#insegnamenti di Platone
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pier-carlo-universe · 8 days ago
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Il "Mito della Caverna" di Platone: Un Viaggio nell'Ombra e nella Verità
Un’allegoria senza tempo per comprendere la realtà e la conoscenza. Il "Mito della Caverna" di Platone, contenuto nel Libro VII de "La Repubblica", è una delle allegorie più celebri e profonde della filosofia occidentale
Un’allegoria senza tempo per comprendere la realtà e la conoscenza.Il “Mito della Caverna” di Platone, contenuto nel Libro VII de “La Repubblica”, è una delle allegorie più celebri e profonde della filosofia occidentale. Questo racconto simbolico, scritto nel IV secolo a.C., affronta temi universali come l’ignoranza, la ricerca della verità e il difficile percorso verso la conoscenza. Ancora…
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gregor-samsung · 2 years ago
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“ «Vi era una donna allora in Alessandria — narra la Storia ecclesiastica del contemporaneo Socrate [Scolastico], avvocato alla corte costantinopolitana — il cui nome era Ipazia. Costei era figlia di Teone, filosofo in Alessandria, ed era giunta a un tale culmine di sapienza da superare di gran lunga tutti i filosofi della sua cerchia, ricevere in eredità (diadochè) l'insegnamento della scuola platonica derivante da Plotino, esporre a un libero uditorio tutte le discipline filosofiche [...]. Da ogni parte accorrevano a lei quanti volevano filosofare.» Ipazia «aveva raggiunto un tale vertice d'efficacia nell'insegnamento, ed era così giusta e saggia e così straordinariamente bella e attraente» che gli allievi s'invaghivano di lei, si legge in Suida, il lessico bizantino del X secolo, nel lungo articolo intitolato Ipazia, o della faziosità degli Alessandrini. Le notizie di Suida derivano da due narrazioni, oggi perdute, del tempo di Giustiniano: quella, vera o presunta, di Esichio di Mileto e la Vita di Isidoro, ultimo sacerdote del tempio di Serapide, composta dall'ultimo scolarca dell'Accademia di Atene, il neoplatonico Damascio; di questa ci restano assai scarni frammenti. È presumibile sia la prima a dichiarare che Ipazia, «essendo per natura più dotata del padre, non si fermò agli insegnamenti tecnico-matematici praticati da lui ma si diede alla filosofia vera e propria, e con valore: pur essendo donna ella indossava il tribon [il mantello dei predicatori cinici] e andava per le vie del centro della città a spiegare pubblicamente a chiunque volesse ascoltarla Platone, Aristotele o qualcun altro dei filosofi.» “
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Brano tratto da Ipazia, l’intellettuale, saggio di Silvia Ronchey raccolto in:
AA. VV., Roma al femminile, a cura di Augusto Fraschetti, Laterza (collana Storia e Società), 1994¹; pp. 214-15.
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aitan · 4 years ago
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«Sì ».
«Seguiamo quindi il nostro progetto, assegnando anche alle donne una nascita e un'educazione analoga, e vediamo se ci conviene o no».
«E come?», domandò.
«Così : pensiamo che le femmine dei cani da guardia debbano sorvegliare anch'esse ciò che sorvegliano i maschi, cacciare assieme a loro e fare tutto il resto in comune, oppure che esse debbano solamente custodire la casa, perché a
causa del parto e dell'allevamento dei cuccioli non possono fare altro, mentre quelli faticano e hanno la cura completa del gregge?»
«Devono fare tutto in comune», rispose; «però tratteremo loro come più deboli, i maschi come più forti».
«È possibile», ripresi, «impiegare un animale per gli stessi scopi di un altro, se non lo nutri e non lo allevi allo stesso
modo?»
«No, non è possibile».
«Quindi, se useremo le donne per gli stessi compiti degli uomini, bisogna impartire loro gli stessi insegnamenti».
Platone, "La Repubblica", Libro V
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Principio lapalissiano, lampante catalanesco, ma ancora oggi poco compreso.
Continuiamo, per esempio, a mettere i codici informatici in mano agli uomini di sesso maschile...
Io, personalmente, non credo né nel pregiudizio degli uomini migliori né in quello della superiorità femminile.
Anche i risultati dipendono da altre variabili collegate ai sistemi culturali ed educativi.
