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cesarecitypilgrim · 11 months ago
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CITYPILGRIM 2023 SUMMARY
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fashionbooksmilano · 1 year ago
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Alchimie
Fotografie di Sarah Moon
Testo di José Chidlovsky
Contrasto Due, Roma 2014, 72 pagine, 50 fotografie a colori e b/n, 20x25cm, brossura, ISBN 9788869655302
euro 24,90
Contrasto pubblica Alchimie, il libro che raccoglie il nuovo lavoro di Sarah Moon. La maggior parte delle immagini è stata realizzata al Museo di Storia Naturale di Parigi nell’estate del 2013. Qui Sarah Moon, ispirata dalle sue passeggiate tranquille, ha catturato le sue scoperte e rivelazioni in una serie di scatti in cui esprime la sua visione delle varie forme di vita: vegetale, minerale, animale. Attraverso una cinquantina di fotografie nel libro si dimostra la fragile temporalità della vita. Le creature che cattura Sarah Moon sono in gabbia, confinate entro le vetrate degli edifici storici del museo, intrappolate e senza vita. Quando non ci sono evidenti barriere fisiche, Sarah Moon le crea attraverso la sua lente. A prima vista, le fotografie sembrano essere dei raggi X, per la loro natura granulare e oscura. La sua collezione esplora figure solitarie, come nel caso dell’unica cicogna con la schiena rivolta allo spettatore. L’uso del colore è magistrale: sfumature profonde di smeraldo e turchese, con forti tinte di cremisi. Le fotografie evidenziano un interessante assortimento di pappagalli e fiori, iniettando una dose di vivacità  nella collezione.
Fotografa di moda dal 1970, Sarah Moon sviluppa un lavoro più intimo e personale a partire dal 1985. Le sue fotografie sono apparse su numerose riviste e sono state il soggetto di diversi libri: Souvenirs improbables, Le Petit Chaperon rouge, Vrais Semblants, Coïncidences (l’edizione italiana è stata pubblicata da Contrasto), Circuss, L’Effraie, Le Fil rouge, La Sirène d’Auderville, Le Chaperon Noir. Nel 2008 il libro 1.2.3.4.5 (pubblicato in Italia da Contraso) riceve il Prix Nadar. Da diversi anni Sarah Moon costruisce e arricchisce un universo personale incentrato in particolar modo su tre temi: l’evanescenza della bellezza, l’incerto e lo scorrere del tempo. Nel 2003 la Maison européenne de la photographie presenta una grande esposizione dei suoi ultimi lavori che fa in seguito tappa a Kyoto, Mosca, Shanghai e Pechino. Nel 2008 1.2.3.4.5 è stato presentato a Londra al Royal College of Art e alla Michael Hoppen Gallery, a Parigi a Camera Obscura a Parigi e a New York alla Howard Greenberg Gallery. Nel 2013, invitata dal Museo Nazionale di Storia Naturale di Parigi, ha presentato, con l’esibizione Alchimies, il suo lavoro sul mondo animale, vegetale e minerale. Sarah Moon ha anche realizzato numerosi film, fra cui un lungometraggio, Mississipi One, e alcuni film dedicati alla fotografia e ai fotografi, in particolare a Henri Cartier-Bresson e Lillian Bassman. Ha lavorato a due cortometraggi ispirati ai racconti di Hans Christian Andersen e a Charles Perrault: Circuss, L’Effraie, Le Fil rouge, La Sirène d’Auderville e Le Chaperon Noir. Nel 2012 ha scritto e realizzato un mediometraggio di fantasia, 5h-5.
13/12/23
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diceriadelluntore · 2 years ago
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I Libri del 2022
Per sognare non bisogna chiudere gli occhi, bisogna leggere - Michel Foucault
1. Carla Benedetti - La Letteratura Ci Salverà Dall’Estinzione
2. Antonio Pascale - La Foglia Di Fico. Storie di alberi, donne, uomini
3. Federico Rampini - Fermare Pechino. Capire la Cina per salvare l’Occidente
4. Mark Kurlansky - Carta. Sfogliare la Storia
5. Marshall G.S. Hodgson - L’Ordine degli Assassini
6. Julian Barnes - Il Senso Di Una Fine
7. Lello Arena - C’era Una Volta. La fiaba un po’ storta di un incontro incredibile
8. John Julius Norwich - I Normanni Nel Sud 1016-1130
9. Neil MacGregor - Il Mondo Inquieto Di Shakespeare
10. Amor Towles - Lincoln Highway
11. Isaia Sales. Teneri Assassini. Il mondo delle babygang a Napoli
12. Ian McEwan - Amsterdam
13. Carlos Fonseca - Museo Animale
14. Hermann Hesse - La Cura
15. Carlos Ruiz Zafon - Il Labirinto Degli Spiriti
16. Massimiliamo Valerii - Le Ciliegie Di Hegel. Una riflessione sull’idea di libertà
17. Fabio Bacà - Nova
18. Gilles A. Tiberghlen - Amare. Una Storia senza fine
19. Andrea Moro - Il Segreto di Pietramala
20. Ilaria Tuti - Come Vento Cucito Alla terra
21. Sylvie Testud - Senza Santi In Paradiso
22. Cesare Pavese - La Casa Sulla Collina
23. Marco Balzano - Resto Qui
24. Orhan Pamuk - Le Notti Della Peste
25. George Robert Sims - Le Avventure Di Dorcas Dene. Una detective nella Londra vittoriana
26. Francesca Stavrakopulou - Anatomia Di Dio
27. Abir Mukherjee - Le Ombre Degli Uomini
28. Guido Barbujani - Come Eravamo. Storia dalla grande storia dell’uomo
29. Richard Powers - Il Dilemma Del Prigioniero
30. Julio Cortazar - Bestiario
Mi sono fermato a 9843 pagine, ad un soffio dal mio obiettivo delle 10 mila. Quest’anno ho letto molti libri che mi hanno regalato, tra cui quello che mi è meno piaciuto, il saggio di Rampini. I saggi favolosi: Kurlansky, quello sull’Ordine degli Assassini preso dopo anni, il saggio sul Corpo del Divino di cui ho parlato sul blog. Sui Romanzi, Fonseca una novità stupenda, un mix stuzzicante di realismo magico e di giallo internazionale, notevolissimo, per struttura, trama e lessico quello di Powers, scoperto tra l’altro come appendice ad una bella chiacchierata. Bei libri italiani, tra nuovi (Bacà interessante, la conferma della Tuti, la scoperta di Moro) e la lettura o rilettura dei classici, che fa sempre sempre bene. per chi volesse altre informazioni, sono pronto a rispondere.
