#le memorie difficili
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Italo Calvino, Balíček čtyř knih (Neviditelná města, tr. by Kateřina Vinšová, 2017; Když jedné zimní noci cestující, tr. by Jiří Pelán, 2017; Nesnadné idyly, tr. by Kateřina Vinšová, 2018; Nesnadné vzpomínky, tr. by by Jiří Pelán, and Alena Hartmanová, 2018), Dokořán, Praha, 2018 [Laboratorio Calvino, Sapienza Università di Roma, Roma]
#graphic design#le città invisibili#se una notte d'inverno un viaggiatore#i racconti#gli amori difficili#le memorie difficili#book#cover#book cover#italo calvino#kateřina vinšová#jiří pelán#alena hartmanová#dokořán#laboratorio calvino#2010s
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Ancora in ascolto Ancora presente nel cuore delle persone Il video su Youtube ha accumulato milioni di visualizzazioni e commenti nel corso degli anni, diventando un simbolo di ricordi e emozioni per molti. Emozioni che resistono al tempo Le storie condivise riflettono su legami familiari, momenti difficili e ricordi preziosi legati alla canzone, dimostrando la sua potenza nel toccare le corde emotive delle persone. Memorie legate alla musica Le testimonianze parlano di perdite, amore, amicizia e speranza, sottolineando come la canzone sia stata un punto di conforto e di forza in momenti di difficoltà e cambiamento. Un’opera senza tempo Nonostante il passare degli
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26 giu 2024 13:29
“TOTÒ RIINA VOLEVA UCCIDERMI CON UN MISSILE” – MEMORIE DI GIAN CARLO CASELLI, L'EX MAGISTRATO 85ENNE CHE EREDITÒ IL LAVORO DI FALCONE E BORSELLINO: “VENNI PORTATO D’URGENZA ALL’AEROPORTO MILITARE PERCHÉ IL PENTITO GASPARE SPATUZZA AVEVA RIVELATO CHE C’ERA UN PIANO DI COSA NOSTRA PER SPARARE UN RAZZO SUL MIO ALLOGGIO” – “PENSO AI COLLEGHI UCCISI. CON LORO IL SISTEMA DI PROTEZIONE NON HA FUNZIONATO. MI SONO SENTITO IN DOVERE DI SDEBITARMI” – “I TERRORISTI DI PRIMA LINEA SONO STATI I PIÙ VICINI A UCCIDERMI, SOTTO CASA..." -
Estratto dell’articolo di Paolo Griseri per “La Stampa”
Quante volte hai avuto paura di morire? «Tante. Sapevo bene quel che rischiavo. Borsellino diceva: come si fa a non avere paura della mafia? L’importante è avere un po’ più di coraggio per superare la paura». La volta che sono andati più vicini a riuscirci? «I terroristi di Prima Linea. Qui sotto casa mia, nel controviale, davanti a un ristorante giapponese».
Gian Carlo Caselli, 85 anni, è uno dei magistrati che hanno sconfitto le Br. Si è insediato al vertice della Procura di Palermo il giorno dell’arresto di Totò Riina. Ha istruito, tra gli altri, i processi contro Giulio Andreotti e Marcello dell’Utri. Sotto il suo coordinamento la procura di Palermo ha arrestato centinaia di persone accusate di far parte o essere colluse con Cosa Nostra. Sono passati quasi 50 anni dalla lotta al terrorismo e una trentina dalla guerra alla mafia.
[…] «La lotta al terrorismo mi è arrivata addosso per un meccanismo giudiziario che si chiama connessione: ti stai occupando di episodi legati alla criminalità politica, ti arriva sulla scrivania il fascicolo del sequestro Sossi. La guida della Procura di Palermo l’ho scelta io. Dopo dieci anni di lotta al terrorismo avrei potuto rimanere a Torino nel gratificante incarico di presidente di Corte d’Assise».
Perché un padre di famiglia, magistrato ormai al vertice della carriera, decide di tornare a rischiare tutto nella Procura in cui sono stati uccisi Falcone e Borsellino?
«Te lo senti dentro. Hai una responsabilità. Sei in vita mentre tanti tuoi colleghi sono stati uccisi. Magari perché con loro i sistemi di protezione non hanno funzionato. A Milano erano stati uccisi Galli e Alessandrini che indagavano su Prima Linea esattamente come me. Erano meno protetti e ci hanno rimesso la vita. Ci pensi sai?».
Ti senti un sopravvissuto?
«In un certo senso. Ti senti in dovere di restituire quel che hai avuto. Dopo l’assassinio di Falcone e della sua scorta ero a Milano ad una commemorazione. Mi avvicina un alto ufficiale dei carabinieri: “Il dottor Borsellino le manda a dire che non è ancora arrivato il momento di andare in pensione”».
Un passaggio di testimone?
«Sul momento non capii bene. Ci ripensai dopo al significato di quella frase».
Perché tu ti sei salvato?
«Perché a Palermo dopo Falcone e Borsellino i sistemi di protezione hanno funzionato meglio. Ricordo ancora la disperazione di Giuseppe Costanza, autista di Falcone. Non si dava pace. Quel mattino, a Punta Raisi, Falcone gli chiese di guidare lui. Costanza si mise sul sedile posteriore e sopravvisse all’esplosione. Da allora le regole sono diventate molto più rigide. Nessun autista oggi lascerebbe le chiavi dell’auto blindata».
Insomma, senza quell’episodio Falcone si sarebbe potuto salvare?
