#la nazionale dei bellissimi
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someone call la polizia the italian male volley nt tried to fucking kill me
#la nazionale dei bellissimi#but right after the gymnastics beam final and medals too!!#boys i cant stand this stress please#otto infarti avrò avuto#but WHAT a comeback omg#gesù cristo#olympics#olympics 2024#paris 2024#volleyball#italian nt#team italy#olympics volleyball
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Candida Santomauro vince il trofeo Ventofashion con la sua collezione di abiti e accessori moderni, realizzati all’uncinetto sull’Isola
Grande successo di pubblico domenica, 18 agosto 2024, per la sesta edizione dell’evento Fashion Week Ventotene, ideata dalla stilista Elena Rodica Rotaru. L’evento, organizzato in un luogo simbolo per la nostra Europa, l’isola di Ventotene, è stato dedicato alla Pace, alla convivenza in armonia delle persone, in un momento storico difficile che attraversiamo, pieno di violenze e incomprensioni. “Il numero 6 è il numero che simbolizza la pace nel mondo. Il numero 6 è l’amore. Attraverso il tema scelto, vogliamo far emergere un filo simbolico che unisce l’antichità Egizia all'Eleganza e all'Arte Italiana, al Made in Italy, alla gioia del vivere insieme”.
Il Galà, a causa delle condizioni avverse del tempo, si è svolto presso il Centro Polivalente dell’Isola invece che nella location storica di Piazza Castello. La Sala dei Convegni, che in passato ha ospitato eventi d’importanza nazionale ed internazionale, ha accolto un pubblico numeroso ed entusiasta, formato da turisti e abitanti dell’Isola, insieme a ospiti arrivati da tutt’Italia.
Antonella Brini,Candida Silvestri e Jano Di Gennaro
A vincere il trofeo Ventofashion, sesta Edizione, è stata Candida Santomauro, una vera artista che è nata e si è formata a Ventotene. La Giuria ha particolarmente apprezzato la sua collezione “Crete”, che comprende lavorazioni elaborate, realizzate a mano, accessori creati all’uncinetto e oggetti decorativi in ceramica. La sua sfilata piena di energia ha avuto come protagonisti bambini e ragazzi presenti sull’Isola: l’idea vincente di coinvolgere gli ospiti dell’Isola è ormai un’abitudine consolidata e apprezzata dell’Evento.
Modella Rugiada Colò (Argentina)
Abiti uncinetto e ceramica di Candida Santomauro
Modella Perla Turnu, abiti uncinetto e ceramica di Candida Santomauro
Seconda, Carla Ruggieri, protagonista del film documentario “Sarte Avventura”, andato in onda su Rai Tre. Con la sua collezione, ha fatto tornare il pubblico negli anni 50�� 70’ 90’ mostrando degli splendidi abiti da sposa e da prima comunione indossati dalle proprietarie per le occasioni più importanti della loro vita, tanti anni fa. Si tratta di donne e ragazze della provincia di Rieti, dei borghetti e paesini laziali: ogni abito ha una storia, raccolta e raccontata nel documentario dalla protagonista insieme a Elena Rodica Rotaru. Così è nato il documentario, a bordo del camper di “Sarte Avventura”. Un’umanità ritrovata, le storie di felicità e spensieratezza attraverso abiti bellissimi, nella storia del nostro territorio!
Carla Ruggeri la seconda classificata con le sue modelle.
Elisangela Dos Santos Santano Del Brasile
Modella/ vincitrice del concorso Miss Badante Italia 2023.
Modelli
Rugiada Colò e Emanuel Vecchioli abiti sposta e sposo di Tiziana Casali e Marco Marchegiani sposati quasi 40 anni fa a San Polo di Tarano Rieti.
Modella Cristel Mollo -abito da sposa oltre 35 anni fa di Corina Casali , San Polo di Tarano Rieti.
Al terzo posto la giovanissima stilista romana Giorgia Beniamin Salib. 22 ani, con una laurea in Fashion Design allo IUAV di Venezia, che ha presentato la sua ultima collezione “Old Chic”, ispirata all’antico Egitto, un omaggio alle sue radici egiziane. Colore dominante - il bianco della pace, impreziosito da accessori dorati, con accenti sull’eleganza del plissettato, la maestosità delle forme classiche, semplici ma di effetto, e dei materiali ricercati.
Giorgia Beniamin Salib stilista romana .
La serata è stata completata da momenti artistici che hanno conquistato il pubblico, grazie alle voci e le canzoni evergreen di Antonella Brini e Jano Di Gennaro, in veste anche di conduttori - presentatori dell’evento. Un dei momenti più apprezzati è stato quello della sfilata di abiti ispirati al mondo arabo e all’Africa, firmata da Elena Rodica Rotaru. L’Organizzatrice del Festival ci ha portati in un viaggio pieno di colori, con tuniche impreziosite dai disegni tradizionali, turbanti eleganti e mantelli pregiati - tutti abiti raccolti da lei nei viaggi in paesi come Egitto, Dubai Turchia, Tunisia o Marocco. Grande entusiasmo e calorosa accoglienza per la presenza di Elisangela Dos Santos Santano, originaria del Brasile, la vincitrice in carica del Concorso nazionale “Miss Badante”, giunto quest’anno all’ottava edizione. Applausi calorosi a scena aperta anche per i numerosi bambini protagonisti dei balli pieni di energia presentati e diretti da Candida Silvestri.
Elena Rodica Rotaru
La sua sfilata di abiti arabi.
https://youtu.be/oYoAa7Xfmng
La Giuria è stata presieduta da Cataldo Matrone – consigliere comunale di Ventotene ed è stata composta da Emanuel Vecchioli – Hairstylist VIP internazionale - vicepresidente della Giuria, Rosamaria Curcio – Proloco di Ventotene, Gianluca Cappabianca– Make-up VIP internazionale, Pietro Fizzotti – Corteggiatore Tv del programma “Uomini e Donne”, Rosy Filosa – professoressa che per diversi anni ha insegnato sull’isola di Ventotene.
Ecco anche alcune testimonianze a caldo:
Elena Rodica Rotaru, patron del Fashion Week Ventotene: “E’ stato un evento riuscito, sono contenta che, alla sesta edizione, il Trofeo è andato a un’artista dell’isola, Candida Santomauro, che trova la sua ispirazione e creatività proprio in questo territorio meraviglioso. Uno dei momenti più emozionanti per me è stato quello della sfilata dei bambini. Io amo la loro spensieratezza, la spontaneità e la gioia di partecipare ogni anno ballando e presentando abiti, accessori e non solo. Ringrazio i concorrenti che hanno fatto prova del loro talento, Candida Silvestri che, come sempre, è stata al mio fianco nell’organizzazione, la Giuria, i presentatori, il Comune di Ventotene, i nostri partner e sponsor Pandataria Film, Hotel Lo Smeraldo, SISA supermercati, C4 Premiazione. E invito già da adesso stilisti e designer per iscriversi all’edizione dell’anno prossimo, che sarà la settima!”.
Un ringraziamento speciale a tutti coloro che hanno sfilato per questa volta bambini, donne e maschi .
Bambini di Ventotene:
Angela Marina Gargiulo
Susanna Gargiulo
Sofia Rega
Alessandra Mihaly
Clara Vollono
Zoe Cocumelli
Arissa Langella
Bianca Masi
Flavia Musella
Meg Pandolfi
Ragazzi : Emanuel Vecchioli
Ragazze: Elena Cindroiu, Cristina di Felice, Cristel Mollo, Rugiada Colò, Carina Elena, Perla Turnu, Elisangela DOS Santos Santanos, Joyce Coutinho .
Cataldo Matrone: “Come presidente della giuria, posso dire che è stato un evento che ha coinvolto come sempre la comunità ventotenese dai più piccoli ai più grandi. L'entusiasmo di Elena contraddistingue il suo modo di lavorare insieme alla sua professionalità. Jano Di Gennaro, presentatore: “Il sesto anno e' stato una piacevole conferma, Elena Rodica Rotaru non si è risparmiata ed ha realizzato un evento impeccabile. Ogni anno tornare a Ventotene e rivedere quella magica cornice, respirare arte e moda a 360 gradi è sempre una grandissima e valida esperienza. Sono felicissimo di poter essere al timone di questo evento perché quando si investe in passione e gioia di fare i risultati solo sempre eccelsi. Infatti anche quest'anno il risultato finale è stata una armonia di tanti elementi, a partire dalla realizzazione dei capi indossati dalle modelle, fino ad arrivare alla musica che ne ha fatto da contorno. Senza parlare poi della professionalità della giuria e di tutti coloro che hanno contribuito alla riuscita dell'intero evento”. Antonella Brini: “E’ stato l’evento più fashion dell’isola di Ventotene. Per il sesto anno consecutivo la moda è arrivata sull’isola sotto la baghetta della direttrice artistica International style Elena Rodica Rotaru. Live motive dell’evento: il numero sei che rappresenta nella storia egizia un numero positivo, rappresenta la pace e rappresenta l’amore. Elena Rodica Rotaru ha portato in Sfilata abiti che la stilista ha raccolto nei suoi viaggi in Egitto, Dubai, Turchia o da Marrakech, mirabilmente indossati da ragazzi ragazze e donne presenti sull’isola. Il premio a Candida Santomauro ha messo in valore le creazioni in ceramica e fatte con l’uncinetto, molto caratteristiche e legate al territorio, sottolineando la cultura dell’artigianato locale. La stilista emergente Giorgia Benjamin è una ragazza giovane di 22 anni che si è approcciata con degli abiti in omaggio al padre egiziano. Carla Ruggieri ha presentato degli abiti da sposa e da comunione che attraversavano gli anni 30, 50, 60, 90 praticamente rivitalizzandoli dagli armadi in cui erano posti. Bella l’idea di far eun film dove raccontare la storia dei proprietari di questi abiti tra i quali il suo di sessant’anni fa!”.
