#la solitudine dell’anima
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“Il dolore dell'anima, che contrassegna in modi, e in intensità, diversi l'una e l'altra condizione psico(pato)logica e umana, è esperienza antitetica a quella della felicità ma come questa, e forse ancora più di questa, disposta alla riflessione interiore e alla immedesimazione. La malinconia ci fa scorgere qualcosa degli abissi dell'anima: della sua disperazione e della sua angoscia ma anche delle sue speranze ferite e dei suoi orizzonti di luce fosforescente, e insondabile.”
Eugenio Borgna - La solitudine dell’anima
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Gocce di Rugiada: Una Poesia di Ely tra Sogno e Realtà
Ely Gocce Di Rugiada esplora la notte come luogo di rifugio e introspezione, tra ombre, paure e un dolce riposo.
Ely Gocce Di Rugiada esplora la notte come luogo di rifugio e introspezione, tra ombre, paure e un dolce riposo. Recensione:La poesia Gocce di Rugiada di Ely ci conduce in un viaggio nella notte, quel momento magico in cui l’oscurità si mescola ai sogni, creando uno spazio di introspezione e rifugio. Con parole delicate e immagini evocative, l’autrice riesce a trasformare la notte in una tela su…
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Sono una combattente…
Una combattente di Felicità.
Ho sconfitto i Mulini a vento dell’anima. Ho affrontato gli attacchi di panico e, a loro, ho detto: "Sono fragile, ma più forte di voi".
Ho guardato in faccia la paura e la solitudine abbracciandomi così forte da farmi male. Mi sono guardata allo specchio con tutti i miei limiti, i miei difetti, le mie ferite e ho detto alla mia immagine riflessa: "Fai di tutto per amarti perché sei la casa di questa cosa meravigliosa che è la tua anima".
Ho pianto così tanto da non avere più lacrime ma ho riso così di pancia da illuminare il mondo.
Ho amato tanto e non ho mai permesso al dolore, all’abbandono, agli amori non corrisposti di impedirmi di amare forte, di amare doppio, di amare ancora, di amare e basta.
Sono una combattente:
la Felicità è la mia vittoria.
- Letizia Cherubino, Se non t’incontro nei sogni, ti vengo a cercare
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La verità è che nessuno si regge più in piedi da solo, sulle proprie gambe. Nessuno regge più il dolore, la perdita, la frustrazione, l’attesa.
Insomma, le cose della vita.
Abbiamo bisogno di normalizzare i processi della vita: nascere, crescere, ammalarsi, ferirsi, invecchiare, morire.
Un tempo si moriva sazi di vita, appagati, senza rimpianto alcuno, in modo del tutto naturale.
Oggi si muore insoddisfatti, delusi e stanchi.
Il lutto non rientra più nelle categorie del vivente.
Abbiamo inventato questa parola: “elaborazione”, dimenticando che i lutti non si elaborano, ma si accolgono, come parti integranti dell’esistenza, tutt’al più si contemplano come espressioni mutevoli del flusso continuo della vita.
“Sii paziente verso tutto ciò
che è irrisolto nel tuo cuore
e cerca di amare le domande,
che sono simili a
stanze chiuse a chiave
e a libri scritti
in una lingua straniera.
Non cercare ora le risposte
che possono esserti date
poiché non saresti capace
di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa.
Vivere le domande ora.”
Aveva ragione Rilke.
Abbiamo disimparato il valore del piangere insieme, di condividere il pasto, dono gentile e premuroso gesto della vicina di casa, la sera, quando si raccontava ai bambini dove sta il nonno adesso, e si passava la carezza della mano piccola sul suo viso freddo e immobile, disteso sul letto.
I sogni facevano il resto, perché si aveva tempo per dormire e per sognare. E al mattino, appena svegli, per raccontare.
Così chi non c’era più continuava ad esserci, a contare, a suggerire, a consolare.
I morti stavano insieme ai vivi.
Complicato allora non è il lutto, ma il modo di viverlo, di trattarlo, come se fosse una malattia in cerca di una cura. Ma la vita non è un problema da risolvere.
Ancora Rilke. Piuttosto un mistero da sperimentare. Una quota di ignoto inevitabile che spinge lo sguardo oltre la siepe.
Chi ha ancora desiderio di quell’infinito che solo l’esperienza del limite può disvelare?
Oggi tutti reclamano il diritto alla cura della psiche, forse perché i medici del corpo non riescono a guarire certe ferite dell’anima.
