#guardare nuvole
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CITYPILGRIM 2023 SUMMARY
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“Il riposo non è ozio. E giacere qualche volta sull'erba in un giorno d'estate ascoltando il mormorio dell'acqua o guardando le nuvole fluttuare nel cielo, è difficilmente uno spreco di tempo.”
— John lubbock
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Caro 2023 mi hai fatto:
sognare,sperare,illudere,
innamorare,amare,dare tutta me stessa,
odiare,soffrire,incazzarmi,
ridere,sorridere,gioire,essere felice,emozionarmi,
piangere,essere triste,
pensare,riflettere,
decidere,scegliere,avere rimpianti,
fatto male,fatto bene,fatto fare scelte azzardate,sbagliare
regalato cose belle,cose brutte
2023 grazie per avermi fatto vivere un anno pieno di ogni cosa,pieno di ME
-la raggazza dal cuore nero♡
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Cara Vostra Maestà,
dopo il trionfante ritorno
nelle vesti d’Eclissi
della scorsa notte,
ora
Le Vostre Dame di Corte
nel tenervi compagnia
hanno finito Loro malgrado
con il starvi troppo addosso,
nascondendovi ai Miei occhi
come sempre bisognosi
del Vostro candore
Così siete stata costretta a farvi largo
abbagliandole della Vostra potente luce,
provocando uno squarcio nel Cielo
che di colpo lo ha illuminato
quasi fosse giorno
Tutto questo solamente per salutarmi
e ricordarmi che anche se non Vi vedo
Voi ci siete lo stesso,
pronta ad abbagliare anche Me
ed il Mio cuore irrequieto
Menomale che ci siete Voi
Mia Amatissima Maestà
@elenascrive
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Rosso nuvola
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La bellezza è quando non te ne accorgi.
Quando passi davanti a uno specchio
e non ti guardi, ma sorridi lo stesso.
E’ dove inciampi.
È nelle cadute
nelle risalite incerte
nei passi stanchi che diventano ballo.
È nei momenti in cui ti senti perso
e poi, d’improvviso, il vento ti accarezza
un amico ti abbraccia
e pensi che, forse, va tutto bene così.
La bellezza è nei difetti
nelle cose rotte
nelle storie spezzate
che nessuno vuole raccontare.
E’ nel restare anche quando potresti andartene,
nel credere ancora
che ci sia qualcosa di buono
anche in un giorno di dolore.
La bellezza è quando ti svegli e non sei di nessuno
e allora ti stringi più forte.
E’ nei sorrisi che si scambiano per strada
tra gente che non si conosce
ma si riconosce.
È nelle nuvole che non si fermano mai
nelle rughe che raccontano viaggi
nelle mani che si stringono
anche quando fa freddo dentro.
È nella gentilezza di chi non aspetta niente
nel fiore che sboccia tra le crepe del cemento,l
nelle parole che non dici
ma che senti dentro
pronte a fiorire.
La bellezza è stare,
restare
crederci ancora
anche quando il sole si nasconde
perché lo sai
prima o poi torna.
La bellezza alla fine
è ciò che resta, in ciò che resiste
nelle piccole cose, che ancora ci tengono vivi.
La bellezza è ovunque
anche dove non la cerchi.
Soprattutto lì.
Basta saper guardare.
(Andrew Faber)
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“Sto ccà”
(“Sto qua”, versione tradotta in Italiano)
Sto, qua, Isabella, sto qua.
Che c’è? Non mi vedi?
Già, non puoi vedermi,
ma sto qua, sono in mezzo ai libri,
tra le carte antiche,
dentro ai cassetti del comò.
Mi trovi quando il sole entra di sguincio,
s’intrufola di taglio
e fa brillare queste cornici dorate
d’argento
grandi e piccoline
di legno pregiato
acero noce palissandro mogano
sembrano finestrini e finestrelle
aperte sul mondo…
Mi trovi quando il sole si fa rosso
prima che tramonti
dipingendo d’oro i rami degli alberi
e s’infila tra le foglie
per farsi guardare.
Altrimenti mi potrai trovare
quando è notte
in cucina, per cercare qualcosa da mangiare
un pezzetto di formaggio, un’insalata,
quel poco che ti sostiene lo stomaco
e poi te ne vai a letto.
Prima della luce dell’alba poi
mi trovi alla scrivania,
con la penna tra le dita
e gli occhi al cielo,
pensando a ciò che ti ho raccontato
e non ho scritto
e chissà se non sia stato un bene
che questi pensieri si siano persi,
distratti, e stanchi di essere pensati,
che volteggiano nell’aria insieme a me.
