#laureati STEM
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pier-carlo-universe · 10 days ago
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Laurea e lavoro: dove si guadagna di più? Crescita salariale nei settori e Paesi chiave
Neolaureati: stipendi in crescita in Europa, ma l’Italia arranca nel confronto globale
Neolaureati: stipendi in crescita in Europa, ma l’Italia arranca nel confronto globale Il mercato del lavoro per i neolaureati sta vivendo una trasformazione significativa, con differenze marcate a livello internazionale in termini di crescita salariale. Secondo i dati diffusi dall’Osservatorio sul capitale umano di Mercer, tra il 2021 e il 2024 si è registrata una crescita importante degli…
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enkeynetwork · 2 months ago
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newsnoshonline · 7 months ago
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Ho fatto camminare i miei colleghi bianchi nei panni di uno studente nero per un giorno La sfida di aumentare la diversità nelle carriere scientifiche Il calendario dell’ex presidente dell’Università del Maryland Baltimore County, Freeman Hrabowski, è pieno di inviti per condividere la sua esperienza nell’educazione scientifica e nella promozione della diversità. Dai segreti per aumentare la rappresentanza di studenti neri in STEM. Il programma Meyerhoff Scholars: un modello di successo Negli anni ‘80, Hrabowski ha lanciato il programma Meyerhoff Scholars per promuovere la diversità degli studenti universitari in STEM. Il programma ha avuto successo, con oltre 1.500 studenti laureati e 448 dottorati conseguiti. Ha ispirato iniziative simili in altre università statunitensi. Combattere il razzismo: l’esperienza
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delectablywaywardbeard-blog · 9 months ago
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L'talia sesta al mondo nel supercalcolo, serve formazione
L’Italia scommette ora sull’Intelligenza Artificiale e lo fa forte della sua rete di supercomputer: siamo il sesto Paese al mondo per potenza di calcolo, ma la sfida deve passare dalla formazione dei giovani, perché sono ancora troppo pochi i laureati nelle Stem, ossia nelle discipline relative a scienza, tecnologia, ingegneria e matematica. E’ questo il messaggio che arriva dall’evento di…
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siciliatv · 1 year ago
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Donne e tecnologia: cresce il lavoro femminile nei settori hi-tech ma i tassi restano bassi
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Il mondo della tecnologia sta assistendo a una profonda trasformazione, che si manifesta in diversi cambiamenti sia dal lato dei consumatori che da quello delle aziende. Uno degli aspetti più cruciali di questo mutamento è, per esempio, la crescente presenza femminile nei settori hi-tech. McKinsey & Company ha recentemente evidenziato questo trend, specificando però che se l'Europa riuscisse a raddoppiare la percentuale di lavoratrici donne in campo tecnologico, portandola al 45% entro il 2027, potrebbe godere di un aumento del PIL fino a 600 miliardi di euro. Un valore che sottolinea un potenziale economico inesplorato rappresentato proprio dalle donne nell'industria tecnologica. Donne e lavori ad alta tecnologia: la situazione attuale Rispetto al passato, la presenza di donne nelle aziende hi-tech è aumentata nel giro di pochi anni, evidenziando una tendenza nuova e di assoluto interesse per l'economia globale. In realtà, però, a questo trend positivo corrispondono valori non ancora particolarmente elevati, con una presenza femminile nei settori STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) tuttora considerata critica. Attualmente, infatti, solo il 38% dei laureati in materie STEM è donna e questo dato si riflette direttamente nella composizione della forza lavoro tecnologica, dove solo il 22% delle posizioni è occupato per l'appunto da professioniste. Nel caso di ruoli più specifici, come DevOps e Cloud, poi la percentuale si riduce all'8%, mostrando come vi sia ancora un netto predominio maschile in questi ambiti. Va inoltre osservato che nelle posizioni di maggior rilievo, le figure femminili rappresentano una vera e propria