«Questo non lo so. Ma i fatti sono questi».
Storie difficili da raccontare in famiglia. Come hai detto che saresti andato a Palermo?
«Non l’ho detto così. Anche perché non è capitato così. Mano a mano che trascorrevano le settimane dopo le stragi del ’92 quella che era un’ipotesi si è fatta reale. In famiglia abbiamo seguito tutti questo percorso graduale».
[…]
Nonostante tutte queste precauzioni il rischio a Palermo era altissimo
«Un giorno mi telefona di corsa il questore, Arnaldo La Barbera».
Proprio lui?
«Sì. Successivamente sono emersi fatti molto gravi riguardanti il depistaggio sull’assassinio di Borsellino e la gestione del G8 di Genova. Ma con me si comportò sempre in modo esemplare. Presi dentifricio e spazzolino e venni portato d’urgenza all’aeroporto militare di Bocca di Falco».
Che cosa era successo?
«Lo intuii tempo dopo. Il pentito Gaspare Spatuzza aveva raccontato che c’era un piano di Cosa nostra per uccidermi sparando un missile sul mio alloggio da Monte Pellegrino, la montagna che sovrasta Palermo».
Non fa piacere scoprire certe cose: «Infatti non le ho mai volute sapere se non per quel che serviva alle mie indagini. Poi è capitato che a Torino si svolgesse l’udienza di un processo che prevedeva la testimonianza di Gaspare Spatuzza. Laura, mia moglie, ha voluto andare a sentire. Ho tentato di dissuaderla. Sapevo che cosa avrebbe detto il pentito. Ma lei, testarda, ha insistito». Laura entra nello studio nel preciso momento di questo racconto: «È vero, volevo ascoltare quella testimonianza. Ci sono andata, lui non voleva. Non è stato piacevole ma ho fatto bene».
[…]
Decenni di vita sotto scorta, di relazioni filtrate dalle esigenze di sicurezza. Un inferno. Ma anche i momenti esaltanti: la sconfitta del terrorismo e l’arresto dei boss mafiosi. Negli anni Novanta, dopo Mani pulite, i magistrati sono diventati delle star. Un bene? Un pericolo? «C’è stato un momento in cui si gridava Borrelli, Caselli, giudici gemelli. Ma era un’esagerazione da tifosi. Se il magistrato diventa una star c’è qualcosa che non funziona. Parlo per tutti, a cominciare da me. Il criterio deve sempre essere quello di condannare e assolvere a prescindere da quel che chiede la piazza».
Ma è sempre così?
«Diciamo che se l’opinione pubblica ti sostiene fa piacere. Ma non può essere certo quella la bussola che guida il tuo lavoro. La bussola è sempre la ricerca della verità».
E poi ci sono i casi in cui, al contrario, ti senti isolato…
«Durante le indagini sul terrorismo arrestammo Giambattista Lazagna. Un avvocato, un partigiano, un frequentatore delle riunioni della corrente di Magistratura democratica, quella cui appartenevo. Insomma, uno del nostro mondo. I colleghi votarono una mozione di censura nei miei confronti (con l’eccezione, va ricordato, di Livio Pepino). Volevo dimettermi dalla corrente. Andai da Mario Carassi, consigliere istruttore, un’autorità per tutti noi. Aveva fatto il partigiano nel partito d’azione. Mi disse: “Prima fai il processo e poi, eventualmente dimettiti”».
Può capitare che l’isolamento di un magistrato produca effetti anche dopo molto tempo: «Ricordo perfettamente la votazione in Csm sulla scelta del nuovo capo della Procura di Palermo. Io ero per la nomina di Falcone, la scelta più naturale. Finii in minoranza anche dentro la mia corrente. Fu nominato Meli, scelto con il criterio dell’anzianità di servizio. Borsellino diceva che Giovanni ha cominciato a morire quel giorno».
Il Csm, dopo il caso Palamara è diventato per molti sinonimo di degenerazione, di quanto le correnti possano far male alla credibilità della magistratura: «Sono stato al Csm tra l’86 e il ’90. Il suk raccontato da Palamara non lo ricordo. Forse è arrivato dopo».
Le correnti ma anche le invasioni di campo: un’altra delle accuse che si rivolgono oggi ai magistrati è quella di sostituirsi alla politica. Siete degli invasori?
«Io sono per la rigida separazione dei poteri. È grave se la magistratura si sostituisce alla politica. Vorrei però ricordare che spesso è la politica a chiedere alla magistratura di invadere il suo campo. Capita spesso, quando i politici non hanno il coraggio di scegliere.
Fu un errore non intervenire all’origine del terrorismo o considerare la lotta alla mafia come uno scontro tra guardie e ladri. Siamo arrivati al punto di aspettare la sentenza di un giudice per decidere sul fine vita. Spesso alla politica conviene l’invasione dei giudici, perché le tolgono le castagne dal fuoco».
Come si distrae, come si diverte uno che ha fatto la tua vita?
«Premetto che anche facendo il mio lavoro ho avuto dei momenti diciamo così di divertimento. Per esempio durante l’interrogatorio di Peci».
Non si riesce a immaginarlo durante le confessioni del primo pentito delle Br: «Perquisendo i covi trovavamo le cartelline con le indagini dei brigatisti sulle abitudini di vita dei loro obiettivi. Le Br avevano intitolato il mio dossier “Casella postale”. Scherzando ho detto a Peci che l’opinione positiva che avevo di me non era rappresentata da un’ordinaria casella postale. Lui sorrise e spiegò: “Dottor Caselli forse questo nome dipende dal fatto che chi la pedinava di mestiere faceva il postino”».
