Tumgik
#la gemella sconosciuta
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Un futuro tutto da scrivere ed un filo che non si romperà mai.
Sono una persona sognatrice che appunta ogni pensiero su carta, da sempre
.Scrivo di me in questo blog, che uso come mio diario virtuale.
Scrivo di ciò che voglio e di ciò che vorrei avere e trovare durante il cammino della mia vita.
Sono una persona che crede nell'amore come quello delle favole.Quel tipo d'amore che ci faceva sognare da bambine.
Mentre scrivo questo, resto legata ad un filo, quello del destino.
Quel filo di color rosso per il quale, esiste una leggenda giapponese che ci racconta di come due persone siano legate tra loro.
Ho sempre creduto in questa leggenda nonostante tutto.Sono convinta anche io di questa cosa, e spero che un giorno, anche se tardi, troverò anche io la mia anima gemella, il mio amore per la vita.
È importante ricordare che, il filo rosso può aggrovigliarsi e allungarsi, ma mai spezzarsi.
Un-mei-no-akai-ito è ciò che sono io, sono io quel filo. Mi trovo già legata alla mia anima gemella, senza però, essere ancora a conoscenza della sua effettiva esistenza.
Questo non è un sogno, è la realtà, e come tale, molto presto, si realizzerà, anche se ci vorrà del tempo.
Vorrei che sappia amarmi nonostante la mia disabilità, e che faccia in modo che per lui non sia un problema, ma un valore aggiunto.
Vorrei che mi insegnasse ad amare (visto che quella in questione, sarà la mia primissima relazione e spero anche l'ultima).
Sono spesso sola, non ho molti amici, quindi vorrei che lui per me fosse un amico o molto di più.
Non so nuotare, quindi spero che apprezzi la montagna 🗻 e le colline, cottage e agriturismi, cose così.
Mi vedo bene in vacanza anche ad esplorare città d'arte, in Italia o all'estero.
Vorrei che fosse una persona aperta al dialogo con le persone e che modo educato esprima il suo pensiero, come io faccio abitualmente.
Vorrei che rispettasse sempre il prossimo, sia per quanto riguarda il pensiero altrui, e tutti i loro credo, qualunque essi siano .Mi piacerebbe che parlasse più lingue straniere, come lo faccio io avendo questa passione da tutta la vita, e che magari lui abbia piacere di insegnarmene qualcuna se ne conoscerà.
Da sempre, sono stata rapita da occhi color mare e color smeraldo.
Chi sono io?
Beh qualcosa ti ho già raccontato di me, Anima ancora sconosciuta.
Sono una ragazza semplice, con l'animo da bambina. Sognatrice, forse anche troppo, con la vena d'artista, a volte.
Spesso scrivo volentieri un mio pensiero su carta, anche se non ho mai avuto un vero e proprio diario.
Qualche volta mi trovi chinata su di un foglio, mentre disegno e coloro.
Altre volte mi trovi a giocare ai videogiochi, ed altre ancora, a guardare film e serie TV in lingua originale e partite di calcio, senza togliere tempo alla lettura, una delle mie più grandi passioni, trasmessa da mia mamma.
Spero che con la tua presenza costante nella mia vita, tornerò a scrivere d'amore, quell'amore che parlerà di noi.
Scriverò per te lettere (perché si, scrivere è sempre stata una passione che da un po' di tempo che si è spenta) che potrai leggere ogni volta che vorrai, ricordandoti di me, anche quando saremmo lontani, se vorrai.Scriverò per te poesie, descrivendo il nostro amore che muterà piano piano nel tempo.
Crescerò insieme a te dentro questa relazione, e grazie a te spero passino anche le mie ansie, soprattutto la sociale, che mi accompagna da quando ho finito la scuola superiore (per via del bullismo subìto ecc..).
Per conquistarmi penso che non ci voglia molto: non sono una ragazza che indossa borse all'ultima moda, né ha un cellulare ultimo modello anche perché non sono malata di fotografie e non avendo altri social, non mi serve un cellulare troppo performante.
Come una bambina amo ancora i peluche (quindi questo sarebbe un ottimo regalo), ovviamente accompagnato da una lettera scritta a mano, sarebbe un sogno realizzato, ma non voglio chiedere la luna.
So per certo che, per amor mio, dovrai fare tanti cambiamenti nella tua vita, nel tuo quotidiano, e ovviamente io non obbligo nessuno ad amarmi, ma spero che un giorno, proprio come nelle favole, potrai essere il principe azzurro sto cercando e sognando da sempre.
Tiro un po' di più il mio capo del filo, se ti va, fallo anche tu, per incontrarci prima.
A presto amore mio, resto qui ad aspettarti.
@promettimicherestiqui
@un-mei-no-akai-ito //(Lun 12.08.24 h 21:53) @un-mei-no-akai-ito
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un-mei-no-akai-ito · 1 month
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Un futuro tutto da scrivere ed un filo che non si romperà mai.
Sono una persona sognatrice che appunta ogni pensiero su carta, da sempre.
Scrivo di me in questo blog, che uso come mio diario virtuale.
Scrivo di ciò che voglio e di ciò che vorrei avere e trovare durante il cammino della mia vita.
Sono una persona che crede nell'amore come quello delle favole.Quel tipo d'amore che ci faceva sognare da bambine.
Mentre scrivo questo, resto legata ad un filo, quello del destino.
Quel filo di color rosso per il quale, esiste una leggenda giapponese che ci racconta di come due persone siano legate tra loro.
Ho sempre creduto in questa leggenda nonostante tutto.Sono convinta anche io di questa cosa, e spero che un giorno, anche se tardi, troverò anche io la mia anima gemella, il mio amore per la vita.
È importante ricordare che, il filo rosso può aggrovigliarsi e allungarsi, ma mai spezzarsi.
Un-mei-no-akai-ito è ciò che sono io, sono io quel filo. Mi trovo già legata alla mia anima gemella, senza però, essere ancora a conoscenza della sua effettiva esistenza.
Questo non è un sogno, è la realtà, e come tale, molto presto, si realizzerà, anche se ci vorrà del tempo.
Vorrei che sappia amarmi nonostante la mia disabilità, e che faccia in modo che per lui non sia un problema, ma un valore aggiunto.
Vorrei che mi insegnasse ad amare (visto che quella in questione, sarà la mia primissima relazione e spero anche l'ultima).
Sono spesso sola, non ho molti amici, quindi vorrei che lui per me fosse un amico o molto di più.
Non so nuotare, quindi spero che apprezzi la montagna 🗻 e le colline, cottage e agriturismi, cose così.
Mi vedo bene in vacanza anche ad esplorare città d'arte, in Italia o all'estero.
Vorrei che fosse una persona aperta al dialogo con le persone e che modo educato esprima il suo pensiero, come io faccio abitualmente.
Vorrei che rispettasse sempre il prossimo, sia per quanto riguarda il pensiero altrui, e tutti i loro credo, qualunque essi siano.
Mi piacerebbe che parlasse più lingue straniere, come lo faccio io avendo questa passione da tutta la vita, e che magari lui abbia piacere di insegnarmene qualcuna se ne conoscerà.
Da sempre, sono stata rapita da occhi color mare e color smeraldo.
Chi sono io.
Beh qualcosa ti ho già raccontato di me, Anima ancora sconosciuta.
Sono una ragazza semplice, con l'animo da bambina. Sognatrice, forse anche troppo, con la vena d'artista, a volte.
Spesso scrivo volentieri un mio pensiero su carta, anche se non ho mai avuto un vero e proprio diario.
Qualche volta mi trovi chinata su di un foglio, mentre disegno e coloro.
Altre volte mi trovi a giocare ai videogiochi, ed altre ancora, a guardare film e serie TV in lingua originale e partite di calcio, senza togliere tempo alla lettura, una delle mie più grandi passioni, trasmessa da mia mamma.
Spero che con la tua presenza costante nella mia vita, tornerò a scrivere d'amore, quell'amore che parlerà di noi.
Scriverò per te lettere (perché si, scrivere è sempre stata una passione che da un po' di tempo che si è spenta) che potrai leggere ogni volta che vorrai, ricordandoti di me, anche quando saremmo lontani, se vorrai.
Scriverò per te poesie, descrivendo il nostro amore che muterà piano piano nel tempo.
Crescerò insieme a te dentro questa relazione, e grazie a te spero passino anche le mie ansie, soprattutto la sociale, che mi accompagna da quando ho finito la scuola superiore (per via del bullismo subìto ecc..).
Per conquistarmi penso che non ci voglia molto: non sono una ragazza che indossa borse all'ultima moda, né ha un cellulare ultimo modello anche perché non sono malata di fotografie e non avendo altri social, non mi serve un cellulare troppo performante.
Come una bambina amo ancora i peluche (quindi questo sarebbe un ottimo regalo), ovviamente accompagnato da una lettera scritta a mano, sarebbe un sogno realizzato, ma non voglio chiedere la luna.
So per certo che, per amor mio, dovrai fare tanti cambiamenti nella tua vita, nel tuo quotidiano, e ovviamente io non obbligo nessuno ad amarmi, ma spero che un giorno, proprio come nelle favole, potrai essere il principe azzurro sto cercando e sognando da sempre.
Tiro un po' di più il mio capo del filo, se ti va, fallo anche tu, per incontrarci prima.
A presto amore mio, resto qui ad aspettarti.
@un-mei-no-akai-ito //(Lun 12.08.24 h 21:53) @un-mei-no-akai-ito
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unmeinoakaito · 1 month
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Un futuro tutto da scrivere ed un filo che non si romperà mai.
Sono una persona sognatrice che appunta ogni pensiero su carta, da sempre.
.Scrivo di me in questo blog, che uso come mio diario virtuale.
Scrivo di ciò che voglio e di ciò che vorrei avere e trovare durante il cammino della mia vita.
Sono una persona che crede nell'amore come quello delle favole.Quel tipo d'amore che ci faceva sognare da bambine.
Mentre scrivo questo, resto legata ad un filo, quello del destino.
Quel filo di color rosso per il quale, esiste una leggenda giapponese che ci racconta di come due persone siano legate tra loro.
Ho sempre creduto in questa leggenda nonostante tutto.Sono convinta anche io di questa cosa, e spero che un giorno, anche se tardi, troverò anche io la mia anima gemella, il mio amore per la vita.
È importante ricordare che, il filo rosso può aggrovigliarsi e allungarsi, ma mai spezzarsi.
Un-mei-no-akai-ito è ciò che sono io, sono io quel filo. Mi trovo già legata alla mia anima gemella, senza però, essere ancora a conoscenza della sua effettiva esistenza.
Questo non è un sogno, è la realtà, e come tale, molto presto, si realizzerà, anche se ci vorrà del tempo.
Vorrei che sappia amarmi nonostante la mia disabilità, e che faccia in modo che per lui non sia un problema, ma un valore aggiunto.
Vorrei che mi insegnasse ad amare (visto che quella in questione, sarà la mia primissima relazione e spero anche l'ultima).
Sono spesso sola, non ho molti amici, quindi vorrei che lui per me fosse un amico o molto di più.
Non so nuotare, quindi spero che apprezzi la montagna 🗻 e le colline, cottage e agriturismi, cose così.
Mi vedo bene in vacanza anche ad esplorare città d'arte, in Italia o all'estero.
Vorrei che fosse una persona aperta al dialogo con le persone e che modo educato esprima il suo pensiero, come io faccio abitualmente.
Vorrei che rispettasse sempre il prossimo, sia per quanto riguarda il pensiero altrui, e tutti i loro credo, qualunque essi siano.
Da sempre, sono stata rapita da occhi color mare e color smeraldo.
Chi sono io.
Beh qualcosa ti ho già raccontato di me, Anima ancora sconosciuta.
Sono una ragazza semplice, con l'animo da bambina. Sognatrice, forse anche troppo, con la vena d'artista, a volte.
Spesso scrivo volentieri un mio pensiero su carta, anche se non ho mai avuto un vero e proprio diario.
Qualche volta mi trovi chinata su di un foglio, mentre disegno e coloro.
Altre volte mi trovi a giocare ai videogiochi, ed altre ancora, a guardare film e serie TV in lingua originale e partite di calcio, senza togliere tempo alla lettura, una delle mie più grandi passioni, trasmessa da mia mamma.
Spero che con la tua presenza costante nella mia vita, tornerò a scrivere d'amore, quell'amore che parlerà di noi.
Crescerò insieme a te dentro questa relazione, e grazie a te spero passino anche le mie ansie, soprattutto la sociale, che mi accompagna da quando ho finito la scuola superiore (per via del bullismo subìto ecc..).
Scriverò per te lettere (perché si, scrivere è sempre stata una passione che da un po' di tempo che si è spenta) che potrai leggere ogni volta che vorrai, ricordandoti di me, anche quando saremmo lontani, se vorrai.
Scriverò per te poesie, descrivendo il nostro amore che muterà piano piano nel tempo.
Crescerò insieme a te dentro questa relazione, e grazie a te spero passino anche le mie ansie, soprattutto la sociale, che mi accompagna da quando ho finito la scuola superiore (per via del bullismo subìto ecc..).
Per conquistarmi penso che non ci voglia molto: non sono una ragazza che indossa borse all'ultima moda, né ha un cellulare ultimo modello anche perché non sono malata di fotografie e non avendo altri social, non mi serve un cellulare troppo performante.
Come una bambina amo ancora i peluche (quindi questo sarebbe un ottimo regalo), ovviamente accompagnato da una lettera scritta a mano, sarebbe un sogno realizzato, ma non voglio chiedere la luna.
So per certo che, per amor mio, dovrai fare tanti cambiamenti nella tua vita, nel tuo quotidiano, e ovviamente io non obbligo nessuno ad amarmi, ma spero che un giorno, proprio come nelle favole, potrai essere il principe azzurro sto cercando e sognando da sempre.
Tiro un po' di più il mio capo del filo, se ti va, fallo anche tu, per incontrarci prima.
A presto amore mio, resto qui ad aspettarti.
@un-mei-no-akai-ito //(Lun 12.08.24 h 21:53) @un-mei-no-akai-ito
@unmeinoakaito
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sebastiandrogo · 1 year
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Defibrillatore
Operare a cuore aperto fra queste palline di merda,
come scrive H., o come si può constatare dal tanfo
emanato a loro insaputa: un dì sulla terra che fa ombra
a qualsiasi forma vivente conosciuta e sconosciuta,
si nasce si muore, si va avanti, ci si suicida forse per
noia forse per troppo dolore; si guarda un film che ci
parla di essere e non essere, di evaporare sotto il sole
a picco, i battiti del cuore come i tamburi della notte
incipiente e grama dove una super luna occhieggia
prepotente e mortifera, megera del cielo e infissa nel
firmamento; uno sbaglio e sei finito, termina il pulsare
delle vene, il sangue si coagula, tutto si spegne, anche
dopo vari tentativi di rianimazione, il corpo tratto in salvo
dai flutti e disteso sulla rena, la spiaggia affollata gremita
di curiosi, l'aria insufflata, il buio che si rapprende sulle
palpebre cispose di alghe; oppure ci si sveglia nel proprio
giaciglio esanimi e sconfitti, senza nulla più da chiedere
orfani di se stessi, giacenti in un reliquiario dove gli
innamorati stentano a trovare l'anima gemella trapassata
a fil di spada dal fato orbo di misericordia, pulci nell'orecchio
punzecchiano i precordi e preconizzano le dipartite: c'è un
gran traffico di organi ancora funzionanti in un basculare
ininterrotto di garze, bende, cerotti, il torace aperto, convulso
il polso, lo scoccare delle ore riprende il tema del delitto perfetto
il ragno che divora ogni cosa che esiste e che si installa
nel petto e instilla una fievole goccia di eternità a questo
involucro di carne.
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astra-zioni · 2 years
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Ognuno pensa all’amore a modo suo. Io credo di averne sperimentata la forma più pura e non ce ne sarà un’altra. Ma non so dire se fosse l’amore che intendete voi. V. era la mia anima gemella; non vi sbagliate sulle anime gemelle. Quando dici “anima gemella” a qualcuno si figura l’amore della tua vita, l’amore grande, l’amore con cui muori da vecchio. Probabilmente lui è stato tutte queste cose per un periodo e certamente abbiamo anche giocato, per un po’, a far la coppia, convissuto, il romanticismo, le grandi scopate. Ma chiunque abbia sperimentato la vera accezione di “anima gemella” sa che tutto questo non può durare a lungo; non per mancanza d’amore, ma per un eccesso d’amore (se per voi, come per me, amore e comprensione sono sinonimi). Dall’esterno siamo stati una coppia che è stata assieme e a un certo punto s’è lasciata. Per molto tempo ho creduto fosse nient’altro che questo, una roba comune, avanti il prossimo. Ma me lo son raccontata per tenermi a galla. V. è stata la persona più simile a un fratello che ti conosce da una vita, a un migliore amico che è cresciuto con te. Davanti un qualsiasi scenario pensavamo esattamente le stesse cose ed avevamo le stesse associazioni mentali, ci venivano alla mente gli stessi film o gli stessi estratti di un libro. Avevamo gli stessi presentimenti e le stesse angosce, la stessa estetica e gli stessi gusti; quando era per strada mi mandava qualche foto di una ragazza che sapeva mi sarebbe piaciuta, o di un paesaggio decadente che commuoveva entrambi. Non potevamo aprir bocca perché entrambi sapevamo cosa avrebbe detto l’altro, e ancor prima cosa l’altro avrebbe pensato. Avevamo lo stesso dolore e lo stesso rapporto con la vita. Non c’è stata una sola volta in cui nel nostro rapporto si son messe in mezzo meschinità varie da coppia, gelosie idiote, preoccupazioni per un messaggio visualizzato. Se c’è stata gelosia reciproca è sempre stata quel tipo di gelosia viscerale, quasi atavica, che prova un branco quando nel gruppo s’aggiunge una persona sconosciuta; sei circospetto, la annusi un po’, proteggi quelli del tuo branco, ma poi la accetti. Lui era il mio branco. Sembrerebbe la situazione ideale se tutto ciò non fosse totalmente incompatibile col gioco amoroso propriamente detto. La situazione che avevo instaurato con V. era una situazione di anti-vita e di immobilità. Quando conosci alla perfezione il mondo interiore dell’altro, perché è anche il tuo, è difficile poter dare un qualsiasi apporto che aggiunga qualcosa alla questione, un consiglio, una presa di forza e di potere che ti porta a prendere l’altro per i capelli nei momenti peggiori. È difficile agire se capisci perfettamente per quali motivi l’altro agisce. E sicuramente non era la persona con cui ho mai prefigurato un matrimonio e una qualsiasi sistemazione di coppia; mi prefiguravo noi due, al matrimonio di qualche altra persona, in ultima fila, a fumare e a prendere per il culo tutti. Era il mio branco. Girare con lui era come girare con un esercito di soldati dalla tua parte, ma eravamo solo io e lui, ed il mondo era nostro, e non faceva più paura ma anzi faceva ridere. Andavamo come due zingari per le strade, due a cui non avresti dato un euro, a parlare, a star muti, a ridere e, talvolta, a piangere. Era amore questo, per me. Ma so che non è l’amore di una coppia romantica tradizionalmente intesa; non mi riferisco a un aspetto sociale della cosa, mi riferisco a un immaginario intrinseco che abbiamo sempre posseduto dell’amore da millenni e che esisterà sempre. Quell’amore che ti fa tremare le vene e i polsi, quell’amore che ti toglie il sonno, l’amore che ti accende, che scatena la gelosia, che ti ispira poesie. Questa è la parte più volgare dell’esperienza amorosa, ma esiste e deve esistere perché è tutto fuorché immobilità; ti accende e ti fa andare avanti, ti fa creare. L’esperienza amorosa stretta necessita di mistero; V. non è stato niente di tutto questo e, proprio per questo, è stato l’amore più grande della mia vita. Non so se avrò mai bisogno di altro dopo di lui, cos’altro può esserci?
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susieporta · 2 years
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Tumblr media
IN MEZZO A MILLE PERCORSI, EVENTI E SEMINARI
Moltissime persone sono iscritte a corsi, seminari, master, a percorsi psicologici delle varie correnti; molte persone, in vita loro, si sono imbattute in più o meno lunghi percorsi di ricerca: filosofici, morali, spirituali, esoterici.
