#levriero
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sonjatwogreyhounds · 7 months ago
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Hubert-Denis Etcheverry
La jeune fille au lévrier
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grayghostofthenorth · 2 years ago
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La Colonnata Lurcher Porcelain Figurine Signed Sesto Fiorentino, 1950s
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incorrectsitresquotes · 2 years ago
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Emilio: Levriero, no matter what I've said, I've always sort of liked you!
Levriero: Emilio, I used your apple to unclod my toilet!
Emilio: What?
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pasqualilo · 13 days ago
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“Verso la luce ” acquerello 50x35 di Lorenza Pasquali Paintings www.lorenzapasquali.it Copyright © Lorenza Pasquali —
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punkdawg-25 · 2 months ago
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been a while since I drew any of my dogs, so here's a little Jaskier doodle. He's such a fun and happy-go-lucky little dog
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itsmalombra · 2 months ago
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Maria Giovanna Battista Clementi, called "La Clementina", Lady with greyhound (Dama con levriero), Palazzo La Marmora, Biella, north-west Italy.
The lady decipted in the painting is Maddalena della Marmora, born Gontery. Maria Giovanna Battista Clementi, called Clementina, was the official portraist of the Royal court of Turin, Kingdom of Savoy, during the first half of the 18th century.
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somehow---here · 29 days ago
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In ginocchio tra vento, orma e levriero / corsi dietro di te, chiara presenza, / trascinato dal lampo di una stella / di senso in senso sino alla tua assenza.
Miguel Angel Asturias, Inverno, prima strofa
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vividiste · 1 year ago
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Oggi è il primo febbraio. In Spagna chiude la caccia e per migliaia di levrieri la vita finisce, miseramente così come era inziata. Le atrocità a cui sono sottoposti per la loro breve vita e infine per la loro morte, sono inaccettabili e tuttavia la cultura spagnola ancora le sostiene. È la tradizione.
In loro onore riportiamo un magnifico e toccante testo di Rafael Narbona, perché sappiate, perché rifiutate, perché combattiate.
Los Galgos Ahorcados - I levrieri impiccati
La Spagna è il paese dei levrieri impiccati.
La Spagna è il paese che non apprezza la tenerezza inconcepibile
di un animale che si intreccia con l'aria, disegnando acrobazie impossibili.
La Spagna è il paese degli alberi con i rami assassini,
dove una corda infame spezza una vita leggera come schiuma.
La Spagna è una terra sterile che seppellisce la poesia nel suo grembo morto.
I levrieri sono poeti in agguato nel vento, levigano gli spigoli in silenzio,
scivolando via come un filo d'acqua dal fondo di un fosso.
I levrieri sono poeti che si stagliano alla luna, componendo sagome senza eguali.
I levrieri accavallano le parole, ci saltano sopra, evitano gli accenti, così arroganti e inflessibili.
L'accento è un signore ridicolo che si infila nelle parole come una spina.
I levrieri turbano la sua routine, gettandola al vento, giocandoci finché si stufano.
Così riceve lezioni di umiltà e accetta la sua dolorosa insignificanza.
Le impronte dei levrieri non lasciano traccia. Sono veloci, alati, quasi eterei.
Non influenzati dalla gravità nè dalla durezza della pietra.
I levrieri accelerano la rotazione della terra, quando la follia si impadronisce di loro.
Lo sguardo riesce a malapena a seguire il loro galoppo vertiginoso,
ma grazie alle loro corse percepiamo la musica celeste.
I levrieri prendono in giro l'ortografia tendendo o piegando le orecchie.
Le orecchie di un levriero possono trasformarsi in una X, Y o LL.
Sforzandosi un poco sono in grado di delineare la Ñ o il numero Phi,
il numero aureo in cui è nascosto Dio,
giocando con una serie infinita che lascia con un palmo di naso gli insegnanti.
Gli insegnanti della scuola non capiscono Dio, nè i levrieri.
Dio è un bambino che utilizza i puntini di sospensione per attraversare i fiumi.
Li genera uno ad uno e salta in avanti. Quelli che avanzano, se li tiene in tasca.
I levrieri non sono mai separati da Dio,
perché sanno bene che hanno bisogno di non perdersi sulla strada,
dove si nasconde l'uomo con il forcone in mano.
Ci è stato detto che Dio è un vecchio con la barba bianca e la pelle rugosa,
ma Dio è un bambino malato
che calma il suo dolore accarezzando la testa ossuta di un levriero.
