#lacrime di commozione
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Il cielo stasera era di un rosso fuoco... adatto al film che sono andata a vedere al cinema: Elemental della Disney Pixar
Parola d'ordine: l'importanza di seguire i propri sogni anche a costo di ferire la propria famiglia, perché il sogno dei genitori non deve per forza essere anche quello dei figli.
PS. chicca super emozionante il corto di UP a mo'di sequel prima dell'inizio del film (piango🥺)
#pensieri per la testa#persa tra i miei pensieri#elemental#Disney#pixar#disneyana#cartone animato#film d'animazione#fuoco#acqua#amore#commuovente#up#sogni#desideri#famiglia#genitori e figli#emozionante#emozioni#lacrime di commozione#cinema#cielo#gif#gif film#lavoro#sfumature cielo#sfumature
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"Incredibile come il dolore dell’anima non venga capito. Se ti becchi una pallottola o una scheggia si mettono subito a strillare presto-barellieri-il-plasma, se ti rompi una gamba te la ingessano, se hai la gola infiammata ti danno le medicine. Se hai il cuore a pezzi e sei così disperato che non ti riesce aprir bocca, invece, non se ne accorgono neanche. Eppure il dolore dell’anima è una malattia molto più grave della gamba rotta e della gola infiammata, le sue ferite sono assai più profonde e pericolose di quelle procurate da una pallottola o da una scheggia. Sono ferite che non guariscono, quelle, ferite che ad ogni pretesto ricominciano a sanguinare".
(Insciallah), Oriana Fallaci
È la dea della mitologia nordica quella raffigurata nel dipinto, la dea Freya, signora degli elfi, patrona della natura e moglie di Odur, il Dio che percorre instancabile la volta celeste alla guida del carro del Sole. Ogni giorno i due devono separarsi, dedicandosi ai propri doveri divini, e quando Odur si mette in viaggio, Freya non riesce a trattenersi dal piangere lacrime d’oro, che tingono l’alba di questo colore. Lo stesso avviene anche al tramonto, quando Odur finalmente torna tra le braccia della sua amata che versa lacrime di commozione, colorando l’orizzonte di sfumature dorate.
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Ma insomma, dobbiamo piangere sempre? Se non sono lacrime è commozione e ogni volta ci dobbiamo indignare.
Un bastardo merdoso riduce un povero cane in fin di vita e tu ti senti male, un po' in colpa e stringi a te il tuo cagnolino come per farti perdonare di essere un uomo.
Bambini a Gaza uccisi e mutilati, e ancora una volta rabbia e commozione, triplicata per centomila cagnolini, ma allora siamo fatti male noi che piangiamo e ci arrabbiamo?
Una giovane donna viene uccisa barbaramente da un uomo, un'altra vittima tra le tante che abbiamo contato e vai di lacrime, funerali e rabbia.
Si resta impotenti e increduli davanti agli orrori che l'uomo è capace di commettere e la cosa tremenda è che sai che accadrà di nuovo, forse sta accadendo nel momento che scrivo. Ci saranno altri bambini, donne, gattini, cagnolini, orsi, leoni, e non so cos'altro immaginare da piangere, da farci indignare, arrabbiare e ancora ragionamenti, trattati di psicologia da sciorinare su giornali e televisioni.
Allora uno si chiede se forse è meglio non vedere, non sapere, ma non puoi. Sei coinvolto come essere umano. Fai parte di tutto questo orrore ma senti che non ti appartiene e soffri; poi vedi tanti uomini e tante donne che si prodigano per salvare quel cane, quel gatto, quel bambino, ospedali che fanno interventi esagerati per salvare delle vite, e poi... e poi.. Ma si, evviva le persone belle, quelle coerenti, quelle etiche, quelle che hanno un cuore. Saranno pure una minoranza, conteranno poco ma fa niente, sono queste le persone che io apprezzo e stimo. Queste sono le persone che mi piacerebbe avere intorno..