E se guardi lassù
può succedere
che se ci sono le nuvole
mi trovi.
Il vento straccia le nuvole
e, così, come viene viene,
puoi trovare certi occhi che ti guardano.
Sotto una fronte larga larga
e lunga
e due solchi lungo il viso…
sì, li puoi trovare.
Eduardo De Filippo
Era l’anno 1963, e l’autore si rivolge alla compagna Isabella per narrarle di ciò che sarà oltre la vita terrena, e del sentimento che li lega: “Sai, quando non ci sarò più, guarda bene, perché, in tanti segni, io mi paleserò e tu mi troverai”.
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Gli adulti non si emozionano più davanti al cielo, non si fermano più a guardarlo, a guardare i suoi colori, le sue mille sfumature ed io non voglio diventare così,
anche in futuro vorrei perdermi in quelle nuvole e colori ogni volta diversi.
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Noi che fotografiamo le nuvole, amiamo i posti decadenti, c'immergiamo nelle atmosfere malinconiche, passiamo ore dentro l'immaginazione, ci perdiamo per strade mai esistite funzioniamo così, non vediamo ciò che sta succedendo e non smettiamo di guardare ciò che mai succederà.
(via @waitingFORwords)
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Quanto vorrei che mi venissi a prendere e mi portassi da qualche parte in zona in cui non sono mai stata, che dal nulla mi fai girare e ballare, che prepari qualcosa da mangiare di diverso e me lo fai provare ad occhi chiusi, che accendi una candela mentre siamo io e te a letto, quanto vorrei stare a guardare le stelle con te a San Lorenzo ma anche in qualsiasi altra sera senza nuvole, che metti in macchina una mia canzone a sorpresa, che che che
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“Ho guardato nel mio corpo in profondità,
e ho trovato una montagna,
la vetta altissima nascosta da nebbia
e nuvole,
ho trovato un fiume che scorre giorno e notte
verso il mare,
ho trovato una galassia
che si muove silenziosa,
con milioni di stelle.”
— Thich Nhat Hanh
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A volte
Ci lasciamo coinvolgere
Dall'idea
Che ci trasmette qualcuno
Ci facciamo trascinare
Da quella figura nella nostra mente
Fantastica e perfetta
Che riusciamo a mettere
Sotto la sabbia la sua vera identità
-la ragazza dal cuore nero♡
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Storia del pescatore di cozze e della sirena - parte I
Lei stava aggrappata a un palo in mezzo al mare. Sola, da anni, con albe e tramonti. A guardare cieli, nuvole e gabbiani. A raccontarsi una storia che la facesse volare. I marinai sfidavano le onde per andarla a contemplare. Da lontano brillava di acqua e di sale. Si inventarono storie sulla ragazza in mezzo al mare. Nessuna era vera. Lasciatela stare. Qualcuno cantava, qualcuno scriveva. Lei li vedeva senza starli a guardare. Arrivò la barchetta di un pescatore. Pescava cozze con costanza e sudore. I due si guardarono senza parlare. Poi lui sparì nell'orizzonte del mare.
"Torna, torna, o pescatore", si diceva la ragazza, stringendo il palo al cuore.
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Un calice di nuvolette bianche
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Nello specchio del lago ogni riflesso affoga le proprie radici, come le nuvole si fermano a guardare passare il tempo...
J.D
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IL RAGAZZO E LA MONTAGNA
C'era una volta un giovane esploratore, la cui più grande passione era addentrarsi in tundre, scendere in ghiacciai e percorrere deserti alla ricerca della Gemma Preziosa.
Ogni luogo della terra aveva una propria Gemma Preziosa - scintillante, tenebrosa, rubescente o lattiginosa - e lui aveva viaggiato già mezzo mondo ed esplorato mille lande impervie per trovarle e collezionarle tutte.
Nella sua casa aveva una stanza intera piene di tali meraviglie, tutte racchiuse in teche di cristallo, ma il giovane esploratore non amava tornare nella propria casa, se non per riporvi i suoi tesori.
Intendiamoci, adorava la propria casa e la propria città, voleva bene ai suoi genitori e stava bene con i suoi tanti amici, ma il suo animo inquieto lo portava puntualmente a guardare le nuvole fuori dalla finestra, desiderando di poterle cavalcare e andarsene via col vento.
Un giorno sentì parlare dell'Ultima Montagna e di come al suo interno fosse la celata la pietra più preziosa di tutte: il Cuore di Gea.
L'Ultima Montagna si trovava nel paese di Finisterrae e il suo vecchio mappamondo non aveva ancora finito di girare che lui si era già messo in cammino.
