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Il predatore di anime di Vito Franchini: tra giustizia e istinto primordiale. Recensione di Alessandria today
Un thriller psicologico che esplora i limiti della legge, della moralità e della natura umana in un intreccio travolgente e sorprendente.
Un thriller psicologico che esplora i limiti della legge, della moralità e della natura umana in un intreccio travolgente e sorprendente. Analisi del testo.Il predatore di anime di Vito Franchini, primo volume della serie I casi di Nardo Baggio e Sabina Mondello, è un thriller psicologico che mescola abilmente mistero, introspezione e critica sociale. Al centro della narrazione troviamo Sabina…
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" Mentre per decenni in questo Paese ci si è baloccati sul favoloso assioma «non può esistere antifascismo in assenza di fascismo», abbiamo avuto in ordine sparso: il golpe Borghese, Gladio, il piano Solo, Peteano, Piazza Fontana, Piazza della Loggia, la strategia della tensione, la strage di Bologna, i NAR, l’Italicus, Ordine Nuovo, Terza Posizione, il Rapido 904, la P2, i servizi segreti deviati. Se invece vogliamo guardare al presente più prossimo, una miriade di pimpanti formazioni di ultradestra mai sciolte, partiti di governo la cui ambiguità sul tema è diventata l’identità programmatica e, per non farci mancare nulla, ci è toccato perfino l’assalto alla CGIL a Roma. Nessuna conquista democratica, nessuna Costituzione figlia della Resistenza può dirsi acquisita per sempre e il presente non fa che ribadirlo ogni giorno, per questo sarà meglio cominciare da noi stessi a ricostruire il rapporto con la Storia dell’ultimo secolo. "
Storie di antifascismo senza retorica, a cura di Arturo Bertoldi e Max Collini, prefazione di Francesco Filippi, People editore, Busto Arsizio (VA), 2024¹, p. 15.
#Storie di antifascismo senza retorica#letture#leggere#libri#Offlaga Disco Pax#narrativa#Arturo Bertoldi#Max Collini#golpe Borghese#Gladio#piano Solo#strage di Peteano#strage di Piazza Fontana#strage di Piazza della Loggia#lstrategia della tensione#strage di Bologna#NAR#Italicus#Ordine Nuovo#Terza Posizione#Rapido 904#P2#servizi segreti deviati#Francesco Filippi#memoria#ricordi#partigiane#partigiani#Resistenza#Liberazione
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Amo soprattutto Stendhal perché solo in lui tensione morale individuale, tensione storica, slancio della vita sono una cosa sola, lineare tensione romanzesca.
Amo Hemingway perché è matter of fact, understatement, volontà di felicità, tristezza.
Amo Puskin perché è limpidezza, ironia e serietà.
Amo Stevenson perché pare che voli.
Amo Conrad perché naviga l’abisso e non ci affonda.
Amo Cechov perché non va più in là di dove va.
Amo Tolstoj perché alle volte mi pare d’essere lì lì per capire come fa e invece niente.
Amo Manzoni perché fino a poco fa l’odiavo.
Amo Flaubert perché dopo di lui non si può più pensare di fare come lui.
Amo Poe dello Scarabeo d’oro.
Amo Twain di Huckleberry Finn.
Amo Kipling dei Libri della Giungla.
Amo Nievo perché l’ho riletto tante volte divertendomi come la prima.
Amo Jane Austen perché non la leggo mai ma sono contento che ci sia.
Amo Gogol perché deforma con nettezza, cattiveria e misura.
Amo Dostoevskij perché deforma con coerenza, furore e senza misura.
Amo Balzac perché è visionario.
Amo Kafka perché è realista.
Amo Maupassant perché è superficiale.
Amo la Mansfield perché è intelligente.
Amo Fitzgerald perché è insoddisfatto.
Amo Radiguet perché la giovinezza non torna più.
Amo Svevo perché bisognerà pur invecchiare.
Amo…"
- Italo Calvino, dalla prefazione a "Perché leggere i classici"
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Fammi sentire ancora amata da te
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Caro, sai che da qualche tempo ne devo mandare giù tante. Ogni giorno. Mi tiene in pugno: sa benissimo che questo lavoro ci serve per mangiare. Ma finirà, fidati. Forse. Magari no... Anzi decisamente no, come capirai fra un po'. Devo dirti tutto. So che dovrei probabilmente cercare comunque di respingerlo, di ritrovare un minimo della mia dignità di donna, di lavoratrice, di moglie e madre: sono quasi sicura che non mi licenzierebbe, se lo respingessi.
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M’ha assunta diversi anni fa e sai che all'epoca mi disse che lui per me sarebbe stato sempre come un secondo padre. Ed è anche stato il padrino di battesimo di Luca. Però sento intimamente che ormai devo assolutamente dirti tutto. Me lo impone la mia coscienza. Non posso più fare finta di nulla; devo essere onesta con te e sputare finalmente il rospo. Un matrimonio è anche questo. Sai, non è proprio come ti ho sempre detto: non sono state solo battute e qualche palpatina... aspetta, non ti arrabbiare. Mantieni il controllo, per favore. Non è solo tutta colpa sua... si, si: adesso se ti calmi ti spiego, ok?
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Dunque, da quando tu hai perso il lavoro, senza por tempo in mezzo lui mi ha immediatamente aumentato lo stipendio ma ha preso ad accelerare, con me. Dapprima ha iniziato a mettermi timidamente una mano nella scollatura, quasi per caso, appoggiandosi un po' quando mi si avvicinava alla scrivania, per chiedermi qualcosa o per controllare. Io, impaurita e rossissima in viso, lo lasciavo fare. A ogni modo, non succedeva tutti i giorni. Lui era comunque sempre un po’ esitante, imbarazzato. Però capivo anche che, vedovo da cinque anni, aveva una voglia enorme di passera, magari della moglie di qualcuno, quindi di una donna seria e in fin dei conti pulita.
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Una mamma di famiglia, una donna matura: da amare molto discretamente e anche da aiutare concretamente, insomma. Non è certo tipo da andare a troie. Poi, dopo un paio di settimane di tensione erotica crescente ma palpabile tra noi, un giorno, con mio totale imbarazzo, a fine pomeriggio lavorativo tolse tutte le sue esitazioni di mezzo, prese confidenza e chiuse a chiave la porta dello studio. Mi guardò fissa e io capii. Sarei senz'altro potuta andare via: aveva lasciato la chiave nella toppa. Avrei voluto morire, quella prima volta. Da quel momento lo fece ogni giorno, a fine giornata e appuntamenti esauriti.
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Però un po’ devo dire che questa cosa mi incuriosiva, mi eccitava. Mi lusingava anche, il fatto che lui volesse proprio me. Per non scappare e per non sentirmi piena di vergogna, pensavo alle bollette, alla spesa da fare. Ai libri e ai vestiti dei figli. Ma erano scuse: chi volevo fregare... in fondo al mio cuore, che già batteva forte per lui, lo volevo anche io! Forse, parlando chiaro tra noi, sarà stata anche la noia del nostro ménage, sai... Egli dopo la chiusura della porta immediatamente si infilava sempre seduto sulla mia stessa sedia dietro di me. Ogni pomeriggio. Iniziò dapprima col mettermi semplicemente una mano nella camicetta.