@ilpianistasultetto
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L'Anima ascolta e annuisce. Ad un tratto, un paio di lacrime rotolano giù dalle guance. E dice: Non è sofferenza, non è tristezza. È commozione. È soltanto Bellezza. E anche la Bellezza commuove. E così sopraggiunge la sensazione di aver vestito di stelle anche questa giornata, e che non ne esista una uguale alle altre.
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Breve monito.
Emotività ed emozione non sono la stessa cosa. Molto pianto o molta commozione non indicano in automatico una persona sensibile o empatica.
Chi scambia la sensibilità con l'emotività è chiaro che non ne vede la differenza e non vede la diversa origine nemmeno dentro se stesso.
Impara a discernere, perché le lacrime di coccodrillo vendono nel marketing, nelle relazioni tossiche e in entrambi i casi quando credi alla superficie ...perché sei superficiale.
#zombie#società#società malata#svegliatevi#aprite gli occhi#sistema#manipolazioni#schiavi#uomini#donne#relazioni#piangere#lacrime#discernimento#lavoro su di sé#conosci te stesso#emozioni#emotività#little differences#sensibilità#maschere#verità#crescita interiore#crescita personale#spiritualità#illusioni#consapevolezza
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Cristo Velato - Cappella Principe Sansevero- Napoli
Vi siete mai chiesti il significato del Cristo Velato?
Guardate il velo che lo ricopre. Dà i brividi vero? È così morbido e realistico che non sembra possibile che sia fatto di marmo. Sembra addirittura che il lenzuolo si muova, come sospinto da un lieve soffio di vento. O da un respiro. Per secoli si credette che la sua incredibile trasparenza fosse opera dei poteri di Raimondo De Sangro, il quale avrebbe adagiato sulla statua un vero e proprio velo che si sarebbe marmorizzato attraverso un processo alchemico.
Adesso osservate il corpo di Cristo. È disteso su un materasso marmoreo, le ginocchia contratte, scavate dalla fatica e dal dolore, la testa sollevata sui cuscini, gli occhi socchiusi. Se guardate con attenzione, vedrete delle lacrime che tremolano sulle sue palpebre. Io ogni volta che la osservo provo un senso di commozione. E ho visto persone piangere e inginocchiarsi davanti a questa statua. Perché in questa scultura c’è tutta la sofferenza dell’uomo umiliato, percosso e trafitto.
Se però lo osservate con più attenzione, noterete un dettaglio che a molti sfugge. Sulla tempia di Cristo vedrete una vena che sembra ancora pulsare. E guardate i suoi arti. Sembrano ancora contratti, come se potessero muoversi da un momento all’altro. Perché? Perché quest’incredibile scultura non raffigura, come molti credono, un uomo morente, che ha appena esalato il suo ultimo respiro, ma un uomo che è sul punto di risvegliarsi e di emetterne uno nuovo: quello della rinascita dopo la morte!
Il Cristo Velato racchiude un messaggio di speranza e di riscatto, è il simbolo della rinascita alla quale l’anima, dopo aver attraversato la sofferenza (simboleggiata dalla Croce), può aspirare. Ed ecco anche perché il Cristo è velato. Il velo nasconde i misteri dell’esistenza agli occhi dei viventi. Cos'è la morte, sembra dirvi lo scultore, se non un leggerissimo velo, quasi impalpabile, che non attende altro che essere svelato?
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Alla mia bimba, a mia sorella
Amore mio, con i tuoi capelli castani lisci e morbidi, non crescere mai. Resta pura, non lasciarti mai ingoiare dal male del mondo, permetti al sole nel tuo cuore di non spegnersi mai. Quando ti ho vista la prima volta eri tutto ciò che potessi desiderare, il mondo intero è diventato più luminoso da quando hai vissuto il tuo primo giorno su questa terra. Avevi gli occhietti e i pugni chiusi, ma già sapevi vedere dentro di me. Mi hai resa forte, mi hai insegnato l'amore vero, mi hai salvato la vita, mi hai completata. Non ho mai modo di dirtelo e non voglio caricarti di tutto questo egoismo, ma desidero ardentemente che tu non venga mai scalfita dal dolore. Se potessi proteggerti da tutti i mali del mondo lo farei, li ho visti e li ho vissuti, ma l'unica cosa che posso fare è tenerti per mano, quella mano da giovane donna che prima era un piccolo chicco di riso nella mia. Tu che sei il mio Sole, la mia Speranza, la mia Vita.