Nella scuola dove insegno, abbiamo istituito un corso SIA (Sistemi Informativi Aziendali). Le iscrizioni di ragazze sono scarsissime.
Contro ogni evidenza si crede che le donne non siano adatte alla telematica e nelle cosiddette discipline STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics).
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levysoft · 5 years ago
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Quando si comincia ad affrontare lo studio della filosofia, uno dei primi testi in cui ci si imbatte è l’Apologia di Socrate scritta da Platone. Un libro piuttosto breve e semplice, che anche a scuola spesso si assegna agli studenti proprio perché permette di addentrarsi agilmente nel pensiero di Socrate.
Se ancora non l’avete letto e volete qualche notizia al riguardo, siete nel posto giusto. Nell’articolo qui sotto troverete infatti tutto quello che c’è da sapere su questo libro, che vi presenteremo legandolo anche al pensiero di Socrate.
Infine, in chiusura, troverete anche il testo completo da scaricare in diversi formati, in modo che possiate scegliere quello che vi fa più comodo e passare a scoprire il racconto dalla vivida voce di Platone. Iniziamo.
1. Di che libro stiamo parlando
Diamo prima di tutto una presentazione generale dell’opera. L’Apologia di Socrate venne composta da Platone all’incirca tra il 399 e il 388 a.C. ed è la prima opera del grande filosofo greco. Fu, anzi, l’opera che in un certo senso convinse Platone a darsi alla filosofia.
Quest’ultimo, infatti, era stato ad Atene allievo di Socrate, con lo scopo inizialmente di dedicarsi poi, una volta adulto, alla carriera politica. Gli eventi che capitarono però al suo maestro, ben descritti nell’Apologia e in alcuni dialoghi successivi, gli fecero presto cambiare idea.
Il titolo, infatti, rende chiaro che nel testo vengono raccontati eventi drammatici: il libro non è altro che una raccolta dei discorsi che Socrate tenne per difendersi dalle accuse che gli venivano rivolte nel tribunale democratico ateniese.
Fu proprio Platone a mettere per iscritto queste arringhe, compiendo un’impresa importante sotto diversi punti di vista. Da un lato, infatti, il testo costituisce un interessante documento storico, utile per capire la vicenda che portò alla morte di Socrate; dall’altro, ci permette di conoscerne anche il pensiero.
Socrate, infatti, non scrisse mai nulla, convinto che si potesse filosofare solo oralmente. Platone – pur conservando l’impianto del dialogo o, come in questo caso, del monologo in cui il protagonista si rivolge a interlocutori fittizi – decise però di lasciare ai posteri il racconto di quanto avvenne allora.
2. Il riassunto dell’opera
Il testo si apre con la prima difesa di Socrate, in cui il filosofo risponde a Meleto, che probabilmente aveva appena pronunciato la sua arringa d’accusa. Subito il pensatore si rivolge alla giuria, sfoderando la propria ironia e presentandosi come un uomo poco avvezzo alle dinamiche dei tribunali.
Detto questo, spiega – rivolgendosi ad interlocutori immaginari – di non essersi mai interessato a cose di scienza e quindi di non aver mai potuto insegnare nulla di empio. Lui infatti non è un sofista, anche perché non si abbassa a farsi pagare per gli insegnamenti.
Passa quindi a citare il celebre episodio di Cherefonte, suo amico, che si era recato dall’oracolo di Delfi chiedendo se vi fosse qualcuno di più sapiente di Socrate. E la risposta dell’oracolo era stata che nessuno era più sapiente di Socrate.
Il sapiente è chi sa di non sapere
Questo dà all’ateniese l’occasione per spiegare il suo percorso filosofico, che l’aveva portato a chiedersi come fosse possibile quel responso dell’oracolo, visto che Socrate stesso si riteneva ben poco sapiente. E così il filosofo aveva interrogato politici, poeti, oratori ed altri sapienti, accorgendosi però che la sapienza di queste persone era superficiale.
Nei dialoghi, infatti, Socrate aveva posto frequenti domande che avevano messo in difficoltà i suoi rispettivi interlocutori, fino a farli crollare. Questo gli aveva attirato molte inimicizie, ma l’aveva portato anche a comprendere la vera natura della risposta dell’oracolo.
