#io in crisi per domani
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In preparazione di domani
#fotografie#no reblog#io in crisi per domani#che allo stesso tempo va a comprarsi cibo per ricette che non dovrebbe mangiare#che bellezza#ahh la pazzia
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Ultima notte di un campo intenso ma molto molto bello. Adesso stiamo dormendo con le lupette sotto le stelle sul balcone che c’è fuori dalla nostra stanza, il clima secco lo permette senza stare alla guazza dell’umidità. Domani anzi, ormai oggi essendo le due passate, arriveranno i genitori a prenderli e torneremo alla nostra quotidianità.
In queste vdb ho capito, per l’ennesima volta, quanto io tenga ai miei bambini. Quanto vedermeli appiccicati addosso in cerca di un abbraccio, di conforto, in cerca di ascolto, di comprensione sia meraviglioso. Nonostante il caldo intenso, nonostante fiumi di lacrime al giorno, nonostante nasi sanguinanti, nonostante rimproveri, nonostante momenti in cui bisognava contare fino a cento è stato un bel campo e sono, e siamo, molto soddisfatti del risultato del nostro impegno e delle mille corse dell’ultimo minuto. Con Ake e Kaa ci siamo supportati tutto il tempo e siamo arrivati cotti ma soddisfatti e contenti. Tra di noi di staff non tutto è andato perfettamente, o meglio, tra noi tre tutto è andato bene e abbiamo continuato a lavorare esattamente come abbiamo fatto fino ad ora, ma con il quarto membro abbiamo avuto la conferma che c’è qualcosa che non va e che ciò non può fermare una staff e deve essere discusso.
Fare il capo scout non è semplice, stare con i ragazzi, stare con i bambini non è semplice. Ti risucchia a livello emotivo e a livello fisico al 110% tutto il tempo, devi pensare prima di parlare in modo da usare le parole giuste, devi saper usare il tono della voce in modo da non farli sentire sempre sotto attacco, devi saper gestire crisi di rabbia, pianti da nostalgia, pianti da coccole, pianti da influenza, pianti da stanchezza, momenti di tristezza, momenti di invidia, momenti di debolezza e tutto questo non mostrando mai loro la tua stanchezza. Devi gestire il risultato di genitori assenti, di genitori iperprotettivi, di genitori che non li vogliono rendere autonomi e quindi fanno tutto al posto loro ma al tempo stesso li vorrebbero già maturi e grandi da potersela cavare da soli senza intralciare le loro vacanze, i loro aperitivi o le loro serate fuori. Per fortuna non tutti i genitori che abbiamo sono così, ci sono anche quelli che dedicano il tempo ai figli, che sono protagonisti alla loro crescita, che li supportano in tutto. E quest’ultimi sono i miei preferiti e quelli con i quali ho un rapporto più stretto ed onesto.
Essere un educatore è stancante, ti mette alla prova, ti fa tirare fuori tutta la creatività che possiedi, ti fa pensare per buona parte del tuo tempo ai bisogni dei bambini ed alle attività da proporre per aiutarli a crescere. Essere un educatore ti mette anche in crisi, ti fa venire paure, dubbi, incertezze e devi molte volte migliorare te stesso per offrire loro sempre una versione migliore di te e per dar loro il buon esempio.
Queste vdb stanno per giungere al termine ed è stata proprio una cosa ben fatta.
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Mi cammino i kilometri con i sassolini dentro alle scarpe e non li levo nemmeno se sento male. a volte ho bisogno di ricordarmi che la vita è anche dolore per zittire la voce nella mia testa che mi dice "non meriti l'amore di nessuno, devi solo crepare da sola, impazzendo completamente". confesso di aver paura a volte di quella parte di me che mi porta ad impazzire. e se domani le medicine non facesse più effetto? e se dovessi impazzire male per una ricaduta o crisi improvvisa? a che serve aver costruito tutto questo se poi alla fine non ne rimane niente? non rimane che dolore, vuoto, indifferenza, distacco dal mondo per rifugiare il pensiero in una quinta dimensione che solo io posso vedere.
non lo so sai, a volte è davvero difficile rimanere in equilibrio zittendo quella stessa voce che mi porta a tenere i sassolini dentro alla scarpe. credo sia un po' una metafora della mia esistenza: "levarsi sassolini dalla scarpe" metaforicamente significa liberarsi di un peso, far presente una cosa per togliersi quel senso di fastidio che altri ci causano. io invece non li levo perché non faccio mai notare a nessuno quei sassolini, me li "tengo tutti dentro".
o forse, più semplicemente, ho solo le scarpe bucate.