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pollicinor · 1 year ago
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Il dualismo fra capitale politica e capitale finanziaria non rende certo il nostro Paese unico. Gli Stati Uniti hanno Washington e New York, la Germania Berlino e Francoforte, la Cina Pechino e Shanghai, il Vietnam Hanoi e Ho-Chi-Minh City. Eppure non mi viene in mente un altro caso in cui la distanza fra le classi dirigenti delle due città sia così radicale, così rapidamente crescente e con incroci così ridotti fra le due. Morto Berlusconi – già in sé un modello per alcuni, ma non per altri – non ci sono quasi più vasi comunicanti. La Lega rappresenta il Nord dei distretti e dei piccoli centri. L’Eni è a San Donato milanese – oltre che all’Eur – ma in un suo regno avulso dalla vita del capoluogo. L’élite romana passa poco tempo a Milano, piuttosto a disagio quando lo fa. L’élite milanese passa ancora meno tempo a Roma e ancora più malvolentieri. Entrambe percepiscono le reciproche differenze come una questione antropologica. Segno che pensano non ci sia niente da fare. Non vanno in vacanza negli stessi posti, non leggono gli stessi libri. Nel profondo, non hanno molto rispetto l’una dell’altra.
Dall'articolo "Milano contro Roma, perché riparte la sfida per il risparmio degli italiani (e cosa c’entra Berlusconi)" di Federico Fubini
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gregor-samsung · 2 years ago
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“ Nell’anno 2030 la federazione asiatica comprendeva la maggior parte di quel continente dalla Siria alle Indie ed alla China. Le maggiori varietà di stirpi e di lingue e di razze vi si incontravano per l’eguale ricchezza di agricoltura, di industria e di scienza pratica. La strada ferrata corse quell’anno la prima volta da Stoccolma a Pechino e da Pietroburgo a Calcutta. Allora si pensò ad un congresso di tutti i popoli del mondo, cioè delle tre gran federazioni: l’europea, l’americana e l’asiatica. Quel congresso si raccolse a Costantinopoli sotto la presidenza di Adolf Kurr e trattò tutte le quistioni che interessavano il bene dell’umanità. Prima di ogn’altro si discusse quella della scienza. E il presidente stesso, sorto con una lunga orazione a provare che la moltitudine e malvagità dei libri aveva prodotto infin allora la diversità delle classi e le più perniciose rivoluzioni, propose la distruzione universale di essi libri; dopoché una società di dotti ne avrebbero ricavato un indice enciclopedico. Il che fu fatto a gran vantaggio degli uomini. E poi dopo molte altre deliberazioni di senno altissimo, il congresso si sciolse proclamando Adolfo Kurr gran patriarca del mondo e benefattore del genere umano. Questi contava allora ottant’anni di età, e morì tre anni dopo, e gli successe per libera elezione Samuele Dalnegro di Pisa, economista celebratissimo. “
Ippolito Nievo, Storia filosofica dei secoli futuri, Carlo Mancosu editore (collana Lo Scrigno n° 6), Roma, 1993; pp. 71-72.
[1ª Edizione originale: 1860]
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onlinediarykindathing · 2 years ago
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27 marzo 2023
Cosimo (aka the boss) non viene stamattina e io posso saperlo solo perché Susanna l’ha chiamato perché non trovava il caricatore del pc. Doveva vedere cosa aveva fatto su autocad e dovevamo fare una riunione con l’altro studio e io dovevo chiamare Giulia di questo studio per farmi dire format di relazione e tavole. E ora cambia tutto. Ho deciso che per ora faccio la tavola, mi scrivo l’elenco elaborati e l’elenco migliorie e al massimo oggi pomeriggio faccio vedere le tavole a Giuseppe (aka socio del boss) che è più calmo e così mi fa capire cosa posso fare domani che forse Cosimo non viene neanche domani. Dice che ha la febbre ma secondo le altre avrà massimo un grado in più. Pure secondo me.
Vabbè almeno ora ho qualcosa da fare di fisico e reale, dovrò impaginare e dovrò scrivere. A Giulia la chiamo domani mattina che stanno meno persone che possono sentimi parlare al telefono. Stamattina volevo leggere un po’ seduta sul muretto del lungomare dato che c’era il sole ma quando ho guardato verso lo studio ho visto la finestra aperta e i miei 10 min di lettura sono saltati perché ho suonato e sono salita. C’era solo Cristina che si era fatta accompagnare in macchina e abbiamo chiacchierato un po’. Lei mi sta simpatica. Il mio portatile era sparito perché Grazia lo ha portato a casa, il problema era che avevo lasciato i miei fogli con le cose da fare e le misure all’interno e ho dovuto aspettare lei per quelli e nel frattempo ho provato l’ebbrezza di usare il fisso (di Grazia) e di iniziare la base su autocad con tutte le impostazioni yek. Poi sono venute tutte le altre e io mi sono spostata sulla mia postazione.
Per pranzo ho mangiato due piccoli hamburger con un sacco di carotine al vapore e abbiamo passato la pausa a fare test guida al pc e a parlare di abitudini da guidatore e pedone. Ora mi rimetto a vedere le migliorie anche se non mi va. Quasi quasi me lo trascino fino a quando posso andarmene. Ho una puntata di Pechino Express da vedere e ho Gilmore girls da continuare con mia sorella (siamo alle stagioni con Jess finally).
Poi vorrei leggere un po’. Recap della mia reading list:
-sto continuando il secondo libro di ‘the poppy war’
-un libro di autori giapponesi di cui non ricordo il nome
-‘a little life’, non sembra finire mai, non mi sta prendendo troppo non so, ma sono decisa a continuare e a finirlo anche se è un mattone e non ho tempo e inizio altri 10 libri contemporaneamente
-‘heaven’ perché lo ho sul cellulare, è lui che leggo nella mia routine mattiniera
-vorrei iniziare ‘guanciali d’erba’ perché mi ispira il nome e perché vorrei parlarne con Daniele
La settimana scorsa mi ha scritto mentre ero in studio e gli ho risposto subito perché avevo appena hackerato la pw del wifi, abbiamo un po’ parlato di come mi trovavo in studio e mi ha detto che sta impegnato a cercare lavoro questo periodo (qualcosa come direttore di cantiere perché non gli dispiacerebbe stare tutto il tempo in cantiere e lo capisco anche, è uno che preferisce fare cose manuali e fisiche e poi ogni cantiere è diverso) (io sto uscendo un po’ pazza con questa storia che non mi muovo tanto più come prima) e poi ieri ha messo una storia (shock!) con la foto di un fiore che ovviamente è giallo, e niente vorrei parlare con qualcuno dei libri che sto leggendo e non posso farlo con Cate o Bobba perché non ho ancora toccato il libro che mi hanno regalato e perché vedendo Gilmore girls entro in mood reader ossessiva e lui è l’unico che può capirmi ma bho non voglio essere un peso anche se gli scriverei cose senza impegno e quindi tecnicamente è una convo leggera ma se lo chiamo allora possiamo parlare a voce ed è diverso e possiamo parlare di più ma poi una chiamata è più pesante di un messaggio e non posso chiamarlo a casa e quindi devo farlo quando esco dallo studio ma magari un preavviso ci sta ad una chiamata e questo però significa mandare un messaggio e alla fine faccio prima a scrivergli.