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Su un seno, stimolandomi il capezzolo e l’altra in mezzo alle cosce, fino alle mutande. Mi frugava e mi stimolava. M'annusava baciandomi il collo, rapito dalla passione. Senza dire una parola. Poi sosteneva e massaggiava dolcemente e con delicatezza le mie tette con entrambe le mani. Da sotto la camicetta o la canotta mi accarezzava lascivamente i fianchi dei seni, eccitandomi da impazzire. Mugolavo e lui si ingrifava ancora di più. Mi sussurrava che col mio profumo lo stordivo, che mi desiderava da impazzire. Io ero apparentemente ancora una statua di gesso, fatto salvo il mugolare. Non partecipavo attivamente. Però dovevo sbottonare la camicetta e allargare le gambe per lasciarlo fare.
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Inizialmente, mi palpava la fica da sopra gli slip, ancora non aveva il coraggio di scostarli. Sebbene fossi evidentemente bagnata e lui lo sentiva. Dargli il contatto con il mio intimo lo feci io dopo un po’: guidando la sua mano, gli consentii di infilarmi le dita dentro il solco tra le natiche e poi nell'ano. Tanto valeva farlo fare ormai, no? Nella fregna subito a seguire. Mi masturbava per alcuni secondi e poi si ritraeva, un po' si vergognava di quello che stava facendo a una mamma di famiglia. Iniziai quindi un po’ a rilassarmi, a fargli capire che gradivo. Mi eccitava, quella sensazione di potere su un uomo tanto influente, stimato e rispettato.
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Toglieva le dita dalla mia fica di donna sposata, le annusava rapito e quindi se le leccava, gemendo a occhi chiusi. Poi mi ringraziava e mi lasciava tornare a casa. Io segretamente speravo ogni giorno che osasse di più. Lo desideravo da impazzire. Dopo qualche giorno dal contatto delle sue dita con il mio ano e la fica, egli si decise: mi ordinò perentoriamente di togliermi la camicetta e di mettermi a cavalcioni sulle sue gambe, in grembo a lui. A torso completamente nudo e seni liberi. Ero imbarazzatissima. Ma nonostante tutto eseguii docilmente, come ipnotizzata dalla sua voce. E... si, confesso: anche totalmente eccitata dall’oscenità e da quel senso di sporco, di proibito di quella situazione.
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Ero ormai una donna dal comportamento disdicevole, una vera peccatrice: mi piaceva tutto quello che facevamo e quindi ti stavo tradendo, era ormai chiaro e conclamato. Quanto mi sentivo in colpa, quelle prime volte. Mi slacciava il reggiseno, mi faceva restare a torso nudo e giocava con le mie mammelle. Le leccava dappertutto, se le sbatteva in faccia più volte, si torturava dolcemente e succhiava dai miei capezzoli. Gli piaceva affondare il viso nel mio petto e restarci. Mi ciucciava le tette a lungo e tirava fortissimo. Quasi me le strappava, succhiandole come un ossesso, mettendosele tutte in bocca: con me diventava un bambino viziato e desideroso del seno della madre. Lo accarezzavo, mentre me lo faceva. Devo dirti che è in quel frangente che, sentendomi da tempo un po’ trascurata da te ma nuovamente una femmina molto desiderata e succhiata, leccata a lungo da un maschio, dopo un po’ di volte che lo lasciavo fare, ho iniziato a godere della sua bocca.
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Non vedevo l'ora che arrivassero le sei. E iniziai a provare compiacimento, del mio essere diventata una troia. Quindi, dopo il mio rilassamento, fu naturale che quasi subito, sotto i sapienti maneggiamenti e le leccate di seno, ebbi con l’Avvocato il mio primo orgasmo spontaneo. Iniziai a gemere ad alta voce e a dirgli: "oh, caro, caro... fammi godere, fammi quello che vuoi... sono la tua puttana..." Si, ti giuro sui nostri figli che non volevo, non ho iniziato io questo gioco perverso. Ma venire, avere il primo orgasmo con lui, è stato più forte di me. Non riuscivo a soffocare i miei mugolii. A frenare le mie parole. Gli ho detto il mio primo “siii” con tutto il cuore e con la fica. Non ho potuto evitarlo: ho goduto. Molto e veramente.
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Lui ha realizzato subito quello che stava accadendo ed è letteralmente impazzito. Non ha potuto resistere e dal giorno dopo quel mio primo orgasmo spontaneo senza penetrazione ha voluto tutto, da me. In quel primo frangente, magico per entrambi, egli infatti non ha voluto approfittare, forse spiazzato da ciò che gli si stava aprendo davanti. Una voragine di perversione e tradimento, di tutti i suoi e miei valori. Un ultimo, labile scrupolo di coscienza: dopotutto lui ti conosce bene e ti stima tantissimo.
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Ma il cazzo non sente ragioni. Era un percorso di vera e segreta, fortissima passione per entrambi. Stava rubando la donna a un altro uomo: la faceva godere al posto suo. Così sappi quindi che è da un anno ormai che ogni giorno me lo spompino, glielo prendo in bocca, lo lavoro per bene e lo faccio sborrare. Tantissimo. Ingoio integralmente tutto quello che produce. Gli succhio tutto ciò che ha dentro i coglioni. E più ne ha, più ne ingoio. Glieli strizzo, mentre viene, per fargli un po’ male quando sta sborrando e fargli così capire che lo tengo per le palle.
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Dopo circa due mesi, progressivamente e in modo molto discreto quindi, ho iniziato a dargli ordini anche io!!! Eccheccazzo!!! Poi, da lui mi faccio sfondare il culo, anche se a te l'ho dato raramente, lo sai, perché mi fa male. Lui ha il cazzo più grosso del tuo, ma anche se mi fa tanto male, lo voglio, lo desidero. Voglio soffrire per ciò che ti faccio. Devo dire però che quando lui mi sborra dentro le viscere, sento che sono intimamente sua e vengo anche io. Squirto... allago ovunque e poi mi tocca pure pulire!
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Mi piace da morire, prenderlo in culo da lui. Allargo le natiche con le mani, per farlo entrare tutto. Come e quando succede: quando gli ultimi clienti del suo studio di affermato penalista sono andati via, io mi spoglio e mi metto sul tappeto. Nuda, a cosce spalancate e voglio che mi lecchi la fica fino alla mia soddisfazione completa. Lui ama inghiottire il mio miele di donna. Malgrado l’età è ancora molto potente e duro. Ah, a proposito: questo ti farà andare fuori dai gangheri non poco! Ho iniziato già dopo un paio di mesi a consentirgli di sborrarmi sul viso.
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Aspetta... dai non ti incazzare... siamo pragmatici... si, si: va bene! La cosa del culo... Hai ragione: a te il mio culo non l’ho quasi mai concesso... ma questa situazione ci porta bei soldi, caro mio... e quindi fino a quando non troverai un lavoro stabile e redditizio, devo mantenere il suo interesse per me ben vivo e alto. Perché ti sto facendo questa confessione molto dettagliata... perché te lo devo. E perché ormai di lui e del suo cazzo grosso e insaziabile sappi che sono diventata schiava e mezzo innamorata. Mi piace tanto, prenderlo in culo e in bocca da lui. In fica poi non ne parliamo! Non so più farne a meno.
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Non vedi che durante il fine settimana sono sempre nervosa? Non vedo l'ora di rivederlo. Poi, appunto, non è solo colpa mia: perché tu mi devi scopare di più. Devo sentire che mi vuoi come un tempo. Perché a quarant'anni passati da tempo, quasi cinquanta, sento che ho bisogno di più cazzo, nella mia vita: voglio scopare. E ormai voglio farlo con i miei due uomini. Sappi che forse cercherò anche qualche altra avventura extra con uno più giovane, in giro. E tu dovrai lasciarmelo fare. Ne ho bisogno. E comunque dei bei soldi extra che ogni mese il mio datore di lavoro e di cazzo ci allunga, noi non possiamo più fare a meno.