Partner e sponsor dell’Evento: Comune di Ventotene, LikaEventi di Elena Rodica Rotaru e Candida Silvestri, Pandataria Film, in collaborazione con Proloco di Ventotene, Hotel Lo Smeraldo, Hair Beauty Salon di Marilena Bãcanu - ROMA, il Supermercato SISA, C4 Premiazione di Guidonia.
Musica: Dj Jonatan e Pasquale Curcio. Fotografo Ufficiale: Vittorio Musella Riprese Video: Salvatore Braca e Dario Santomauro.
Partner Media: FashionLuxury.info, Pandataria Film, PaeseRoma Quotidiano, MTM, Media X Te di Miruna Cajvaneanu, Lika Rotaru Blogger.
Articolo di Miruna Cajvaneanu e @likarotarublogger @elenarodicarotaru-blog
Qui ⬇️⬇️⬇️ ci sono tutte le foto.
#fashionbloggerstylebloggerofinstagram♥️♥️♥️♥️#byelenarotaru#instagrambloggers❤️#articolo#moda#ventotene#fashionweek#photography📷📸#fashiondesigner#concorso#arte#blogger#modafeminina#abiti#sposa#arabi
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Il FESTIVAL DI SANSCEMO
L'idea che sia tutto pensato a tavolino da giorni, se non da settimane.
Ci sono dettagli che è impossibile non notare e permettono di comprendere alla perfezione l'idea di spettacolo che hanno in Rai e che ha, questo eroico personaggetto [ "AMA"] , che viene definito DIRETTORE ARTISTICO di Sanremo.
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Il finto stupore della moglie di Amadeus al momento in cui, suo marito viene baciato sulla bocca dall'attrice Rocio Munez Morales (moglie a sua volta di Roul Bova).
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Il finto panico di Amadeus quando BLANCO sfascia il palco e distrugge la scenografia di rose rosse.
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Rosa Chemical vestita da clown, che scende in mezzo alla platea per andarsi a sedere, sculettando, su Fedez e poi lo invita sul palco per un bacio passionale a favore di telecamere.
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L'espressione da barbie di Chiara Ferragni che vede molestato sessualmente il marito e non si toglie dalla faccia il solito sguardo da ebete.
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Il sorriso compiaciuto di Fedez che torna a sedersi in poltrona.
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"Che si parli male o si parli bene" del suo spettacolo, per Amadeus è perfettamente irrilevante. Purchè se ne parli il più possibile!
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Il suo obiettivo è fare ascolti?
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E allora ben vengano le polemiche di qualsiasi tipo, dagli attacchi polemici di quei finti moralisti di FRATELLI D'ITALIA fino ai fischi dei sanremesi che vedono presi a calci i loro bellissimi fiori.
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E se le polemiche non scoppiano, bisogna attizzarle di proposito, con episodi e fattacci "ad hoc". Finalizzati a scatenarle.
Che si alzi qualsiasi tipo di polverone sulla rassegna canora nazionale, purchè se ne parli su tutti i giornali, in ogni programma Tv e specialmente sui social sui quali, un boomer come Amadeus, si sentiva fino a ieri, debole e poco considerato.
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The show must go on and the auditel must grow
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La grande recita continua.
Evviva la credulità popolare.
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Chi la vuole una Rai che per fare spettacolo e macinare ascolti e sponsorizzazioni, ingaggia uno stuolo di provocatori di professione ? Chiara Ferragni, Rosa Chemical, Fedez, Blanco, Achille Lauro & company?
Cosa c'entra con la musica uno scappato di casa come Rosa Chemical ?
E questi sarebbero i nuovi campioni della tradizione canora italiana?
Questi i talenti?
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#Direttore Artistico !?#il grande inganno dell'Auditel#Quantità al posto della qualità#La qualità canora di Sanremo!?
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La nuova stagione teatrale de L'ATTRITO di Imperia
LO STOP È d'obbligo per leggere il programma di ```novembre``` del Teatro dell'Attrito! 👇🏽 😀
Si comincia *domenica 3* alle ore 17.15 con il pluripremiato spettacolo dei Cattivi di Cuore "Il raccolto", portato in scena da Chiara Giribaldi e Giorgia Brusco per la regia di Gino Brusco.
Sempre per il teatro, due date per "L'Attrito in trasferta" con lo spettacolo Malacarne, *domenica 10* alle ore 17.15 al centro yoga L'albero della gioia in via Diano Calderina 1 e *domenica 24* sempre allo stesso orario al Casinò di Bellissimi.
*Sabato 9* alle ore 21.15 cantautorato d'autore con Fabrizio Barbera e Alberto Cecchini e sempre per la musica *sabato 16* alle ore 21.15 Pulse Trio, jazz rock e venerdì 29 blues con Sergio Cocchi Balta Bardoy.
*Venerdì 8* e *venerdì 22* alle 21.15 due incontri con la popolazione sulla questione del parco eolico promossi dal Comitato di InterVento Popolare, di cui l'Attrito è parte integrante; il primo un incontro dibattito su tutto quello che c'è da sapere sulla delicata questione, il secondo con il progetto Confluenze che racchiude l'esperienza dei comitati di lotta sul territorio nazionale.
Per informazioni e prenotazioni
- musica 320 2127561
- teatro e iniziative pubbliche 329 4955513.
Un ringraziamento particolare a Paolo Anselmo per la concessione della foto
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I LUOGHI DELL'ANIMA
Ed è rimasta un attimo così, lieta e pensosa, contro quello sfondo balenante di scrimi bianchi e di abissi paurosi, come se la bellezza di un viso di donna che scende nel cuore di un uomo sia veramente una delle cose più dure a morire in questa breve, fuggevole vita.
Bonaventura Tecchi
L'anima oggi ci porta in uno dei borghi più belli d'Italia, non tanto per quelle vecchie case scavate nella terra di tufo, ma tanto -piuttosto- per quel ponte sospeso nel vuoto che pare quasi lanciare una "sfida" alla modernità, a strutture fantascientifiche se rapportate all'antichità del borgo laziale, e alle città tecnologicizzate che si ha la tendenza di renderle sempre più "smart", iper-attive, iper-futuristiche, dimenticando il fatto che sono proprio paesi come Civita di Bagnoregio che costituiscono l'ossatura e l'anima della nostra amata Italia.
Visitare Bagnoregio è sicuramente una delle esperienze più entusiasmanti che è possibile fare nel territorio della Tuscia. La bellezza della sua Civita, nota come “la città che muore”, rende questo piccolo comune del Viterbese una meta ambita dal turismo nazionale e internazionale.
Ogni anno più di 700mila persone da tutto il mondo arrivano qui per vedere da vicino una bellezza antica, che sfida il tempo e l’erosione dello sperone tufaceo su cui è posizionata. Tutt’intorno la Valle dei Calanchi, uno spettacolo meraviglioso figlio del vento e della pioggia.
Civita è sempre più un luogo gettonatissimo dagli innamorati, che insieme passeggiano sul ponte e arrivano nel borgo per scambiarsi promesse d’amore eterno. Siamo nella terra di San Bonaventura, padre della Chiesa e figura centrale nel Medioevo. Terra francescana, dunque. Essendo San Bonaventura l’autore della biografia sulla vita del Santo d’Assisi, la Legenda Maior.
Il paese sta vivendo una grande fase di crescita, legata essenzialmente allo sviluppo turistico. Sviluppo turistico che sta facendo da traino a tutto l’indotto dell’accoglienza e del benessere del turista. Attraversare il paese, dall’aspetto Rinascimentale, a piedi è il modo migliore per respirare il clima più autentico della provincia italiana. Si può decidere di percorrere Corso Mazzini, dove hanno preso vita caratteristici negozietti, e scendere così fino al Belvedere oppure concedersi un po’ più di tempo per scendere nei piccoli vicoli alla ricerca di panorami mozzafiato.
Il Belvedere offre un affaccio privilegiato su Civita di Bagnoregio. Da qui è possibile portare a casa le migliori fotografie. Continuando basta scendere qualche decina di gradini e ci si trova a Mercatello. Da qui si inerpica il ponte che porta dritto nel cuore della perla dei Calanchi. Un borgo etrusco, con più di 2mila anni di storia sulla schiena. Diversi crolli, registrati nel corso dei secoli, hanno fatto sprofondare nella valle chiese e strutture bellissime. Purtroppo perse per sempre. Ma è forse proprio questo senso di precarietà, di fragilità, a rendere ancora più suggestivo questo luogo. Si entra da Porta Santa Maria, dove da secoli fanno la guardia dei leoni con una testa umana tra le zampe.
I visitatori, attraversando il corridoio dopo la porta, avranno modo di immergersi in un posto tranquillo, fuori dal tempo e dal mondo. Negli ultimi anni diversi locali hanno reso più gradevole l’escursione e non sarà difficile notare la presenza di gatti bellissimi. I sempre più famosi e fotografati “gatti di Civita”.
Il centro del borgo è Piazza San Donato, anticamente ne fu il foro e oggi viene chiamata “la piazzetta”. A dominare il lato frontale la facciata del Duomo di San Donato, cattedrale fino al 1699.
Prima di andarsene, scendendo verso il centro di Bagnoregio, tappa importante è la Cattedrale (in Piazza Cavour) che conserva il Santo Braccio. Dentro a uno splendido reliquiario di oreficeria francese è custodita una reliquia di San Bonaventura.