Sport?
«Fino a quando ho potuto ho giocato a tennis. E poi ho tifato per il Toro».
Mai giocato a calcio?
«Molte volte in oratorio a Torino e a Palermo durante le partite del cuore».
Nessuna paura di esporsi in mezzo al campo di uno stadio?
«Il rischio ovviamente c’era. Ma anche la mafia ha i suoi codici. Non si ammazza un Procuratore mentre corre in calzoncini corti durante una partita di beneficenza».
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La mattina del 16 ottobre 2023, in una Casa del Cinema affollata di studenti e cittadini comuni, è stato presentato il mini documentario prodotto da "Il Civico Giusto," che narra la straordinaria storia di Elena Fabrizi, meglio conosciuta come Sora Lella. Durante i mesi dell'occupazione nazifascista, Sora Lella si distinse per il suo coraggio nell'aiutare numerosi ebrei romani a nascondersi e a sopravvivere in un momento buio della storia della capitale italiana. In quei giorni in cui la furia nazista imperversava per le strade di Roma, Sora Lella, come molti altri cittadini romani, decise di non girarsi dall'altra parte e di mettere in pericolo la propria vita per proteggere coloro che erano perseguitati. Il racconto di questa straordinaria vicenda è stato affidato ai nipoti di Sora Lella, ovvero Simone, Renato, Mauro ed Elena. Il documentario si avvale anche di preziose immagini d'archivio provenienti da istituzioni quali l'Istituto Luce, Rai Teche, Archivio Capitolino e Archivio Riccardi, che sono partner di questo emozionante progetto. La voce narrante del documentario è quella di Paola Tiziana Cruciani, mentre la sceneggiatura e i testi sono stati curati da Maria Grazia Lancellotti. La sigla finale è stata composta da Luca Barbarossa, con il montaggio a opera di Mirko Bertarelli. Questo progetto rappresenta un notevole sforzo collaborativo, coinvolgendo anche gli studenti, mettendo al centro il tema della scelta. Paolo Masini, ideatore e coordinatore del progetto, sottolinea: "In qualsiasi momento, anche nei più drammatici, si può scegliere da che parte stare quando viene calpestata la dignità umana." Maria Grazia Lancellotti, referente ricerca storica e coordinatrice della rete nazionale di scuole "Memorie. Una città, mille storie," ha aggiunto il suo sostegno al progetto. I nipoti di Sora Lella condividono il racconto della loro nonna come un esempio emblematico di solidarietà tra i romani in tempi difficili. Mauro Trabalza ha dichiarato: "La storia di nostra nonna è una storia emblematica del cuore di tanti romani che hanno voluto aiutare gente in difficoltà, la stessa gente con la quale viveva tutti i giorni a Campo de' Fiori e che all'improvviso e senza motivo veniva braccata. Una Roma solidale che manca a tutti noi." Tra i presenti, insieme agli studenti dei licei Vittoria Colonna e Orazio che partecipano al progetto, c'era anche Enrico Bufalini, Direttore dell'Archivio dell'Istituto Luce, che ha elogiato il progetto per essere in linea con la visione dell'istituto e ha promesso di continuare a sostenere iniziative simili. Anche Francesca Cadin di Rai Teche, un altro prezioso partner del progetto, ha lodato il contributo alla storia televisiva e culinaria del paese offerto da Sora Lella e si è impegnata a sostenere ulteriori progetti futuri. Rosarita Di Gregorio dell'Archivio Storico Capitolino ha sottolineato l'importanza di storie come quella di Sora Lella nel rendere omaggio al lato buono dell'umanità, anche nei momenti più drammatici. Per conservare questa memoria storica, l'edificio in cui è stata presentata la storia di Sora Lella sarà dotato di un QR code inciso su una mattonella, che racconterà la storia di quei giorni e della straordinaria donna. Nel frattempo, il mini-documentario può essere visualizzato sul sito www.ilcivicogiusto.it. La mattonella de Il Civico Giusto, realizzata da Dante Mortet, sarà presto collocata all'esterno del ristorante in Via di Ponte Quattro Capi 16, sull'Isola Tiberina. Il prossimo evento de Il Civico Giusto in occasione dell'80° anniversario del rastrellamento è previsto per il 20 ottobre, dedicato a Michele Bolgia, ai ferrovieri e ai finanzieri della Stazione Tiburtina. Un secondo evento è programmato per il 30 ottobre, in onore del partigiano Giuseppe Venturini, presso la biblioteca del Quarticciolo. Il Civico Giusto è realizzato in collaborazione con diverse istituzioni, tra cui l'Archivio di Stato di Roma, l'Istituto Centrale per i Beni Sonori
e Audiovisivi, l'Istituto Luce, il Circolo Gianni Bosio, l'Archivio Capitolino, Rai Teche, la Camera di Commercio di Roma, il Dipartimento Studi Umanistici di Roma Tre, l'Archivio Centrale dello Stato, l'Archivio Riccardi, la Roma Lazio Film Commission e la Mano Artigiana di Dante Mortet, responsabile della realizzazione della mattonella artistica. Il Comitato scientifico è presieduto da Michele Di Sivo, Direttore dell'Archivio di Stato di Roma.