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Oggi è il mio compleanno.
25 anni. Non me li sento addosso (ma a quanto pare è sentimento comune arrivati a questo "traguardo").
Ma, a prescindere da questo, fino a ieri temevo che non sarebbe stato un bel giorno, perché qui, non ho ancora qualcuno che posso definire amico stretto (calcolando che sono una che AMA festeggiare il proprio compleanno), però mi sono ricreduta (per fortuna).
Sono tornata a casa con il sorriso.
Le mie persone del cuore (che ahimè sono a km di distanza, nella mia madre patria pugliese), mi hanno riempito comunque d'amore, ragazzi di un gruppo telegram che conosco da solo un mese, mi hanno fatto sentire importante e apprezzara, allo stesso tempo ho sentito l'amore anche da parte delle mie colleghe universitarie, che appena lo hanno scoperto (io non lo avevo detto), mi hanno SUBITO proposto di andare a fare aperitivo tutte insieme domani dopo lezione.
Alcune persone del residence mi hanno fatto gli auguri ed uno dei responsabili mi ha pure "rimproverato" perché non gliel'ho detto, perché avrebbero sicuramente trovato il modo di offrirmi qualcosa.
Insomma.. Se la Stefania di ieri (che era sull'orlo di una crisi di pianto presa dalla nostalgia e dallo sconforto), avesse saputo quello che la Stefania di ora sa, non ci avrebbe creduto.. Avrebbe pensato che era uno dei suoi soliti scenari immaginari.
Ho appena compiuto 25 anni, in una delle città più belle d'Italia, lontana da tutti gli affetti stabili (ne sento ovviamente la mancanza), con la paura ad inizio giornata di sentirmi sola e dimenticata, ed invece, nonostante il mio "festeggiare" diversamente da quello che di solito mi piace fare, sono soddisfatta ma, soprattutto, felice.🥰
Ora vado a modificare la bio di Tumblr
#me#a random#sfogo#about me#25 anni rubati allo stato#in che senso#un quarto di secolo?#allucinazione collettiva
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Finalmente sono un ferie.
Niente di che per l'Europa, ma qui avere più di 3 giorni di fila di festa è un miracolo di dimensioni astronomiche e di cui dovrei ringraziare tutti i kami giapponesi (anche se non se lo meritano).
Domani cerco di fare l'italiana pure io e vado al mare, anche se non ho un costume e, tra il mio odio per lo shopping e il fatto che molto probabilmente avrò una XXL giapponese, mi sa che è meglio se per una volta non compro su internet (ultimamente sta diventando il mio unico modo per non rimanere senza niente da mettere - e non sto esagerando).
Vorrei già andarmene pure da sto lavoro, ma vabbè che lo diciamo a fare. Ho fatto così tanto per trovare qualcosa che avesse orario flessibile e smartworking e invece comunque lo standard è l'ufficio. Poi ovviamente io ho avuto il grande culo di stare nel dipartimento dei visti quindi c'è sempre un via vai di passaporti immane, per cui se non ci sei tu, il lavoro va sugli altri che già hanno la loro merda da fare, già fanno gli straordinari e quindi via di senso di colpa e di responsabilità... poi uno si chiede perché questi so strani e si ammazzano di fatica: eccovelo spiegato facile facile.
Per questo motivo ultimamente sto pensando di traslocare. Ho trovato un monolocalino bellino a 10 min A PIEDI dall'ufficio (che è centralissimo) con un affitto abbordabile... peccato che qui esiste questa cosa magica chiamata "spese iniziali" per cui tu prima di entrare devi pagare tutta una serie di cose che loro faranno per te (tipo cambio chiavi di casa, pulizia generale, disinfestazione ecc) al prezzo che dicono loro pure se tu non vuoi. Peccato che ste spese iniziali ammontano a MEZZO STIPENDIO e se ti metti a pensare a tutte le cose nuove che vanno comprate (dato che qui gli appartamenti si vendono completamente vuoti e senza elettrodomestici), insomma, non lo so se voglio buttare uno stipendio così. Però dall'altra parte sto vivendo veramente male con sti viaggi continui in treno e ora con sto caldo che ammazza la voglia di vivere di chiunque... se ripenso all'anno scorso in cui non mi avevano ancora assegnato a nessun posto e sono stata tutta l'estate a casa... Madonna che culo che ho avuto e solo ora lo sto realizzando perché è veramente impossibile vivere così.