eccezione: stando a dati EIGE del 2018, infatti, a livello dirigenziale nelle ITC europee era possibile trovare solo un 25% di donne, percentuale che scende al 17% se si guarda agli amministratori delegati. Corsi STEM: una bassa partecipazione femminile Ma perché, nonostante i segnali positivi, le donne sono ancora sottorappresentate nei settori tecnologici in Europa? McKinsey identifica alcuni momenti cruciali del percorso formativo e professionale in cui le donne perdono terreno: durante la transizione dall'istruzione primaria e secondaria all'università, per esempio, la percentuale di donne nei corsi STEM scende infatti di 18 punti percentuali. Inoltre, durante il passaggio dall'università al mondo del lavoro, si verifica una diminuzione ulteriore del 15%. Guardando all'uso delle nuove tecnologie nel mondo lavorativo, però, si nota come alcuni ambiti siano molto più gettonati tra le donne, che di conseguenza sono più presenti in alcuni settori specifici, come il social networking (50%) e l'e-commerce (46%). Molto più basso, invece, il loro coinvolgimento in ruoli tecnologici di rilievo, come sviluppatori e ingegneri dei dati, nei quali la percentuale si ferma al 22%. Considerando l'aumento della richiesta di queste professioni all'interno delle aziende, potrebbe tuttavia essere molto interessante per le donne che si avvicinano al mondo del lavoro guardare a tali posizioni con maggiore interesse. Lo sviluppo di servizi digitali come quelli di intrattenimento, sempre più diffusi a livello globale, ha portato infatti a un rapido incremento nelle assunzioni di sviluppatori e altri professionisti capaci di progettare e dare vita a siti web e applicazioni mobili che permettono, per esempio, di giocare in rete agli svaghi tipici dei casino e di approfondire strategie e regole del poker e degli altri passatempi, una tipologia di lavoro che oggi risulta a netta prevalenza maschile ma che può rappresentare un importante sbocco anche per le ragazze che decidono di studiare queste materie. Proiezioni e obiettivi per il 2027 Guardando al futuro, McKinsey prevede che, al ritmo attuale, la percentuale di donne in professioni tech in Europa raggiungerà il 21% entro il 2027, ma suggerisce al tempo stesso di intervenire affinché la tendenza possa essere migliorata, al fine di sfruttare appieno il potenziale femminile nel settore tecnologico. Secondo la nota società di consulenza, bisognerebbe in particolare agire su alcuni punti fondamentali, che tocchino sia il lavoro in senso stretto che le fasi precedenti all'ingresso sul mercato professionale. In primis occorrerebbe, infatti, supportare le donne nella loro affermazione lavorativa in ambito hi-tech, fornendo strumenti di sostegno adeguati, inoltre andrebbe migliorata la flessibilità all'interno delle aziende, un tema che riguarda non soltanto il mercato della tecnologia ma un po' l'intera organizzazione economica, dal momento che le donne risultano ancora oggi maggiormente frenate rispetto agli uomini dalle responsabilità di caregiving, maternità in primis. In quest'ottica, la soluzione più efficace potrebbe essere quella di garantire il ricorso al lavoro a distanza, e orari più flessibili. In ultima analisi, non bisogna sottovalutare la bassa partecipazione femminile alle materie STEM, quindi adottare misure per rafforzare questa presenza già in ambito accademico. In sostanza, le proposte di McKinsey offrono una roadmap per spingere ancora più in alto la presenza femminile nel settore della tecnologia e puntare al raggiungimento della parità di genere nei prossimi anni. Sbloccare il potenziale delle donne nei ruoli tech non solo contribuirà all'equità di genere, ma porterà anche benefici economici considerevoli per l'Europa. Rendere il settore tecnologico più accessibile e inclusivo per le donne è un passo essenziale verso un futuro in cui il talento femminile svolge un ruolo centrale nella definizione delle tecnologie del domani. Read the full article
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cinquecolonnemagazine · 1 year ago
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Donne nella ricerca: una disparità di genere ancora troppo diffusa