Ma così si sta perdendo il valore della psicoterapia. Così si confonde la patologia con la fisiologia dell’esistente, che contempla nel suo lessico le voci: malattia, solitudine, sofferenza, perdita, vecchiaia, morte.
Qual è l’immagine del nostro tempo, che rappresenta il senso estetico dominante? Una enorme superficie levigata, perfetta, specchiante.
In questo modo, privata delle increspature, delle imperfezioni, del negativo, della mancanza, l’anima ha smarrito il suo luogo naturale, la sua origine, il respiro profondo della caducità, della provvisorietà, della fragilità del bene e del male.
Perché alla fine, tutto ciò che comincia è destinato a finire e l’unica verità che rimane è questo grumo di gioia che adesso vibra ancora nel cuore, qui e ora, in questo preciso istante, nonostante la paura, il disincanto, la sfiducia.
Non c’è salute dunque che non sia connessa alla possibilità di salvezza.
Alle nostre terapie manca quel giusto slancio evolutivo, che spinga lo sguardo oltre le diagnosi, i funzionamenti, i fantasmi che abitano nelle stanze buie della mente.
Un terapeuta non può confondere la luna con il dito che la indica.
Può solo indicare la direzione e sostenere il desiderio di raggiungerla.
Per questo ogni sera mi piace chiudere gli occhi del giorno con una poesia, ogni sera una poesia diversa, per onorare la notte con il canto dei poeti.
Perché la notte sa come mantenere e custodire tutti i segreti.
Perché le poesie assomigliano alle preghiere.
Dicono sempre cose vere.
Stanotte per esempio ho scelto questa:
“Si è levata una luna trasparente
come un avviso senza minaccia
una macchia di nascita in cielo
altra possibilità di dimora. E poi.
Siamo invecchiati.
Il volume di vecchiaia
è pesato sul tavolino delle spalle,
sugli spiccioli di salute.
Cos’è mai la stanchezza?
Le cellule gridano
chiamano l’origine
vogliono accucciarsi
nel luogo prima del nome
nello spazio che sta tra cosa e cosa
e non invade gli oggetti
li accarezza e li accalora.
Non smettere di guardare il cielo
ti assegna la precisa misura
fidati della vecchiaia
è un burattino redentore.
Dopo tanta aritmetica
la serenità dello zero.”
Chandra Candiani
Testo di Giuseppe Ruggiero
foto dal seminario " In Quiete". Introduzione alle costellazioni Familiari con Anna Polin
Gloria Volpato
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È meglio leggere che pregare
(Parola di Papa)
Spesso nella noia delle vacanze, nel caldo e nella solitudine di alcuni quartieri deserti, trovare un buon libro da leggere diventa un’oasi che ci allontana da altre scelte che non ci fanno bene. Poi non mancano i momenti di stanchezza, di rabbia, di delusione, di fallimento, e quando neanche nella preghiera riusciamo a trovare ancora la quiete dell’anima, un buon libro ci aiuta almeno a passare la tempesta, finché possiamo avere un po’ più di serenità. E forse quella lettura ci apre nuovi spazi interiori che ci aiutano ad evitare una chiusura in quelle poche idee ossessive che ci intrappolano in maniera inesorabile. Prima della onnipresenza dei media, dei social, dei cellulari e di altri dispositivi, questa era un’esperienza frequente, e quanti l’hanno sperimentata sanno bene di cosa sto parlando. Non si tratta di qualcosa di superato.
Lettera del Santo Padre Francesco sul ruolo della letteratura nella formazione (multilingual), su Vatican.va, 17 luglio 2024.
Hat tip @coulisses-onirisme , QUI.
Nota: L'evidenziazione nel testo è mia.
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La tua mente è lontana, affollata da mille pensieri. Impossibile raggiungerti.
Sono quei silenzi che dicono tutto. Quelli che le parole suonerebbero stonate.
Anche le più belle. E allora senti solo il battito del cuore, che non smette mai di scandire i secondi delle giornate, dei momenti che passano inesorabilmente.
Come le conosco bene!! Vivere la propria solitudine non vuol dire essere soli.
Ma significa semplicemente, vivere quegli attimi con il meglio che la vita ci può dare :” noi stessi”.
Perché anche se troviamo qualcuno che ci può capire profondamente, c’è un pezzo di noi che è solo nostro e non appartiene a nessuno e che a nessuno possiamo o vogliamo concedere. Perché è il rifugio dell’anima, che a volte gioisce e a volte fa un male tremendo. E anche solo raccontarlo diventerebbe inutile e banale.