Bimba mia, non lasciare che scorrano sulle tue guance solo lacrime di sconforto e rabbia. Lascia che si bagnino anche di gioia, risate, commozione. Permettimi di asciugare dai tuoi occhi il dolore, e di soffiarci delicatamente dentro un po' d'amore. Non pensare che il sorriso sia solo uno scudo, non credere alla solitudine pesante dell'anima, non pensare di non essere speciale. Ogni volta che sarà necessario io sarò lì a ricordarti il contrario, a rammentarti quando grata e benedetta è la Terra di averti come ospite, di quanto sono onorata di aver vissuto accanto alla tua anima, di averla osservata e adorata in ogni sua sfaccettatura.
Piccola mia, stai crescendo e crescerai. Non sarai più una bambina, anche se ai miei occhi non cambierai mai. Vivrai da sola, farai le tue prime esperienze, raggiungerai i tuoi primi traguardi, prenderai le tue prime scelte. Ricorda che ad ogni problema c'è sempre una soluzione, e che qualcosa di migliore e meraviglioso sta tentando di arrivare a te. Chiudi gli occhi, fai un respiro profondo, immergiti nel mare delle possibilità. Nessun dolore è fatto per durare, e ogni volta che non saprai cosa fare o ti sentirai persa, ricorda che puoi sempre navigare tra mille scelte. Ricordati di riposare, prenditi cura di te, metti dei cerotti sulle ferite, perchè non sanguineranno per sempre e io sarò sempre lì a medicarle, quando penserai di non riuscire da sola.
Tesoro mio, non spegnerti mai.
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“ La Belaglia è una bambina bellissima di diciassette anni, la pelle bianca, lo sguardo che esce dai begli occhi dolcissimo e innocente. È snella, delicata e già con le tiepidezze della donna benché un qualche cosa avverta di una incapacità a completarsi, una maledizione che è dietro alla sua bellezza e sarà quella che vincerà (o forse perché so la sua tara e che la madre morí qui al manicomio e il fratello è nei “corrigendi” a Firenze). Quando questa ragazza è arrivata ha commosso tutte le infermiere per la sua dolce bellezza; essa non ha mai conosciuto la madre però sa che è morta qui e i primi giorni domandava alle infermiere se l'avevano conosciuta, come era fatta, come aveva gli occhi, cosa disse prima di morire ecc. Nella cartella che l'accompagna (essa proviene dall'ospedale psichiatrico di S. Salvi) c'è scritto che prima di essere ricoverata a S. Salvi era dalle suore dove si comportava benissimo, si dimostrava buona, intelligente e solerte negli studi; un giorno apparve confusa, come parlasse in sogno e sempre piú si alterò finché fu ricoverata; e da S. Salvi fu trasferita a Lucca, nel nostro manicomio, perché è domiciliata in provincia di Lucca, in un paese qui vicino, dove suo padre lavora la terra. I primi giorni che fu con noi non si distinse dunque che per la commozione che suscitava la sua dolce bellezza e i suoi davvero innocenti diciassette anni. Le domande che essa faceva su sua madre accrebbero la pietà e già si pensava di mandarla presto a casa, presso suo padre, che era venuto a trovarla e si era dimostrato affettuoso e delicato con la figlia, come uno che benché la pazzia gli abbia recato tanti malanni non rinuncia affatto né si duole di neppure uno dei suoi sentimenti.