Ah poi vabbè parliamo in verità di buchi di monolocali dato che sono 20 m2 e sono pure TANTI. Ho visto annunci di appartamenti singoli di 13/15 m2 SENZA ARMADIO a prezzi che manco vi sto a dire. Poi dite la crisi abitativa a Milano e che la gente vive nei buchi a prezzi folli... che ve devo dì.
Inizialmente volevo fare un viaggio al sud per vedere delle amiche che abitano lì però poi tutte loro si sono impegnate con altre persone (perché giustamente le ferie queste sono e se non ci si muove addio) e quindi vaffanculo non sono andata da nessuna parte. Un poco me ne pento, un poco sono talmente stressata che veramente voglio solo morire sti giorni.
Poi considerando che in 1 anno sono stata a Tokyo meno di 10 volte nonostante ce l'abbia potenzialmente a 2 passi, direi che è meglio se me la comincio a girare un poco in più finalmente.
Per il resto come sto? Boh io mi sento sempre peggio. Questa non è vita, questa non è la mia vita. Però che devo fare, che posso fare? Niente posso fare. Posso solo patire, fare come quelli che non ho mai capito: fare finta che vada tutto bene, che questa sia vita; lo fanno tutti quindi lo devo fare anche io.
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siccome non posso parlarne con i diretti interessati, scriverò qui; di conseguenza seguirà uno sfogo puramente personale ed inutile
domani sera sarei dovuta andare a ballare con i miei colleghi ma tre settimane fa è saltato tutto per via dell'organizzazione pessima ma a quanto pare poi loro si sono riorganizzati in qualche modo togliendomi dal gruppo e parlando sottovoce se vicino a me. lo sento che mi considerano una sfigata, perché l'unica mia richiesta era quella di un passaggio per l'andata e il ritorno di modo da non mettere io la macchina e quando mi sono tirata fuori vedendo che non avrei avuto alcun passaggio, da lì sento che mi vedono come una scema. ma vabbè, questo è il minore dei problemi. S. sapendo che era tutto saltato mi ha invitato alla festa che fanno lui e la sua compagnia (che io conosco e con i quali vado molto d'accordo) ed io ero felicissima e di fatti ho accettato subito. ad oggi mi sento una scema, anzi, un peso grande, enorme. loro sono una compagnia unita e per quanto ci abbia fatto delle uscite insieme io che c'entro con loro a capodanno? è una cosa più "intima" e credo che S. mi abbia invitato per pena e che loro abbiano accettato che ci fossi anche io un po' per rassegnazione. per non parlare del fatto che S. mi darà i passaggi sempre per la questione macchina e mi sento una tale sfigata che vorrei solo sparire. sto passando un periodo di estrema difficoltà proprio per via di mia madre e del trauma che mi ha provocato da piccola e andarle contro mi sta portando ad avere delle crisi abbastanza forti di ansia o episodi depressivi pesanti, quindi per vivere più serenamente la serata ho deciso di dargliela vinta e non guidare la sera di capodanno. ma anche se lo spiegassi a loro, cosa gli importerebbe? rimango la 25enne sfigata che ancora non sa decidere per sè.
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Tra un’ora è il mio compleanno e domani mattina cambierò di nuovo città, vado ad inseguire un sogno che da qualche anno è diventato anche un lavoro, ma non riesco ad essere felice.
Per mesi mi sono rimproverato la scelta lavorativa dell’anno scorso, mi sono sentito messo in discussione, inadeguato, non bravo abbastanza; la debolezza è stata la mia forza, mettermi in discussione, arrivare ad odiarmi, mi ha aiutato a crescere.
Un anno fa avevo una persona al mio fianco che mi diceva quanto valessi, ed io lo dicevo a lei; vorrei averle detto una volta in più quanto l’amassi, vorrei dirle quanto è stata importante anche da amica dopo essersi lasciati.
Mentre ero solo e in mezzo ad una crisi ho conosciuto un’altra persona splendida; è stata passione travolgente ma allo stesso tempo matura, ma per colpe non nostre è durante solo pochi mesi. Triste pensare che noi, noi due non saremo niente.
