#lavori su sentiero
Explore tagged Tumblr posts
pier-carlo-universe · 18 days ago
Text
Cagliari: Da lunedì 21 ottobre 2024 al via i lavori di ripristino dei punti luce nel Parco di Terramaini
Per il corretto svolgimento dell’intervento è state delimitata e interdetta al transito una parte del sentiero perdonale
 Per il corretto svolgimento dell’intervento è state delimitata e interdetta al transito una parte del sentiero perdonale. Prenderanno il via lunedì 21 ottobre 2024 i lavori di ripristino dell’illuminazione del Parco di Terramaini che saranno svolti dai tecnici dell’impresa appaltatrice dell’area verde. Nella giornata di oggi, venerdì 18 ottobre 2024, il Servizio Parchi, Verde e Gestione…
0 notes
filorunsultra · 1 year ago
Text
Cammino San Vili FKT
Inizio ad avere un po’ di FKT alle spalle, e sto cercando di esplorarne le possibilità, ogni volta facendo le cose in modo leggermente diverso: non so ancora quale sia il modo settato, definitivo per farlo, e in generale, sebbene abbia un’idea piuttosto precisa di cosa sia o non sia un FKT, tutti quelli che ho fatto avevano delle varianti sostanziali l’uno dall’altro. Ad ogni modo, questa volta l’idea è nata quasi per caso, principalmente per l’intuizione di Roby. Ho notato che i ragazzi ci tenevano, così per la prima volta sono andato fino in fondo: ho caricato la traccia sul sito fastestknowntime.com, e dopo l’approvazione ho caricato il nostro risultato. Abbiamo anche seguito le normali norme di percorrenza del Cammino San Vili: con timbri, “Testimonium” finale e tutto il resto.
L’FKT non era stato programmato: il Passatore che tutti e tre stavamo preparando era appena stato annullato, così abbiamo deciso di ripigare su questa cosa, che in effetti sia io che Roby avevamo in testa da tempo. Io e Roby questo mese avevamo già corso Trento-Bolzano su asfalto, la prima cosa lunga insieme, e devo dire che ci siamo trovati molto bene come coppia.
Comunque, tornando al San Vili, è andata più o meno così: saliamo in macchina da Trento sul presto, per arrivare a Madonna di Campiglio verso le 08:45. Siamo io, Roby e Micky, come corridori, il Dani Albertini e Martino Salvaro come crew. Dopo una veloce colazione al bar andiamo all’ufficio turistico per il primo timbro del cammino, e poi alla chiesa di San Vigilio, partenza della traversata. I primi 30 chilometri sono molto veloci: tutti in discesa, tanto asfalto e ciclabile. A Pinzolo ci siamo fermati per fare il timbro all’ufficio turistico, e abbiamo sbagliato allungando di un paio di chilometri di ciclabile. Abbiamo rigorosamente fatto il giro di tutte le chiese di Pinzolo, come vuole il percorso del cammino. Da qui ancora discesa fino a Ches: per lavori forestali il sentiero che porta a Passo Daone era chiuso, e siamo dovuti tornare indietro fino a Ches per salire dalla strada asfaltata (il tutto ci è costato altri 7km rispetto alla traccia .gpx originale). Salita al passo molto lunga, primo ristoro, e poi discesa. Da qui in poi il cammino cambia, ci sono strappi molto duri e noi abbiamo usato molto i bastoncini. A Stenico abbiamo avuto un secondo ristoro (dopo una breve sosta da gentili ciclisti parcheggiati bordo strada). L’ufficio turistico era già chiuso, quindi niente timbro qui. Il tratto che da Stenico porta a Ranzo è tutto in mezza costa, passa per dei paesini, strade bianche e tratti asfaltati, prima di una bellissima ultima salita con vista sulla Gola di Limarò. Da Ranzo a Ciago inizia un tratto piuttosto noioso, con una discesa abbastanza nervosa e con erba alta (è una zeccara). Il cielo si stava annuvolando e il morale è leggermente calato. A Ciago abbiamo avuto l’ultimo ristoro: ci siamo controllati le zecche, ci siamo rifocillati e siamo partiti per l’ultimo pezzo, che è forse uno dei più belli: da qui ai laghi di Lamar si percorre una strada bianca in mezzo a una prateria dominata dalla Paganella soprastante a sinistra, e il Lagorai davanti, dietro alle cime di Trento che spuntano dal Sorasass. Dai laghi di Lamar al Sorasass inizia l’ultima salita (anzi le ultime due): ancora zecche, ma molto bello; si vedono le luci della Val d’Adige all’imbrunire, infine una vista su Trento. Discesa dal Sorasass corribile all’inizio, impennata invece nell’ultimo tratto, fino a sbucare a metà strada tra la falesia della Vela e il centro del quartiere, che porta fino a Piedicastello, e poi a Trento. Abbiamo fermato l’orologio sul portone del Duomo, in via Verdi. Esperienza bellissima, siamo stati bene tra di noi, ci siamo goduti il viaggio: in gara magari saremmo andati di più? Forse, ma non ci siamo risparmiati e siamo contenti del nostro tempo, comunque molto migliorabile.
Totale: 101k con 3600+ in 13h34’ :) Contenti. Ah, è la prima volta che corro 100k tondi, sono contento. Come foto ce ne sono di molto belle, ma metto questa perché siamo tutti e sei: crew, corridori, e San Francesco, che non c’entra niente ma pensavamo che fosse El Vili (che come dice Roby: noi nen su alti, e lù l’è nà zo bàs!). Bello, sono contento. Grazie a tutti.
Tumblr media
4 notes · View notes
lamilanomagazine · 9 months ago
Text
Sanremo: campagna #pesto, masterpiece of Liguria, immersive experience
Tumblr media
Sanremo: campagna #pesto, masterpiece of Liguria, immersive experience Anche quest'anno Regione Liguria �� presente al Festival di Sanremo. Per la 74esima edizione della manifestazione canora più amata dagli italiani e seguita da milioni di telespettatori anche all'estero, Regione organizza una serie di iniziative culturali e promozionali per rendere sempre più centrale la nostra regione e proseguire nel percorso di valorizzazione del territorio che sta dando risultati importantissimi in termini turistici, con il 2023 che fatto registrare numeri da record, con circa 16 milioni di presenze. "Regione Liguria non può mancare al Festival di Sanremo. Non potrebbe essere altrimenti – spiega il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti -, dato non solo il grande valore della manifestazione, ma per il fatto che, grazie ad essa, la Città dei fiori e la Liguria intera siano al centro dell'attenzione mediatica non solo a livello nazionale, ma internazionale. Un'occasione unica di promozione e di visibilità per il nostro territorio". Con il Festival di Sanremo si avvia la nuova campagne di valorizzazione 2024, il cui fil rouge sarà il tema del bacio, anche in vista del fatto che quest'anno, dopo anni di chiusura e importanti lavori di recupero e messa in sicurezza, verrà riaperta la Via dell'Amore, il sentiero patrimonio Unesco simbolo delle Cinque Terre e della Liguria nel mondo. Proprio per questo, sia sulla spiaggia dell'Arenella che a Casa Sanremo, sarà presente una cornice dedicata ai selfie e alle foto con un bacio, taggando @lamialiguria con l'hashtag #liguriadabaciare. #Pesto, Masterpiece of Liguria Dopo Londra e Sestriere, anche Sanremo. Nei giorni della kermesse musicale più importante dell'anno il gigantesco mortaio da 6 metri per 8, con tanto di pestello, già visto in navigazione sul Tamigi a Londra e sulle nevi di Sestriere, da martedì 6 febbraio sarà nella Città dei Fiori, con animazione e musica sulla spiaggia dell'Arenella, a pochi passi dal teatro Ariston. Orchestra sinfonica di Sanremo Anche quest'anno, ad accompagnare i cantanti in gara e gli ospiti che saliranno sul palco dell'Ariston sarà l'orchestra sinfonica di Sanremo, che anche quest'anno Regione Liguria ha sostenuto con un contributo straordinario di 50mila euro. Evento di promozione delle eccellenze liguri su Costa Smeralda Regione Liguria e Costa Crociere organizzano nella serata di giovedì 8 febbraio un evento di promozione del territorio e delle sue eccellenze gastronomiche a bordo della nave Costa Smeralda, che anche quest'anno sarà il palcoscenico sul mare della musica di Sanremo: un modo per valorizzare non solo il nostro territorio, facendo assaggiare le eccellenze della cucina ligure agli ospiti della nave, ma anche celebrare il settore crocieristico, che sta facendo registrare risultati straordinari: la Liguria infatti si posiziona seconda a livello nazionale per traffico crocieristico, con il 23% del dato complessivo italiano. La Liguria sul palco di Sanremo premia il miglior duetto Venerdì 9 febbraio, durante il Festival, Regione Liguria premierà il miglior duetto della serata, dedicata alle cover. A salire sul palco per consegnare il riconoscimento sarà il presidente Giovanni Toti: il premio sarà una Lanterna di Genova realizzata dagli artigiani della filigrana di Campo Ligure. Immersive experience La Liguria sarà protagonista anche a Casa Sanremo, uno dei luoghi di maggior passaggio nella settimana del Festival: nello spazio al primo, grazie a due megaschermi da oltre 9 metri di lunghezza x 2 metri di altezza, tutte le persone che accederanno al Palafiori incontreranno una vera e propria immersive experience, con le immagini dei luoghi più belli della nostra regione ispirate al tema 'Liguria da baciare'. Orientamenti dreamers al Festival di Sanremo Venerdì 9 febbraio, dalle ore 9.30 alle 12.30, Regione Liguria, tramite Alfa (Agenzia ligure per la formazione, il lavoro e l'accreditamento) proporrà, al teatro del Cinema Centrale, Orientamenti Dreamers al Festival di Sanremo con il coinvolgimento di diversi testimonial, sognatori, e soprattutto di centinaia di studenti delle scuole imperiesi. Un evento speciale sulla scia dello straordinario successo, 110mila presenze registrate in tre giorni, ottenuto con l'edizione 2023 ai Magazzini del Cotone di Genova. "Il Festival di Sanremo e gli eventi collegati portano il nostro territorio naturalmente sulla ribalta internazionale, Regione Liguria ha intensificato le attività di promozione- dice il vice presidente con delega all'Agricoltura e al Marketing territoriale Alessandro Piana - riportando l'attenzione sulle bellezze naturalistiche, sull'agroalimentare e sulle eccellenze della tradizione. Sempre di più il turista sceglie experience legate al gusto e attività multidisciplinari per pianificare un viaggio: la Liguria con la sua varietà di proposte, con l'enogastronomia inconfondibile e con la straordinaria biodiversità che la connota dà sempre nuovi spunti e attrae pubblici diversi. La varietà delle occasioni proposte vuole proprio sottolineare le possibilità di sviluppo sostenibile e di ulteriore crescita per la Liguria dalla costa all'entroterra". "Come da tradizione ormai consolidata da qualche anno il Festival di Sanremo è il trampolino di lancio per le campagne promozionali della Regione Liguria – aggiunge l'assessore regionale al Turismo e ai Grandi eventi Augusto Sartori - A Sanremo faremo promozione anche nei numerosi eventi culturali ed enogastronomici organizzati a Casa Sanremo, sulla spiaggia dell'Arenella e sulla nave Costa Smeralda. Dal punto di vista turistico stiamo vivendo un periodo particolarmente florido e il numero di presenze in Liguria, in costante aumento anno dopo anno, lo conferma: nel 2024 è nostro obiettivo replicare e, perché no, migliorare il già grandissimo risultato ottenuto nell'anno appena passato con 16 milioni di turisti venuti a soggiornare nella nostra regione". "Orientamenti non si ferma mai e vive anche con il Festival di Sanremo. Il format vincente dedicato ai 'Dreamers' sbarcherà nella città dei Fiori per un'edizione speciale - dichiara l'assessore regionale alla Formazione Marco Scajola -. Avremo diversi sognatori che racconteranno le proprie esperienze professionali e di vita a un pubblico composto da centinaia di studenti. Nell'occasione presenteremo, in una cornice d'eccellenza, i tantissimi eventi di formazione e orientamento che Regione Liguria proporrà nel 2024 per supportare i giovani nelle loro scelte presenti e future". "L'Orchestra Sinfonica di Sanremo è l'orchestra protagonista del festival della canzone italiana da oltre 20 anni – spiega il presidente della Fondazione Orchestra sinfonica di Sanremo Filippo Biolé - Sono molto orgoglioso di aver contribuito a rendere possibile garantire, anche per questa edizione, grande qualità dell'organico e quindi un'eccellente resa musicale. La nostra orchestra è un'eccellenza ligure, e come tale è stata riconosciuta anche dalla Regione che sono certo confermerà la volontà di rendersi colonna portante tra le istituzioni che la sostengono. Quest'anno poi siamo particolarmente fieri d'aver reso possibile pubblicare 13 bandi di concorso per 18 nuovi posti di lavoro in orchestra. È bene che si ricordi sempre, anche durante le 5 serate, che l'orchestra del Festival è l'Orchestra Sinfonica di Sanremo, patrimonio della Liguria e del Paese". "Ormai siamo agli sgoccioli – dice il sindaco di Sanremo Alberto Biancheri -: l'edizione 2024 del Festival sta per iniziare e per offrire uno spettacolo nello spettacolo, con tantissimi eventi che arricchiranno l'offerta turistica del nostro territorio, anche grazie alla sempre più stretta e proficua sinergia con Regione Liguria. La kermesse cresce di anno in anno in città, con ricadute turistico-economiche che si profilano sempre più significative e questo risultato lo si deve anche al lavoro congiunto tra istituzioni. Ringrazio Regione Liguria per la fattiva collaborazione e auguro a tutti "buon Festival 2024". "È sempre emozionante vedere un pezzo di Campo Ligure sul palco più importante della musica italiana e siamo veramente orgogliosi che anche quest'anno la Filigrana sia protagonista a Sanremo – spiega il sindaco di Campo Ligure Giovanni Oliveri -. Ringrazio la Regione Liguria e il presidente Toti per aver scelto, ancora una volta, come premio speciale la bellissima Lanterna di Genova realizzata in Filigrana e creata con maestria dagli nostri artigiani. Tra l'altro questo premio ha sempre portato fortuna a chi lo ha ricevuto".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
dilebe06 · 3 years ago
Text
Eagles And Youngster
Saga di Lost Tomb: guarda e impara.
( tranne per il finale. Quello puoi anche dimenticarlo.)
Tumblr media
Fino a ieri ero piuttosto sicura che non avrei scritto un commento su questa serie...ma gli ultimi due episodi finali mi hanno "costretto" a mettere per iscritto i miei pensieri altrimenti sarei volata in Cina per sfogare la mia rabbia sugli sceneggiatori tirandogli uova di aquila in faccia fino a farli svenire.
La serie parla di Bao Qing che da Pechino parte per le montagne alla ricerca di un antidoto per il suo maestro, caduto avvelenato durante un esplorazione. Durante il viaggio fa amicizia con due ragazzi del luogo, Cai Gua e Er Bi Zi ed insieme affronteranno svariate peripezie, scoprendo qualcosa al di là della loro immaginazione. A fargli compagnia, il gruppo di geologi - di cui faceva parte anche il maestro di Bao Qing - che stanziato nella stessa montagna, si unirà al gruppetto in questa fantastica avventura.
Sono rimasta sul vago appositamente, perché in realtà la trama si dipana e incasina parecchio. XD
Metto subito le mani avanti: Eagles and Youngster è una serie molto carina. Godevole, piacevole e capace di intrattenere lo spettatore. Per molti versi mi ha ricordato la Saga di Lost Tomb ed il fatto che su mydramalist come raccomandazione a Eagles and Youngster ci sia la Saga Dei Tombaroli non è un caso.
Nonostante la lunghezza di 40 episodi non mi sono mai annoiata, anche se negli ultimi episodi, cominciavo a sentire la stanchezza. Ma sicuramente questo non inficia sul giudizio globale della serie che per me rimane alto. ( tranne per il finale ma quello merita un discorso a parte )
Questo mio giudizio positivo è merito di alcune cose:
LE LOCATIONS
Tumblr media
Esattamente come Mystic Nine e Lost Tomb, la vicenda di questa serie si svolge attorno ad un "qualcosa da trovare perduto da tempo" che nell'atto pratico significa andarsi a seppellire metri e metri sottoterra, tra morti, tombe, animali che ti mangiano, storia cinese, ragnatele, trappole e tutta una serie di problemi che ruotano attorno al ritrovamenti di tesori nascosti, rischiando la vita o al più la mutilazione di qualche arto.
A differenza dei due drama citati sopra però, Eagles meraviglia con la sua fotografia delle montagne, laghi e neve. Il paesaggio naturale è così bello che incanta. Le scene dei cavalli che galoppano per le strade innevate sono spettacolari, così come sono credibili le ambientazioni all'interno del Sentiero Carsico. Niente ragnatele prese alla Lidl a 5 euro o zone abbandonate da secoli pulite e spolverate con Lisoform Casa: quì c'è sudicio e sporcizia, come dovrebbe essere.
Non solo: il Sentiero Carsico che è fondalmentalmente un luogo di fantasia, è ben costruito, chiaro e spiegato. Nonchè bellissimo. Così come il Villaggio delle Aquile, le sue tradizioni, costumi e usanze che rendono il tutto così folcloristico.