C’è anche chi contatta gli ufo, gli spiriti guida, angeli, maestri disincarnati. E quando uno è sull’orlo di una crisi matrimoniale o di relazione ecco che cerca, di nascosto ovviamente, e senza farlo vedere agli altri, data la sua reputazione di uomo o donna di mondo con i piedi ben piantati a terra, un astrologo, una cartomante o un sito per incontrare l’anima gemella.
In momenti difficili c’è chi rispolvera la sua vecchia e presunta fede in Dio e torna in chiesa – fino a quando non trova una nuova relazione – o c’è che si butta a capofitto in altri sistemi di credenza, religioni, psicoterapie, medicine olistiche o altro.
Dopo anni di lavoro sul campo e molti incontri, esperienze, disillusioni, incontri con ciarlatani, presunti mistici, canalizzatori, medianici, guru, asceti del terzo millennio, gruppi di non ricerca e propagandisti di ogni genere… e la domanda che mi sorge, qui e ora è la seguente:
Quanti di questi, guide o adepti; insegnanti o allievi; terapeuti o pazienti; hanno veramente raggiunto qualche cosa in loro stessi di stabile e duraturo che potesse andare oltre l’eccitazione del fine settimana intensivo di illuminazione o della caccia al guru all’ultimo grido?
Quanti, dopo anni di supermarket spirituale, si sono portati a casa un po’ di felicità permanente, di profonda soddisfazione di sé e della propria vita, e una visione del mondo diversa, dove sia possibile percepire una “differenza”, una “sottile qualità” spesso sconosciuta alle masse. Qualcosa che veramente siamo riusciti a conquistare con i nostri sforzi e che nessuno potrà mai sottrarci.
Abbiamo realmente raggiunto una pace interiore, un’armonia che traspare da ogni nostro gesto, parola o sguardo?
Abbiamo realmente cercato di conoscere e studiare noi stessi in relazione al mondo?
E una volta conosciuti, visti e studiati con pazienza, umiltà e costanza, abbiamo realmente compreso la Via e il lavoro che ci venivano proposti?
Era una cura profonda per il nostro “essere interiore” o solo un cerotto decorativo, oppure una nuova medaglietta da mostrare agli altri?
Abbiamo veramente a cuore il nostro corpo, la nostra mente, il nostro cuore e la nostra anima, oppure siamo solo interessati a stare un po’ meglio per poter alla fine, tirare a campare come prima?
La domanda: “che cosa abbiamo realizzato e raggiunto permanentemente?”
Abbiamo compreso la differenza fra cercare eccitazione, fantasie, sogni, deliri di onnipotenza, abbellire il proprio ego personalità, regalare un nuovo abito psicologico alla nostra immagine affamata all’infinito di attenzione e riconoscimento sociale; e invece, un lavoro serio e profondo su noi stessi, che presuppone un abbandono graduale ma deciso di tutto che in noi è illusorio e menzognero?
Abbiamo compreso, che per lo meno negli stadi iniziali, c’è più da perdere che da guadagnare, e che questo presuppone un cambio radicale di visione egocentrica tipo: tutto è subito… perché lo dico io?
In una società altamente burocraticizzata, tecnocratica, mentale, e piena di paure, illusioni, e sofferenza inutile, non saranno certo dei giochetti psicologici, degli auto-condizionamenti al pensiero positivo o qualche tecnica New Age a cambiare il nostro stato di confusione e smarrimento interiore.
Cambiare si può.
Crescere è possibile.
Raggiungere degli stati positivi e permanenti è possibile.
Sviluppare delle nuove capacità e abilità che renderebbero la nostra vita più ricca, creativa e soddisfacente, fa parte del programma genetico e spirituale di ogni essere umano.
Ma…
Si, a questo punto c’è un ma…
Io, sono capace di vedere l’opportunità e di cogliere attivamente e totalmente questa possibilità?
Sono capace di distinguere fra ciò che realmente mi serve per ottenere felicità, gioia, amore, consapevolezza, soddisfazione, benessere, o continuerò in eterno a rincorrere solo ciò che mi piace, eccitando così il mio ego personalità?
E, se sono in grado di riconoscere ciò, sarò in grado di posizionarmi correttamente rispetto un lavoro, un insegnamento, una guida, dei compagni, in modo da ottenere una caratteristica difficile da trovare fra la gente oggi come oggi, ovvero: l’umiltà di ascoltare qualcun altro che non sia il mio stesso ego?
Ho compreso che il presupposto per essere in grado di apprendere qualcosa di diverso da quello che finora ho conosciuto, sia quello di mettere da parte la mia “immagine-personalità” e iniziare ad ascoltare con il cuore?
Si vede e si comprende solo ciò che si ama…e questo vale sopra tutto per se stessi.
Senza amore per se stessi, per gli altri e per i misteri di questa vita non potremo mai oltrepassare la soglia dell’accumulare nozioni credendo di capire il senso, mentre a malapena siamo in grado di comprendere il significato letterale delle parole per associazione mnemonica.
Se vogliamo raggiungere qualcosa di reale in noi stessi, per noi stessi, per il mondo e per tutti gli altri esseri di questo pianeta… serve più amore: non solo studio, tecniche, esercizi, ecc.
La differenza la fa l’amore che mettiamo in tutto ciò che facciamo e con l’amore…la pazienza, l’autodisciplina, l’apertura, la generosità d’animo, l’etica universale che possiamo riconoscere, non nei libri, ma dentro il nostro stesso essere.
Ora…potremmo anche continuare a srotolare all’infinito questa matassa di saggezza presente in noi… ma il punto è, e rimarrà sempre:
“Che cosa voglio davvero… che cosa sto cercando… è questo il posto giusto per me… riuscirò a trovare qui quello che sto cercando?”
Se cerco una buona bistecca da fare alla griglia non entro in un negozio di fiori… non vi pare?
Prima devi sapere cosa vuoi veramente e solo allora cerchi chi ha la conoscenza e le capacità di aiutarti a trovare e sviluppare ciò che desideri, perché può darsi che tu non sappia cosa cercare. Può darsi che tu lo sappia, ma che ti sia recato in un negozio sbagliato; oppure che tu sia ancora in cerca di potere, successo, illusioni, consolazioni, attenzione, riconoscimento, e che la cosa che ti spaventa di più sia proprio la ricerca della verità.
Ci sono molte cose che spaventano l’uomo ma quelle che ci interessano maggiormente in questa sede sono:
la paura della felicità e dell’estasi
02. la paura dei cambiamenti e dell’impermanenza di tutti i fenomeni
03. la paura di amare e di farsi amare
04. la paura di farsi aiutare
05. la paura di vivere e di morire
06. la paura della verità
Educati alla sofferenza ci muoviamo nel mondo senza uno scopo, senza una meta e senza significato. Siamo solo delle figure, delle comparse sulla scena della vita e non protagonisti, viviamo come prigionieri di noi stessi, accettando la vita passivamente, e non vediamo le catene ai polsi che lucidiamo con soddisfazione tutti i giorni.
L’uomo deve imparare a dare una svolta epocale alla sua vita.
Rieducare se stesso alla ricerca della gioia e della felicità.
Egli ha la possibilità di vivere celebrando la sua vita e la sua esistenza, in ogni momento e per tutta la vita: Coscienza… Consapevolezza… Beatitudine.
Vivere totalmente… accettando la vita in toto, in tutte le sue sfumature e manifestazioni, comprendendo che ogni sasso, ogni fiore, ogni animale, ogni essere umano, ogni pianeta e ogni stella… ha il suo posto e la sua funzione nell’armonia generale dell’esistenza. Nulla esiste per caso. Nulla è mai fuori posto. Ma… serve una visione alta…, una consapevolezza matura e sviluppata. Un cuore allenato ad assorbire delle “Conoscenze Oggettive” che un umano poco evoluto rigetterebbe inorridito per mancanza di comprensione e una paura atavica dello sconosciuto.
La vita reale si erge ben oltre il mangiare, bere, dormire e riprodursi.
Risvegliare l’essere e le sue funzioni ci porta a superare una visione triste e condizionata dell’essere umano, visto come contribuente, consumatore, fruitore di servizi, abbonato, automobilista, credente, non credente, e tutte le varie etichette, marchi di fabbrica, e maschere sociali e famigliari, che abbiamo accettato in buona fede pur di sentirci parte di qualcosa e di avere un parvenza di identità.
Questa è la Via che desidero condividere con coloro che hanno il coraggio di accettare la sfida di uscire dal sonno per risvegliare se stessi alla verità e alla bellezza della Coscienza e della Consapevolezza.
Che cosa ha realmente senso?
Dopo un po’ di indagine interiore, e un po’ di lavoro, capiremo che è arrivata l’ora di abbandonare certe modalità che hanno fatto il loro tempo e forse comprenderemo che ha senso vivere una vita che vale la pena di essere vissuta, diventando sempre più: padroni di noi stessi, del nostro tempo, e del nostro destino.
Un consiglio: guardatevi dentro, sentite ciò che volete, e poi decidete di entrare nel negozio giusto senza perdere troppo tempo a guardare per anni tutte le vetrine e mai decidere. Una volta deciso… siate pronti ad investire, tempo, energia e risorse sulla vostra crescita ed evoluzione, muovetevi cauti ma decisi, con pazienza ma solerti.
L’unico investimento che abbia un reale senso è quello sulla propria evoluzione perché è l’unico bene che non perderete mai, e con questo anche tutte le qualità, le capacità e abilità rimarranno un vostro patrimonio per sempre.
E se uno desidera una buona vita, nel mondo esteriore, dovrebbe comprendere che ciò dipende innanzi tutto dal suo buon funzionamento interiore, e non vice versa.
Tu sei il mondo.
Ciò che attiri, dipende dal tuo livello di Essere e dai tuoi stati di Coscienza.
Roberto Potocniak
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veronica-nardi · 3 years
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Word of honor
Commento con spoiler!!!
SONO TORNATI I COMMENTI SCLERI ALLE SERIE!!!!!
Me:
Tumblr media
Non ricordo qual è stato l'ultimo commento che ho scritto, forse Love is sweet, ma ricordo che ho deciso di mollarli perché nell'ultimo periodo li scrivevo controvoglia, erano corti e frettolosi, e quindi scritti male.
E penso di aver capito perché (piccolo esame della mia vita): stare a casa mia mi rende apatica. Perché guarda caso, mentre ero in Austria scrivevo commenti senza problemi, come sono tornata a casa sono andata in letargo, e ora che ho in progetto di partire di nuovo mi è tornata la voglia di buttare giù i miei pensieri e di sfogarmi.
È sempre un po' un rompimento scrivere questi commenti, perché ci vuole tempo e io sono lenta, però ne vale anche la pena per schiarire le idee e dire la propria, e mi piace anche andare a rileggere i miei commenti passati.
Oggi sono qui per commentare il drama cinese Word of honor, serie di cui ho deciso di scrivere il commento già un po' di tempo fa. Perché?
PERCHÉ HO BISOGNO DI SFOGARMI DI PORCONARE.
Infatti più che un commento questo è uno sfogo.
E che sia chiaro: non mi sfogo in senso positivo come facevo con i miei commenti di The Untamed, in cui sentivo il bisogno di metabolizzare le mie emozioni, ma qui con WOH ho la necessità di sfogarmi in senso negativo, nel senso più negativo possibile.
Avviso: questo è un commento ricco di spoiler sia di Word of honor che di The Untamed (serie che io amo), perché fare il paragone tra le due mi è venuto fin dall'inizio inevitabile.
Qui lo dico, lo affermo e non mi vergogno: Word of honor mi ha grandemente delusa, penso che abbia un sacco di problemi e che non meriti assolutamente il voto che detiene su Mydramalist (8.6 al momento).
FATEMI CAUSA.
Non ho intenzione di stare a scrivere la trama del drama perché non ha senso: questo commento è destinato a chi la serie l’ha già vista tutta.
La prima cosa che voglio dire è che dal momento in cui sono venuta a conoscenza di questo drama, in me è nato subito un forte entusiasmo, che andava accrescendosi ogni giorno che passava. Infatti, nell’attesa che Viki lo finisse di subbare, ho passato settimane se non alcuni mesi a deliziarmi qui su Tumblr tra gif e fanart di questa serie (come io sia riuscita a non beccarmi nessuno spoiler importante rimane un miracolo). Ed ero davvero estasiata. Per vari motivi:
1) Questa serie è un fantasy xianxia e wuxia, un genere che a me piace molto.
2) La ship gay tra i due protagonisti.
3) Suddetti protagonisti che sembravano avere una chimica pazzesca dai modi in cui si guardavano.
4) Mi ricordava un sacco The Untamed, per ovvi motivi.
5) Sembrava una serie fatta davvero bene, quasi “epica”. Le scenografie, i costumi, i combattimenti... tutto sembrava promettere bene.
Ora, da un punto di vista estetico e tecnico, non ho granché di cui lamentarmi. La colonna sonora è molto bella (Ask Heaven stupenda), le scenografie sono bellissime e suggestive, gli effetti speciali in confronto a quelli di TU sono oro colato, e la recitazione anche se non è nulla di straordinario è comunque molto buona in alcuni casi. I miei preferiti sono stati Simon Gong come Wen Kexing (sopratutto nei panni del Signore della Valle), e Li Dai Kun come Re degli Scorpioni.
Mi è piaciuta molto la recitazione dei due lead (anche se Zhang Zhe Han l’ho trovato poco coinvolgente), che hanno per davvero una bellissima chimica. Potrei tranquillamente riempire il mio tumblr di gif set su loro due che si guardano, che si sorridono, che scherzano, che combattono insieme... e sembrerebbe una ship meravigliosa (come era sembrata a me nelle settimane precedenti).
Il problema è proprio questo: Word of honor SEMBRA una serie epica, la WenZhuo SEMBRA una bellissima e struggente storia d’amore.
Ma come dice il proverbio: l’apparenza inganna.
Cosa è andato storto?
1) LA MANCANZA DI CONTESTUALIZZAZIONE, SPIEGAZIONI INESISTENTI E CONFUSIONE GENERALE
Molte persone si lamentano dei primi episodi di The Untamed, dicendo che sono lenti e non succede niente. Il che può anche essere vero, ma io quelle prime puntate le ho sempre apprezzate moltissimo perché fungono da introduzione della trama e presentazione dei personaggi. Ad oggi mi rendo davvero conto dell’importanza e della profonda utilità di quegli episodi, in cui ci presentano i vari personaggi e delineano le relazioni tra di essi, ci presentano il mondo in cui è ambientata la serie, e gettano tutte le basi di quello che avviene in seguito, rendendo quindi tutto molto più fruibile e comprensibile.
In Word of honor invece c’è da mettersi le mani nei capelli. Ho perso il conto delle volte in cui mi sono persa nei dialoghi dei personaggi che parlavano di gente a me sconosciuta. Spesso le cose succedono in modo random, senza uno straccio di spiegazione, al che ci si perde i pezzi per strada. Durante la visione ho sentito tanto la mancanza di un “contesto” che mi aiutasse a capire cosa stava succedendo in scena, di chi si stava parlando, cosa aveva portato un determinato personaggio a dire quella cosa ecc...
Per fare un esempio lampante: come in TU, anche in questo mondo ci sono dei clan principali, ma a differenza di TU dove ogni clan era caratterizzato meravigliosamente e in modo singolare, qui le sette non è nemmeno chiaro quali siano, non hanno caratteristiche precise che le rende uniche e facilmente riconoscibili, e non è nemmeno chiaro dove la gente vive, e comunque le residenze sono tutte molto simili.
Mi ha dato inoltre molto fastidio quando le cose succedevano off screen. Alcuni eventi sono stati solo spiegati o anche semplicemente citati, e non mostrati. Come la morte del capo dei mendicanti, per fare un esempio. Io capisco che la serie avrà avuto un badget limitato, ma di certo non poteva essere più limitato di quello di The Untamed (cane brutto spelacchiato sempre nei nostri cuori @dilebe06), e se quest’ultima è riuscita comunque a dare vita ad una storia capace di travolgerti il cuore, allora poteva farlo anche WOH.
Lasciamo poi perdere tutto il discorso dell’armatura vitrea e dei pezzi moltiplicati da quel genio di Wen Kexing: grazie per avermi complicato la vita.
È stato come rivedere la storyline del Metallo Yin, ma avanzata di livello: un incubo.
2) I PERSONAGGI REAGISCONO IN MANIERA ASSURDA
Più volte mi è partito il WTF nel vedere come reagivano, o meglio, non reagivano i personaggi. 
A cominciare da Chengling a cui viene sterminata la famiglia e distrutta la casa nel secondo episodio, e questo ragazzino sembra non rimanerne più di tanto traumatizzato. Non come il massacro al Pontile del Loto e la reazione devastata di Jiang Cheng, Wuxian e Shijie che angoscia levati. In tutta la serie non ho mai percepito il trauma di Chengling o il suo dolore per la perdita della famiglia, è come se la cosa non fosse mai successa.
La figlia del Gran Capo Gao che viene rapita dalla coppia di vecchietti (voglio sapere se qualcuno ha imparato i loro nomi), e nel momento in cui viene liberata si lascia andare ad un assurdo slancio di bontà, di difesa e di perdono.
Durante l’ultima assemblea Wen Kexing afferma di non essere lui il capo dei fantasmi... e tutti gli credono. E quando viene fuori la sua storia e di chi è davvero figlio, gli viene perdonato tutto perché “eh poverino, ha sofferto tanto”. Quindi, giustamente, chiudiamo tutti gli spettri nella Valle Fantasma lasciandoli morire, tranne Wen Kexing e Xiang perché sono il lead e la lead. (Io comunque non ho mai capito cosa facevano di male questi fantasmi, togliendo quelli che hanno appiccato fuoco alla residenza del ragazzino).
E che dire di Zhuo Zishu e di Cao Wei Ning? Loro sono la ciliegina sulla torta. Questi due si innamorano di due spettri, e quando scoprono la loro vera identità non rimangono minimamente sconvolti, arrabbiati o turbati. Wei Ning un pochino si sorprende, ma la cosa finisce lì. E qui mi collego al prossimo punto.
3) UN ANTICLIMAX IMBARAZZANTE
Quando Ye BaiYi riferisce a Zishu la vera identità di Kexing, viene fuori che lui lo aveva già capito e che non gli importa. Quando Wei Ning scopre di Xiang dopo una iniziale sorpresa la cosa si risolve nel giro di un minuto.
Quando Kenxing scopre dei chiodi di Zishu, dopo un primo momento di disperazione (scena della pioggia), continua la sua vita come se nulla fosse. Non è in ansia. Non è angosciato. Non si mette alla disperata ricerca di una cura - come fece Wuxian per Jiang Cheng - per salvare quello che dice essere la sua anima gemella.
E ancora, Wen Kexing ha provocato la morte della famiglia di Chengling (non facciamo i buonisti: può anche non aver dato l’ordine, ma è quello che voleva e ha fatto di tutto per seminare odio e morte di persone innocenti), e quando il ragazzino lo scopre tutta la rabbia, la frustrazione e la delusione che si potevano creare si risolvono in un perdono totale (e comunque manco ne hanno parlato) in virtù di quello che il povero Wen Kexing ha passato.
Ora, perché non siete stati capaci di creare quella che si chiama angst? Perché, dopo aver creato TANTE occasioni che potevano davvero suscitare una buona dose di angoscia nello spettatore, non avete avuto la capacità di svilupparla come si deve e non avete avuto il coraggio di andare fino in fondo, preferendo invece strade più facili, buoniste e superficiali?
Word of honor aveva la possibilità di mettere su un’angst coi fiocchi, ma tutto si è sempre risolto con un NULLA DI FATTO.
4) UNA SUPERFICIALITA’ GENERALE
Lungo il corso della serie, ho sempre avuto la sensazione che ci fosse tanta carne al fuoco, ma che non sia stata cucinata fino in fondo. Word of honor è una bistecca al sangue. È una pasta al dente. Word of honor è la serie delle occasioni perse, dell’angoscia sprecata.
Word of honor si può riassumere perfettamente con il detto “tutto fumo e niente arrosto.”
Le Sette non sono caratterizzate, le evoluzioni dei personaggi sono praticamente inesistenti, fasulle o bipolari, le relazioni potevano essere un pozzo di profondità ma si sono sempre fermati alla superficie.