Non fu un viaggio facile, né per le gambe né per il cuore, perché dovette salutare molte persone - Finisterrae era lontana - e parte del suo percorso lo dovette fare a piedi, passo dopo passo, senza mai più incontrare anima viva (tranne i ragni, che gli tennero compagnia nelle lunghe notti insonni ma che però non erano gran conversatori).
Quando arrivò all'Ultima Montagna rimase con la bocca spalancata per qualche minuto (i ragni controllarono preoccupati se ci fossero delle carie ma uscirono soddisfatti): un'enorme montagna scintillante di materiale translucido giallo paglierino svettava fino a quasi bucare la volta del cielo.
Ma il suo stupore si tramutò ben presto in preoccupazione quando, a un esame più attento, il giovane esploratore si rese conto che la montagna era in realtà un enorme conglomerato di Crisoberillo come non se n'erano mai visti in alcun libro di geologia.
Molto bene - pensò con stanca autoironia, guardando il suo piccone - sulla Scala delle Durezza di Mohs il crisoberillo ha un punteggio di 8,5 ma volendo considerare il bicchiere mezzo pieno mi è andata anche bene... la montagna poteva essere fatta di Rubino o di Zaffiro!
E cominciò a scavare una galleria per raggiungere il Cuore di Gea.
Man mano che avanzava a fatica all'interno della montagna, egli si rese conto di una cosa molto strana: per ogni colpo di piccone e di scaglia di crisoberillio che cadeva a terra lui sentiva di perdere qualcosa.
Ma cosa? - si chiese.
Non lo so - si rispose.
E allora pensò di riempire quei vuoti nel cuore immaginando il momento in cui avrebbe finalmente scalzato dalla roccia il Cuore di Gea... la gioia di sentirlo pulsare tra le proprie mani, gli occhi socchiusi per schermarsi dal bagliore di mille soli di puro cristallo, lo stupore delle persone al suo ritorno, la teca gigante già pronta al centro della sua collezione.
Quello di cui in un primo momento il Giovane Esploratore non si rese conto è che ogni picconata stava sottraendo un minuto alla sua vita e le picconate erano tante e il tempo scorreva avanti in una sola direzione, dritto come la galleria che sventrava la montagna.
Le mani che impugnavano il piccone invecchiavano, come invecchiavano le domande che lui si faceva...
Perché? Da dove? Verso cosa?
Quando le domande diventano opprimenti, i colpi del piccone rallentavano, salvo poi riprendere forza al pensiero della gemma che ogni giorno si avvicinava.
E poi, dopo mille eternità l'ultima picconata, la parete che crolla ed ecco il Cuore di Gea, sospeso nel buio luminescente di un antro nel ventre della colossale montagna.
Ma il Giovane Esploratore non poteva più definirsi tale.
Non stava più esplorando nulla e di certo non era più giovane.
Con passo incerto e polverose mani tremanti si avvicinò al Cuore di Gea e fece per prenderlo.
Ma si fermò.
Verso cosa? E perché?
E poi la domanda giusta.
Da dove?
Da dove vengo? Cosa ho lasciato? Chi ho lasciato?
E voltandosi vide che la lunga galleria che portava all'esterno era disseminata di corpi, congelati nell'atto di colpire la roccia.
Erano tutti lui, metro dopo metro sempre più vecchio, bloccati nell'attimo in cui aveva deciso di cancellare un ricordo per fare spazio al pensiero della Gemma Più Preziosa.
Sono morto? - si chiese.
Sì, ogni volta - si rispose.
Il Cuore di Gea lo guardava con occhio pulsante ma la mano, dimagrita e raggrinzita, scese sul fianco.
Non era quello che voleva... quello era ciò che aveva deciso di volere per cancellare i veri desideri, quelli che lo tenevano vivo in attesa del domani.
E il vecchio ragazzo si voltò e tornò indietro, accarezzando con una mano sempre più giovane tutti i sé che aveva lasciato morire per non aver voluto ricordare come vivere.
E li perdonò tutti, uno a uno, finché la luce del sole non gli baciò le palpebre socchiuse e lui non ritrovò la voglia di esplorare, mai perduta ma solo addormentata sotto a una pesante coperta di tristi rimpianti.
E come il mappamondo tornò a girare, il vero Cuore di Gea riprese a battergli nuovamente nel petto, perché Finisterrae è quel luogo che comincia nel punto in cui appoggi il piede per iniziare il viaggio verso il domani.
Questo post è dedicato a @seiseiseitan, per me il più grande esploratore <3
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