Ma ieri la Belaglia ha cominciato a dire appassionatamente, ed ha continuato tutta la notte, con la sua tremante vocina che “è marcia, è in agonia” e mostra le due mani dicendole di un cadavere, che la sua orina è verde, e di nuovo aggiunge, con gli occhi piú belli per l'implorazione: «Sono in agonia». Anche stamani ripeteva queste idee deliranti stringendosi all'infermiera come avesse paura di qualche cosa di orrendo che ineluttabilmente si avvicinava. (Ho notato che le infermiere, molte delle quali non hanno figli, la curano con ogni garbo e, per esempio, la pettinano ogni mattina con tale cura che le trecce cadono morbide e perfette ai lati del collo, incorniciandola. E la fanciulla si presta a queste attenzioni come la pazzia non le impedisse di giudicare che alla bellezza si rende sempre omaggio.) Ho dovuto trasferire la Belaglia dal piccolo, quasi sempre composto, reparto osservazione, alla “vigilanza”. Timorosa, diffidente, verginea Maddalena che bagna di lacrime le trecce, mi ha ubbidito. Una ammalata, già molto anziana, del reparto osservazione l'ha seguita fino alla porta come le portassero via un tesoro. Immensa potenza della verginea bellezza! questa anziana malata stava sempre zitta, chiusa nella tetraggine e oggi, poiché le strappavano la fanciulla, lei sempre pallida, si è irrorata nel volto, e mi ha detto concitatamente: «Siamo sempre state insieme, non me la tolga!». “
Mario Tobino, Le libere donne di Magliano, introduzione di Geno Pampaloni, A. Mondadori (collana Oscar n° 90), 1969²; pp. 58-61.
[1ª Edizione originale: Vallecchi, Firenze, 1953]
#Mario Tobino#letture#leggere#follia#pazzia#pietà#libri#Le libere donne di Magliano#psichiatria#malattia#psicologia#malattie della mente#autobiografismo#Maggiano#Toscana#letteratura del '900#Lucca#narrativa italiana#autobiografie#letteratura del XX secolo#poeti#citazioni letterarie#romanzo#ospedale psichiatrico#scrittori toscani#Legge Basaglia#matti#anni '50#lirismo#Geno Pampaloni
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Caro Prof. Vecchioni,
C’è una cosa che ci tenevo dirle.
Una cosa semplice semplice.
Grazie.
Grazie per mille motivi.
L’ultimo dei quali è aver visto il video mentre lei piange per gli studenti di Pisa.
Sono bastate tre frasi:
Certe cose non possono succedere;
Certe cose non devono succedere;
Noi non siamo così.
Sono bastati i suoi occhi gonfi di lacrime per i suoi studenti perchè quei ragazzi in un modo o nell’altro sono anche suoi ragazzi, quanto meno uguali a tutti quelli che s’è visto passare sotto gli occhi.
“Tante volte tanti dentro questa storia non li conto più”.
Ho trovato la sua commozione un momento di profonda dignità e di grande tenerezza.
Con tre frasi e con due occhi così sinceri m’ha riportato alla mente tutti i prof ai quali devo qualcosa.
Perchè sulla mia strada di studente ho avuto la fortuna sfacciata di incontrarne molti.
Molti ai quali ancora oggi voglio un mare di bene.
E l’augurio più sincero che faccio alle mie figlie è di incontrarne altrettanti.
Dio solo sa quanto abbiamo bisogno di professori capaci di emozionarsi per i propri ragazzi.
Quanto abbiamo bisogno di professori che sappiano dire
“Noi non siamo così”
quando arriva il momento giusto.
Grazie Prof.
Grazie a lei e grazie a tutti i prof che nonostante tutto vanno avanti.
Che nonostante tutto ancora piangono per i loro ragazzi.
Grazie per essersi emozionato per
“Tutti i ragazzi e le ragazze
Che difendono un libro, un libro vero
Così belli a gridare nelle piazze
Perché stanno uccidendo il pensiero”
Grazie per averli difesi
“Dal bastardo che sta sempre al sole
Per il vigliacco che nasconde il cuore
Per la nostra memoria gettata al vento
Da questi signori del dolore”.
Con immensa stima
Uno studente.