Mi sono operato, ho sofferto fisicamente e moralmente stando fermo in casa, ora sto meglio, mi vedo bene, mi piaccio come persona ed anche fisicamente.
Ma non sono felice, non ci riesco. Ho aspettato questo momento, la giornata di domani, per mesi, eppure vorrei avere più tempo, proprio in un anno in cui il tempo non mi è mai mancato. Vorrei poter avere il tempo per provare a vivere un’emozione che più volte durante quest’anno pensavo non mi appartenesse più, eppure sentivo fosse tornata.
Sono contento però di una cosa: di aver detto mi piaci, ti voglio. In tutti i modi possibili. Vorrei averlo detto non solo a parole, ma anche con i gesti, la presenza, il corpo. Ci salutiamo senza mai esserci visti.
E alla fine di tutto mi chiedo: può mancarmi una persona che non ho mai visto?
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Eravamo lì perché è lì che volevamo Essere.
L'adrenalina che si prova sulla linea di partenza di una gara storica come il “Passatore”, che il prossimo anno compirà 50 anni, è qualcosa che non si può raccontare.
Puoi essere arrivato fin qui tranquillo e sereno, ma quando entri in griglia e inizi pian pianino a cercare quella che, nella tua testa, è la migliore posizione per partire, l'emozione si fa sentire. Nell'aria si percepisce quella tensione che fa vibrare la voce e che accende gli sguardi dei tanti amici che non vedevi da tempo: ci si saluta, una pacca sulle spalle, una stretta di mano, un abbraccio… è bello rivedersi, ma non raccontiamoci bugie, siamo tutti qui per altro e non vediamo l'ora di partire.
Non c'è nulla di epico o di eroico, anche se qualcuno prova a raccontarcela in un altro modo. Non siamo qui per salvare il mondo, non ci siamo schierati dietro la linea di partenza perché siamo l'ultimo baluardo dell'umanità nella battaglia contro le forze del male anzi… molto probabilmente siamo qui proprio perché, da qualche parte nelle nostre profondità, si nasconde quel "malessere" che non riusciamo in nessun modo a vincere se non in quei pochi momenti di grazia che ci regala la Corsa.
Parte il conto alla rovescia, l'ultimo sguardo d'intesa al socio, giusto per ricordargli che qualsiasi cosa succederà ci si vede domani in piazza a Faenza e… via si parte!
Le strade sono strette, il tifo nei pressi alla partenza è galvanizzante, sgattaiolo come posso tra i tanti corridori, tanti quanti sono i pensieri del momento, e si attacca la prima salita, quella che mi porterà in circa 1h40 in cima alle Croci.
Sto bene, mi sento in ottima forma e finalmente ora si scende. Lascio andare le gambe fino a Borgo San Lorenzo è da lì che inizia la seconda ed ultima (più o meno) salita impegnativa, quella che mi porterà al Passo della Colla.
Ed è quasi al termine di questa salita, che via via si fa sempre più impegnativa, che arriva "la crisi"; la stavo aspettando, senza girarci troppo intorno, la verità è che ci iscriviamo a queste gare soprattutto per incontrare "la crisi".
Chi sostiene il contrario, mente!
"Benvenuta crisi", vediamo di trovare il modo di metterci d'accordo perché io non ho nessuna intenzione di fermarmi qui, che mi aspettano a Faenza.
Il resto del viaggio è tutto in salita, anche se il profilo altimetrico racconta un'altra storia. Dopo il cambio d'abito, riesco in qualche modo a correre fino a Marradi e di lì a poco sarò in Romagna. In qualche modo arrivo a San Cassiano: mancano circa 20 km… è fatta.
Impiegherò parecchio tempo prima di raggiungere il traguardo e passerò sotto l'arco dell'arrivo, felice e soddisfatto, alle 03:47:01 di domenica 26 Maggio.
È stata una notte lunga e impegnativa, passata a correre sotto un inaspettato cielo stellato; è stata, come qualcuno mi ha suggerito, una stupenda "sera dei miracoli".
Non sono un eroe, e non credo lo sia nessuno di quelli che sono partiti da Firenze e in qualche modo, chi prima chi dopo, sono arrivati a Faenza.