Altre informazioni e consigli su dove e come visitare Civita di Bagnoregio, al link:
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La mostra Mirò a Torino nella città sabauda dal 28 ottobre
La mostra Mirò a Torino nella città sabauda dal 28 ottobre. Torino, 5 ottobre 2023 – Il 2023 segna il quarantesimo anniversario della morte del grande artista catalano Joan Mirò (1893-1983), tra i principali esponenti della corrente surrealista insieme a Salvador Dalì e Pablo Picasso. Al pittore, ceramista e scultore è dedicata la mostra antologica, prodotta da Navigare srl, Mirò a Torino, in programma dal 28 ottobre al 14 gennaio 2024 negli spazi del Museo Storico Nazionale d’Artiglieria al Mastio della Cittadella, fortezza originaria del 1564 e patrimonio dell’Esercito Italiano, gestito dalla società Difesa Servizi. L’esposizione è curata da Achille Bonito Oliva, con la collaborazione di Maïthé Vallès-Bled e di Vincenzo Sanfo, e realizzata con il patrocinio del Comune di Torino e della Regione Piemonte. Mirò a Torino si compone di oltre 100 opere, dei numerosi lavori realizzati dal prolifico e longevo artista spagnolo, e rappresenta l’occasione per ammirare dipinti, acquerelli, disegni, sculture, ceramiche, litografie, acqueforti, ma anche i bellissimi bozzetti preparatori del balletto di Sylvano Bussotti, Le Bal Mirò (Mirò, l’uccello luce). La maggior parte delle opere, tutte datate tra il 1924 e il 1981, non sono mai state esposte al pubblico, provenendo, infatti, da prestiti privati, grazie alla collaborazione delle gallerie francesi Lelong, Tamenaga, de la Présidence, e della svizzera Bailly. L’esposizione è divisa in 7 aree tematiche: Ceramiche, Poesia, Litografie, Pittura, Derrière le Miroir, Manifesti, Musica, con un focus specifico sulla trasformazione dei linguaggi pittorici sviluppata dall’artista negli anni ‘20, ed è accompagnata da un importante lavoro fotografico, realizzato da alcuni tra i più importanti fotografi, tra i quali Man Ray, che hanno conosciuto Mirò, immortalandolo nel suo privato. Da un accordo di partnership tra la società organizzatrice Navigare srl e Abbonamento Musei Piemonte e Valle d’Aosta, tutti i possessori della card accederanno alla mostra in forma gratuita. Mirò a Torino è co-prodotta da AICS - Comitato Provinciale Torino e Diffusione Cultura Srl in collaborazione con Museo Storico Nazionale dell’Artiglieria – Mastio della Cittadella, Difesa Servizi, Art Book Web. Vettore ufficiale: Trenitalia. Orari di apertura: dal lunedì al venerdì dalle ore 9:30 alle ore 19:30; sabato, domenica e festivi dalle ore 9:30 alle ore 20:30. Biglietti online: ticketone.it. Sito internet: navigaresrl.com... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Baveno Before 2023
A Villa Fedora di Baveno l’estate vede il ritorno della mostra open air Baveno Before, visitabile fino a lunedì 30 ottobre. La mostra è un percorso espositivo creato grazie ai documenti archivistici dell’Azienda Autonoma di Cura Soggiorno e Turismo di Baveno, dove non manca un focus sull’offerta turistica dagli anni Trenta agli anni Cinquanta del Novecento. Quest’anno, l’esposizione si arricchisce di varie narrazioni, dedicate alle antiche istituzioni, come Congregazione di Carità e Asilo infantile, Ente Comunale di Assistenza, Società di Mutuo Soccorso e Opera Nazionale Maternità e Infanzia. L’evento rientra nella rassegna La pietra racconta 2023, realizzata in collaborazione da Città di Baveno, Comune di Mergozzo e GAM con il sostegno di Fondazione Comunitaria VCO, a cura di Acta Progetti, in collaborazione con l’Associazione Culturale Tacafile e il sostegno di Fondazione CRT. Appena dopo l’elegante Stresa si trova la città di Baveno, niente da invidiare al più titolato vicino, ricco di storia, tradizioni e cultura, adagiato lungo le rive piemontesi del Lago Maggiore, affacciato sul golfo Borromeo. La caratteristica passeggiata del lungolago, affiancato da storiche ville e da splendidi hotel, offre al visitatore un bellissimo panorama sulle Isole Borromee, cui è possibile approdare proprio partendo dall’imbarcadero di #Baveno. Si possono ammirare anche le antiche cave di granito rosa. Dal centro partono verso la collina tranquille passeggiate che offrono bellissimi scorci panoramici. Tra le bellezze architettoniche visitabili vi sono la parrocchiale con il particolare complesso di SS. Gervasio e Protasio (X-XI sec.) e il Battistero, il palazzo comunale (ex canonica), un porticato ottocentesco con una Via Crucis, situati in un ampio sagrato, in posizione più elevata, raggiungibili facilmente dal lungo lago, percorrendo via Monte Grappa. Fin dalla metà del XIX secolo numerose personalità di fama internazionale soggiornarono in questo luogo privilegiato, il più delle volte ospiti nelle lussuose ville presenti sul territorio. Nel periodo della Belle Epoque, Baveno entrò con le vicine Stresa, Intra e Pallanza, nel circuito del turismo internazionale, diventando un centro attivo e ricercato per il turismo d’elite. Soggiornarono ospiti illustri come la��Regina Vittoria, Winston Churchill, Schubert, Goethe, Wagner, Dumas padre e figlio. Baveno fu anche il luogo di vacanza dei musicisti Umberto Giordano, Gianandrea Gavazzeni e Giuseppe Patanè. Toscanini ci passava spesso e volentieri abitando poco più avanti a Pallanza sull’Isolino San Giovanni. Read the full article
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La Valle delle Meraviglie - Parco Nazionale del Mercantour
Nelle Alpi Marittime francesci, migliaia di graffiti preistorici ci narrano storie senza tempo.
"E credi ai mostri, credi ai corpi imbestiati, ai sassi vivi, ai sorrisi divini, alle parole che annientavano?
Credo in ciò che ogni uomo ha sperato e patito. Se un tempo salirono su queste alture di sassi o cercarono paludi mortali sotto il cielo, fu perchè ci trovavano qualcosa che noi non sappiamo. Non era il pane, ne il piacere, ne la cara salute. Queste cose si sa dove stanno. Non qui. E noi che viviamo lontano lungo il mare o nei campi, l'altra cosa l'abbiamo perduta."
- Cesare Pavese -
Questo luogo è il primo del genere che ho visitato in vita mia, dopo aver sempre letto sui libri di storia e visto nei documentari dei misteriosi graffiti lasciatici in eredità dagli uomini preistorici, ho sempre subito il fascino di questa epoca tanto lontana e tanto sconosciuta, misteriosa ed affascinante. Solo con il tempo poi ho compreso che la vita primitiva, che ci viene dipinta come epoca barbara e violenta, dove non si viveva ma si sopravviveva, era solo una narrazione romantica utile ad una visione evoluzionistica del tempo e della storia. Gli antichi abitanti del pianeta non erano affatto ingenui e non sopravvivevano affatto, basti pensare ai tanti bellissimi manufatti e opere artistiche che sono giunte fino a noi. Ad esempio, si sono ritrovati bellissimi pettini per capelli intarsiati in osso e finemente decorati, nonchè gioielli, orecchini, pendenti: pensate a quanto tempo e quanta perizia per lavorarli, e con gli strumenti di allora per giunta, ma se questi primitivi erano impegnati nella caccia e nella lotta per la soppravvivenza e nel difendersi dalle belve feroci, come potevano avere il tempo e la voglia di intarsiare pettini in osso e costruire gioielli ? E se lo facevano, non solo avevano il tempo di farlo, ma avevano pure il tempo di pettinarsi e curare il loro aspetto estetico ! I nostri lontani antenati avevano un rapporto molto profondo con le forze della Natura, sapevano interagire e dialogare con essa, capacità che noi moderni abbiamo perso, e questa è una vera e propria menomazione per la nostra anima, e probabilmente anche per il nostro corpo. Vivevano con il necessario e non avevano bisogno del superfluo, vivevano probabilmente una vita spirituale piena e coinvolgente, non avevano vuoti interiori da riempire, pertanto non avevano bisogno del superlfuo come noi.
Sempre affascinato da queste epoche lontane e misteriose, un giorno mi sono imbattuto in un articolo su una rivista di trekking che descriveva un'escursione in una valle ricca di queste testimonianze: fui letteralmente folgorato ! Questo posto non era lontano, e dopo un breve viaggio, si poteva raggiungere a piedi, lentamente, camminando si poteve entrare in questo territorio ancestrale e misterioso. Si chiama Valle delle Meraviglie, attorno al Monte Bego, nelle Alpi Marittime Francesi, appena al di là del territorio italiano. Proposi questo sito ad alcuni miei colleghi di lavoro, anche loro appassionati di montagna, e l'entusiasmo fu comune, e si organizzò così una spedizione di alcuni giorni.
Essendo incisioni primitive, non abbiamo alcun documento che ci possa aiutare nella loro interpretazione, pertanto le nostre supposizioni, quelle degli storici e degli archeologi, sono appunto soltanto interpretazione, ed in quanto tali risultano, per forza di cose, influenzate dalla nostra cultura, dal nostro modo di pensare ma soprattutto dal nostro modo di sentire.
Non è facile incidere la roccia, soprattutto inciderla profondamente, e con utensili primitivi ed elementari, pertanto se quelle persone hanno fatto tutta questa fatica, sicuramente avevano motivi ben validi per farlo. Sicuramente questo luogo aveva a che fare con la spiritualità, con ritualità e con forze che qui si manifestavano. Appaiono una grande varietà di simboli, sicuramente di epoche differenti, quindi il sito ha mantenuto la sua importanza nel corso di diversi millenni, quale altro luogo moderno mantiene così a lungo la sua importanza o la sua attrattiva ? Cosa attraeva questi nostri lontani progenitori ad avventurarsi fin quassù ? E perchè proprio in questa valle, e non in quella addiacente ? o quell'altra un po' più in là ?