Nota a margine poi sugli abiti che siccome la serie è ambientata al freddo e al gelo, hanno potuto risparmiare sui vestiti facendo indossare sempre le stesse pellicce.
EH?
Non scorderò mai il tour che Lost Tomb mi ha regalato, tra sarcofagi congelati, pesci con campanelli alla coda che ti avvelenavano, piccoli goblin, storie di corna, reperti che erano falsi ma veri, tombe da non aprire...anzi no, apritele perché dentro c'è la piantina del luogo con relativa uscita.
Roba da andarci pazzi. ma questo era il suo bello
Anche Mystic Nine sul piano della chiarezza contenutistica non scherzava: il fatto di aver capito solo sul finale che il meteorite fosse quello in bocca al morto e non il masso a forma di carota, la dice lunga su quanto gli addetti ai lavori si siano impegnati per rendere le cose più incomprensibili possibili.
Eagles invece si prende del tempo per spiegare le cose. Oh grazie. Si mette lì e tramite i personaggi pone domande e cerca risposte - dove possibile - senza che le cose appaiano a casaccio.
Tumblr media
Il cielo sopra il Santuario Carsico è fatto di ghiaccio? beh c'è una spiegazione. I cervelli che galleggiano nel lago fanno impazzire le persone? c'è un perché. Questo personaggio sa cose che non dovrebbe conoscere? ti viene spiegato come faccia a saperle.
Eagles su questo frangente si divide in due settori: le cose da scoprire dentro e quelle fuori il Santuario Carsico. Essendo quest'ultimo un luogo misterioso con mille trappole sconosciute e pericolose, la serie offre più spiegazioni possibili su come è nato, perché è diventato così ecc ecc. La sua storia insomma.
Stesso discorso - ma molto più complesso - per quanto riguarda le cose da svelare fuori dal Santuario: il drama ha un concentrato di sottotrame di spionaggio da fare invidia a tutti gli 007, con la vicenda della morte dei padri del lead e del Capitano a fare da perno alla storia.
Ciò nonostante è ammirevole come gli sceneggiatori abbiano tentato di tenere i fili di tutta la trama, tenendo anche nascoste alcune cose per essere poi tirate fuori all'occorrenza. Quello che ne esce è un'architettura che comunque sta su e che non puzza eccessivamente di forzature di trama o con enormi buchi di sceneggiatura.
IL CAST ED I PERSONAGGI
Affascinante il fatto che sommando l'età dei personaggi forse non si arrivi ai 30 anni. Gran parte di loro infatti sono ragazzi di 18/19 anni forse alcuni di questi raggiungono i 24 ma nella totalità sono dei pischelli. E reagiscono come dei ragazzi giovani: le gelosie, rivalse, antipatie e le dinamiche che li riguardano, vengono affrontate in un modo molto credibile per la loro età.
Aiuta anche il fatto che il cast stesso sia giovane: la stessa attrice della lead femminile ha 14 anni. Non posso tra l'altro che farle i complimenti per la sua recitazione perché considerando l'età è stata piuttosto brava. Ma tralasciando la lead, capisci bene che se il cast è giovane come i personaggi che interpretano, la situazione si fa molto più realistica e vera.
I personaggi portati su schermo poi, sono ben caratterizzati. Forse non c'è abbastanza introspezione psicologica ma per il genere che è questa serie, va benissimo così.
Ho adorato quasi tutti i personaggi, compresa la lead che io spesso boccio: Cai Gua è stata una bella protagonista femminile. Leale, forte - la devono tenere in tre ragazzi e ancora lei li abbatte tutti e tre - combattiva e combattente senza essere troppo badass. Ho amato come abbia usato le sue abilità come cacciatrice al servizio del gruppo e come inizialmente, senza rendersene conto, manipolava suo fratello come sua nonna faceva con lei.
Tumblr media
Chi davvero splende è però il lead Bao Qing, astuto, intelligentissimo, molto spaccone e sempre un passo avanti a tutti fino alla fine. E' stato incredibilmente tenero nella sua cotta per la lead e nell'esprimerle la sua vicinanza in tutti i brutti momenti.
A fare compagnia ai due lead, le figure del Capitano e di Hong Guo - le più importanti almeno - dove il primo si fa notare - oltre che per la bellezza - per il suo essere un testone incredibile. Ragazzo molto responsabile e autoritario, non esiterebbe a morire per un atto di eroismo. Il suo carattere però, cozza parecchio con quello scavezzacollo di Bao Qing e insieme mi hanno regalato molti momenti di risatine e qualche scena di bromance.
Tumblr media
Hong Guo - da me ribattezzata Maria Maddalena per via della sua perfezione e santità - inizialmente non rientrava tra i miei personaggi preferiti: avere una donzella che in mezzo a gente con le pistole anzichè andarsene...vuole rimanere lì a fare da bersaglio, non aiuta nello starmi simpatica. Poi sempre pacata, calma, riflessiva, matura...
Fortunatamente la serie ha deciso di darle una storyline - quella con suo padre - interessante e umana, dove Maria Maddalena appare meno "Maria", tirando fuori tutti i suoi difetti e imperfezioni.
E poi grazie a lei, il lead ha capito di essere innamorato di Cai Gua, quindi le voglio bene a prescindere. anche perché se te lo dice la Santa del team...è la divinità che proprio ti guida.
Ovviamente per ultimo il mio personaggio preferito, il mio animale guida di questa serie, colui che è stato seccato troppo presto perché i poteri forti sapevano che aveva ragione e lo hanno voluto zittire: il vicecapitano Xing.
Addio Vicecapitano...insegna agli angeli AD AVERE RAGIONE 9 VOLTE SU 10.
Tumblr media
Dagli torto a Xing quando diceva di abbandonare la missione perché era troppo pericolosa. Lo hanno riportato a Pechino dentro un'urnia funeraria.
LE STORIE D'AMORE
Ovviamente essendoci giovani con ormoni a palla, è bene inserire pure le ship per dare pepe alla vicenda, insomma.
La storia d'amore tra i due lead è stata davvero carina e presto mi sono ritrovata a shipparli senza pietà: sorridevo alle loro interazioni un pò imbarazzantelle e al loro flirt un pò infantile e perfetto per l'età dei personaggi.
Se è vero che Cai Gua si è ritrovata cotta di Bao Qing aiutata dall'ammirazione per la sua intelligenza, in un percorso costruito episodio per episodio, rimane un mistero come lui si sia innamorato di lei: Hong Guo gli fa notare che lui si preoccupa per Cai Gua più di tutti e lui...le da ragione e SBAM! innamorato. Sto pezzo poteva essere fatto meglio.
Nonostante questo, gli ultimi episodi sono un concentrato di questa ship - con l'aggiunta pure di angst - che mi ha piacevolmente conquistata. Speravo nel bacio lo ammetto.
Tumblr media
L'altra ship riguarda Hong Guo e Viso Pallido, fedelissimo del padre della ragazza e stalker personale della fanciulla. Qui nulla da dire: sono carini e sono anche una buona coppia. Hanno una storia che si completa a vicenda e sono importanti uno per l'altro. Grazie a lei, Viso Pallido non andrà in galera per omicidio e Hong Guo si è trovata un ragazzo che la venererà per sempre.
Infine il Capitano e l'archeologa Xue Rong, una coppietta che se inizialmente mi ha fatto ridere, alla fine avrei voluto strangolare. Ammetto che le interazioni e i flirt selvaggi di Xue Rong mi abbiano fato ridere più volte: vedere come reagiva il freddo Capitano alle avances della donna merita la visione del drama. Alla fine il Capitano cede e si innamora di Xue Rong, fidandosi e appoggiandosi emotivamente a lei. E poi sul finale quando si scopre chi sia veramente Xue Rong - ma del finale parlerò dopo - anzichè sparargli in testa e farla secca, mi tocca vedere scene strazianti della sua morte con questo buonismo misto ad amore che avrei francamente evitato.
I COLPI DI SCENA
La serie è piena di colpi di scena e se alcuni li vedi arrivare, altri invece sono inaspettati. Bravi gli sceneggiatori nel costruire la sorpresa: vengono dati indizi - tipo sulla figlia di Da Chen - poi la trama va avanti come se non fosse nulla e poi ti rivelano che la figlia è ancora viva ed è la nonna di Cai Gua e Er Bi Zi. imparate D&D
Non solo: Eagles ce la mette tutta per mantenere alta la tensione e far preoccupare lo spettatore del destino dei personaggi. Quando Cai Gua e Bao Qing rimangono bloccati nella stanza con le pareti che gli vengono addosso, insieme a loro c'è Ding. Un personaggio sacrificabile e di cui ho temuto sinceramente la morte. Se è vero che i due lead non potevano morire per contratto, inserire l'agnello sacrificale è un idea molto intelligente per tener viva la tensione.
Tumblr media
Ma non è tutto oro ciò che luccica. Per quanto mi sia piaciuta questa serie ci sono alcune cose che o potevano essere fatte meglio o mi hanno fatto storcere il naso:
...CHE AL MERCATO MIO PADRE COMPRò
Ho trovato davvero eccessivo "il giro delle sette chiese" che ogni volta la serie propinava per rivelare le cose. Appena sbucava fuori qualche informazione nuova, ecco che partiva il giro di Beppe tra 1000 personaggi: Tizio lo dice a Caio che l'ha saputo da Francesco che l'ha visto in un dipinto nella casa di Marco che ha comprato il dipinto da Guidobaldo he a sua volta l'ha rubato a Rocco. Cioè...follia.
Ogni volta per scoprire qualcosa devi fare giri assurdi, incontrare gente e parlare con 1000 persone, con il risultato che alla lunga diventa pesante. Anche perché lo senti che lo fanno per allungare il brodo. Ma d'altronde...come li riempi 40 puntate?! XD
Ma pensa alla storia del dipinto. Per arrivarci abbiamo dovuto andare a Luyun, parlare con il marionettista falso invalido, farci raccontare la storia di Gollum e Da Cheng. Siamo dovuti andare nel covo di quest'ultimo per poi essere rapiti da uno psicopatico bipolare. Tutto questo per avere un dipinto. Oppure penso al braccialetto lasciato dalla nonna alla lead: interi episodi per decifrarlo, sembrava importantissimo e poi...niente. Non serviva ad un cazzo.
COMPLOTTI E TRADIMENTI
Se da una parte ho adorato il non sapere chi tra il professore e l'archeologia fosse la talpa, dall'altra ho porconato internamente per rimanere vigile in questo doppio spionaggio. Perché le spie sono entrambi e quindi diventa difficile stare concentrata sui vari errori che i due possono aver fatto per poi sgamarli come informatore.
Ammetto che qualche volta mi sono persa, sopratutto quando i nostri eroi hanno deciso di tendere trappole congiunte per scoprire la talpa e mi sono incasinata perché non ricordavo più chi avesse detto cosa, se l'avesse detto per davvero o perché poneva la trappola o se mentisse.
Cioè, due talpe, svariate trappole, inganni, tranelli, informazioni che arrivavano ai cattivi non si sa come ecc ecc... aiuto. Secondo me, troppa carne al fuoco.
Tumblr media
IL BIPOLARISMO E BUONISMO
Sia il Professore sia l'Archeologa si rivelano essere i due " traditori" del gruppo. Due persone che hanno mentito, spiato, passato informazioni ai villain, manipolato e messo in pericolo le persone a cui dicono sul finale di voler bene.
L'Archeologa passa 39 episodi a complottare, origliare e mettere nei casini il gruppo ma sopratutto da ordine di ammazzare decine di persone per raggiungere i suoi obbiettivi. Si unisce al team dei buoni sotto mentite spoglie, fa l'amica e l'amante del Capitano mentre manda a morire queste persone e poi sul finale: "- non ammazzo più nessuno. Loro sono miei amici."
(Signorina, dobbiamo parlare della concezione di amicizia perché la sua è molto distorta. )
Eagles...perché?!!! perché non potevi lasciarla stronza e crudele, assassina e traditrice ma gli hai dovuto dare questo momento di bontà prima di essere GIUSTAMENTE ammazzata? Rovinato tutto.
E poi il Professore. Da una parte è il padre spirituale del lead, un uomo che lo tratta come un figlio a cui spesso dice di voler bene e di preoccuparsi per lui. Dall'altra parte, tace sulla vera morte del padre di Bao Qing, tace sulla minaccia dei villain lasciando il gruppo e quindi il suo figlioccio senza informazioni che magari potevano aiutarlo a rimanere in vita e semplificare tutta la storia. Tace sulle sue colpe e poi muore sul finale sacrificandosi per salvare il lead. Io boh... a me è sembrato bipolare.
Tumblr media
Poi oh, io lo dicevo sin da tempi non sospetti che il Professore non mi convinceva. Già dai tempi iniziali quando lui e la lead erano in esplorazione e la ragazza si era ritrovata dopo una botta in testa in una cassa sotto ghiaccio destinazione Pechino mentre il professore bello tranzollo tornava a casa in tutta tranquillità, che la cosa mi puzzava: perché il Professore non ha cercato la lead presumibilimente scomparsa? perché non ne ha denunciato la scomparsa? Ora sappiamo il perché.
IL FINALE
Lo dico chiaro e tondo: il finale non ha senso in virtù del fatto che manca la seconda stagione. Manca nel senso che non esiste e mai esisterà.
La serie si chiude con alcune questioni che è ovvio debbano essere esplorate più in là: l'amico del Capitano sedato e i documenti dell'aquila spariti, il dipinto rubato, le informazioni su altri luoghi legati all'aquila, la lead - e tutti gli altri - che mentono o non ricordano gli eventi del Lago al Santuario Carsico...sono tutti cliffhanger atti a preparare il terreno ad un seguito, CHE NON AVVERRà MAI.
Ed è qui la mia incazzatura più grossa.
Io mi sono rotta i coglioni di queste serie che partono per avere più stagioni e poi si bloccano lasciando il pubblico con la curiosità che mai e poi mai sarà soddisfatta.
Già Die Now mi aveva fatto questo scherzo - le mie bestemmie si saranno sentite fino in Cina - ma adesso pure questa serie...ma dai. Ma perché?!
In virtù di questo ORRIBILE finale di questa infamante notizia, mi sono vista costretta ad abbassare il voto della serie: 7.9
7 notes · View notes
sangha-scaramuccia · 3 years ago
Text
Arrampicate nelle Marche - 19 e 20 Giugno 2021
Impossibilitati a scalare sulle falesie francesi ci riprogrammiamo tra le Marche e la Val d’Adige. Sabato 19 con Principino, Stefania e cane Bea salpiamo dal distributore Q8 prima di Spoleto; vediamo sfrecciare Fabrizio, Gloria e cane Teo e ci incontriamo con Alvise, Laura, Fabian, Lena e cane Bia sotto il paesino di Genga. Intanto scopriamo che il Maestro ci aspettava a Todi, è chiaro che non ci siamo capiti sull’appuntamento iniziale e che quindi lui verrà da solo, senza neanche un cane!  A Genga né io né Principino ci ricordiamo del bar La Pinta, famoso meeting point di arrampicatori ai cui tavoli ci siamo seduti più di una volta. Per ritrovarci impieghiamo un’oretta buona…
La falesia Sulfuria è situata sopra S. Vittore di Genga, raggiungibile attraversando prima un antico ponte romano sul torrente Sentino – sulle cui rive è costruito un interessante parco avventura che i bambini non mancheranno di sperimentare – poi salendo un poco fino ad arrivare alla roccia che si distingue tra vie facili, ma non troppo, vie intermedie dove scaliamo dei 6a/6b impegnativi, oltre a un imperdibile 6c, e un settore difficile che evitiamo proprio! Ci diamo una bella stancata chè fa molto caldo anche se siamo in ombra e tira il venticello prima di scendere a sciacquettare nel torrente e a bere una birra sui tavoli all’aperto, insensati dalla musica il cui volume non si può abbassare chè altrimenti i clienti non vengono, dice la cameriera. Intanto noi ce ne andiamo alla Pinta dove lasciamo la macchina del Maestro per riprenderla il giorno dopo, richiamino alcolico e caffè.
In mezz’ora siamo da Manlio, un compagno di pratica che non vedo da molti anni, a Chiaravalle nel loft che un tempo abitava stabilmente mentre ora solo d’estate. Ci accoglie come se non fosse passato un eone, senza troppi convenevoli lasciandoci organizzare come meglio crediamo. L’invasione di cani, bambini, suppellettili varie non lo disturba. I cuochi (Alvise e Fabrizio) si danno da fare mentre gli altri si sistemano per la notte tra montaggio tende in giardino e materassini all’interno. Ottima la pasta, con una fettina di dolce-compri e del gelato locale completiamo la cena. Si chiacchiera fino a tardi di specialità arrampicatorie, di grandi campioni e cali di peso risolutivi a fini prestazionali.