Un’altra cosa da cui sono rimasta molto delusa sono stati i Fantasmi. All’inizio mi piacevano un sacco, ma anche loro sono stati trascurati e/o dimenticati. A pochi di loro viene concesso il lusso di una storyline, e nessuna di queste ha saputo lasciare il segno. Non parliamo poi degli Scorpioni, che quasi non si sa chi siano.
Word of honor è una serie che pretende, ma che non dimostra di essersi impegnata abbastanza. Quello che ne risulta è una presa in giro.
5) ZHUO ZISHU E WEN KEXING COME I NUOVI “ROMEO E GIULIETTA”
So che rischio il linciaggio, ma io qui voglio davvero stendere un velo pietoso.
Sia se li prendo come personaggi singoli, sia se li prendo come coppia, li devo bocciare in entrambi i casi.
Wen Kexing è un finto villain, che vive nel bipolarismo tra il desiderio di vendetta e la vita idilliaca con Zishu e Chengling, e mentre passa metà del tempo a esprimersi attraverso versi di poesia e frasi filosofiche di cui non ho mai capito il senso, alla fine ottiene entrambe le cose senza aver mai preso una vera posizione.
Zhuo Zishu è un personaggio che di per sé potrei anche salvare, ma di problemi ne ha parecchi dal momento in cui entra in contatto con Kexing. Non si capisce perché accetta la sua presenza o perché da un episodio all’altro comincia a chiamarlo amico e a desiderare di condividere la sua vita con lui. All’inizio non sa nemmeno chi è, però vuole viaggiare il mondo assieme a lui: non è realistico.
La “storia d’amore” comincia in maniera semplicemente assurda, con Wen Kexing che definisce l’altro anima gemella alla bellezza dell’ottavo episodio, quando il livello di costruzione del loro rapporto è ancora minimo. Ma siccome si era intuito che si fossero già conosciuti nel passato, avevo pensato che avessero avuto un incontro precedente importante e degno di nota, per esempio Zishu che gli aveva salvato la vita, qualcosa di serio e profondo.
Circa a metà serie, si sono degnati di spiegarci le avventure passate di Kexing, e viene fuori che i due lead si sono conosciuti quando erano bambini (ho i brividi per l’inventiva), quando i genitori di Kexing hanno trovato rifugio presso il maestro di Zishu.
Ora...
Mi state dicendo che Wen Kexing ha definito Zishu anima gemella perché quando erano bambini hanno giocato insieme qualche giorno con il cane?
Sinceramente mi sento presa in giro.
Un altro grande problema è la loro comunicazione: superficiale e a volte inesistente.
Mi dispiace ma gli sguardi languidi e i giochetti non mi bastano. Ho bisogno di un fuoco che arde, non della fiammella di una candela.
Durante la prima metà della serie, prima di dare un giudizio definitivo, ho voluto essere speranzosa povera illusa. Mi sono detta: “non sono neanche a metà dai, hanno tutto il tempo per costruire un bel rapporto, per migliorare la comunicazione ecc...” E alla fine? Alla fine sviluppano una comunicazione talmente bella che Wen Kexing mette su un piano geniale senza farne parola con Zhuo Zishu, il quale lo crede morto e allora ripiega sul suicidio perché anche se ha Chengling e altri discepoli ritrovati di cui occuparsi e una possibile occasione di guarire, sia mai cercare di vivere una vita più che decente anche se la persona che ami è morta. Ma poi si scopre che quel simpaticone di Wen Kexing è ancora vivo, ma ormai è troppo tardi perché il danno è già stato fatto.
La loro comunicazione è talmente pessima che la cosa ha portato alla morte uno dei due.
Però sono anime gemelle.
Mi dà inoltre tremendamente fastidio il modo in cui la serie vuole passare per romantica con il messaggio: ha senso vivere solo con la tua anima gemella, se lei muore la vita perde di significato (questo vale anche per la coppietta etero finita male).
Questo NON è romantico. NON è bello. NON è sano.
Wen Kexing e Zhuo Zishu vogliono passare per tragicamente romantici: o viviamo tutti e due, o moriamo tutti e due. Ma io le storie d’amore così non le sopporto. Hanno fatto i nuovi Romeo e Giulietta, solo che loro li posso anche comprendere perché erano due tredicenni, mentre questi lead sono due uomini adulti che dovrebbero capire di dover andare avanti con la loro vita anche senza l’altro.
Voglio affrontare un altro discorso riguardante la ship.
Come ho detto prima, uno dei principali motivi per cui ero molto entusiasta nei confronti di questa serie, era per la ship gay.
Io so che è facile partire con l’entusiasmo quando si tratta di una storia BL, e non perché le ship gay siano speciali o più belle di quelle etero, ma perché in un mondo in cui le coppie gay non sono riconosciute come quelle etero e non hanno gli stessi diritti di queste ultime, è molto bello quando le coppie gay vengono rappresentate, quando vengono dati loro uno spazio e una voce.
Per una persona come me, totalmente supportiva della comunità LGBTQI, vedere queste persone rappresentate mi rende molto felice, soprattutto se si tratta di un drama asiatico, soprattutto se si tratta di un drama cinese!
Ma cominciando a vedere la serie, ho iniziato ben presto a scindere il mio entusiasmo personale da quello che stavo effettivamente vedendo. Io posso anche essere contenta che una serie cinese abbia deciso di rappresentare una storia gay, ma questo non significa che la relazione e la serie in sé siano state sviluppate in maniera adeguata, soddisfacente, emozionante ed ammirevole.
Wen Kexing e Zhuo Zishu scherzano, sorridono, si guardano, si prendono per mano, e tutto questo è bellissimo da vedere. Ma il problema è proprio questo: sono belli soltanto da guardare, come se fossero un bel quadretto.
Ma manca la vera angst, manca quella cosa che ti fa stringere il cuore per loro, manca quello struggimento che ti porta a shipparli, a tifare per loro e a desiderare di vederli insieme come se la tua felicità dipendesse da questo.
Non solo manca tutto questo, ma i due a una certa diventano addirittura noiosi, ripetitivi e ridicoli. Tanto che verso il finale non mi importava più nulla di loro, non mi importava se sarebbero riusciti a stare insieme o se Zishu sarebbe morto (tanto lo sapevo che avrebbero trovato una cura per quei chiodi maledetti: Ashes of love intensifritzzz), e addirittura ci sono stati dei momenti in cui ho sperato che morissero.
L’unica cosa buona di questa ship è quel “ai ni” pronunciato sul finale. Ho scoperto grazie a @dilebe06 che questa serie è famosa per aver passato la censura cinese, e ci credo. Oltre vari riferimenti palesemente gay lungo il corso della serie, l’elemento più eclatante è questo ti amo detto da Wen Kexing. Mettendo da parte le mie critiche, io sono felicissima di questo: un uomo che dice ti amo a un altro uomo, e il governo cinese lo ha passato! Cioè, PARLIAMONE.
Ora, voglio un attimo parlare del finale.
Qui lo dico e non lo nego: le serie asiatiche hanno un GROSSO problema con i finali. È qualcosa che ho notato fin dal mio primo amore Meteor Garden. Sono spesso poco chiari, confusionari, frettolosi, aperti, buonisti, paraculi e semplicistici.
Word of honor non fa eccezione: 
1) Dopo aver esultato per le Nozze Rosse versione cinese, mi sono cascate le braccia nel vedere come il maestro di Wei Ning abbia agito per puro interesse dell’Armatura Vitrea, e non perché fosse un uomo di princìpi che voleva punire Wen Kexing per le sue malefatte. Sia mai rendere le cose interessanti e sfaccettate, meglio cadere nella banalità e scontatezza dilaganti che hanno pervaso questo drama fino all’ultimo.
2) L’Armeria bramata da tutti per tutto il drama che doveva contenere armi potenti si rivela essere un magazzino pieno di grano che possa sfamare le genti. E la manna che cade dal cielo, no?
3) Che vadano a cagare quei sette minuti A PAGAMENTO che compongono l’episodio 37, solo per vedere un riassunto della ship e i due lead che diventano immortali sulle montagne innevate.
4) Il rituale dei sei metodi di coltivazione che usano i due lead e che funziona, a quanto ho capito, solo con persone innamorate a livello romantico, è una cagata talmente immonda che mi vergogno io per la sceneggiatura.
5) A mio parere Xie'er è il personaggio migliore della serie. Non mi sarebbe dispiaciuto se gli avessero dato più spazio, e assolutamente MERITAVA DI MEGLIO SUL FINALE. Quella valanga di neve che travolge tutti senza degnarli di una decente scena di morte è qualcosa di imbarazzante.
Siccome una cosa buona questa serie l’ha fatta, ovvero mi fatto venire nostalgia e voglia di rivedere The Untamed, prima di concludere vorrei commentare le due serie.
In cosa Word of honor non è riuscita a mantenere il paragone con The Untamed:
1) LA STORIA D’AMORE
Please... Non so nemmeno da dove cominciare. Che nessuno venga a dirmi che la Wenzhuo è la nuova Wangxian perché potrei tirare fuori il bazooka.
La Wangxian era ricca e stracolma di angst, nel senso che si stava proprio male a guardarli. Il tifo che ho fatto per la Wangxian equivale a quello dei tifosi di calcio alla finale dei mondiali. La Wangxian era costruita bene, e oltre a certi momenti più spensierati e divertenti regalati dal personaggio di Wuxian, la relazione aveva un’evoluzione sapientemente e dolorosamente costruita, dove introspezione e realismo si fondevano in una combinazione che sembrava fatta di magia.
Wen Kexing e Zhuo Zishu, la Wangxian non la vedono nemmeno col binocolo.
E dovrebbero solamente imparare dalla Wangxian: laddove Zishu ha scelto il suicidio di fronte alla morte di Kexing, Lan Zhan ha scelto di continuare a vivere una vita che sicuramente sarebbe stata difficile, solitaria e costellata da sensi di colpa (quei tre anni di punizione non me li scordo, bastardi), ma allo stesso tempo una vita degna di essere vissuta: crescere Sizhui e i discepoli e vederli diventare dei giovani uomini capaci, maturi e responsabili, occuparsi del Clan Lan, stare vicino alla sua famiglia, andare in giro per il mondo non solo per cercare un possibile stralcio dell’anima di Wei Ying, ma anche per cacciare i fantasmi e andare “ovunque vi fosse il caos”.
È andato avanti. Anche senza Wuxian. Anche se travolto dai sensi di colpa. Anche se era difficile. Anche se soffriva. E non ha vissuto una vita vuota o insignificante, ma una vita che mi rende soltanto orgogliosa di lui. E quando Wuxian è tornato e Lan Zhan ha avuto la sua seconda occasione, non l’ha sprecata, ha imparato dagli errori del passato, ha agito in modo diverso tenendosi stretto Wuxian, proteggendolo, mostrandogli che stavolta era dalla sua parte, condividendo con lui gioie e pericoli.
Ecco quella che io chiamo una storia d’amore costruita e sviluppata come Dio comanda.
In confronto, la Wenzhuo è soltanto una pallida e brutta copia.
2) LA PROFONDITA’, L’INTROSPEZIONE E L’EVOLUZIONE
Questo non vale solo per la storia d’amore, ma anche per la trama e i personaggi.
Lan Zhan è il mio personaggio preferito di The Untamed, e la costruzione di questo personaggio si mangia a colazione quella di Zishu. Così come Kexing non può fare a meno di impallidire di fronte a Wuxian.
E anche per quanto riguarda le due serie in sé, Word of honor non mi ha lasciato molto a livello di messaggi importanti e riflessioni interessanti. Se penso a The Untamed mi vengono in mente cose come i prigionieri di guerra Wen e tutta l'ipocrisia dei cultori, la Yunmeng Family che ad oggi rimane una delle storyline più toccanti della serie, o i personaggi legati alla Città di Yi.
The Untamed era una serie che parlava di perdono, di famiglia, di denuncia, di ipocrisia, di lealtà, di giustizia.
Word of honor si perde per strada nelle occasioni di cui il drama stesso ha scritto le basi.
3) L’ANGST
Wangxian: frustrazione, rabbia, dolore, tristezza, amarezza, struggimento, rimpianti, dolore.
Wenzhuo: l’angst che vola come fumo al vento...
E non vale soltanto per le ship.
Vogliamo parlare del massacro al Pontile del Loto E TUTTO QUELLO CHE NE E’ CONSEGUITO? Vogliamo parlare della morte di Jin Zixuan e delle sue conseguenze? Vogliamo parlare della Città di Yi? Vogliamo parlare della questione del Nucleo d’oro? Vogliamo parlare della drammatica relazione tra Wuxian e Jiang Cheng? Vogliamo parlare di quei disgraziati degli Wen? Vogliamo parlare dei Tumuli e della Coltivazione Demoniaca?
Io soffro anche soltanto a ripensarci.
Word of honor invece, l’ho finita ieri e me la sono già dimenticata.
4) I PERSONAGGI SECONDARI
A mio parere, gli unici personaggi degni di nota di WOH sono Xie’er e suo padre/amante. Ho trovato il loro rapporto tra il malato e il morboso, e quindi interessante.
Tutti gli altri sono fuffa. A partire da Xiang a cui hanno dato una caratterizzazione semplicemente insopportabile, per passare dal principe Jin che definisce Zishu anima gemella e che seppellisce definitivamente la poca serietà di questa serie, per finire con quel ragazzino senza sostanza e senza sapore che è stato Chengling.
Di contro, alcuni personaggi secondari di The Untamed come la Signora Yu e Xue Yang, hanno saputo in pochi episodi non solo presentare la loro caratterizzazione, ma anche regalare lacrime ed emozioni indimenticabili.
Per non parlare delle nuove generazioni. In Word of honor abbiamo l’insipido Chengling e la figlia di Gao, interessante quanto una foglia in una pozzanghera. The Untamed? PFFFFFFF. Vogliamo parlare di quanto fossero adorabili i discepoli? Il piccolo tsundere traumatizzato che era Jin Ling, il simpatico romanticone Ouyang Zizhen, il vivace peperino Jingyi (my favorite). Anche il semplice Sizhui era riuscito a conquistare i cuori di tutti con il suo candore e il modo di fare genuino e allo stesso tempo maturo.
Ci sarebbero altre cose da paragonare, come la recitazione o i villain, ma non voglio infierire troppo e mi basta citare i punti importanti.
Io non mi aspettavo che Word of honor fosse il nuovo The Untamed, però, sinceramente, mi aspettavo di più. Molto di più.
Ho finito.
Ora, ultima cosa che va al di là di Word of honor. Sono demotivata e delusa. Questa serie mi ha dato una grande batosta, ma è anche vero che è tanto tempo che accuso non tanto una mancanza di voglia di vedere drama, ma più che altro la mancanza di quel brivido, di quell’eccitazione, di quel “non vedo l’ora di vedere la prossima puntata!”
Mi manca Goong. Mi manca Hotel del Luna. Mi manca The Untamed. Mi manca Memories of the Alhambra. Mi manca Live. Mi manca vedere un drama che mi prenda il cuore e lì rimanga per i mesi successivi. Mi manca una storia d’amore come quella di The Legends, che quando ci penso mi tornano ancora i brividi e le lacrime.
Il 2020 è stato l’anno dei grandi drama per me. E non è che quest’anno stia vedendo drama brutti o che mi fanno schifo. Sono belli, carini, romantici, divertenti, commoventi, ma mi manca l’innamorarmi.
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Premessa e doverosa avvertenza: si tratta di un sogno che sta facendo Kimberly. Per cui io player farò un personaggio ma David non saprà nulla di questo, a meno che non decida Kim di dirglielo. |
New York Tel'aran'rhiod 06.03.21 Con il passare del tempo Lavinia Carter-Wood aveva compreso quanto avesse perduto nella sua esistenza. Era stata accanto alla sua fiamma gemella senza rendersene conto, era stata madre senza poter viversi appieno la gioia della maternità. Per questo era convinta che a David servisse una spinta nella direzione giusta. Non era sicura di riuscire a convincerlo di ciò che stava perdendo ma poteva saggiare il terreno a partire dalla persona che forse lo conosceva di più: la sua compagna Kimberly. Aveva ancora dentro di se qualche trucchetto da Camminatrice del sogno e le fu facile attirarla dove voleva che fosse. Non le avrebbe fatto del male, né avrebbe cercato di spaventarla. Voleva solo parlarle, comprendere quanto fossero uniti. Se c'era qualcosa che lei poteva fare per cambiare lo stato d'animo della sua discendenza, forse... "𝐴𝑙𝑖𝑐𝑒..." cominciò a chiamarla con voce molto dolce. La portò in una sorta di giardino incantato. "𝑉𝑖𝑒𝑛𝑖 𝑑𝑎 𝑚𝑒, 𝐴𝑙𝑖𝑐𝑒. 𝐼𝑙 𝐶𝑎𝑝𝑝𝑒𝑙𝑙𝑎𝑖𝑜 𝑡𝑖 𝑎𝑠𝑝𝑒𝑡𝑡𝑎." K: * Quella sera è di una stanchezza inverosimile, il venerdì è la giornata in cui crolla come una pera cotta Si infila a letto e dopo aver abbracciato Jack cade in un sonno profondo. Stranamente comincia a vedere un giardino pieno di fiori e di profumi. Un sogno? Sono secoli che non sogna, sono secoli che non vede così nitidamente le cose e i profumi. Sta passeggiando lentamente e sfiora le rose rosse e blu che trova lungo il suo cammino. D'improvviso sente una voce, una voce sconosciuta chiamarla* Chi sei? Cosa vuoi da me? * Chiede voltandosi in più direzioni cercando di capire da dove provenisse quel suono* Jack? Mi vuole? Dove? * Chiede ancora corrucciando la fronte* E: Eleri stava cercando di guidare la ragazza nella sua direzione. White Eagle aveva parlato di lei? Aveva conosciuto il marito tramite lo sciamano? Non poteva saperlo. Aveva tante cose da chiedere e doveva farlo prima della luce del sole, prima che la donna che imprigionava la sua anima si svegliasse. "𝐷𝑎 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑎 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑒, 𝐴𝑙𝑖𝑐𝑒. 𝑇𝑖 𝑠𝑡𝑎 𝑎𝑠𝑝𝑒𝑡𝑡𝑎𝑛𝑑𝑜." Usò le sue doti di Camminatrice per costruire un edificio non molto distante da dove lei si trovava. "𝐸𝑛𝑡𝑟𝑎 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑣𝑖𝑙𝑙𝑎, 𝑙𝑢𝑖 𝑡𝑖 𝑠𝑡𝑎 𝑎𝑠𝑝𝑒𝑡𝑡𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑙𝑖̀ 𝑑𝑒𝑛𝑡𝑟𝑜, 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑠𝑎𝑙𝑎 𝑝𝑟𝑖𝑛𝑐𝑖𝑝𝑎𝑙𝑒. 𝐹𝑎𝑖 𝑖𝑛 𝑓𝑟𝑒𝑡𝑡𝑎, 𝑝𝑖𝑐𝑐𝑜𝑙𝑎 𝑐𝑟𝑒𝑎𝑡𝑢𝑟𝑎 𝑠𝑝𝑒𝑟𝑑𝑢𝑡𝑎." Forse si era tradita ma ogni secondo per lei era prezioso. Nonostante il fatto che lo sciamano non era il suo amato, teneva a lui come fosse stata sua madre. Se poi fosse riuscito nel suo intento... forse... non volare troppo con la mente, Eleri. Non puoi permettertelo. K: * Sente ancora quella voce e si aggira sperduta in quel giardino strano ma bellissimo* Dove sei? Chi sei? Ti prego fatti vedere!! * Urla mentre si solleva il vestito di tulle rosso. Ma quando cavolo l ha messo quel vestito? Da dove spuntava? Beh era un sogno, forse... Forse semplicemente è la sua fantasia. Sente ancora quella voce e comincia ad accelerare il passo* Arrivo!! Non te ne andare... Dammi la via * Corre, veloce, corre verso una costruzione che prima non ha visto e spinge il portone* Sono qui...ti prego fatti vedere, portami da lui!! * Riflette sulle parole che ha appena sentito. Le aveva già sentite? Non ricordava* E: Eleri decise che non poteva indugiare ancora e si fece avanti. "𝑆𝑜𝑛𝑜 𝑞𝑢𝑖, 𝑑𝑎𝑣𝑎𝑛𝑡𝑖 𝑎 𝑡𝑒. 𝑃𝑒𝑟𝑑𝑜𝑛��𝑚𝑖 𝑠𝑒 𝑡𝑖 ℎ𝑜 𝑎𝑡𝑡𝑖𝑟𝑎𝑡𝑜 𝑞𝑢𝑖 𝑐𝑜𝑛 𝑢𝑛𝑜 𝑠𝑡𝑟𝑎𝑡𝑎𝑔𝑒𝑚𝑚𝑎, 𝑏𝑎𝑚𝑏𝑖𝑛𝑎, 𝑚𝑎 ℎ𝑜 𝑏𝑖𝑠𝑜𝑔𝑛𝑜 𝑑𝑖 𝑠𝑎𝑝𝑒𝑟𝑒 𝑎𝑙𝑐𝑢𝑛𝑒 𝑖𝑛𝑓𝑜𝑟𝑚𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑎 𝑝𝑟𝑜𝑝𝑜𝑠𝑖𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑡𝑢𝑜 𝑎𝑚𝑎𝑡𝑜. 𝐶ℎ𝑖 𝑠𝑜𝑛𝑜? 𝐺𝑢𝑎𝑟𝑑𝑎𝑚𝑖 𝑖𝑛 𝑣𝑜𝑙𝑡𝑜, 𝑐𝑟𝑒𝑑𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑡𝑢 ����𝑎𝑝𝑝𝑖𝑎 𝑝𝑒𝑟𝑓𝑒𝑡𝑡𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑐ℎ𝑖 𝑡𝑖 𝑠𝑡𝑎 𝑝𝑎𝑟𝑙𝑎𝑛𝑑𝑜." Sperava che la riconoscesse e che non fosse intimorita dalla sua presenza. "𝑃𝑒𝑟𝑑𝑜𝑛𝑎𝑚𝑖, 𝐾𝑖𝑚𝑏𝑒𝑟𝑙𝑦, 𝑚𝑎 𝑛𝑜𝑛 ℎ𝑜 𝑚𝑜𝑙𝑡𝑒 𝑜𝑐𝑐𝑎𝑠𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑑𝑖 𝑣𝑖𝑎𝑔𝑔𝑖𝑎𝑟𝑒 𝑙𝑖𝑏𝑒𝑟𝑎 𝑛𝑒𝑙 𝑇𝑒𝑙'𝑎𝑟𝑎𝑛'𝑟ℎ𝑖𝑜𝑑. 𝐻𝑜 𝑑𝑒𝑖 𝑙𝑖𝑚𝑖𝑡𝑖 𝑝𝑟𝑒𝑐𝑖𝑠𝑖 𝑒 𝑖𝑙 𝑚𝑖𝑜 𝑡𝑒𝑚𝑝𝑜 𝑒̀ 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑟𝑒 𝑚𝑜𝑙𝑡𝑜 𝑙𝑖𝑚𝑖𝑡𝑎𝑡𝑜. 𝐸' 𝑑𝑢𝑟𝑎 𝑣𝑖𝑣𝑒𝑟𝑒 𝑑𝑒𝑛𝑡𝑟𝑜 𝑢𝑛 𝑐𝑜𝑟𝑝𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑠𝑎 𝑐ℎ𝑖 𝑠𝑖𝑎 𝑒 𝑠𝑡𝑎 𝑣𝑖𝑣𝑒𝑛𝑑𝑜 𝑙𝑎 𝑠𝑢𝑎 𝑒𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑛𝑜𝑟𝑚𝑎𝑙𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒. 𝐹𝑜𝑟𝑠𝑒 𝑒̀ 𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑙𝑎 𝑝𝑢𝑛𝑖𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑎𝑣𝑒𝑟 𝑑𝑒𝑠𝑖𝑑𝑒𝑟𝑎𝑡𝑜 𝑡𝑟𝑜𝑝𝑝𝑜. 𝐻𝑎𝑖 𝑑𝑒𝑖 𝑠𝑜𝑔𝑛𝑖, 𝑏𝑎𝑚𝑏𝑖𝑛𝑎? 𝑆𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑊ℎ𝑖𝑡𝑒 𝐸𝑎𝑔𝑙𝑒 𝑠𝑖 𝑠𝑡𝑎 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑟𝑜𝑔𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑝𝑎𝑟𝑒𝑐𝑐ℎ𝑖𝑜 𝑠𝑢 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑜." concluse sperando di non essere stata troppo indiscreta. Forse la compagna di David era riservata e non avrebbe voluto discutere di certe questioni con un estranea.