E' un luogo che merita senz'altro una visita, e vi lascio di seguito alcune fotografie, purtroppo sono immagini molto vecchie, scansionate da pellicola, e a quel tempo non ero ancora abbastanza esperto, pertanto queste immagini non sono molto accattivanti, ma spero possano comunque trasmettervi qualcosa di bello. Checchè ne dicano i nostalgici, la pellicola aveva comunque grossi limiti. Meriterebbe tornarci, ma curiosando in giro ho letto che ora il sito non è più visitabile liberamente come diversi anni fa, ora ci si può andare solamente accompagnati dalle guide del parco con visite guidate di gruppo, troppo turistico per i miei gusti ! Peccato.
Se qualcuno fosse interessato a fare un'escursione, vi lascio il link ad un bel sito che riporta tutte le indicazioni utili:
>>> Sentieri Italiani >>>
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Sergio Borsato - “Tiocfaidh ar là”
Il nuovo singolo estratto dall’ultimo disco di inediti del cantautore veneto
Tiocfaidh ar là è una frase in gaelico che significa "verrà il nostro giorno", riferendosi al giorno in cui l'Irlanda sarà nuovamente unita e libera dall'ingerenza britannica. È diventato lo slogan non ufficiale del movimento repubblicano irlandese.
La frase è stata per la prima volta pronunciata da Bobby Sands, membro della PIRA che fu il primo di dieci detenuti repubblicani a morire durante lo sciopero della fame del 1981 nel Carcere di Maze, nella località di Long Kesh.
Con queste premesse il cantautore veneto continua a dar voce al suo nuovo disco di inediti dal titolo “Liberi e Forti” uscito lo scorso 17 marzo firmato dalla direzione artistica di Massimo Priviero e il featuring del chitarrista Riki Anelli, registrato dall’ingegnere del suono Francesco Matano presso lo Studio Musica per il Cervello.
«La Vita è come una nuvola, arriva, precipita, si dissolve, evapora e ritorna, in un continuo divenire» Sergio Borsato
Dicono del disco:
«Sergio Borsato sposa a pieno un concetto roots e americano di pensare al folk e alla sua narrazione. La parola si fa melodica dentro ampie aperture (anche in minore) e questo per cullare la storia, quella degli uomini, delle loro guerre…Culla di memoria, un atto resistente per la canzone d’autore di oggi… soprattutto di oggi…» BravOnLine
«Un disco di grande folk che all’America deve tutto ma anche un disco di bellissimi ricami melodici di quel suono roots acustico che va vissuto più che ascoltato». ExitWell
«Un disco impegnato, impegnativo, morbidissimo nella quiete delle sue melodie di grandi route americane, origine prima che arriva alla mente sin da un primo ascolto personale». MeiWeb
«La memoria è tutto. Nella memoria c'è la traccia del nostro vivere quotidiano, della nostra storia... e la canzone d'autore alla memoria deve tanta sua tradizione, alla storia così come a quel certo modo partigiano di mantenere in vita tutto questo». SevenNews
Sergio Borsato nasce in Svizzera nel 1962. Figlio di immigrati veneti, trascorre la sua infanzia in parte con i nonni paterni, a Cartigliano - un ridente paesino della campagna veneta alle porte di Bassano del Grappa situato sulle sponde del fiume Brenta - e in una piccola cittadina svizzera vicino a Zurigo. A 6 anni inizia a suonare l'armonica a bocca e a 10 il padre gli regala la prima chitarra, una sei corde spesso a cinque... Pink Floyd, Eagles, America, Crosby e gli italiani De Andrè, Bubola, De Gregori, Guccini, Bertoli, Vasco lo accompagnano. Inizia a scrivere la prime canzoni nel 1978, all'età di 16 anni. A 18 anni inizia a frequentare circoli filologici locali e, a Bassano del Grappa, conosce e frequenta il poeta scomparso Gino Pistorello con il quale inizia un interscambio di idee linguistiche e culturali. Prende coscienza che il Veneto è una lingua di trasferimento e di appartenenza e inizia a scrivere le prime canzoni in coiné Veneta. Collabora con vari gruppi musicali locali e nel 1986-87 si avvicina a gruppi che perseguono finalità autonomiste e indipendentiste ed è in questo ambiente che nascono le prime idee musicali. Borsato riesce comunque a destare l'attenzione degli addetti ai lavori. Nel 1999 inizia il suo primo tour musicale che lo porta in 15 città, pubblicando in seguito l'album "live tour 1999". Nel 2001 con la nuova casa di produzione musicale indipendente Daigo Music Italia srl dà vita al primo grande progetto discografico "La strada bianca". La scelta dei musicisti ricade su nomi di maggior prestigio nazionale ed internazionale quali Andrea Braido alle chitarre (Vasco Rossi, Eros Ramazzotti, Mina, Celentano, etc), Massimo Varini, alle chitarre (Nek, Laura Pausini, etc), Davide Ragazzoni alla batteria (Branduardi), Stefano Olivato al basso (Patty Pravo), oltre ad una serie di musicisti molto bravi tra i quali Marco Fanton (chitarre) e Alessandro Chiarelli (violino). Nel 2003 Sony Music Italia, ascoltato l'album, avvicina l'artista e decide di distribuirlo in tutta Italia e all'estero con un contratto in esclusiva: Germania, Svizzera, Francia, Stati Uniti, etc. L'album, che desta molto interesse anche da parte della stampa internazionale, viene recensito tra l'altro su America Oggi, il piú importante quotidiano americano dedicato agli italiani all'estero, oltre che su varie testate nazionali. Rai 2, nel settembre 2004, lo vuole come ospite al Follia Rotolante Tour, nella tappa di Lido degli Estensi. Il primo singolo dell'album "La strada bianca" viene programmato da numerose emittenti radiofoniche italiane. Nel 2008 è fra gli autori “Freedom” programma di Rai 2 interamente dedicato alla musica, in onda in seconda serata. Nel 2022, dopo circa 15 anni di pausa, Borsato ritorna con un nuovo singolo, “La bambina di Kiev”, mentre il 2023 è iniziato con la pubblicazione di “BIRKENAU - Unter dem blau”, di “Liberi e forti” title track del nuovo album uscito lo scorso 17 marzo e di “Tiocfaidh ar là” in diffusione radiofonica dal 9 giugno 2023.
Etichetta: Multiforce
Facebook: https://www.facebook.com/sergio.borsato/
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Sito Web: www.sergioborsato.com
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“Touch Screen” di Rossella Amato
L’eredità della pandemia “TOUCH SCREEN” di Rossella Amato edito da Falzea è una raccolta di racconti che si concentra sulla società moderna. Si vive con il cellulare, si mangia con il cellulare in mano, si dorme con il cellulare accanto e si flirta a suon di emoticons. In questi bellissimi nove racconti, l’autrice mette a nudo la fragilità e il disorientamento della società contemporanea, che alimenta obiettivi narcisisti, cinismo e totale mancanza di sensibilità verso il prossimo. “TOUCH SCREEN – Vite fuori e dentro lo schermo” nasce durante la pandemia quando la vita reale era ridotta al minimo e quella virtuale era l'unica esistenza possibile – spiega Rossella Amato. L’uomo è al centro dei suoi racconti e l’autrice ne analizza ogni sfaccettatura. Tutte le storie di Rossella Amato scandagliano le paure e le menzogne che i protagonisti non sono in grado di rivelare nemmeno a sé stessi. Costruiamo immagini fasulle di noi che mostriamo agli altri attraverso lo schermo, impoverendoci ogni giorno di più. Non sappiamo più vivere le emozioni vere, rincorriamo desideri “alla moda” e perdiamo la percezione dei valori che si sono tramandati da generazione in generazione. Messaggio Il messaggio che “TOUCH SCREEN” di Rossella Amato vuole trasmettere è chiaramente provocatorio: per vivere è necessario uscire allo scoperto, posare il telefono, mostrarsi in carne ed ossa per quello che si è, senza filtri o strategie. Rossella Amato nasce in provincia di Reggio Calabria nel 1974. Si laurea in giurisprudenza ed esercita la professione di avvocato giuslavorista in più regioni d’Italia e ad oggi continua ad occuparsi di Servizi per il lavoro, per la Regione Sicilia e la Regione Calabria, come consulente. Nell’ottobre del 2019 pubblica il romanzo di formazione Rosso Dentro con Falco Editore, che si aggiudica diversi riconoscimenti nel panorama letterario nazionale. Nel 2021 si classifica al primo posto in diversi Concorsi letterari con la raccolta di racconti Touch Screen, con il racconto La Colpa e con il racconto per ragazzi Il viaggio di Arturo. Abbiamo avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con l’autrice alla quale abbiamo rivolto qualche domanda sul suo libro e non solo. “TOUCH SCREEN” il libro di Rossella Amato I suoi racconti nascono nel periodo della pandemia. All’epoca aveva percepito immediatamente gli aspetti negativi della “connessione”? Secondo lei, aspetti positivi non ce ne sono? Penso che le connessioni, la rete, le tecnologie siano ormai parti imprescindibili del nostro modo di vivere e che per molti aspetti siano utili: durante la pandemia hanno consentito di continuare a lavorare, entrare in call con colleghi e familiari, frequentare scuole e università seppur virtuali. Però se da un lato la connessione ha annullato le distanze fisiche, dall’altro ha creato distanze umane, interiori, stimolando durante la pandemia rapporti, conoscenze, falsate dallo schermo, prive di contatto reale, di calore, di coraggio anche. “L’amore (se così si può dire) ai tempi del Covid19” è rimasto interrotto, incapace di evolversi, incastrato nello schermo, riducendosi il più delle volte ad essere un gioco che i protagonisti non sanno nemmeno di giocare, un gioco dove di