La sveglia è data dall’abbaiare di cani proveniente dai giardini vicini che notte tempo si sono accorti delle nuove unità cinofile ospitate nel giardino confinante. Caffè e tisane con qualche biscotto di Valpennavaire. Salutiamo Manlio promettendo la prossima venuta in autunno. L’attacco del sentiero di avvicinamento per la falesia di oggi – L’altromondo - è ben nascosto al termine di una lunga strada bianca. Oggi il caldo si fa sentire anche sulla rotonda vetta del Monte Murano 883m sopra Serra S. Quirico dove la splendida struttura turistica Country House per ora chiusa risulta l’unico insediamento umano. In basso persi nelle nebbie del calore a malapena si distinguono i paesini della Vallesina. Zaini e corde in spalla attraversiamo un bel bosco per poi scendere attaccati alle funi di una ferratina che porta alle pareti che scaleremo. Le vie non sono male ma si sta scomodi e si scivola, soprattutto Bia, sul terreno di finissima terra nera che ci rimarrà nel naso fino alla sera. Per non parlare della risalita alle due del pomeriggio già straniti dalla permanenza, che ci porterà a cercare un fontanile dove immergerci completamente prima di riprendere la strada di casa. I saluti alla Pinta.
Seguiamo i Gloria’s chè la macchina gli fa le bizze e all’altezza di Foligno sulla superstrada nel tratto a corsia unica per lavori con new jersey sulla dx, la Fusion ha un mancamento e si ferma: panico! Stefania scende dalla macchina e sale sul terrapieno centrale con giubbetto arancione su vestitino estivo, Gloria efficiente piazza il triangolo, Fabrizio telefona. Intanto l’inevitabile coda delle auto ferme dietro di noi aumenta. Passano i minuti che nell’asfissiante luce bianca del calore sembrano secoli. Iniziano gli insulti ai quali rispondiamo senza ritegno… Per fortuna ad un ennesimo tentativo di ripartenza il mezzo si rianima, quel che basta per arrivare a casa…
Quando si dice che siamo stati bene chi può negarlo?
Dona Yoten
2 notes · View notes
levysoft · 4 years ago
Link
Il cielo sopra il porto era del colore di uno schermo televisivo sintonizzato su un canale morto. Con questa frase divenuta storia della letteratura inizia Neuromante, romanzo del 1984 considerato ancora oggi il manifesto della cultura cyberpunk. L’autore era un giovane scrittore che in breve divenne il simbolo di questa corrente della fantascienza letteraria: William  Gibson. La nascita di Neuromante è parte di una vita incredibile, iniziata il 17 marzo 1948 e che ha portato Gibson a confrontarsi in modo diretto con l’anima profonda degli States della seconda metà del ‘900.
Parlare della narrativa di William Gibson non significa disquisire solamente di cyberpunk. Pur essendo quest’ultimo una parte centrale nella sua carriera autoriale, si tratta di una tappa della vita del romanziere americano, che è arrivato alla definizione di questo genere grazie al suo vissuto personale. Può sembrare un’affermazione scontata, ma quando parliamo di cybperunk dobbiamo andare oltre la pura estetica per analizzare i tratti essenziali di questa sci-fi sociale, che sono presenti nelle opere di Gibson in modo evidente proprio grazie alle esperienze formative dello scrittore.
I primi anni di William Gibson
Nato a Conway, nella Carolina del Sud, William Gibson apparteneva a una famiglia della media borghesia, che viveva tra Conway e Wytheville, in Virginia, città natale dei genitori. Per via del lavoro del padre, Gibson ebbe un’infanzia movimentata, che trovò una prima stabilità quando in seguito alla morte accidentale del capofamiglia i Gibson si trasferirono definitivamente a Wytheville. Nei ricordi di Gibson, questa cittadina è uno spaccato dell’America del periodo:
“Un luogo in cui la modernità era arrivata in qualche modo, ma era ancora profondamente malvista”
In questo luogo, Gibson trova la propria evasione nella lettura di opere di fantascienza. Di carattere schivo e poco socievole, il futuro scrittore vede in queste avventure future una propria via di fuga, maturando la decisione di volere diventare scrittore. Gli studi, però, non sono particolarmente buoni, considerato che la maggior del tempo Gibson lo passa tra l’ascolto di musica e la lettura, avvicinandosi anche ai grandi maestri della Beat Generation, come Ginsberg, Kerouac e Burroughs.
Queste lettura sono una via di fuga per un ambiente che lo stesso Gibson definì chiuso e problematico, in cui non riusciva pienamente a integrarsi, lottando spesso con la madre, poco soddisfatta dai suoi risultati scolastici. Una situazione che si protrasse sino alla morte della madre di Gibson avvenuta nel 1966, in seguito alla quale abbandonò definitivamente gli studi e decise di girare il mondo, avvicinandosi sempre di più agli ambienti della controcultura, vagando per l’America e arrivando anche in Europa. Ma come ogni giovane americano del periodo dovette affrontare un momento di svolta: la chiamata alle armi per la Guerra del Vietnam.
Tumblr media
L’età adulta e la scoperta del mondo
Durante il colloquio con i reclutatori, William Gibson cercò di evitare di prestare servizio sostenendo che il suo unisco scopo nella vita fosse quello di provare qualunque sostanza di alterazione mentale esistente. Senza attendere il risultato del colloquio, Gibson prese un pullman per il Canada, in modo da sfuggire alla leva obbligatoria. Alla base della sua decisione non c’erano motivi di natura morale, ma la voglia, come disse lui stesso nel documentario biografico No Map for These Territories, di provare l’esperienza delle comuni hippie e di consumare erba.
“Quando iniziai a scrivere, mi vantai di avere evitato la leva quando non avrei dovuto. Fuggì in Canada con la vaga idea di sottrarmi alla leva, ma non era stato arruolato quindi non ricevetti mai la chiamata. Non so cosa avrei fatto se mi avessero chiamato, non ero totalmente in me all’epoca, ma se mi avessero arruolato, probabilmente avrei pianto e sarei partito. Anche se ovviamente non mi sarebbe piaciuto”
La sua esperienza canadese, comunque, fu traumatica. Gibson entrò in contatto con la comunità dei fuggiaschi americani, riscontrando una dilagante depressione, consumo di droghe e un alto tasso di suicidi. Nuovamente insoddisfatto, William Gibson si mise in viaggio con un’amica, Deborah Jean Thompson, con cui girò l’Europa, prima di tornare a Vancouver nel 1972 e mettere su famiglia con la Thompson.
Con l’arrivo del primo figlio, a badare alle spese fu la Thompson grazie a uno stipendio da insegnante, mentre Gibson cercava di contribuire con piccoli lavoretti, alternandoli allo studio presso la University of British Columbia, laureandosi in Letteratura Inglese. In questo periodo ricomparve la sua vecchia passione:
“Nel 1977, affrontando per la prima volta la paternità e una totale assenza di entusiasmo per qualunque cosa fosse ‘carriera’, mi ritrovai a rispolverare la mia vecchia passione per la fantascienza. Allo stesso tempo, arrivavano da New York e Londra delle nuove sonorità. Il Punk per me fu come l’esplosione di un proiettile a lento rilascio sepolto in profondità nel fianco della società da almeno un decennio, e lo presi come un segno. Così inizia a scrivere”
Il cyberpunk si stava iniziando a manifestare.
Sprawl, zaibatsu e iperconnessione
I primi lavori di Gibson erano ambientati in un futuro prossimo, i cui elementi principali erano la cibernetica e il cyberspazio. Ad animare le idee di Gibson era la coscienza maturata con la lettura dei grandi nomi della Beat Generation, cui si unì la percezione della vita economica e sociale americana. Come disse Bruce Sterling, altro nome celebre del cyberpunk, con Neuromente Gibson aveva compiuto un passo fondamentale nel definire l’anima del genere:
“Il suo stupefacente primo romanzo, Neuromante, che ha vinto tutti i premi del settore nel 1985 ha dimostrato la sua impareggiabile capacità di localizzare con precisione i punti nevralgici della società. L’effetto è stato quello di una scossa elettrica, che ha contribuito a svegliare la science fiction dal suo letargo dogmatico. Uscita dall’ibernazione, sta sbucando dalla sua caverna nella viva luce solare del moderno spirito dei tempi”
Il mondo futuro di Gibson comprendeva uno strapotere economico stratificato, in cui la tecnologia era divenuta un elemento di ulteriore divisione per la popolazione. Un fondamento della dialettica di Gibson, che lo stesso autore identificò in un principio:
“Il futuro è già arrivato. Solamente non è ancora stato uniformemente distribuito”
L’estetica cyberpunk definita da WilliamGibson e dai suoi sodali californiani, come Sterling, nasceva proprio da questo elemento. Figli della controcultura, gli autori cyberpunk dipinsero un mondo in cui le debolezze del presente darebbero divenute le basi di un futuro cinico e iniquo fatto di neon, zaibatsu e iperconnessione. Una definizione del domani che non era presente solamente in Neuromante, ma era comparsa già nei primi lavori di Gibson e rimase fedele a se stessa anche in altre opere, da Mona Lisa Cyberpunk a La notta che bruciammo Chrome.
Tumblr media
Attorno a questo ritratto del futuro, si sedettero anche altri autori che seguendo il sentiero tracciato da Gibson diedero vita a un movimento letterario visto come una rivoluzione della sci-fi non solo letteraria, ma anche cinematografica. Basandosi sugli scritti di Gibson modellò un nuovo immaginario visivo, come accaduto con Blade Runner.
Si discute spesso su chi sia il vero padre del cyberpunk, a chi si possa attribuire la paternità di questa profonda spaccatura in seno alla fantascienza tradizionale, e sebbene Gibson non sia l’inventore del termine, coniato nel 1983 da Bruce Bethke, è universalmente riconosciuta la sua fondamentale opera di definizione dei canoni del genere, come ricorda Sterling:
“Con Gibson sentiamo parlare un decennio che ha finalmente trovato la sua voce. Non è un rivoluzionario che batte i pugni sul tavolo, ma un rinnovatore dotato di spirito pratico. Sta aprendo i corridoi stagnanti della letteratura fantascientifica per farvi entrare l’aria fresca delle nuove conoscenze: la cultura degli anni ‘80, one la sua bizzarra e crescente integrazione di moda e tecnologia”
Nelle parole di Sterling si evidenza il dono di sintesi della prosa di Gibson, che trova un perfetto equilibrio tra l’immaginario e il possibile, anticipando alcune delle dinamiche socio-evolutive attuali, identificandole con quarant’anni di anticipo, grazie a un acuto senso del proprio tempo e osservando con occhio attento i fenomeni suoi contemporanei.
L’evoluzione del cyberpunk di Gibson
Una caratteristica che lo ha portato anche a evolvere il proprio concetto di cyberpunk. Il futuro ritratto nella Trilogia dello Sprawl non è rimasto un’entità monolitica, ma è mutato all’interno della narrativa di William Gibson, che nella Trilogia del Ponte e nel Ciclo di Bigend si emancipa da una visione iper-violenza e asservita alle dipendenza per assumere un tono più umanistico, perdendo anche il tratto tipico di iper-connettività in favore di un accesso alla rete più vicino a quello odierno.
Tumblr media
La valenza narrativa di William Gibson non rimase vincolata solo all’ambito letterario. Se uno dei suoi primi racconti, Johnny Mnemonic (1981), divenne la miglior rappresentazione del cyberpunk cinematografico nel film omonimo, non meno ambita era la verve narrativa del romanziere americano, considerato un innovatore. Al punto che anche una saga cinematografica del calibro di Alienaveva visto in lui un possibile rinnovatore, ma fu lo stesso Gibson a riconoscere un limite in questa potenziale collaborazione:
“Ho letto in seguito che i produttori mi avevano scelto non tanto con l’intento di ottenere da me una sceneggiatura efficace, quanto di ricavare dal mio lavoro una certa suggestione cyberpunk che potesse poi essere integrata nelle vera sceneggiatura scritta da qualcun altro.”
Un riconoscimento, se vogliamo, alla capacità analitica e di convergenza narrativa dello scrittore americano. William Gibson oggi si trova a vivere parzialmente in quel mondo da lui immaginato quarant’anni fa, che non ha smesso di osservare con sguardo attento:
“Io per primo ero sempre a dir poco perplesso per l’assenza negli anni Novanta di scenari men che meno ottimistici sullo sviluppo della rete. La parola ‘disruption’ era sulla bocca di tutti, la distruzione del mondo come lo conoscevamo era una prospettiva di cui tutti sembravano ben lieti. C’era una cera compiaciuta fiducia che questo cambiamento fosse una cosa buona di per sé. Mi colpiva – e mi lasciava ancora più perplesso – anche notare come le persone che più sostenevano queste opinioni fossero anche fan dei miei romanzi. Eppure, io ho sempre fatto di tutto per descrivere i risultati complessi e problematici di quelle tecnologie che hanno finito per assomigliare a internet”
Potete avventurarvi nel cyberpunk leggendo Cyberpunk: Antologia Assoluta, antologia che contiene anche Neuromante.
1 note · View note
deepcontemporary · 4 years ago
Link
Hansel & Gretel è un’installazione immersiva e interattiva che crea un paesaggio inquietante permeato dalla sorveglianza contemporanea."Hansel & Gretel" – questo il titolo scelto per l’installazione artistica interattiva progettata nel 2017 dall’artista cinese Ai Weiwei insieme agli architetti svizzeri Jacques Herzog e Pierre de Meuron per richiamare la fiaba dei fratelli Grimm, ma soltanto al fine di invertirne il senso: invece di lasciare intenzionalmente le tracce lungo un sentiero per evitare di perdersi, il controllo rende impossibile ai visitatori nascondere la propria posizione.
Tumblr media
Muovendosi all’interno di quest’opera site-specific, in un ambiente buio e forse sinistro, i visitatori si calano​, nello stesso tempo,​​ ​nelle vesti di osservatori e di osservati​​: ciascun movimento è costantemente monitorato e tracciato; l’immagine individuale viene raccolta e rilanciata nell’installazione attraverso continue proiezioni, grazie alla presenza di droni. ​Come i due piccoli protagonisti della fiaba, quanti si misureranno con Hansel & Gretel ​potranno vivere un’esperienza di disorientamento e di “pericolo” potenziale​, con la traccia visiva del proprio percorso -​ una l​inea di l​uce bianca continua​ -​ spesso interrotta dall’ombra dei droni stessi.
L’opera intende incoraggiare una riflessione sulle trasformazioni che la sorveglianza determina nello spazio pubblico, generando un ambiente sottoposto a controll​i eccezionali, a​i ​qual​i​ il singolo individuo ​sembra ormai incapace di sottrarsi.In occasione della presentazione del progetto, Hans-Ulrich Obrist ha precisato – come riporta la stampa statunitense – di aver iniziato a ​delineare Hansel & Gretel circa quattro o cinque anni fa, quando Ai Weiwei non era nella possibilità di viaggi​are in libertà. Il luogo scelto per dare finalmente compimento al processo non è casuale. Costruito tra il 1877 e il 1881 come struttura militare e club del Seventh Regiment of the National Guard of President Lincoln, il Park Avenue Armory è stato ​infatti ​sottoposto a ​un ​lungo intervento di recupero e rifunzionalizzazione curato proprio da Herzog & de Meuron: il duo ha agito nell’ottica della valorizzazione delle stratificazioni del passato. Oggi​, i suoi spazi ​​ospita​no​ lavori artistici e performativi non convenzionali.
Nel 2020 Ai Weiwei, dissidente politico del governo di Pechino che vive come rifugiato in Francia, torna sui temi di Hansel e Gretel con il film: 'Coronation' un documentario di 115 minuti che racconta la cronaca dei giorni più drammatici e intensi della prima ondata di Coronavirus a Wuhan.Realizzato con i video girati dai cittadini di Wuhan alle prese con il primo focolaio, il documentario mostra le vie vuote della città cinese e l'eco del silenzio nel deserto urbano. Inoltre descrive il lato emotivo delle persone alle prese con il lockdown: dalla paura alla libertà negata. In Cina, durante la prima ondata di Covid-19, il Governo ha preso il controllo totale dell'informazione mostrando il pugno duro nei confronti dei cittadini. Il film è disponibile su Vimeo ma è stato rifiutato da Netflix e dai principali festival cinematografici (Venezia, Berlino, New York) perché ritenuto controverso.