I levrieri vigilano sul mondo, mentre Dio riposa.
Ogni volta che viene commessa una malvagità, lanciano un grido e Dio si sveglia,
ma Dio non può fare nulla,
perché nessuno presta attenzione ad un bambino
che in punta di piedi non raggiunge lo spioncino della porta.
Gli uomini che impiccano i galgos hanno perso la loro anima molto tempo fa.
In realtà, la loro anima è fuggita inorridita quando ha scoperto le loro mani insanguinate.
Gli uomini che impiccano i levrieri nascondono gli occhi dietro gli occhiali scuri,
perché gli occhi li tradiscono.
Basta guardarli per capire che dietro non c'è nulla.
Gli uomini che impiccano i levrieri sono gli stessi che fucilarono García Lorca.
Non gli è importato sradicare dal nostro suolo un poeta
che dormiva tra camelie bianche e piangeva lacrime d'acqua.
Non gli è importato seppellirlo in una tomba senza nome,
con gli occhi aperti e uno sguardo di orrore sul viso.
Gli uomini che impiccano i levrieri parlano a malapena. Non amano le parole.
A loro non piace giustificare le proprie azioni ed esprimere le proprie emozioni.
Lasciano una scia di dolore e paura.
Ridono dei poeti che passano notti insonni
cercando di trovare un verso alla fine di un sonetto.
Ridono degli sciocchi che vogliono un futuro senza bombe o rovine nere.
Ridono delle promesse fatte ai bambini,
delle rassicurazioni sull'eternità che placa la morte e ci impedisce di cadere nell'oblio.
Ogni volta che muore un levriero, un bambino rimane orfano.
I levrieri prestano la luce dei propri occhi ai bambini malati.
Li accompagnano nelle notti di febbre piene di incubi.
Li svegliano dolcemente, parlandogli all'orecchio del giorno che arriva,
con la sua freschezza e la luce rosata dell'alba.
Gli parlano della primavera e dello sbocciare dei fiori.
Parlano delle mattinate torride d'estate, quando il mare è calmo
e il sole sembra una pietra gialla che non smetterà mai di brillare.
Gli dicono che l'inverno si è nascosto dietro un cespuglio e si è addormentato.
I bambini malati sono i bambini che il giovane Rabì scelse
per mostrare al mondo la bellezza nella sua forma più pura.
Il giovane Rabì si presentò di fronte al potere delle tenebre
con un ragazzo paralizzato ed un levriero affamato,
senza ignorare che la compassione è uno strano fiore.
Un fiore che cresce solo su pendii ripidi e in profonde solitudini,
dove le preghiere fremono di paura al pensiero di risuonare in una cantina vuota.
Certe mattine mi alzo presto ed i cani sono già sulla spianata che chiamano piazza,
con la sua triste chiesa dalla facciata imbiancata a calce, e un albero dal tronco nodoso.
Raggruppati per lunghe catene, tutti sono giovani e non sanno cosa li aspetta.
Non sanno che quel giorno diversi di loro resteranno sul campo,
sopraffatti dalla crudeltà umana.
Potrei avvertirli,
ma gli uomini che preparano la loro morte vanno in giro con fucili da caccia e lunghe corde,
ed i loro occhi sembrano braci ardenti di un odio antico.
Gli occhi dei galgos svolazzano come colorate farfalle.
Blu, marrone, viola, forse un debole bagliore d'oro.
Alcuni sono seduti, altri sdraiati, assopiti. Alcuni sono in piedi, altri scomposti.
Alcuni sono così sottili che sembrano quasi levitare.
Alcuni sembrano d'argilla, altri d'argento, altri sono bianchi come l'alba.
Come l'alba che avanza nella piazza e li fa sembrare in movimento.
Si sentono le catene, le grida, le risa.
Via tutti insieme, aggiogati a un destino ingiusto.
Mi sento come Don Chisciotte alla vista dei galeotti,
condannati a spingere un enorme corazzata con un remo:
"Perché fare schiavi coloro che Dio e la natura hanno creato liberi?"
Mi sono seduto su una panchina di pietra e li ho guardati andarsene.
Un levriero bianco, dall'andatura rassegnata, si voltò e mi guardò con umanità,
con gli occhi stanchi e vagamente speranzosi.