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Lettere Emigranti Italiani: Testimonianze di Speranza e Sacrificio
Le lettere emigranti italiani rappresentano una parte importante della storia dell'Italia e delle migrazioni globali. Durante i secoli XIX e XX, milioni di italiani hanno lasciato il proprio paese d'origine in cerca di opportunità migliori all'estero, e molte di queste storie sono state tramandate attraverso le lettere scritte con amore, nostalgia e speranza. Queste lettere sono testimonianze preziose di un capitolo significativo nella storia italiana e delle migrazioni. La Migrazione Italiana: Cause e Destinazioni Le motivazioni che spingevano gli italiani a lasciare il loro paese erano molteplici. La povertà, la mancanza di lavoro, le condizioni economiche difficili e le guerre erano alcune delle cause principali. Molti italiani speravano di trovare una vita migliore all'estero, specialmente negli Stati Uniti, in Sud America, in Australia e in Canada, dove le opportunità sembravano più promettenti. Le Lettere Come Collegamento con la Terra Natal Le lettere emigranti erano il principale mezzo di comunicazione tra gli emigranti italiani e le loro famiglie rimaste a casa. Queste lettere rappresentavano un collegamento vitale tra il vecchio e il nuovo mondo. Gli emigranti scrivevano per raccontare delle loro esperienze, delle sfide che affrontavano e delle loro conquiste. Le lettere erano spesso piene di speranza e di amore, poiché gli emigranti cercavano di confortare le famiglie lasciate alle spalle. Espressioni di Nostalgia e Affetto Le lettere emigranti italiane erano spesso cariche di nostalgia per la patria lontana. Gli emigranti descrivevano con amore la bellezza della loro terra natale, ricordavano le tradizioni e i momenti speciali con la famiglia e gli amici. Queste lettere erano un modo per tenere viva la cultura italiana all'estero e per passare le tradizioni alle future generazioni. Sacrifici e Speranze Per Un Futuro Migliore Molte lettere emigranti riflettevano anche i sacrifici e le difficoltà affrontate dagli emigranti. Lavori faticosi, barriere linguistiche e la lontananza dalla famiglia erano sfide quotidiane. Tuttavia, queste lettere esprimevano anche la speranza di una vita migliore per sé stessi e per le future generazioni. Gli emigranti credevano nel potenziale di prosperità all'estero e lavoravano duramente per realizzare i loro sogni. Trasmissione di Storie e Memorie Le lettere emigranti italiane sono diventate documenti preziosi per la comprensione della storia delle migrazioni italiane. Le testimonianze contenute in queste lettere offrono un'immagine vivida della vita degli emigranti, delle sfide che hanno affrontato e delle loro aspirazioni. Oggi, molte di queste lettere sono conservate in archivi e musei come parte del patrimonio culturale italiano e sono utilizzate dagli storici per approfondire la conoscenza di questo importante periodo storico. Il Legato delle Lettere Emigranti italiani Le lettere emigranti italiani rappresentano un legato prezioso che connette le generazioni passate con quelle presenti. Sono testimonianze di coraggio, sacrificio e speranza, e ci ricordano l'importanza dell'immigrazione nell'arricchimento delle società e delle culture. Queste lettere sono un tributo ai milioni di italiani che hanno lasciato la loro terra natale per cercare una vita migliore, contribuendo così a plasmare il mondo in cui viviamo oggi. Foto di artemtation da Pixabay Read the full article
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"Politics is the means by which men without principles direct men without memories"
Voltaire
Voltaire's correct reflection does nothing but confirm the biblical wisdom according to which
“It does not belong to the man who walks even to direct his step."
(Jeremiah 10:23)*
How then can we expect that man can govern entire peoples and nations without causing disasters?
Human history and above all the difficult times we are experiencing constitute irrefutable proof of man's inability to solve the problems that he has largely created himself.
Therefore all sincere and realistic people will promptly look elsewhere for the only source of salvation, which the Bible indicates is the coming Kingdom of God!
"Your Kingdom come, your will be done on earth as it is in heaven".
(Gospel according to Matthew 6:9,10/
Daniel 2:44)
* "I have seen this under the sun, during the time when man dominated man to his detriment."
(King Solomon Ecclesiastes 8:9)
#specialcampaign
with the magazine
“WHAT IS THE KINGDOM OF GOD?”
by jw.org
which you can read online for free by typing the topic in the Internet search bar
La giusta riflessione di Voltaire non fa altro che avvalorare la saggezza biblica secondo cui
“Non appartiene all’uomo che cammina nemmeno di dirigere il suo passo."
(Geremia 10:23)*
Come possiamo dunque aspettarci che l'uomo possa governare interi popoli e nazioni senza combinare disastri?
La storia umana e soprattutto i tempi difficili che stiamo vivendo, costituiscono una prova inconfutabile dell'incapacità dell'uomo di risolvere i problemi che in gran parte ha lui stesso creato.
Perciò tutte le persone sincere e realiste cercheranno tempestivamente altrove l'unica fonte di salvezza, che la Bibbia indica essere il veniente Regno di Dio!
"Venga il tuo Regno, si compia la tua volontà come in cielo anche sulla terra".
(Vangelo secondo Matteo 6:9,10/
Daniele 2:44)
*"Ho visto questo sotto il sole, durante il tempo in cui l’uomo ha dominato l’uomo a suo danno."