Hansel e Gretel era visitabile a New York, al Park Avenue Armory, fino al 6 agosto 2017 – e seguiva le precedenti esperienze del terzetto in Cina – per l’iconico stadio ​​soprannominato Bird’s Nest progettato nel 2008 per i Giochi Olimpici di Pechino​ – e​, più di recente,​ a Londra,​ con ​la loro interpretazione underground dell’ormai tradizionale Serpentine Pavilion estivo​, nel 2012​. VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=qhksjQ69_IY
Fonte: Sky arte
1 note · View note
lanottediamsterdam · 4 years ago
Text
Genitore 2 (che ho erroneamente quasi chiamato papà un paio di volte in queste ultime settimane, frenandomi all'ultimo) è un uomo dedito al lavoro, instancabile, anche quando non lavora ha sempre un impianto elettrico da fare, un mobile da ritoccare o un'aiuola da sistemare. Termina sempre il pranzo con un caffè corretto con un cucchiaino di cognac, poi mette la tazzina a lavare e torna ai suoi lavori, senza oziare mai. Ieri mattina visto il mio stato di disagio psicofisico, che prepotentemente ha intaccato ogni anche minima attività giornaliera, mi ha domandato di aiutarlo in alcuni lavori di cui si stava occupando. Prima abbiamo cambiato la terra alle sue due piante di limoni, una molto grande ed una piuttosto piccola, intrecciando poi i rami di quest'ultima in modo che formassero un cuore che sarebbe rimasto durante la crescita. Dopo abbiamo ricostruito una la ringhiera del terrazzo che il giorno prima, a causa del legno logoro, si era sbriciolata facendomi quasi cadere nel vuoto per svariati metri e penzolare come un calzino steso al vento. Durante questi lavori mi ha spiegato molte cose e si è aperto con me in un modo che non aveva mai avuto, è stato amorevole nel parlare del mio disagio e di come poterlo superare, dimostrandomi la sua eccezionale preoccupazione per il mio stato attuale. La cosa più incredibile però è successa alla fine del pranzo, in radio parte una canzone che ora non posso ascoltare, e forse mai più, così senza dire una parola mi sono alzato e mi sono rifugiato nel sentiero dietro casa a riprendere fiato un attimo e a lasciare che i miei occhi piovessero come nn mai. Qualche secondo dopo la radio si spegne e lui appare dietro di me, posandomi una mano sulla spalla, visibilmente preoccupato, mi domanda se vada tutto bene e poi mi riaccompagna dentro casa per distrarmi con un po' di tv. Su tv8 c'era un film di James Bond che ho iniziato a guardare, per poi sentirmi dire -dai lo guardo insieme a te che mi piacciono questi film-. Così siamo rimasti li un paio d'ore a commentare il film e a discutere su quale fosse la miglior incarnazione del personaggio, Connery, Brosnan o Daniel Craig, io preferisco quest'ultimo ma lui trova Connery il migliore di sempre, poco dopo madre entra nella stanza domandando quando torni a lavoro e lui incredibilmente risponde -adesso guardo il film qua con Simone e poi torno di là- dopo aver sentito questo ha ricominciato a piovere copiosamente sul mio volto, facendomi capire che, la prossima volta che mi verrà di chiamarlo papà, farò molta più fatica del previsto a intrappolare la parola in gola, non dopo tutto questo.
8 notes · View notes
dudewayspecialfarewell · 4 years ago
Text
Sfigato Cinasci
Sfigato Cinasci correva sbuffando come una locomotiva sotto un cielo plumbeo tra gli scarichi di benzina, maledicendo quegli esperimenti sociali degli anni ottanta che avevano portato il mezzo privato e il trasporto su gomma ad essere gli unici sistemi di trasporto che funzionassero davvero in Italia. Ottantadue macchine e cinque chilometri si frapponevano tra lui e la sua destinazione quella mattina quando il suo naso diventò una notevole crosta marroncina poggiata sul viso per colpa dell'alta saturazione di carbone, anidride carbonica, ammoniaca, oli lubrificanti e kerosene, sfusi e disciolti nell'aria, saturo di quegli odori mefitici raffreddati alla temperatura di meno due gradi centigradi. Il lavoro di Sfigato Cinasci consisteva nell'aiutare ragazzini con bisogni e disabilità specifici dell'apprendimento. Durante il suo turno di lavoro Cinasci pensava al corso d'aggiornamento obbligatorio che aveva dovuto fare due settimane prima, durante il quale un disabile in carrozzina con la mano destra sfasciata, accompagnato dalla moglie, raccontava di come aveva descritto in un suo libro e prospettato all'intera assemblea l'idea che si creasse la figura istituzionalizzata di assistente sessuale, ossia una persona che aiuti il disabile nella scoperta della propria sessualità e nel compiere l'atto sessuale. Questa figura professionale è stata descritta da Maximiliano Ulivieri, e dopo questo incontro di formazione obbligatorio vennero a galla nella memoria di Sfigato varie storie. Ad esempio mentre beveva il caffè a ricreazione, pregando che la pausa durasse un'eternità, si ricordò della storia di quest'uomo che lavorando ad una pressa si era ustionato gravemente il pene. Dopo una serie di operazioni si era ristabilito, in questo periodo a casa aveva ricevuto delle visite dalla fisioterapista, il cui lavoro se all'inizio era complesso perché doveva gestire un uomo che quasi non camminava, alla fine il suo compito si ridusse nello spalmare crema sulla zona cicatrizzata una volta a settimana. Praticamente si trattava di fare una sega ad un uomo in carrozzina, e la fisioterapista, fidanzata da lungo corso, si sentiva vessata nel fare un lavoro del genere, ma era obbligata per legge a prestare aiuto a quella persona. Diede un ultimatum dicendo all'uomo “Ti faccio una sega, ma tu rinunci al servizio”, l'uomo acconsentì ma poi non volle fare a meno, così la fisioterapista fece ricorso e vinse la causa. Questa storia fa pensare a tutto il bisogno di soldi e garanzie che i disperati possono cercare, perché per quanto i disabili hanno diritto al sesso, ciò non significa che questa cosa possa essere remunerata con i soldi di famiglie disposte a pagare una cifra al mese in cambio del lavoro di personale qualificato e bisognoso di lavoro. Un po' come la storia dell'utero in affitto per i gay o per le coppie eterosessuali: non credo che la Seredova o Belen prestino volentieri il proprio utero per favorire la causa, ma una ragazza madre disoccupata col copro mezzo sfasciato dalla prima gravidanza, non avrebbe problemi a prestare il suo corpo in cambio di una cifra considerevole. Come oggi la professione di OS raccoglie tutti coloro che hanno bisogno di un lavoro e con un minimo di qualificazione, che poi devono essere disposti a pulire il culo ai vecchi.
Mentre Sfigato tornava a casa pensava alla storia che Maximillian gli aveva raccontato il giorno della formazione dicendo che lui aveva represso la sua sessualità finché una sera in un bar ha incontrato una ragazza che chiedeva al bancone di un CD dei King Krimson, e il barista gli ha indicato Maximilian come esperto di musica, così i due sono andati a casa sua e lui le ha prestato il CS. Il giorno dopo gli amici di Maximillan l'hanno informato che quella ragazza era un escort, e gli hanno dato il suo numero, così Maximilian, immagino con i soldi dello stato, abbia preso appuntamento con una escort. I due si danno appuntamento dopo una settimana e si riconoscono sulla porta di casa di lui per via della storia del disco. Fanno all'amore, lui dice che non è stato appagante ma che è riuscito a scoprire la sua sessualità grazie a quella persona.
La terza storia Sfigato la lesse su un blog: una signora in carrozzina arrotondava lo stipendio andando a visitare gli hotel per vedere se davvero abbattessero le barriere architettoniche come dichiaravano i loro siti internet. Aveva iniziato ad inviare ad una sua amica blogger delle recensioni sugli Hotel dove soggiorna per informare il “mondo disabile” se la struttura è davvero adatta ad accogliere persone diversamente abili. Sulla situazione degli hotel la signora e la blogger decidono di farci un video da mandare al programma televisivo le Iene. Dopo una lunga lista di attesa e varie pressioni alla rete televisiva, riuscirono a mettere in scaletta il video. Secondo l'articolo Maximilian
interveni per prendersi i meriti del video, anche a fronte della sua figura di rappresentante dei diritti del “mondo disabile”. La signora lo denunciò e lui chiese che il video non venisse trasmesso.
Era una mattinata tranquilla come può esser la mattina in una scuola media, quando Sfigato, mentre stava facendo il suo solito giro di banchi venne avvicinato da una bambina che voleva parlargli all'orecchio. Lui si fermò e la bambina pareva non parlare, ma lui sapeva che a certi tipi di bambini serve tempo per formulare una frase, così si mise ad osservarla: aveva dei grandi occhi ambrati, capelli ricci ed era la bambina più obesa che avesse mai visto, il culo pieno di cellulite usciva dalla sedia come quello di una trentacinquenne nera in menopausa. Comunque la bambina gli disse di non sentirsi bene e di voler uscire. Si misero fuori dall'aula e la bambina iniziò a a raccontare che prendeva delle medicine, che era schizofrenica e che sapeva che le medicine che doveva prendere le facevano male alla pancia, il medico gli aveva detto di prendere i fermenti lattici ma erano tre mesi che la madre si dimenticava di comprarglieli e la bambina si svegliava ogni notte era le due e le tre per andare di corpo. Non mangiava, ma aveva il corpo gonfio dal cortisone e una pancia esagerata per via dell'accumulo di merda. Sfigato pensò che fosse il caso di chiamare la bidella, che continuava a ripetere “Ha la febbre! Ha la febbre!”. I professori continuavano a passare facendo finta di andare a prendere qualcosa da qualche parte per vedere come il pivellino gestisse quella patata bollente. In un mondo razionale una bambina che si trova in un evidente rischio di blocco intestinale ha bisogno di un clistere e lassativo immediato perché è evidentemente piena di merda, quindi gli si da quello che gli serve per stare bene, in un mondo come questo dove i genitori fanno dei lavori di merda e pretendono di crescere i figli tra la pausa pranzo e la sera dopocena, non puoi dire ad una bambina di dodici anni la parola “clistere”: in primo luogo perché non sa cos'è e forse è talmente rincoglionita da non sapere nemmeno dov'è il proprio buco del culo, due perché non capisce come funziona e terzo perché se la madre la sente ripetere “ dovrei farmi un clistere, me l'hanno detto a scuola” a casa potrebbe accusare la scuola di usare un linguaggio scurrile e non adatto ai bambini o potrebbe dire direttamente che in quella scuola consigliano ai bambini d'infilarsi degli oggetti cavi che sprizzano acqua nel culo, notizia che sarebbe ripresa immediatamente, perché già confezionata, da qualche blog locale che la sponsorizzerebbe su Facebook con 5 euro per far leggere il titolo, perché la gente non legge più gli articoli, né distingue tra un'accusa di reato da una condanna. Tutto ciò rende la situazione per Sfigato molto difficile, così si fa dare il numero della mamma della bambina dalla bidella e inizia a chiamare casa, la bidella vorrebbe che Sfigato gli spiegasse la situazione ma lui si defila perché ha capito il rischio, si avvicina alla bambina e gli dice di ripetere alla madre “Mi sa che stò male perché non ho preso le medicine che mi dovevi dare tre mesi fa” è una frase geniale, ha un doppio taglio: umilia la madre che sa che altri stanno ascoltato la figlia e la taccia come una che non ha a cuore la prole, e due da alla figlia i farmaci che le servono comunque per cagare. Ma è uno sforzo inutile, il giorno dopo la bambina viene ricoverata al pronto soccorso per un blocco intestinale, i professori ne parlano piano e dicono “ Forse avremmo dovuto dire alla madre di farle un clistere”.
Questa cosa cadde come un masso invisibile sopra la testa del povero Sfigato. Gli impegni settimanali lo assorbirono come il gomitolo di strade di Ungaretti assorbe l'acqua, che casca dalla tavola a per terra, ma alla fine un pomeriggio in cui si stava facendo una riunione con i colleghi civilisti iniziò a parlare della ragazzina del clistere: prima cercando di collegarla al discorso di cui stavano parlando, poi sembrò virare sulla lamentela, infine alzò al voce come a dire di aver bisogno di sfogarsi, esagerò e si scusò con i presenti, e appena arrivato a casa pianse lacrime calde. Una bambina di 12 anni aveva dovuto portare in grembo chili di merda perché non era stata curata a dovere a il posto dove passa più tempo sotto la supervisione di adulti non po' intervenire sostanzialmente perché la madre della bambina non sa un cazzo sui problemi della figlia.
Dopo essere rientrato alla sua parca mensa e sporca tana Sfigato passò non troppo tempo quando sognò di trovarsi in uno chalet sulla spiaggia, vestito con la camicia da festa insieme ad altri amici e amiche. Allo chalet tutti quando arrivano si salutano, si scambiano i convenevoli e poi si siedono a
tavola per mangiare, ma quando è l'ora di andare nessuno lo chiama, così rincorre una ragazza lungo un sentiero di pietra che s'immerge in una radura vicino alla spiaggia, il tracciato arriva fino nella hall di un hotel, che è una specie di crocevia dei vari luoghi adibiti alla festa di quella sera. Questa è una festa per soli VIP dove possono entrare solo persone selezionate e valanghe di super modelle. Il PR smontante che sta tornado a casa dopo aver passato il giorno a vendere prenvendite spiega queste cose al reseptionist della hall dell'hotel mentre Sfigato, acquattato sotto le scale, ascolta in silenzio. Sfigato, proprio perché è senza figa da parecchio tempo decide di uscire fuori, e segue il sentiero che s'immerge nella natura, finché dopo una lunga curva scorge la festa e i corpi seminudi e bagnati che si strusciano gli uni sugli altri, è un bagno frenetico e bellissimo di corpi e ormoni, osserva il bikini a fantasie nere su sfondo bianco di una ragazza, e poi si sveglia.
Sfigato vorrebbe intensamente sborrare in faccia a Angela dopo aver avuto un rapporto sessuale con lei e dopo averla vista bagnare di sperma, spruzzando liquido seminale come un gavettone su un finto tappeto persiano. Si segava su di lei e la cosa peggiore era che lei era anche la sua coinquilina. Sfigato Cinasci pensava dopo ogni sega alla faccia di lei, pensa che avrebbe dovuto chiederle di uscire, ma lui sa che lei non avrebbe accettato mai. Era una ragazza simpatica, spigliata con un mediocre senso dell'umorismo e una famiglia di fede cattolica, e aveva mediato il suo posto nel mondo. tra una pratica tipica degli intransigenti della religione e un modo di vivere che non lasciava intravedere all'apparenza i suoi valori morali ma che la faceva sembrare una semplicissima ragazza di vent'anni. Sfigato pensava di poter essere il suo Caronte nel mondo della perdizione ma più semplicemente pensava che quella doveva provare un recondito e masochista piacere nel negarsi il cazzo. La verità era che Sfigato oltre ad essere senza figa era anche molto pigro e l'idea di avere la figa in casa lo mandava in estasi, lui ora voleva la maledetta sicurezza che alberga in chi ha la ragazza ed ha già la scopata assicurata. Non ne poteva più di sbattersi per trovarsene una, avrebbe scalato pure il K2 pur di avere un minimo di sicurezze assicurate. In ogni caso pensava che poteva adattarsi a chiunque ( non pensava che chiunque avrebbe dovuto adattarsi a lui) era talmente abituato ai rifiuti che essere abbandonato non gli 'importava, l'unica cosa che contava davvero era essere svuotato e continuare per la sua strada, e se la relazione funzionava tanto meglio.
Era il 20 dicembre e Sfigato aveva ricevuto finalmente la sua lettera di accettazione per l'Amsterdam Businness School che gli era costata 300 euro di biglietto aereo, quattro lettere di raccomandazione e due anni di esami fatti alternandoli a lavori di merda. Ma c'era riuscito. Era stato ad Amsterdam in gita di quinto superiore e una cosa non si era mai perdonato: non essersi mai davvero divertito. Per quella vacanza aveva solo i soldi per permettersi una cannetta, così mentre i suoi amici scopavano con delle ragazze che erano sosia di pornostar vestite da infermiere sexy, avvocatesse etc. lui accompagnava le compagne di classe a fare shopping e le leccava la figa senza essere ricambiato e lo faceva solo per sentirsi accettato. Per due anni aveva tenuto duro, ma adesso avrebbe potuto fare un'università prestigiosa ed essere a contatto con persone ricche che gli avrebbero procurato lavori e contatti e avrebbe potuto vivere tra sesso droga e rock and roll tutta la vita. Ovviamente tutto ciò albergava nella sua immaginazione, ma finché lo rendeva felice, e dato che non rompeva il cazzo a nessuno, perché non concedergli tale illusione? Infatti una perdona abituata a sgobbare per tanti anni non farà altro che mantenere le proprie abitudini così, Sfigato si sarebbe ammazzato di lavoro in terra straniera senza vedere neanche un pelo di fica, mezzo cocktail o un avanzo di aspirina come droga, nemmeno per sbaglio.
Una sera di dicembre Sfigato stava festeggiando in casa di amici era ubriaco e quella notte si gelava, a meno sei gradi, e senti la solitudine in quella strada piena di gelo. Chiamò la Pantera che viveva a due passi da dove si trovava: era la più bella puttana che si fosse mai vista in circolazione. Lei era stata la dirimpettaia di Sfigato per circa due anni, mentre si avvicinava alla sua alcova rifletteva sul fatto che che l'ultima volta che l'aveva vista stava passeggiando per strada, fuori dall'orario di lavoro, con suo figlio di appena quattro mesi nel passeggino. Finché qualcuno di facoltoso non l'ha vista e il suo pappone non l'ha costretta agli straordinari mentre lui badava il
bambino. Sfigato compose il numero sfilandosi i guanti ma nessuno rispose, il telefono squillava a vuoto, così arrivò sotto casa sua e citofonò, gli aprì il protettore che constatò quanto fosse sbronzo il nostro protagonista, ma in fondo per lui una persona in più significava solo più soldi. Sfigato mostrò all'omone una banconota da cinquanta euro, quello rispose con un gesto che significava “ Dammene ancora”, Sfigato mollò cento euro e il protettore lo lasciò salire per le scale verso il piano di sopra. Nonostante l'ora, il freddo e il fatto che puzzasse di alcool il suo arrivo provocò grandi festeggiamenti: il primo che venne ad abbracciarlo fu il compagno della Pantera, Sfigato gettò un occhio nel lettino dove stava il piccolo che oramai aveva quattro anni, vennero a salutarlo anche una collega della Pantera e il suo ragazzo. Anche se era passato del tempo e quando erano vicini avevano fatto si e no un paio di cene, Sfigato credeva che a quella gente facesse piacere vedere una faccia nota sul posto di lavoro. Poi la Pantera prese Sfigato e andarono nella camera dei clienti, lui chiese un pompino perché tutto quel calore umano lo aveva messo a disagio: come faceva il marito a non essergli ostile? Perché aveva pensato di venire lì dove potevano rubargli il portafoglio? Avrebbe sicuramente passato i prossimi tre mesi a fare carte su carte per rifare tutti i documenti e questo solo perché gli era venuta voglia di scopare. Sfigato poggiò la mano sulla fronte della Pantera e sentì che era bollente, e mentre stava venendo nel preservativo iniziarono a venirgli tutta una serie di paranoie legate al fatto che quella donna potesse avergli attaccato la meningite, la labirintite, l'AIDS, etc. come ogni fottuto maledetto borghese che si preoccupa sempre prima dei propri affari e poi dei cazzi dei altri. Tornai a casa e il giorno partì per la casa parentale dalle mura parietali nella quale trascorrere il Natale con il parentame.