Le donne rappresentano circa la metà dei laureati e dei dottorati in Europa, ma abbandonano progressivamente la carriera accademica e il mondo della ricerca, arrivando a costituire appena il 33% della forza lavoro nel mondo della ricerca, e solo il 26% dei professori ordinari, direttori di dipartimento o di centri di ricerca. La situazione peggiora ulteriormente nelle facoltà scientifiche (cosiddette STEM - Science, Technology, Engineering, Mathematics); infatti, se per le discipline umanistiche le donne occupano più del 30% delle posizioni più alte della carriera accademica, il dato scende al 22% per le scienze naturali e al 17,9% per l'ingegneria e la tecnologia. Donne nella ricerca: la situazione italiana Anche l'Italia si mostra essere ancora indietro sulla parità di genere nel mondo della ricerca, collocandosi terzultima in Europa, con solo il 17% di donne occupanti i ruoli più alti nella ricerca. Le barriere incontrate dalle donne nel mondo della ricerca sono molteplici, e possono essere raggruppate in tre categorie principali: - Pregiudizi e discriminazioni: ancora oggi, persiste un pregiudizio nei confronti delle donne che si dedicano alla scienza. Questo pregiudizio si manifesta in diversi modi, ad esempio nella mancanza di riconoscimento del lavoro femminile, nel divario salariale tra uomini e donne, e nella scarsità di modelli e mentori femminili di successo in posizioni di rilievo. - Carenze strutturali: il mondo della ricerca è spesso caratterizzato da una rigidità delle regole e delle procedure, che può ostacolare la carriera delle donne, soprattutto dopo la maternità. Inoltre, le donne spesso devono conciliare la carriera accademica con le responsabilità familiari, un compito che può essere molto difficile e oneroso. - Mancanza di politiche di inclusione: spesso, le università e gli altri enti di ricerca non adottano politiche di inclusione volte a promuovere la parità di genere. Ciò può portare a una mancanza di opportunità per le donne, e a un ambiente accademico che non è inclusivo e accogliente per tutte le persone. Un problema serio da risolvere La disparità di genere nel mondo della ricerca è un problema serio che ha un impatto negativo sull'intera società. Per colmare questa disparità, è necessario intervenire su tutti i fronti, a partire dal cambiamento dei pregiudizi e delle discriminazioni, fino all'adozione di politiche di inclusione che promuovano la parità di genere. Foto di Michal Jarmoluk da Pixabay Read the full article
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scienza-magia · 2 years ago
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Aziende ricercano ingegneri e tecnici con e-skill in ambito IT
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Sul lavoro è boom di assunzioni digitali: ecco le figure più richieste e quelle introvabili. Nel 2022 la domanda di e-skill mix ha riguardato 823mila posizioni (l’anno prima 646mila). Il mix di competenze digitali è richiesto ai laureati per il 49,9% delle assunzioni, in particolare nelle materie Stem. Tecnologie digitali, nuove formule organizzative aziendali e modelli di business innovativi: nel 2022 quasi il 70% delle imprese, vale a dire sette su 10, ha investito in almeno uno di questi ambiti della trasformazione digitale e il 41,4% ha adottato strategie di investimento integrate in grado di combinare queste tre aree. Ma per accompagnare la Transizione 4.0 le imprese hanno sempre più bisogno di capitale umano formato. Lo scorso anno in oltre sei assunzioni su 10 sono state richieste competenze digitali di base; per poco più di un ingresso su due si è andati a caccia delle abilità relative all’utilizzo di linguaggi e metodi matematici e informatici: e a oltre un terzo delle assunzioni è stata richiesta la capacità di gestione di soluzioni innovative 4.0. Eppure, anche qui, il mismatch si è confermato elevatissimo con il 42% delle figure ricercate che è risultata difficile da trovare. La Classifica