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Ecco, ora sai tutto: questa è la materia di cui sono fatte le mie ore di lavoro extra fino alle otto di sera. Non c’è assolutamente nessun impegno per la redazione di cartelle, lettere di diffida, di convocazione, ingiunzioni, ricorsi. Tutte balle che t'ho raccontato. Ma non voglio più mentire. Glielo prendo in corpo in tutti i modi. Rassegnati, se veramente mi ami e non vuoi perdermi. Amo te, certo: ma scopo con lui. E con gran gusto. Mi sono scoperta puttana e felice. Adesso andiamo a letto. Puoi sfondarmi il culo, strizzandomi le tette e chiamandomi a buon diritto troia. Aspetta... almeno arriviamo sul materasso... daiiii... leva quella cazzo di mano dalle mutande e dal mio ano... stupido... si, lo so: profumo di sesso e di paradiso... me lo dici sempre, quando sei arrapato.
RDA
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Anoressia sentimentale: Tipologie caratteriali
Questa resistenza ad ammettere l’amore o comunque il bisogno naturale di esso si manifesta in diversi “modi” – da cui possiamo estrapolare tipologie caratteriali – che coincidono con diversi gradi di esposizione emotiva.
Sophie Calle
Alla base di questa resistenza dobbiamo immaginare sentimenti di insopportabile intensità: l’angoscia di sentirsi attratto; la paura di aprirsi e di dipendere; la rabbia per essersi lasciato intrappolare; l’invidia nei confronti di chi i sentimenti d’amore riesce a viverli in una coppia felice.
Il primo “tipo” anoressico, il più trasparente e semplice, è l’anoressico ascetico. In questa tipologia l’anoressico è fondamentalmente un solitario. Si tratta di un individuo ascetico, poco incline alle relazioni in genere, spesso è un timido con tratti infantili, altre volte è un intellettuale puro, più o meno attratto da ideali spirituali e umanitari; altre volte si tratta di un individuo con una normale o anche fitta rete sociale, ma che pur al suo interno resta privo di contatti profondi e duraturi (sia di amicizia che di amore). Quindi, per quanto “buono” o “simpatico” o anche “vitale”, egli si rivela sempre, ad uno sguardo attento, come “incompleto” e “immaturo”.
A un livello più complesso troviamo il single discontinuo, l’individuo che ha relazioni affettive e sessuali brevi e fugaci, non di rado appoggiandosi a reti relazionali fisiche o virtuali. Vive da solo, ma frequenta gruppi, dal vivo o grazie a un qualunque strumento di comunicazione virtuale. Contatta col principale scopo di avere relazioni e una volta soddisfatta la bramosia di fare esperienza o di ottenere una conquista, si ritrae e torna alla sua abituale solitudine. Alla fine, spesso prevalgono la saturazione, l’ipercritica, la noia, il disgusto, la sensazione di uno scampato pericolo, e l’esperienza appena effettuata viene privata di qualunque valore emotivo.
A un livello di maggiore esposizione emotiva troviamo l’anoressico conflittuale. Egli entra nei rapporti, talvolta, in principio, con forti idealizzazioni, con stati di esaltazione che simulano l’innamoramento (e sono invece potenti infatuazioni). Ma presto riesce a trasformare il rapporto in un inferno: la gelosia morbosa e strumentale, la perpetua insoddisfazione, l’invidia, la critica, la competizione entrano in gioco in modo funesto, rendendo il rapporto un terreno di battaglia nel quale, prima o poi, l’uno o l’altro cede. Tutto diventa occasione per animare una tensione e un conflitto e, alla fine, il rapporto di coppia è diventato nient’altro che un campo di battaglia in cui scoprire chi dei due ha più potere. Da questa tipologia in poi entriamo nel campo delle cosiddette co-dipendenze, nelle quali due personalità similmente patologiche possono unirsi, attaccarsi e disunirsi e poi riunirsi ancora in cicli drammatici che possono durare anni. Nei miei libri Volersi male 1 e Quando l’amore è una schiavitù 2 ho definito questa tipologia di rapporto come collusione sado-masochista.
C’è poi l’anoressico parassitario. Egli vive delle vite altrui, infiltrandosi in esse carico di istanze distruttive dovute alla sua invidia nei confronti di coloro che l’amore sono in grado di viverlo e sono riusciti a realizzarlo. Come i libertini romanzati da Choderlos de Laclos o il seduttore descritto da Kierkegaard, possono godere nel sedurre persone predisposte all’amore, ma ingenue, per poi distruggerle con la loro incostanza e il loro disprezzo. Altre volte s’insinuano in una coppia e seducono uno dei due. A una prima impressione sembra che agiscano per amore, cioè per realizzare il sogno della loro vita – sia pure al prezzo della separazione o del divorzio del loro amato. Purtroppo non è così: il vero oggetto delle loro pulsioni erotiche e aggressive è il legame stesso, talvolta una famiglia intera, che suscita in lui (o in lei) un impulso distruttivo perlopiù inconscio. Infatti ottenuto l’amore del partner o la sua disperazione indotta dalla separazione, quindi ottenuta vendetta nei confronti della vita (ossia distrutta quella coppia o quella famiglia “felici”), egli si stanca subito del suo giocattolo rotto e l’abbandona.
Il manipolatore narcisista è infine un’amplificazione e un perfezionamento di quest’ultima tipologia. Egli gode nel controllare la sua preda non perché la ami e ne sia geloso, ma perché il controllo è per lui la forma più perfetta di dominio, quindi di costante svalutazione e denigrazione della persona oggetto delle sue attenzioni. Così agendo, il manipolatore, mentre acquisisce con il maltrattamento della sua preda il “diritto” di umiliare e denigrare costantemente i sentimenti umani di unione e devozione reciproca, allo stesso tempo – e più in profondità – difende se stesso dai sentimenti d’amore, da cui è atterrito e di cui è pertanto incapace. Alla base di questo grave disturbo c’è di solito un bambino deprivato e maltrattato che ha preso a temere e odiare la propria debolezza e – per dirla con Anna Freud – si è identificato col persecutore. Essere “cattivo” è la strategia che adotta per non cadere nel terrore di non valere e di non essere nulla, quindi è una difesa per non cadere nel caos.
Curare l’anoressia
Spesso l’anoressico più è grave meno soffre della sua patologia, nel senso che per molti aspetti non la considera un problema e anzi se ne compiace. Non di meno, a qualunque livello, egli ne può soffrire, e questa è l’indicazione principe perché il disturbo sia riconosciuto dal paziente e sia pertanto aggredibile sul piano psicoterapeutico.
Ai livelli minori, l’anoressico soffre quando i comportamenti di evitamento affettivo inducono in lui un senso di vuoto e di solitudine e la desolante certezza di non poter accedere ai normali piaceri della vita di relazione; ai livelli maggiori, soffre quando in lui esplode il senso di colpa: allora sia l’anoressico conflittuale, che quello parassitario, che infine lo stesso manipolatore possono essere turbati in profondità dai danni compiuti dalle loro azioni.