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“Non dimenticherò mai il suo sorriso”. Grande Fratello, Javier in lacrime per la mamma
[[{“value”:” Momenti di grandissima commozione al Grande Fratello, con Javier che è scoppiato in lacrime durante la diretta di lunedì 4 novembre. Per… L’articolo “Non dimenticherò mai il suo sorriso”. Grande Fratello, Javier in lacrime per la mamma proviene da Notizie 24 ore. “}]] Read More [[{“value”:”Momenti di grandissima commozione al Grande Fratello, con Javier che è scoppiato…
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🎬 La Magia del Dolceamaro nelle Serie TV: Un Viaggio tra Risate ed Emozioni Profonde 🍿
C'è qualcosa di incredibilmente speciale nel guardare una serie TV che riesce a mescolare risate e lacrime in un unico, irresistibile pacchetto. Prendiamo ad esempio "Modern Family" e "Fleabag". Queste serie non solo ci fanno ridere a crepapelle con il loro umorismo brillante e situazioni esilaranti, ma ci regalano anche momenti di profonda riflessione e commozione.
Il senso di dolceamaro, o "bittersweet", è quella sensazione unica che nasce quando una scena ti fa ridere ma ti tocca anche il cuore. È quel misto di gioia e malinconia che ti fa sentire vivo, connesso ai personaggi e alle loro storie in un modo profondo e personale. In "Modern Family", vediamo come le dinamiche familiari, pur tra mille gag comiche, riflettano le sfide e le gioie della vita reale. In "Fleabag", la protagonista ci trascina nel suo mondo caotico e vulnerabile, facendoci ridere e piangere insieme a lei.
Questa capacità di bilanciare il comico e il drammatico è ciò che rende queste serie così indimenticabili. Ci ricordano che la vita è un mix di momenti felici e tristi, e che è proprio questa complessità a renderla così affascinante. Quando una serie riesce a catturare questo dualismo, ci offre un'esperienza che va oltre il semplice intrattenimento: ci fa sentire capiti, ci consola e, a volte, ci aiuta a vedere le nostre stesse vite sotto una nuova luce.
💬 Qual è la vostra serie TV preferita che riesce a toccare queste corde emotive? Raccontatemelo nei commenti! 🍿🎬
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La dedica del figlio Francesco al padre Pino D'Angiò durante i suoi funerali. Questa mattina sono stati celebrati i funerali dell’amatissimo Pino D’Angiò, celebre cantante italiano. Moltissime persone hanno preso parte alla cerimonia per rendere omaggio al grande artista. Tra le tante parole spese in suo ricordo anche quelle del figlio Francesco. Pino D’Angiò Ecco cosa ha detto questo giovane uomo in ricordo del padre. Il funerale di Pino D’Angiò: questa mattina l’ultimo saluto Questa mattina, 9 Luglio 2024, si sono tenuti i funerali di Pino D’Angiò, celebre cantautore napoletano. La cerimonia funebre si è svolta presso la Chiesa del Salvatore a Pompei, città alla quale l’uomo era molto legato. Pino D’Angiò Il cantautore, divenuto famoso per la sua canzone “Ma che idea”, si è spento a 71 anni a seguito di una malattia contro la quale combatteva da tempo. Le sue condizioni mediche non erano delle migliori e negli ultimi mesi si era sottoposto a diversi interventi chirurgici ai polmoni. La sua canzone è diventata un must per diverse generazioni, soprattutto grazie alle molteplici versioni che sono state arrangiate nel corso degli anni. Un chiaro esempio di tutto questo è rappresentato dalla collaborazione che Pino D’Angiò ha avviato a Sanremo con il gruppo dei BKNR44. Questi giovani ragazzi sono stati tra i primi a diffondere la notizia della sua scomparsa, rivolgendo all’artista un grandissimo omaggio. Le parole del figlio Francesco Moltissime persone appartenenti al mondo della musica e dello spettacolo si sono presentate ai funerali del celebre artista, ma non solo. Anche persone