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La fotografia scattata dal volume «Competenze digitali, 2022» del Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal, in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di commercio G. Tagliacarne, ha evidenziato la crescente centralità delle competenze digitali nel mercato del lavoro attuale, e anche delle e-skills combinate tra loro. Nel 2022 la domanda di e-skill mix ha riguardato 823mila posizioni (l’anno prima 646mila). Il mix di competenze digitali è richiesto ai laureati per il 49,9% delle assunzioni, in particolare nelle materie Stem. La percentuale più alta (54,1%) di richiesta di e-skill mix riguarda però i diplomati Its Academy a dimostrazione della centralità di questi percorsi formativi nei processi di trasformazione digitale e del loro stretto collegamento con le esigenze del tessuto imprenditoriale e produttivo. Per i profili in possesso di tali mix di competenze le difficoltà di reperimento raggiungono il 47,3% della domanda (+7,1 punti rispetto al 2021), in particolare si concentrano nell’ambito delle professioni specialistiche legate all’implementazione dei processi di digitalizzazione (matematici, statistici, professioni assimilate). Più in generale le imprese, lo scorso anno, hanno ricercato analisti e progettisti di software, ingegneri elettronici e in telecomunicazioni fino ad arrivare agli ingegneri energetici e meccanici. Tra le figure tecniche più richieste spiccano i programmatori, i tecnici web e quelli esperti in applicazioni, ma anche i tecnici dell’organizzazione della gestione dei fattori produttivi. A livello territoriale, sono le province di Milano con oltre 113mila assunzioni, Torino con quasi 44mila, Bologna con oltre 23mila e Brescia con quasi 22mila ad aver programmato il maggior numero di assunzioni per richiesta di capacità di utilizzare linguaggi e metodi matematici e informatici con grado di importanza elevato. Per quanto riguarda le competenze digitali di base sono molto importanti, nell’ordine, per circa 168mila lavoratori ricercati in provincia di Milano, 126mila a Roma, quasi 57mila a Torino e oltre 55mila in provincia di Napoli. Read the full article
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telodogratis · 2 years ago
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Le aziende europee cercano giovani tecnici, ma in Italia non si fanno trovare 
AGI – Le aziende europee sono alla disperata ricertca di laureati in materie scinetifiche, ma sempre più giovani italiani scelgono di non cercare più lavoro e di non studiare. È il paradosso che emerge incrociando i dati di uno studio Deloitte e di una ricerca di Cgil. Sempre più aziende cercano persone con profili Stem, cioè laureate in scienza, tecnologia, ingegneria e matematica, e non…
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grifo80 · 2 years ago
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⭐ POTENZIARE INSEGNAMENTO MATERIE STEM E INVESTIRE NELLE COMPETENZE TECNICHE AVANZATE E IMPRENDITORIALI Per i lavori del futuro è richiesta un'elevata preparazione scientifica, su cui i ragazzi italiani devono colmare il gap che hanno rispetto ai pari età europei. Per questo proponiamo di rafforzare l’insegnamento delle materie STEM (science, technology, engineering and mathematics) dall'inizio del percorso scolastico. Perché per incrementare i laureati STEM bisogna appassionare le bambine e i bambini alle discipline scientifiche fin da piccoli. Vogliamo inoltre spingere affinché le aziende si mettano in rete e creino le scuole dei mestieri, con l’obiettivo di formare le nuove figure tecniche specializzate nella realizzazione dei prodotti dell’artigianato italiano, riconosciuti a livello internazionale. #DallaParteGiusta (at Rome, Italy) https://www.instagram.com/p/Chw8nF8MPDI/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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 Life Sciences Strategy: Sanofi guida l'Italia verso un futuro di innovazione e competitività nel settore farmaceutico. Roma
Un evento a Roma per delineare le priorità strategiche delle Scienze della Vita in Italia, tra ricerca, sviluppo e attrazione di investimenti
Un evento a Roma per delineare le priorità strategiche delle Scienze della Vita in Italia, tra ricerca, sviluppo e attrazione di investimenti. Roma, 13 novembre 2024 – Si è tenuto oggi a Roma l’importante evento “Il valore del settore farmaceutico nel sistema Paese. Una Life Sciences Strategy italiana”, promosso da Sanofi Italia e ospitato presso il Centro Studi Americani. L’incontro ha…
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b0ringasfuck · 3 years ago
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Invece il contesto urbano di Kabul com’è stato negli ultimi 20 anni? E nei paesi attigui?