Il malessere con cui questi tipi caratteriali si presentano in terapia è di solito confuso e in larga parte inconscio. Spesso mostrano rabbia nei confronti di coloro che li hanno delusi (e che in realtà sono stati vittime delle loro compulsioni al conflitto e alla conquista del potere). Nondimeno soffrono molto. Vogliono capire perché sono così terribilmente soli e perché il ritratto che gli altri fanno di loro è così negativo. Si tratta di soggetti scissi al proprio interno e poco consapevoli di se stessi e occorre pertanto molta delicatezza nel far sì che si rendano conto che in loro esiste una parte “cattiva”, cioè rabbiosa, infida e distruttiva. Questa parte cattiva ha un’origine e un fondamento, ma non può essere né idealizzata né giustificata, se si vuole avviare un autentico processo di guarigione. L’identità negativa li protegge dal terrore di cadere nella dipendenza d’amore, di sentirsi deboli e impotenti, di andare in depressione. Nondimeno, finché essa viene difesa e avvalorata, il senso di colpa viene rimosso dalla coscienza, quindi reso inutile.
L’integrazione del senso di colpa può dar luogo a sentimenti di grave indegnità personale e a fantasie catastrofiche, fino a generare stati d’animo depressivi, cui lo psicoterapeuta deve saper porre un argine. Se ben contenuti, questi stati mentali si traducono pian piano nella percezione da parte del paziente della propria vulnerabilità personale, non più percepita come malattia da nascondere, ma riconosciuta come espressione della generale e normale precarietà umana. Questo è a mio avviso il passaggio fondamentale, riparativo della propria umanità perduta: solo con l’accettazione della propria normale vulnerabilità il paziente scopre il sentimento della commozione e avvia così la graduale riconquista dello spazio affettivo tra esseri umani. Il bisogno affettivo si dispiega allora in una piena reciprocità: ora il paziente vuole essere amato e protetto all’interno di un rapporto sicuro, e allo stesso tempo vuole amare e proteggere il proprio partner, perché sente che la circolarità dell’amore lo arricchisce di una dimensione mai esplorata, ricca di conforto e di creatività. L’apertura di questo nuovo spazio affettivo consente allora alla sua personalità la condivisione di stati d’animo profondi, solidali, vitali. (uno studio del dott. Nicola Ghezzani)
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CESENA , 22 maggio 2023
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CRONACHE DAL FANGO
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Ore e ore a riempire bidoni. A trasportare secchi d'acqua. A spalare fango per vuotare le cantine e i garages. A gettare ricordi, libri, oggetti, quaderni di scuola Elementare, di scuola Media, di Liceo.
E poi la scatola coi quadernoni di appunti delle lezioni dell'Università, e ancora, mobili e le scarpe invernali, le scarpette estive, i quadri realizzati durante gli anni del Liceo, e poi gli attrezzi, i trapani e gli avvitatori di mio padre. Ripescare con le mani nella melma, in fondo alla cantina, cacciaviti, forbici, pennelli, la cassetta in legno con i colori acrilici, e poi le valigie imbrattate di fango, i trolley, gli zaini utilizzati ai tempi dei "lupetti" e zaini più grandi utilizzati ai tempi degli Scout in parrocchia...
Lavorare per ore, staccando il cervello.
Rifiutarsi di pensare.
Sconnettersi completamente dagli abituali meccanismi mentali.
Perchè quella parola: "overthinking", lo sai bene che ora non serve. Anzi ti inquieta e la vuoi allontanare.
Quel veleno tossico, quel fattore che sai bene, genera ansia.
E allora ti imponi pensieri di lunga durata. Pensieri lenti. Pensieri che ti seguano, come un sottofondo, come una musica pacata. Pensieri che accompagnino semplicemente i movimenti fisici.
Rinunciare a voler spiegare il mondo, per ancorarsi a ragionamenti elementari. Come afferrare una cassetta, il bordo affilato di un mobile, un vaso per fiori di vetro, alto e sottile. Una borsa piena di libri inzuppati d'acqua. Come muovere lentamente i piedi immersi nell'acqua, per non creare l'onda.
Muoversi in modalità "pilota automatico".
Una sorta di "anestesia" applicata a se stessi. Staccare il cervello. Staccare le emozioni. Disconnettere il cuore.
Diventare una macchina. Una macchina capace di operare per ore ed ore, ad un ritmo basso ma inesorabile. Non sentir più la fatica.
È l'efficienza che serve, ora.
Efficacia delle azioni, ergonomia dei movimenti. Tentare di risparmiare energie e studiare ogni presa delle mani, ogni sollevamento e spinta delle gambe, ogni strappo verso l'alto delle braccia.
Imparare i meccanismi necessari per lavorare in una catena umana.
Una interminabile catena che passa i diversi materiali dai piani interrati fino al cortile del palazzo. Un movimento, uno sforzo breve il tuo, ma uno sforzo continuo e di lunga durata, capace di andare avanti per ore e ore, quello della "catena umana"...
Aderire al ritmo, al sincronismo, al lavoro collettivo, che mi ricorda tanto la cordata, l'arrampicata in parete, lassù sulle mie amiche Dolomiti.
Ogni gesto va valutato. Soppesato. Ogni muscolo in tensione, braccia che scattano, sollevano, spostano, tirano, dragano con le dita coperte dai guanti, il pavimento dentro trenta centimetri di melma collosa, che è quella rimasta, che ristagna su tutto il pavimento.
Siamo molti, siamo tanti.
Ragazzi delle Superiori, mischiati agli universitari e ai residenti e qualche anziano che conosce il quartiere e ci da informazioni preziose...
Ieri, - tutto ieri - così, e stamattina, di nuovo, fino alle 13.
E così, si rientra a casa per preparare il pranzo. Stavolta novanta grammi di pasta all'amatriciana, sono più che graditi, oltre che meritati!
Come per miracolo, mentre mangiamo, l'Enel torna a darci la corrente elettrica.
Tutti quelli del palazzo, esultano. È uno sguardo raggiante, quello che ci scambiamo sul pianerottolo. Sorpresi davvero, da tanta improvvisa ricchezza.
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Poi ci si saluta.
È l'una passata. Si va a controllare che la caldaia funzioni a pieno regime, dopo che da martedì pomeriggio, era rimasta per giorni, in silenzio.
Apro il rubinetto. Sento l'acqua che è già quasi tiepida. Le dita ritrovano sensibiità
ffffiuuu... pochi minuti e sarà calda!
È un attimo. Mi spoglio alla velocità della luce. Tutto finisce in ammollo nella bacinella più grande che trovo.
Ci sarà tempo più tardi, per lavare via tutto quel fango, prima a mano e poi in lavatrice.
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E ora, finalmente...
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DOCCIA !
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Ma ci vuole musica, adesso. Alzo il volume dello stereo. Parte il pezzo...
È una nuvola di vapore quella che mi investe, quando apro il box doccia.
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youtube
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Chiudo.
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dò un voto alle mie iperfissazioni neurodivergenti dell'ultimo anno:
-strage del 9/11+osama bin laden+mujadeen +talebani: video, documentari, pagine e pagine wikipedia, è stato overall molto informativo e interessante, però penso di essere sorvegliata dai servizi segreti di almeno 5 o 6 nazioni. voto: 10/10
-caso eternit+amianto e i vari tipi: questo damn, dopo aver visto la puntata di blu notte mi ci sono ossessionata. estremamente informativo. purtroppo c'è ancora un sacco di amianto intorno a noi (not good). voto: 7/10
-strategia della tensione+caso aldo moro: più grande iperfissazione che sto avendo atm, ho fatto schemi, letto libri, visto documentari, visto miniserie, visto video, 100/10
-tangentopoli+prima repubblica: utilissimo per capire la situazione politica anche attuale in italia, argomento per certi versi ancora caldo, 9/10
-islam+medio oriente+guerre in medio oriente: affascinante, ma c'è molta roba e a volte è overwhelming, 7/10
-mostro di firenze: beh, 8 pacciani su 10
non me ne vengono in mente altri ora, in caso aggiornerò
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Quella volta lì, papà, è così che mi hai detto: "Camminare come un granchio è interessante. Il panorama ci passa accanto e riusciamo a vedere un mondo più ampio del solito. Camminare di lato è una sorta di grandangolo."...."Da che sono cresciuta, ogni tanto mi tornano in mente le tue parole. Se guardi sempre e solo davanti la tua visuale si riduce, perciò quando sono in difficoltà e non so come procedere, d'improvviso cerco di cambiare il mio campo visivo, allento la tensione nelle spalle e provo a camminare di lato, come un granchio.