#nankurunaisa
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Esiste un mondo tutto particolare. Quello della solitudine. È un mondo senza confini, dove pure però non riesci a trovare nulla. Le tue cose, i tuoi pensieri sono dello stesso colore delle pareti intorno. Procedi cercando un’uscita inesistente andando a tentoni, le mani paurose rigide in avanti. Ma non tocchi mai nulla. Perché quel nero continuo e ossessivo che ti avvolge è il nero delle pareti della tua mente. Foderata come una scatola di cioccolatini. Mente impagliata. In quel mondo, gli altri non esistono. Non puoi vederli. Non puoi sentirli. Ma puoi pensarli. E il pensiero di Lele mi fa diventare pazzo. Una leggera impalpabile ossessione. Che diventa sempre più totalizzante, sempre più invadente. Fino a occupare tutta la capacità immaginativa del mio essere. Comincio a scendere degli scalini ripidi. Sono scalini infiniti, sanno di terra e muschio. Scalini neri, scivolosi, sconnessi, logorati. Portano all’inferno. L’ultimo scalino è il primo. All’inferno ci sono già. Raggiungimi nelle tenebre, angelo perverso. Sei condannato a restare qui per sempre anche tu, e io sarò allora il tuo torturatore, il tuo seviziatore personale dell’anima. Ho sete della tua anima, voglio masticarla pezzo a pezzo, lacerarla via come tu hai fatto della mia. Io ti odio, Emanuele. Di un odio secco, affilato, calmo, eterno. Ti entrerò nel cervello soffiandoti nell’orecchio. Quel topo che tanto temevi, sarò io. Roderò lento e inesorabile ogni parte della tua mente. Pasteggerò fino a esplodere, assaporando porzioni di ogni sezione, così che tu possa sempre renderti conto di quanto ti sta accadendo. Voglio far l’amore un’ultima volta con te. Voglio penetrarti mentre ti stringo le mani attorno alla gola. Una grande determinazione. Io ti eliminerò. Morirai. In te stesso.
#rancore ne abbiamo?#abbiamo capito che angeli malvagi ha avuto la sua influenza sull'autore#citazioni#citazione#citazioni libri#citazione libro#angeli da un'ala soltanto#Sciltian Gastaldi#narrativa#lgbt#libri lgbt#letture lgbtq#angeli da un ala soltanto#scilitian gastaldi#Angeli da un'ala soltanto#romanzo di formazione#libri letti#sciltian gastaldi#sciltian gastaldi libri#sciltian gastaldi libro#sciltian gastaldi citazione
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“Che cosa intendi con ‘realtà parallela’?”
“Quella condizione dello spirito che s’impossessa del corpo e dell’anima quando ti senti felice,quando il tuo cuore trabocca d’amore. All’improvviso,tutto ciò che appartiene al quotidiano assume un significato diverso:i colori si intensificano,quello che prima ti infastidiva–il freddo,la pioggia,la solitudine,lo studio,il lavoro...–, non interferisce più con la tua esistenza.Perché,almeno per una frazione di secondo,hai penetrato l’anima dell’universo e ti sei abbeverato del nettare degli dèi.”
📚☮️
#paulo coelho#hippie#leggere#leggere libri#lettureinteressanti#buone letture#libro#lettura#letture consigliate#leggerechepassione#frasi libri#libri da leggere
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Tu non sei tutto il male che gli altri
ti hanno fatto.
Tu non sei tutto il dolore
che hai dovuto sopportare.
Tu non sei gli ostacoli
che hai trovato sulla tua strada.
Tu non sei la solitudine
di quando ti rimane solo il silenzio.
Tu sei le cicatrici che richiudono
le tue ferite.
Tu sei le carezze
che hanno fermato le lacrime.
Tu sei le risate
che hanno spezzato i silenzi.
Tu sei i passi oltre ogni ostacolo.
Tu sei la risalita dopo ogni caduta.
Tu sei tutte le volte
che non hai mai pensato
di arrenderti.
Simone Carta
Il velo dell’anima
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Sono una combattente.
Una combattente di Felicità.
Ho sconfitto i Mulini a vento dell’anima. Ho affrontato gli attacchi di panico e, a loro, ho detto: “Sono fragile, ma più forte di voi”. Ho guardato in faccia la paura e la solitudine abbracciandomi così forte da farmi male. Ho visto la parola “fine” di un amore da persempre ricostruendomi dove di me,e di quello che credevo fosse presente e futuro, non c’era più nulla. Mi sono guardata allo specchio con tutti i miei limiti, i miei difetti, le mie ferite e ho detto alla mia immagine riflessa: “Fai di tutto per amarti perché sei la casa di questa cosa meravigliosa che è la tua anima”. Ho pianto così tanto da non avere più lacrime, ma ho riso così di pancia da illuminare il mondo. Ho amato tanto e non ho mai permesso al dolore, all’abbandono,di impedirmi di amare forte, di amare doppio, di amare ancora, di amare e basta.