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Milano, “Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere” al Teatro Lirico Giorgio Garber
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Milano, “Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere” al Teatro Lirico Giorgio Garber.   "Tanto tempo fa, i Marziani e le Venusiane si incontrarono, si innamorarono e vissero felici insieme perché si rispettavano e accettavano le loro differenze. Poi arrivarono sulla terra e furono colti da amnesia: si dimenticarono di provenire da pianeti diversi." John Grey - Gli uomini vengono da Marte le donne da Venere. Debora Villa torna in teatro a grande richiesta per affrontare in modo ironico e divertente le domande che da sempre attanagliano l’uomo e la donna. Uno spettacolo alla ricerca del dialogo tra due pianeti opposti perché: Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere. Sin dalla notte dei tempi psicologi, scrittori e avventurieri hanno provato a scardinare i meccanismi relazionali uomo/donna: la letteratura pullula di trattati e libri che provano a spiegare uno dei dogmi per eccellenza: uomo e donna sono diversi. Ma va? Risponde Debora Villa… Non solo, ma uomo e donna vengono da due mondi diversi: Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere. Con questo titolo, nel 1992, lo psicologo John Gray esce in libreria dando vita ad un best seller di fama mondiale capace di raggiungere, ad oggi, cinquanta milioni di copie vendute. Il libro si basa su un pensiero tanto semplice quanto efficace: gli uomini e le donne hanno due diversi modi di pensare, di parlare, di amare. I comportamenti di uomini e donne assumono quindi spesso significati diametralmente opposti. Per esempio, tanto l'uomo in determinati momenti della sua giornata ha bisogno di "ritirarsi nella sua caverna", in solitudine, quanto la donna, alle prese con le stesse problematiche del partner, sente di dover condividere i propri sentimenti con gli altri. Spesso utilizzato in ambito teatrale, Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere, arriva per la prima volta in assoluto in una versione tutta al femminile: con sottile ironia Debora Villa prenderà per mano lo spettatore conducendolo ancora una volta nei meandri di dietrologie e psicologie femminili e maschili. Il risultato? 90 minuti di travolgente, irriverente e raffinata comicità che porterà il pubblico ad affrontare un’esilarante terapia di gruppo. “Uomini e donne impareranno a conoscersi di nuovo "perché – come sostiene Gray- quando si imparano a riconoscere e apprezzare le differenze tra i due sessi, tutto diventa più facile, le incomprensioni svaniscono e i rapporti si rafforzano, e se ci aggiungi una bella risata la terapia è completa. Perché "ridere fa bene: al cuore, all'anima ma soprattutto all'amore". Debora Villa Guarda il trailer di Gli uomini vengono da Marte le donne da Venere   Debora Villa Di origini milanesi, si forma negli anni tra il 1993 e il 1996 frequentando la scuola di teatro “Quelli di Grock” e successivamente il laboratorio per attori tenuto da Raul Manso. Integra poi lo studio sul corpo con seminari di mimo-danza con Hal Yamanouchi e Marcel Marceau e di danza con Maria Consagra; completando con studi sul canto con Germana Giannini e Daniela Panetta. Continua il suo percorso formativo diventando allieva dal 2018 nella Master Class italiana di John Strasberg. L'attrice e comica Debora lavora da quasi vent'anni per la televisione, la radio il cinema e il teatro, alternando ruoli comici o di conduttrice brillante, a ruoli seri d'attrice in fiction tv e spettacoli teatrali. Camera Cafè, le Iene, Così fan tutte, Zelig, Colorado, Pechino Express, Glob, Lilit, Benvenuti a Tavola, I Cesaroni, Matrimoni e altre follie, Alex & Co sono solo alcuni dei lavori ai quali Debora ha partecipato nel corso degli anni. L'attrice ha inoltre lavorato con artisti del calibro di Paolo Rossi, Diego Abatantuono, Massimo Boldi, Biagio Izzo, Paolo Conticini, Aldo Giovanni e Giacomo, Ricky Tognazzi, Stefania Sandrelli, Elena Sofia Ricci, Fabrizio Bentivoglio, Antonio Catania, Lorenza Indovina, Claudio Amendola, Enrico Bertolino, Nancy Brilli, Massimo Ghini, Giuseppe Esposito, Simone Colombari. Nel 1997 fonda con l'Associazione Culturale "Società per Artisti" la scuola di Teatro a Saronno. Da allora continua ad insegnare attraverso Stage e Seminari rivolti a persone di ogni età. L'amore di Debora per il palco la portano ad essere un'insegnante appassionata dalla coinvolgente personalità capace di esaltare le qualità attorali e le caratteristiche espressive originali di ogni allievo. Questa capacità empatica, unita alla tecnica e all'esperienza portano Debora a collaborare con Aziende su temi importanti come la Diversity, il Public Speaking, il Team building, Acting Coach: dal 2010 infatti si occupa di applicazione teatrale nella formazione aziendale. In continua evoluzione Debora, maestra di improvvisazione, crea una formula innovativa di Spettacoli-Laboratorio: show che accorpa la scrittura di uno spettacolo strutturato all'arte dell'improvvisazione. Il coinvolgimento del pubblico come parte integrante dello spettacolo rendono le sue serate uniche. Attualmente è in tournée con lo spettacolo Gli uomini vengono da Marte le donne da Venere tratto dal bestseller di John Gray. Significativi e importanti saranno i progetti che la vedranno protagonista in futuro, perché Debora continua ad amare follemente il palcoscenico e il suo lavoro, facendo innamorare chi la incontra e si può dire che questo è senz’altro un amore che durerà per sempre.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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levysoft · 2 years ago
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[…]
Le Guardie Rosse saccheggiarono templi e tombe, comprese quelle della dinastia reale e il tempio di Confucio, bruciarono libri nelle strade, assalirono case e uccisero un numero imprecisato di persone (si parla di centinaia di migliaia) accusate di portare avanti i valori capitalisti. La loro azione violenta si concentrò tra il 1966 e l’estate del 1968, quando le fazioni e la caotica organizzazione interna le resero difficilmente controllabili nelle loro violenze, e Mao decise che era arrivato il momento di fermarle. È a questo punto della storia che intervenne il mango.
Per sedare le Guardie Rosse, Mao cominciò a inviare nelle università e nelle fabbriche squadre di operai armate di libretti rossi, che in sostanza avevano il compito di far capire che il leader voleva che fosse ristabilito l’ordine: il messaggio era che dopo le violenze dovesse realmente cominciare l’era del potere agli operai. L’evento più emblematico di questa fase si ebbe nell’agosto del 1968 all’Università di Tsinghua a Pechino, dove Mao inviò 30mila operai: inizialmente furono attaccati dagli studenti delle Guardie Rosse, alcuni di loro furono uccisi e centinaia feriti, ma infine riuscirono nel loro intento, anche grazie al sostegno dell’esercito del partito.
Per ringraziare gli operai del loro lavoro, Mao gli fece inviare in dono una cassa con circa 40 manghi, un po’ per caso: nei giorni precedenti era arrivata in Cina una delegazione del governo pachistano, guidata dal ministro degli Esteri, che per omaggiare Mao si era presentata con quella cassa di manghi. La stranezza di quei frutti, che nessuno degli operai aveva mai visto prima, suscitò enorme curiosità e fascino.