Sapevamo entrambi che le nostre vite sono una scintilla,
un momento di chiarezza in un buio infinito,
ma ci siamo sforzati di pensare che ci saremmo rincontrati sotto un altro cielo,
vagando per una sconfinata pianura,
distanti da quel mattino omicida che si sarebbe preso le vite dei più goffi
e di quelli rimasti indietro.
Ci rincontreremo in una mattina di pienezza e splendore, senza tristezza o negligenza,
una mattinata perfetta, libera da paure e lavoro.
Guarderemo indietro, come due vecchi amici che hanno scoperto la gioia di essere altrove.
I suoi occhi nei miei occhi, i suoi sogni nei miei sogni e i nostri battiti all'unisono nel vento.
RAFAEL NARBONA😪
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Quanta inutile cattiveria 😡
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vecchiorovere · 4 months ago
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Giovanni Boldini. Il pittore che amava le donne. Ritratto di Mademoiselle Lantelme. 1907. Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea, Roma (Italia).Geneviève "Ginette" Lanthelme (1887 - 1911), pseudonimo di Mathilde Fossey, fu un'attrice e cantante lirica celebre nella Francia degli inizi del Novecento. Spesso al centro delle cronache mondane, fu amante di Alfred Edwards, proprietario del giornale "Le matin", del "Petit sou" e del Théatre de Paris: fece parlare di sé anche a seguito della sua prematura morte, avvenuta per annegamento durante una crociera sull'imbarcazione "Aimée" di Alfred Edwards (cfr. Cecchi, 1962, pp. 214-15).Giovanni Boldini ritrasse l'attrice nel 1907. Un disegno della testa della Lanthelme compare nel catalogo dello "Studio di Giovanni Boldini" (cfr Cardona, 1937, op. cit.).Nel ritratto, l'attrice, vestita con un elegante abito della Maison Doucet, fa sfoggio della sua sfrontata bellezza messa in risalto dalla posa frontale, ripresa dal basso verso l'alto, e dalle dimensioni della tela che rendono la figura monumentale. L'opera è strettamente connessa al "Ritratto della Marchesa Casati con un levriero", di poco successivo (1908, collezione Andrew Lloyd Webber. Ripr. in Dini, 2002, vol. III, tomo II, n. 967): in entrambi i ritratti prevale il nero degli abiti, da cui emergono i toni rosati dei volti delle effigiate e degli elementi floreali all'altezza dei fianchi.Il dipinto, oltre ad avere tutte le caratteristiche del ritratto "à la mode" boldiniano, sembra ispirarsi alla ritrattistica dell'aristocrazia inglese del Settecento, in particolare quella di Gainsborough e Reynolds (cfr. A. Villari in Boldini, 2005, p. 240): d'altronde il pittore ferrarese, nei primi anni '70 dell'Ottocento, si era già cimentato in soggetti settecenteschi in linea col gusto di mercato allora imperante (cfr. R. Campana in Boldini, 2005, p. 117).Il dipinto fu acquistato dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna nel 1914 grazie all'intervento di Ugo Ojetti: l'opera si trovava in vendita al prezzo di dodicimila lire presso tale "Signor Manzi" della Galleria Manzi Joyant di Parigi, il quale, però, l'aveva acquistata per venticinquemila lire. La svendita dipendeva dalla tragica morte dell'effigiata (cfr. lettera al Ministero della Pubblica Istruzione, 1913, Firenze, Fondo Ojetti 250, BNC)
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crazy-so-na-sega · 8 months ago
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avevo un levriero afghano che.....:-)
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sonjatwogreyhounds · 4 months ago
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BERNARD BOUTET DE MONVEL
Le Lévrier
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artesplorando · 2 years ago
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Ritratto della marchesa Casati con levriero, Giovanni Boldini
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rosenere · 2 years ago
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"perché non adotti un levriero?"
MA DOVE CAZZO ME LO INFICCO IN UN APPARTAMENTO?!
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jojobegood1 · 2 years ago
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LE GUARDIE ZOOFILE OIPA DI CREMONA SALVANO LEO, LEVRIERO PELLE E OSSA. D...
youtube
🇮🇹⚠️💘💐💐 MERVEILLEUSE ASSO À SOUTENIR SVP
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ilcercatoredicolori · 2 years ago
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Giovanni Boldini, Paggio che gioca con un levriero, 1869
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cupofthovghts · 1 year ago
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Regalami un levriero e sarò tua per la vita.
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But it's our's????
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