Leggi anche: So di non sapere: cinque citazioni di Socrate (tramite Platone)
Socrate era davvero il più sapiente perché a differenza degli altri – che si credevano sapienti, pur non essendolo – sapeva di non sapere.
Le accuse
Il processo però verte su alcune accuse ben precise. Socrate è accusato di corrompere i giovani, di non riconoscere gli dei della città e di introdurne di nuovi.
Riguardo ai giovani, il filosofo sfrutta le stesse parole del suo accusatore Meleto, che sosteneva che le persone stanno solo con chi apporta loro dei beni e rifuggono da chi apporta dei mali. Pertanto, se Socrate è circondato da giovani dev’essere perché apporta loro dei beni.
Al massimo, potrebbe insegnar loro cose sbagliate senza volerlo (altrimenti si condannerebbe volontariamente alla solitudine), ma secondo le leggi ateniesi chi sbaglia senza saperlo non deve essere processato, ma casomai corretto.
Per quanto riguarda poi l’accusa di introdurre nuovi dei, Socrate spiega poi che se anche il suo dio fosse nuovo, non potrebbe non essere altro che il figlio di uno degli dei esistenti, e così non starebbe affatto rinnegando gli dei tradizionali, ma continuerebbe a credervi.
L’eventualità della morte
Socrate poi spiega di non aver paura della morte, perché bisogna temere solo ciò che è un male, mentre della morte non si sa cosa sia. Il male, in questo caso, sarebbe invece smettere di filosofare, visto che Socrate è chiamato a farlo dal Dio.
Come in battaglia il filosofo era rimasto fedele al suo posto, così deve rimanere fedele al suo compito ora, compito che è quello di ammonire gli ateniesi, costi quel che costi. Il suo dovere è quello di essere un tafano che punzecchia un cavallo nobile affinché non impigrisca.
D’altronde, spiega anche di sentire dentro un daimon che gli impedisce di compiere il male, e già in passato è rimasto fedele ai suoi insegnamenti. Ad esempio, quando fece parte del consiglio fu il solo a votare contro al processo dei comandanti che non avevano raccolto i naufraghi dopo la battaglia delle Arginuse, perché reputava quel processo illegale.
Inoltre, si rifiutò di uccidere Leonte di Salamina quando ne ricevette l’ordine dal governo dei Trenta Tiranni, ben consapevole che quel suo rifiuto gli sarebbe costato la vita. Fu solo per il rovesciamento del regime che non venne poi ucciso in quell’occasione.
Il verdetto e la pena
Si arriva dunque alla conclusione del processo e al verdetto. Verdetto che però è sfavorevole a Socrate, anche se di poco: di 500 votanti, 220 si esprimono per l’assoluzione e 280 per la condanna. I suoi amici gli prospettano subito di darsi alla fuga, ma Socrate rifiuta, perché non bisogna commettere ingiustizianeppure quando la si riceve.
A quel punto, il filosofo – secondo la legge – ha la possibilità di avanzare una proposta di pena. Socrate, però, sorprende tutti affermando che dovrebbe essere mantenuto dalla città, per il bene che sta facendo ad Atene. D’altronde, le altre opzioni – carcere o esilio – non gli paiono praticabili, perché «una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta».
Al limite, Socrate propone di pagare una piccola multa di una mina d’argento, cosa che indispettisce ulteriormente la giuria. Infatti il verdetto dei 500 per quanto riguarda la pena è ancora più netto del precedente e prevede, alla fine, la condanna a morte dell’imputato.
Il commento di Socrate
Socrate ha un’ultima occasione per esprimere il suo punto di vista. Mostra in primo luogo l’assurdità di un verdetto del genere, che lo trasformerà in una sorta di martire e produrrà vari altri tafani che, seguendo il suo esempio, andranno in giro a punzecchiare gli ateniesi potenti.
Esamina poi la morte, che presenta o come un sonno piacevole, profondo e senza sogni, oppure come un viaggio verso l’Ade, dove potrà incontrare i grandi dell’antichità e coi quali potrà filosofare. D’altronde, «a colui che è buono non può accadere nulla di male». E la morte, dunque, non può essere male.