La storica dell’arte Alfreda Murck, in un saggio che racconta il ruolo dei manghi nella Rivoluzione culturale, ha scritto che «i lavoratori stavano in piedi tutta la notte per contemplarli, odorarli, accarezzarli». Cominciarono poi a discutere di cosa farne: era un regalo del leader Mao e andava maneggiato con una certa cura. Molti decisero di conservarli, invece che mangiarli, e alcuni vennero messi persino sotto formalina, una sostanza conservante, per evitare che deperissero.
Insieme ai manghi Mao aveva inviato agli operai un breve testo con quella che veniva definita una “alta direttiva”, in cui comunicava che da quel momento in poi la classe operaia avrebbe dovuto esercitare la leadership in tutto. I manghi divennero così in breve tempo più che semplici frutti: gli operai li percepivano come una manifestazione della volontà di Mao, e cominciarono a venerarli.
Alcuni sostengono che a Mao i manghi non piacessero, e che anche per questo avesse deciso di usarli come “regalo riciclato”: in Cina però la pratica di regalare a qualcun altro un regalo che si è ricevuto – piuttosto malvista nei paesi occidentali – è percepita come molto generosa, e tradizionalmente nobilita sia chi ha riusato il regalo sia chi lo riceve. Questo contribuì a renderli ancora più venerati: non rappresentavano semplicemente la volontà di Mao, ma anche la sua rinuncia a un dono per dare il potere agli operai.
È probabile che nelle intenzioni iniziali di Mao non ci fosse affatto quella di produrre un culto intorno ai manghi, ma quando capì che stava succedendo cominciò a sfruttarlo a suo favore: inviò manghi come regali alle fabbriche di tutta la Cina, accompagnati da messaggi che inneggiavano al potere operaio e da ammonimenti affinché venissero trattati con un certo riguardo.
Chi li mangiava ne faceva poi riproduzioni in cera, che divennero comunissime ovunque e venivano diffuse dagli stessi operai a chi ancora non ne aveva. Alcuni presero l’abitudine di far bollire in acqua le bucce di mango, una volta che il frutto era marcito, e di trattare come una sorta di “brodo sacro” la bevanda che ne veniva fuori: la medicina cinese prevede spesso ingredienti bolliti, perciò non ci volle molto prima che a quella bevanda venissero attribuite proprietà curative e rinvigorenti.
I manghi erano ovunque: venivano esposti in teche di vetro e disegnati su oggetti di qualsiasi tipo. Il governo organizzava visite obbligatorie per gli operai alle mostre sui manghi e si diffuse una celebre poesia popolare che celebrava il “mango d’oro”, visto come un’emanazione del presidente: «Vedere quel mango d’oro/era come vedere il grande leader presidente Mao. Stare accanto a quel mango d’oro/era come stare accanto al presidente Mao!».
Alcuni hanno citato il fatto che nella mitologia cinese ci siano diversi frutti sacri come possibile spiegazione dell’isteria collettiva per il mango, anche se è davvero difficile capire quanti e quali fattori abbiano davvero contribuito alla diffusione del culto. Da un certo momento in poi però chi andava contro il culto del mango e sosteneva che fosse un frutto normale veniva severamente punito, e in alcuni casi anche ucciso.
Dopo circa un anno e mezzo, per ragioni difficili da individuare, la venerazione per il mango semplicemente si affievolì quasi all’improvviso, e il frutto sparì anche dalla propaganda ufficiale, forse perché Mao capì che la stagione in cui sfruttare a suo vantaggio quella situazione si era esaurita. Per chi visse in quegli anni però il mango è ancora oggi uno dei simboli della Rivoluzione culturale di Mao.
Anche i manghi di cera, così diffusi in quel periodo, negli anni sono pian piano spariti, perlopiù usati come candele da chi li aveva in casa. I cimeli dell’epoca che raffigurano manghi oggi non sono più molto comuni, ma si possono ancora ritrovare in certi mercatini delle pulci in Cina.
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danielemuzzarelli · 3 years ago
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Le crisi più traumatiche della storia rischiano di non insegnarci nulla, se siamo refrattari all'apprendimento e non vogliamo mettere in dubbio nemmeno una frazione nelle nostre certezze.
Federico Rampini, Fermare Pechino
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superfuji · 5 years ago
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le due sorelle parlavano tra loro cinese tanto bene che i nostri interpreti venivano a farle parlare per sentire l’intonazione giusta delle parole cinesi. Una stessa parola con intonazione sbagliata significa una cosa assolutamente diversa E si possono dire delle cose orribili. Un missionario mi raccontava che c’era la medesima parola per Dio e per porco, ma naturalmente con diversa intonazione. Nei primi tempi i missionari non ancora pratici della lingua sbagliavano l’intonazione, e in cinese dicevano che si adorava un porco; ed è perciò che in molte vecchie pitture cinesi rappresentano un missionario in ginocchio davanti a un porco!
« la medesima parola per Dio e per porco »
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corallorosso · 4 years ago
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di Marco Lillo Poche ore prima del suo discorso contro Giuseppe Conte gli uffici del Senato hanno pubblicato la dichiarazione dei redditi di Matteo Renzi. Il senatore ieri ha citato i dati sul Pil in calo ma il suo personale prodotto interno del 2019 è salito, di molto. Matteo Renzi ha dichiarato un reddito complessivo di un milione e 92 mila e 131 euro per l’anno 2019 e ha pagato 425 mila e 655 euro di imposte. Per avere un’idea, nel 2019 (redditi 2018) aveva dichiarato 811 mila euro e nel 2018 (redditi 2017 quando era senza posto in Parlamento) solo 29 mila e 315 euro. Da sindaco di Firenze nel 2013 era fermo a 98 mila euro mentre da premier nel 2016 dichiarava 103 mila euro: un decimo del 2019. Come senatore Renzi porta a casa 14 mila e 600 euro netti circa. Per arrivare a un milione e 92 mila euro quindi mancano all’appello 900 mila euro circa. Tutte le entrate dei libri di Renzi dovrebbero aggirarsi sui 100 mila euro lordi di diritti. Per il documentario su Firenze prodotto da Lucio Presta fu pagato nel 2018 ben 453 mila euro e non sembra possibile che il senatore documentarista avanzasse ancora qualcosa nel 2019. Quindi restano 800 mila euro ‘in cerca di autore’. In realtà la cifra sopra il milione non è una sorpresa. Renzi da tempo sostiene che i suoi redditi di conferenziere gli hanno fatto superare il milione di euro nel 2019. Con i suoi amici si è lamentato recentemente della flessione subita a causa del Covid che ha bloccato gli eventi. Renzi su Linkedin appare come un professionista: ‘public speaker’ si legge accanto al suo nome sul sito, non senatore, quello è scritto sotto come ‘attività’. Ma quanto guadagna per uno speech Renzi? (...) Secondo L’espresso, che pubblicò la relazione UIF, il prestito per l’acquisto della casa fiorentina, fu restituito in parte, nel 2018, grazie al cachet da 453 mila euro pagato a Renzi da Presta per il documentario. Per l’acquisto della casa Renzi ha contratto nel luglio 2018 con la moglie Agnese Landini un mutuo del Banco di Napoli da un milione. La restituzione avverrà con 360 rate (scadenza agosto del 2048, quando Renzi avrà 73 anni) di 3646 euro al mese. (...) Il 2019 è stato l’anno del boom dei suoi speech. A gennaio è a New York per Goldman Sachs. A febbraio è a Riyadh per la Commissione Saudita per il Turismo. A marzo è negli Emirati per due eventi: a Dubai parla di Educazione Globale e ad Abu Dhaby alla New York University. Sempre a marzo vola a Londra dagli amici di Algebris e poi fa un dibattito alla Debt Capital Markets Conference. Il 4 aprile alle 16 e 10 parla a Zurigo al Fund Experts Forum e alle 18 e 9 minuti l’Ansa batte: “Governo: Renzi, Salvini-Di Maio basta scuse e foto al parco”. Il senatore è duro con i due ministri: “Li paghiamo per risolvere i problemi: quando se ne renderanno conto?”. Ad Aprile torna a Riyadh per la Financial Sector Conference. A maggio va allo Swiss Economic Forum di Interlaken e ad Astana in Kazakhstan per il 12esimo Economic Forum. A giugno è a Zurigo per Banque Pictet & Cie. Poi vola in Cina. La Bojin International lo aveva già invitato alla fine del 2018 e gli organizza un tour. Il 23 è a Pechino (dove interviene anche a un secondo evento per Glaubicz Garwolinska Consultants Conference) poi il 24 giugno a Qingdao e il 25 è a Tai’an. A giugno è a Seoul per l’Asian Leadership Conference 2019. A luglio ad Atene per The Economist. A ottobre vola a New York e a novembre del 2019 è a Londra per parlare di Europa alla Bnp. Ieri in Senato Renzi ai suoi confidava: “Ora che siamo fuori dal governo farò ancora più conferenze e guadagnerò di più”.