(Re Salomone Ecclesiaste 8:9)
#campagnaspeciale
con la rivista
"COS'È IL REGNO DI DIO?" di jw.org
che potete leggere gratuitamente online digitando il tema nella barra di ricerca Internet
https://www.jw.org/open?wtlocale=I&pub=wp20&issue=202005
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Pisa: Al Festival del Pensare uno spettacolo teatrale per ricordare Calvino
Pisa: Al Festival del Pensare uno spettacolo teatrale per ricordare Calvino. La Compagnia dell'Orsa porta in scena martedì 25 luglio, nel teatro Aperto di Notte di Casale Marittimo SE UNA NOTTE D'ESTATE, spettacolo teatrale della Compagnia Teatro dell'Orsa di Reggio Emilia. In occasione del centenario della nascita di Italo Calvino, il teatro dell'Orsa ci porterà in un viaggio tra le pagine delle opere del famoso scrittore partendo da Marcovaldo, le Fiabe italiane, le Città invisibili fino a perdersi con il Viaggiatore in una notte d'inverno. Dalle storie assurde di Marcovaldo ai racconti degli amori difficili, dalla incredibile preveggenza de Le città invisibili fino al perdersi con Il viaggiatore in una notte d'inverno e tra le ossessioni di Palomar. Memorie giocose, sospese, quando l'estate si fa struggente. Una musica che si perde sulle spiagge, tra le panchine dei parchi, si infila in città fino a disegnare l'arco delle stelle. Un tempo per divertirci e immergerci nella scrittura di uno dei più grandi romanzieri del '900, un'occasione per non sprecare tutta quella quantità di stelle che Calvino ci lascia a disposizione riconoscendo l'infinito catalogo dei nostri destini. Di e con Monica Morini e Bernardino Bonzani, musiche Gaetano Nenna. Inizio ore 21.15, ingresso libero.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Cash Carraway
https://www.unadonnalgiorno.it/cash-carraway/
Cash Carraway, scrittrice, performer e attivista britannica.
Definita dal Times La nuova voce di una generazione ha creato e scritto la serie HBO Rain Dogs tratta dal bestseller autobiografico Skint Estate.
La sua è una narrazione cruda e onesta della vita nei quartieri poveri di Londra.
Nata il 6 gennaio 1981 a Penge, sobborgo nella parte sud-orientale di Londra, quartiere disagiato in cui ha dovuto affrontare, sin da piccola, situazioni difficili in una realtà di povertà e criminalità.
Rifugiandosi nella scrittura e nell’arte, ha potuto raccontare di se stessa e delle persone che vivono ai margini, ignorate dalla società.
Cacciata di casa dalla madre quando era ancora minorenne, ha avuto una vita deragliata alla costante ricerca di un amore, un tetto, un lavoro. Ha incontrato un uomo violento che l’ha messa incinta e, picchiandola, le ha intimato di abortire. Selvaggia e incazzata, scriveva per siti che pagano in base alle condivisioni, per mangiare ha rubato cibo nei supermercati, fatto la spogliarellista e venduto il suo corpo, nonostante il pancione.
La sua scrittura è denuncia sociale e lotta per giustizia e equità.
Il primo amore è stato il teatro, ha iniziato come attrice e, nel 2001, ha iniziato a scrivere e recitare in sketch comici, la sua prima opera teatrale, The Last Peepshow in Soho le ha dato la possibilità di pubblicare un libro che è diventato subito un caso editoriale.
Nel 2019 è stato dato alle stampe Skint Estate: A Memoir of Poverty, Motherhood and Survival, tradotto in Italia col titolo La porca miseria.
Un romanzo vero, ironico e tagliente, la Bibbia disperata e sarcastica della working class del Terzo Millennio.
Un libro punk lucido e ribelle su speranze tradite, su vite come vuoti a perdere. Una denuncia forte che l’ha consacrata voce autentica e potente nella letteratura britannica contemporanea.
Importante è il suo impegno su questioni come povertà, accesso all’istruzione e violenza sulle donne.
Voci anonime avevano urlato al plagio, tanto da portare The Guardian a indagare sul suo conto per frode letteraria.
Dopo aver dimostrato l’autenticità del suo libro di memorie, in un’intervista, ha sostenuto: “Non sono stata trattata come una scrittrice ma come qualcuna che ha venduto la sua storia a un tabloid. Ho scoperto che scrivere è davvero lo sport più pericoloso per una donna della classe operaia e per questo ho deciso che non pubblicherò più nulla di autobiografico.”
Ha anche scritto e diretto il film della BBC L’Opera del Lavoratore, presentato in anteprima al Glasgow Film Festival del 2022.
Cash Carraway è una voce dissacrante e fuori dal coro, che scandalizza quando racconta cosa significhi essere una reietta della società in una Gran Bretagna in cui i prezzi delle abitazioni sono aumentati sette volte più velocemente dei salari medi, che i proprietari di appartamenti non vogliono più inquilini con sussidi per l’alloggio, anche se con un lavoro a tempo, pieno come lei.
Utilizza un’ironia feroce quando racconta la miseria quotidiana di una madre single destinata soltanto a pulire latrine e vivere in stamberghe piene di topi.
Si è guadagnata un’occasione di riscatto, ma non può certo dimenticare da dove viene e cosa ha patito per diventare quella che è e per questo continua incessante il suo attivismo per una società a dimensione di tutte e tutti.