Al riguardo dei rapporti natalizi col parentame mi sorge in mente un'altra storia: quando frequentavo l' università sono andato dallo psicologo più volte per via del fatto che manifestavo una sintomatologia simile a quella dei malati di disturbo bipolare. Inizialmente l'ufficio non aveva preso in considerazione il mio caso, ma poi trovai uno psicologo che non aveva nulla da fare in quello stesso ufficio che mi pese in carico per riempirsi il tempo. Non avendo molto lavoro passava le giornate a cercare altre occupazioni. In capo a un anno era riuscito a diventare associato ad uno studio di consulenza psicologica della città di Poco Distante. E lui lavorava chiuso in questo studio durante le vacanze di Natale e quelle di Pasqua sostituendo i presunti colleghi in ferie, come un disperato perché è in questo il periodo in cui la gente deve rivedere i parenti e si deprime di più del solito nel sentire pesare su di sè i giudizi della famiglia e degli amici, che si permettono di tirare una riga su ciò che si è fatto e si mettono a fare la resa dei conti, tra una tombola e una partita a carte. In pratica tra straordinari e nuovi clienti privati che si fa questo psicologo guadagna di più durante le festività natalizie che durante tutto il resto dell'anno. Viviamo in un'epoca in cui la famiglia è diventata una fonte di morte che ci porta ad essere insicuri, titubanti, castrati e stitici di sentimenti, come potrebbe diversamente con tutti quei valori tradizionali che si porta dietro e dei quali potremmo fare a meno, anzi quei valori che dobbiamo uccidere perché non hanno più niente a che vedere col mondo di oggi e che ci rendono solo infelici.
Facciamo lavori di merda. Questo è il mio giorno libero e stò scrivendo questo racconto ma domani dovrò continuare a lavorare e questo racconto mediocre non sarà mai osannato da nessun giornale, o nessuna ragazza busserà alla mia porta per farmi un pompino per questo racconto, per come vanno le cose in Italia ora, al massimo queste parole potrebbero procurarmi un po' di fica dopo essere morto. Le cover band fatte da gente che fa lavori di merda alienanti dove sei costretto a fare RID bancari o a compilare stupidi moduli per gente stupida otto, nove, dieci, dodici ore al giorno a fine giornata non hanno la capacità di fare qualcosa di originale, infatti si attaccano alla creatività altrui a quella di artisti già scarsi, nei quali s'identificano. In pratica lavorano come delle merde e s'identificano con artisti che sono un po' meno merde di loro ma pur sempre delle schifezze. Ma c'è un motivo che accomuna me e loro: abbiamo bassissimi livelli di autostima, non ci stà bene il fatto di esser sottopagati e di fare un lavoro di merda, no a noi non ci da fastidio la merda ma ci da fastidio il fatto di essere le ultime delle merde, abbiamo anche sogni banali non desideriamo essere
dei grandi ma solo un po' meno merde degli altri.
Io ho due sedie rotte sopra l'armadio, le zampe di ferro piegate si sono staccate definitivamente dal seggiolone, e sembrano di quelle opere artistiche che crescono al centro delle pizze di cemento armato delle rotatorie. Le ho distrutte saltandoci sopra col culo, e ci salto sopra col culo perché faccio finta di suonare la batteria in camera mia con due manici di legno che originariamente servivano a mescolare l'insalata. Ma questo è solo l'antipasto: sono esattamente sette anni che faccio questo da mezz'ora a tre o quattro ore al giorno, che tamburello ovunque con le dita, bicchieri e bacchette cinesi, ma non suono la batteria. Da due anni sono ossessionato dai Black Sabbath. Ho sognato di andare in tour con loro, mi sono fatto una playlist mentale delle variazioni live che hanno fatto dei loro brani su cd, che riproporrei se avessi una mia cover band dei Black Sabbath. La cosa straordinaria è che io non solo non so suonare bene e non m'interessa andare a tempo o studiarmi tutti i ritmi possibili per suonare, a me interessa essere osservato dai miei compaesani, da amici e parenti mentre suono quella che per me è musica celestiale, quindi sicuramente non i Black Sabbath dato che ogni tentativo in Italia di farne una cover band si è trasformato in un fallimento. Ma io continuo a zompettare su questa sedia e far finta di suonare e m'immagino folle di gente che mi osannano perché sogno di poter essere accettato da tutti come lo sono tutte le rockstar che vengono accettate anche se sono dei fottuti maniaci psicopatici, ecco io quello voglio: essere accettato dagli altri pur essendo pazzo e mediocre. Poi quando rinsavisco mi metto a scrivere questa merda qua, sennò in genere un mio live finisce con un applauso scrosciante io sudato che non mi lavo, mi butto direttamente a letto e sogno una splendida ragazza che mi fa un pompino, e mi addormentato segandomi.
E ora torniamo al nostro eroe.
Sfigato era mal sopravvissuto ai festeggiamenti natalizi, soprattutto la nevrosi per essersi preso qualche malattia dalla Pantera era esplosa quando aveva registrato 38 gradi centigradi come temperatura corporea. Quella sera raggiunse a piedi un suo vicino di casa per sfogarsi, e nell'atto di gridare quanto misera fosse stata la sua vita, per rendere più pomposo il discorso decise di usare il termine meningite per identificare la possibile malattia passatagli dalla Pantera. Subito, lo sgomento del vicino di casa che lo stava a guardare, gli fece capire che quella non era stata una buona idea, in seguito una decina di persone fu informata del fatto che forse lui aveva contratto quella malattia, che se non curata è potenzialmente mortale. Ma questo non preoccupava Sfigato che era abituato a quel genere di errori. Purtroppo per lui nel paese dove soggiornava era altresì tacciato di essere un cazzaro, questa tesi era in particolar modo sostenuta da Capo che nell'ultima discussione con Sfigato al riguardo aveva citato un episodio di cazzata massima pronunciata quattro anni or sono che aveva provocato l'approvazione generale dei pochi amici di Sfigato e un mese di analisi quotidiana per lui. Il vicino di casa di Sfigato e Capo s'incontrarono al supermercato per la spesa di Natale, e il vicino parlò a Capo di quella storia della meningite. Quando Sfigato lo venne a sapere dal suo vicino rimase di sasso: il peso che aveva per lui la nomea negativa di essere un cazzaro lo distruggeva dentro, così per la semplice paura che Capo sostenesse di nuovo la tesi per cui qualunque cosa egli affermasse restava come e comunque un cazzaro, per evitare di sentirsi dire questo decise di passare il capodanno sotto le coperte guardando Gigi d'Alessio a Civitanova e trangugiando una mezza bottiglia di champagne e un bottiglione da due litri di whisky.
Sfigato tornò al suo solito lavoro che includeva inevitabilmente altre ore di formazione obbligatoria. Fu lì che incontrò Psyco. Sfigato si era inventato un'auto regola che infrangeva solo quando gli faceva comodo: si dava centoventi secondi di tempo per decidere se una ragazza gli piacesse o no, era un modo come un altro per selezionare il numero di persone che potevano entrare a contatto con il suo già delicato equilibrio fisico mentale. Psyco passò questo breve test sorridendo e sostenendo che i social fossero inutili e dannosi. La cosa sembrava a Sfigato come la parodia di un sofismo greco in chiave moderna e quasi lo intrigava stare lì a parlare con una che sosteneva una tesi per
quanto plausibile, incompatibile con la realtà che non avrebbe comunque portato ad una regressione dell'importanza dei social nel mondo della comunicazione. Decise di chiederle di uscire e lei accettò. S'incontrarono nel mezzo di una piazza , tipico posto in cui gli appuntamenti naufragano miseramente perché tra la moltitudine non ci si vede, i punti di riferimento sono differenti e soprattutto ad un certo punto ci si scazza e se ne torna a casa. Ma i due s'incontrarono in mezz'ora riuscirono ad organizzarsi la giornata, andarono a mangiare al ristorante, e una volta finito il desinare decisero di andare a casa di lei, che viveva dall'altro capo esatto della città rispetto al ristorante dove stavano. La ragazza aveva accettato in poco tempo di uscire e in meno di due ore da quando si conoscevano lui stava finendo a casa sua e la cosa lo eccitava moltissimo, credeva di poter porre finalmente fine a tutte le sue sofferenze da sfigato ma non aveva capito a che cosa stava per andare incontro. Lei iniziò a raccontare della sua vita “ Da quando sono qui a Kittesencula mi sono fatta vari scopamici: il primo era una specie di tipo che mi facevo in vacanza e che saltuariamente veniva a trovarmi qui anche d'inverno, ma me lo sono fatto mentre stavo con un altro che è stato il mio grande amore e che mi manca tanto, e prima di lui ho avuto un tipo che conosci, si chiama Balano, guida i treni “. Prese fiato e accelerò la corsa, Sfigato doveva correre per stare al passo con lei facendo strada. Continuò dicendo “ balano mi ha chiesto d'uscire perché diceva che ho un bel culo, ce l'ho no?” disse girandosi a controllare, come se le sue terga fossero cambiate nelle ultime due ore e continuando “ E poi niente siamo andati al pattinodromo e siamo diventati scopamici” . Lui stava a Milano e veniva nella piccola provincia italiana di Kittesenkula solo di tanto in tanto. La storia finì a Natale, come in un libro scritto male, con lui che va a festeggiare in Natale a Roma senza passare per Kittesenkula. Lui l'aveva sfruttata e buttata via come un tampax usato, lei glielo aveva detto e lui non l'aveva contraddetta. Il cuore di Sfigato stava battendo all'impazzata per la corsa, per il nervosismo, e non aveva ancora capito se avrebbe fatto sesso con lei oppure no, l'astinenza come una carogna lo stava divorando dall'interno, doveva rispondere in modo appropriato in modo da far colpo, ma non aveva parole, quello che lei stava dicendo sconvolgeva i suoi valori di classico tradizionalismo cattolico, era uno di quelli che credono ma non vanno in chiesa, i peggiori, e non aveva idea di come riuscire a dire qualcosa d'intelligente. Arrivarono alle porte di un parco che non conosceva, era buio e la strada era mal illuminata, faceva freddo e adesso sfigato il sangue gli si stava gelando nelle vene, le sue parole iniziavano a sembrare il belato di un agnellino, lei gli raccontava del suo ex che tutti conoscevano come quello che aveva attaccato una presa multipla cinque computer, ed era riuscito a far saltare l'impianto elettrico di una sala computer in manutenzione. Lui rise e lei gli rispose “Hai paura vero? È un luogo che non conosci sono una persona che non conosci e che ti stà sorprendendo, i tuoi valori crollano come il tuo cinismo dietro il quale nascondi delle abissali carenze di affetto”.A questo punto Sfigato era raggelato, abbassò lo guardo e con voce flebile disse semplicemente “ Ma come hai fatto a capirlo?”. Psyco ripeté la storia dei suoi scopamici più e più volte, e non la diede mai a Sfigato che aveva incontrato una donna che c'aveva messo mezz'ora a capire chi era a buttarlo via proprio perché aveva capito chi era.
A perenne ricordo di Jack London ricordiamo che lui difendeva la sua scrittura dicendo che nella vita degli uomini che fanno lavori di fatica, la vita a questi si presenta come un imbuto, che sulla sommità vedi gli uomini giovani che riescono a tenere il ritmo dei lavori pesanti, e poi anno dopo anno scendono verso il bordo dell'imbuto e guardano chi c'è di sotto, quelli che il lavoro li ha consumati e non riescono più ad andare avanti, così nella vita, secondo il grande scrittore, bisogna lavorare d'ingegno per cercare di salvarsi in modo da avere un salvagente o un paracadute che protegga dall'inevitabile caduta del tempo. Dopo questo racconto mi verrebbe d'aggiungere che anche nella via, gli eventi che ci plasmano, dovrebbero essere per lo più mirati a migliorarci e a non renderci schiavi delle paure e nevrosi, che portano al buio , alla paura e all'inevitabile caduta senza sconti.
1 note · View note
pangeanews · 4 years ago
Text
“Dammi la felicità profonda e dolorosa, energia dell’odio, il potere dell’amore, ridammi la mia giovinezza!”. Liberiamo Goethe dagli ideologi: ecco perché è necessaria una nuova traduzione del “Faust”
Se il poeta, saggista e traduttore Franco Fortini lavorò per ben sei anni alla traduzione di quel caposaldo della letteratura tedesca e mondiale che è il Faust di Johann Wolfgang Goethe, il suo amico Cesare Cases (1920-2005) s’interessò di quell’opera per circa mezzo secolo (un Lebenswerk, l’opera della vita, un po’ come lo fu per il tedesco), scrivendo introduzioni, saggi, recensioni e soprattutto, accompagnando criticamente, come germanista, la versione di Fortini, ancor oggi proposta da Mondadori e ritenuta da qualcuno come “l’unica traduzione decente in italiano, l’unica” (così Roberto Fertonani).
Quodlibet è editore che, godendo di ottimo rapporto con il Centro Studi Franco Fortini, da tempo propone materiali riflessivi provenienti dalla fucina del poeta e intellettuale (a proposito del Fortini traduttore, ricordo Lezioni sulla traduzione, a cura e con saggio introduttivo di Maria Vittoria Tirinato, pubblicato nel 2011). Attingendo nuovamente all’archivio di quel Centro, sono proposti di recente in Cesare Cases, Laboratorio Faust. Saggi e commenti (ottimamente curato da Roberto Venuti e Michele Sisto), due corposi inediti di Cases: le Osservazioni dattiloscritte (101 fogli) alla citata traduzione del Faust e le note di commento, manoscritte e risalenti agli anni 1985-1988, destinate ad accompagnare la traduzione di Casalegno che sarebbe uscita poi per Garzanti, interrotte al verso 3290 del testo goethiano.
Pienamente riusciti nell’intento di rendere omaggio al germanista milanese nella ricorrenza centenaria della sua nascita, editore e curatori hanno anteposto ai due importanti inediti tutti i saggi e i commenti usciti dal “laboratorio Faust” di Cases e pubblicati in varie occasioni tra il 1957 e il 1971. Un libro che, erroneamente, si potrebbe pensare per soli addetti ai lavori: traduttori cavillosi, germanisti, marxisti ed ex-marxisti, studiosi lukacsiani (del critico György Lukács Cases fu a lungo grande estimatore, tanto da essere definito negli anni Sessanta suo “missionario” in Italia), aspiranti Faust…
In realtà, come ben sottolineato da Sisto nella sua introduzione, leggere (o rileggere) nel suo lungo percorso il continuo corpo a corpo del critico con il Faust (e Goethe) significa ripercorrere anni cruciali della storia editoriale, ideologica e politica, non solo italiana: “La repentina ripoliticizzazione del campo letterario nel ’68”, ricorda ad esempio Sisto, “farà sì che, almeno provvisoriamente, il Faust militante e comunista, o più precisamente marxista-critico, di Cases si affermi sui concorrenti”.
Non meno interessanti, e godibili per tutti, le tante osservazioni, i consigli, le correzioni (non sempre accolte dall’amico) che Cases destinò a Fortini in merito alla sua versione faustiana. Non poche, bisogna dirlo, per pignoleria e solerzia del milanese, ma anche perché, va ricordato, il poeta si autodefiniva “traduttore muto” (riconosceva cioè di non avere la padronanza attiva della lingua di partenza), ammettendo altresì di possedere il tedesco “molto mediocremente”, tanto da dover ricorrere, oltre che all’amico germanista, anche alla moglie, Ruth Leiser, madrelingua. Un esempio, utile per intendere l’importanza degli interventi di Cases: il verso è il 194 del Faust e in tedesco suona “Gib ungebändigt jene Triebe”; Fortini aveva proposto “[ridammi] l’impeto senza limiti”, ma il milanese rimarca senza fronzoli: “Tutti traducono così, ma non è giusto, perché letteralmente si dice: rendimi indomiti quegli istinti”. E il poeta-traduttore accolse la correzione, seppur non letteralmente: “Rendimi indomiti quegli impeti”.
Sollecitato dai frutti della lunga avventura goethiana condivisa da Cases e Contini, ma chiamando in gioco anche la citata e più recente versione di Andrea Casalegno, propongo di seguito una mia versione di alcuni versi dal Faust, convinto che quest’opera, variamente (e spesso ideologicamente) tradotta, celi ancora un’intera foresta di significati, più o meno coscientemente “risparmiati” al lettore italiano. Un piccolo saggio di traduzione, niente di più. Per sollecitare un confronto, in chi possedesse le versioni Fortini e Casalegno.