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celestica-1988 · 4 years ago
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Mi vedevo però anche questo: Margo in giro per mercatini dell'usato, che comprava tutte le guide a meno di un quarto di dollaro che le capitavano sotto gli occhi. E poi veniva qui - anche prima della sua fuga  - a leggerle, lontana da occhi impiccioni. E le studiava per decidere le sue destinazioni. Sì. Si sarebbe messa in cammino, via da tutto, un palloncino che fluttuava nel cielo, divorando centinaia di chilometri al giorno, sempre in favore di vento. Era viva in questa ipotesi. Mi aveva fatto venire qui per darmi gli indizi utili a mettere insieme un itinerario? Forse. Io naturalmente ero molto lontano dall'aver scoperto un qualunque percorso. A giudicare da quei libri, poteva essere in Jamaica o in Namibia, a Topeka o a Pechino. Ma avevo appena iniziato a cercare.
Città di carta, John Green
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pangeanews · 5 years ago
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Il vero 007 è lui! Storia di Peter Fleming, il fratello dell’inventore di James Bond, uno scrittore di genio
Countdown nel mondo inglese per l’uscita di 007 No Time to Die. Uscirà a fine anno. BBC infioretta raccontando che Billie Eilish (sì, la tenerella di Everything I wanted) ha lanciato la canzone che sarà la sigla dell’ultimo 007. Il testo tradotto qui e là dice: Avrei dovuto sapere che me ne sarei andata. Sono caduta davanti a una bugia. Sei morte o paradiso? Ora non mi vedrai piangere. È che non c’è tempo di morire.
*
Complimenti, clap clap. Siamo riusciti a far passare Bond dalla parte degli emo: Il sangue che versi è il sangue che mi devi. Sono stato stupida ad amarti? Non avevo pensato alle conseguenze? Per BBC si tratta di romantic betrayal. Tradimento romantico. Sarà. A me pare il solito modo di sguinzagliare il marketing dietro alla società pop dei giovani per portare più gente in sala. Gli inglesi sanno farlo con garbo e senza scrupoli.
*
Eppure. Nel 2006, quando Craig esordiva con Casino Royale, la voce della canzone in sigla era Chris Cornell (You know my name): Se prendi una vita devi sapere cosa darai, sono occasioni che vanno e vengono, ecco. Quando scoppia la tempesta sarai con me, dalla parte di quelli senza pietà che ho tradito. Ho visto angeli cadere da altezze accecanti, e tu non sei nulla di così divino. Sei solo qui accanto. Armati perché nessuno ti salverà. Le occasioni ti tradiranno. E io ti rimpiazzerò… Il sangue più freddo scorre nelle mie vene. Sai il mio nome. Prova a nascondere la tua mano. Dimentica come si sentono le emozioni. Ben altro rispetto a Billie Eilish…
*
Anche nel 2008, con Quantum of Solace, la voce femminile di Alicia Keys (Another way to die) spaccava così all’inizio: Un’altra chiamata dalla regina, il dito scorre liscio sul grilletto. Un’altra chiamata da una lingua d’oro che ti avvelena la fantasia. Un altro conto da un killer ti ha fatto passare dal thriller alla tragedia… Sentire la musica in luoghi fuori contesto aiuta. Credo si chiami straniamento: che ne so, provate a sentire le canzoni di Bond in un’altra prospettiva.
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Comunque, qui da noi c’è sempre un po’ il rischio che essere fan di 007 sia roba da ispettore della guardia di finanza, un tocco da sfigati. Nel Regno Unito invece è il solito movimento di massa. Se guardi 007 capisci le loro tendenze, o almeno ne catturi un’istantanea. Lo spiega benissimo il solito Anthony Burgess in un articolo di Life del febbraio 1987. Titolo – Giubileo di Bond. A venticinque anni dal Dottor No, che era il cattivone del primo film uscito nel 1962.
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Col consueto intuito da sciacallo onnivoro, Burgess annota che il personaggio dell’agente 007 “apparve sulla scena al momento giusto, quando CIA umiliava MI5… Bond invece era patriottico, duro, coraggioso e non veniva da un’ascesi da doccia fredda. Ricordava al lettore britannico le qualità che sembravano andate perdute. Fleming sognò uno spionaggio più ingegnoso, osò di più rispetto alla realtà e diede infine al suo uomo la licenza di uccidere”.
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Peter Fleming nel Mato Grosso, 1932
Non si fa mancare il sale: “l’eterosessualità di Bond è vigorosa e viaggia in un’altra classifica. Il suo sangue scozzese gli garantisce un integro patriottismo”. E neanche il pepe: “I professori di francese non sapranno dirci a cosa si deve il nome Bond. Non sembra un richiamo al bondage per quanto bond suggerisca che il nostro uomo sia legato a qualcosa – onore, patria, una qualche virtù astratta. Fleming scelse questo nome perché era abbastanza blando e per niente aggressivo”.
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In realtà Burgess sa come stanno le cose, gioca a carte col lettore. Ecco da dove viene il nome in codice, l’unico che vale: “Il nome 007 si deve al carro postale notturno di una piccola ma celebre storia di Kipling, e a sua volta Kipling lo aveva preso dal codice che l’astrologo John Dee usava per i suoi dispacci spionistici alla regina Elisabetta quando era infiltrato alla corte spagnola. Mentre osa il tutto per tutto al servizio di Sua Maestà la regina, James Bond evoca nell’era di Elisabetta II il glamour e il pericolo del regno di Elisabetta I”. Se volete leggere qualcosa su John Dee, c’è L’angelo della finestra d’Occidente, di Gustav Meyrink. Stampa nientepopodimeno che Adelphi.