Eravamo lì perché è lì che volevamo essere, perché ci piace questo sport essenziale dove ci sei tu, la strada e poche altre cose che non si raccontano, ma si corrono.
CORRI LIBERO!
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È vero, può dar fastidio l'Italia che si ferma per una settimana dietro a quattro scimpanzé che cantano, l'Italia che spende soldi per spettacoli del genere. Per non parlare degli pseudo intenditori di musica che di fronte a Sanremo orgogliosamente dicono "ma anche no".
Io amo la musica, ma ancor di più amo la vita e quindi cerco di stare di fronte a tutto quello che mi capita, con l'anima spalancata. Ho sempre guardato Sanremo con i miei figli era lo spunto per stare con loro, ho aperto la mia casa e negli anni è diventato un annuale ritrovo insieme ai loro amici. Ora son tutti cresciuti e fuori città chi per studio, chi per lavoro, il momento è rimasto intatto, collegati in remoto scherziamo, ridiamo, poi passano i racconti della loro vita, le difficoltà, le crisi di ansia.... Ma c'è nel banale spettacolo di Sanremo un momento in cui passa l'infinito, passa un giudizio di vita.
Ecco...ai miei ragazzi, ma sopratutto a me viene fatto questo dono. Non fosse solo per questi quindici minuti, Sanremo vale la pena di essere visto con il cuore, non con il preconcetto da grandi intenditori ed intellettuali. Come il festival ogni cosa che succede nel proprio quotidiano vale la pena perché...
l'infinito si trova dove neanche noi possiamo immaginare, quindi nulla può essere lasciato al caso.
Tomorrow, perché “domani ci sia sempre ad attenderci un giorno in più”.
Grazie, Giovanni.
.🦋.
🔸@la-scigghiu
youtube
#.🦋.#16 minuti parla l'Infinito#grazie#doni#my life#giovanni allevi#sanremo 2024#Il pregiudizio è una brutta bestia#la scigghiu#Youtube
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Sono qui (o credo d'esserlo?) seduta alla scrivania con davanti il mio computer, intenta a scrivere su di me, o su ciò che credo che io sia, o stia tentando di essere. Facile, poter vedere me mangiarmi le unghie, alla ricerca di creatività dispersa chissà dove, chissà quanto a fondo nella pelle, sotto, sotto, giù, in basso o in alto, questo non lo so, ma in profondità sì, là, laddove cercherò, potrò vedere quel che cerco e ciò che serve, lascerò prenderlo agli altri. Il mio volto è l'essenza dell'anima persa, dell'esistenza critica, del bilico sbilenco che il giorno sbilancia e il silenzio equilibra, tra una bradipnea basale e una tachicardia sessuale, l'estasi neutrale che asseconda il mio pensiero, e il corpo, con esso, segue la via del giusto riposo, eterno, nell'attimo che non segue il passato e non precede il domani, futuro generatore di ansie, malesseri, crisi, in perenne impatto con l'angustia debordante da un calice che ruota su di un polveroso pendolo. Sedendovi, potreste ascoltare i miei occhi sbattere frenetici e percepire vibrazioni oniriche, convulsi movimenti di ricerca di un corpo nuovo, esterno, non il nostro: essenza di kundalini che s'arrampica dai sessi sulla schiena, serpente arrotolato su se stesso, stringe il petto, la pancia e la gola e i seni, e quel corpo, tanto richiesto, desiderato, inizia a irrigidirsi, si contorce sotto l'energia vitale, energia mantra, espressione della forza del momento, della agilità della simbiosi, del rovente flusso che attanaglia me e la mia esistenza. Le mie gambe hanno fretta di percorrere il reale, impazienti di giungere a un domani che un domani sarà morte, sarà fine, sarà traguardo, arrivo e arrivederci e grazie, sarà storia in breve tempo. Breve, come la vita di ogni uomo in paragone alla Terra che ci ha attesi. Ma, incurante dell'eterna sua natura, dona al sole una speranza e il nuovo giorno al caldo crogiola le sue virtù, ovvero noi, peccatori. La mia mente ruota attorno a un punto fisso, che sei te. Ventiquattr'ore smemorate, s'accende in me la pazza voglia di perdermi, con te, con lei, con loro. Chi crediamo d'essere, se è il male a farci gioia e il bene a darci la routine noiosa? Siamo o no incostanti nelle scelte, nelle azioni e nelle vie che portano alla fede per qualcuno? Siamo o no i nemici dello spazio, colmato in frazioni di secondo da un capo all'altro dell'universo? Siamo o no i fanatici del mito, della storia lunga, degli amori brevi, del fidanzamento certo e della cotta prematura, del "ti voglio ma non posso" e del "ti amo ma ho già un altro"? No, no, non lo siamo, e non vogliamo neanche esserlo. È la pace la via giusta e la rincorsa a giorni felici, e crediamo che sia lunga, e pensiamo sia difficile, ma per strada conosciamo luoghi puri, dove trova cibo per sfamarsi chi ha un cuore. O crede d'averlo.