Perchè si, la situazione è complicata, ma la lettura è più o meno la stessa.
Per la cronaca l’Iran ha avuto ministri donna anche in anni recenti ed è uno dei paesi con più laureati STEM in rapporto alla popolazione anche oggi.
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Gira molto questa foto in questi giorni che secondo i più rappresenterebbe alcune studentesse di Kabul negli anni settanta: come si viveva bene in Afghanistan prima dei talebani! (in Afghanistan i colpi di Stato sono iniziati nel 1973).
In realtà la stessa foto era servita in passato a magnificare la condizione delle donne di Teheran prima dell'avvento della rivoluzione islamica di Khomeini (1979): come si viveva bene in Persia ai tempi dello Shah! (Ref: Daily Mail).
Si tratterebbe dunque di una foto di studentesse dell'università di Terehan scattata nel 1971.
Secondo alcuni questa sarebbe la vera foto che rappresenta la condizione delle donne di Kabul negli anni '70:
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Cambia poco, stessa narrazione. Però bisognerebbe anche specificare che questa condizione rappresentava uno stato di eccezione relegato a un contesto urbano, un'oasi di modernità circondata da una realtà di rapporti tribali.
Non c'è quindi nessun pre-Handmaid's Tale o post-Handmaid's Tale, c'è sempre stata invece una situazione piuttosto complicata.
La narrazione, questo vizio di fantasticare sui fatti e ricostruirli come più ci aggrada, è più appestante del Sars-Cov-2.
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delectablywaywardbeard-blog · 11 months ago
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Mancano laureate Stem: in Italia, solo 1 su 3 è donna. 11 febbraio Giornata mondiale
Il numero dei laureati italiani è preoccupante se raffrontato con la media europea. Secondo l’Eurostat, oggi solo il 31,2% dei giovani italiani tra i 25/29 anni ha un laurea rispetto agli altri Paesi europei il cui numero supera il 50%. Il gap con il resto d’Europa è ancora più evidente quando si parla di discipline STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) dove la media dei laureati in…
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coneicom · 5 years ago
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Fuga di cervelli all’estero: necessario un cambio di rotta per non perdere competitività in Ue. Target: accrescere l’attrattività dell’Italia per i talenti italiani e stranieri, valorizzando crescita professionale ed opportunità di lavoro. Ilsole24ore rende noto che: “I numeri del brain drain sono imponenti: degli 80mila italiani che se ne vanno all’estero, 25mila sono laureati, con un’età compresa tra 25 e 39 anni, principalmente in materie Stem. Tre su quattro si stabiliscono in altri paesi europei tra cui Germania, Gran Bretagna, Francia e Spagna, mentre gli altri vanno oltre oceano, tra Australia, Brasile e Stati Uniti. Tra le motivazioni che li muovono ci sono gli stipendi troppo bassi del nostro paese, l’over education rispetto al ruolo svolto e la scarsa differenza retributiva rispetto ai diplomati”. #europe #europa #italy #italia #madeinitaly #competitività #competitiveness #competitive #goaway #emigration #governo #governoitaliano #giovani #giovaniitaliani #young #youngpeople #growth #professionalgrowth #economy #economia #economiaefinanza #demography #demographics #demographic #demografia #sociology #sociologia #coneicom #coneicomgroup #coneicomfollowers https://www.instagram.com/p/B7fbuW2oxn8/?igshid=19eizmre2n7ws
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cinquecolonnemagazine · 2 years ago
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Bocciatura a scuola: in aumento al primo anno delle superiori