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Burgess aveva lavorato alla sceneggiatura di La spia che mi amava, l’unico libro di Fleming scritto dal punto di vista femminile. Quindi sa cosa sta dicendo quando scrive che “nei libri di 007 il sesso è tenerezza, nei film è mero titillare… I libri sono deboli per psicologia umana, un poco impacciati nel dialogo, assurdi per trama e non hanno humour ma sono ben scritti e francamente affidabili per la loro informazione di background. L’agenzia di controspionaggio sovietica Smersh esiste, Spectre no”.
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Traduco il finale del pezzo di Burgess, la chiave affilata del discorso che stavo cercando di fare all’inizio: “Vorrei porre l’accento su questo: le stravaganze di Bond rappresentano un genere speciale di intrattenimento dove la fantasia del produttore di film ha il permesso di varcare il limite e tutto è racchiuso in una macchina perfetta, in una lezione di morale. Sono film a tutto tondo allo stesso modo di quelli Disney ma, diversamente da questi, sono sofisticati e non possono esser presi senza accettare al contempo il mondo delle alte sfere con la sua genuina malevolenza e quel che si dice ‘stato dell’arte tecnologica’. Le ragazze sono sexy e Bond parte con loro con lo sguardo lascivo da giocatore di football americano. Ma non ci sono orgasmi: sono riservati alle fughe da pericoli impossibili. C’è anche qualcosa che chiamerei urbanità, buone maniere e ironia (Prenda con sé Mr Bond e lo metta in condizioni di farsi del male). C’è il senso di una civiltà ben oliata, i nemici restano fuori, in un mondo a parte maniaco e malvagio. È probabile che in futuro gli storici troveranno nei film di Bond i sogni dei suoi contemporanei, uomini e probabilmente anche donne. L’intrattenimento a volte può servire uno scopo più profondo di quel che i suoi sostenitori sono in grado di dirci”.
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A questo punto, domanda sensata. Chi era il creatore di Bond, Ian Fleming? Era un fratello minore, tanto per cominciare. Il più grande era Peter, classe 1907, che a 29 anni affronta un viaggio in Tibet e Cina per conto dei Servizi esteri insieme a una fotografa svizzera. Da capogiro. Insomma Peter è il sostegno del fratellino, anche se poi Ian farà gavetta in guerra nel controspionaggio e si inventerà un agente fighissimo, da romanzo, per darsi un tono.
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Ian ha solo un anno in meno del fratellone. Per Burgess “era uno scozzese godereccio toccato da un puritanesimo ancestrale, beveva martini vodka agitato non mescolato, fumava sempre le sigarette più pesanti sul mercato e, prima del suo ultimo matrimonio, faceva l’amore in modo freddo e promiscuo”. Sarà… comunque campa fino al 1964. Il fratellone, più sano e robusto, se ne va nel 1971 e fa scrivere al giornalista del NY Times “ebbe una carriera poco convenzionale nella Seconda guerra servendo nella Guardia Granatieri dopo il ritiro dalla Norvegia nel 1940, organizzando una linea di resistenza a Hitler in Inghilterra con armi ed esplosivi nel caso i tedeschi fossero sbarcati. Lo stesso in Grecia dopo l’occupazione tedesca. Poi andò in Asia per far sgomberare le truppe dalla Birmania in India e trasmise ai giapponesi dei piani di guerra. Chiaramente, erano falsificati. Sulla sua resistenza a Hitler scrisse il romanzo Invasione 1940”. In effetti anche gli altri titoli sono fantastici: Sconfitta a Pechino, Baionette fino a Ihasa, Il destino dell’ammiraglio Kolchak.
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A breve potremo gustare qualcosa di questo scrittore. Nutrimenti aveva già dato la sua Avventura brasiliana e tra poco sarà rieditata. È la storia autoironica di Peter che va nella foresta amazzonica a 26 anni in cerca di un esploratore scomparso e torna a mani vuote. Fine dei tempi eroici dell’imperialismo: anche se erano entrambi, Peter e il suo compagno di viaggio, il bischero Percy Fawcett, figli di college e di Impero.
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Per i fratelli Fleming, invece, qualche brivido dickensiano & massonico, ma poco di più. Quindi anche lo sguardo è a suo modo limitato, specie negli scritti-reportage di Peter sulla Rivolta del Boxer, di cui parlano ampiamente, con sapidi racconti, anche le memorie dei diplomatici italiani in loco. Il tutto passando per il Tibet. Forse c’era nei Fleming qualche interesse verso le tradizioni esoteriche che titillavano la poca cervice tedesca: vedere per credere l’introduzione di Peter a I sette anni in Tibet di Heinrich Harrer.
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Comunque sia, va detto che la pappa verbale inglese non si presta a raccontare la geopolitica. L’inglese funziona bene però come lingua avventurosa e Peter resta scrittore migliore del fratellino Ian. Ecco ad esempio come incomincia il testo che lesse dopo il viaggio in Asia a 27 anni, nel 1936 (ora su The Geographical Journal, vol. 88 agosto 1936): “In questi giorni immagino sia piuttosto inconsueto che le forze militari adottino una procedura che le porti a impegnare il loro potere di guerra in un territorio che appartenga a un altro potere senza che un governo dica nulla all’altro prima dell’evento. Eppure i russi sono molto abili a gestirla così, principalmente soffiando tutt’intorno storie falsissime e lasciandole depositare nelle varie province, senza consentire ad altre versioni dei fatti di entrare nelle province manipolate”. Non male, dai…
Andrea Bianchi
L'articolo Il vero 007 è lui! Storia di Peter Fleming, il fratello dell’inventore di James Bond, uno scrittore di genio proviene da Pangea.
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kneedeepincynade · 2 years ago
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⚠️ CHI SARANNO I PROBABILI NUOVI MEMBRI DEL COMITATO PERMANENTE DELL'UFFICIO POLITICO DEL PARTITO COMUNISTA CINESE? - PARTE 6 ⚠️
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🤔 Nonostante abbia 70 anni, Brookings Institution ha inserito anche Liu He - attuale Vice-Primo Ministro del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese - come un candidato per un ruolo nel Comitato Permanente dell'Ufficio Politico.
🇨🇳 Nato nel 1952 a Pechino, Liu He è il figlio di un veterano della Rivoluzione che ha avuto diversi ruoli politici nella Nuova Cina.
🌱 Dopo aver lavorato in una comune agricola per la campagna Zhiqing, ha servito come soldato nell'Esercito Popolare di Liberazione e si è unito al Partito Comunista Cinese nel 1976, durante l'ultimo anno della Rivoluzione Culturale.
📚 Una volta ottenuto il congedo, ha lavorato come operaio, per poi studiare Economia all'Università Renmin di Pechino, nel Dipartimento di Economia Industriale.