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Sono circa 10 anni ormai che prendo questa terapia che consiste in 20mg di buprenorfina, 4 mg di xanax, 4mg di rivotril, 5mg di valium e 10mg di olanzapina… nessuno mi ha mai avvertito di niente e il medico mi aumentava le dosi così a cazzo ora dal nulla mi hanno cambiato medico del SERT dopo anni e questa mi disumana per la mia terapia come se me la fossi prescritta da solo dicendomi che con una terapia così ci muoio che mi viene un arresto cardiaco o uno respiratorio e che ho la terapia più alta di tutto l’alto servizio del Sert della zona e oltre. Mi sono sentito un po’ una merda ma io che posso farci se mi hanno sempre usato come cavia riempiendomi di farmaci(?) Ho sempre pensato alla morte e ci sono andato vicino molte volte, poi con le mie crisi psicotiche quando mi passano mi viene solo voglia di morire… l’altra notte mi è venuto quasi un arresto respiratorio ma per “fortuna” mi sono svegliato e l’istinto di sopravvivenza ha avuto la meglio. Io veramente non so più cosa fare, le medicine sono la mia unica “famiglia” anche se sono una droga legalizzata perché non ho nessuno che mi sta veramente vicino quindi penso sempre fanculo tutto uso tutto finché non mi consumerà del tutto e arriverà il mio momento ma quando la voglia di morire diventa la tua compagna di viaggio, il mondo appare come un deserto senza fine, dove ogni passo è una fatica immane. Vivere con la voglia di morire è come camminare su una linea sottile tra il desiderio di liberarsi dal dolore e la speranza, sempre più debole, che domani sarà un giorno migliore. Ma è solo tutta una illusione… mi chiedo se dopo tutti questi anni di abusi di tutti i tipi riuscirò a “vivere” e non a sopravvivere. Ma tanto la gente non capisce quando stai soffrendo, forse solo la mia psicologa può in parte capire. Dopo questo sfogo fuck people✌🏼
#sfogo#stanco#pezzi di vita#pensieri#oppiacei#benzodiazepine#da solo#riflessioni#solitudine#tristezza#depressione#ansia#schizofrenia#psicotico#tossicodipendenza#sert#dottori#art photography#droga#fuck people#sfoghi#vita bruciata
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Domani sarà una giornata infernale perché siamo a un grande cenone di ferragosto. Ma io che mi sento già prosciugata dal prossimo, veramente devo fare finta che mi interessi conoscere gente nuova? E persino chiacchierarci, assurdo. Mi sento un'adolescente in crisi esistenziale, anche se sono a tanto così dai 30 anni.
Già mi vedo a spalmarmi tutto il piatto in faccia solo per sembrare pazza e potermene andare.