Michiko Aoyama - Finché non aprirai quel libro
Ph Christer Strömholm
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#bibliotecasanvalentino
Ed eccoci di nuovo qui con la rubrica a cadenza mensile e precisamente l'ultimo giorno di ogni mese, curata dalla nostra utente e amica Valentina Pace
Questa rubrica nasce anche e soprattutto da una riflessione che ci accompagna da un po' di tempo: per una "piccola" biblioteca di un piccolo paese non è sempre facile stare al passo con le richieste, i suggerimenti, le necessità degli utenti e non. Per questo motivo, con l'aiuto di Valentina scopriremo nuovi autori e nuove letture, consigli e spunti di riflessione, insieme a curiosità e notizie sui nostri cari libri. E allora, diamo il benvenuto a questo nuovo spazio culturale dove si viaggerà alla scoperta delle case editrici indipendenti: ʟᴇᴛᴛᴜʀᴇɪɴᴅɪᴇ.
La casa editrice di questo mese è: Milieu Edizioni
Buona lettura a tutti!
SUL FONDO DEL BLACK’S CREEK di Sam Millar
In una torrida e sonnolenta giornata d’estate sulle rive del Jackson’s Lake, il quattordicenne Tommy e i suoi amici Brent e Charlie, detto Ferro per la sua fortuna sfacciata, fanno il bagno nudi nel lago, bevono Coca ghiacciata, leggono fumetti della Marvel e, d’improvviso, assistono impotenti al suicidio di Joey Maxwell, un ragazzino di poco più giovane che sceglie di lasciarsi morire nel lago a poca distanza da loro.
La piccola cittadina di Black’s Creek, a nord dello stato di New York, dove i ragazzi vivono da sempre con le loro famiglie, viene scossa da questo tragico evento e in molti pensano di sapere cosa, o meglio chi, abbia spinto il piccolo Joey a togliersi la vita. In città, infatti, gira un losco figuro che lavora come custode part time al cinema Strand e si dice in giro che vada molestando i ragazzini. Jeremiah, il papà del giovane Maxwell con il quale è meglio non scherzare perché “Lui non perdona e non dimentica…”, chiede a gran voce che venga fatta giustizia. Lo sceriffo Henderson, padre di Tommy, si sente sotto pressione ma non ha abbastanza prove per procedere all'arresto del presunto colpevole. La situazione degenera quando a Black’s Creek vengono commessi due omicidi.
Sul fondo del Black’s Creek è un noir coinvolgente, dal ritmo tesissimo e dal linguaggio crudo, che cattura l’attenzione del lettore fin dalle prime pagine, ma è anche un racconto di formazione che descrive la perdita dell’innocenza di un ragazzino e dei suoi amici che si trovano ad affrontare un nemico feroce, malvagio e subdolo e che, pur di sconfiggerlo, sono pronti a commettere atti irreversibili.
COSA MI È PIACIUTO
All'interno del romanzo l’amicizia appare come un elemento fondamentale, ma anche estremamente fragile. Il primo amore è vissuto come un’esperienza memorabile, ma che genera confusione e dolore. Con grande intensità Sam Millar ci descrive il rapporto speciale che Tommy ha con suo padre, lo sceriffo Henderson, un uomo coraggioso, retto, sensibile, che ha una profonda fede nella giustizia: “…È per questo che abbiamo la legge, Tommy. Se consentissimo alle persone di farsi giustizia da sole, avremmo anarchia e linciaggi. Lo capisci questo, vero?”. In alcuni punti del libro l’autore stempera la tensione con situazioni e dialoghi ricchi di umorismo, ad esempio quando Tommy si caccia nei guai, oppure quando viene rimproverato ripetutamente da sua madre, una sorta di generale in gonnella, per le amicizie che frequenta, i continui ritardi e la sua disobbedienza. Del resto, la signora Henderson fa bene a stare in apprensione per quel suo figlio irrequieto. Black’s Creek è un paesino all’apparenza tranquillo, ma quando arriva il buio il pericolo è in agguato; dopotutto, come dice Ferro a Tommy “La notte e le tenebre appartengono ai mostri. Non ai supereroi”.
COSA NON MI È PIACIUTO
Come sempre quando un libro mi appassiona, mi trovo in difficoltà a evidenziarne gli aspetti negativi. Sinceramente, in questo caso, non ne ho trovato nessuno.
L’AUTORE
Sam Millar è uno scrittore e sceneggiatore nato a Belfast e, dopo la lunga militanza nell’IRA, è diventato uno degli scrittori di crime e thriller irlandesi più famosi. I suoi libri sono tradotti con successo in tutto il mondo. Per Milieu ha pubblicato il memoir “On the Brinks. Memorie di un irriducibile irlandese” e “I cani di Belfast”.
LA CASA EDITRICE
Milieu edizioni nasce a Milano come progetto di ricerca sulla storia criminale e sociale del Novecento e, in un secondo momento, si sviluppa come proposta editoriale a partire dal maggio 2012. Nel nome stesso della casa editrice sta il senso di questo percorso, nel fascino verso una mala a suo modo romantica e nella ricerca dei meccanismi “ambientali”, il milieu appunto, che influiscono sulle scelte dei singoli.
