la storia europea e poi intercontinentale per un tempo molto lungo. Queste vicende complesse, hanno sempre provocato una scelta a favore o contro l'Inquisizione, creando una biforcazione nella stessa tradizione storiografica: nell'età moderna, alla leggenda nera, accusatrice, si contrappone una leggenda bianca, giustificatrice, entrambe basate su fatti e documenti, ma orientate a priori da una scelta di campo. Due libri possono essere presi a simbolo di questa bivalenza: quello di un inquisitore e quello di un teologo protestante. L'inquisitore spagnolo Luis de Pàramo nel libro De origine et progressu officii Sanctae Inquisitionis, stampato a Madrid nel 1598, fu il primo a tratteggiare una storia dell'istituzione e spiegò che essa era nata con il peccato di Adamo nel paradiso terrestre e che Dio stesso era stato il primo inquisitore nell'interrogatorio di Aadamo ed Eva dopo che avevano mangiato il frutto proibito. L'Inquisizione aveva difeso la vera fede dai suoi nemici terreni, gli ebrei, le streghe, gli eretici e dal vero nemico ultraterreno, il diavolo. La sua espansione fu voluta dalla Provvidenza divina ed ebbe un'efficacia impressionante, elevando molto il numero delle condanne a morte, che erano volute da Dio stesso a sua gloria. Dall'altra parte un teologo riformato arminiano, Philip van Limborch, pubblicò ad Amsterdam nel 1692 una Historia Inquisitionis, nella quale mostrava che l'istituzione non era eterna, ma recente, anticristiana, crudele e ingiusta. L'Inquisizione era stata creata nel secolo XIII, aveva occupato gran parte del mondo cristiano, rovesciato la logica evangelica del perdono per attuare una logica giudiziaria estranea al Vangelo, era stato un tribunale sanguiraio e crudele, perché dall'esterno aveva imposto un obbligo alle coscienze. Per i sostenitori dell'ufficio inquisitoriale il domenicano San Pietro da Verona, inquisitore in Lombardia, ucciso in un'imboscata a Seveso nel 1252, divenne san Pietro Martire e così pure fu santificato Pietro de Arbués, inquisitore di Aargona, assassinato nella cattedrale di Saragozza nel 1485; per gli storici liberali dell'Ottocento tutti i perseguitati dall'Inquisizione divennero i martiri del protestantesimo o del libero pensiero. Nella grande stagione della riscoperta della ragione, durante il Settecento, l'Inquisizione divenne uno dei bersagli degli illuministi e assurse a simbolo dell'oscurantismo religioso. Voltaire nel suo Trattato sulla tolleranza, (1763), la collocò tra i segni dell'intolleranza e mostrò come fosse in netto contrasto con l'insegnamento di Gesù Cristo, con parole molto forti: <<Vediamo ora se Gesù Cristo ha stabilito leggi sanguinarie e ha ordinato l'intolleranza, se ha fatto costruire le segrete dell'Inquisizione, se ha istituito i carnefici degli autodafé>>. E dopo aver spiegato il significato di alcune parabole evangeliche, così continua e conclude: "Quasi tutte le parabole e azioni di Gesù Cristo predicano la dolcezza, la pazienza, l'indulgenza. E' il padre di famiglia che riceve il figliol prodigo, è l'operaio che viene all'ultima ora ed è pagato come gli altri, è il samaritano caritatevole; Gesù stesso giustifica i suoi discepoli che non digiunavano, perdona alla peccatrice, si accontenta di raccomandare la fedeltà all'adultera, si degna anche di cedere alla gioia innocente dei convitati di Cana. Non si scaglia nemmeno contro Giuda che lo avrebbe tradito; ordina a Pietro di non servirsi mai della spada; rimprovera i figli di Zebedeo che, sull'esempio di Elia, volevano far scendere il fuoco dal cielo su una città che non aveva voluto accoglierli. Infine, muore vittima dell'invidia. Chiedo ora se è la tolleranza o l'intolleranza a essere il diritto divino. Se volete somigliare a Gesù Cristo, siate martiri e non carnefici. " I cattolici per molto tempo cercarono di difendere l'operato dell'Inquisizione, tenendo segreti i documenti e arrivando talora a negare i fatti. Alla fine dell'Ottocento un professore francese di filosofia scrisse un libretto per dimostrare che il rogo di Giordano Bruno era una leggenda, ma venticinque anni fa uno storico italiano cercò di sostenere che il vescovo Vittore Soranzo, condannato formalmente per eresia dal papa, forse non era stato in effetti eretico.