La bocciatura a scuola è in aumento tra gli studenti del primo anno delle scuole superiori. A dirlo è l'ultimo rapporto di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare la vita delle bambine e dei bambini e garantire loro un futuro. Per evitare le bocciature e il conseguente abbandono scolastico, secondo l'Associazione, è necessario l'orientamento degli studenti alla fine delle scuole medie. Bocciatura a scuola: i dati Nel corso dell’anno scolastico 2021-2022, la percentuale di bocciature più elevata si è registrata tra gli studenti del primo anno scolastico delle superiori (8,1%, circa 40mila studenti). Mentre per gli anni di frequenza successivi si è osservata una riduzione nella percentuale di respinti fra l’a.s. 2020-2021 e l’a.s. 2021-2022, la quota di bocciature per chi ha frequentato il primo anno delle scuole secondarie di II grado è cresciuta di un punto percentuale (Dati del Ministero dell’Istruzione – Esito degli scrutini delle scuole secondarie di II grado – Anno scolastico 2021/2022). Sono diversi i fattori che possono incidere su questo dato, quali il cambiamento di scuola, delle metodologie di studio, la delicata fase adolescenziale in atto. Ma certamente, la scelta del percorso di studi più appropriato riveste un ruolo fondamentale per prevenire questi insuccessi scolastici. Orientamento scolastico Le nuove Linee guida per l’orientamento, varate dal Ministero dell’Istruzione e del Merito nell’ambito dell’attuazione del Piano Ripresa e Resilienza, rappresentano un primo passo a cui far seguire un impegno costante per favorire il pensiero critico dello studente, coinvolgere le famiglie e tutta la comunità educante (scuole, famiglie, terzo settore, università ed esperti di scienze dell’orientamento, il tessuto produttivo locale). Particolare attenzione deve essere posta, nell’orientare gli studenti nelle scelte, al contrasto delle disuguaglianze. Troppo spesso gli studenti in condizioni di povertà economica o con background migratorio vengono indirizzati automaticamente verso gli istituti professionali e tecnici senza la possibilità di una scelta che tenga conto dei loro effettivi interessi e talenti. I dati dimostrano che l’orientamento che viene generalmente volto verso gli istituti tecnici e professionali non scongiura la dispersione scolastica, tanto che la maggior parte delle bocciature nel passaggio tra il primo e il secondo anno della scuola secondaria di II grado si verificano proprio in questi istituti (12,3% degli studenti, contro il 5,9% nei licei).  Le discipline STEM Per rendere possibili scelte in controtendenza, i percorsi di orientamento dovrebbero anche prevedere attività di informazione e formazione sui servizi e le opportunità che l’ente pubblico mette a disposizione per garantire il diritto allo studio (borse di studio, fondi per l’acquisto di libri di testo o per trasporti pubblici, sgravi fiscali, ecc.), con particolare attenzione agli studenti più svantaggiati. Sapere quali opportunità di sostegno allo studio e alla carriera scolastica sono a disposizione degli studenti può consentire una valutazione più accurata delle possibilità di proseguimento degli studi, riducendo il rischio di abbandono scolastico e supportando gli studenti in difficili condizioni economiche sia nell’assolvimento dell’obbligo di istruzione sia nel proseguimento degli studi terziari. Ulteriore elemento di attenzione deve riguardare l’avvicinamento alle discipline STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) in un mercato del lavoro in cui le competenze nelle materie scientifiche sono sempre più richieste. Oggi i laureati, e soprattutto le laureate, in materie scientifiche e tecnologiche sono ancora pochi in Italia: nel 2021 solo il 24% dei giovani adulti (25-34enni) con un titolo terziario ha una laurea in queste aree disciplinari, quota che sale al 33,7% tra gli uomini (1 su 3) e scende al 17,6% tra le donne (una laureata su sei), evidenziando un importante divario di genere. È necessario un adeguato orientamento ai percorsi di studio STEM, specie per le ragazze e sin dai primi cicli scolastici, per superare stereotipi di genere che ancora oggi le allontanano da queste discipline. L'impegno di Save the Children contro la dispersione scolastica L’Organizzazione è impegnata dal 2012 nel mondo della scuola in Italia con Fuoriclasse, un progetto integrato di