Per rimarcare come, per esempio, in assenza di indicazioni goethiane testuali, dunque per scelta ideologica, si sia proposto reiteratamente Natura con la maiuscola.
Per lamentare come la sostantivizzazione di werden (divenire), ein Werdender (v. 183), assolutamente centrale nella Weltanschauung goethiana, perché significante la natura metamorfica di ogni elemento, sia stata resa con i banalissimi e svianti “chi si viene formando” (Fortini) e “chi sta cercandosi” (Casalegno) e non con il semplice ed aderente “uomo in divenire”.
Per mettere in discussione tante altre “piccole” scelte. Dalla soluzione “impossibile” di Fortini per il v. 176 (“sarà commosso ora uno ora altro sentimento”, ma il soggetto di quella frase non è il “sentimento”, ma l’arcaico das Gemüte (l’anima), a quella del tutto stravolgente, per non dire sviante e riduttiva, di Casalegno per il v. 171: “molte illusioni e un pizzico di vero” per rendere “viel Irrtum und ein Fünkchen Wahrheit”. Perché confondere “errore” con “illusioni” (si potrebbe scrivere un trattato su ciò che li distingue)? Perché quel “pizzico”, così ridicolo rispetto all’immagine della “scintilla”? Perché limitarsi al “vero”, anch’esso termine caricatosi nel tempo di ben altro significato rispetto a “verità”? E così via. Buona lettura.
Vito Punzi
***
PROLOGO IN TEATRO
Il direttore, il poeta del teatro e il buffone
(versi 134-197)
POETA
       Vattene e cercati un altro servo!
135 Per amor tuo il poeta dovrebbe giocarsi da scellerato
       il diritto supremo, il diritto umano
       che natura gli ha concesso?
       In che modo commuove i cuori?
       In che modo vince ogni elemento?
140 Non è forse con l’armonia che si fa strada dal petto
       e che riannoda il mondo nel suo cuore?
       Quando la natura indifferente avvolge al fuso
       l’eterna lunghezza del filo,
       quando la folla disarmonica degli esseri
145 strepita fastidiosamente:
       chi suddivide la corrente e sempre identica sequenza 
       vivificandola, così ch’essa si muova ritmicamente?
       Chi chiama il particolare alla dignità universale,
       facendolo risuonare in accordi mirabili?
150 Chi scatena la tempesta delle passioni?
       Chi arroventa il rosso crepuscolo nell’anima più severa?
       Chi sparge tutti i bei fiori di primavera
       sul sentiero dell’amata?
       Chi intreccia verdi foglie insignificanti
155 facendone corona d’onore per meriti d’ogni tipo?
       Chi preserva l’Olimpo? Chi aduna gli dei?
       L’energia umana rivelata nel poeta!
BUFFONE
       Dunque ne avete bisogno, delle belle energie,
       e dedicatevi alle faccende poetiche
160 come ci si dedica ad un’avventura d’amore.
       Per caso ci si avvicina, si prova qualcosa, si resta,
       e poco alla volta si viene irretiti;
       cresce la felicità, che poi diventa contrasto,
       si è dapprima entusiasti, poi avanza il dolore
165 e quando meno ce lo si aspetta è già un romanzo.
       Diamolo anche noi uno spettacolo così!
       Prendete però a piene mani dall’intera vita umana!
       Ognuno la vive, non a molti è nota,
       e da qualsiasi parte l’afferriate è interessante!
170 Poca chiarezza in immagini variopinte,
       molti errori e una scintilla di verità,
       così si prepara la migliore pozione
       che tutti rinfresca ed edifica.
       Ecco dunque il fior fiore della gioventù radunarsi
175 per la vostra recitazione e tendere l’orecchio alla rivelazione.
       Ogni anima tenera succhierà allora
       dalla vostra opera malinconico nutrimento,
       ne rimarranno emozionate prima l’una, poi l’altra,
       ciascuna vede cosa porta in cuore.
180 Sono ancora pronti, sia a piangere che a ridere.
       Onorano ancora l’estro, godono dell’apparenza;
       l’uomo compiuto non c’è modo di soddisfarlo,
       chi è in divenire sarà invece sempre grato.
POETA
       Ridammi allora anche i tempi
185 nei quali io stesso ero ancora in divenire,
       quando una fonte di canti concisi
       si comportava come ininterrottamente nuova,
       quando nebbie mi celavano il mondo,
       il bocciolo prometteva ancora un miracolo
190 quando coglievo le migliaia di fiori
       che copiosi riempivano ogni valle!
       Non avevo nulla e tuttavia era abbastanza:
       l’anelito alla verità e il piacere nell’inganno!
       Dammi indomiti quegli impulsi,
195 la felicità profonda e dolorosa,
       energia dell’odio, il potere dell’amore,
       ridammi la mia giovinezza!     
*In copertina: Joseph Wright of Derby, “Alchimista alla ricerca della pietra filosofale”, 1771
L'articolo “Dammi la felicità profonda e dolorosa, energia dell’odio, il potere dell’amore, ridammi la mia giovinezza!”. Liberiamo Goethe dagli ideologi: ecco perché è necessaria una nuova traduzione del “Faust” proviene da Pangea.
from pangea.news https://ift.tt/2RPi8hi
3 notes · View notes
Photo
Tumblr media
Tè bollente.
Lavori nella caffetteria nel quartiere più rinomato della città da ormai tre anni; tu ed i tuoi colleghi andate d’amore e d’accordo, il capo si fida abbastanza da lasciarti studiare lì in santa pace dopo la chiusura e puoi dire di conoscere tutti i clienti abituali con loro relativi ordini quotidiani. Puoi anche dire di conoscerne alcuni più di altri, ad esempio.  “A me serve un macchiato per il tavolo tre” ti si avvicina Grace, la tua amica energica ed ironicamente intollerante al caffè. “Mentre a te serve questo” dice estraendo dalla tasca posteriore dei jeans un tubicino di mascara e facendoti un occhiolino furbo con le sue lunghe ciglia nere. “ ‘Tè bollente’ a ore sei” annuncia prima di lanciare il cosmetico nella tua direzione, costringendoti ad afferrarlo al volo per puro riflesso. Sai perfettamente che sta parlando di Namjoon; l’enigmatico ragazzo che puntualmente si presenta lì ormai da mesi, sempre alla stessa ora, da solo, reggendo una montagna di libri e taccuini tra le braccia. Lo stesso che ti porta inconsciamente a farti carina ogni mattina ed incasinarti le ordinazioni dalle dieci e mezza in poi. Grace gli ha affibbiato quel nomignolo da quattro mesi o giù di lì; quell’appellativo non deriva tanto dalla sua ricorrente richiesta al bancone quanto da, beh, dal suo ovvio carisma che sembra trascinarsi dietro come un’irresistibile scia di colonia alla menta. Non è un caso se tutta la clientela, al suo ingresso, sembra gelarsi tra le fitte trame del tempo, rendendo l’intera scena degna di un film. Ed è così che accade anche quel martedì; il ragazzo fa il suo ingresso in negozio stringendo i libri sotto il lungo cappotto color cioccolato e nascondendo il mento nel collo alto del maglione a causa della temperatura pungente all’esterno. I suoi capelli sono della stessa tonalità della neve fresca e questo non fa altro che far risaltare, aiutato dall’indumento bianco, il rossore delle sue guance.  E mentre lui entra in scena con la sua ormai tipica ripresa a rallentatore, tu sei l’imbecille che regge un mascara tra le mani, impalata come uno stoccafisso a fissare il vuoto a rivivere in loop nella tua mente l’episodio del martedì precedente in cui, passando per i tavoli con lo scopo di raggiungere il retro, gli hai urtato una spalla facendogli versare la bibita addosso. Un battito di ciglia e sei di nuovo lì, al tavolo undici, china sulla sua maglia bagnata, a tamponargli il petto con la salvietta a pochi, pochissimi centimetri dal suo viso. E forse è stata la tua fervida immaginazione, speranza, disperazione, quello che ti pare, ma non ti è sembrato che l’abbia esattamente… odiato. Diciamo che hai avuto modo di ipotizzarlo nel momento in cui con lo sguardo hai seguito la macchia, colata lungo tutto l’addome e -forza di gravità sempre sia lodata- più giù.  Ma le cose sono strane tra voi da allora. Ti saresti aspettata dell’imbarazzo ma non è affatto così, anzi! Tutto il contrario. C’è una tensione nell’aria che rende l’atmosfera particolarmente elettrica; ti sta davanti come se fosse in grado di leggere i tuoi pensieri e li proseguisse nella propria mente, condividendone il finale. I suoi occhi non sono più cordiali e riservati come lo erano prima ed il suo tono di voce è diventato così basso e profondo che temi poterci annegare dentro. I movimenti sono più lenti e calcolati e tu sei sempre la prima a distogliere lo sguardo ogni qualvolta le vostre dita si sfiorano nella consegna dell’ordine. Saresti rimasta così, assorta, per altre due ore se non fosse stato per quella santa della tua amica, la quale ti passa davanti con in volto lo sguardo più severo che tu abbia mai visto su di lei. È una delle cose che più adori della vostra amicizia. Non hai bisogno di sentirla parlare: sai già che ti sta incitando -seppur in modo abbastanza minatorio- a svegliarti e mostrare una briciola di coraggio per farti avanti, specialmente visti gli ultimi aggiornamenti su cui costruite castelli mentali da giorni una volta giunte a fine turno. Spingi a forza l’oggetto in tasca e ti ricomponi, appena in tempo per fingere disinvoltura al suo arrivo al bancone. “Tè bianco bollente senza zucchero” articoli a testa bassa con la gola secca e la bocca impastata anticipando le sue parole nella speranza di ridurre la sua riaposta ad un semplice ‘sì’ che sei sicura di poter reggere senza sentirti ribaltare gli organi. “Da portare via” annuncia con sorpresa lui palesemente in cerca di una tua qualsiasi reazione in relazione alla novità.  “Oh” reciti sommessamente colta alla sprovvista; i tuoi pensieri cavalcano liberi per la mente cercando di convincerti che quelle parole siano un messaggio in codice che preannuncia la sua interruzione nel frequentare la caffetteria. Hai creato troppo disagio tra voi e, come se non bastasse, lo hai anche stupidamente confuso per… altro. Non aggiungi nulla; batti lo scontrino e ti metti a lavoro, consegnandogli il tè una manciata di minuti dopo. Lo vedi pagare ed andare via così com’è entrato, i libri sotto il braccio sinistro, il mento sotto il maglione ed in camera lenta. Il martedì più lungo della tua vita. I clienti sembravano non finire mai e hai perso tutta la tua parlantina che ti ha portata ad avere la fama da super-amicona di turno. Grace ti ha chiesto fino allo sfinimento cosa fosse successo con ‘Tè Bollente’ ma hai rifiutato di condividere con lei le tue paranoie, lasciandola a bocca asciutta proprio come te. La caffetteria è finalmente vuota e ora che anche la tua amica e collega si è convinta a tornare a casa, sei libera di metterti a studiare per l’esame di fisica della prossima settimana. A casa tua c’è troppo rumore tra vicini patiti di heavy metal e treni ad alta velocità ad ogni ora; sei estremamente grata per il tuo capo.  Stai cercando le chiavi nella tasca frontale del grembiule per chiuderti a chiave all’interno quando la campanella annuncia l’ingresso di qualcuno che chiaramente non sa leggere il cartello appeso alla porta. “Mi dispiace, siamo chiusi” informi con svogliata cordialità prima di alzare la testa e sentirti gelare il sangue nelle vene. E tutti sanno che non c’è nulla di meglio di un bel tè bollente per risolvere un problema come quello.  “Speravo di poterne avere un altro” chiede ignorando completamente le tue parole. “Ho aspettato là fuori tutto il pomeriggio, non mi sento più le mani.” “Aspettato cosa?” “Che ti mettessi a studiare.” “Come fai a sapere-” “Che c’è, solo tu sei autorizzata a fissare la gente?” La conversazione ti lascia in uno stato confusionale. In una manciata di parole ti sta dicendo che, sì, sa che spesso lo guardi assorta e che anche lui, proprio come te, ti ha guardata mentre eri distratta. E non sai bene come reagire a queste informazioni. Quindi, presa dal panico, sputi fuori tre singole sillabe. “Siediti.” Avverti i suoi movimenti; senti i libri cadere sul tavolo, sempre lo stesso, che ora realizzi essere quello con la miglior vista sulla zona bar. Il pavimento stride sotto la sedia e da qui deduci si sia messo lì ad aspettare come da te ordinato poco prima. Ascolti il suo respiro racchiuso tra le mani nel tentativo di scaldarsi e, da brava stupida, pensi che non sia l’unica cosa a farlo in quella stanza. E non stai parlando dell’acqua messa a bollire per il tè. Sei certa ti stia guardando armeggiare con tazze e cucchiaini, lo avverti con ogni fibra del tuo corpo e resisti dall’alzare la testa per dimostrarti di avere ragione. Per i primi trenta secondi. Poi cedi. Ti è capitato di perdere il controllo delle tue azioni e pensieri prima d’ora, da ubriaca. Ma quanto sta accadendo ora non è neanche lontanamente paragonabile ad una sbronza. Non stai perdendo la presa sui gesti poco a poco, non te li senti scivolare lentamente via dalle mani assieme a proprietà di linguaggio ed elaborazione degli eventi. Associ quella frazione di secondo ad una spina strattonata in un colpo solo dalla presa della corrente, spegnendo ogni tua scintilla di raziocinio rimasto. I vostri sguardi si sono davvero, per la prima volta, incontrati, concatenati. Le tue mani si aprono, frantumando la tazza nel lavandino ed aggiri il bancone a passi decisi come se stessi per affrontare una qualche guerra con un nemico altrettanto impulsivo. Namjoon scatta in piedi non curandosi troppo della sedia che si è lasciato cadere alle spalle. Gli afferri il volto con entrambe le mani e nel tuo tocco non vi è alcuna gentilezza o premura, lo fai come se fossi arrabbiata con lui per chissà quale assurda ragione. Neanche lui sembra voler riservarti la stessa premura, abbrancando in primo luogo la vita per poi migrare dietro la schiena, costringendo il tuo corpo ad aderire completamente al suo. Percepisci il suo calore anche attraverso lo spesso maglione; è davvero bollente, pensi. Le braccia salgono per avvolgersi attorno il collo, passando per il soffice sentiero dei capelli che stringi come se non fossero parte del suo corpo; non riesci a capire se la tua sia frustrazione che trova finalmente uno sbocco o se sia paura possa di nuovo chiedere d’avere il tè da portare via e sparire dietro la porta ancora una volta. È irrazionale, sì, ma dopotutto anche ció che sta accadendo lo è, secondo la tua testa bacata. Fatto sta che non vuoi sentire nemmeno una parola uscire dalla sua bocca; a tuo modesto parere deve solo fare una cosa, ora come ora. O forse un paio.  Sanno davvero di tè bianco, ti ritrovi a scoprire il sapore di quelle labbra che giorno dopo giorno hai visto bere dalla tazza che hai preparato per lui. E ci hai fantasticato per notti intere prima di avere finalmente una risposta. Le mani che mille volte hai visto voltare fragili e leggere pagine di carta stanno adesso percorrendo la tua schiena, coprendola quasi per intero con una sicurezza che gli fa gonfiare le vene degli avambracci. Il suo viso però è ancora freddo, contrastando alla perfezione la tua temperatura molto simile a quella della fiamma olimpica lasciata accesa per giorni.  Benchè non ci sia alcuno spazio tra di voi, in te cresce la voglia di averlo ancora più vicino; non c’è colla che possa unirvi più di quanto non lo siate già ma è qualcosa che il tuo corpo desidera ed è quello che cerchi di ottenere aggrappandoti alle sue spalle, famelica. Hai smesso di respirare aria fresca da un po’ ma ti senti più che soddisfatta nel tener vivo il circolo vizioso che passa da una bocca all’altra, assolutamente. Secondo la teoria della lettura del pensiero citata poco prima, il ragazzo sposta la sua attenzione sul collo, dandoti la possibilità di riprendere ad ossigenare il cervello. Alzi la testa per lasciargli più spazio ma in quel gesto coraggioso che è aprire, seppur di poco, gli occhi, lo sguardo cade sulla videocamera di sicurezza posizionata nell’angolo destro del locale.  Preferiresti essere licenziata piuttosto che interrompere tutto perciò senza far parola della cosa, afferri in un pizzico il maglione del giovane e cominci a trascinarlo verso la porta che dà sul retro. È vero, non hai chiuso a chiave la porta d’ingresso, non ne hai avuto il tempo. Ma non te ne preoccupi più di tanto; sei convinta che Namjoon sia il solo ad ignorare il cartello con su scritto “chiuso” in caratteri cubitali.