Cambiamenti istituzionali e rinnovamento storiografico
Questo atteggiamento apologetico iniziò a declinare in seguito al grande cambiamento epocale che avvenne nella posizione della Chiesa cattolica verso gli altri cristiani e le religioni non cristiane durante il pontificato di Giovanni XXIII e il concilio Vaticano II. Alla fine del concilio il 7 dicembre 1965, fu approvata la dichiarazione sulla libertà religiosa e lo stesso giorno Paolo VI con un motu proprio modificò nome e segni della Congregazione del Sant'Ufficio, trasformandola nella Congregazione per la Dottrina della Fede. Secondo le parole del documento, bisognava promuovere non difendere la fede, correggere gli errori ma trattare con soavità chi errava. Cominciò così, una nuova storiografia soprattutto sull'Inquisizione spagnola, propiziata dalla ricorrenza del quinto centenario della fondazione (1478) e dalla fine del regime franchista. Il Sant'Ufficio in Spagna non fu così sanguinario come si era creduto e dopo i primi decenni del Seicento fu molto cauto nella persecuzione delle streghe. In Italia invece gli inquisitori continuarono a restare ignorati dalle ricerche e i loro archivi divennero la fonte per una storia innovativa degli inquisitori e delle culture popolari represse, in particolare a opera di Carlo Ginzburg. Il rinnovamento degli studi negli ultimi decenni si è allargato quindi all'Inquisizione romana e a quella portoghese, delle quali si comincia ad approfondire in modo nuovo la storia istituzionale, mentre si continuano a indagare i settori tradizionali, come la censura dei libri, le idee della Riforma, la magia e stregoneria e altri settori più recenti, come la santità simulata e la storia delle donne. Il modo di considerare queste storie di repressione è stato influenzato dalla crisi dell'idea di progresso e dalla constatazione degli efferati delitti contro l'umanità compiuti dai regimi totalitari nel corso del primo Novecento e dalle atroci pulizie etniche attuate negli ultimi decenni. Le nuove questioni storiografiche sono state esposte e discusse in libri, ma anche i convegni internazionali sull'Inquisizione, che hanno avuto inizio negli anni '70 e si sono susseguiti numerosi in Europa e nelle due Americhe. Le ricerche sulle Inquisizioni iberiche hanno potuto avvalersi fin dall'Ottocento dei rispettivi archivi centrali, quelle sull'Inquisizione romana erano gravemente limitate dalla inaccessibilità dei fond delle Comgregazione del Sant'Ufficio e dell'Indice. L'apertura della Chiesa cattolica agli altri cristiani e al mondo contemporaneo avvenuta con il concilio Vaticano II non si tramutò subito nell'apertura degli archivi inquisitoriali centrali. L'ammissione di storici qualificati avvenne silenziosamente soltanto alla fine degli anni '90 e nel gennaio del 1998 l'apertura fu solennizzata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e dell'Accademia dei Lincei, che a suo tempo aveva ospitato e sostenuto da Galileo. La consultabilità dell'ultimo archivio tenuto segreto in Vaticano è stata una scelta autonoma dell'allora cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, va messa in relazione con le riflessioni pubbliche che negli anni precedenti Giovanni Paolo II aveva proposto sugli errori, sulle manchevolezze e sui condizionamenti della Chiesa nell'ultimo millennio, in vista di una richiesta di perdono, durante il Giubileo del 2000. La Commissione teologico-storica del Comitato Centrale per il Grande Giubileo organizzò un simposio internazionale sull'Inquisizione, che si tenne in Vaticano dal 29 al 31 ottobre 1998 con la partecipazione di una quarantina di storici di tutto il mondo e di altrettanti professori di teologia delle università ecclesiastiche. Il cardinale Roger Etchegaray nell'allocuzione collegò espressamente lo straordinario simposio alle riflessioni del papa nell'enciclica Tertio millennio adveniente: L'itinerario spirituale di preparazione al Giubileo deve infatti passare anche attraverso una approfondita e sincera riflessione sugli <<errori, infedeltà incoerenze, ritardi>> dei quali nel corso dei secoli i credenti si sono potuti rendere responsabili. Solo così si giungerà ad una autentica purificazione della memoria del pentimento. Alla luce della dimensione ecumenica che caraterizza fortemente l'intero documento, il pontefice ha specificato, fra gli altri punti, che vi è << un capitolo doloroso sul quale i figli della Chiesa non possono non tornare con animo aperto al pentimento>> e cioè <<l'acquiscenza manifestata, specie in alcuni secoli, a metodi di tolleranza e persino di violenza nel servizio della verità>>. Sebbene esso non venga nominato in maniera esplicita è chiaro che in questo paragrafo Giovanni Paolo II si riferisce principalmente, anche se non esclusivamente, a quel particolare ecclesiastico, competente a giudicare i delitti in materia di eresia, conosciuto sotto io nome di Inquisizione.  Nella solenne cerimonia svoltasi in San Pietro la prima domenica di quaresima del terzo millennio cristiano, il 12 marzo 2000, l'Inquisizione venne tacitamente compresa nella seconda richiesta di perdono, recitata dal cardinale Ratzinger. Un altro segno del cambiamento si può notare negli interessanti seminari internazionali realizzati per la prima volta dall'Istituto storico dei domenicani, l'ordine che fornì il maggior numero di inquisitori, sui propri rapporti con l'Inquisizione medievale (Roma 23-25 febbraio 2002), con le Inquisizioni iberiche (Siviglia, 3-6 marzo 2004) e con l'Inquisizione romana (Roma, 15-18 febbraio 2006).
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the-met-art · 7 years ago
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M. Vitruvius per Iocundum solito castigatior factus cum figuris et tabula ut iam legi et intelligi possit by Fra Giovanni Giocondo da Verona, Drawings and Prints
Medium: Printed book with woodcut illustrations
Bequest of W. Gedney Beatty, 1941 Metropolitan Museum of Art, New York, NY
http://www.metmuseum.org/art/collection/search/366277
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