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“Amo soprattutto Stendhal perché solo in lui tensione morale individuale, tensione storica, slancio della vita sono una cosa sola, lineare tensione romanzesca. Amo Puskin perché è limpidezza, ironia e serietà. Amo Hemingway perché è matter of fact, understatement, volontà di felicità, tristezza. Amo Stevenson perché pare che voli. Amo Cechov perché non va più in là di dove va. Amo Conrad perché naviga l’abisso e non ci affonda. Amo Tolstoj perché alle volte mi pare d’essere lì lì per capire come fa e invece niente. Amo Manzoni perché fino a poco fa l’odiavo. Amo Chesterton perché voleva essere il Voltaire cattolico e io volevo essere il Chesterton comunista. Amo Flaubert perché dopo di lui non si può più pensare di fare come lui. Amo Poe dello Scarabeo d’oro. Amo Twain di Huckleberry Finn. Amo Kipling dei Libri della Giungla. Amo Nievo perché l’ho riletto tante volte divertendomi come la prima. Amo Jane Austen perché non la leggo mai ma sono contento che ci sia. Amo Gogol perché deforma con nettezza, cattiveria e misura. Amo Dostoevskij perché deforma con coerenza, furore e senza misura. Amo Balzac perché è visionario. Amo Kafka perché è realista. Amo Maupassant perché è superficiale. Amo la Mansfield perché è intelligente. Amo Fitzgerald perché è insoddisfatto. Amo Radiguet perché la giovinezza non torna più. Amo Svevo perché bisognerà pur invecchiare. Amo…” Italo Calvino 5 Aprile 1980
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Amo soprattutto STENDHAL perché solo in lui tensione morale individuale, tensione storica, slancio della vita sono una cosa sola, lineare tensione romanzesca. Amo PUSKIN perché è limpidezza, ironia e serietà. Amo HEMINGWAY perché è matter of fact, understatement, volontà di felicità, tristezza. Amo STEVENSON perché pare che voli. Amo CECHOV perché non va più in là di dove va. Amo CONRAD perché naviga l’abisso e non ci affonda. Amo TOLSTOJ perché alle volte mi pare d’essere lì lì per capire come fa e invece niente. Amo MANZONI perché fino a poco fa l’odiavo. Amo CHESTERTON perché voleva essere il Voltaire cattolico e io volevo essere il Chesterton comunista. Amo FLAUBERT perché dopo di lui non si può più pensare di fare come lui. Amo POE dello Scarabeo d’oro. Amo TWAIN di Huckleberry Finn. Amo KIPLING dei Libri della Giungla. Amo NIEVO perché l’ho riletto tante volte divertendomi come la prima. Amo JANE AUSTEN perché non la leggo mai ma sono contento che ci sia. Amo GOGOL perché deforma con nettezza, cattiveria e misura. Amo DOSTOEVSKIJ perché deforma con coerenza, furore e senza misura. Amo BALZAC perché è visionario. Amo KAFKA perché è realista. Amo MAUPASSANT perché è superficiale. Amo la MANSFIELD perché è intelligente. Amo FITZGERALD perché è insoddisfatto. Amo RADIGUET perché la giovinezza non torna più. Amo SVEVO perché bisognerà pur invecchiare. Amo…
Italo Calvino, da Saggi (collana I Meridiani - 2 volumi in cofanetto)
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Là dove si annidano i segreti di D.S. Butler. Un thriller avvolgente che esplora il lato oscuro della provincia inglese. Recensione di Alessandria today
Un thriller psicologico che non lascia scampo
Un thriller psicologico che non lascia scampo Là dove si annidano i segreti di D.S. Butler è un romanzo che cattura l’attenzione sin dalla copertina, conducendo il lettore in un viaggio attraverso misteri intricati, personaggi ambigui e atmosfere cariche di tensione. Tradotto con maestria da Silvia Romano, questo thriller psicologico si colloca tra le opere più affascinanti e coinvolgenti…
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Lo so che sarebbe un ask, ma io lo faccio lo stesso così
1:What got you into Hetalia? UN EDIT SU INSTAGRAM DI @INNOCENTEDITS E PRIMA ANCORA UN MEP CON SOME NIGHTS
2: What month and year did you first start watching it? LUGLIO 2017
3: Who is your favourite character currently? FRANCIA
4: If you could have one ship become canon, what pairing would it be? FRUK
5: Do you like Hetalia yaoi? BOH RAGA SE GUARDI HETALIA NON PUOI NON SHIPPARE I PERSONAGGI MASCHILI TRA DI LORO
6: How has Hetalia affected history for you? CAPISCO DI ESSERE PERMANENTEMENTE DANNEGGIATA QUANDO LEGGO SUI LIBRI DI STORIA "I TEDESCHI PENETRARONO IN ITALIA" E PENSO A TUTT'ALTRO
7: What do you prefer and why: Axis or Allies? IL TRIO È ICONICO, MA FORSE PREFERISCO GLI ALLIES
8: Hetalia OTP? FRUK E SPAMANO
9: Do any of your friends like Hetalia? YEPPP
10: Are you caught up with all of the episodes? LO AMMETTO: NON HO GUARDATO TUTTA L'ULTIMA STAGIONE USCITA- MI SONO DIMENTICATA
11: Which Hetalia-related merchandise (official and unofficial) do you own? DELLE MINI ACTION FIGURE DI FRANCIA E INGHILTERRA, DELLE STATUETTE IN ACRILICO, DELLE SPILLE, DELLE CARTE E DEI PORTACHIAVI
12: Do you read any fanfics and if so, what's your favourite one? NE HO LETTE TROPPE, FAV IN ASSOLUTO IL MIELE SUL BICCHIERE
13: How have you contributed to the fandom? FACEVO EDIT, SCRIVO FANFICTION E DIFFONDO IL VERBO OVUNQUE
14: What popular ship do you not like? NESSUNA, SONO UNA MULTISHIPPER ED È DIFFICILE TROVARE UNA SHIP CHE NON MI PIACCIA
15: What unpopular ship do you like? FORSE UNGHERIA X CZECH
16: Who was the first character you instantly fell in love with? CREDO FOSSE SEMPRE FRANCIA PERCHÈ AVEVO VISTO UN EDIT TRISTE SU DI LUI LOL
17: What episode gave you the most feels? QUELLO DEL SOLDATO FRANCESE
18: What episode gave you the most laughs? FORSE QUELLO DI SAN VALENTINO
19: What is your favourite episode in general? IDK DOVREI RIGUARDARE LA SERIE LMAO
20: Do you have any crossover ships with any Hetalia characters? NO
21: What is your favourite Hetaloid song? MAI SENTITE
22: Thoughts on HetaOni? Have you played it? SAREBBE STATO FIGO FARCI UNO SPIN-OFF ANIMATO
23: Is Germany the Holy Roman Empire? SECONDO ME SI' IN UN CERTO SENSO
24: Any character you don't like in particular? FORSE ESTONIA, LETTONIA E UCRAINA
25: Do you roleplay any characters on Tumblr, Facebook, Twitter, Omegle, etc? NO
26: Who would be the one character you would love to meet? FRANCIA OBV E FORSE ROMANO GIUSTO PER FARMI DARE UNA SVEGLIATA LMAOOO
27: Do you recognize Sealand as a country? LMAO... NO
28: If you could ask Himaruya one question only, what would it be? DATO CHE LI DISEGNI SEMPRE CON QUESTA TENSIONE SESSUALE EVIDENTE, PUOI DISEGNARE FRANCIA E INGHILTERRA CHE FANNO FICHI FICHI? GRAZIE
29: Do you cosplay any of the characters from Hetalia? VOLEVO FARE NYO FRANCIA
30: If you had the ability to change your height, shape, voice, clothing, and even gender, who would be your dream Hetalia cosplay? IDK FORSE INGHILTERRA CON L'OUTFIT ROSSO
31: Look at the country you are currently living in. If they are an official Hetalia character, how do you feel about that character, as well as the country itself? NORD E SUD ITALIA SONO PERFETTI
32: What are some Hetalia OC's (Original Characters) you have made up? CENTRO ITALIA
33: What are some of your biggest headcanons? QUELLO DI FRANCIA-MIMO E INGHILTERRA-GUARDIA NELL'ALDILA', HOGWARTS AU, MUTANT AU
34: What is the one thing about the fandom that irks you the most? GLI ANTIS DELLE SHIP, AVETE ROTTO IL CAZZO
35: Your favourite seiyuu/voice actor in the Sub or the Dub? IL DOPPIATORE DI INGHILTERRA IN GIAPPONESE E ANCHE QUELLA DI CZECH
36: Are you a HetaStuck? Thoughts on it? MA CHE È
37: Is Hetalia the biggest fandom you are in? If not, what is? SONO IN TANTISSIMI FANDOM MA SICURAMENTE HETALIA È UNO DEI PIÙ RILEVANTI INSIEME A PANDORA HEARTS
38: How much has Hetalia taken over your life? TROPPO
39: What is your favourite fan-made video or tribute you've ever seen? QUELLO CON SOME NIGHTS DEI FAN, STAMPATO NEL MIO CERVELLO
40: Do you think Prussia is awesome? OVVIO, MA È ANCHE UN FALLITO AHAHAHAH
41: Personality-wise, which character are you like the most? UN MIX TRA ITALIA, CINA E GIAPPONE
42: How do you feel about the Nordics? AMORINI
43: How do you feel about the "cult" around Germany? DOITSUISM
44: Any crack pairings? LA GERFRA È MOLTO CAOTICA
45: Will you ever leave the Hetalia fandom? NO
46: Are you glad that you started watching Hetalia? SEMPRE
47: What did you do before starting to watch Hetalia? GUARDAVO ALTRI ANIME COME FACCIO ANCHE ADESSO LOL
48: Have you read the Web Comic, watched the Anime, both, or neither? LETTO E GUARDATO
49: What is the thing in general that you absolutely love about Hetalia? LA COMICITA' E IL FATTO CHE SIA MOLTO VERSATILE (SOPRATTUTTO PER FANFICTION, FANART, AU, HEADCANONS)
50: If you could have one wish granted that was Hetalia-related, what would it be? FRUK E SPAMANO CANON PER FAVORE
Interactive Weekend! 50 Random Hetalia Asks!!!