Sono una combattente.
La Felicità è la mia vittoria.
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“Il dolore dell'anima rinasce dall'angoscia e dalla tristezza, dalla inquietudine del cuore e dalla nostalgia, dal desiderio della morte e dalla défaillance della speranza; e, quando queste emozioni ferite e riaccese ogni volta dagli avvenimenti scendono in noi, gli orizzonti del futuro, di ogni futuro, si oscurano. […] Nel dolore dell'anima cambia radicalmente il modo di essere nel mondo; e anche le parole degli altri, delle persone vicine e delle persone lontane, le parole di affetto e di solidarietà, si fanno fragili, e non riescono a ridestare nelle pazienti, e nei pazienti, una qualche risonanza e un qualche conforto.”
Eugenio Borgna - La solitudine dell’anima
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Buona Pasqua a chi è cattolico,
A chi crede in Dio,
Un augurio di speranza a chiunque abbia fede in qualcosa.
A chi è ateo, a chi ha un’altra religione,
A chi ha il suo Credo e a chi non ne vuole,
A chi ha le stelle sotto le scarpe ma invoca comunque il cielo.
A chi si è pentito e a chi non lo farà mai,
A chi se ne lava le mani e volge lo sguardo,
A chi fissa un altare cercando un appiglio,
A chi si inginocchia davanti all’amore,
A chi si accascia quando la fede vacilla,
A chi resta in piedi perché non crede nell’invisibile,
A chi non ha niente e ha ancora la fede,
A chi ha litigato con Dio
A chi dal cielo si sente punito,
A chi dal cielo non è stato ascoltato
E a chi sta cercando ancora un modo per farsi ascoltare.
A chi piange di notte sotto un cielo doluto
A chi impreca verso Dio ,che ha gran senso dell’umorismo e resta sempre muto.
A chi ha visto il dolore quello che toglie il fiato,
Che ti fa perdere la ragione,
Che ti annebbia la vista e i pensieri,
Rosso di sangue nero di disperazione,
A chi ha trovato o sta cercando una luce nella sua valle oscura.
Io credo nel cielo,
In qualcosa di superiore,
Credo negli Dei e in qualche Dio Onnipotente Che tutto regala e tutto toglie,
Nel destino già tracciato,
Credo che qualcuno ci osservi.
Nei miei morti che mi proteggono,
Credo nel male che a volte vince sul bene,
e credo nel bene che non smette mai di resistere.
Credo nel regalare tutto quello che ho,
Nel potere taumaturgico delle parole,
Credo nella scienza,
E credo ancora nelle persone buone che salvano, resistono, e che aiutano altre persone.
Credo che dinnanzi a Dio siamo tutti uguali,
Che la sofferenza ha una ragione.
E allora buon Venerdì Santo:
Agli ultimi ,gli emarginati , ai diversi.
Ai pazzi , agli invisibili che nessuno vede.
A chi non ha niente per festeggiare.
A chi non riesce ad alzarsi dal letto.
A chi ha perso un genitore , un figlio ,
un fratello ,un immenso amore,
A chi ha perso tutto e aspetta di morire o la luce della resurrezione
A chi è stato calpestato, tradito, gettato via , annegato nel male.
A chi è stato venduto per meno di 30 denari.
A chi nella solitudine più nera invoca l’amore.
A chi porta la sua croce sulle spalle
A chi ce l’ha sul cuore.
A chi ha il peso della malattia , quella fisica o quella dell’anima.
Verrà il giorno in cui il dolore avrà una fine.
Oggi un uomo porta sulle sue spalle il peso del mondo intero.
Ti ho invocato molte volte.
In una girandola di fede ,ironia,
e disperazione.
Io continuo a vacillare.
L’unica cosa che ho è il mio amore feroce.
Non ho capito molte cose,
Ma ho capito che forse, chissà,
Se è esistito davvero un uomo messo in croce che è stato capace di tornare indietro dopo 3 giorni, possiamo ricominciare tutti.
Morire e Ricominciare.
Da meno di zero.
Salire l’abisso,
E sollevare il velo,
Sempre ricominciare.