3 notes · View notes
lamilanomagazine · 1 year ago
Text
Genova: Al via la nuova edizione del festival "Suoni in cammino"
Tumblr media
Genova: Al via la nuova edizione del festival "Suoni in cammino". È stata presentata la nuova edizione del Festival Suoni in Cammino Natura Vibrante, realizzato dall’Associazione Il Bosco in Ascolto con il patrocinio e il contributo di Regione Liguria e Comune di Camogli, il patrocinio e la collaborazione di Parco di Portofino e il patrocinio del Consolato tedesco di Milano. Il Festival si svolgerà tra Camogli e Portofino da sabato 2 giugno a domenica 1° ottobre ed accoglierà alcune importanti installazioni sonore ed artistiche, concerti dal vivo e percorsi guidati su temi ambientali e naturali nei siti più suggestivi del Parco Naturale Regionale di Portofino. “Questo Festival ideato e curato da Elisabetta Vitelli con l'associazione Il Bosco in Ascolto – dice il vice presidente della Regione Liguria con delega al Marketing Territoriale e ai Parchi - unisce musica, natura e arte. La dimensione artistica sarà anche modo di scoprire piante ed erbe spontanee, la fauna e le peculiarità di diversi e spettacolari sentieri del Parco di Portofino. Ringrazio tutti gli Enti e le Associazioni che contribuiscono ad arricchire la nostra offerta culturale e naturalistica per questo fitto calendario di eventi e, in particolare, il Parco di Portofino che mette a disposizione personale per l’organizzazione e l’allestimento delle performance artistiche presso le Batterie di Punta Chiappa, recentemente restaurate dalla Regione Liguria e dall'Ente Parco stesso, oltre alla guida escursionistica specializzata per l’accompagnamento lungo il Sentiero dei Tubi. Un percorso lungo l’antico tracciato dell’acquedotto che, tramite la sorgente delle Caselle, riforniva la città di Camogli. Uno dei tanti percorsi che è importante valorizzare per sostenere quel mare verde che è il nostro entroterra, simbolo di spiccata biodiversità e di benessere psicofisico”. “In particolare, oltre al Light artist Nino Alfieri, presente per la seconda volta al festival – spiega l’ideatrice e direttore artistico del Festival Elisabetta Vitelli-, avremo l'onore di ospitare il compositore e artista del suono e della luce Pietro Pirelli, che interagirà con suoi noti lavori come l'Idrofono e le Pietre sonore. Da confermare poi la celebre Arpa di luce. Tra le attività collaterali si segnala la camminata bioenergetica a cura di Marco Nieri, noto per le sue ricerche sul benessere dell'uomo e della natura, che con speciali apparecchiature misurerà i campi elettromagnetici generati dagli alberi”.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
freedomtripitaly · 5 years ago
Photo
Tumblr media
Il turchese del mare si confonde con l’azzurro del cielo, che si fondono insieme per dar vita ad un panorama da mozzare il fiato; tutt’attorno, il verde di una natura che rinasce e i suoi mille colori che splendono sotto i raggi del sole. Sembra un’idilliaca cartolina di qualche remoto angolo di paradiso, ma in realtà stiamo parlando di Villa Cimbrone, una bellezza tutta italiana. Siamo a Ravello, uno dei borghi più affascinanti della Costiera Amalfitana. Dal suo centro storico, con una bella passeggiata di pochi minuti, ci si può inerpicare lungo un viottolo che porta proprio a Villa Cimbrone, uno dei capolavori dell’intera regione. Questo meraviglioso edificio storico sorge su un promontorio roccioso che un tempo accoglieva le rovine di una villa romana, sulle quali venne poi costruita una residenza nobiliare di grande splendore. Purtroppo, nei secoli scorsi l’intera proprietà venne lasciata cadere in rovina, fin quando non venne acquistata da un ricco banchiere britannico che diede il via ad imponenti lavori di restauro. Oggi Villa Cimbrone, radicalmente trasformata, ospita un hotel a cinque stelle che occupa la quasi totalità dell’edificio. Ma se l’interno della villa è una proprietà privata, i suoi meravigliosi giardini sono aperti al pubblico. E se passate da queste parti non dovete assolutamente lasciarvi sfuggire l’occasione di passeggiare lungo i viottoli di un parco che, ne siamo sicuri, vi lascerà a bocca aperta. Tra il verde che caratterizza l’ambiente, spiccano qua e là splendidi elementi architettonici neoclassici e gotici, imponenti statue ben cesellate e fantastiche fontane che donano un tocco di freschezza ai giardini. Il Viale dell’Immenso – Foto: Wikimedia (Ph. Erich Schmid) Il sentiero principale si chiama Viale dell’Immenso, e presto capirete perché. Vi condurrà attraverso lo splendido parco di Villa Cimbrone, dove potrete ammirare piccoli templi, una pergola decorata con decine di glicini e alcune bellissime statue. In particolare, rimarrete affascinati dalla Statua di Ceres e da quella del David, una copia della celebre scultura di Donatello, che fa davvero gran bella figura immersa nel verde dei giardini. In primavera, quando la natura rinasce, migliaia di fiori sbocciano tutt’intorno, e con i loro colori e i loro profumi vi regaleranno un’emozione magica. La vista dalla Terrazza dell’Infinito – Foto: 123rf Al termine del viale, vi ritroverete davanti al belvedere di Villa Cimbrone, ed è qui che lascerete il vostro cuore. Si chiama Terrazza dell’Infinito, perché il vostro sguardo si perderà nell’azzurro delle acque del Mediterraneo su cui il piazzale si affaccia. La vista, da qui, è a dir poco straordinaria: il promontorio su cui sorge la villa ha infatti uno strapiombo sul mare di oltre 350 metri, ed è proprio qui che la terrazza poggia le sue fondamenta. Potrete affacciarvi alla ringhiera riccamente decorata con una bella serie di busti marmorei e lasciare che il vento vi solletichi il volto mentre osservate il perfetto panorama del Golfo di Salerno. Villa Cimbrone possiede dei giardini meravigliosi, e la sua vista è considerata una delle più suggestive al mondo. Il suo sguardo sulla Costiera Amalfitana la rende un gioiello di rara bellezza, tanto che centinaia di turisti accorrono ogni giorno per potersi concedere qualche ora di relax in questo posto affascinante. I giardini di Villa Cimbrone – Foto: iStock https://ift.tt/2xiKjPc Villa Cimbrone, sulla Costiera Amalfitana uno dei giardini più belli d’Italia Il turchese del mare si confonde con l’azzurro del cielo, che si fondono insieme per dar vita ad un panorama da mozzare il fiato; tutt’attorno, il verde di una natura che rinasce e i suoi mille colori che splendono sotto i raggi del sole. Sembra un’idilliaca cartolina di qualche remoto angolo di paradiso, ma in realtà stiamo parlando di Villa Cimbrone, una bellezza tutta italiana. Siamo a Ravello, uno dei borghi più affascinanti della Costiera Amalfitana. Dal suo centro storico, con una bella passeggiata di pochi minuti, ci si può inerpicare lungo un viottolo che porta proprio a Villa Cimbrone, uno dei capolavori dell’intera regione. Questo meraviglioso edificio storico sorge su un promontorio roccioso che un tempo accoglieva le rovine di una villa romana, sulle quali venne poi costruita una residenza nobiliare di grande splendore. Purtroppo, nei secoli scorsi l’intera proprietà venne lasciata cadere in rovina, fin quando non venne acquistata da un ricco banchiere britannico che diede il via ad imponenti lavori di restauro. Oggi Villa Cimbrone, radicalmente trasformata, ospita un hotel a cinque stelle che occupa la quasi totalità dell’edificio. Ma se l’interno della villa è una proprietà privata, i suoi meravigliosi giardini sono aperti al pubblico. E se passate da queste parti non dovete assolutamente lasciarvi sfuggire l’occasione di passeggiare lungo i viottoli di un parco che, ne siamo sicuri, vi lascerà a bocca aperta. Tra il verde che caratterizza l’ambiente, spiccano qua e là splendidi elementi architettonici neoclassici e gotici, imponenti statue ben cesellate e fantastiche fontane che donano un tocco di freschezza ai giardini. Il Viale dell’Immenso – Foto: Wikimedia (Ph. Erich Schmid) Il sentiero principale si chiama Viale dell’Immenso, e presto capirete perché. Vi condurrà attraverso lo splendido parco di Villa Cimbrone, dove potrete ammirare piccoli templi, una pergola decorata con decine di glicini e alcune bellissime statue. In particolare, rimarrete affascinati dalla Statua di Ceres e da quella del David, una copia della celebre scultura di Donatello, che fa davvero gran bella figura immersa nel verde dei giardini. In primavera, quando la natura rinasce, migliaia di fiori sbocciano tutt’intorno, e con i loro colori e i loro profumi vi regaleranno un’emozione magica. La vista dalla Terrazza dell’Infinito – Foto: 123rf Al termine del viale, vi ritroverete davanti al belvedere di Villa Cimbrone, ed è qui che lascerete il vostro cuore. Si chiama Terrazza dell’Infinito, perché il vostro sguardo si perderà nell’azzurro delle acque del Mediterraneo su cui il piazzale si affaccia. La vista, da qui, è a dir poco straordinaria: il promontorio su cui sorge la villa ha infatti uno strapiombo sul mare di oltre 350 metri, ed è proprio qui che la terrazza poggia le sue fondamenta. Potrete affacciarvi alla ringhiera riccamente decorata con una bella serie di busti marmorei e lasciare che il vento vi solletichi il volto mentre osservate il perfetto panorama del Golfo di Salerno. Villa Cimbrone possiede dei giardini meravigliosi, e la sua vista è considerata una delle più suggestive al mondo. Il suo sguardo sulla Costiera Amalfitana la rende un gioiello di rara bellezza, tanto che centinaia di turisti accorrono ogni giorno per potersi concedere qualche ora di relax in questo posto affascinante. I giardini di Villa Cimbrone – Foto: iStock Nella cornice della splendida Costiera Amalfitana, la pittoresca Villa Cimbrone e i suoi rigogliosi giardini sono un luogo a dir poco magico.
3 notes · View notes
direzioneverticale · 5 years ago
Photo
Tumblr media
In #costieraamalfitana 🍋tra le bellezze che hanno ispirato grandi uomini e meraviglie rendendo #invidioso il mondo intero. Tra un #caffè ☕ e una presa da tirare 🧗, tra #roccia ⛰️ e #mare 🌊 a perdita d'occhio 😱 ... perdiamo i sensi al tramonto 🌄 e ci ritroviamo a brindare davanti a un caldo bicchiere di #vino 🍷il lavoro svolto. 🔸🔸🔸 I lavori al #sentiero dell'orrido di pino ad #agerola proseguono tra tutta questa #grandebellezza Grazie a voi che ci sostenete su www.direzioneverticale.it/mappe e in particolare al mio storico amico Peppe ( Peppe la Roccia ) il mio primo sostenitore da quando ho iniziato a scalare. Tanta gratitudine a lui per l'avermi incoraggiato all'inizio di questo lungo e difficile percorso con #direzioneverticale. Dopo dieci anni sento ancora il suo sostegno , ha donato €250 per il #fondochiodatura fondo che aiuta a chiodare e richiodare vie, falesie e sistemare sentieri in Campania e nel #suditalia! 🔸🔸🔸 #arrampicata #climbing #klettern #escalada ) le mie scarpette sono #wildclimb @wildclimb pantera abbigliamento #montura #salewa pantaloni #thenorthface Grazie @caffekaroma ☕ #karoma per il caffè...ci ha messo le aaali✈️ Grazie per la foto 📸 Giuseppe A. @giuseppe94i (presso Sentiero degli Dei - Climbing Area - Agerola Falesia Napoli) https://www.instagram.com/p/B7_Wzx8I6g2/?igshid=pik9s6hpw54n
1 note · View note
rapstories · 5 years ago
Text
Mai giudicare un libro dalla copertina... e un disco? Perchè no!
Tumblr media
La musica, una forma d’arte che a primo impatto potrebbe sembrare puramente intangibile ed eterea, da decenni invece si serve anche del potenziale comunicativo delle immagini. L’apporto della comunicazione visiva delle cover di cassette, CD, vinili e altri supporti ha infatti plasmato in maniera innegabile l’immaginario non solo di moltissimi artisti, ma anche di interi generi, tra cui ovviamente il rap. Non dovremo quindi sorprenderci se anche tra vent’anni la nuova generazione di rapper dovrà vendere ancora copie fisiche, oltre ad aggiornare il proprio profilo Spotify (o almeno si spera), o qualunque altro sarà il metodo di fruizione della musica nel futuro. Possiamo dire con una buona dose di certezza che la copertina di un disco sarà fondamentale tra vent’anni come tra cent’anni, così come lo è stata e lo è tutt’ora. 
La cover è un aspetto estetico significativo dell’intenzione dell’artista: può essere lo specchio dei suoi interessi come può riassumere il contenuto dell’album. In altri casi può essere semplicemente un mero feticcio estetico, eppure - soprattutto in tempi come questi - il valore della componente estetica è inquantificabile. Che si limiti a restare nel booklet del CD o nella cover del vinile, oppure che si limiti ad essere un file .jpg utilizzato come cover negli store digitali, o ancora che finisca per essere stampato su migliaia e migliaia di accessori e capi di merchandising, l’iconografia di ciascun disco incide in maniera notevole sull’impatto che un disco ha sugli ascoltatori, sul mercato e in generale sulla cultura pop dei tempi correnti e, nel caso dei classici, su quella futura.
Il rap, genere nato grazie al recupero, al riutilizzo e alla rivisitazioni di canzoni e componimenti già esistenti, anche a livello grafico non è da meno: frequenti sono infatti le citazioni ad artisti, letterati, registi, fotografi e opere provenienti da altri generi e altri medium. Abbiamo deciso di analizzare due esempi piuttosto esplicativi di questa tendenza, ma scavando nel web - soprattutto declinando la ricerca al mondo del rap americano - i risultati sono tantissimi, fin troppi per essere raccolti in un solo elenco; servirebbe una vera e propria antologia.
Il primo esempio è “Quello Che Vi Consiglio Vol. 4″, il quarto capitolo della celebre saga di mixtape di Gemitaiz rapper che ha esordito nel 2009 e che nel decennio successivo si è imposto come una delle voci più autorevoli della scena italiana. La copertina di questa istallazione della saga, risalente al 2013, si ispira alla celeberrima foto di Eisenstaedt. Una cover che cita indirettamente le passione dell’artista per il cinema: nei suoi lavori possiamo trovare riferimenti a Gus Van Sant, Werner Herzog e altri cineasti che hanno ispirato i suoi testi, nonchè ad altri musicisti, autori - tra i più ricorrenti troviamo gli scrittori della beat generation, su tutti Jack Kerouac - e pittori. In questo caso la reinterpretazione dello scatto è tanto apparentemente impercettibile quanto d’effetto: Gemitaiz non si sostituisce agli iconici protagonisti dello scatto, anzi, si mischia allo sfondo. Una scelta che sembra stridere con la mania di protagonismo che è parte integrante dell’attitudine rap, ma che in realtà ben si sposa con l’immaginario del rapper romano, che si è sempre contraddistinto per la capacità di dar voce alle vite di tanti, alle vite dei dimenticati, soprattutto agli esordi della carriera. Nella cover torna a mimetizzarsi tra la folla, cosa che non può più fare nella vita reale a causa della notorietà, ma che gli riesce ancora bene quando prende un foglio e una penna per dedicarsi allo storytelling.
Tumblr media
Il secondo è “Persona“ di Marracash, attesissimo lavoro del rapper di Barona - storico quartiere di Milano -, che arriva a quattro anni di distanza dal suo ultimo lavoro solista. Indubbiamente il disco più atteso di questo 2019, che ha nuovamente consegnato Marracash all’Olimpo degli interpreti di questo genere in Italia, grazie ad un concept album dalle intenzioni tanto ambiziose quanto artisticamente impressionanti. L’album è infatti un’analisi introspettiva ma anche un fortissimo confronto tra Marracash e Fabio Rizzo - questo il nome dell’artista all’anagrafe -, tra persona e personaggio, tra ciò che siamo, ciò che pensiamo di essere e ciò che gli altri percepiscono di noi. E’ davvero possibile ritenere queste tre figure diverse? Esiste un “noi” in quanto noi, oppure esistiamo solo in virtù di ciò che vediamo riflesso di noi negli altri?
Si tratta di un argomento intrigante e complicato, già affrontato dal regista Ingmar Bergman in un film del 1966, dal titolo omonimo del disco di Marracash. La citazione ovviamente non è casuale, così come la scelta della cover del rapper, che ha rivisitato - anche se in maniera impercettibile - proprio una scena carica di pathos dell’opera cinematografica. Caratteristica dell’opera di Bergman è anche una forte natura metatestuale: il regista riflette sul cinema, e lo fa anche con scene d’impatto come quelle in cui si vede una pellicola bruciare o una mano bucata da un chiodo, come nei capisaldi del Surrealismo cinematografico europeo dei vari Buñuel e Léger. Bergman ispirò infatti fortemente il pensiero dei fautori della Nouvelle Vague come di altre correnti cinematografiche del continente, proprio grazie ai suoi lavori e le sue riflessioni tanto uniche da considerarlo uno dei registi più autorevoli della Settima Arte. In periodi dove mezzi semplici, attori semiprofessionisti e bianco e nero erano gli unici strumenti a disposizione, le opere del regista riuscivano e combinarli in un connubio perfetto, orientato all’analisi dell’essere umano. Questo non significa però che ciò che c’è stato prima vada però considerato scadente:così come i dischi precedenti di Marracash hanno tutti un proprio valore intrinseco, allo stesso modo i capolavori neorealisti hanno comunque giovato di importanti strutture e di mezzi di qualità distribuiti da aziende come la Ferrania Film, ricollegabile ai classici del Neorealismo italiano di Fellini e De Sica, incisi in maniera immortale proprio nelle pellicole Ferrania.