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K: * Sta correndo quando una donna le si piazza davanti e Kim si blocca di colpo rimanendo colpita. La guarda , è una donna elegante, raffinata, di altri tempi....troppo passati* Chi...sei... * Sussurra scrutandola. Non è nuova, la conosce... Ma dove? * Tu sei..noi siamo nel tel... Coso? * Piano ricostruisce tutti i pezzi e realizza* Sei...sei la moglie di Heller! Sei la donna che ha amato! Quella che cerca per dirle che ancora la ama e di raggiungerla nella luce! Che ci fai qui? * Rimane colpita dalla sua domanda e abbassa lo sguardo* Si..ne ho.. vari in realtà ma non tutti possono realizzarsi * Ammette fissandola* Come i tuoi E: Eleri sorride divertita. "𝑆𝑖̀, 𝐾𝑖𝑚, 𝑠𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑛𝑒𝑙 𝑇𝑒𝑙'𝑎𝑟𝑎𝑛'𝑟ℎ𝑖𝑜𝑑. 𝑆𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑟𝑖𝑒𝑠𝑐𝑖 𝑎 𝑝𝑟𝑜𝑛𝑢𝑛𝑐𝑖𝑎𝑟𝑙𝑜, 𝑝𝑢𝑜𝑖 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑙𝑖𝑐𝑒𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑑𝑖𝑟𝑒 '𝑖𝑙 𝑚𝑜𝑛𝑑𝑜 𝑑𝑒𝑖 𝑠𝑜𝑔𝑛𝑖'. 𝐼𝑛 𝑓𝑜𝑛𝑑𝑜 𝑛𝑜𝑛 𝑒̀ 𝑎𝑙𝑡𝑟𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑜." poi sentendola continuare il suo sorriso scema e lo sguardo diventa malinconico: "𝐷𝑎𝑣𝑖𝑑 𝑚𝑖 ℎ𝑎 𝑑𝑒𝑡𝑡𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑚𝑖𝑜 𝑚𝑎𝑟𝑖𝑡𝑜 𝑚𝑖 𝑎𝑠𝑝𝑒𝑡𝑡𝑎 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝐿𝑢𝑐𝑒. 𝐸 𝑛𝑜𝑛 𝑣𝑒𝑑𝑜 𝑙'𝑜𝑟𝑎 𝑑𝑖 𝑟𝑖𝑛𝑐𝑜𝑛𝑡𝑟𝑎𝑟𝑙𝑜. 𝐼𝑜 𝑛𝑜𝑛 ℎ𝑜 𝑠𝑚𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑑𝑖 𝑠𝑝𝑒𝑟𝑎𝑟𝑒 𝑑𝑖 𝑟𝑒𝑎𝑙𝑖𝑧𝑧𝑎𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑠𝑜𝑔𝑛𝑜 𝑑𝑖 𝑟𝑖𝑢𝑛𝑖𝑟𝑚𝑖 𝑐𝑜𝑛 𝐶ℎ𝑎𝑟𝑙𝑒𝑠. 𝐶𝑜𝑚𝑒 𝑡𝑢 𝑛𝑜𝑛 𝑑𝑜𝑣𝑟𝑒𝑠𝑡𝑖 𝑟𝑖𝑛𝑢𝑛𝑐𝑖𝑎𝑟𝑒 𝑎𝑖 𝑡𝑢𝑜𝑖 𝑠𝑜𝑔𝑛𝑖, 𝑏𝑎𝑚𝑏𝑖𝑛𝑎." Avanzò e le prese le mani tra le sue. In quel mondo le barriere non esistevano. "𝐻𝑜 𝑡𝑒𝑛𝑡𝑎𝑡𝑜 𝑑𝑖 𝑓𝑎𝑟 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑟𝑒𝑛𝑑𝑒𝑟𝑒 𝑎𝑙 𝑡𝑢𝑜 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑎𝑔𝑛𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑙𝑒 𝑐𝑜𝑠𝑒 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑐𝑎𝑚𝑏𝑖𝑎𝑡𝑒. 𝐿𝑎 𝑚𝑎𝑙𝑒𝑑𝑖𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑒̀ 𝑠𝑡𝑎𝑡𝑎 𝑠𝑝𝑒𝑧𝑧𝑎𝑡𝑎, 𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑠𝑒 𝑖𝑜 𝑝𝑎𝑔𝑜 𝑎𝑛𝑐𝑜𝑟𝑎 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑐ℎ𝑒 𝑐𝑜𝑛𝑠𝑒𝑔𝑢𝑒𝑛𝑧𝑎, 𝑛𝑜𝑛𝑜𝑠𝑡𝑎𝑛𝑡𝑒 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑜. 𝐷𝑎𝑣𝑖𝑑 ℎ𝑎 𝑎𝑔𝑖𝑡𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝑙𝑖𝑏𝑒𝑟𝑎𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑛𝑜𝑠𝑡𝑟𝑜 𝑠𝑎𝑛𝑔𝑢𝑒 𝑑𝑎 𝑐𝑖𝑜̀ 𝑐ℎ𝑒 𝑙𝑜 𝑎𝑝𝑝𝑒𝑠𝑎𝑛𝑡𝑖𝑣𝑎. 𝑆𝑜 𝑐ℎ𝑒 ℎ𝑎 𝑎𝑛𝑐𝑜𝑟𝑎 𝑑𝑒𝑙 𝑙𝑎𝑣𝑜𝑟𝑜 𝑑𝑎 𝑓𝑎𝑟𝑒 𝑒 𝑚𝑜𝑙𝑡𝑜 𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒." K: Si ecco... Il mondo dei sogni..meglio * Sorride e la fissa tenendosi il vestito* Perché sono qui? E perché vestita così? * Chiede confusa e si rabbuia vedendola cambiare espressione* Scusa, non volevo renderti triste. So che Jack..ehm scusa David.. cercherà in tutti i modi di farvi ricongiungere e mi ha detto vuole cercare vostro figlio... So che non ci credi, ma io ho visto tuo marito e il suo sguardo... Vi ritroverete, in fondo siete destinati * Sorride dolce e sentendo quelle mani rimane stupita, un po' sconcertata ma quasi ne sente calore. Si può sentire calore nel mondo dei sogni?* Io.. io vorrei ma, non credo che Jack sia pronto... Non voglio spingerlo oltre...Cioè... Fosse per me anche domani, ma so che lui è spaventato da...da tutto ciò * Indica un po' ovunque per farle capire* Anche se so che sarebbe un padre stupendo E: Lavinia sgranò gli occhi per la sorpresa: "𝐼𝑚𝑚𝑎𝑔𝑖𝑛𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑠𝑖𝑎 𝑝𝑒𝑟 𝑚𝑒𝑟𝑖𝑡𝑜 𝑑𝑖 𝑅𝑢́𝑛𝑒𝑛𝑦𝑎... 𝑒̀ 𝑖𝑙 𝑛𝑢𝑜𝑣𝑜 𝑛𝑜𝑚𝑒 𝑑𝑖 𝑝𝑜𝑡𝑒𝑟𝑒 𝑑𝑖 𝐷𝑎𝑣𝑖𝑑, 𝑛𝑜𝑛 𝑠𝑜 𝑠𝑒 𝑡𝑒 𝑙𝑜 ℎ𝑎 𝑔𝑖𝑎̀ 𝑑𝑒𝑡𝑡𝑜.... 𝑑𝑖𝑐𝑒𝑣𝑜 𝑖𝑚𝑚𝑎𝑔𝑖𝑛𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑠𝑖𝑎 𝑚𝑒𝑟𝑖𝑡𝑜 𝑠𝑢𝑜 𝑠𝑒 ℎ𝑎𝑖 𝑝𝑜𝑡𝑢𝑡𝑜 𝑝𝑎𝑟𝑙𝑎𝑟𝑒 𝑐𝑜𝑛 𝑚𝑖𝑜 𝑚𝑎𝑟𝑖𝑡𝑜. 𝐶𝑖 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑙𝑒𝑔𝑎𝑚𝑖 𝑐ℎ𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑠𝑖 𝑠𝑐𝑖𝑜𝑔𝑙𝑖𝑒𝑟𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑚𝑎𝑖 𝑏𝑎𝑚𝑏𝑖𝑛𝑎. 𝑆𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑊ℎ𝑖𝑡𝑒 𝐸𝑎𝑔𝑙𝑒 𝑒̀ 𝑡𝑢𝑟𝑏𝑎𝑡𝑜. 𝑉𝑜𝑟𝑟𝑒𝑏𝑏𝑒 𝑟𝑒𝑛𝑑𝑒𝑟𝑡𝑖 𝑓𝑒𝑙𝑖𝑐𝑒 𝑚𝑎 𝑎𝑙𝑙𝑜 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑡𝑒𝑚𝑝𝑜 𝑒̀ 𝑠𝑝𝑎𝑣𝑒𝑛𝑡𝑎𝑡𝑜. 𝐻𝑎 𝑝𝑎𝑢𝑟𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑖𝑙 𝑓𝑖𝑔𝑙𝑖𝑜, 𝑖𝑛 𝑢𝑛 𝑓𝑢𝑡𝑢𝑟𝑜 𝑙𝑜𝑛𝑡𝑎𝑛𝑜, 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑎 𝑟𝑖𝑛𝑓𝑎𝑐𝑐𝑖𝑎𝑟𝑔𝑙𝑖 𝑖𝑙 𝑓𝑎𝑡𝑡𝑜 𝑑𝑖 𝑛𝑜𝑛 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑒 𝑢𝑛𝑎 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑎 𝑐𝑜𝑚𝑢𝑛𝑒. 𝐻𝑜 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑟𝑒 𝑎𝑚𝑎𝑡𝑜 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑒 𝑠𝑝𝑒𝑐𝑖𝑎𝑙𝑒 𝑚𝑎 𝑠𝑜 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑠𝑖 𝑠𝑒𝑛𝑡𝑒, 𝑚𝑎𝑙𝑒𝑑𝑖𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑜 𝑚𝑒𝑛𝑜. 𝐿𝑒 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑒 𝑡𝑒𝑛𝑑𝑜𝑛𝑜 𝑎 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑒 𝑐𝑟𝑢𝑑𝑒𝑙𝑖 𝑞𝑢𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑠𝑖 𝑡𝑟𝑜𝑣𝑎 𝑑𝑖 𝑓𝑟𝑜𝑛𝑡𝑒 𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑑𝑖𝑣𝑒𝑟𝑠𝑖𝑡𝑎̀. 𝐼𝑜 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑎 ℎ𝑜 𝑑𝑜𝑣𝑢𝑡𝑜 𝑓𝑖𝑛𝑔𝑒𝑟𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑚𝑜𝑙𝑡𝑜 𝑡𝑒𝑚𝑝𝑜. 𝑃𝑒𝑟𝑜̀ 𝑠𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑐𝑖 𝑠𝑡𝑎 𝑝𝑒𝑛𝑠𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑒 𝑚𝑜𝑙𝑡𝑜 𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒." Può toccare con mano quanto questa donna sia innamorata del suo uomo, esattamente come lo è lei di suo marito. "𝑁𝑜𝑛 𝑝𝑒𝑟𝑑𝑜 𝑙𝑎 𝑠𝑝𝑒𝑟𝑎𝑛𝑧𝑎. 𝑆𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑝𝑟𝑖𝑚𝑎 𝑜 𝑝𝑜𝑖 𝑅𝑦𝑙𝑎𝑛 𝑒 𝑖𝑜 𝑐𝑖 𝑟𝑖𝑛𝑐𝑜𝑛𝑡𝑟𝑒𝑟𝑒𝑚𝑜. 𝐸' 𝑐𝑖𝑜̀ 𝑐ℎ𝑒 𝑟𝑒𝑛𝑑𝑒 𝑙𝑎 𝑚𝑖𝑎 𝑝𝑟𝑖𝑔𝑖𝑜𝑛𝑖𝑎 𝑝𝑖𝑢̀ 𝑠𝑜𝑝𝑝𝑜𝑟𝑡𝑎𝑏𝑖𝑙𝑒. 𝐿𝑎 𝑠𝑝𝑒𝑟𝑎𝑛𝑧𝑎 𝑒̀ 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑜 𝑐𝑖𝑜̀ 𝑐ℎ𝑒 𝑚𝑖 𝑒̀ 𝑟𝑖𝑚𝑎𝑠𝑡𝑜 𝑒 𝑚𝑒 𝑙𝑜 𝑟𝑒𝑔𝑎𝑙𝑎 𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑣𝑒𝑑𝑒𝑟𝑒 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑙𝑎 𝑛𝑜𝑠𝑡𝑟𝑎 𝑑𝑖𝑠𝑐𝑒𝑛𝑑𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑠𝑖𝑎 𝑠𝑜𝑝𝑟𝑎𝑣𝑣𝑖𝑠𝑠𝑢𝑡𝑎 𝑏𝑒𝑛𝑒, 𝑛𝑜𝑛𝑜𝑠𝑡𝑎𝑛𝑡𝑒 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑜. 𝐴𝑣𝑟𝑎̀ 𝑏𝑖𝑠𝑜𝑔𝑛𝑜 𝑝𝑖𝑢̀ 𝑐ℎ𝑒 𝑚𝑎𝑖 𝑑𝑒𝑙 𝑡𝑢𝑜 𝑎𝑚𝑜𝑟𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑠𝑢𝑝𝑒𝑟𝑎𝑟𝑒 𝑙𝑒 𝑠𝑢𝑒 𝑝𝑎𝑢𝑟𝑒." Avrebbe voluto rassicurare entrambi e mostrare il futuro ma non poteva, non in quel momento, non nel mondo dei sogni. K:  Chi? * Rimane turbata da quel nome ma poi le spiega che è il suo Jack* Ah...no non lo sapevo ma si, è merito suo. Lo ricordo ancora intrappolato in tanta rabbia e voglia di vendetta ma... Pieno d'amore, una furia ma passionale. Me li ricordo i suoi occhi e dietro la sua barriera c'era un cuore che soffriva * Sospira quando parla del figlio, delle paure di essere disagiato, emarginato. Come non comprendere ciò? Se lei stessa, nonostante fosse normale, è stata per anni emarginata e derisa.* Lo so, e anche io ho paura, perché so cosa significa soffrire e...E mai vorrei che un..un figlio * Sussurra quasi spaventata quel nome* Possa soffrire per causa anche mia e del mio egoismo. Però... Io ci sarei e anche Jack, anche se non lo ammetterà mai! Sarebbe anche migliore di me * Vedere quella donna così indifesa, fragile, vulnerabile, le viene istintivo di abbracciarla. Non sa se lì sia possibile, ma se lei riesce a tenerle le mani forse... Ci prova e la stringe, forte, o almeno così le sembra e sussurra* So che serve a poco ma...vorrei donarti un po' la mia forza per poterti fare star meglio. Resisti...ce la farai K:  L’ho conosciuto poco, ma i suoi occhi parlavano, erano meno duri che quando parlava con Jack..Ehm... David *Ammette e annuisce contenta di poterla conoscere* Si, se potessimo rivederci, ho come l impressione che tu potresti darmi delle risposte che non ho *Le stringe la mano sentendola svanire lenta* Il suo sangue?? *Non riesce a capire la frase e rimane di colpo nel buio per poi svegliarsi di colpo. Si volta e Jack è lì, tranquillo. Si appoggia al suo petto sorridendo e addormentandosi serena* [ fine role ]
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escapeofall · 4 years
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"Sai stavo leggendo ciò che scrivevi e mi chiedevo perché non pubblichi un libro, non so, un libricino anche. Di quelli piccoli, dove puoi trovare poesie o monologhi, dove puoi perderti anche solo per 15 minuti; per poi volerne di più di quelle scritte, parole, messaggi.
Dovresti provarci, secondo me sarebbe un progetto bellissimo da mettere in atto.
E poi, chissà, quella tanto attesa anima gemella sconosciuta (o forse non così tanto) di cui parli, leggerà e leggendoti potrà, magari, capire che sei tu il ragazzo che cercava e che non ha mai incontrato per fato o per forze esterne. Non credo faccia male star male per amore, è una sorta di controsenso, sai?