autentico è rimasto ben poco. A quale dei racconti che ha scritto in questo libro è particolarmente legata? Ce n’è uno in cui narra qualcosa che le sta particolarmente a cuore? In tutti i racconti vi è comunque il mio sguardo sul mondo ma se proprio devo indicarne, sicuramente nella prima parte, Seicento Giorni, dove Valentina “la ragazza di nessuno e Giulio il ragazzo di tutte” vivono un amore impossibile che li consuma fino a che non trova compimento. Valentina per Giulio è “il cancro della sua gioventù, ciò da cui aveva tentato di salvarsi per anni. O forse ciò di cui avrebbe voluto morire”. Della seconda parte, amo molto No Time, dove per la prima volta ho dato voce ad un protagonista maschile. Flavio, uomo in carriera, tremendamente solo, del tutto incapace di entrare in contatto con ciò che desidera, finge di essere felice invece vive soffocato dagli impegni fitti della sua agenda che gli danno la sensazione di essere completo. Ma poi basta un messaggio di Arianna, la sua Arianna, a toccare le corde giuste e fargli esplodere dentro tutte le emozioni negate. In No Time, l’amore è una scossa, un risveglio emotivo che salva e travolge insieme. Lei ha pubblicato nel 2019 il romanzo Rosso Dentro. Con che tipo di scrittura si trova maggiormente a suo agio, racconti o romanzo? Il romanzo è un viaggio complesso, che merita devozione, cura di intrecci, tempi di posa (mi passi il termine), deve sedimentare, richiede pazienza, perché trasmette di più e più a lungo. Il racconto invece è un guizzo immediato, un lampo che deve saper colpire in poche pagine. Nel racconto è tutto più veloce, concentrato, assorbente e per questo per me anche più difficile da scrivere. In questo momento storico, così frenetico, ho sentito maggiormente l’esigenza di scrivere racconti, pur senza abbandonare l’idea di ripubblicare Rosso Dentro e completare un secondo romanzo. Mi è piaciuto molto il racconto il difetto, che si chiude in modo particolarmente drammatico. Possiamo anticipare brevemente ai lettori qual è stato il messaggio che ha voluto lanciare con questa storia? Il difetto è il racconto più sofferto, scritto in una notte, voleva uscire con insistenza. Il messaggio è purtroppo quanto mai attuale: il protagonista maschile vive narcisisticamente, proietta tutte le sue energie sull’ affermazione lavorativa, ritrovandosi alla fine a fare i conti con una solitudine e una sofferenza che non è capace di gestire. Filippo nel Difetto è il simbolo della fragilità maschile, una condizione che la società tende a rinnegare, educando gli uomini all’affermazione del se esteriore e non alla conoscenza della propria interiorità. Filippo è la proiezione di un benessere esterno, della forza, dell’instancabilità fugaci come la gioventù, lui incarna il vincente per eccellenza. Un vincente che però alla fine non vince. Qual è stata la base da cui ha attinto e che ha ispirato i suoi racconti? I racconti, è bene chiarirlo, non trasportano sulla carta storie vere, tanto meno autobiografiche. In tanti me lo chiedono: non esiste una Lara, un Mark, un Filippo, una Carol. Esistono tanti aspetti di questi personaggi in ognuno di noi, vicende che mescolate insieme viaggiano nella medesima direzione e su due binari: uno è il concetto di malattia in senso lato, che colpisce trasversalmente e l’altro il concetto di una solitudine profonda indotta dalla frenesia della connessione. Alcuni personaggi, come la Bella di Castellone, appartengono al mio vissuto, altri sono una sapiente miscela di racconti ispirati a percorsi reali di psicoterapia che ho approfondito, rimodulati in funzione del messaggio a cui erano destinati. Read the full article
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“Una Sapienza diffusa” di Riccardo Rescio – I&f RotoWeb Illustrato Arte Cultura Attualità
Un immenso, incommensurabile, patrimonio di antichi Saperi e radicate tradizioni, che da sempre si tramandano da padre in figlio, da madre in figlia, da maestro ad apprendista, da precettore ad allievo.
Saperi che ritroviamo ancora oggi nei manufatti dei nostri Artigiani, nelle costruzioni dei nostri Architetti, nelle opere dei nostri Artisti, nei prodotti dei nostri Agricoltori e nelle sapienti preparazioni dei nostri Chef.
Non vi è luogo, nella nostra Penisola delle Meraviglie e nelle sue incantevoli Isole, che non abbia affascinanti Storie da raccontare, bellissimi Posti da far vedere, squisiti Sapori da far assaggiare, coinvolgenti Eventi da far vivere e straordinarie Valenze Professionali da esprimere.
Tante di queste capacità stanno facendo molto restando in Italia, altrettante sono in giro per il mondo, per comunicare e far comprendere nei fatti e non solo nelle parole, quanto realmente vale e quanto veramente merita il nostro straordinario Paese.
Una Sapienza diffusa di antichi Saperi e impareggiabili Sapori, equamente distribuiti nelle Terre Uniche delle 20 straordinarie Regioni d’Italia.
Riccardo Rescio I&f Arte Cultura Attualità
Italia&friends Puglia
Si consiglia di vedere il bellissimo video di cui riportiamo il link sottostante : https://fb.watch/i9l61NYtGu/
Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Ministero delle Imprese e del Made in Italy Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Ministero dello sviluppo economico e del commercio Ministero del Turismo Ministero della Cultura ENIT – Agenzia Nazionale del Turismo
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Designated Survivor: 60 days
Ringrazio innanzitutto @veronica-nardi per avermi accompagnato in questa visione di non facile gestione. Questa storia è molto contorta e piena di sottotrame: la sua presenza è stata essenziale per comprendere il più possibile.
Questa serie non è una commedia, uno storico o un genere a cui sono solitamente abituata, ergo ho avuto difficoltà nel comprendere tutto quello che c’era sullo schermo, e @veronica-nardi mi ha spesso aiutato.
Dico subito che mi ha preso tantissimo. E questo per per svariati motivi:
La difficoltà di prevedere dove andasse a parare la storia
Anni e anni di serie tv mi hanno insegnato ad anticipare un pò le mosse dei personaggi, prima ancora che accadano. Un pò per clichè, un pò per logica, abitualmente non è facilissimo sorprendermi.
Questa serie invece lo ha fatto.
Più e più volte.
I colpi di scena sono stati spesso imprevedibili e a mio parere gestiti in modo ottimale. Penso ad esempio al piano del Generale Eun per incastrare il deputato Oh o alla scoperta dello stesso deputato Oh, come uomo del VIP. Per non parlare della Signora Yoon, la cui ambiguità ha portato spesso a dei bei stravolgimenti di trama.
La stessa storia del Presidente Park ha preso una piega che non avevo nemmeno sospettato: era assodato per me, che si sarebbe candidato alle elezioni come Presidente. Invece con un colpo di coda finale, si hanno di nuovo le carte in tavola tutte mischiate.
l’ambiguità
Svariati personaggi seguono questa caratteristica, tanto che riesce difficile capire chi di loro è davvero sincero e chi mente. Tra questi ultimi, la palma d’oro va data alla Signora Yoon, un personaggio che per tutta la serie ha ondeggiato tra verità e bugie, politica e interesse personale.
La legge sulla discriminazione razziale ad esempio, l’ha vista concorde con il Presidente Park per la sua attuazione. Ma nella scena successiva, vediamo la donna discutere con il suo Segretario su di essa facendoci sospettare che in realtà, abbia detto al Presidente Park che era dalla sua parte, solo per fregarlo politicamente. Lo spettatore allora, certifica come la Yoon sia una calcolatrice, una donna interessata solo alla politica e che abbia mentito al Presidente. La scene finale dell’episodio tuttavia, mostra come fosse davvero interessata a far si che la legge venisse approvata.
Questo esempio dimostra come, nell’arco di un episodio, la Yoon sia un personaggio caratterizzato cosi ambiguamente che non si può dire esattamente se mente o è sincera.
Dove troviamo altri atti di ambiguità, è nelle azioni o parole del Segretario Cha ad esempio. O nel Segretario Han. Oppure nel Generale Lee.
La serie gioca molto su questo aspetto che, mischiato ai colpi di scena, hanno catturato totalmente la mia attenzione.
L’attualità
La storia ha diversi argomenti attuali e realistici altri un po meno:
Politica, ingerenza delle altre nazioni, discriminazione, razzismo, potere del terrore, omofobia, sacrificio, onore. sondaggi elettorali, diritto dell’informazione, Costituzione, Leggi....
Nell’arco dell’intera serie si cerca di analizzare e portare sullo schermo questi temi, creando dei bellissimi spunti di riflessione, come ad esempio la priorità della sicurezza nazionale sul diritto all’informazione.
Tutte queste tematiche si aggiungono ad altri temi presenti all’interno della Casa Blu e che riguardano il Presidente Park in particolar modo ( ma ci tornerò dopo).
é quindi stato interessante per me, vedere come queste questioni venissero affrontate.
Un altro esempio di tematica che mi è piaciuta è la predilezione dei personaggi per la moralità VS politica. Non sai mai - e qui si torna al discorso sull’ambiguità - quando i caratteri seguiranno uno dei due temi.
La caratterizzazione dei personaggi
Se è vero che alcuni personaggi sono rimasti celati nell’ombra dell’ enigmaticità, altri - la maggior parte - sono ben costruiti. Sia i principali sia i comprimari vengono descritti molto bene.