In Persona Marracash però non si addentra nel sentiero metatestuale, si limita ad abbracciare il percorso di autoanalisi, e il risultato è liricamente impressionante, sin dalla prima traccia, sin dal primo ascolto. Anche qui ritroviamo svariati riferimenti letterari, artistici e cinematografici, talmente tanti che è difficile tenere il conto. Ci aveva però già abituato a questo modus operandi: era il 2011, usciva il suo disco “King Del Rap”, e il video estratto dall’omonimo singolo era ispirato ad un’opera televisiva che aveva cresciuto l’intera generazione dei ‘90, ossia Willy Il Principe Di Bel Air. Che, guarda caso, in America non era solo un personaggio iconico, ma anche e soprattutto il nome dell’alter ego di Will Smith come rapper. 
2 notes · View notes
bangtanitalianchannel · 6 years ago
Text
Tumblr media
[ARTICOLO] Quello che una boyband ci può insegnare sull’avere un impatto sociale
“Questa è l’era dei social media: i brand e gli influencer faticano a diventare qualcuno su internet e molti stanno studiando la strada migliore per aumentare la propria portata e soprattutto per crearsi un seguito. Se vi dicessi che qualcuno non solo ha già conquistato questo obiettivo, ma lo sta anche sfruttando per esercitare un’influenza positiva, penso che non sarebbe difficile credermi. Ma se vi dicessi invece che questo ‘qualcuno’ è una boyband sudcoreana che al momento sta avendo un successo travolgente in tutto il mondo? Se non avete sentito parlare di loro probabilmente trovereste assurdo tutto ciò, ma se il nome non vi è nuovo ve lo aspettereste di sicuro. Gli incriminati sono i BTS, ovvero i ‘Beyond The Scene’, ‘Bangtan Boys’ o ‘방탄소년단’ in coreano, che si traduce come ‘boy scout antiproiettile’.
Recentemente il gruppo, formato dai membri RM, Jin, Suga, J-Hope, Jimin, V e Jungkook con un’età compresa tra i 21 e i 26 anni, è arrivato al punto di ottenere oltre 49 milioni di engagement su 18 milioni di follower su Twitter. Ad oggi sono l’unico account sulla piattaforma a raggiungere questo numero. Tuttavia, i loro successi non sono solo legati alla loro attività sui social media: nel 2018 sono infatti diventati le persone più giovani (di parecchi anni) a ricevere l’‘Order of Cultural Merit’ in Corea del Sud, il che è simbolo del loro successo e della loro influenza sulla cultura coreana e del loro contributo all’‘Hallyu wave’, ovvero alla portata internazionale della cultura sudcoreana.
I BTS hanno debuttato nel 2013 e dal quel momento hanno continuato a cantare, danzare e rappare nella loro scalata verso il successo. Hanno iniziato con un sostegno economico minimo – è risaputo che avevano dovuto prendere in prestito l’auto di uno dei produttori per girare un video musicale. Tuttavia, il loro impegno costante e la loro passione la musica li ha portati a catturare l’attenzione di milioni di fan: è accaduto che qualche volta siano rimasti a provare le coreografie per 14 ore in un giorno; inoltre scrivono e producono immancabilmente le loro canzoni, ogni tanto addirittura rilasciando dei mixtape o altri loro lavori gratis. Questo esercito di fan (letteralmente chiamati A.R.M.Y.) non appartiene al tipico segmento demografico normalmente al seguito di una boyband. Molti di coloro che si definiscono ARMY si rivelano essere adulti - addirittura genitori e nonni - che apprezzano la musica dei BTS e partecipano ai loro tour mondiali con i propri figli. Non si possono analizzare i BTS senza includere il loro fandom (ovvero il loro gruppo di fan) dal momento che la loro attività e la loro presenza online sono una forza da non sottovalutare. Insieme, il loro impatto va oltre la musica e la cultura e, come vedremo, si estende anche alla politica, all’economia e in particolare alla società.
L’impatto politico ed economico dei BTS
Andando oltre la musica, nel 2018 l’impatto culturale dei BTS ha anche raggiunto i livelli della politica. Lo scorso ottobre, infatti, il gruppo ha partecipato ad un concerto organizzato a Parigi per celebrare l’amicizia tra la Francia e la Corea del Sud con una sorta di incontro culturale tra i due Paesi. Hanno presenziato all’evento Moon Jae In, presidente della Corea del Sud, e molte personalità di spicco sia francesi che coreane. L’influenza e la popolarità globali dei BTS li hanno certamente resi degli ambasciatori non ufficiali del loro Paese, nonché una specie di “arma” pacifica. Il gruppo non è, tuttavia, estraneo ai temi politici, già affrontati in diverse occasioni, come per esempio nel loro singolo di debutto, “No More Dream” o nella traccia  successiva “N.O”, nelle quali è denunciata la pressione che pesa sulle spalle della gioventù sudcoreana soprattutto nell’ambito scolastico, ma anche in altre canzoni, come “Am I Wrong” o “Change”, quest’ultima frutto della collaborazione fra il leader Namjoon e il rapper americano Wale, che spingono all’azione e al cambiamento. Il video musicale del singolo “Spring Day”, invece, è stato pensato come un omaggio alle vittime del naufragio del traghetto Sewol avvenuto nel 2014, un evento che, all’epoca, divenne un caso mediatico e scatenò accese polemiche contro la politica sudcoreana.
A tutto ciò si aggiunge il potere economico dei BTS che deriva dall’avere una larga distribuzione demografica di fan che investono in tutto ciò che riguardi il gruppo, dalla musica che potrebbero avere gratis, ma che decidono comunque di portare in cima alle classifiche mondiali a qualsiasi tipo di brand con il quale gli artisti abbiano un contratto. Attorno ai BTS soltanto c’è un giro d’affari di più di 60 milioni di dollari (N.B/ circa 52,3 milioni di euro), ma si stima che ogni anno facciano affluire nelle casse della Corea del Sud 3,6 miliardi di dollari (N.B/ equivalenti circa a 3,1 miliardi di euro). Indipendentemente dal settore, le loro sponsorizzazioni sono sempre estremamente produttive, basti citare la Hyundai Palisade, SUV che ultimamente il gruppo sta pubblicizzando e che nella prima giornata di prevendita ha fruttato all’azienda automobilistica coreana 3.500 ordini, l’equivalente di cinque mesi di vendite per altri SUV di produzione straniera. Parimenti negli ultimi tre mesi, grazie alla collaborazione dei  BTS con la Kookmin Bank, più di 120.000 piani di risparmio sono stati aperti, per un bilancio totale di 60 milioni di dollari circa, mentre il recente partenariato con la Mattel, produttrice della famosa bambola di Barbie, ha fatto aumentare dell’8% il valore delle quote azionarie dell’azienda. Come se non bastasse, poi, anche conversazioni casuali possono avere un impatto economico, quando si tratta dei BTS, come quanto accaduto recentemente con Jungkook, uno dei membri del gruppo, che, parlando con i fan su un social, ha menzionato di usare l’ammorbidente prodotto dalla Downy, facendo inconsciamente sì che la Downy vendesse l’equivalente dello stock di due mesi nel giro di poche ore. Essendo incidenti del genere capitati già diverse volte, ormai i media coreani li riconoscono come risultato di quello che chiamano “Effetto BTS”.
Ciò in cui il gruppo crede si traduce sempre in azioni concrete
Per essere d’ispirazione ad un seguito del genere, tuttavia, popolarità e fortuna non sono abbastanza. Sono infatti le idee ad ispirare le persone, ed è nel momento in cui queste si traducono in azioni concrete che il pubblico si sente incoraggiato ad afferrare le redini della situazione. Prendiamo adesso in esame le convinzioni che stanno a cuore ai BTS e ai loro fan e sulle quali lavorano insieme.
Oltre alla volontà dei BTS di aiutare ed incoraggiare i giovani e di raggiungere più persone possibili, il loro messaggio vuole trasmettere due cose: inclusività ed identificazione. Sembra però che il sentiero per raggiungere questo obiettivo sia stato difficoltoso.
I BTS hanno le loro radici nell'hip-hop: prima di unirsi al gruppo RM e Suga erano rapper underground e J-Hope un ballerino hip-hop. La conoscenza dell'hip-hop e delle sue origini non sono così prevalenti nell'industria d'intrattenimento coreana, per questo un viaggio a Los Angeles e l'incontro con i mentori Coolio e Warren G è stato loro utile per capire realmente la cultura e il suo significato.
Successivamente in un'intervista il leader RM ha spiegato cos'ha imparato da Warren G per quanto riguarda il significato di hip-hop: "Non importa quale sia la tua nazionalità o da dove tu provenga, l'hip-hop è un tipo di musica che è sempre pronto a dare spazio a chi apprezza l'hip-hop stesso. Quindi non ci si deve lasciar frenare da qualsiasi tipo di pregiudizio."
Inoltre quando nel 2016 i fan fecero notare un problema in alcuni dei loro testi che sembravano essere misogini, loro hanno ascoltato e hanno reagito. Ora, come RM ha spiegato in un'intervista, si accertano di consultare specialisti per essere sicuri che i loro testi non siano più in qualche modo offensivi. I BTS lavorano duramente per integrare l'inclusività nel loro messaggio.
E per quanto riguarda l'identificazione? Questo elemento c'è sin dall'inizio. Fin da quando hanno iniziato a partecipare alla scrittura della loro musica i membri hanno affrontato (nei loro testi) problemi personali e vicini a loro. Nei primi album possiamo trovare le difficoltà legate alla scuola, liceo o università. Successivamente i temi si sono trasformati in paura di crescere, solitudine e anche problematiche come la salute mentale sono state affrontate.
La loro ultima serie di album "Love Yourself" è stata scritta come viaggio verso l'amare se stessi, passo per passo, esplorando relazioni tossiche e dannose e il pericolo dell'illusione, prima di arrivare ad un'epifania (una canzone è letteralmente chiamata "Epiphany") per trovare la risposta definitiva: amare se stessi. Mentre non tutti possono soffrire degli stessi problemi, tanti possono trovare conforto in canzoni in cui possono identificarsi anche se le circostanze sono diverse.
Oltre ai messaggi trasmessi attraverso le loro canzoni, i BTS hanno sin da subito prestato la massima attenzione alle loro azioni e a come queste azioni traducono ciò in cui credono. In particolare il gruppo ha una storia di donazioni e beneficenza. Per esempio il rapper Suga il giorno del suo compleanno ha mantenuto una vecchia promessa che consisteva nel comprare ai fan del manzo coreano (notoriamente molto costoso) donandone una parte a 39 orfanotrofi.
Lo stesso giorno i fan hanno fatto una donazione a nome dello stesso artista alla Korea Childhood Leukemia Foundation. È infatti diventata una tradizione per i fan quella di donare o organizzare campagne di beneficenza per i compleanni dei membri. Quando UNICEF ha collaborato con Star Wars per la campagna #RoarForChange gli ARMY hanno usato il loro particolare potere su Twitter per raccogliere il milione di dollari, traguardo che si sperava di raggiungere in un mese ma raggiunto in poco più di 24 ore. L'UNICEF è anche collaboratore dei BTS, con la serie Love Yourself tradotta da settembre 2017 nella campagna #EndViolence e #LoveMyself, che ha raccolto più di 1,4 milioni di dollari in un anno. Inoltre, il gruppo è parte della nuova campagna dell'UNICEF Generation Unlimited, lanciata in settembre 2018. Orgogliosi di questo coinvolgimento, gli ARMY si sono persino uniti a formare One In An ARMY, un'organizzazione che ogni mese sceglie un ente benefico diverso in modo da raccogliere fondi e campagne per incrementare la consapevolezza legata al problema: tra quelle già aiutate, NGOSyriaCare, che provvede cibo per i rifugiati siriani, e Thirst Relief, che procura acqua potabile in diversi paesi.
Un'influenza positiva
Ora che abbiamo esaminato perché i BTS ispirano, attraverso le loro idee e azioni, gli altri, passiamo a studiare l’estensione della loro influenza e del loro impatto sugli stessi. Anche se prima di tutto sono artisti musicali (cantanti, rapper, ballerini, scrittori, produttori…), utilizzano diversi mezzi per comunicare la loro arte, che in cambio ispira anche gli altri a sviluppare la propria creatività. Una trama che prosegue attraverso diversi loro video musicali e canzoni, per esempio, è ora raccontata anche per mezzo di un webtoon (fumetto online), nonché di un libro, che sarà rilasciato a marzo. Usano anche “Highlight reels”, o corti, per raccontare la storia. La vita reale (invece), uno sguardo dietro le quinte al loro tour mondiale del 2017, è stata raffigurata attraverso un documentario su YouTube ed un film rilasciato nei cinema mondiali, che mostrava un nuovo tipo di sincerità e vulnerabilità, in quanto il pubblico ha scoperto il lato oscuro dei riflettori e la pressione e le sofferenze che sopportano. Anche i libri non sono inusuali nella loro arte: l'album Wings è basato su Demian di Herman Hesse e la canzone Magic Shop su Into The Magic Shop di Dr. James R. Doty. Allo stesso modo, i fan ricambiano sviluppando abilità in diversi settori, che siano artistici o musicali con cover e fanart, o incrementando la loro conoscenza dell'industria dell'intrattenimento. Molti gruppi si sono formati, come club del libro, o per aiutare negli studi, condividere consigli sulla carriera o ricette da tutto il mondo. In questi casi, internet ha veramente aiutato il mondo a diventare un villaggio globale. Diversi giornali online sono stati creati e i fan hanno la possibilità di imparare a scrivere, modificare video, creare siti web e guidare campagne di marketing.
In molti modi, queste piccole cose mostrano il considerevole impatto che il gruppo ha avuto nelle vite di molte persone. Ma grandi eventi e progetti rivelano la sua vera estensione. Lo scorso settembre, i BTS sono apparsi davanti alle Nazioni Unite per il lancio dell'ultima campagna dell'UNICEF, Generation Unlimited. Il loro discorso ha fatto il giro del mondo, e per una buona ragione. Il leader, RM, si è rivolto alle Nazione Unite con un lungo discorso, interamente in inglese, in cui ha raccontato la sua storia. Ha incoraggiato così il suo pubblico ad esprimersi e a guadagnare sicurezza:
“Abbiamo imparato ad amare noi stessi quindi vi incoraggio ora a ‘parlare di voi stessi’. Vorrei chiedere ad ognuno di voi: qual è il tuo nome? Che cosa ti emoziona e fa battere il tuo cuore? Raccontami la tua storia. Voglio sentire la tua voce e voglio sentire la tua convinzione. Non importa chi tu sia, da dove vieni, il colore della tua pelle, la tua identità di genere: fai sentire la tua voce. Trova il tuo nome e trova la tua voce parlando di te stesso.”
La rivista TIME li ha dichiarati parte dei Leader della Prossima Generazione, un tributo alla loro influenza positiva e alle tante cose che verranno.
L’orgoglio nel loro retaggio coreano, chiaramente visibile in numerose loro esibizioni e canzoni, le quali usano strumenti coreani tradizionali o vengono scritte in dialetto, ha avuto un impatto enorme: la loro dedizione nel continuare a cantare e a comunicare esclusivamente in coreano ha spinto i fan ad imparare la lingua. Una fan e parlante inglese racconta in questo articolo come imparare una nuova lingua e scoprirne la cultura l’ha portata a realizzare come si fosse sempre aspettata che gli altri la salutassero in inglese e a come non avesse mai pensato di venire loro incontro almeno a metà strada.
Non solo i fan riscoprono vecchie tradizione ma sfidano anche i comportamenti cosiddetti normalizzati, come l’invasione della privacy e il razzismo su internet, argomenti discussi da gruppi numerosi in server speciali creati su Discord, in un tentativo di risolvere queste problematiche attraverso il dialogo piuttosto che attraverso un ciclo ripetuto di offese, scuse e dimenticanze. I problemi riguardanti la privacy e il mobbing nella vita reale cercano di essere risolti anche attraverso il progetto Purple Ribbon ARMY, il quale ha lo scopo di ridurre il mobbing nei confronti del gruppo negli aeroporti durante i loro tour mondiali o in altri luoghi visitati durante la loro schedule. Come possiamo vedere, c’è un vero sforzo mirato a portare il cambiamento e rendere un pochino migliore, magari, la vita delle persone.
Che cosa possiamo imparare quindi da questo fenomeno? Beh, se vuoi allargare la portata della tua influenza, ecco qui alcune delle cose a cui dovresti prestare attenzione. Prima di tutto, ciò in cui credi e come ti comporti di conseguenza: le persone ti seguiranno se si immedesimeranno nelle tue intenzioni e giudicheranno le tue azioni come significative. Affidabilità, inclusività e apertura mentale ti faranno fare molta strada nel mettere le persone a proprio agio con le tue idee e i tuoi progetti. Infine, se commetti un errore, impara da esso e fai in modo che le tue azioni future mettano in mostra ciò che hai imparato. E ricorda: il mondo - e internet - possono essere un bel posto se tu li aiuti a diventare tali.”
Traduzione a cura di Bangtan Italian Channel Subs (©Cam, ©Clara, ©CiHope, ©jimindipityR, ©lynch ) | ©Medium.com
79 notes · View notes