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Il compito degli starseed è tra i più difficili da svolgere in una dimensione densa come la nostra, i figli delle stelle sono stati selezionati dalla nostra galassia e oltre. Pochi esseri si presterebbero volontari per compiere un lavoro simile, col rischio di dimenticare chi sono e di perdere la loro connessione con i loro Sè Superiori.Anche se i figli delle stelle costituiscono una percentuale molto piccola della popolazione della Terra, la loro missione è importante e molto varia. Prima di tutto, devono attraversare questa vita fisica e riuscire a ricordarsi chi sono.Quando questa connessione viene fatta, vengono attratti a intraprendere un processo di trasformazione che li porta a divenire interi, centrati, e connessi con il loro Sè Superiore. Una volta che i figli delle stelle realizzano chi sono, possono iniziare a aiutare le anime Terrestri illuminate a ancorare la luce alla Madre Terra. I Figli delle stelle vengono risvegliati e sono pronti per ancorare la luce al pianeta, eseguire rituali, meditare e focalizzare le proprie energie sulle situazioni che richiedono di essere cambiate per il bene di tutti.
Gli Starseed ad un certo punto della loro vita, in concomitanza con il risveglio, non solo incontrano altri loro simili già risvegliati che li aiutano nel loro cammino con cui fanno un tratto del cammino ma hanno contatti con gli esseri extraterrestri e spesso il ricordo di venire presi a bordo di un loro mezzo – che altri non sono la loro famiglia originaria – e questo accade normalmente di notte nella fase onirica, in astrale, o comunque su un piano dimensionale superiore del tutto differente dal normale ‘sogno’, questo lo Starseed lo sa molto bene. Alcuni Starseed possono pure avere contatti fisici con i visitatori delle stelle nella nostra realtà dimensionale.Ma può anche capitare che di alcuni incontri non se ne conserva il pieno ricordo cosciente e possono venire rammentati spontaneamente e parzialmente successivamente nel tempo, come fosse un flash, una reminiscenza di cui non abbiamo memoria cronologica. Inoltre, altro fattore molto comune tra gli Starseed è che possono assistere ad avvistamenti di UFO e strane luci nel cielo.
PAOLO SERRA
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The task of the starseed is among the most difficult to perform in a dimension as dense as ours, the children of the stars have been selected from our galaxy and beyond. Few beings would volunteer to do such work, at the risk of forgetting who they are and losing their connection to their Higher Selves.While star children make up a very small percentage of Earth's population, their mission is important and very diverse. First of all, they have to go through this physical life and be able to remember who they are.When this connection is made, they are drawn into a transformational process that leads them to become whole, centered, and connected with their Higher Self. Once star children realize who they are, they can begin to help enlightened Earth souls anchor the light in Mother Earth. Starseeds are awakened and are ready to anchor the light to the planet, perform rituals, meditate, and focus their energies on situations that need to be changed for the good of all.The Starseed at a certain point of their life, coinciding with the awakening, not only meet other similar ones already awakened who help them in their journey with which they make a part of the journey but they have contacts with extraterrestrial beings and often the memory of coming taken aboard one of their vehicles - which others are not their original family - and this normally happens at night in the dream phase, in the astral, or in any case on a higher dimensional plane completely different from the normal 'dream', this the Starseed he knows very well. Some Starseeds may even have physical contact with visitors to the stars in our dimensional reality.But it can also happen that the full conscious memory of some encounters is not preserved and they can be recalled spontaneously and partially later in time, as if it were a flash, a reminiscence of which we have no chronological memory. Also, another very common factor among the Starseed is that they can witness sightings of UFOs and strange lights in the sky.
PAOLO SERRA
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Le Anime si sedettero attorno alla tavola rotonda, per scegliere la loro prossima lezione da imparare. Si alzò un'Anima forte e coraggiosa:
- “Vado sulla Terra per imparare a perdonare”.
Le altre Anime dissero, spaventate:
- “Ma è una delle lezioni più difficili, non ce la farai a impararlo in una sola vita, soffrirai, ci dispiacerà per te ma puoi farcela, ti aiuteremo noi.
Una delle Anime disse:
- “Sono pronta ad accompagnarti sulla Terra per aiutarti. Sarò tuo marito, nella nostra vita famigliare ci saranno molti problemi per colpa mia, e tu imparerai a perdonarmi”.
Un'altra Anima sospirò:
- “Io posso diventare uno dei tuoi genitori, ti faró vivere un'infanzia difficile, e poi mi intrometterò in tutte le cose che farai, e tu imparerai a perdonarmi”.
E la terza Anima disse:
- “Ed io sarò uno dei tuoi superiori, ti tratterò male, ingiustamente, perché tu possa imparare il senso del perdono”.
Altre anime si accordarono di incontrarla in altri periodi della vita, per ripassare la lezione.
Ogni anima scelse la sua lezione da imparare, prepararono un piano della vita, e scesero in Terra.
Ahimè, una delle particolarità dell'insegnamento delle Anime è questo: le memorie antiche, dopo la nascita, sono azzerate. E solo pochi sanno che le casualità non sono casuali, ed ogni persona appare nella nostra vita quando ne abbiamo bisogno per imparare una lezione che la vita stessa ci aveva riservato.
~ Anonimo
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Italo Calvino, (1958), Nesnadné vzpomínky, Translation by Jiří Pelán, and Alena Hartmanová, Dokořán, Praha, 2018 [Laboratorio Calvino, Sapienza Università di Roma, Roma. Artforum, Bratislava. ArtMap bookstore, Praha-Brně]
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Introduzione saggio letteratura americana che non ha ancora un titolo ma che devo trovare entro la fine di questa nottata.