📈 Ha lavorato come docente all'Università Renmin per poi diventare Ricercatore e Vice-Direttore dell'Ufficio di Ricerca del Consiglio di Stato, fino a ottenere il ruolo di Direttore della Politica Industriale e della Pianificazione a Lungo Termine presso la Commissione di Stato per la Pianificazione.
🌟 Successivamente, ha servito - dal 2013 - come direttore del Gruppo Centrale per il Lavoro Finanziario ed Economico, di cui era responsabile per la Pianificazione Macro-Economica.
🇨🇳 Ha poi servito come Segretario del Partito e Direttore del Centro di Ricerca sullo Sviluppo del Consiglio di Stato, per poi diventare vice-ministro e segretario della Commissione per lo Sviluppo Nazionale e la Riforma sotto la leadership di Xi Jinping.
🌟 Ha ottenuto un seggio al Comitato Centrale nel 18° Congresso del Partito Comunista.
📕 Autore di cinque libri e oltre duecento articoli, Liu He si è specializzato in cinque aree dell'economia:
1️⃣ La relazione tra lo sviluppo economico e i cambiamenti nella struttura industriale della Cina.
2️⃣ Teoria Macro-Economica.
3️⃣ Governance e diritti di proprietà.
4️⃣ Nuova Economia e Industria dell'Informazione.
5️⃣ Riforma delle Aziende di Stato.
💭 Data la sua età, è probabile che si ritiri dalla sua posizione nella leadership del Partito Comunista Cinese per ottenere un ruolo più cerimoniale, ma è comunque un papabile candidato per il ruolo di Primo Ministro.
🤔 Un'altra figura interessante è quella di Li Qiang, attuale Segretario del Partito Comunista di Shanghai.
💫 A causa della sua età relativamente giovane, la probabilità che possa ottenere un ruolo di altissimo livello non è molto elevata, ma è sicuramente - insieme a Ding Xuexiang e Chen Min'er - una "Stella Nascente" (后起之秀) della politica.
🇨🇳 Nato nel luglio del 1959 nella Contea di Rui'an, nella Provincia dello Zhejiang, Li Qiang si è unito al Partito Comunista Cinese nel 1983, dopo la Riforma e Apertura.
📚 Si è laureato in Ingegneria Meccanica per l'Agricoltura presso Istituto di Agricoltura dello Zhejiang, e ha perfezionato gli studi ingegneristici presso l'Università di Hangzhou, per poi affrontare gli studi economici e politici presso la Scuola Centrale del Partito nei primi anni '00, dove ha ottenuto una laurea in Economia.
🛠 Ha iniziato la sua carriera lavorando nel settore ingegneristico nel campo dell'irrigazione e del drenaggio nella Contea di Rui'an, per poi iniziare la carriera politica presso la Lega della Gioventù Comunista Cinese.
📄 In seguito, ha ottenuto diversi incarichi dirigenziali nella Provincia dello Zhejiang, fino a diventare Governatore della Regione, carica mantenuta fino al 2016, per poi ottenere il suo attuale incarico a Shanghai.
⭐️ È stato eletto per la prima volta nel Comitato Centrale come membro supplente al 18° Congresso del Partito Comunista Cinese nel 2012.
💭 È possibile, anche se non estremamente probabile, una sua promozione a Vice-Primo Ministro del Consiglio di Stato. In ogni caso, qualora non dovesse rientrare nel Comitato Permanente, è assolutamente probabile che possa mantenere il suo ruolo nell'Ufficio Politico.
🧾 Fonte - Lista dei Candidati
https://www.brookings.edu/interactives/candidates-for-chinas-20th-politburo-standing-committee-and-politburo/
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⚠️ WHO ARE THE LIKELY NEW MEMBERS OF THE PERMANENT COMMITTEE OF THE POLITICAL OFFICE OF THE CHINESE COMMUNIST PARTY? - PART 6 ⚠️
🤔 Despite being 70, Brookings Institution has also listed Liu He - current Deputy Prime Minister of the State Council of the People's Republic of China - as a candidate for a role on the Standing Committee of the Political Bureau.
🇨🇳 Born in Beijing in 1952, Liu He is the son of a Revolutionary veteran who has held various political roles in New China.
🌱 After working in a farming commune for the Zhiqing campaign, he served as a soldier in the People's Liberation Army and joined the Chinese Communist Party in 1976, during the last year of the Cultural Revolution.
📚 Once he was released, he worked as a blue-collar worker, and then studied Economics at the Renmin University of Beijing in the Department of Industrial Economics.
📈 he worked as a lecturer at Renmin University and then became a Researcher and Deputy Director of the Research Office of the Council of State, up to obtaining the role of Director of Industrial Policy and Long-Term Planning at the State Commission for planning.
🌟 Subsequently, he served - since 2013 - as director of the Central Group for Financial and Economic Work, of which he was responsible for Macro-Economic Planning.
🇨🇳 he He then served as Party Secretary and Director of the State Council Development Research Center, later becoming deputy minister and secretary of the National Development and Reform Commission under the leadership of Xi Jinping.
🌟 he Got a seat on the Central Committee in the 18th Congress of the Communist Party.
📕 Author of five books and over two hundred articles, Liu He specializes in five areas of economics:
1️⃣ The relationship between economic development and changes in China's industrial structure.
2️⃣ Macro-Economic Theory.
3️⃣ Governance and property rights.
4️⃣ New Economy and Information Industry.
5️⃣ Reform of state-owned companies.
💭 Given his age, he is likely to withdraw from his position in the leadership of the Communist Party of China to get a more ceremonial role, but he is still a good candidate for the role of Prime Minister.
🤔 Another interesting figure is that of Li Qiang, current Secretary of the Communist Party of Shanghai.
💫 Due to his relatively young age, the likelihood of him getting a very high-level role is not very high, but he is certainly - along with Ding Xuexiang and Chen Min'er - a "Rising Star" (后起之秀) of politics.
🇨🇳 Born in July 1959 in Rui'an County, Zhejiang Province, Li Qiang joined the Chinese Communist Party in 1983, after the Reformation and Opening.
📚 He graduated in Mechanical Engineering for Agriculture from the Zhejiang Institute of Agriculture, and completed his engineering studies at Hangzhou University, before pursuing economic and political studies at the Central Party School in the early 00s. , where he obtained a degree in Economics.
🛠 he He started his career by working in the engineering sector in the field of irrigation and drainage in Rui'an County, before starting his political career at the Chinese Communist Youth League.
📄 Later, he held several executive positions in Zhejiang Province, eventually becoming Governor of the Region, a position he held until 2016, and then his current position in Shanghai.
⭐️ he was first elected to the Central Committee as an alternate member at the 18th Congress of the Chinese Communist Party in 2012.
💭 His promotion to Deputy Prime Minister of the Council of State is possible, although not extremely probable. In any case, if he does not re-enter the Standing Committee, it is very likely that he will be able to maintain his role in the Political Bureau.