Non c’è un’analisi psicologia approfondita su quasi nessuno di loro, forse per non rendere pesante la storia, ma la serie ci da abbastanza idee su come questi personaggi sono “fatti”:
la moglie del Presidente ad esempio è una donna comprensiva, dolce e responsabile, che si occupa degli altri. Ama ricambiata suo marito, ed è una buona madre. Allo stesso tempo, è una donna forte e combattiva, che spesso ha aiutato il marito nei momenti di difficoltà.
Molto realistico inoltre, la sua preoccupazione nel vedere suo marito deciso a candidarsi alle Presidenziali, rendendola perciò molto umana e dandole un tocca di realismo.
Forse i due personaggi un pò meglio analizzati sono Il Presidente Park e l’agente Han.
Il Presidente è un uomo buono. Una brava persona. E in quanto tale inadatto a fare politica, poichè essa è composta da compromessi che una persona come Park non è sempre disposto ad accettare.
La sua storia ha il sapore di una favola: può un personaggio così buono, onesto, giusto e imparziale, diventare un Capo di una nazione? Non è questa una contraddizione con quanto detto sopra?
Poichè anche Park stesso sembra accettare i suoi limiti come politico, fino a metà serie lo vediamo barcamenarsi nell’arte del governo, facendo del suo meglio e cercando di rimanere sempre una brava persona.
La svolta si ha quando Park si candida alle Presidenziali. con grande gioa di Cha
Il pensiero che il Presidente ad interim ha fatto è semplice quanto complesso: cambiare la politica. E fare ciò puntando proprio al suo essere una brava persona. Ma per farlo è necessario che vinca le elezioni.
Non è un concetto facile o di semplice realizzazione: ci sono infatti momenti dove questa teoria cade, come nel finale: insabbiare il caso del Segretario Han per salire al “trono” e cambiare la Corea, o arrestare il Segretario Han e rinunciare alla Presidenza?
Se avesse seguito il primo punto, probabilmente avrebbe vinto le elezioni, ma non sarebbe stato diverso dagli altri politici. Sarebbe stato un pessimo modo di iniziare la sua carriera.
Per questo dico che il Presidente Park ha un ottima caratterizzazione ed evoluzione: inizialmente titubante nella pratica del governo, successivamente acquista via via più sicurezza, fino a diventare un candidato alle presidenziali credibile agli occhi dei Coreani ( è in testa nei sondaggi)
Bella caratterizzazione anche per l’agente Han, che regala molte scene d’azione e porta a compimento un mistero lungo quanto l’intera serie. L’agente Han è una donna tosta, determinata, sveglia.
Ma allo stesso tempo è una donna innamorata che si è vista riavere tra le braccia il suo uomo...per essergli portato via due secondi dopo. Strazianti queste scene, ma che danno carattere alla sua storyline successiva, rendendo comprensibile allo spettatore la sua voglia di sbattere in carcere gli assassini del suo fidanzato.
Anche se non sono personaggi principali, meritano una menzione d’onore la Segretaria e il signor Park si, si chiama come il Presidente, cosi come l’addetto stampa Kim. Insieme a Cha, formano il team che ruota attorno al protagonista e che non ho potuto non amare. Stesso discorso per l’agente Han -Mo ed il Generale Lee, anch’essi ben delineati.
Ma il mio eroe è il Segretario Cha.
L’uomo dei sondaggi.
Colui che ha tormentato per giorni il Presidente pregandolo di candidarsi.
L’individuo in giacca e cravatta elegantissimo. SEMPRE che ha instaurato con il Presidente Park uno dei rapporti più belli dell’intera serie.
Premetto che inizialmente non mi fidavo di Cha, poichè lo vedevo come un Varys asiatico. Troppo ambizioso e lontano dall’onestà del Presidente.
Perchè Cha, nonostante la giovane età, è un esperto di politica e in quanto tale, disposto a scendere a compromessi immorali, pur di vincere.
Durante la serie però, vediamo come Cha sia più di uno squalo delle politica: Cha è un sognatore. Come Varys in GoT, sogna un “Regno” dove chi sta al potere pensi ai problemi veri del paese, ai poveri e bisognosi. Sogna una politica di pace con i vicini Nord Coreani ed era sinceramente affezionato al vecchio presidente.
Per cui, una volta accortosi che Park poteva essere quella persona, comincia a “sognare in grande”. Vuole apertamente che il protagonista vinca le elezioni e vede in Park, il bravo uomo che può portare a tutto questo.
Cha insieme agli altri personaggi del team dei Presidente, rappresenta una “gioventù che ci crede ancora”, una generazione che si permette di sognare una politica migliore e per questo difficili da deludere.
Ed è bellissimo allora, il suo rapporto con Park, che si costruisce episodio per episodio fino ad arrivare al 12° ( CHE HO VISTO 4 VOLTE E NON ME NE VERGOGNO) dove il ragazzo sacrifica la sua carriera politica per agevolare la candidatura del Presidente. E Park di contraltare, non solo rifiuta le dimissioni di Cha, ma mostra di fidarsi enormemente del suo segretario:
Park, uomo abituato a basare le sue scelte sui dati poichè mancante di sicurezza in se stesso, decide di non credere a questi ultimi e di fidarsi del suo Segretario. Questo è un enorme passo avanti.
Lo svolgimento delle indagini
Da quando Cersei ha fatto saltare in aria il tempio di Baelor L’assemblea è saltata in aria nel primo episodio, si è cercato di capire chi siano stati i colpevoli e perchè lo abbiano fatto.
Nello stesso momento in cui l’agente Han risolveva questo mistero - che è quello principale - vari altri eventi scuotevano la trama:
Il primo e più importante è stato quello della talpa all’interno della Casa Blu, l’uomo che avrebbe passato informazioni ai terroristi per tutta la serie.
In realtà tutte le altre domande sull’indagine, sono collegate una all’altra. Come ha fatto il Deputato Oh a sopravvivere? perchè il fidanzato dell’agente Han aveva il file? Perchè il collega dell’agente Han si è costituito? Chi ha dato l’ordine di cancellare il file dalla banca dati della Casa Blu?
La cosa interessante è che per risolvere questo caso c’è stato bisogno di 2 indagini collegate tra loro. Solo quando la Casa Blu e l’agente Han hanno collaborato insieme, si è riusciti ad avvicinarsi alla risposta. E questo è stato un elemento piacevole, visto che temevo che l’agente Han sarebbe riuscita a contattare la Casa Blu solo nell’ultimo episodio, costringendomi a vedere una storia già vista e rivista, con la donna che indagava da sola contro il mondo per poi dire la verità solo all’ultimo secondo, salvando la situazione.
Dunque questa serie è perfetta?
No.
Ci sono delle soluzioni che non mi sono piaciute e alcuni difetti.
Confusione
Non solo la serie richiede che tu abbia un minimo di conoscenza del diritto, ma che tu sappia capire quando una persona agisce politicamente oppure no. Avere un’infarinatura di come funziona la politica a grandi linee è una caratteristica chiave per capire cosa avviene nello schermo.
Questo significa che è difficoltoso seguire e comprendere quello che accadde e quali conseguenze possono avere determinate scelte politiche.
Oltre a questo, c’è confusione anche nella trama. Ieri sera ho tentato di ripercorrere con la mente tutta l’indagine... e ho mollato quando il generale Lee voleva invadere la Cambogia.
La trama è molto contorta e presenta così tante sottotrame che perdersi è facilissimo. Ci sono diversi agenti in campo che agiscono contemporaneamente e qualche volta per completare il puzzle sono state necessarie delle forzature.
Tipo domandarsi come facesse il generale Eun ha sapere che il suo telefono fosse stato messo sotto controllo.
Se ripenso alla storia, mi rendo conto che ci sono alcuni buchi di trama, domande a cui la serie non risponde, forse sperando che la storia prenda nella sua complessità più che nei dettagli.
L’uso malevolo dei villain
Io capisco perfettamente il gusto di usare un organizzazione senza volto come nemico. Un avversario di cui si viene a scoprire solamente il nome ( VIP) e alcuni dei suoi componenti.
Si scopre inoltre che chi ne fa parte:
1) non deve prendere iniziative fuori dagli ordini del VIP
2) non conosce gli altri membri
Tuttavia questa scelta implica che il VIP non ha una storia, una caratteristica, o un origine che possa far presa su di me, ma è solo un nemico senza volto e quindi “estraneo” alla mia sensibilità.
Ecco perchè l’attenzione degli spettatori si concentra con i mini boss, uomini del VIP e quindi loro volti.
Peccato che essi siano stati trattati ingiustamente @veronica-nardi. Il deputato Oh è l’esempio più lampante:
Aveva alle spalle una storia tragica e dolorosa, con desideri di distruzione e vendetta verso il suo paese reo di averlo abbandonato nel momento del bisogno.
Da questa base di partenza molto interessante ci si poteva lavorare davvero bene. Ed invece viene usato solo per dire frasi ad effetto, ribadire il suo odio per il genere umano e per attuare il piano del VIP. E nel momento in cui ha un guizzo di autonomia, viene fatto fuori.
Per carità, io la modalità della sua morte l’ho apprezzata: nella mente del suo “amico”, Oh viene ucciso perchè muoia da eroe, quando ancora lo scandalo non era sotto gli occhi dei coreani. Tuttavia è quello fatto prima a farmi storcere il naso.
Stessa identica cosa per gli altri membri del VIP, tutti uguali: Il segretario Han, il sarto Kim ecc ecc. Tutti con le stesse motivazioni e tutti burattini del VIP senza un adeguata caratterizzazione.
Trema tutto
Altro difetto sono le inquadrature che talvolta sono così rapide da tremare. Ho rivisto alcune scene e questo fatto mi ha leggermente infastidito.
CONCLUSIONE
Al di là dei difetti scritti sopra, questa serie ha saputo coinvolgermi tantissimo, portandomi a pormi domande di un certo spessore e a farmi discrete pippe mentali ( sport in cui eccello)
La trama - seppure un pò caotica - piena di colpi di scena ha saputo catturare la mia attenzione sin dall’inizio ed ho sinceramente amato ogni personaggio di questa serie.