Nel corso di quest’ultimo anno, ma in maniera molto più specifica negli ultimi mesi, il modo in cui ho sempre inteso l’amore è completamente cambiato. Quello che intendo è che ovviamente non ho sempre visto l’amore come una relazione facile, ma ho sempre pensato che se due persone si fossero amate profondamente e sinceramente sarebbero potute arrivare ovunque, anche senza grandi disponibilità economiche o certezze lavorative. Devo dire che in parte lo penso ancora, ma nella società odierna le difficoltà spesso rendono molto impegnativo mantenere un rapporto solido e sereno. Dipende molto dalla persona con cui si condivide il rapporto, da te, dal luogo in cui si vive, dallo stile di vita e dal modo di pensare di entrambi, dai progetti e dai desideri di ciascuno e da tanti altri fattori sia esterni che interni. Quest’anno ho anche capito che non tutto quello che crediamo amore in realtà lo è davvero e che talvolta più che essere innamorati siamo più ossessionati dall’idea che abbiamo coltivato nella nostra mente, spesso difforme da ciò che viviamo.
La tendenza a creare un mondo illusorio di memorie, convinzioni, speranze, sogni è indagata con grande sensibilità da Fitzgerald nel Grande Gatsby poiché i sentimenti che Gatsby e Daisy provano l’uno per l’altro sono diversi, in una storia che mostra come nel mondo in cui viviamo e in cui vivevano questi personaggi non sia semplice capirsi e leggersi dentro e come sia difficile lasciare il certo per l’incerto con la paura di abbandonare tutto alle spalle e ripartire dall’inizio dopo aver investito in qualcosa che non ha portato a nulla, o ha condotto in una direzione totalmente opposta rispetto a quella desiderata.
Altre volte si è più presi dal momento vissuto che dalla persona che si ha a fianco, come mostra Hemingway in “For Whom The Bell Tolls”,o, come allude Faulkner, si è vittima di un’ossessione morbosa, della paura di essere dimenticati o che, peggio ancora, il nostro dolore venga dimenticato, che un giorno potremmo andare avanti e che la tragedia che stiamo vivendo adesso in un futuro non sarà più così drammatica come adesso. L’intento di questo saggio consisterà proprio nel rilevare come tali autori abbiano posto in risalto gli aspetti più torbidi e complessi delle relazioni umane ancora oggi profondamente attuali e difficili da comprendere e interpretare.
Rileggere i testi di questi scrittori, condividere i loro drammi, seguire i percorsi psicologici dei loro protagonisti contribuirebbe oggi ad accrescere la capacità di penetrare più addentro agli aspetti più nascosti delle nostre personalità a cui spesso si guarda ancora con imbarazzo o paura.
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Le mie letture preferite del 2021 sono state: Notti al circo, Zoo o lettere non d'amore, Jakob von Gunter, Il diario intimo di Sally Mara (questi romanzi sono entrati nell'olimpo dei miei libri preferiti in assoluto -> Olimpo perché è un luogo politeista ed affollato), La Vittima di Saul Bellow, La difesa di Luzin, Racconti sentimentali e satirici di Zoscenko, I turbamenti del giovane Torless, L'ultimo degli Eltysev, qualche racconto degli Amori Difficili, Chilografia.
È stato divertente leggere saggi su polpi e formiche; la conta dei saggi letti quest'anno è di soli nove libri (su 63, ma il calcolo totale è un po' gonfiato dalle 12 graphic novel).
In inglese ho letto (non contando i fumetti) un saggio di Silvia Federici e Piranesi.
Ho letto due raccolte di poesie (Nina Cassian e Anne Sexton).
Dopo il giudizio mediocre di dieci anni fa ho riletto L'Isola di Arturo e l'ho trovato bellissimo, tanto che mi è dispiaciuto averlo poi dato via, ma ormai avevo preso un impegno.
Ho letto tutti i libri di Dacia Maraini che sembravano potermi interessare dalla descrizione (5), ma non ho trovato NIENTE che mi prendesse come è accaduto per "Mio marito", così è finita che adesso detesto proprio il modo in cui Dacia Maraini scrive e Dacia Maraini stessa, anche se con Isoina e Memorie di una ladra ha individuato nel mucchio delle belle storie, storie che valeva la pena raccontare insomma.
Tra i doppioni ci sono Burroughs (Ragazzi Selvaggi e Pasto Nudo + Queer dello scorso anno) e Raymond Queneau (Fiori blu e Sally Mara di cui parlavo più su). Ho letto quasi tutta la produzione di Zerocalcare.
Il nuovo romanzo di Gianni Solla (pur meritando molte stelline) mi ha deluso in modo che non saprei spiegare. Il libro più brutto che io abbia letto quest'anno è un volumetto brevissimo di Philip Roth.
Non ho letto niente di lungo, nessun Dostoevskij.
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“Le Anime si sedettero attorno alla tavola rotonda, per scegliere la loro prossima lezione da imparare.
Si alzò un’Anima forte e coraggiosa: “Vado sulla Terra per imparare a perdonare.”
Le altre Anime dissero, spaventate:
” Ma è una delle lezioni più difficili.
Non ce la farai a impararlo in una sola vita, ma ti aiuteremo.”
Una delle Anime disse:
“Sono pronta ad accompagnarti sulla Terra per aiutarti.
Sarò il tuo compagno.
Nella nostra vita famigliare ci saranno molti problemi per mia responsabilità, e tu imparerai a perdonarmi.”