3. Il significato del testo
Come abbiamo detto, l’Apologia di Socrate è un ottimo sunto non solo delle vicende storiche che colpirono il pensatore ateniese, ma anche dei tratti salienti del suo pensiero. In fondo, c’è tutto quello che è importante sapere: la sapienza, il demone interiore, la virtù.
Socrate è infatti prima di tutto un uomo in ricerca, consapevole che la filosofia può essere condotta solo in due, col confronto e col dialogo. Quando all’inizio si interroga sul significato della frase dell’oracolo di Delfi non fa altro che presentarci le basi del suo metodo, fondato sull’ironia e la maieutica.
Poi ci mostra anche come la sua morale, profondamente radicata nell’uomo, abbia però anche un che di divino, visto che a garantirne la validità c’è sempre la voce del demone, capace di riportare sulla retta via il filosofo quando questi sia propenso a sbagliare.
Infine, il testo è un emblema dell’estrema coerenza dell’ateniese: pur vedendosi condannato ingiustamente, Socrate accetta la condanna del tribunale e rimane fedele alle leggi della sua città, anche se questo comporta la sua morte.
D’altro canto, il saggio non deve temere affatto la fine della vita, perché nulla può effettivamente turbare il filosofo che segue il bene e la virtù.
4. La sua importanza nella storia
Come dicevamo nel primo punto della nostra presentazione, l’Apologia di Socrate è importante sia perché è un documento coevo – fu scritta poco dopo il processo –, sia perché ci permette di conoscere a fondo il pensiero di Socrate.
Questo grande pensatore ateniese, infatti, è stato a lungo piuttosto ostico da decifrare. Da un lato, perché non aveva scritto nulla, ma dall’altro perché le altre fonti che raccontavano il suo pensiero non erano sempre del tutto coerenti.
Ad esempio, a parlare di Socrate fu tra gli altri il celebre commediografo Aristofane, che lo rese protagonista della sua opera Le nuvole, dipingendolo però quasi come un sofista. Oppure ancora ci sono le notizie riportate da Aristotele, che però fu solo un testimone indiretto. Oppure i testi di Senofonte (che scrisse anch’egli una Apologia).
 Lo stesso Platone, poi, non è sempre un testimone attendibile delle vicende di Socrate. Come forse ricorderete se avete studiato un po’ di filosofia greca, infatti, Platone utilizza il personaggio Socrate in molti suoi dialoghi, facendone il portavoce dei suoi ragionamenti.
I problemi critici
Per questo motivo è spesso assai difficile riuscire a capire, leggendo un testo platonico, quali delle parole pronunciate da Socrate siano veramente frutto del pensiero di Socrate e quali invece siano da attribuire in toto a Platone.
Solitamente, i critici ritengono che i dialoghi platonici scritti prima, e quindi più ravvicinati al processo e alla morte di Socrate, siano i più fedeli al pensiero socratico, e quelli scritti dopo siano invece quelli che più si allontanano dalla reale filosofia del maestro.
Leggi anche: Cinque celebri miti di Platone
Per questo motivo, l’Apologia di Socrate di Platone diventa particolarmente rilevante: essendo il primo libro dell’ateniese, è anche quello che probabilmente meglio descrive la reale filosofia di Socrate e quindi quello più attendibile per studiarne il pensiero.
5. Il testo completo da scaricare in PDF e altri formati
Dopo tante parole nostre, forse vorrete anche – e giustamente – leggere direttamente l’opera di Platone, che tra l’altro è molto breve e di agile fruizione. Qui sotto la trovate in formato ePub (adatto a smartphone e tablet) e PDF, ma vi indichiamo anche i link per audiolibri gratuiti e altri formati particolari.
Queste versioni sono infatti quelle del progetto LiberLiber, che vi consigliamo di visitare1. La traduzione è quella di Francesco Acri, curata da Carlo Carena.