Voto: 9
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Ho dei bellissimi ricordi legati a questo album di Vintersorg. Lo ascoltavo tantissimo in terzo liceo e soprattutto nel 2002-2003. È stato un anno un po’ strano, prevalentemente di merda perché la mia fidanzata mi aveva mollato l’anno prima e quindi per tutto quell’anno mi portai questa malinconica frenesia addosso. Lei faceva il quinto anno e ogni giorno era un misto di sensazioni fra rabbia, sfrontatezza, attitudini contrastanti che passavano dalla tenerezza all’essere cazzone (avevo cmq 17 anni). Erano anche anni in cui le amicizie iniziavano davvero a contare tanto. In quel periodo iniziai un rapporto epistolare con Giulio, un ragazzo che faceva il mio liceo ma che avevo intravisto qualche volta mentre io facevo il primo anno e lui il quinto. Era sua sorella che faceva da postino fra le nostre lettere, rigorosamente scritte a mano e con tanto di capolettera in stile medievale-celtico. Lui, in quegli anni, era appassionato di tutto quello che era il filone folk/epic black metal. In mezzo ai nostri primi scambi di CD, mi passò Ödemarkens Son di cui non conoscevo assolutamente nulla se non il fatto che il cantante era lo stesso di Empiricism dei Borknagar. Ödemarkens Son fondamentalmente è un album heavy metal, dove ogni tanto si incontrano i growl di Vintersorg e i blast-beat di Marcus (batterista dei Throne of Ahaz).
Il nostro Andreas Hedlund è il Piero Pelù del metal, con la sua vociona bassa e gutturale; marchio di fabbrica che alleggerirà poco per volta coi Borknagar. la doppietta “Svältvinter” e “Under Norrskenets Fallande Ljusspel” è stata fatta per un perfetto karaoke fra le montagne svedesi bevendo birra e idromele. Più che sentire lo spirito dei Bathory si coglie meglio quello dei Manowar. La più cadenzata “Månskensmän” ha un bridge della madonna, in doppia voce, di quelli che vuoi urlare alle 18:00 dal balcone mandando affanculo l’inno nazionale. “Trollbunden” separa perfettamente l’album vestita di strumentale synth, chitarra acustica e pianoforte. Anche “Offerbäcken” benché parta con la veste aggressiva si rivela presto essere una micionata di canzone.
Non so... saranno state le mie frequentazioni gay/queer degli ultimi 15 anni, ma non posso più fare a meno di pensare che Vintersorg, con questo tono micione, stia al bancone di un cruising bar del nord Europa a bere birra e a rimorchiare omoni in stile Tom of Finland ma con la barba da Skatebård. E via! che il sincretismo sia con me.
“I Den Trolska Dalens Hjärta” non fa altro che chiudere perfettamente questo album tutto da cantare, con la voce tutta da smorzare e le corde vocali tutte da strappare. ps: se anche voi, come me, vi siete chiesti chi cavolo è quell’omino col bastone nell’artwork del CD vi possono dire che non ho la minima idea. Dopo un’accurata visione si percepisce nell’ordine: una carta geografica, la mappa del Nord Europa, il Nord Europa ma rovesciato di 180°. Dovrebbe essere la personificazione del Baltico.
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Una domenica a Palazzo: Phaya Thai Royal Palace, residenza reale nel cuore di Bangkok
Visto che in tanti mi chiedete informazioni su monumenti che siano fuori dai classici percorsi turistici ho deciso di condividere con voi la mia ultima scoperta. Chi legge il mio diario online sa bene che non mi tiro mai indietro quando si tratta di andare a passeggio per Bangkok; se poi invece che fare da guida ho la possibilità di essere guidato la cosa si fa decisamente più interessante... A questo giro è stata tutta colpa dell’invito degli studenti del corso d’Arte del Dipartimento di Italiano dell’Università Chulalongkorn, invito che si è rivelato pieno di piacevoli sorprese. Con la scusa di passare del tempo insieme, l'Università ha pensato bene di organizzare una passeggiata culturale in un angolo d'Italia in Thailandia.
Un gruppo di studenti, qualche insegnante e diversi expat italiani. Appuntamento in una calda domenica di fine ottobre alla fermata dello Skytrain Victory Monument. Combinazione perfetta per andare alla scoperta di questo palazzo reale nel cuore di Bangkok che nessuno del gruppo aveva mai visitato prima. In realtà K. Neung Lohapon, la direttrice del Dipartimento di Italiano, il palazzo lo conosceva già molto bene visto che fa parte per di uno di quei luoghi che quasi per magia legano da secoli la Thailandia all’Italia.
Foto degli interni del palazzo
Per 2 ore abbondanti la nostra guida ci ha raccontato nei minimi dettagli la storia del palazzo, alternando descrizioni in tailandese a racconti in un inglese forse meno comprensibile del tailandese stesso.
Per fortuna che gli studenti si sono improvvisati traduttori!
La costruzione del palazzo iniziò nel 1909 come progetto di ampliamento voluto da Re Rama V (Re Chulalongkorn – a cui è dedicata l’Università che ha organizzato la visita) dell’allora Bangkok. All’epoca la zona era ancora coperta di canali e risaie – poco più di un secolo dopo è considerata pieno centro della capitale tailandese. Il Re però poté godere della quiete del palazzo solamente per pochi mesi visto che morì poco dopo il suo completamento. Divenne così la residenza della Regina Madre di Re Rama VI. Dopo la morte della madre, Rama VI fece demolire quasi interamente il palazzo e lo sostituì con costruzioni che conservarono parzialmente l’originale stile liberty fondendolo con un più moderno stile coloniale. Alla morte di Re Rama VI, il fratello Re Rama VII, una volta salito al trono ne ordinò la trasformazione in Hotel Internazionale (nota curiosa – Rama VII fu l’unico sovrano della dinastia Chakri ad aver abdicato). Dell’originale struttura oggi rimane solamente il Phra Thinang Thewarat Sapharom (sotto potete vedere le foto di questa sezione del palazzo). Le altre parti della residenza reale sono un misto di stili architettonici che variano dall’Art Nouveau – con vetri dipinti e decorazioni a fiamma e conchiglia, con balaustre in ferro battuto e legno intagliato – al Neoclassico – con giardini che ci hanno descritto come all’italiana ma che di italiano non hanno nulla – ad uno stile nordeuropeo che vagamente ricorda quello austriaco dell’inizio del novecento - la caratteristica più evidente del Palazzo Phaya Thai è una torretta rotonda con un tetto conico rosso, che ricorda il castello delle fiabe dei fratelli Grimm. La torretta fa parte della sala del trono di Phiman Chakri, costruita da Rama VI al cui interno sono ancora visibili bellissimi affreschi sul soffitto in stile italiano. Appena messo piede nel palazzo la guida ci fa notare che anche i pavimenti sono italiani: Re Rama V era infatti innamorato del marmo di Carrara.
Foto degli esterni del palazzo
Passeggiando per le varie parti del palazzo ci si imbatte in interessanti pannelli illustrati con didascalie ben scritte (e pertanto più comprensibili dell’inglese della guida) e informazioni curiose. Ho così scoperto che:
fino al secolo scorso i tailandesi avevano solo il nome: il cognome per indicare una persona venne infatti introdotto con il Surname Act del 1913 da Re Rama VI con annuncio dato proprio in questo palazzo;
Dusit Thani (thai: ดุสิตธานี), nome legato per me fino a questa visita alla catena di hotel, in realtà era un progetto creato da Re Rama VI per la creazione di una città in miniatura e micronazione per esplorare aspetti della democrazia. Fu il primo tentativo di realizzare un governo costituzionale in Thailandia e aveva sede proprio nel Phaya Thai Palace e nei dintorni della residenza (zona appunto ancora oggi chiamata Dusit);
fu proprio questo palazzo ad ospitare la prima stazione radiofonica della Thailandia, nel 1930, ovvero 6 anni dopo la messa in onda della prima trasmissione radiofonica in Italia;
una notte nella Suite dell’hotel Phaya Thai Palace costava 150 baht, pari a 1/3 dello stipendio allora ricevuto dagli architetti italiani Mario Tamagno e Annibale Rigotti (le cui opere sono ancora oggi visibili – ma non visitabili) qui a Bangkok;
una volta chiuso l’hotel il palazzo divenne sede dell’ospedale militare e poi importante scuola di medicina per la Royal Thai Army;
l’elegante caffetteria con interni neoclassici e a cui si accede solo togliendosi le scarpe che si trova davanti all’ingresso del palazzo (Cafe de Norasingha) fu il primo cafè in stile occidentale creato a Bangkok – è aperto tutti i giorni dalle 9:30 alle 19:00;
Il Dipartimento di Belle Arti ha inserito il Phya Thai Palace come sito del patrimonio nazionale tailandese solamente nel 1979
Foto della facciata principale del palazzo
Una camminata di più di 2 ore non poteva che concludersi con una bella chiacchierata, rigorosamente in italiano ovviamente, fra noi italiani e gli studenti del corso d'arte della Chulalongkorn University proprio nell’elegante Cafe de Norasingha. Ed è proprio chiacchierando con gli studenti che hanno studiato in Italia per periodi più o meno lunghi che ho riconfermato che
il RISOTTO è di gran lunga il piatto della cucina italiana MENO AMATO dai tailandesi
e che, tanto per peggiorare le cose, dicono anche che il formaggio puzza!