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"Non hai voglia di vedere nessuno, né di parlare, né di pensare, né di uscire, né di muoverti.
Poi in un giorno del genere, un po’ più tardi, o un po’ più presto, scopri senza sorpresa che c’è qualcosa che non va, che, per dirla senza tanti giri di parole, tu non sai vivere, e mai ne sarai capace.
[...]
Qualcosa si stava rompendo, qualcosa s’è rotto. Non ti senti più - come dire? - sorretto: qualcosa che ti sembrava, e ti sembra, t’avesse finora confortato, scaldato il cuore, restituito il sentimento della tua esistenza, quasi della tua stessa importanza, dandoti l’impressione di aderire al mondo e di esservi come immerso, comincia ora a venir meno. Eppure, tu non sei uno di quelli che passa le ore di veglia a chiedersi se esiste davvero e perché, chi è, da dove viene e dove va. Tu sei uno che non si è mai posto seriamente la questione se viene prima l’uovo o la gallina. I crucci metafisici non hanno mai segnato i nobili tratti del tuo viso. E tuttavia niente resta di quella traiettoria saettante, di quel movimento proiettato in avanti che da sempre sei stato portato a identificare con la tua vita, cioè con il suo senso, la sua verità e la sua tensione: un passato ricco di esperienze feconde, di lezioni ben assimilate, di radiosi ricordi d’infanzia, di luminose felicità campagnole, di sferzanti venti dal largo, un presente denso, compatto e caricato a molla, un futuro generoso, verdeggiante e arioso. Il passato, il presente e il futuro ora si confondono: si confondono in un’unica pesantezza delle tue membra, nella fastidiosa emicrania, nella spossatezza, la calura, l’amaro e intiepidito sapore del Nescafé.
[...]
Questa è la tua vita. Questi i tuoi averi. Puoi fare l’esatto inventario del tuo magro capitale, il preciso bilancio del tuo primo quarto di secolo. Hai venticinque anni e ventinove denti, tre camicie e otto calzini, qualche libro che non leggi più, qualche disco che non ascolti più. Non hai voglia di ricordarti di nient’altro, né della tua famiglia, né dei tuoi studi, né dei tuoi amori, né dei tuoi amici, né delle tue vacanze, né dei tuoi progetti. Hai viaggiato, e dei viaggi non ti resta nulla. Sei seduto e vuoi soltanto aspettare, aspettare solamente finché non ci sia più niente da aspettare: che venga la notte, che suonino le ore, che i giorni fuggano, che sfumino i ricordi. Non rivedi i tuoi amici. Non apri la porta. Non scendi a prendere la posta. Non restituisci i libri che hai preso in prestito alla biblioteca dell’Istituto di pedagogia. Non scrivi ai tuoi genitori. Esci solo a notte fonda, come i topi, i gatti e i mostri. Vaghi per le strade, ti infili nei luridi piccoli cinema dei Grands Boulevards. A volte cammini tutta la notte; a volte dormi tutto il giorno.
Sei un pigro, un sonnambulo, un’ostrica. Le definizioni variano a seconda delle ore e dei giorni, ma il senso resta sempre più o meno lo stesso: non ti senti fatto per vivere, agire, lavorare; vuoi soltanto durare, vuoi soltanto aspettare e dimenticare. La vita moderna, generalmente, non è che apprezzi molto atteggiamenti di tal fatta: intorno a te, da sempre, hai visto privilegiare l’azione, i grandi progetti, l’entusiasmo: l’uomo proteso in avanti, l’uomo con lo sguardo fisso all’orizzonte, l’uomo che guarda dritto davanti a sé. Sguardo limpido, mento volitivo, andatura sicura, pancia in dentro. Tenacia, iniziativa, gesta clamorose e trionfi tracciano il cammino troppo limpido di una vita troppo esemplare, disegnando le immagini sacrosante della lotta per la vita. Le pietose menzogne che cullano i sogni di quelli che si sono impantanati e girano a vuoto, le illusioni smarrite dei milioni di reietti, quelli che sono arrivati troppo tardi, quelli che hanno poggiato la valigia sul marciapiede e ci si sono seduti sopra ad asciugarsi la fronte. Ma tu non hai più bisogno di scuse, né di rimpianti, né di nostalgie. Tu non respingi niente, non rifiuti niente. Tu hai smesso la marcia in avanti, ma già da prima avevi smesso di andare avanti, ora non ti rimetti in moto semplicemente perché sei arrivato a destinazione, e non vedi proprio cosa ci andresti a fare più avanti: è bastata, o quasi, in un giorno di maggio in cui faceva troppo caldo, l’inopportuna congiunzione tra un testo di cui avevi perso il filo, una tazza di Nescafé dall’improvviso gusto troppo amaro, e una bacinella di plastica rosa piena di acqua nerastra al cui interno galleggiavano sei calzini, perché qualcosa si rompesse, si alterasse, si disfacesse; perché venisse alla splendente luce del sole - ma la luce del sole non splende mai nella soffitta di rue Saint-Honoré - questa verità deludente, triste e ridicola come un cappello da asino, pesante come un dizionario Gaffiot: tu non hai più voglia di proseguire, né di difenderti, né di attaccare. I tuoi amici si sono stancati e non vengono più a bussare alla tua porta. Tu hai smesso di camminare per le strade dove potresti incontrarli. Eviti le domande e lo sguardo di colui che il caso mette talvolta sulla tua strada, rifiuti la birra o il caffè che costui ti offre. Soltanto la notte e la tua stanza ti proteggono: la stretta panca su cui resti sdraiato, il soffitto che non cessi di riscoprire ad ogni istante; la notte, quando, da solo in mezzo alla folla dei Grands Boulevards, ti succede quasi di avere una specie di felicità per il rumore, le luci e l’oblio. Non hai bisogno di parlare, né di volere. Non fai che seguire il flusso che va e viene, dalla République alla Madeleine, dalla Madeleine alla République. Non hai l’abitudine né la voglia di metterti a far delle diagnosi. Ciò che ti turba, che ti scuote e spaventa, ma a volte ti esalta, non è tanto il carattere repentino della tua metamorfosi, quanto la sensazione vaga e pesante che le cose non stiano così. Visto che tu, per l’appunto, sei così da sempre e non è cambiato nulla, anche se te ne rendi conto soltanto adesso: questo nello specchio incrinato non è il tuo nuovo volto, sono le maschere a essere cadute, il calore della tua stanza le ha fatte sciogliere, il torpore le ha scollate. Le maschere della retta via e delle magnifiche certezze. In questi venticinque anni non hai mai visto niente di ciò che oggi è già l’inesorabile? Non hai mai notato le falle, in quel surrettizio brano di storia che ti rappresenta? I tempi morti, i passaggi a vuoto. Il cocente e fuggevole desiderio di non più voler sentire, di non più voler vedere, di restartene immobile e silenzioso. I sogni insensati di solitudine."