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Eccomi qui, di nuovo, a scrivere nel pieno della notte, in preda all' ennesima crisi, che poi non so nemmeno io come definirla correttamente: un mix di sintomi fisici, pensieri catastrofici, preoccupazioni, ansie, paure. Mi trovo sdraiato sul letto, nel vano tentativo di tranquillizzarmi per cercare di dormire almeno un po', ma in queste condizioni credo sia impossibile. Scrivere qui, forse è l' unica cosa che posso tentare di fare, quantomeno per schematizzare ciò che mi passa in questi momenti. Questa, credo sia la quarta volta che mi capita di ritrovarmi in questa situazione nel giro di tre mesi ed inizio davvero a preoccuparmi. La cosa peggiore in tutto questo è il dover fare finta che vada tutto bene domani, nonostante il fatto di non aver dormito e la spossatezza che mi lasciano questi sintomi. Nella maggior parte dei casi evito di parlarne con mia madre, anche se lei è l'unica che riesce a trasmettermi un senso di tranquillità, ma se posso evitare di vederla preoccuparsi e stare male a causa mia, è meglio. Altro problema è il dover nascondere tutto questo ad altri parenti, i quali mi trovo "costretto" a frequentare nel weekend ed in particolare uno, che è sicuramente una delle cause maggiori del crollo della mia tranquillità e stabilità emotiva. Una persona morbosa, lunatica, un maniaco del controllo, di quelli che ti contano anche quanti capelli hai in testa, che quando esci di casa sembra ti stia aspettando per chiederti dove stai andando e a che fare, manco fossimo in una caserma a fare rapporto, che è sempre lì in agguato, ad aspettare che tu faccia un qualsiasi errore, anche per le cose più banali, per poterti rimproverare e farti la paternale. Uno di quei soggetti subdoli e prepotenti, che arrivano a sfruttare le tue debolezze per sentirsi forti nei tuoi confronti e poterti sovrastare psicologicamente, facendoti sentire un errore come essere umano. Mi chiedo quando troverò la forza ed il coraggio di riuscire a troncare questo genere di rapporti tossici, che davvero non auguro a nessuno. Ho tanta rabbia dentro verso questa persona, una rabbia accumulata negli anni, talmente tanta che ormai mi basta sentire solo pronunciare il suo nome per rendermi nervoso. Ci sarebbero tanti dettagli da descrivere nel rapporto con questa persona, ma credo di aver scritto già troppo. Posso solo concludere dicendo che chi arriva a dire ad un proprio nipote, sempre stato rispettoso e gentile con tutti: "tu sei un peso per la tua famiglia", per via della sua insicurezza e ansia, beh altro non si potrebbe considerare che come un vigliacco. Posso perdonare uno sbaglio, ma non una cattiveria.
#scusate lo sfogo#tristezza#sofferenza#angoscia#ansia#attacchi di panico#preoccupazioni#rabbia#malessere#cattiverie#persone tossiche
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come ve la spiego la mia domenica? mi sono alzato poco riposato, e perché mi hanno svegliato. "Ti abbiamo fatto le crepes per l'onomastico" grazie, grazie, sono commosso ma. io. non so come dirlo. a volte. preferirei dormire. Poi. Ho fatto le mie cose mattutine ed era praticamente già ora di pensare al pranzo, ma figlio piccolo è venuto a farmi gli occhi da gatto con gli stivali per giocare con lui alla versione per bambini di Grand Theft Auto (si chiama wobbly world ed è un mio incauto acquisto per la xbox). Poi. magicamente è l'una, e io avevo scongelato dei bocconcini di scottona per fare un ragù. Scartata l'idea di fare un ragù come si deve, vale a dire che consumi ALMENO un paio d'ore, ripiego e lo faccio in versione rapida, ma comunque determino che non si mangerà prima delle tre. Crisi. Decido di perseverare nonostante la crisi. Armato il ragù con carote, peperone, cipolla, sedano, carne di cui sopra, concentrato prima e salsa di pomodoro poi, bello messo a consumare, avvisata mia moglie di buttargli un'occhio dopo un'ora, mi butto a letto a giocare a Vampire Survivors sulla Switch e questa sarà l'unica cosa riposante della giornata. A un certo punto mangiamo, finiamo di mangiare, sono le tre e rotti. Caffè. Mi appoggio davanti al PC, inizio a sentire della musica consigliata da una collega, mi parte il sonno, quasi dormo seduto, mi sento chiamare: andiamo. Dove? Al compleanno dei compagni di classe della figlia grande. A cui si è aggiunto il figlio piccolo. A cui quindi abbiamo dovuto presenziare anche noi. Sono tornato adesso, sono quasi le nove e domani c'è scuola. Sipario.
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Prospettiva di oggi, #150
Doveroso pagare pegno al nuovo giro di giostra, il gettone sbeccato dal tempo che, pure se passa, fa piroette stupide e gli vedo facilmente addosso quel bellissimo tutù lilla che indossavo al mio primo anno di danza.