🧾 Source - List of Candidates
https://www.brookings.edu/interactives/candidates-for-chinas-20th-politburo-standing-committee-and-politburo/
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gregor-samsung · 2 years ago
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“ Ada, la bambinaia di Marco, non dette, a dire il vero, segni di una vera e propria pazzia. Ogni tanto se ne andava senza salutare i padroni e rimaneva lontano intere settimane. Un giorno, proprio nel mezzo della cucina, preso Marco, che era ancora in gonnellino, lo lanciò in alto verso il soffitto lasciandolo cadere senza riprenderlo a tempo. Per poco il bimbo non morì di colpo. Quando Marco fu più grande, Ada, che era rimasta nella casa come donna di servizio, lo divertì leggendogli libri d'avventure e raccontandogli fatti meravigliosi. Fu lei a narrargli la storia di suo fratello Ardito, l'altro pazzo. Ardito era fuggito di casa quando il padre era ancora in vita, e aveva girato il mondo. Perfino in Africa e a Pechino, era stato. Portava sul corpo le testimonianze del suo eterno vagabondare : tatuaggi raffiguranti draghi, case, palazzi, negri e cinesi. In verità Ardito era uno di quegli avventurieri creati, come spesso accade, dalla immaginazione dei concittadini e le sue avventure si riducevano a parecchie truffe, le sue peregrinazioni alle conseguenti permanenze in carcere. Marco però se lo era raffigurato quale glielo aveva descritto Ada : bizzarro viaggiatore col corpo dipinto come un pappagallo. Quando Marco andò ad abitare in città dai nonni, nella casa dei pazzi viveva soltanto la vecchia madre. Cercò di sapere dove fossero Ada, che si era licenziata da due anni e che non aveva più veduta, e Ardito, ma nessuno, neppure la loro madre, lo sapeva. Fantasticò a lungo su questa misteriosa, lontananza. Parlava spesso di Ada e di Ardito anche con la mamma ed essa gli raccontava di loro cose a lui sconosciute. Un giorno mentre si divertiva in giardino vide nel profondo e piccolo cortile dei pazzi un uomo ancor giovane, vestito dei soli pantaloni di tela e sdraiato in terra a prendere il fresco ; aveva la pelle del torace bruna con le più strane figure. Non c'era alcun dubbio : quel giovane era Ardito. Marco cominciò ad osservarlo attentamente, incuriosito : poteva infine conoscere la persona che, più di ogni altra, aveva occupato e occupava i suoi pensieri. A un tratto Ardito balzò in piedi e, rapidamente, arrampicandosi su per il muro, arrivò all'altezza del giardino, a pochi metri da Marco. Il ragazzo scoprì sul suo dorso il disegno di un lungo pugnale. Ardito ripiombò nel cortile e si sdraiò di nuovo in terra. Egli era stato veramente il protagonista delle innumerevoli avventure narrate da Ada ; la sua prodigiosa agilità e la figura del pugnale sembrarono a Marco le prove più certe. Però egli n'ebbe una pungente paura. La notte Ardito apparve costantemente in un sogno in cui si tentava di rapirgli la mamma. Da quella sera, prima di andare a letto, volle accertarsi che la porta del giardino fosse bene sprangata. “
Romano Bilenchi, Dino e altri racconti, Vallecchi editore, Firenze, giugno 1944²; pp. 58-61.
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cdramaitalia · 3 years ago
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La classifica dei miei c-drama preferiti del 2021
Questa lista potrebbe anche chiamarsi “Word of Honor e le altre due serie in croce che sono riuscita a guardare”. Perché rispetto al 2020, nel 2021 ci sono stati molti meno c-drama che hanno catturato la mia attenzione. Ne ho iniziati parecchi, ma continuati e apprezzati pochi.
Tutti questi drama sono disponibili online con sottotitoli in inglese, in alcuni casi anche con sottotitoli in italiano. Se non doveste riuscire a trovarli chiedetemi pure i link.
1. Word of Honor 《山河令》
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Cosa posso dire di questo drama? Dire che è la mia serie TV preferita in assoluto (cioè in ogni lingua, da ogni paese) del 2021 non è abbastanza. Onestamente non mi era mai capitato di appassionarmi così tanto a un drama da mettermi a creare video, tradurre testi di canzoni, comprare merch, studiare la letteratura classica cinese per capire tutto quello che riguarda Word of Honor. Ho fatto pazzie simili in passato per manga o libri, ma mai avrei pensato che sarei diventata una fangirl di un drama cinese da quattro soldi (detto con affetto). E invece eccomi qui.
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Word of Honor è soprattutto una storia d’amore, ma è anche la storia di una famiglia, dove la famiglia è un po’ quella che ti assegna (o ti porta via) il destino e un po’ quella che ti scegli tu. È ambientato nel mondo fantastico degli eroi e dei cattivi del jianghu, ma le emozioni che ti trasmette sono reali e senza tempo. Parla di redenzione, ingiustizie, inganni, lotte di potere, ti tiene con il fiato sospeso ma senza mai perdere di vista il legame speciale fra i personaggi, tutti interessanti e ben scritti.
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Gli sarò per sempre grata per la gioia, le ansie, le lacrime, la bellezza che mi ha regalato. E sarò sempre grata ai creatori della serie per aver realizzato questo progetto con passione e sincerità, e agli attori Zhang Zhehan e Gong Jun per aver incarnato splendidamente Zhou Zishu e Wen Kexing. Voto: 10/10
2. The Day of Becoming You 《变成你的那一天》
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Il vecchio trope dello scambio di corpi fatto bene, senza clichés. La prima cosa che mi viene in mente pensando a questa serie è quanto ho riso guardandola. Zhang Xincheng e Liang Jie sono fantastici quando devono interpretare il personaggio dell’altro, e carinissimi nelle loro interazioni. Il mio drama preferito dell’anno nel genere commedia romantica. Peccato che si perda un po’ nella seconda parte. Voto: 8.5/10
3. You Are My Glory 《你是我的荣耀》
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Una fiaba moderna. Qualche volta ti viene voglia di mettere da parte le serie dalle emozioni forti e preferisci guardare qualcosa dalla trama semplice, che si può riassumere con la frase “due persone incredibilmente belle e di successo si innamorano e vivono per sempre felici e contente”. Scenari che non accadrebbero mai nella vita reale, ma per una volta lasciatemi spegnere il cervello. Voto: 8/10
4. Remembrance of Things Past 《我在他乡挺好的》
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Una serie realistica che parla di un gruppo di donne che cercano di sopravvivere alla vita della metropoli, a Pechino, cercando di trovare un equilibrio fra la dura realtà e i sogni che le hanno portate a vivere e cercare lavoro lì. Affronta temi pesanti, come il suicidio e la malattia, e lo fa con la giusta misura. Voto: 8/10.
5. Luoyang 《风起洛阳》
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Non ho terminato questa serie ma ho guardato solo metà degli episodi. Il motivo è che dopo un po’ ho perso interesse nella trama e nei personaggi. Ma volevo comunque includerla nella lista perché ne ho apprezzato molto l’aspetto visivo e la ricostruzione della capitale Luoyang durante il regno dell’imperatrice Wu Zetian (anno 700 circa). La fotografia e i costumi sono splendidi, e puoi quasi immergerti nella vita di questa città enorme, piena di rumori, di colori e di gente. Voto: 7/10
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