Foto del Phra Thinang Thewarat Sapharom
Per facilitarvi le cose, qui sotto trovate notizie e link per organizzare la visita al Palazzo Phaya Thai. Informazioni pratiche per il Palazzo Phaya Thai:
Sito internet: Phyathaipalace.org disponibile solamente in tailandese
Sito Museumthailand: pagina dedicata al Phaya Thai Palace
Indirizzo: 315 Phyathai Road Thung Phaya Thai Khet Ratchathewi Bangkok
Come arrivare: 10 minuti a piedi (circa 900 metri) dalla fermata della BTS Victory Monument – direzione Ratchawithi Road. Il palazzo si trova accanto all’ospedale Phramongkutklao Hospital.
Posizione sulla mappa: cliccare qui per aprire il percorso pedonale per raggiungere il Palazzo Phaya Thai su Google map.
Numero di telefono: 02-354 7987
Orario d’apertura: martedì e giovedì ore 13:30; sabato e domenica 9:30 e 13:30. Attenzione – l’orario è da intendersi come orario di inizio delle visite che sono obbligatoriamente guidate da un accompagnatore autorizzato. È necessario arrivare in anticipo. Per la guida in inglese si deve fare richiesta all’ingresso con un certo anticipo.
Biglietto: ingresso libero – è segno di cortesia lasciare una donazione
Codice d’abbigliamento e comportamento: abbigliamento decoroso, non sono ammessi pantaloncini corti, canottiere gonne corte e scollature vistose. Non è consentito scattare fotografie (ma si può chiedere e in genere le guide sono permissive), fumare, consumare cibo e bevande alcoliche o introdurre animali.
Durata della visita: circa 2 ore.
Il riassunto dela visita lo potete vedere in questo breve video
youtube
Se non visualizzate il video potete cliccare su questo link per aprirlo su YouTube
Se vi state ancora chiedendo perché non era mai stato al Phaya Thai Palace, la risposta la trovate essenzialmente negli orari di apertura. Fino a qualche anno fa, per di più, il palazzo era chiuso al pubblico. Tutt’oggi gli orari limitati e la quasi completa assenza di informazioni in inglese rendono questa bella residenza reale una meta poco conosciuta dai turisti stranieri e anche tailandesi. Se pertanto volete vedere qualcosa di meno turistico e che sia per di più legato all'influenza avuta dal nostro paese sulla Thailandia non potete perdervi il Palazzo Phaya Thai!
Foto dell'interno del Cafe de Norasingha
L'arte scuote dall'anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni Pablo Picasso
Foto della scala a chiocciola in ferro battuto (un nuovo termine imparato dagli studenti)
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In gita sui Monti Sibillini
Un fine settimana d’estate sulle montagne marchigiane
Tre amici decidono di trascorrere un weekend estivo diverso dal solito, lontano dal bel mare portorecanatese, e di raccontarvelo.
Partiti nel tardo pomeriggio da Loreto, dopo un’ora e mezzo di viaggio arriviamo a Pintura di Bolognola (1380 metri), la nostra località di soggiorno, presso il rifugio e albergo “La Capanna”.
Pintura di Bolognola
Dopo aver cenato ci ritiriamo in camera e programmiamo un’escursione sulla Forcella del Fargno per il giorno successivo. La mattina seguente, tuttavia, la pioggia non ci consente di intraprendere la camminata.
Decidiamo allora di scendere a Sarnano per visitare la mostra sul pittore veneziano Vittore Crivelli (1440–1501/1502) a Palazzo del Popolo. Attiva dal 21 maggio al 6 novembre 2011, la mostra ambisce a offrire una prospettiva originale sul patrimonio artistico della fascia montana delle Marche centromeridionali.
Oltre alle opere di Vittore Crivelli e del più noto fratello Carlo, sono infatti esposte pitture e sculture di altri artisti attivi nei centri più interni delle Marche nella seconda metà del XV secolo, per esplorare il Rinascimento dell’Appennino.
Questo nuovo concetto storico-artistico vuole indicare un Rinascimento di carattere locale, diverso e autonomo dalla più famosa produzione toscana e veneta dell’epoca, legato al gusto per i materiali, l’oro in particolare, e all’ostentazione della ricchezza e dell’eleganza formale.
All’ingresso veniamo informati che il biglietto della mostra permette di visitare anche la pinacoteca comunale, oltre che ottenere tariffe ridotte presso le sedi museali convenzionate dell’Abbadia di Fiastra, Caldarola, Castelraimondo, Falerone, Matelica, Monte Rinaldo, Tolentino, Urbisaglia e Visso.
Alla pinacoteca civica rimaniamo affascinati da due collezioni in mostra al primo piano. Una è dedicata ad armi da fuoco, elmetti e attrezzatura bellica di interesse storico, l’altra a uno strumento di lavoro apparentemente semplice: il martello. Nelle teche di una piccola sala sono esposte decine di martelli di ogni dimensione per altrettanti mestieri, dal martelletto del neurologo al mazzuolo da falegname.
A fine mattinata da Sarnano partiamo alla volta di Fiastra. Alla Casa del Parco, uno dei centri visita dislocati in tutto il territorio del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, le guide ci consigliano di pranzare al “Rifugio del Tribbio”.
Souvenir della Casa del Parco
Al rifugio veniamo accolti dalla gentile cuoca e proprietaria. L’ambiente e la cucina, tipicamente marchigiana, sono molto gradevoli. Tra le pietanze gustate meritano di essere menzionati i primi piatti, tagliatelle al tartufo e pappardelle ai funghi, e i contorni, zucchine alle erbe aromatiche e melanzane e cipolle in agrodolce.
Mangiata anche una fetta di soffice ciambellone, salutiamo la signora e, usciti dal rifugio, notiamo i romantici ruderi del Castello Magalotti. Il castello era situato sopra un colle, circondato da possenti mura che inglobavano la chiesa benedettina di S. Paolo, in stile puramente romanico.
Ruderi del Castello Magalotti
Ruderi del Castello Magalotti
Il colle offre una splendida panoramica dell’intero lago di Fiastra, di cui raggiungiamo le rive a San Lorenzo al Lago per passeggiare un po’ e scattare qualche fotografia prima di ritornare a Pintura di Bolognola.
Lago di Fiastra
Lago di Fiastra
Nel pomeriggio i nostri programmi sono nuovamente bloccati dalla pioggia. Le ore trascorrono tra cioccolate calde fuori stagione, giochi di carte e lettura di libri e quotidiani disponibili presso il rifugio.
Verso sera, terminato l’acquazzone, effettuiamo un’escursione nei dintorni del rifugio, senza allontanarci troppo per paura del cattivo tempo. La strada è spesso occupata da bellissimi e imponenti tori, vacche e vitelli di razza marchigiana. Lungo il cammino incontriamo il pastore del luogo, che per il giorno successivo ci consiglia di raggiungere il rifugio del Fargno e da lì Pizzo Tre Vescovi, meteo permettendo…
Allattamento di un vitello
Vitello di razza marchigiana
Dopo la cena in albergo a base di ottimo spezzatino di cinghiale, andiamo a dormire sperando in una bella giornata. La mattina seguente i nostri desideri sembrano esauditi e, dunque, zaino in spalla, ci incamminiamo verso la Forcella della Fargno.
La salita è abbastanza impegnativa: il percorso è lungo circa 6 chilometri e il dislivello è di circa 400 metri, con una fonte d’acqua situata a metà cammino. Volendo è però possibile percorrere abbastanza agevolmente la strada sterrata in automobile o motocicletta.
Paesaggio lungo il sentiero verso il Rifugio del Fargno
Paesaggio lungo il sentiero verso il Rifugio del Fargno
Paesaggio lungo il sentiero verso il Rifugio del Fargno
Paesaggio lungo il sentiero verso il Rifugio del Fargno
Dopo due ore e un quarto di cammino, alle undici e tre quarti circa, raggiungiamo finalmente il rifugio del Fargno, dove ci riposiamo brevemente assaggiando un dolcetto alle mandorle prima di salire ulteriormente sul Pizzo Tre Vescovi.
Rifugio del Fargno
Nonostante i nuvoloni in avvicinamento decidiamo di girare tutt’intorno la punta prima di pranzare al rifugio. Il paesaggio è veramente mozzafiato e fotografiamo bellissimi fiori, ma a metà percorso siamo colti nuovamente alla sprovvista dalla pioggia. Pur con qualche difficoltà, affrettiamo il passo e riusciamo a raggiungere il rifugio.
Fiori lungo il sentiero per Pizzo Tre Vescovi
Fiori lungo il sentiero per Pizzo Tre Vescovi
Fiori lungo il sentiero per Pizzo Tre Vescovi
Fiori lungo il sentiero per Pizzo Tre Vescovi
Fiori lungo il sentiero per Pizzo Tre Vescovi
Ritorno al rifugio del Fargno
Il pranzo è decisamente invernale: lenticchie e polenta alla salsiccia, senza lesinare su vino rosso e caffè per contrastare il freddo. Dopo aver sostato un po’ al rifugio, i due più coraggiosi del gruppo, tra cui il sottoscritto, affrontano vento e pioggia ritornando a piedi a Pintura di Bolognola, mentre il terzo compagno, meno intrepido ma più socievole, riesce a strappare un passaggio a delle compagne universitarie incontrate per caso.
Giunti finalmente al nostro albergo ci asciughiamo e cambiamo i vestiti bagnati. Prima di ripartire alla volta di Loreto, compriamo una forma di formaggio, tanto stagionato quanto dolce, prodotta dal cuoco con il latte del pastore che avevamo conosciuto il giorno prima.
Pecorino dei Monti Sibillini
Pian piano la pioggia comincia a diminuire d’intensità e il sole spunta lungo la via del ritorno dalla nostra piacevole gita estiva in montagna. Speriamo che il racconto del viaggio, di cui conserveremo sempre un bel ricordo, vi abbia divertito e invogliato a visitare i nostri bei Monti Sibillini.
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