Stiamo facendo trent’anni piano piano un po’ tutti - io sono sempre stata la più piccola, o quasi. Giugno è vicino da fare schifo, ma in effetti ancora più vicino ci sono cose anche più spaventose, tutto un groviglio di soldi, lavoro, appartamenti e scartoffie. Al mio compleanno, poi, scadrà anche la mia prima carta d’identità (o ne ho avuta un’altra prima?), e quale migliore modo di rappresentarsi questo passaggio di ruolo? La cosa peggiore è il fatto che non ci credo davvero, né in questa nuova casa, l’affitto che aumenterà, la parete che chissà se alla fine deciderò di abbattere, e nemmeno in Berlino, poi peggio: la fine del dottorato. Se non ho creduto nel suo inizio come posso immaginare che vada meglio con la fine? Eppure il pensiero di Berlino odora ancora di erba appena tagliata, e la nuova età dell’alloro è praticamente iniziata solo oggi. In ritardo più di sempre, irresponsabilmente come se fossero dieci anni fa. Chissà quante crisi ancora, ma soprattutto chissà se mi potrò permettere anche a questo giro una qualche crisi - l’età dell’alloro 3.0 mi trova così incredibilmente sola e silenziosa, così tanto adulta a guardarmi che nessuno vorrà portarmi sugli scogli a bere ancora una birra, chiudermi una canna. Fin qui li ho ingannati bene tutti.
Nel senso, non sarà per me. Accadrà ancora qualche volta fino alla fine di luglio, lo dico perché in effetti in queste settimane molte volte sta accadendo, ma poi sarà fatta e la partita peggiore la giocherò completamente sola. Il primo giorno dell’età dell’alloro massimo sarà ricordato come il giorno in cui mi sono decisa a passare allo svapo, è il giorno in cui proprio come se non fossero passati dodici anni quell’entità antica ha avuto pietà della nostra adolescenza comune - persone non dimenticate, persone dalla scatola dei ricordi che comunque non suonano la mia musica, vibro poco e male.
Io però ho saputo come vibrare. Adesso non serve nemmeno ricordarlo, prendo l’ultimo sorsino del mio rum di Natale, una crêpes a domicilio arrivata con il racconto di questo incredibile incontro: poi arriva davvero domani. Domani, con calma, ma si fa sul serio. Se mi dicessero che questa volta davvero arriverò a non farcela, ci crederei. Dai diamanti non nasce niente, ma la porcellana crepata comunque non mantiene l’acqua per i fiori. Potrei facilmente allagare il tavolo, bruciare all’altare della tristezza il mio povero e fidato computer. Potrei ritirarmi dalle scene come dieci anni fa, nessuno mi cercherebbe. È su questo che baso le mie relazioni.
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un blog mi ha messo mippi ad un posto di quasi 2 anni fa e mi sono riletta un po' qualcosa di quel tempo. ero una persona completamente diversa che scherzavo un sacco, vi coinvolgevo di più, ero stra iperattiva, non dormivo ed ero grata anche e soprattutto per le piccole cose. adesso mamma mia mi sento un mostro, come se quella parte di me l'avessi uccisa, soffocata. sopraffatta da questa malattia che mi sta massacrando. non ho il coraggio di dire a mia madre che vado dallo psichiatra, che ha una figlia schizofrenica grave e che da lunedì ho chiesto la malattia perché sono esausta. domani glielo dirò, promesso. adesso ho preso tanti di quei tranquillanti che mi sto addormentando scrivendo questo stesso post.
sapete quando la mia psicologa ha detto che stavamo migliorando ho voluto crederle, ho voluto darmi una speranza, immaginare che anche per me ci fosse una soluzione. chi avrebbe potuto prevedere tutto questo?
la Nastia mi ha abbracciata e io mi sono rimessa a piangere e mi ha detto "sei triste perché lei non c'è più e ci credevi tanto in lei?", "non è colpa sua, sono più triste per le cose che mi dice la mia testa" - "e cosa ti dice la tua testa?" - "delle cose terribili..."
mi sento dire in continuazione "mi fa male vederti stare così male" e io mi sento in colpa perché fondamentalmente non lo faccio apposta, non è una cosa che posso controllare, è la mia testa che mi fa reagire in questo modo e io non posso, non riesco a controllare queste reazioni, queste crisi.
non lo so sai, mi ritrovo da sola in una delle tante realtà in cui mi dissocio e l'unica cosa che vorrei sarebbe addormentarmi ascoltando un cuore leggero che mi distragga da tutto questo perché nel rimbombo del materasso sento solo l'eco del mio che è troppo marcio per funzionare e ascoltarlo fa venire l'angoscia.
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