contrasto alla dispersione scolastica realizzato attraverso un modello di intervento costruito con le scuole e sottoposto a valutazione di impatto grazie alla collaborazione con la Fondazione Agnelli. Il progetto interviene con attività a supporto della motivazione e dell’apprendimento, al fine di garantire la piena attuazione del diritto all’istruzione, come sancito nella Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, e agisce in maniera preventiva con interventi educativi sia in ambito scolastico che extrascolastico. Dal 2017, Save the Children ha promosso la nascita della rete Fuoriclasse in Movimento, una rete di oltre 200 scuole in tutta Italia, unite per favorire il benessere scolastico degli studenti e garantire il diritto all’istruzione di qualità per tutti, con l’ambizione di contribuire, partendo dall’esperienza concreta del progetto Fuoriclasse, al rinnovamento di metodologie e strumenti con cui si affronta il fenomeno della dispersione scolastica in Italia. Il Movimento Fuoriclasse è caratterizzato a livello trasversale dall’attività del Consiglio Fuoriclasse, percorso di partecipazione gestito da rappresentanze di docenti e studenti, volto a individuare soluzioni condivise e a concretizzare un’azione di cambiamento stabile nella scuola su quattro ambiti: spazi scolastici, didattica, relazioni tra pari e con gli adulti, collaborazione con il territorio. Save the Children è al fianco di studenti e docenti per sostenere l’accesso scolastico e l’inclusione, promuovere motivazione e benessere, recuperare gli apprendimenti e rafforzare le competenze digitali. Con i nostri progetti nelle scuole nel 2022 abbiamo sostenuto oltre 29.000 studenti, 10.300 docenti e operatori, 740 scuole di ogni ordine e grado in tutta Italia. Fonte: Save the Children In copertina foto di Luisella Planeta LOVE PEACE 💛💙 da Pixabay Read the full article
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yeschanneltech · 5 years ago
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Education e trasformazione, VMware e CRUI svelano Orizzonte Digitale
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Education e trasformazione, VMware e CRUI svelano Orizzonte Digitale
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VMware e CRUI, Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, hanno svelato “Orizzonte Digitale”, l’education per accelerare la trasformazione digitale italiana.
Le iniziative prevedono, a partire dal 2020, la realizzazione di incontri formativi, seminari e lezioni didattiche che si terranno presso le principali Università italiane. Coinvolgeranno studenti, professori e personale accademico, mettendo a sistema il know-how consolidato di VMware nelle tecnologie digitali. I primi centri di competenza oggetto del programma saranno l’Università di Pisa, l’Università Federico II di Napoli e l’Università di Milano-Bicocca. Presso questi Atenei, VMware e CRUI prevedono di formare circa 1000 studenti l’anno.
Le attività didattiche permetteranno agli studenti di acquisire competenze sulle tecnologie più innovative. L’obiettivo è quello di aiutarli a orientarsi verso le nuove figure professionali che saranno sempre più richieste dal mercato del lavoro. I programmi formativi rivolti ai docenti e al personale universitario consentiranno loro di perfezionare le proprie conoscenze e capacità in chiave. Ciò per colmare la carenza di competenze che ancora accompagna il mondo della tecnologia.
Education e trasformazione
Le iniziative promosse da VMware con la CRUI e le Università Italiane si inseriscono in un più ampio impegno per l’education che l’azienda sostiene a livello globale. Esse rientrano nel programma VMware IT Academy, il percorso educativo volto a sviluppare le competenze tecnologiche degli studenti delle scuole secondarie e universitari. L’IT Academy fornisce inoltre risorse agli educatori che erogano corsi VMware autorizzati. VMware e la CRUI gestiranno i corsi di alta formazione, i seminari e la formazione continua presso i centri di competenza VMware.