Versione PDF
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annalisalanci · 5 years ago
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L'esoterismo. La natura dell'esoterismo
L'esoterismo
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Prefazione
Entrare in contatto con la profondità del proprio io e riconoscerla compensa ogni vicissitudine umana. Può accadere, nella vita, di dormire all'aperto guardando le stelle. Può capitare di restare seduti immobili in un'attesa apparentemente priva di scopo. Può anche succedere che qualcosa, dentro di noi, cominci a muoversi ed esploda senza fragore: questo è il momento del risveglio interiore. Si dovrebbe vivere più serenamente, in sintonia con l'universo. L'assoluto è un cerchio che assorbe ogni cosa creata. Tutto esiste e tutto non esiste. <<Tutto scorre>>, come disse Eraclito. Il progredire dell'uomo attraverso la conoscenza non è che il progredire del divino attraverso la propria creazione. L'uomo genera la vita, ed il divino genera lo spirito. L'essere mortale si preoccupa costantemente della propria sopravvivenza terrena, senza dare eccessiva importanza alla parte più eletta di sé: l'Io superiore. Il superamento di tale atto si ottiene tramite la Rivelazione che porta alla coscienza più profonda. La vita è nata dal nulla: la materia, per sopravvivere, ha bisogno di lottare con gli stessi elementi che la compongono. L'evoluzione della creazione porta l'uomo alla coscienza del proprio essere spirituale, che è parte fondamentale della sua natura.
Dal buio alla luce
L'esoterismo nasce dall'assoluta conoscenza di chi ha osato per primo, affrontare il peso della sapienza trafugandola dagli antichi dei. All'alba della creazione, quando lo zero divenne il cerchio simboleggiante l'assoluto, l'uomo tradusse in conoscenze ciò che aveva captato dall'esterno. Tutto gli apparve improvvisamente, per trasmettersi dalla mente al cuore. Ogni percorso intrapreso portava l'uomo verso ricordi antecedenti: gli archetipi, solo apparentemente immobili, si manifestarono sotto forma di simboli tribali. Gli elementi avevano un'importanza fondamentale e la loro energia veniva impiegata quale legame con il tutto rappresentato dall'universo. L'esoterismo è scaturito dalla parte più profonda dell'essere umano, restituendogli quel mondo che non poteva ricordare. Così subito dopo le civilizzazioni preistoriche, si fece spazio la luce dell'interiorità. Ogni interrogativo trovò un riscontro con l'inizio dei culti sacrali e delle varie manifestazioni misteriche. In remoti insediamenti paleolitici sono stati rinvenuti santuari scavati nella roccia, oggetti di culto, pitture raffiguranti animali sacri, divinità tribali, simboli e figure umane (la cui postura evidenziava le varie fasi iniziatiche che l'adepto doveva affrontare). Solo chi dimostrava di essere degno di ricevere gli insegnamenti occulti veniva ammesso nella cerchia privilegiata i coloro che un giorno avrebbero guidato le tribù.
La natura dell'esoterismo
L'esoterismo nasce dall'assoluta conoscenza di chi ha osato per primo, affrontare il peso della sapienza trafugandola dagli antichi dei. All'alba della creazione, quando lo zero divenne il cerchio simboleggiante l'assoluto, l'uomo tradusse in conoscenze ciò che aveva captato dall'esterno. Tutto gli apparve improvvisamente, per trasmettersi dalla mente al cuore. Ogni percorso intrapreso portava l'uomo verso ricordi antecedenti: gli archetipi, solo apparentemente immobili, si manifestarono sotto forma di simboli tribali. Gli elementi avevano un'importanza fondamentale e la loro energia veniva impiegata quale legame con il tutto rappresentato dall'universo. L'esoterismo è scaturito dalla parte più profonda dell'essere umano, restituendogli quel mondo che non poteva ricordare. Così subito dopo le civilizzazioni preistoriche, si fece spazio la luce dell'interiorità. Ogni interrogativo trovò un riscontro con l'inizio dei culti sacrali e delle varie manifestazioni misteriche. In remoti insediamenti paleolitici sono stati rinvenuti santuari scavati nella roccia, oggetti di culto, pitture raffiguranti animali sacri, divinità tribali, simboli e figure umane (la cui postura evidenziava le varie fasi iniziatiche che l'adepto doveva affrontare). Solo chi dimostrava di essere degno di ricevere gli insegnamenti occulti veniva ammesso nella cerchia privilegiata i coloro che un giorno avrebbero