Quell'amore cosi bello all'inizio, da farti provare mille orchestre che suonano all'interno del tuo cuore, per poi sentire che ogni strumento di quella bellissima orchestra, sta svanendo.
L'ho immaginato così quando ero piccola, e mi sono sentita così, inutile ed inerme davanti alla fine di quella melodia.
Perché l'amore è un po' come una canzone, può durare 1, 2, 3, 10 minuti, ma sai che pur avendo avuto inizio dovrà terminare prima o poi. La riascolti una, cento, mille volte ma non sarà mai come la prima volta, quando l'hai scoperta e ti sei innamorato.
Pensaci, tutto ha una fine e non puoi fare altro che lasciar finire.
Ahimè, anche il dolore."
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giulia-liddell · 5 years
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Appuntamento
(No, alla fine non mi sono fatta venire in mente un titolo migliore)
Parole: 9007
No beta, we die like men
Fandom: Sanremo RPF
Ship: Anacore
Avvertimenti: sdolcinatezze, panico, catene di conversazioni infinite, disastri vari, verosimiglianza questa sconosciuta, principi disney, pov che cambia come cambia il vento, sicuramente errori grammaticali come se piovesse…
Note autore: Si dice scrivi di quello che conosci, no? Ah ah ah, no. Sempre legata al Cenone AU, però davvero non serve sapere gli incroci familiari da noi stabiliti (anche perché direi che ho spiegato quelli che compaiono)… L’ho più o meno circa molto vagamente collegata all’ultima anacore che ho scritto, ovvero “Cena”… C’è una micro menzione alla cesarotti… E incredibilmente mi sono ricordata di postare una fic senza lasciarla a prendere polvere per giorni… 
Leo era arrivato a casa di Marco per la loro serata di videogiochi poco dopo il suo rientro e la scena che si era trovato davanti quando l’amico gli aveva aperto la porta era a dir poco strana. Intanto Marco non aveva spiccicato una parola, poi dopo averlo fatto entrare era andato a sedersi sul divano per fissare un punto nel vuoto ed infine Leo aveva notato che il tavolo della sala era pieno di tazze e tazzine mezze bevute di liquidi non meglio identificati e di quaderni scarabocchiati. Era chiaro che qualcosa non andava. «Marcolino…? Tutto bene, bro?» Leo si era avvicinato con cautela prima di sedersi accanto all’amico ed azzardare ad appoggiargli una mano sulla spalla. «Benissimo.» aveva sussurrato con un filo di voce. Leo aveva annuito poco convinto «Sì… Se lo dici tu… Ma non mi stai mandando segnali molto rasserenanti, bro.» aveva risposto piegandosi di lato per provare ad incrociare il suo sguardo, senza successo. Anastasio sorrise. Sarebbe stata normalmente una cosa positiva, ma Leo non poté fare a meno di pensare che il suo sorriso appariva un po’ inquietante, come se un robot stesse cercando di imitare le espressioni facciali umane. «Ok, Marcolino mi stai ufficialmente spaventando. È successo qualcosa? Devo chiamare qualcuno? Ehm… Lauro? Cally magari? Rancore?» Leo cercò di parlare con tono calmo, ma non gli riuscì benissimo «NO!» esclamò di botto Anastasio e Leo sobbalzò sul posto preso di sorpresa. «Okay! Okay… Non chiamo nessuno… Ehm… Che dici ti aiuto a mettere un po’ in ordine intanto, tu rilassati e magari dopo mi dici cosa è successo, va bene?» rispose appena sentì che il suo battito cardiaco era tornato più meno alla normalità. Senza attendere la risposta di Marco, Leo si alzò dal divano ed iniziò a raccogliere le varie tazze e tazzine sparse. Alcune erano piene di caffè altre sembravano piene di tè o di qualche tisana, in ogni caso Leo era sollevato di non aver sentito odore di alcol provenire da nessuna delle tazze. Almeno il coma etilico era da escludere come possibilità… Rimaneva la probabile tachicardia da eccessiva caffeina e teina, ma era una cosa più gestibile.
Leo appoggiò le tazze accanto al lavandino e iniziò a pulirle con calma, mentre col il telefono premuto tra una spalla e un orecchio cercava di fare una telefonata. «Ohi, Tecla?» chiese appena sentì che qualcuno aveva risposto «Sì, ciao Leo. Tutto okay? Non sei da Anastasio? Pensavo che ti saresti fatto vivo prima di andar via…» rispose con voce pimpante, ma confusa la ragazza dall’altro capo «Ehm… Sì, sì, sono da Anastasio, ma… Ecco è un po’…» Leo si interruppe per cercare di la parola giusta e buttò lo sguardo verso il divano dove Marco continuava a fissare il vuoto e bisbigliare qualcosa «È un po’ strano… Sai mica se gli è successo qualcosa? Ti ha detto niente? A te o alle ragazze? O hai sentito qualcosa dagli altri?» chiese mordicchiandosi il labbro nervoso. Tecla si fermò un attimo a pensare «Non mi pare di aver sentito niente dagli altri su Anastasio, no… Aspetta un secondo.» disse prima allontanarsi leggermente dal telefono e chiedere a chiunque fosse accanto a lei «Ehi, mio fratello dice che Anastasio si sta comportando in modo strano… Chiede se ne sapete qualcosa o se avete sentito qualcosa in merito.» arrivò una risposta che Leo non fu in grado sentire «Gabri e Lula dicono di no e che neanche Fadi e Matteo ne sanno niente… Magari prova a chiedere a Blu e Fasma? O Lore, Ema e Paolo? O anche Eugenio che magari ha sentito qualcosa da Riccardo? Vuoi che chieda anche a zio Nicola?» rispose Tecla al fratello «No, no, lascia perdere lo zio… Però sì l’idea di sentire un po’ dagli altri è buona, adesso mando messaggi in giro. Grazie, sorellina.» concluse Leo «Di niente, mi dispiace non poterti dare informazioni… Dimmi se migliora o se scopri qualcosa, mi raccomando.» rispose Tecla prima di salutare il fratello. Era genuinamente preoccupata per la situazione di Marco anche se non lo conosceva molto bene, che carina. Leo appoggiò il telefono e finì di lavare le tazze. Incredibile che Anastasio ne avesse così tante.
Dopo aver finito con il lavandino Leo tornò in sala per sistemare ordinatamente i quaderni sparsi in giro, assicurandosi di non guardare cosa ci fosse scritto sopra. In quel momento Marco sembrò ravvivarsi un attimo sentendo il telefono di Leo che squillava. Leo riprese immediatamente il telefono per vedere che aveva una videochiamata in arrivo da Eugenio. Era strano, ma non troppo. «Eugenio? Come mai-» chiese appena rispose alla telefonata ma fu subito interrotto «Ehi Leo, fammi vedere Anastasio un attimo.» Leo girò subito la videocamera senza fare domande per mostrare Marco nella sua posa fissa da ormai venti minuti buoni. Eugenio scoppiò a ridere e Leo girò nuovamente la telecamera «Cos’hai da ridere? Sai cosa è successo?» chiese subito speranzoso. Da fuori l’inquadratura arrivò la voce di Riccardo «È successo che quel cretino di mio cugino ha trovato l’anima gemella!» Eugenio rise ancora e Leo rimase sempre più confuso. Cosa voleva dire che Anastasio aveva trovato l’anima gemella? «Che sta dicendo Riccardo? Credevo avessimo già stabilito che Marco stava andando dietro a Rancore?» chiese Leo mentre Eugenio cercava di non soffocare dal ridere «Sì, sì, certo. Quello che vuole dire Riccardo è che Blu e Fasma hanno parlato con Cally, che ha parlato con Rancore, e poi ha chiamato Lauro ed Edo, che hanno chiamato Levante, che poi ha parlato con Elodie, che ha chiamato Giordana, che a sua volta ha chiamato Enrico, che ha parlato con Elio, che ha parlato con Riccardo che era con me e mi ha detto tutto… Hai capito dove voglio andare a parare?» spiegò Eugenio parlando velocissimo. Leo scosse lievemente la testa mentre socchiudeva gli occhi come per concentrarsi «No.» sussurrò piano «Come no? Gli ha chiesto di uscire! Rancore gli ha chiesto di uscire!» rispose Eugenio ridendo ancora ed esultando, mentre Riccardo prese al volo il telefono prima che cadesse. Leo rimase un attimo immobile a rielaborare le parole di Eugenio «Ah… AH. AH! ODDIO!» disse Leo appena realizzò qual era la situazione «Esatto.» aggiunse Riccardo annuendo gravemente «Ci penso io a lui.» affermò Leo con serietà «Chi c’è con Rancore?» chiese subito. Eugenio scosse la testa «Non lo so, Riki tu lo sai?» chiese voltandosi verso Riccardo «Ehm… Al momento Rancore sarebbe solo… Però credo che Cally stia andando da lui…» rispose subito lui. Leo tirò un sospiro di sollievo «Oh, meno male… Cioè diciamo che ci fidiamo di Cally…» disse sottovoce pensando a quanto Cally avesse la capacità mandare Rancore al manicomio per quanto gli volesse bene. «Ehi!» lo rimproverò Riccardo «Attento a quello che dici di Cally! È omofobia questa, lo sai che Cally è una lesbica.» aggiunse subito cercando di suonare serio. Leo lo guardò con faccia neutrale «Riccardo… Non so come dirtelo, ma… Sono queer ed innamorato del mio migliore amico.» disse con fare teatrale cercando di non ridere. «Giusto, giusto…» rispose Riccardo annuendo «Comunque mi fido di Cally… Cioè può essere un po’… Cally…. Ma sa quando c’è bisogno di serietà. Sono sicuro che gestirà Rancore con delicatezza. Intanto io penso ad Anastasio…» concluse Leo dando un’ultima occhiata all’amico sul divano, sempre immobile come una mummia «Riccardo tratta bene mio cugino come al solito ed Eugenio cerca di fare il bravo, poi vi aggiorno, vi voglio bene, ciao!» salutò mentre Eugenio e Riccardo rispondevano con un coro di “ciao” e qualche bacio mandato con le mani.
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Cally rimase ad aspettare cinque minuti buoni davanti la porta della casa di Rancore prima che lui gli aprisse. Aveva lo sguardo quasi assatanato di qualcuno che è stato sveglio una notte intera per fare qualcosa di altamente stressante ed inutile come riordinare completamente la dispensa della cucina. In realtà Cally si accorse presto che era stato impegnato, probabilmente per tutto il pomeriggio, in un’altra attività assai inutile. Quando seguì Tarek dentro casa, verso la cucina dove stava ritornando, notò una distesa infinita di vassoi pieni di biscotti. «Ho chiesto ad Enrico un paio di ricette…» disse a bassa voce Rancore come se fosse bastato a spiegare il caos che regnava nella sua cucina in quel momento, poi si piegò verso il forno per tirare fuori un’altra teglia piena di biscotti. Cally emise un fischio di sorpresa «Wow… Lo vedo… Vuoi unirti alle girl scout? Niente in contrario eh… Posso?» indicò un biscotto che sembrava al burro su uno dei vassoi, Rancore si limitò ad annuire e lui assaggiò entusiasta «Comunque…» riprese mentre continuava a mangiare «Sai che ho sentito la grande notizia… Mhhh… Buono, ma mi dispiace quelli di Enrico non si battono… Raccontami un po’.» concluse Cally mentre si prendeva un vassoio di biscotti e trascinava Tarek in salotto per sedersi sul divano. «Tu cosa sai? E come fai a saperlo esattamente?» chiese confuso Rancore mentre Cally cercava di offrirgli i suoi stessi biscotti, lui fece un sorriso soddisfatto «Ho le mie fonti… Fasma mi ha detto che Blu ha sentito da te che hai fatto una qualche gaffe e hai chiesto ad Anastasio di uscire, ma ha detto con gli hai spiegato i dettagli… Poi ha detto che sembravi un po’ nel panico, che è strano perché tu sei sempre piuttosto composto, tranne quando ti incazzi, che va beh vorrei anche vedere come fa uno ad incazzarsi e restare composto… Quindi insomma ho pensato di venire a vedere come te la cavavi perché Blu era preoccupatissimo, che sai com’è lui che si preoccupa per tutti… Per quello ti ho chiamato per venire qui… Poi ho chiesto consiglio a Lauro ed Edo perché magari mi sapevano dire come fare… E poi sono venuto qui. Quindi mi vuoi dire che è successo o devo andare a chiederlo ad Anastasio?» rispose Cally sbocconcellando un altro biscotto. «No, ti prego non parlare con Anastasio… Ti dico tutto io, solo dammi un momento.» si affrettò a rispondere Rancore e Cally alzò le mani in segno di resa. Tarek sospirò profondamente ed iniziò a raccontare.
«Allora avevamo deciso di andare a fare un giro perché Anastasio voleva comprare qualcosa da bere per questo pomeriggio, dato che ha invitato Leo a giocare con lui a Rocket League e io dovevo comprare dei libri… Quindi ci siamo detti “perché non andare insieme e fare quattro chiacchere?” e allora ci siamo incontrati davanti al centro commerciale…» Rancore fece subito una pausa come se stesse riflettendo sull’ordine degli eventi e intanto Cally commentò «Oh, ma che carini, andate a fare compere insieme… Però dai che nerd che sei… “Dovevo comprare dei libri”, bel modo di rovinare il romanticismo…» disse mentre continuava a mangiare e Tarek lo fulminò con lo sguardo «Insomma, ci siamo fatti un giro ed abbiamo chiacchierato, di cose normali, di cazzate, ridendo ogni tanto… Ho aiutato Anastasio con la spesa… Lui mi ha aiutato con i libri… E poi ci siamo fermati a prenderci qualcosa al bar… Io non lo so che mi è preso, ma stavo lì a guardarlo parlare ed era… Era Marco, no? Insomma ho avuto la pessima idea di chiedergli della sua vita sentimentale.» continuò a spiegare Rancore e Cally si lasciò sfuggire un esagerato “ouch” continuando a mangiare i biscotti come fossero popcorn «Lo so, lo so… Sono un coglione… Quindi stavo lì zitto e buono mentre lui mi parlava di qualche appuntamento a cui era andato e che non avevano funzionato molto bene e che ad un certo punto aveva iniziato a temere di non essere adatto e per quello aveva smesso di provarci… Che insomma è ovviamente un’enorme cazzata perché se mai sono gli altri a non essere adatti a lui, ma comunque io lo ascoltavo e provavo a non incazzarmi e non pensare a gente che ha avuto il coraggio di trattarlo male o farlo sentire in imbarazzo ad un appuntamento… E intanto lui ha detto che avrebbe anche una cotta per qualcuno, ma che si sente un po’ senza speranza e che se chiedesse un appuntamento verrebbe rifiutato ed a quel punto non ci ho visto più, perché dai come cazzo si fa a rifiutarlo e poi che cazzo di diritto c’hanno gli altri di farlo sentire così, insomma ecchecazzo… Quindi così dal nulla me ne sono uscito con “ti porto fuori… Per un appuntamento… Domani sei libero, no?”. Così, a cazzo… Tra l’altro gli sarò sembrato un cazzo di stalker che ha memorizzato la sua cazzo di agenda o cazzate del genere… E lui insomma se ne sta lì e mi fissa per una cazzo di eternità e sembra che stia pensando ad un cazzo di piano per darsela a gambe… E io sto per mettermi ad urlare cazzo, perché cazzo ho perso il controllo e non avrei dovuto dire una cazzata simile e lui mi fa “Un appuntamento? Io e te? Tipo da soli? Cioè un appuntamento vero?” e io vado in tilt cazzo…» Rancore si bloccò come se stesse rivivendo il momento e Cally ne approfittò per alzarsi «Scusa eh, ho finito i biscotti, prendo un altro vassoio ed arrivo.» disse velocemente sparendo in cucina e ritornando trionfante con un vassoio pieno di quelli che sembravano biscotti allo zenzero.
Si piazzò di nuovo sul divano, riprese a mangiare e fece un cenno a Tarek per dirgli di continuare la storia. «Quini io lì come un cazzo di coglione che gli faccio “Ah sì un appuntamento… Proprio un appuntamento… Io e te… Perché così non avrai solo brutte esperienze, no? Cioè insomma io e te ci conosciamo, quindi andrebbe bene e potresti dire di essere andato ad un appuntamento decente… Cioè sì insomma, vuoi venire a questo appuntamento con me?”, che insomma gli sarò sembrato pure un presuntuoso del cazzo con quel “così non avrai solo brutte esperienze” come se fossi infallibile come un cazzo di principe Disney…» Cally scoppiò a ridere talmente forte che si dovette aggrappare ad una delle spalle di un molto confuso Tarek «Oh, se mi dovevi prendere per il culo potevi evitare di venire, eh? Sono abbastanza bravo a farlo da solo, grazie.» gli disse lui contrariato mentre Cally cercava di calmarsi «No, scusa… È che sei proprio un coglione… Che deficiente… Ah… Tarek ti voglio bene, ma sei proprio un cretino insomma… Ma comunque tutta sta scena perché me la stai a fa’? Che, ti ha detto di no?» riuscì a dire appena fu di nuovo in grado di respirare normalmente. «No, no… Marco ha detto sì… Anzi testuali parole “A-ah. Mh-mh. K. A domani.” con la voce di uno che cerca di parlare senza ossigeno, e poi è scappato via… Mi ha lasciato i soldi per pagare però.» rispose Tarek provocando un’altra grassa risata da parte di Cally «Tarek sei un caso disperato… T’ha detto di sì, no? E di che ti stai preoccupando?» gli chiese tra una risata e l’altra rischiando di rovesciare il suo prezioso vassoio di biscotti. Rancore sospirò profondamente e scattò in piedi per camminare avanti ed indietro davanti al divano «Lo so che mi ha detto sì, ma insomma non è che la situazione fosse proprio ideale e sai che lui è molto buono… Cioè immagino che si sia sentito un po’ messo all’angolo e io, coglione, ho continuato ad insistere e a comportarmi come se fosse stata una richiesta assolutamente normale… Insomma io voglio davvero uscire con lui e gli ho fatto questa cosa orribile di farlo sentire quasi costretto ad accettare… Che poi sì è vero che l’ho proposto per lui perché mi dispiace che abbia avuto delle brutte esperienze, però è stato molto egoistico da parte mia proporlo… Cioè mi sono approfittato della situazione per uscire con lui in pratica, che schifo di amico sono? E poi adesso non so che fare… Dovrei chiedergli di annullare tutto? E poi si chiederebbe perché e come glielo spiegherei? E domani che faccio? Gli ho chiesto un appuntamento con un giorno di anticipo non ho mica organizzato niente, no? E se lo odiasse? E se andasse bene? Voglio dire sarebbe meraviglio se andasse bene, ma per lui sarebbe una cosa platonica e io probabilmente ne morirei se andasse bene e poi si tornasse amici come prima perché in fondo ho proposto la cosa come un favore ad un amico… E poi oltre a quello come mi comporto? Come mi vesto? Cos’è che dice “voglio che questo sembri un vero appuntamento per darti una vera bella esperienza, però non ci tengo davvero in senso romantico lo giuro non è che sono cotto di te da una vita praticamente, non ti preoccupare non ci vedrò assolutamente niente di più in questa situazione”?» Rancore continuava a parlare quasi troppo velocemente perché Cally lo capisse «Oh, oh, oh. Respira. Non siamo ad una gara di freestyle, non mi devi impressionare… Intanto, col cazzo che annulli l’appuntamento, ormai devi vivere con le conseguenze delle tue azioni come un vero uomo. Secondo, chissene frega di che fate? Lo puoi anche portare al parco a mangiare take away e andrebbe bene, il segreto per un buon appuntamento non è l’attività che si fa è la compagnia quindi rilassati se non gli piacesse la tua compagnia avrebbe smesso di parlarti da un pezzo… E poi ti stai davvero preoccupando del “se va bene”? Se va bene dichiari il tuo amore immortale per lui e te lo sposi, che domande… Sul come vestirti, tanto il tuo armadio è all’ottanta per cento nero… Magari evita il cappellino, lo so che è il tuo “trademark”, ma ecco insomma no… Poi boh, truccati, mettiti una camicia che sia stirata e presentati con un regalino… Io personalmente preferisco i fiori, ma credo che tu sappia meglio di me cosa va bene ad Anastasio. E per il resto fai la tua miglior imitazione di un “cazzo di principe Disney”.» gli disse Cally con calma dopo essersi alzato ed averlo afferrato per le spalle nel tentativo di farlo stare fermo. «Adesso ti fai una bella camomilla, magari due, ti prepari la cena e rimandi tutti i pensieri relativi a questa storia dell’appuntamento a domani, okay? Ti dispiace se mi porto via dei biscotti?» aggiunse subito dopo Cally con un gran sorriso «No, certo fa’ pure… Hai ragione… Proverò ad affrontare la cosa con più calma… CAZZO!» Tarek tornò molto in fretta nel panico, Cally interruppe la sua operazione di riempimento di un sacchetto di biscotti «Wow, è durato molto il tuo proposito di prenderla con calma… Cosa c’è adesso?» chiese con tono esageratamente sarcastico mentre Tarek si mise le mani nei capelli «Non ci siamo messi d’accordo sull’orario… L’ho invitato io, quindi è giusto che lo vada a prendere, ma non gli ho dato un orario… Adesso che faccio? Lo chiamo? E come faccio a parlargli? Gli scrivo? E che cavolo scrivo?» Rancore ormai parlava più da solo che a Cally che intervenne subito «Dammi il tuo telefono.» gli disse allungando una mano. Incredibile che dovesse fare tutto lui. Come avrebbe fatto Rancore senza il suo genio? Tarek gli appoggiò riluttante il telefono in mano e Cally si mise a scrivere qualcosa «Aspetta, aspetta che fai?» chiese preoccupato Rancore «Troppo tardi.» rispose lui restituendo il telefono. «Hai scritto ad Anastasio, ma sei pazzo?» cercò di protestare Tarek, ma Cally stava già uscendo dalla porta con un sacchetto pieno di biscotti ed un ultimo tenuto tra le labbra «Beh, qualcuno doveva pur farlo ci si sente domani! Ciao!» rispose prima di chiudere la porta.