NON VI È VIA CRUCIS PEGGIORE DI QUELLA DI CHI NON SA SPERARE.
Che sia rinascita per tutti.
Tenete duro dovunque voi siate.
Rinascerete, sperate.
(Alessia Cdg.)
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Alek: “Un’ora di sole”
Il nuovo singolo della cantautrice è un brano introspettivo e profondo che tocca le corde più intime dell’anima
Alek, al secolo Aleksandra Jevremova, è tornata con un nuovo brano che promette di toccare le corde più intime dell'anima. "Un’ora di sole" è una canzone che rispolvera i ricordi d'infanzia, confrontando la vita attuale della giovane cantautrice con quella di quando era bambina. Alek canta di come nulla sia più come prima, di come i suoi occhi e la sua anima siano cambiati, e di ferite che solo lei può curare.
La base musicale, a 95 bpm in A b major, enfatizza il carattere introspettivo e profondo del brano, La base musicale, prodotta da Den (al secolo Denis Rossato), enfatizza il carattere introspettivo e profondo del brano della cantautrice.
Alek, nata a Vicenza nel 2005, è una giovanissima cantautrice che ha fatto il suo debutto con il singolo “X4” a gennaio 2022, riscuotendo ottimo successo su Spotify e TikTok. Durante lo stesso anno, ha pubblicato "Bambola Voodoo", "Matita", e "Stupido Cielo" con Caleydo, brani che le hanno permesso di guadagnare numerosi stream e copertine di playlist editoriali. A gennaio 2023, esce con "Toglimi (strati d’odio)", seguito da "Zattera", una canzone che esplora nuove ritmiche ma mantiene la sua distintiva capacità di introspezione. Nell'estate del 2023, Alek si è esibita dal vivo in festival come il Lumen Festival di Vicenza e il Reload Sound Festival di Biella. Con il singolo “Solitudine”, è giunta alle finali di Area Sanremo 2023. Il 2024 vede Alek pubblicare l’EP BUIO, il cui singolo omonimo è stato eseguito dalla vincitrice di Amici 2024, Sarah Toscano. Il 25 ottobre pubblica il nuovo singolo “Un’ora di sole”.
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Restate insieme
anche quando la vita vi spinge lontano
quando i muri si ergono
come sentinelle mute
e il cammino si perde
tra l’ombra e la polvere.
Portate la bellezza
a chi ha smesso di cercarla
a chi ha sepolto il cuore
sotto troppe macerie.
Respirate piano
come chi non ha più fretta
e stringete chi amate
come fosse l’ultimo abbraccio
senza domande, senza risposte.
Ci sono dolori che si aggrappano all’anima
ma basta una carezza a volte
per farli scivolare via
e un’altra ancora più forte
per non farli tornare.
Chiedere scusa
non cancella un peccato
ma lo rende più lieve
fatelo, fatelo spesso
non abbiate paura
di abbassarvi per risalire.
Siate i giudici di voi stessi
non lasciate che il mondo
vi dica chi siete
e non vergognatevi mai di piangere
perché le lacrime
sono l’inchiostro dell’anima
e il dolore va scritto a chiare lettere.
Curate la vostra rabbia con la poesia
lasciate che le parole vi lavino via il fango.
Siate sempre veri con voi stessi
lasciatevi cadere
solo per sentire la dolcezza di un bacio
e coltivate il silenzio
perché solo chi conosce
la propria solitudine
può sopravvivere al rumore del mondo.
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"Tra una finestra e l'altra" di Oana Lupascu: una poetica riflessione sulla solitudine e il tempo. Recensione di Alessandria today
Versi che scavano nella profondità dell'anima e lasciano tracce di momenti e ricordi fuggenti
Versi che scavano nella profondità dell’anima e lasciano tracce di momenti e ricordi fuggenti La poesia “Tra una finestra e l’altra” di Oana Lupascu ci immerge in un’atmosfera densa di solitudine e introspezione, dove il tempo, i ricordi e i pensieri diventano protagonisti silenziosi di uno spazio che sembra sospeso. Attraverso immagini evocative e potenti, l’autrice esplora la fragilità della…
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La solitudine nella jungla del web
Vi è un forte sintomo di una certa pressione sociale, sono molteplice le ansie prodotte dalla vita sociale odierna, ad esempio l’approvazione altrui, o la costante ricerca dell’anima gemella, il controllare quel piccolo monitor costantemente, per controllare le notifiche, per avere una sorta di contatto interpersonale, equilibrio costantemente scosso da una forte escalation, una società virtuale…
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