In occasione dell’annuncio del programma “Orizzonte Digitale” VMware e la CRUI annunciano i risultati di uno studio condotto da Forum PA. La ricerca ha interessato il ruolo del sistema universitario per lo sviluppo territoriale, mostrando come la presenza universitaria abbia un impatto positivo sulla diffusione di esperienze imprenditoriali. A partire dai dati resi pubblici, la ricerca evidenzia lo stretto legame che unisce la comunità accademica e il mondo delle aziende:
È Pisa la Provincia con un rapporto più alto fra iscritti all’Università e residenti. Pisa vanta 42.607 iscritti su 420.752 abitanti e supera la soglia dei 10 ogni 100. Un rapporto superiore a 5 iscritti ogni 100 residenti lo si rileva sia in alcune grandi realtà sia in province di dimensione decisamente minore.
Esiste una relazione fra presenza universitaria nelle province italiane e i principali indicatori socio-economici: nelle 10 province del Nord con alta presenza universitaria il tasso di occupazione è del 67,2%.
Education e trasformazione
Esiste una relazione anche fra la presenza universitaria e la diffusione delle attività produttive ad alto contenuto di conoscenza nei servizi e ad alta intensità tecnologica. I dati dimostrano che la relazione è molto netta al Centro-Nord, molto meno al Sud. Secondo la classificazione EUROSTAT/OCSE, rientrano tra i servizi ad alto contenuto di conoscenza i servizi di informazione e comunicazione e le attività di ricerca scientifica e di sviluppo. Rientrano tra le industrie ad alta intensità tecnologica le imprese che operano, tra l’altro, nelle attività relative a elettronica, aeromobili etc.
Per quanto riguarda le start up, il numero medio di start up per 10.000 imprese tende ad aumentare al crescere della presenza universitaria nella provincia. Si passa infatti da un valore minimo di 7,9 nei territori con presenza universitaria marginale, al 14,5 nelle province appartenenti al livello medio basso. Il massimo è 23,4 nelle province centrosettentrionali ad alta intensità universitaria. Tuttavia, anche nelle province del Mezzogiorno innovative risulta inferiore a quella calcolata per le province del Centro-Nord.
Le richieste del mondo del lavoro
Gli studenti iscritti ai corsi STEM rappresentano quasi il 30% del totale degli iscritti, mentre l’offerta di corsi STEM copre il 37% del totale dei corsi disponibili in Italia (14.117). In cima alla classifica per numero di iscritti ai corsi di laurea STEM troviamo le grandi città metropolitane di Milano (56. 123), Roma (54.911), Torino (40.761), Napoli (39.2015), seguite da Padova (19.589), Bologna (17.225), Pisa (16.589) e Bari (15.833).
In termini di domanda di lavoro qualificata, la richiesta di laureati si concentra tra le imprese delle città metropolitane di Milano (87.440 unità), Roma (64.220) e in misura minore Torino (28.220) e Napoli (21.050). Complessivamente le quattro maggiori aree urbane coprono più di un terzo della domanda totale (36,5%).
Per quanto riguarda le province del Mezzogiorno, la relazione con i livelli di presenza universitaria esiste, ma è un po’ meno nitida per quanto riguarda i tassi di occupazione. A livello di macro-ripartizione territoriale lo studio ha rilevato come, mentre nel Centro e Nord Italia a maggiori livelli di presenza universitaria corrispondono maggiori tassi di occupazione. Nel Sud e nelle Isole la corrispondenza è meno lineare. Questo dato conferma alcune premesse dello studio, ovvero che la qualificazione del capitale umano attraverso la formazione universitaria sia “uno dei” fattori di sviluppo territoriale. È plausibile ipotizzare che esso agisca con più efficacia quando si combina con altri fattori mentre produce un effetto minore quando agisce in assenza di altre condizioni favorevoli.
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formazione-italia · 6 years ago
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Retweet @SPattuglia: RT @supermik14: “La #formazione di #giovani deve essere una priorità per l’intero Paese” bravo @gbrugnoli70 @Confindustria via @sole24ore: 📌solo 1,4% laureati #STEM l’anno 📌#Industria40 rivoluzione #digitale: urgenti nuove #competenze #digitalskills #StatiGeneraliEducation https://t.co/Uz5Zw3OrXm
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