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«Oh no, oh no, oh no.» si mise a cantilenare Marco scattando all’improvviso in piedi, mentre Leo si allarmò di nuovo, diamine era appena riuscito a calmarlo. «Cosa c’è adesso, Marcolino?» chiese con pazienza alzandosi in piedi anche lui. Anastasio gli piantò il telefono davanti alla faccia «Guarda! Tarek mi ha scritto!» disse mentre Leo cercava di tirare leggermente indietro la testa per poter leggere «Uhm “Ti vengo a prendere domani alle 19. Ciao! Faccina che sorride e manina che saluta.”. Non mi sembra nulla di negativo… Conferma che non stava scherzando, no? Quindi ottimo, no bro?» lesse Leo con calma «Sì, sì… A-ah. Ottimo. Certo. Tarek mi ha chiesto di uscire per un appuntamento platonico perché gli facevo pena e io devo cercare di non cuocere di più nel mio brodo per tutto il tempo… E non ho idea di come rispondergli. BRO NON SO COME AFFRONTARE QUESTA COSA, AIUTO.» rispose Anastasio continuando a muoversi con fare nervoso e a sbracciarsi rischiando di colpire in piena faccia Leo un paio di volte, che però riuscì a schivare perfettamente i fendenti accidentali dell’amico «Okay dammi il telefono rispondo io per te.» disse Leo con rassegnazione e si fece consegnare il cellulare «Allora un “Okay perfetto! Ti aspetto domani per le 19. Ciao! Faccina che sorride e manina che saluta” dovrebbe andare bene. Ecco fatto. Adesso ti prego, distraiti. Giochiamo un po’ così mi puoi stracciare a Rocket League che io non ci ho mai giocato, ti sentirai meglio fidati. Tutte queste preoccupazioni per l’appuntamento con il tuo principe rimandale a domani. Va bene?» concluse Leo «Va bene.» concordò Anastasio prima di cominciare a preparare la partita.
Quando per Leo fu il momento di andarsene per prima cosa chiamò sua sorella «Ohi, Tecla. Sto tornando a casa. Anastasio sta meglio… Credo che abbia elaborato meglio questa cosa dell’appuntamento, scusa per il migliaio di messaggi spero di non aver dato fastidio a te e alle ragazze…» disse mentre si avviava verso casa, sentì che Tecla sospirò di sollievo «Oh meno male che Marco si è calmato… No, figurati non ci hai dato fastidio, ci fa piacere aver aiutato almeno un pochino… E poi sai che speriamo tutti in quei due.» rispose Tecla con una risatina e poi riprese «Ah Blu ci ha detto che ha sentito da Cally che lui era da Rancore e che si è occupato di lui… Non so come sia andata però perché Blu non è riuscito a parlare con Cally… Ti dispiacerebbe chiamarlo e sentire da lui? Per essere sicuri che anche Tarek stia bene…» aggiunse con tono leggermente preoccupato e Leo sorrise. Quanto era dolce la sua sorellina «Certo, certo, adesso lo chiamo non ti preoccupare… Se non sono già andate via salutami le ragazze e se ti tocca di apparecchiare a sparecchiare ci penso io, mi raccomando… A dopo, ciao!» salutò cercando di rassicurarla e Tecla ricambiò il saluto prima di chiudere la telefonata. Subito Leo selezionò il numero di Cally per chiamare lui, non vedeva l’ora di scambiarsi opinioni «Ciao! Allora eri da Rancore? Come è messo? L’hai mandato tu il messaggio al posto suo vero?» disse prima ancora di assicurarsi che Cally fosse effettivamente in linea «Certo che il messaggio l’ho mandato io, quello lì stava fusissimo… Ha trasformato casa sua in una pasticceria… Che coglione… Ma lo vuoi sapere che ha detto “Ah Anastasio la prenderà come una cosa platonica”? Ah. Che cretino. Ma la cosa che davvero mi ha fatto spaccare è che mentre mi stava raccontando tutto manco fosse ‘na tragedia greca, ha detto che nel suo chiedere l’appuntamento ha detto qualcosa tipo “così avrai un’esperienza positiva una volta tanto” e gli sembrava una frase molto arrogante perché non è che lui sia “infallibile come un principe Disney”! Testuali parole!» gli raccontò subito Cally con entusiasmo cercando di non ridere troppo «Wow! Davvero ha detto la cosa sul non essere un principe Disney? Non ci credo… Certo che per non avere assolutamente idea di quello che passa per la testa dell’altro e per non sapere con che nomignoli li chiamiamo, creano troppe coincidenze… Anche Anastasio ha detto qualcosa tipo “Ah Rancore la prenderà come una cosa platonica”… Io non so più cosa dobbiamo fare con questi due, giuro…» ripose Leo sospirando.
«Senti, ma se li facessimo seguire da Eugenio e Riccardo? Così per essere sicuri che non facciano disastri…» propose Cally con serietà «No, no… Devono farcela da soli… Dobbiamo avere fiducia in loro… Dai stanno andando ad un appuntamento vero, chiamandolo appuntamento e non quell’idiozia del “facciamo finta”, cavolo quando Marco me l’ha raccontato lo volevo uccidere… Gli voglio bene un sacco, ma santo cielo che nervi che mi fa venire a volte…» rispose Leo stringendo i pugni solo al pensiero di quell’occasione mancata per il suo amico «Parla quello… Leo, ti devo ricordare di che casini combini tu?» commentò Cally in tono sarcastico «Senti. Io almeno ci provo, okay. Ci ho provato, tante volte. Non è colpa mia se non se ne rende conto, va bene? E poi che c’entro io, questa intera operazione non riguarda me, o sbaglio?» rispose Leo sulla difensiva e Cally ridacchiò «Ah. Leo… Che caso disperato pure tu… Comunque domani io torno a casa di Rancore per aiutarlo a prepararsi, ti consiglio di fare lo stesso con Anastasio. Ma ti prego, NON dargli consigli su come vestirsi, non hai assolutamente il permesso di rovinare mio cugino… Chiedi a tua sorella al massimo, quando ti dà consigli lei sei sempre vestito più decente… Possibile che tutti i geni buoni li abbia presi Tecla? È pure più furba di te… Mah… Comunque poi ci aggiorniamo tutti, io intanto racconto tutto ai miei cugini, sono certo che Levante e Lauro saranno entusiasti… Secondo me loro avrebbero detto di sì all’idea di farli seguire da Eugenio e Riccardo, avrebbero potuto fare una diretta… Avremmo potuto seguire l’intero sviluppo della vicenda…» concluse Cally e Leo lo rimproverò subito «No, noi non violeremo la loro privacy così, punto… Ce la faranno. Lo so… Va bene prometto di non dare consigli sull’abbigliamento… E dai abbi un po’ di fiducia in Marco, è tuo cugino in fondo…» rispose Leo un po’ sconsolato «Ah. Proprio perché è mio cugino non ho fiducia il lui… Comunque Lauro mi sta riempiendo di messaggi, ti saluto, ciao.» concluse Cally prima di chiudere improvvisamente la telefonata. Leo sospirò ancora una volta. Se Rancore ed Anastasio si erano ridotti in queste condizioni quel giorno, non riusciva ad immaginare come sarebbe stato il giorno dopo.
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Anastasio corse verso la porta appena sentì suonare il campanello e la aprì con un unico straordinariamente fluido movimento «Ehi, sì entra pure…» disse distrattamente a Leo prima di fermarsi di colpo «Oh, ciao Tecla.» salutò la ragazza che ricambio con un sorriso e un gesto della mano «Come mai anche tu qui? Non che non mi faccia piacere averti…» chiese subito il padrone di casa scostandosi per far entrare i due fratelli «Leo mi ha assunta come tua stylist… In cambio ha promesso permettermi di acconciargli i capelli uno di questi giorni.» spiegò Tecla con un altro sorriso ed una risatina «Oh, wow… Voglio assolutamente delle foto dei risultati quando lo farai. E grazie Leo per averla reclutata, non ho la più pallida idea di cosa mettermi… Vi posso offrire qualcosa?» continuò Anastasio da bravo padrone di casa «Di niente bro, in realtà abbiamo noi qualcosa per te, o meglio Tecla ha qualcosa per te.» rispose Leo indicando con fare teatrale la sorella che estrasse dalla borsa alcune bustine di camomilla agitandole davanti al naso di Anastasio «Ottima idea, grazie Tecla! Vado a mettere su dell’acqua.» rispose lui cercando di afferrare le bustine, ma la ragazza tirò indietro il braccio e le passò al fratello «No, no… Ci pensa Leo, tu devi farmi vedere il tuo armadio.» rispose Tecla facendogli l’occhiolino «Giusto, giusto…» commentò lui prima di guidarla verso la sua camera ed aprire il suo armadio.
Tecla rimase ad osservare con calma il guardaroba di Anastasio, osservando soprattutto le opzioni delle sue maglie «Mhhh, intanto noto con piacere che qualche colore nel tuo armadio c’è, meno male… Oh quello è il completo rosso che hai messo a Natale, vero? L’ho visto grazie alla diretta, ti stava molto bene…» commentò «Sono sicura che avrai fatto un figurone con Tarek.» aggiunse con un sorriso dolce ed un occhiolino, Anastasio abbassò lo sguardo imbarazzato «Grazie Tecla, sei molto carina, ma no, non credo che Tarek ci abbia fatto caso… Insomma non ci fai mai caso… Eh… Sono un po’ un caso disperato…» Tecla fece una smorfia di finta impazienza «Allora… Mettiamola così… So che mio fratello si confida con te quando ha bisogno di sostegno per la sua cotta con Fasma, quindi hai presente com’è lui con Fasma?» Anastasio annuì e Tecla continuò «Bene. E hai presente com’è Fasma con lui?» chiese ancora la ragazza alzando le sopracciglia e facendosi avanti per dargli il segnale di rispondere «Palesemente interessato, ma troppo timido per dire qualcosa?» rispose di getto Anastasio e Tecla sorrise «Precisamente. Quindi tu e Tarek come siete secondo te?» rispose lei con tono di incoraggiamento. Anastasio rimase un momento a fissare il vuoto mentre ponderava le parole di Tecla «No, no… Non è assolutamente il caso di me e Tarek… Cioè Tarek non mi vede così… Mi ha invitato in senso platonico e io sto andando nel pallone solo perché vorrei che non fosse così ed ho paura di sbagliare qualcosa, ecco… Non è il nostro caso…» disse alla fine Anastasio dopo averci pensato. Tecla sospirò e scosse la testa divertita «Eh… Come vuoi tu Marco… Ma non escludere completamente la possibilità… Dato che stasera dovete fare questo appuntamento, che è stato sì proposto in forma platonica, ma comunque deve sembrare un appuntamento vero, tu prova a fare più attenzione a come si comporta Tarek… Magari, anche se tu credi che non sia così, hai una chance… Intanto che ci pensi, fammi vedere come ti stanno questi.» disse Tecla, dopo gli allungò un paio di jeans scuri e strappati sul davanti e si voltò di spalle coprendosi gli occhi per dargli privacy.
«Okay. Fatto.» disse Anastasio e subito Tecla si voltò di scatto entusiasta «Oh! Perfetti… Ti stanno perfetti! Allora l’idea che avevo avuto dovrebbe andare bene… Hai una t-shirt bianca? Proprio bianca e basta o al massimo con una scritta sopra o un disegno in nero, niente fantasie o altri colori…» chiese mentre prendeva qualcosa dall’armadio. «Ehm, sì… Ecco…» rispose Anastasio recuperando alcune magliette da un cassetto. Tecla le guardò e gli occhi le si illuminarono gli occhi quando prese in mano una delle ultime. Era una maglietta bianca con una versione stilizzata in bianco e nero di “La grande onda di Kanagawa” «Questa è perfetta! Allora mettiti questa e sopra questa camicia di jeans, non ti azzardare ad abbottonarla, mi raccomando. E infine un paio di scarpe da tennis bianche dovrebbero andare bene…» gli disse Tecla passandogli una camicia in denim recuperata dal suo armadio prima di uscire dalla stanza. «Aspetta! Dici che dovrei farmi la barba?» chiese Anastasio quando ormai la ragazza era già uscita «Assolutamente no!» rispose decisa «Vestiti in fretta che la camomilla è pronta!» aggiunse subito dopo e Anastasio obbedì.
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«E io che speravo di trovarti qualcosa che non fosse nero…» commentò Cally sconsolato dopo aver passato in rassegna l’armadio di Rancore «Io non ho ancora capito perché devi scegliere tu quello che devo mettermi.» rispose Tarek sfregandosi la faccia con una mano «Perché in quanto lesbica ho più stile di te e hai bisogno di tutto l’aiuto possibile per sembrare un vero principe e conquistare mio cugino…» rispose Cally sorridendo soddisfatto «Ma non mi avevi detto di avere delle Henleys! Questo migliora la tua situazione.» aggiunse subito ripescando un paio di maglie dall’armadio «Delle che?» chiese Rancore confuso «E comunque il mio obbiettivo non è “conquistare” Marco… Voglio solo fargli passare una buona serata, perché se lo merita… È una cosa platonica. Devo mettere i miei sentimenti in secondo piano. E la smetterai mai di prendermi per il culo per la cosa del principe? Poi è strano sentirti che cerchi di buttarmi tra le braccia di Anastasio, insomma è tuo cugino…» aggiunse subito mentre Cally sbuffava «Quanto sei noioso… Allora prima di tutto una Henley è questo tipo di maglia a maniche lunghe con tre o quattro bottoni in alto… Seconda cosa, no ovviamente non smetterò mai di prenderti in giro per la storia del principe… Ed infine, proprio perché Marco è mio cugino non mi dispiacerebbe se combinaste qualcosa… Insomma ho la rara occasione di sistemare felicemente ben due persone che fanno parte della mia vita, rende le cose molto più facili.» rispose con calma Cally mentre alzava due maglie modello Henley, entrambe nere che aveva selezionato «C’è qualche differenza tra queste due? Buchi? Strappi? Macchie?» chiese subito e Rancore scosse al testa primi di indicarne una «Quella lì si è un po’ ristretta perché ho sbagliato a lavarla…» disse e Cally gli passò la maglia da lui indicata «Allora metti questa.» commentò secco «Ma ti ho appena detto che si è ristretta!» cercò di protestare mentre Cally risistemava l’altra nell’armadio «Appunto, metterà in risalto i muscoli… Ma devo proprio spiegarti tutto?» commentò Cally facendo l’occhiolino mentre usciva dalla stanza.
«Oh! Perfetto!» esclamò Cally quando Rancore uscì dalla sua camera dopo essersi vestito «Cioè completamente nero… Però almeno il nero ti sta bene… Comunque aggiungi una giacca di pelle e sei a posto.» concluse Cally facendo un segno di approvazione. Tarek si passò una mano dietro al collo «Davvero sicuro che vada bene? Non sembra troppo, vero? Mi hai pure fatto prendere dei fiori… Dovrei farmi la barba magari?» chiese improvvisamente insicuro «Certo che vai bene! Ma non azzardarti a farti la barba. Piuttosto non hai una matita? Metti un po’ di matita.» rispose Cally «Sicuro? Non so se è il caso…» Cally sbuffò «Vuoi essere figo oppure, no? Se continui a dubitare dei miei consigli ti prendo a calci. Vai, prima che mi incazzi.» gli rispose.
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Rancore si presentò a casa di Anastasio puntualissimo. Cioè in anticipo di quasi mezz’ora, ma per fortuna Anastasio era pronto da un pezzo, grazie ad una buona dose di ansia. Era stranamente più calmo del giorno prima però, anche se comunque non voleva dire che era completamente rilassato, anzi. Era terrorizzato.  Leo e Tecla, che erano ancora da lui, lo incoraggiarono ad andare immediatamente «Ho la mia copia delle chiavi, appena ve ne siete andati noi usciamo e chiudiamo casa per te, okay bro?» disse Leo con un sorriso facendo dondolare le chiavi davanti agli occhi dell’amico «Grazie mille bro… E grazie mille anche a te Tecla, sei fantastica.» disse Anastasio prima di correre fuori dalla porta più veloce che mai, sentendo l’ansia che saliva. Rancore che si era appoggiato ad un muro mentre lo aspettava, si mise subito quasi sull’attenti appena lo vide uscire dalla porta. Cazzo. Quanto sta bene. Cazzo. E ha messo l’eyeliner. Oddio ha messo l’eyeliner. E ha dei fiori. Fiori. Ha dei fiori. Che belli! Tulipani rossi. Qualcuno mi ha preso dei fiori. Rancore mi ha preso dei fiori. Tarek mi ha preso dei fiori. Okay, piantala Marco. Pensa platonico. «Ehi.» disse un filo di voce facendo un gesto con la mano. Rancore gli allungo il mazzo di tulipani rossi con un gesto quasi meccanico «Ehi. Ecco… Mi sembrava giusto prenderti qualcosa… Dato che è un appuntamento… Stai molto bene comunque…» disse Tarek leggermente imbarazzato. Non sembrava agitato però. Anastasio era sicuro di star dando l’impressione di essere un coniglio spaventato, mentre Tarek gli sembrava così calmo. Ovviamente per lui non era difficile come per Marco, lui lo vedeva come un incontro platonico, per far un piacere ad un amico. «Certo. Ehm, grazie e wow sono bellissimi e… Molto rossi.» Che cazzo sto dicendo? “Molto rossi”. Ma che cazzo? Okay presto, dì qualcosa, qualsiasi cosa. «Ehm… Che cosa abbiamo in programma?» chiese subito sperando di non aver mostrato troppo imbarazzo. Rancore sorrise con sicurezza e gli fece l’occhiolino «È una sorpresa, no?» rispose dopo aver fatto strada verso la sua macchina ed avergli aperto la portiera. Anastasio si sedette rigido come un pezzo di legno tenendo il bouquet di fiori ben stretto in mano. Senza dire nulla Tarek accese la radio e partì. Marco cercò di fare caso a che strada esattamente stavano facendo, per cercare di capire esattamente che tipo di appuntamento Tarek avesse programmato, ma fu distratto dalla musica della radio e si mise a cantare piano. Rancore ridacchiò un momento prima di unirsi a lui nel loro karaoke improvvisato. Dopo un po’, quando la pubblicità tornò in onda Marco si rese conto che stavano uscendo dalla città «Oh, dove mi stai portando?» chiese divertito, ma anche leggermente preoccupato. Non che non si fidasse di Tarek, anzi, però non avere idea di quale fosse la loro meta lo teneva un po’ sulle spine. «Adesso vedrai, non manca molto promesso… E non ti preoccupare non ho intenzione di rapirti.» rispose Rancore sarcastico con un sorriso. Iniziò a rallentare e svoltò su una strada sterrata. Erano in una zona di campagna, vicini al fiume. «Eccoci.» disse Rancore parcheggiando la macchina e scendendo. Eh? Come “eccoci”? Siamo in mezzo al nulla. Forse mi sono sbagliato. Era tutto uno scherzo adesso mi molla qui. «Qui?» chiese Anastasio cercando di non sembrare troppo spaventato dall’idea di essere abbandonato in mezzo al nulla «Sì, qui. Abbiamo circa un’oretta ancora di luce per mangiare e poi… Sorpresa!» rispose Rancore con voce pimpante. Anastasio non si sentì molto tranquillizzato, mentre Tarek gli appariva così sereno.