che non appartengono a questo mondo ma hanno stimato il suo lavoro in tutti questi anni hanno deciso di salutarlo per l’ultima volta. Moglie figlio ai funerali dell’artista Al suo funerale erano presenti alcuni amici storici e persino tutti i suoi compagni di classe del liceo.. Il rito è stato sentito da tutti, soprattutto quando il figlio dell’artista, Francesco, ha deciso di rivolgere un ultimo messaggio a quello che per lui è stato il padre migliore del mondo. Ho immaginato così tante volte questo momento, cosa sarebbe accaduto, le sensazioni, i volti. L’ho immaginato così tante volte che ogni tanto sembrava vero, ma poi è arrivato tutto insieme. Certe cose erano solo nostre. Da te sono partito e da te sono sempre tornato. In te ho visto la curiosità, la forza di cento uomini, le lacrime salate come il mare, quel mare che ci piaceva tanto anche quando era agitato. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l’uno per l’altro, lo siamo ancora. Il ragazzo ha poi parlato di un aneddoto che ha vissuto con il padre quando era molto piccolo e quando lo stesso ha cominciato a spiegargli il concetto della morte. Il cantautore ha sempre cercato di rendere il figlio forte di fronte a queste tragedie della vita ed è per questo che oggi Francesco è davvero fiero di averlo avuto come padre. Fonte
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Ieri ho visto l'aurora boreale.
Casa mia - lontana dalla città e dalle sue luci, dai rumori e dalla fretta - è immersa nel verde di un parco meraviglioso, fitto, selvaggio, pieno di animali e da cui osservare le migliori albe.
Stavo sistemando la cucina, distratta dalla musica e dalla conversazione appena avuta, non ho alzato gli occhi per scorgere il cielo dalla finestra. D'altronde erano le 22:30, era buio.
Lui era uscito fuori a fumare e portare i calici nel portico.
Poi la musica si è interrotta.
"E, vieni subito" mi ha detto.
"Hai tolto il mio pezzo preferito" gli ho risposto sbuffando, un po' assonnata.
"Vieni" ha continuato.
"Ma che vuoi?" ho domandato innervosita dall'insistenza.
Sono uscita sul portico pronta a rispondergli a tono. Poi mi sono bloccata. Davanti a me, il cielo blu notte si era tinto di sfumature rosa, violacee, azzurre. Le stelle splendevano su questa tela pittoresca. Ed io ho pensato ad Aurora, a quanto mi mancasse, a quanto fosse unica e vera la nostra amicizia. Forse era un suo modo per dirmi che c'era, che c'è, che non si è dimenticata di me, ovunque sia. Pensavo a lei, pensavo a quanto fosse bella la natura, a quanto il cielo fosse mozzafiato e ho sentito le guance rigate da lacrime di commozione. Aurora era con me.
Poi i miei occhi si sono spostati su di lui. Stava in silenzio a guardare in adorazione il cielo. Tra le dita lunghe, il drummo veniva consumato dal vento e le spirali di fumo salivano su. I pantaloni neri gli fasciavano perfettamente le gambe e la vita stretta, la camicia di tela indiana era sbottonata e lasciava intravedere il petto e l'accenno di addominali. La notte lo illuminava e sotto quella luce argentea, sotto quel cielo colorato, sotto l'aurora, non riuscivo a smettere di guardarlo. Aveva un profilo particolare: zigomi alti ma lineamenti dolci, pelle liscia, senza barba. Mi piaceva il naso importante e amavo gli occhi scuri che si spostavano ogni tanto su di me. Eravamo entrambi persi a guardarci e guardare il cielo.
Non avevo mai visto l'aurora. Vederla con lui, sul portico di casa mia, con due calici di vino, mi sembrava la cosa più intima al mondo. Il cielo non si guarda con chiunque.
"Perché piangi, malak?" mi ha chiesto.
Forse aveva ragione lui. Forse Dio esiste e il paradiso pure. Forse mi ha perdonata per i miei peccati. Forse Aurora me lo sta urlando con tutta la bellezza della natura. Forse, merito la pace anche io.