Un uomo che dorme, Georges Perec
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ㅤㅤ ㅤㅤ ×× ──── ʟɪғᴇ ʙɪᴛᴇs dec. 23th, 2024 ⌵ manhattan, ny ㅤㅤ ㅤㅤ ㅤ [ ... ] ㅤㅤ ㅤㅤ Sentiva la tensione nell'aria, sentiva quel bisogno di muoversi ed agitarsi eppure non mosse un muscolo, solamente quello della mascella si arcuò appena per mostrare il suo sorriso più accondiscendente. Il suo curriculum vitae parlava chiaro, ed era certo che Greystone lo avesse letto nei minimi particolari chiedendo perfino referenze e non basandosi unicamente sulla parola della sorella. Ma conquistarlo con le sue forze era ciò che desiderava, come il fatto di poter piantare radici per un poco. Giunsero finalmente all'ufficio del primario, entrambi si accomodarono senza troppi fronzoli ma soprattutto entrambi si guardarono negli occhi, come quelli potessero parlare al posto delle loro labbra. ㅤㅤ ㅤㅤ ᴅʀ. ɢʀᴇʏsᴛᴏɴᴇ « Credo che nessuno dei due voglia girare attorno al discorso. Ho bisogno di un chirurgo ortopedico, uno strutturato che sappia fare il proprio lavoro e non si spaventi per il carico di lavoro. E sono certo che lei, Laurent, non sia una persona che si spaventi facilmente. » ʟᴀᴜʀᴇɴᴛ « Non lo sono, infatti. » ᴅʀ. ɢʀᴇʏsᴛᴏɴᴇ « So che ha fatto anche molte missioni umanitarie, e in alcune vi ha preso parte anche sua sorella. Devo dire che avete fatto un lavoro encomiabile, ma qui siamo in un ospedale universitario e abbiamo anche bisogno di medici che sappiano insegnare agli specializzandi più giovani. » ʟᴀᴜʀᴇɴᴛ « Mi creda, lo so bene. E' vero che ho viaggiato molto per il mondo e se la sua domanda tra le righe è quella se voglio rimanere a New York, la mia risposta è sì, almeno per ora. So che dovrò darmi da fare e soprattutto mi piace insegnare, è come se fosse un modo diverso di fare ricerca. » ᴅʀ. ɢʀᴇʏsᴛᴏɴᴇ « Ha scritto molti libri ed articoli, sarebbe bello se portasse anche la sua esperienza al Presbyterian Hospital come esempio. » ʟᴀᴜʀᴇɴᴛ « Sono certo che ce ne sarà occasione. » ᴅʀ. ɢʀᴇʏsᴛᴏɴᴇ « Allora direi che è confermato, Laurent. E mi spiace dirglielo che ahimè le toccherà il turno di notte, soprattutto in questi giorni di festa. Trascorrerà questi primi mesi di prova, e poi formalizzeremo la cosa, ma nel frattempo benvenuto a bordo! » ʟᴀᴜʀᴇɴᴛ « A qualcuno tocca la miccia corta, no? La ringrazio dottor Greystone. » ㅤㅤ ㅤ
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Cos'è il PTSD complesso?
Il PTSD complesso (Disturbo Post-Traumatico da Stress Complesso) è una forma di trauma psicologico che si sviluppa in risposta a esposizioni prolungate e ripetute a eventi traumatici, spesso in un contesto in cui la vittima si sente intrappolata o impotente. È distinto dal PTSD classico, che di solito si verifica dopo un evento traumatico singolo.
Sintomi principali del PTSD complesso includono:
Disregolazione emotiva: difficoltà a controllare rabbia, tristezza, ansia.
Alterazione dell'autostima: sentimenti di colpa, vergogna, o inutilità.
Difficoltà nelle relazioni interpersonali: problemi a fidarsi o a costruire legami stabili.
Ricordi intrusivi: flashback e incubi.
Evitamento: tendenza a evitare situazioni, persone o ricordi legati al trauma.
Sintomi somatici: dolori cronici o disturbi fisici senza cause mediche evidenti.
Cause principali del PTSD complesso
Abusi fisici, emotivi o sessuali prolungati (spesso durante l'infanzia).
Traumi relazionali in contesti familiari o comunitari.
Detenzione in prigionia, schiavitù, o contesti coercitivi.
Libri in italiano sul PTSD complesso
Ecco alcune letture fondamentali disponibili in italiano:
“Il corpo accusa il colpo” di Bessel van der Kolk
Un libro molto noto che esplora l'impatto del trauma sul corpo e sulla mente e introduce tecniche per guarire.
“Traumi e dissociazione” di Onno van der Hart, Ellert R. S. Nijenhuis e Kathy Steele
Approfondisce le basi del trauma complesso e come si manifesta.
“Guarire dal trauma e dall'abuso” di Pete Walker
Un testo pratico per comprendere il PTSD complesso e lavorare su di esso.
“La mente traumatizzata” di Judith Herman
Esamina come i traumi, soprattutto quelli complessi, influenzano le vittime e suggerisce approcci per la guarigione.
“Trauma e memoria” di Peter A. Levine
Esplora come i ricordi traumatici influenzano la vita quotidiana e come affrontarli.
Etimologia di PTSD
PTSD è l’acronimo di Post-Traumatic Stress Disorder, che in italiano si traduce come Disturbo da Stress Post-Traumatico.
Origine del termine:
"Post": dopo.
"Traumatic": derivato dal greco trauma (τραῦμα), che significa "ferita" o "danno".
"Stress": originato dal latino strictus, che significa "stringere" o "tensione".
"Disorder": dal latino disordinare, ossia "fuori ordine".
Il termine PTSD è entrato nel linguaggio clinico ufficiale con la pubblicazione del DSM-III (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) nel 1980.
La storia del trauma: dagli antichi ai giorni nostri
Antichità
Gli antichi greci riconoscevano l'impatto della guerra e del trauma emotivo. Erodoto e altri scrittori descrivevano soldati con “cuore tremante” e sintomi compatibili con il PTSD.
La medicina ippocratica attribuiva i disturbi emotivi a uno squilibrio tra i quattro umori corporei.
Medioevo e Rinascimento
Il trauma veniva spesso interpretato come possessione diabolica o punizione divina. Le cure includevano esorcismi e preghiere.
Leonardo da Vinci, nei suoi studi anatomici e psicologici, ipotizzò connessioni tra il trauma fisico ed emotivo.
XIX secolo
Durante la Guerra Civile Americana si parlava di "nostalgia" o "nevrosi da battaglia" per descrivere i sintomi dei soldati.
In Inghilterra, dopo incidenti ferroviari, comparve il concetto di sindrome da shock ferroviario.
XX secolo
Prima e seconda guerra mondiale:
Il trauma psicologico dei soldati veniva chiamato "shell shock" (shock da bombardamento) o "nevrosi di guerra".
Anni '70:
Il movimento femminista portò all’attenzione pubblica il trauma legato a violenze domestiche e abusi sessuali.
La guerra del Vietnam accelerò il riconoscimento del PTSD come condizione clinica.
Oggi
Il PTSD complesso è riconosciuto come una condizione distinta nel manuale ICD-11 (OMS, 2018), anche se il DSM-5 non lo distingue dal PTSD standard.
La comprensione del trauma si è estesa a molti ambiti, dalla neurobiologia alla psicologia somatica, grazie a ricerche di autori come Bessel van der Kolk e Peter Levine.
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