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Tarek era nel panico. Questa poteva rivelarsi la decisione peggiore della sua vita. Ma in sua difesa non aveva avuto molto tempo per pensare ad organizzarsi. Anche se era colpa sua che aveva rivolto un invito con un giorno di anticipo. Ormai erano due giorni che si dava del coglione. Almeno aveva come consolazione che se questa fosse stata l’ultima volta che Marco gli avrebbe permesso di vederlo, avrebbe potuto conservare il ricordo di quanto stava bene vestito così. Prese le coperte e le buste dal bagagliaio poi fece strada a Marco verso il punto che aveva scelto. Per incredibile botta di fortuna quel periodo dell’estate era il momento designato al taglio dell’erba e significava che avevano a disposizione un bel prato tagliato di fresco. Tarek stese la coperta più grande e più spessa ed invitò Marco a sedersi. «Allora.» cominciò mentre tirava fuori i contenitori vari dalle buste «Ho cucinato tutta la mattina per questa cosa, quindi sii buono con me ti prego… Sono due torte salate diverse, un po’ di snack vari che ammetto di aver comprato perché non è ancora arrivato il giorno in cui riesco a fare le patatine bene in casa… E una torta dolce al cacao… E da bere ovviamente… Non ti costringerei a bere l’acqua di fiume, giuro. Ho preso anche del vino, ma io non posso berlo perché devo guidare, quindi puoi anche bere direttamente dalla bottiglia o finirtela tutta se ti va, ma preferirei che tu non lo facessi non so quanto possa fare bene.» annunciò mentre disponeva i contenitori delle torte, già perfettamente tagliate e un paio di piatti.
Anastasio rimase fermo un attimo a guardare in rapida successione tutte le cose che aveva appena appoggiato e poi la sua faccia. Ecco perfetto, ho scazzato. Pensa che sia una cazzata o che io sia un coglione. Cazzo. Ho rovinato tutto. Oddio. «Wow.» disse semplicemente Marco con un’intonazione che non permetteva assolutamente a Tarek di capire se fosse contento o schifato dalle sue azioni «Ehm… Io… Ecco… Non so se ti può andare bene…» cercò di giustificarsi, ma Anastasio lo interruppe subito «No, no, no… Questo è già il miglior appuntamento a cui io sia mai andato, scherzi? Mi sei venuto a prendere, mi hai portato dei fiori… Diamine hai pure cucinato per me… E… Wow… Insomma… È davvero… Wow… Non so neanche trovare le parole…» Oh. Oh, okay. Gli piace. Ottimo. Grandioso. Wow. Che bello. Oh, mi sento molto meglio. Rancore prese un respiro profondo e rispose, senza quasi fare attenzione a quello che diceva. «Oh, meno male… Temevo davvero che… Insomma che non ti piacesse… Volevo fare qualcosa di bello… E… Ecco… Ci tengo davvero a questa cosa perché te l’ho chiesto in maniera schifosa ma…» No, non dirlo. Non ci credo che lo sto dicendo. Cazzo, stai zitto. Non rovinare tutto. Oddio. Taci, coglione. «Insomma io volevo chiedertelo davvero, però ho un po’… Sbagliato… Cioè non avrei voluto farlo così… Io non so perché…» non riusciva neanche a costruire una frase decente e sentiva che era sempre più difficile parlare e poi Marco continuava a guardarlo con quegli occhioni spalancati «Tarek? Cosa… Cosa avresti davvero voluto chiedermi?» disse Anastasio guardandolo con gli occhi ancora più spalancati e l’espressione più confusa. Se lo dico adesso rischio di rovinare tutta la serata, cazzo. Però non ce la faccio davvero a non dirlo. Cazzo. «Ecco… Marco… Io volevo davvero chiederti un appuntamento. Un vero appuntamento. Non da amici. Un appuntamento. Tipo romantico.» riuscì a buttare fuori alla fine Tarek e poi si ritrovò quasi a trattenere il respiro mentre aspettava che Marco reagisse in qualche modo. Ormai l’ho detto non posso tornare più indietro. Però mi sta guardando così spaesato. Cazzo, lo sapevo ho rovinato tutto. «Ah.» rispose Anastasio.
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Marco sentiva che il suo cervello aveva appena smesso di funzionare. Quindi questo è un appuntamento. Con Tarek. Sono ad un appuntamento con Tarek. Perché mi ha chiesto di uscire. Tarek mi ha chiesto di uscire. A-ah. Bene. Okay. Fantastico. «Quindi… Questo è un appuntamento. Un vero appuntamento?» aggiunse appena sentì di riuscire a fidarsi della sua voce. Tarek abbassò lo sguardo «Ecco… Se vuoi… Io non avevo intenzione di metterti alle strette così… Possiamo anche fare di nuovo finta, per me va bene, non ti darò più fastidio, promesso.» rispose a bassa voce evitando il suo sguardo. «NO. No, no, no. Mi va bene. Eccome se mi va bene, Tarek.» cominciò a dire Anastasio senza riuscire a trattenersi «Questo è un appuntamento. Punto. Mi va benissimo. Non avrei voluto niente di diverso. Assolutamente no, non provare a rimangiartelo.» quando finì di parlare e si rese conto di cosa aveva appena detto si coprì immediatamente la bocca con le mani ed arrossì. Oh no. Non posso tornare indietro da questa… Cazzo. Che scena pietosa. Rancore si mise a ridacchiare e si buttò all’indietro sulla coperta «Ah, no, certo che non me lo rimangio. Come potrei con così tanto entusiasmo da parte tua? E poi ho ottenuto un appuntamento da Anastasio! Sarei un’idiota a rimangiarmelo!» disse mentre continuava a ridacchiare. Oh, okay. Wow. «Immagino che adesso è meglio se mangiamo, altrimenti finisce il tempo di luce…» aggiunse subito Rancore e Marco riuscì solo ad annuire mentre si preparava per mangiare.
Le torte di Tarek erano ottime. Continuava a sorprendersi di quanto fosse bravo a far sembrare le cose più semplici degne dell’alta cucina. «Mhhhhhh. Dio.» commentò mentre assaporava il primo boccone «Il giorno in cui rifiuterò la tua cucina sarà il giorno in cui mi avranno scambiato con il mio clone malvagio e sarà il segnale per farti capire che non sono io e che lo dovrai uccidere.» aggiunse dopo una piccola pausa e poi si voltò verso Rancore «Davvero ottime, Tarek… Tarek…? Ci sei?» sventolò una mano davanti al volto imbambolato di Rancore che sembrò riprendersi «Eh? Sì, sì, certo… Stavo solo… Ehm, grazie…» balbettò ancora mezzo stordito prima di ricomporsi «Quindi… Ehm… Dato che è ufficialmente un appuntamento… Dovremmo conoscerci un po’ che ne dici?» aggiunse con tono squillante ed un sorriso entusiasta. Marco era confuso. Conoscersi meglio? Loro? «Sì, ma… Come esattamente potremmo conoscerci meglio? So più o meno tutto quello che c’è da sap-» iniziò a chiedere, ma fu subito interrotto «No, tu sai le cose basilari. Come mi chiamo, dove abito, che lavoro faccio… Ma non sono quelle le cose importanti. Le cose importanti sono quelle strane. Quelle che normalmente non chiederesti mai a nessuno, ma che possono dire molto della tua compatibilità con un’altra persona… Per esempio: se potessi viaggiare nel tempo, in che anno andresti e perché?» ribatté Rancore prima di sorridere e continuare a mangiare. Anastasio rimase un momento sorpreso, ma iniziò a riflettere immediatamente sulla domanda «Oh. È un’ottima domanda… Così su due piedi credo il 1999.» rispose e Tarek corrugò la fronte «Un anno in cui eri già nato… Come mai?» chiese incuriosito sporgendosi in avanti «Perché ero troppo piccolo per ricordarmelo… Ed era l’anno prima del nuovo millennio… Chissà che anno che deve essere stato… Che speranze che ci dovevano essere per il futuro e come era diverso il modo di fare e le ansie di massa che ancora non esistevano… Ci pensi, non c’era ancora stato l’attentato delle torri gemelle… L’atteggiamento generale doveva essere davvero molto diverso e poi riesci ad immaginarti i festeggiamenti sfrenati per capodanno? Il capodanno del nuovo millennio! Insomma, me lo immagino come un anno figo, tutto qui…» spiegò Anastasio mentre Rancore lo guardava e lo seguiva con attenzione. «Oh. È… È un’ottima riposta… Adesso mi sento un po’ stupido per la mia…» commentò ma subito Anastasio lo incoraggiò a parlare con un gesto della mano «Ecco… Di getto ho pensato al 1985… Per il concerto del Live Aid…» spiegò Rancore. Marco rimase un attimo senza parole «No, anche io vorrei andare a vedere il Live Aid! Posso cambiare la mia risposta?» esclamò d’impulso facendo scoppiare a ridere Tarek. Cazzo quanto è bello quando ride.
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Tarek continuò a tirare fuori tutte le domande più assurde che gli venivano in mente ed ascoltando le risposte di Marco si scioglieva sempre di più. Lo adoro. Cazzo quanto lo adoro. «Okay, sogno più strano che hai fatto?» chiese ancora mentre ormai erano passati al dolce. Marco fece di nuovo quella cosa. Assaggiò la torta chiudendo gli occhi ed emettendo versi di apprezzamento. Come cazzo fa una persona ad esser così fottutamente adorabile e figa allo stesso tempo? Tarek si passò una mano sulla faccia disperato cercando di nascondere il suo piccolo momento di tilt «Tutto okay?» gli chiese Marco. Quello manco si è accorto di cosa ha fatto. «Sì, sì… Stavo solo… Aspettando la tua risposta…» tentò di dissimulare Rancore e sembrò funzionare «Ah, sì. Hai ragione… Sogno più strano… Uhm… Non so se me ne ricordo uno in particolare… Ah, aspetta uno ce l’ho! Ho sognato che avevo una paperella di gomma gigante come animale domestico… Parlava… Era anche divertente…» rispose Anastasio con uno sguardo trionfante stampato in faccia e Rancore non poté fare a meno di ridere «Wow. Una paperella di gomma parlante… E gigante… Okay, ammetto che è molto strano… Io invece… Uhm, ne ho fatti tanti… Oddio, questo non ti piacerà, ma conta come strano quindi… Una volta ho sognato che tua zia Rita cercava di combinarmi a tutti i costi con Alberto.» rispose Rancore e si godette l’adorabile faccia di confusione di Marco «Mia zia Rit- ASPETTA! Intendi mio cugino Alberto? Mia zia provava a combinarti con Urso? Oddio. Oddio, che schifo. Argh. Ma è orribile!» Anastasio continuava a fare smorfie una più divertente dell’altra «Sì, abbastanza… Soprattutto sapendo quanto non sia assolutamente normale per tua zia fare cose del genere… Però un po’ era divertente… Non ricordo i dettagli, ma praticamente creava delle specie di trappole alla Willy il Coyote per farmi “casualmente” finire tra le sue braccia o cose simili…» continuò a spiegare Rancore trattenendosi dal ridere quando Marco alzò le braccia per fermarlo «No, no, no, fermo ti prego! Non voglio immagini mentali di te tra le braccia di mio cugino! Però, cazzo, adesso sono curioso di sapere come è finito! Dannazione, Tarek!» disse velocemente continuando a fare facce schifate e Rancore scoppiò a ridere «Okay, okay! È finito bene, non preoccuparti. Non ho baciato tuo cugino sotto il vischio o cose simili… Sono stato salvato dai malvagi piani di zia Rita alla fine.» concluse sopprimendo ancora gli ultimi strascichi di risata. Anastasio riuscì a rilassarsi «Oh, meno male… È vero che mi hai avvertito che non mi sarebbe piaciuto, ma cazzo… Comunque “sei stato salvato”? E chi ti avrebbe salvato? Non dirmi un altro dei miei cugini perché giuro che ti picchio.» disse con tono più calmo e Tarek si fece scappare un sorriso soddisfatto «Beh, ovviamente sono stato salvato dall’unico ed il solo principe azzurro… Anastasio, erede al trono delle Terre Rosse, Cavaliere del Sacro Ordine dei Lanciapiatti e scapolo più ambito di tutti i regni.» rispose con tono solenne facendo l’occhiolino. Oddio è arrossito. Marco arrossito. Oddio è adorabile. «Oh. Okay. Bello.» rispose sottovoce.
Quando finirono di mangiare Tarek decise che era arrivato il momento della sua sorpresa. Recuperò da una delle buste il suo mini amplificatore e lo collegò al telefono «Che combini?» chiese Anastasio incuriosito «Beh, ti ho portato in mezzo al nulla, ma non significa che non possiamo fare niente… Quindi solo per questa sera ti sorbirai un dj set privato di Rancore.» Tarek cercò di sembrare sicuro di sé mentre rispondeva ma in realtà temeva che Marco potesse ridere della sua idea… O delle sue scelte musicali… Invece lui fece un sorriso a trentadue denti «Oh, wow.» commentò mentre Tarek faceva partire la playlist che aveva creato apposta per la serata. Non era nemmeno sicuro di come gli fosse venuta in mente l’idea di una “discoteca privata all’aperto” però gli era sembrata una buona trovata. Marco non aveva detto niente di negativo ed aveva subito iniziato a seguire il tempo della musica, con una scioltezza che aveva preso Tarek di sorpresa. Subito si unì anche lui, concedendosi di fare qualche mossa stupida per far ridere Anastasio. Gli sembrò incredibile come un po’ di musica ed il sorriso di Marco riuscissero a calmarlo completamente. Oh, sta andando bene. Che bello. Continuarono a ballare senza imbarazzo per forse un’ora intera, prima che Anastasio si fermasse per un momento e chiedere una pausa «Non hai niente di più tranquillo in playlist? Non so, musica più da karaoke? Credo di non aver mai ballato così tanto nemmeno in discoteca…» commento mentre si sedeva sulla coperta. Tarek sorrise «Ah perché quello lo chiami ballare?» scherzò mentre prendeva il telefono per cambiare traccia «Comunque è buffo che tu mi abbia fatto questa domanda, perché ho un’ottima canzone di chiusura…» aggiunse facendo una pausa drammatica prima di far partire la canzone. Marco si bloccò improvvisamente «Un lento?» chiese incerto quando sentì le prime note. «Ehi, che appuntamento è se non abbiamo un momento per un ballo imbarazzante?» scherzò ancora Tarek a bassa voce porgendo le braccia a Marco per aiutarlo ad alzarsi «Conduco io, tu rilassati.» aggiunse poi in un sussurro aiutandolo a posizionare correttamente le braccia. Non era perfetto. Era più un ciondolare a tempo di musica che altro, ma andava più che bene. Riusciva a sentire che nonostante la rigidità iniziale Marco si stava rilassando sempre di più e poi lo sentì appoggiare la testa contro la sua spalla. Non riesco quasi a crederci. Sta accadendo davvero. Cazzo, spero che non sia un sogno. Quasi istintivamente strinse leggermente più forte Marco, come per assicurarsi che fosse davvero lì.
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Marco era certo di non aver toccato il vino che Rancore aveva portato, eppure era anche certo di essere ubriaco. Non riusciva a capire se quello che stava succedendo era vero, se si trovava veramente dove pensava e se Tarek lo aveva davvero stretto a sé per ballare un lento. Quando la canzone finì per Marco fu come cascare improvvisamente dal cielo. Non sapeva più come parlare o cosa dire. Sentiva che avrebbe dovuto in un qualche modo esprimere quello che stava pensando e provando, ma non sapeva nemmeno esattamente come descriverlo. Tarek gli sorrideva ancora e sembrava così calmo. «Grazie.» fu l’unica parola che riuscì a sussurrare mentre si distanziava leggermente. Rancore corrugò la fronte «Per cosa?» chiese confuso studiando la sua espressione. Marco abbassò lo sguardo ed iniziò giocherellare con l’orlo della maglietta «Grazie, per questo… Per tutto… Per te… Non avrei mai potuto sperare in niente del genere… Io non so nemmeno cosa dire… È bello sentirsi in sintonia con qualcuno, ecco… E quel qualcuno sei tu… Quindi mi piace stare con te.» disse con uno sforzo non indifferente, costringendosi a deglutire forzatamente alla fine. Complimenti. Che discorso meraviglioso, davvero scorrevole. Che idiota che sono. Rancore si passò una mano sul viso sospirando «Cazzo… Sei incredibile… Io… Non riesco davvero a credere di essere così fortunato da trovarmi qui con te in questo momento.» sussurrò e Anastasio si sentì mancare il fiato, ma Tarek riprese a parlare «Io… Spero che tu voglia uscire di nuovo con me.» disse con sincerità e Marco annuì con forza non fidandosi della propria voce. Tarek si lasciò sfuggire un sorriso soddisfatto «Oh. Bene. Grandioso.» disse mentre continuava a sorridere contagiando anche Marco.
Tra di loro cadde un silenzio naturale quando si misero entrambi a sedere avvolti nelle coperte di scorta per ammirare il cielo notturno. Stavano quasi per addormentarsi quando pensarono che fosse meglio tornare a casa e sempre in silenzio, con molta calma, raccolsero tutto il materiale portato da Rancore e riposero tutto in macchina. Quando Marco si sedette di nuovo in macchina, rimettendosi il bouquet di tulipani rossi sulle gambe, appoggiò la testa sul sedile osservando Tarek dalle palpebre semichiuse. Tarek allungò il bracciò destro verso di lui e prese la sua mano delicatezza, stringendola appena.
Arrivò il momento di salutarsi di fronte alla porta di Marco ed improvvisamente tornarono entrambi ad essere nervosi «Non sono sicuro di… Come…» iniziò a balbettare Tarek e Marco scattò in avanti per lasciare un bacio veloce sulla sua guancia e si rifugiò immediatamente dietro il portone dopo aver sussurrato un “buonanotte”.
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«LEO! QUINDI HAI SENTITO?» esclamò Cally al telefono con la voce fin troppo pimpante «Sì, Cally… Marco mi ha appena raccontato tutto… DOBBIAMO ASSOLUTAMENTE FESTAGGIARE! CHIAMA TUTTI! FACCIAMO UN GRUPPO! QUALCUNO DEVE SCRIVERE UNA CANZONE SU QUESTA COSA GIURO!» rispose Leo facendosi prendere subito dall’entusiasmo «Ma Cally, toglimi una curiosità… Hai consigliato tu a Rancore che fiori prendere?» aggiunse subito dopo con più calma. Cally si fece scappare una risatina «Certo che sì.» confermò «Ah. Da quando sai il linguaggio dei fiori?» chiese ancora Leo «Ehi, sono pieno di sorprese… Ci sono tante cose che non sapete di me… Comunque mio cugino non dovrà mai saperlo, chiaro? Se parli mi assicurerò che tu diventi un altro dei miei segreti.» rispose serio Cally «Certo, certo… La mia bocca è cucita.»
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francesca-bosco · 6 years
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Anteprima • "La gemella sconosciuta" di Jane Robins
Fin dove ci si può spingere pur di salvare la propria sorella? #Oggi in libreria "La gemella sconosciuta" di Jane Robins, edito @EditriceNord
Ciao a tutti
Fin dove ci si può spingere pur di salvare la propria sorella?  Un libro in uscita oggi ve lo racconta.