Mi ha trascinata tra le sue braccia. Io davanti a guardare l'aurora, lui dietro con le braccia attorno alla mia vita ad assicurarsi che stessi bene. Siamo rimasti ad osservare quelle sfumature per un tempo infinito, senza parlare. Ogni tanto mi posava qualche bacio sulla spalla e mi sistemava il cardigan per assicurarsi che non sentissi freddo.
"G?" ho rotto quel silenzio religioso.
"Mh?" mi ha risposto girandomi delicatamente il volto per costringermi a guardarlo.
"Sei bello" gli ho confessato.
Ha riso ed ha aperto il vino, porgendomi un calice.
"Tu sei un angelo"
Abbiamo fatto cin cin e bevuto. Non staccava i suoi occhi dai miei.
Era davvero bello, ma io non ero di certo un angelo come gli piace tanto chiamarmi.
Ho sorriso sorniona e ho posato il calice sul tavolino. Mi sono avvicinata spingendolo giù e costringendolo a sedersi sul divano in vinimi. Ero su di lui.
Ben presto i nostri vestiti erano sparsi ovunque.
L'aurora mi sia testimone. Ho perso la testa.
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La banca blocca i conti delle vittime… E chi paga i funerali?
Sulle morti sul lavoro abbiamo scritto fiumi di inchiostro. Lacrime nere come i caratteri di stampa. E raccolto la commozione dei potenti, in un valzer di parole che hanno accomunato politici, sindacalisti e imprenditori. Ma a conti fatti, dove gli addendi sono le vite spezzate da infortuni spesso provocati dal pressapochismo se non addirittura dall’incuria, si continua a morire. E, con infinita…
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A volte penso, penso e mi scendono a volte le lacrime, in questo viso triste e spento lacrime di commozione a volte di dolore e penso quanto sia brutta la solitudine, ni capita spesso di vedere gruppi di amici che si divertono vanno fuori, si fanno i selfie, si scambiano parole e opinioni insomma si divertono. A volte mi chiedo cosa ho fatto di male per meritarmi di essere solo e non essere voluto da nessuno (eccetto per pochi) mi guardo sempre intorno e non vedo nulla nient'altro che me stesso circondato da nessuno. A volte mi accorgo le persone mi guardano male e schifate come se avessero visto il demonio o il male assoluto,Mi chiedo io cosa ce di sbagliato in me, e vero prima avevo qualche amicizia ma mi hanno tradito, umiliato, isolato e fatto a pezzi parlando male di me... sono sempre stato buono con tutti e sempre disponibile ed ecco il riusltato quando non hanno piu avuto bisogno di me mi hanno messo da una parte.... a volte dico la solitudine a volte e bella perche ti fa riflettere ma il piu delle volte molto brutta perche dentro di te ti senti vuoto, a volte volevo ferire il mio corpo e nascondere quelle ferite che nessuno poteva vedere facendo finta di nulla e nascondendo la maschera del mio dolore, tante volte dicevo perche questo a me? Cosa ho fatto?perche nessuno mi acetta, vedo tanti ragazzini e ragazzine che nei loro gruppi hanno in amico/amica particolare ma gli vogliono bene comunque senza giudizi. A volte guardo il mare, guardo l orrizzonte e piango, il mio viso deturpato dalle lacrime, i miei occhi che non riescono a trattenere. Beati quelli che hanno le compagnie giuste io ho solo avuto delusioni. E vabbe pazienza andro avanti cosi per la mia strada da solitario.