Un’altra Anima disse:
“Io posso diventare uno dei tuoi genitori, ti faro vivere un’infanzia difficile, e poi mi intrometterò in tutte le cose che farai, e tu imparerai a perdonarmi.”
E la terza Anima disse:
“Ed io sarò uno dei tuoi superiori, ti tratterò male, ingiustamente, perché tu possa imparare il senso del perdono.”
Altre anime si accordarono di incontrarla in altri periodi della vita, per ripassare la lezione.
Ogni anima scelse la sua lezione da imparare, prepararono un piano della vita, e scesero in Terra.
Una delle particolarità dell’insegnamento delle Anime è questa:
Le memorie antiche, dopo la nascita, sono azzerate.
E solo pochi sanno che le casualità non sono casuali, ed ogni persona appare nella nostra vita quando ne abbiamo bisogno per imparare una lezione che essa ci aveva riservato.”
— Neale Donald Walsch - I patti dell’anima
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16/365
Questi giorni sono stati difficili. Nuove esperienze, ansie, paure, incertezza e insicurezza. Sono come veleno nelle nostre vite. Un po’ come il passato. Ma nonostante sia effettivamente passato vincolato a un solo ricordo, torna come un fantasma o un ombra occulta dietro a quello che è il presente.
Nonostante questo sono grata di una cosa. Nonostante le difficoltà e le amicizie perdute per incomprensioni o scelte di vita differenti, sono grata di aver sempre a fianco qualcuno su cui possa contare. Che nel momento del bisogno mi possa ascoltare, una spalla su cui piangere, ricordandomi che non sono sola.
Affrontare i problemi da soli a dura, e credo che bisogna essere coraggiosi a fare questo passo da soli. Ma in più persone, nonostante i problemi possano esser grandi, non si sente più la fatica di avere un peso nella propria vita.
Questo blog voglio che sia una pagina di sfogo, mettere nero su bianco i problemi e vederli da un’ altra prospettiva. Quando stiliamo la lista dei propositi per l’anno nuovo molto spesso esitiamo, rimandiamo all’anno successivo.
Non ho mai credito in queste cose o meglio non mi sono mai applicata. Ma oggi 16/365 voglio applicarmi e migliorare me stessa e dedicarmi a me stessa.
Pormi la domanda “ Cosa voglio io veramente?”, una domanda che spesso sembra essere sottovalutata. Essere egoista per una volta, per tirare fuori il meglio che sono e la miglior parte di me.
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These days have been difficult. New experiences, anxieties, fears, uncertainty and insecurity. They are like poison in our lives. A bit like the past. But although it has actually passed tied to a single memory, it returns as a ghost or an occult shadow behind what is the present.
Despite this, I am grateful for one thing. Despite the difficulties and friendships lost due to misunderstandings or different life choices, I am grateful to always have someone by my side I can count on. May he listen to me in time of need, a shoulder to cry on, reminding me that I'm not alone.
Tackling problems alone lasts, and I believe you have to be brave to take this step alone. But in more people, although the problems may be great, they no longer feel the fatigue of having a weight in their lives.
I want this blog to be an outlet page, to put down problems on paper and see them from another perspective. When we draw up the list of resolutions for the new year we very often hesitate, we postpone it to the following year.
I never have credit in these things or rather I have never applied myself. But today 16/365 I want to apply myself and improve myself and dedicate myself to myself.
Ask yourself the question "What do I really want?", A question that often seems to be underestimated. Being selfish for once, to bring out the best I am and the best part of me.
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Christian de la Mazière, giovanissimo giornalista della Collaborazione, volontario nella "Charlemagne" negli ultimi combattimenti sul fronte orientale, nel dopoguerra impresario nel jet set del cinema internazionale in Costa Azzurra, amante di Juliette Greco e Dalida: le sue memorie inedite in italiano, ora in prevendita per Italia Storica Edizioni storico-militari a 24,00 Euro spedizione tracciabile inclusa!
OFFERTA VALIDA SINO AL 16 GENNAIO, libro in uscita subito dopo!
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«Credevo di aver preso congedo dal mio passato, ma un mattino mi ha ritrovato. Stavano preparando un film sul periodo dell’Occupazione, quei famigerati anni difficili che la Storia aveva tanto semplificato. La Resistenza e la Collaborazione, i puri e i maledetti: questa dicotomia era una cosa normale dal giorno in cui la fine della guerra ci aveva rivelato, in tutto il suo orrore, la realtà del na71smo. Ma i francesi, scossi dagli eventi che il futuro non aveva ancora sanzionato, che avevano dovuto prendere una decisione nella confusione dei tempi, che la vita giorno dopo giorno già mobilitava solo per sopravvivere, quei francesi, come si erano comportati? La verità diventava improvvisamente innumerevole e dolorosa, e bisognava decifrarla attraverso il Dolore e la Pietà, come il film, nel titolo, enunciava. La verità aveva cento volti, e io ne incarnavo solo uno.Quindi chi ero io per dover testimoniare? Un ex militare delle Wa//en §§, uno scampato della divisione francese “Charlemagne” che nella primavera del 1945 era andata a farsi massacrare tra le nevi della Pomerania. Da allora, più di vent’anni erano trascorsi. Avevo a poco a poco rioccupato un posto nella vita».
Christian de La Mazière, Il sognatore con l'elmetto.
Formato 13x20, brossura, 374 pagg., Italia Storica edizioni Genova, 2022.
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