“La gemella sconosciuta” di Jane Robins è un nuovo thriller nelle librerie dal 7 Giugno per la Nord. Una sorella disposta a tutto pur di aiutare la propria gemella da un segreto che la divora pian piano. È questa la storia di Callie e Tilda: cresciute una l’opposto dell’altra,…
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erigibbi-blog · 6 years
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Libri in arrivo Maggio 2018
Libri in arrivo Maggio 2018 #LibriInArrivo #LibriInArrivoMaggio #LibriInArrivoMaggio2018 #NuoveUscite #NuoveUsciteMaggio #NuoveUsciteMaggio2018
LIBRI IN ARRIVO MAGGIO 2018: se non avete idea di cosa leggere non dovete far altro che scoprire le nuove uscite librose di Maggio 2018.
Libri in arrivo Maggio 2018
(03/05) Vorrei che fosse già domani – Miriam Candurro, Massimo Cacciapuoti(Garzanti): Al liceo è giorno di manifestazione. Nei corridoi deserti, Paolo cerca agitato tra i suoi post-it quello su cui ha annotato le coordinate per…
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redqueenofbooks99 · 6 years
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Top Of Wintersong
《Lei brucia come gli sterpi, una fiamma repentina che non ti scalda. Tu invece, tu sei come la brace, mia signora. Dentro di te c'è un fuoco, ma la sua fiamma brucia lentamente. Un calore scintillante, che aspetta solo un soffio per ravvivarsi.》
《Avete la musica nell'anima. Una musica selvaggia e indomita che mi parla e che non sicura di tutte le regole e le leggi in cui voi umani l'avete ingabbiata. La sento crescere dentro di voi, e desidero liberarla.》
《Non sarai solo. Non sarai mai solo. Io sarò sempre con te, nello spirito, se non in carne e ossa. La distanza non cambierà le cose. Ci scriveremo delle lettere. Continueremo a condividere la nostra musica con penna, inchiostro e sangue.》
《Immaginai risatine soffocate, battute che solo noi potevamo capire, melodie in basso continuo e improvvisazioni da soprano. Sognai dita che si sfioravano, baci rubati, sospiri e ansiti nel buio della notte, convinti che nessuno potesse sentirci. Volevo l'amore, quello etereo e quello fisico, il sacro e il profano.》
《Non avevo atteso qualcuno che mi trovasse bella, ma che mi desiderasse. Che mi volesse. Volevo che il Re dei Goblin mi reclamasse come sua.》
《Hai detto che sono altruista. Allora desidero per me un po' di egoismo, perché per una volta voglio amare prima di tutto me stessa.》
《Il Re dei Goblin invece interpretava me stessa, mi mostrava una versione di Liesl che fino a quel momento mi era sconosciuta. Lui suonava me.》
《Il bacio è più dolce del peccato e più travolgente della tentazione. Non sono delicata, non sono cortese: io sono brutale, selvaggia, sono senza regole. Io addento, mordo, lecco, divoro. Voglio, voglio e voglio, e non nascondo nulla.》
《Oh, Dio. Sono senza parole, lontana anni luce dal Paradiso, ma non mi importa. Voglio giacere con il Diavolo, e lo farei altre mille volte solo per sentirmi come mi sento adesso.》
《Una candela che non viene accesa è solo cera e uno stoppino. È meglio far bruciare la sua fiamma, pur sapendo che si estinguerà, piuttosto che rimanere per sempre nell'oscurità.》
《La tua anima è bellissima. E questa ne è la prova. La tua musica. Se tu non avessi tanta paura di condividerla con me, se non avessi tanta paura di quella parte di te, avresti potuto avermi già da un pezzo.》
《Cos'è la vita eterna se non una morte prolungata?》
《Di tutte le mie emozioni mortali, la speranza era la peggiore. Tutte le altre erano facile da sopportare e da mettere da parte: la rabbia divampava e poi si spegneva, la tristezza pian piano si affievoliva, la felicità scoppiava e poi svaniva. Ma la speranza... la speranza era ostinata. Ritornava sempre come un erbaccia, anche dopo che l'avevo strappata via chissà quante volte. E la speranza faceva soffrire.》
《Feci del mio meglio per soffocare la speranza, perché la gemella della speranza era la disperazione, e la disperazione era assenza di sofferenza. Assenza di sentimenti. Assenza di qualcosa di cui mi importasse. E io volevo che mi importasse di qualcosa.》
《Oh, quanto sarebbe dolce la mia fine se come ultima cosa vedessi le tue care mani chiudermi gli occhi.》
《Il tempo non si fermava per nessuno, tantomeno per me, ma nell'istante del nostro bacio trovai un piccolo assaggio di eternità.》
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ilarywilson · 6 years
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[Diggie, il gufo sbadato e rimboccinito della Berry raggiunge la Wilson a colazione, aspettando di ricevere coccole e magari qualcosa di mangiare prima di rimettersi in volo e tornare al mittente. La grafia è quella di sempre, tondeggiante, decisamente poco ordinata, frettolosa e sbavata qui e là di un bel color mogano tendente al viola] Ehi, Infermierina! Tutto okay, sì? Ho pronta per te un'offerta che non potrai rifiutare, per nessuna ragione al mondo. Clima probabilmente caldo ed afoso senza alcuna traccia di pioggia all'orizzonte; maialini rosa, galline, polli e gatti che girano liberi per casa e si infilano fra le tue gambe sotto il tavolo durante i pasti; bazar coloratissimi, dall'odore intenso di spezie e con gente urlatrice come noi, roba di ogni tipo economica ed orientaleggiante, qualche filo dorato e qualche gemma stramba qui e là; una famiglia numerosa e chiassosa, piena di volti sorridenti e gentili che parla una lingua per te sconosciuta e cerca di farsi comprendere a gesti veramente buffi ed adorabili insieme. Allora? Accetti l'offerta? Ti aspetto; sarà un lungo viaggio! Tua Chris
[La risposta torna indietro fulminea, per quanto reso possibile dal coccolato e ben nutrito Diggie. La pergamena profuma di nuovo e la calligrafia viola è la stessa tondeggiante e disordinata di sempre]
Dimmi dove, quando, cosa mettere in valigia e sono tua. Non immagini nemmeno quanto tu mi abbia fatto sorridere, hai decisamente illuminato questo giovedì mattina anche se mi hai fatto versare dell’ottimo caffè sulla gonna. Sei proprio la mia anima gemella al femminile. Alla domanda ti rispondo di persona, ti va? Così mi racconti di come hai convinto Ismail ad adottare anche me. Ti voglio bene. Grazie.  Partiamo per il mio compleanno?
Illy
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daphneadamantine · 4 years
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         && daphne shape          ice skating
( ... ) Come diamine le era saltato in mente di andare a pattinare sul ghiaccio? Soltanto tre settimane addietro si era spaventata, profondamente e oltre ogni sua previsione, guardando le due nipotine della signora Duncan giocare con uno slittino fuori dal suo negozio, piena di timore che potessero farsi del male e rompersi un braccio o una gamba; e adesso stava per fare lo stesso —era pronta a mettere a repentaglio la sua vita a causa di una stupida sfida alimentata dalla sua stessa paura. Che razza di incoerente.
« Mi scusi? » con il cuore che le batteva spaventato ed eccitato al contempo, Eveline si avvicinò a una donna bionda che aveva scorto appena fuori dalla pista di pattinaggio e si schiarì la voce, richiamando la sua attenzione. « Posso chiederle un favore? »
Daphne Adamantine G. Shape
Il desiderio di riprendere la sua vita di tutti i giorni con quella vitalità che l'aveva sempre contraddistinta era forte, eppure l'animo di Daphne era come spezzato. L'apatia che si stava impadronendo di lei rischiava di inghiottirla completamente e non importavano quante volte i suoi genitori continuassero a ripeterle di reagire, tutto appariva come un grande ostacolo insormontabile. Andare alla pista di pattinaggio era l'ennesimo tentativo di reagire, osservava le persone volteggiare in aria come era solita fare ogni volta che veniva aperta la pista, ma quel giorno tutto sembrava perfino pesante. Era per la voce di una giovane ad averla distratta, ad aver attirato la sua attenzione chiamandola. Daphne si voltò con un debole sorriso. « Ti prego non darmi del lei... Abbiamo si e no la stessa età, e sarebbe dannatamente strano. Puoi semplicemente chiamarmi Daphne. »
Eveline Delia Martin
« Daphne. » Le sorrise e sospirò, ora più sollevata, mentre si avvicinava quanto bastava per tenderle una mano in segno di saluto – come si fa quando ci si presenta a qualcuno. « Ti ringrazio, mi hai reso più tranquilla. Io sono Eveline, ma puoi benissimo chiamarmi Evie come fanno più o meno tutte le persone che mi conoscono. » Parlò nervosamente, e rise nervosamente, alternando lo sguardo da lei alla pista di pattinaggio che ancora attendeva una sua prova di coraggio. Il punto era che Eveline si era avvicinata in cerca di aiuto. Voleva pattinare, provare quello stato di ebrezza per qualcosa di nuovo, scoppiare a ridere eccitata per la paura di prendere un brutto scivolone... « Ti va di pattinare con me? Non l’ho mai fatto prima. » 𝙏𝙞 𝙥𝙧𝙚𝙜𝙤, 𝙙𝙞̀ 𝙙𝙞 𝙨𝙞̀.
Daphne Adamantine G. Shape
In quel momento, ogni cosa sembrò cristallizzarsi mentre osservava la mano tesa della giovane pronta a stringere la gemella della veggente. Sarebbe bastato un attimo, tendere la propria come chiunque altro e invece si bloccò, impaurita di ciò che avrebbe potuto vedere quando le loro carni fossero venute a contatto. Inspirò un paio di volte prima di scrollare il capo. Doveva convincersi a rialzarsi, a tornare quella di un tempo, e questo significava anche mettersi in gioco. Tese anche Daphne la mano, una stretta rapida che non le fece vedere alcunché e che in qualche modo sembrò tranquillizzarla. Entrambe sembravano nervose, chi per un motivo chi per l'altro, ma il sorriso timido di Evie scalfì quella maschera che ormai era un peso per la veggente.
« Evie... Mi piace come diminutivo. Davvero? E' come imparare ad andare in bicicletta... » Disse la veggente portando dietro l'orecchio destro alcune ciocche che erano sfuggite quando si chinò ad allacciare gli scarponcini da ghiaccio. Si alzò poi in piedi un poco instabile su quel pavimento che non era per nulla adatto a camminare con i pattini da ghiaccio, e tese la mano alla ragazza. « Dai vieni, fino a quando rimaniamo qui, non imparerai mai e soprattutto rischierai perfino di cadere... Non devi essere tesa, più lo sei più rischi di perdere l'equilibrio... Un passo alla volta. »
Eveline Delia Martin
Dal brutto infortunio alla mano Eveline si era sentita costretta a rinunciare a tantissime cose che per lei erano sempre state naturali e necessarie, come ad esempio lo sport – andare in palestra era fuori discussione ormai – e il divertimento e il lavoro pratico e la sua bellissima bicicletta. Non era quindi una novità che non potesse pattinare sul ghiaccio senza la supervisione di qualcuno che poteva farlo meglio di lei, ma soprattutto che poteva permetterselo senza rischiare di farsi del male a un arto in passato esposto a una frattura. La mano di Daphne era fredda, ma molto morbida, e la sua stretta fu delicata tanto quando il suo nome. « Oh, immagino... » ma il problema non era esattamente quello: pattinare per la prima volta. Evie si morse l’interno di una guancia. « Il punto è che... vorrei evitare di farmi del male, ecco. Guarda. » e fece quello che non aveva mai fatto da quando era tornata in città: le mostrò la mano con la cicatrice, sperando che l’altra capisse il suo vero problema. Poi le sorrise e le tese inoltre una mano, pronta a esplorare la pista. « Oh no, no, no! Non mi sembra proprio il caso di rischiare – ouch! » la punta del pattino s’incastrò sotto uno scalino che portava sulla pista, ma fortunatamente con lei c’era Daphne a tenerla per mano. « Non devo essere tesa, d’accordo... adesso sono pronta. Da quanto tempo pattini sul ghiaccio? »
Daphne Adamantine G. Shape
Leggeva nella giovane lo stesso timore che aveva lei stessa nell'uscire di casa, nel mettere un piede davanti all'altro, ma sapeva che doveva farlo, lo doveva a se stessa. Era una sopravvissuta, aveva affrontato quella dannata festa e ne era uscita, eppure la forza per rialzarsi sembrava essere venuta meno. Sbatté le palpebre un paio di volte prima di concentrarsi su Evie che, un passo alla volta, si stava avvicinando sempre di più verso la sua meta. La reggeva come se fosse una cosa naturale, non avvertendo alcunché a contatto con la sua pelle, ma fu quando posò lo sguardo sulla mano che comprese ciò che le parole non potevano realmente esprimere. « Oh... Ora ho capito. Ci vuole solamente un po' più di determinazione, e non lasciarci fermare dalla paura. » Era ciò che cercava di ripetersi davanti al proprio riflesso tutte le mattine ma sapeva quanta forza di volontà ci dovesse essere. « Ti tengo io, non ti preoccupare... Esatto, non devi essere tesa. Pattino da quando ero piccola, mia madre mi portava sempre assieme a mia sorella ogni volta che si poteva, mi sentivo felice quando lo faceva... E anche io, in qualche modo, devo rialzarmi. Rialzarsi non è semplice, ma un passo alla volta... E' un qualcosa che ci scatta nella mente. »
Eveline Delia Martin
“Ci vuole solamente un po’ più di determinazione, e non lasciarci fermare dalla paura.” mai parole furono più vere e rassicuranti di quelle usate con una certa sicurezza da Daphne. Pur essendo dopotutto una sconosciuta, Eveline le fu grata in quel momento, e le sorrise come era solita fare quando le persone le trasmettevano energie positive. Non era da tutti fermarsi ad aiutare chi necessitava di un piccolo aiuto. E Daphne in questo le era parsa subito una persona buona. < È molto bello. Come si chiamano loro due? > chiese dolcemente, muovendosi con lei – lasciando scivolare un piede e poi l’altro ad un ritmo di una musica lenta – senza allentare di un attimo la presa sulla sua mano. Con quella domanda non voleva sembrare impicciona e ancor meno desiderava farle del male, motivo per il quale, successivamente, puntò gli occhi nei suoi e le sorrise affettuosamente. < Sono bei ricordi... sul ghiaccio ne ho un paio anch’io, con mio fratello Edmund, anche se non ho mai pattinato per paura di cadere. Puoi contare su di loro, sai? Per rialzarti e tornare a essere felice. Tutto prima o poi svanisce, anche la tristezza. Ma i ricordi restano e resteranno sempre. Bisogna prendere da loro tutta la forza. > “Un passo alla volta.” Ed Eveline, seppure ancora intimidita, cominciò a pattinare con molta più sicurezza adesso. < Penso che dopo questa piccola avventura condivisa dovremmo rimanere in contatto, potresti passare in erboristeria ad esempio, io lavoro lì. Ti offro volentieri una tazza di tè caldo! Oh, non puoi rifiutare. Ti devo qualcosa. E grazie... >
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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weirdesplinder · 4 years
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Lorelei Moone
Come vi avevo promesso, dopo avervi ricordato tante vecche serie di libri sui vampiri, purtroopo oggi di difficile reperibilità, eccomi con qualcosa di nuovo.
Non so se lo avete notato ma ultimamente diversi autori stranieri, anche di una certa fama, hanno deciso di autopubblicarsi nel loro paese di origine, ma soprattutto all’estero.
Un esempio è Thea Harrison, l’autrice della serie Elder Races, che sta autopubblicando la sua serie spin off in italiano (dedicherò a ciò un post più avanti) e un altro esempio è Lorelei Moone di cui vi parlerò oggi.
Lorerei Moone è meno famosa della Harrison ed è europea, inglese per la precisazione, ma ha un seguito abbastanza grande e scrive paranrmal romance principalmente dedicati a sexy mutaforma. Uomini che si trasformano in orsi, lupi, draghi...e trovano l’anima gemella nei suoi romanzi.
Ma ha scritto anche una trilogia sui vampiri, ed è questa che ha autopubblicato per prima in Italia, con l’aiuto della traduttrice Alice Arcoleo.
La serie si intitola "I Vampiri di Londra" e la potete trovare interamente su Amazon. I libri che la compongono sono ambientati nello stesso universo e i loro protagonisti sono lievemente collegati, ma in realtà sono romanzi stand alone, leggibilissimi anche da soli. A chi consiglio questa serie? A chi ama la figura classica del vampiro, quindi direi che chi ha amato la Gleason o i Carpaziani di Christine Feehan la apprezzerà, ma chi ha amato J. R. Ward o Laurell K. Hamilton forse no. Come stile la Moone si avvicina molto a Kerrelyn Sparks e i suoi libri sono molto semplici e lineari.
La serie è composta da:
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1. Alexander: La Sposa di Sangue
Alexander Broderick organizza l’annuale festa di Halloween da oltre un secolo. Per le persone si tratta soltanto di una scusa per permettere ai ragazzini di divertirsi, ma per lui ha un significato diverso. Desidera conversare con gli altri e sentire che cosa si provi a stare in mezzo alle persone.Tuttavia, quando Cat mette piede in casa sua, si dimentica di tutto e prova a sedurla. C’è solamente un problema: lei è una Sposa di Sangue, una donna mortale con un sangue così delizioso che ogni vampiro desidera prosciugare fino all’ultima goccia.Sa che esiste solamente un modo per tenerla al sicuro, ma non potrà aiutarla finché lei non smetterà di evitarlo. Inoltre, deve anche combattere contro la sua sete.Potrà proteggerla dal resto della comunità di vampiri e dai suoi bisogni letali?
2. Michael: L’Anima Gemella
Michael Odell, un playboy immortale incredibilmente sexy, crede di sapere ciò che desidera. Il suo obiettivo è assaporare il numero maggiore di vini pregiati e donne bellissime, il carburante che alimenta la sua passione. Una notte, nel tragitto verso casa, trova una donna in fin di vita, svenuta per strada. Esiste soltanto un modo per salvarla: il Rito. Quell’atto di misericordia cambierà per sempre la sua vita immortale… è impossibile che si stia innamorando della sconosciuta tutta curve che il destino gli ha fatto incontrare, no? Anna non ricorda come sia finita in quel vicolo buio, in fin di vita. Non ricorda nemmeno il suo cognome. Dopo aver incontrato il suo affascinante eroe, sviene di nuovo e si ritrova in una villa lussuosa e una nuova vita immortale.
3. Un Amore per Lucille
Lucille Amboise è da secoli Vigilante del Consiglio dei Vampiri, un ruolo che ha sempre preso sul serio. Quando un’indagine la porta a incrociare il cammino di un cacciatore umano alla ricerca dello stesso criminale, decide di unire le loro forze, almeno all’apparenza, per avere più possibilità di punire il vampiro ribelle. Non aveva previsto due cose, però. Il legame sempre più forte tra lei e l’umano e il rischio di perdere la vita o di restare con il cuore spezzato se lui dovesse scoprire la sua vera natura. La famiglia di Valentino Conti vive ai margini della società degli umani da generazioni. Discende da una lunga stirpe di cacciatori, non di animali ma delle cosiddette Creature della Notte. La sua ultima indagine lo porta a Londra, dove è sorpreso di trovare una donna misteriosa sulle tracce dello stesso mostro omicida. Cominciano a collaborare, ma non riesce a trattenere la curiosità: chi è la sua nuova compagna e quali segreti nasconde?
Personalmente tra i tre quello che mi è piaciuto di più è il secondo, ma devo dire che trovo la Moore migliore quando si dedica ai mutaforma che non ai vampiri e sta autopubblicando in italiano (sempre acquistabile su Amazon) anche la sua serie Scottish Werebears. Vi lascio la trama del primo libro:
Un Amore Inaspettato 
La scrittrice di romanzi Clarice Adler ha perso l'ispirazione dopo aver mollato il fidanzato che la tradiva. Come puoi scrivere una storia d'amore quando smetti di crederci? Ma ha delle scadenze da rispettare e la sua carriera è a rischio, così decide di rifugiarsi nell'Isola si Skye per finire il suo manoscritto. Qui incontra Derek McMillan, il bellissimo proprietario della fattoria McMillian. Clarice sembra aver trovato la sua nuova musa e si innamora di lui, sebbene sappia lui non sia disponibile. Derek McMillan si occupa della fattoria e dei cottage per le vacanze da anni. Quando posa gli occhi sulla magnifica Clarice, immediatamente rimpiange di aver accettato la sua prenotazione. L'orso in lui capisce Clarice sia la sua compagna.
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