#frasi tumblr#vita#citazioni tumblr#frasi#amicizia#nuove amicizie#nuovi amici#conoscere nuove persone#poesia#frasi vere
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Perla Vatiero, chi è la vincitrice del Grande Fratello 2024 Si è conclusa ieri sera la diciassettesima edizione del Grande Fratello che, dopo sei lunghi mesi di diretta 24 ore su 24, 47 prime serate e 197 giorni di reclusione per i protagonisti all’interno della Casa più spiata d’Italia, ha decretato la vincitrice: Perla Vatiero. I primi minuti della finale Un inizio di puntata decisamente insolito, con tutti gli ex concorrenti che si sono “esibiti” in un balletto sulle note di Se t’amo t’amo e Non voglio mica la luna di Rosanna Fratello e Fiordaliso, due ex inquiline della Casa. Poi, si è proseguito tra le lacrime e l’emozione, con i consueti best moments di questi sei lunghi mesi. Così, dopo i doverosi ringraziamenti di Alfonso Signorini per la pazienza del pubblico – che non ha mai desistito dal guardare la trasmissione – i saluti all’opinionista Cesara Buonamici e all’inviata social Rebecca Staffelli, ha preso avvio la finale. Il sesto finalista Nella puntata di ieri sera, a contendersi la finale abbiamo visto Beatrice Luzzi, Rosy Chin, Massimiliano Varrese, Simona Tagli e Perla Vatiero. A questi, si è aggiunto un sesto finalista decretato nel corso della serata, grazie al televoto del pubblico che ha deciso chi mandare direttamente in finale tra Greta Rossetti, Letizia Petris e Sergio D’Ottavi. Ad avere la meglio è stata Letizia e a questo punto, i giochi sono stati fatti: inizia la finale. Inizia la finale I concorrenti, per continuare la loro corsa verso la vittoria, si sono affrontati in due “trielli” sulla base dell'ordine di accesso alla finale: il primo ha visto protagonisti Beatrice Luzzi, Rosy Chin, e Massimiliano Varrese; il secondo, invece, Simona Tagli, Letizia Petris e Perla Vatiero. Il meno votato sarebbe stato eliminato e gli altri due avrebbero potuto proseguire la loro corsa per aggiudicarsi il montepremi. Il risultato dei televoti Il primo televoto ha visto l’eliminazione di Massimiliano Varrese con il 16 % delle preferenze. Subito dopo di lui, ad abbandonare la Casa è stata Letizia Petris con il 18%. A questo punto, si è aperto un terzo ed ultimo televoto flash prima del duello decisivo; a scontrarsi, le quattro concorrenti rimaste in gioco: Beatrice, Rosy, Simona e Perla. Ad avere la meglio sono state la Luzzi e la Vatiero, contro Rosy e Simona che hanno avuto rispettivamente il 4% e l’1% delle preferenze. Le sorprese della finale Nella serata di ieri non sono di certo mancate le sorprese, e ai concorrenti è stata data l’opportunità di riabbracciare gli affetti più cari. Il primo è stato Massimiliano che ha potuto incontrare la sua ex compagna Valentina e la figlia Mia appena fuori dalla porta rossa. Subito dopo è toccato a Beatrice che è stata la protagonista di un’emozionante incontro con l’ex compagno Alessandro, nel corso del quale lui le ha dedicato parole molte belle. Per l’attrice, però, le sorprese non si sono fermate qui e infatti, successivamente, sono arrivati i suoi due figli. E ancora, tempo di commozione anche per Rosy; per la chef sono arrivati i suoi tre figli e il marito Paolo che l’hanno raggiunta fuori dalla porta rossa per riabbracciarla dopo diversi mesi di separazione. Anche per la giovane salernitana Perla è arrivata una sorpresa: l’incontro con il fidanzato Mirko Brunetti. Infine, gioie anche per Simona e Letizia, la prima ha riabbracciato mamma Luisa e la seconda il fidanzato Paolo (conosciuto nel reality) e mamma Sara. Il vincitore del Grande Fratello Nella lotta a due per decretare il vincitore della diciassettesima edizione del Grande Fratello sono quindi arrivate: Beatrice e Perla che, dopo avere spento definitivamente le luci della casa, hanno raggiunto lo studio ed è stato lì che Alfonso Signorini ha letto il verdetto finale: “La vincitrice tra Perla e Beatrice di questa 24esima edizione del Grande Fratello è Perla”.
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