guidato le tribù. La natura dell'esoterismo Nei momenti di particolare chiusura, in cui viene messa in discussione la credibilità sia delle religioni sia delle scienze, cresce il bisogno di approfondire il lato nascosto delle cose. L'esoterismo è sempre esistito, conoscendo andamenti diversi - sviluppi o restrizioni - a seconda dei momenti storici o politici. A fasi improntate alla tolleranza (ad esempio il Rinascimento) succedettero epoche di repressione, oscurantismo e fanatismo religioso (come il periodo della <<caccia alle streghe>>). Ashmole, presidente e fondatore della Royal Society e cultore di alchimia e massoneria; oppure a Fludd e Yeats, che si interessarono al Rosacrucianesimo. La stessa scienza è da considerarsi sotto alcuni aspetti una fonte esoterica, in quanto va al di là della comune conoscenza. Analogamente la <<filosofia dell'origine>> di Eraclito, Pitagora, Platone, Aristotele e Plotino formava gli adepti sulla base di conoscenze riservate ed esclusive, anche se non disdegnava talvolta di diffondere messaggi più elementari e comprensibili ad un vasto pubblico. Nel ridare vita a questi studi, e nel rileggittimarli secondo una dimensione più attuale fu determinante il contributo di Corbin, che divulgò il concetto di mundus imaginalis (un mondo intermedio che si colloca tra materia e spirito). Anche Jung, con la sua definizione degli archetipi. Grazie alla sua grande sensibilità interiore e al proprio intuito riuscì ad andare oltre l'aridità della visione scientifica. Riportò alla luce le antiche dottrine iniziatiche alchemiche ed esoteriche, studiandone le origini e restituendo la propria nobiltà a ciò che appariva inutile e superato, sepolto sotto la polvere del tempo, schiacciato dall'ignoranza e dal materialismo più gretti. Va citato l'apporto degli studiosi contemporanei che si batterono per riscattare l'esoterismo, come Antoine Faivre, René Guénon, Mircea Eliade ed Elémire Zolla. L'esoterismo è basato sull'assioma che il mondo sensibile non costituisce che una parte della realtà. Il compito delle dottrine esoteriche è di ottenere la conoscenza torica e pratica del mondo soprasensibile. Per raggiungere tale scopo, esse non si avvalgono di uno strumento razionale ma dell'<<intuizione intellettuale>>, che l'iniziato Dante Alighieri chiama <<luce intellettuale piena d'amore>>.Per compiere l'indagine esoterica è indispensabile conquistare la capacità di utilizzare la facoltà intuitiva. Alla radice di tutte le cose esiste un'energia, ripartita in vari ordini e livelli, la cui natura e sostanza devono essere comprese dall'uomo, in modo che possa impiegarla. La scienza esoterica deve mantenere il segreto, riservando agli iniziati gli insegnamenti basilari - trasmessi in genere solo oralmente - ed il possesso della chiave dei misteri. L'esoterismo che può essere considerato oggi una scienza, pur partendo da una base arcaica ha il compito di <<illuminare>> chi desidera rischiarare la propria interiorità. Le dottrine esoteriche facevano parte dei fenomeni culturali, quali l'alchimia, l'alta magia, la Kabbala, l'astrologia, la numerologia (o aritmomanzia), lo gnosticismo: la massoneria (che è forse una tra le poche correnti che abbia mantenuta viva ed intatta la tradizione), l'Ordine dei Rosacroce, I Templari ed i Cavalieri del Sacro Graal. Tutto dev'essere accomunato tramite il legame misterioso fisico e simbolistico. Esiste anche un filone esoterico individuale che interessa coloro che non sentono l'esigenza di seguire un Maestro. Si tratta soprattutto di artisti (che esprimono tramite un'iconografia pittorica densa di richiami simbolici), ma anche di scrittori, filosofia e musicisti. Le correnti esoteriche furono influenzate da diverse teorie, principalmente dalla tradizione greca e cabalistica. Tra il II ed il IV secolo nacquero l'ermetismo, il neoplatonismo, la gnosi e le scuole del cristianesimo primitivo. Ma tutto risale alle profonde conoscenze misteriche (in larga parte smarrite) dell'antico Egitto, al culto di Iside e Osiride, di cui Plutarco (I secolo d.C.) sviluppò i temi. La conoscenza esoterica corrispondeva al grado evolutivo degli adepti. Gli scritti che ci restano di Aristotele sono <<esoterici>>, cioè non destinati ad un pubblico profano ma ad un gruppo ristretto di allievi. Quando in principio tutto era tenebra e angoscia ed imperava sovrana la paura della morte, l'uomo si volse verso il pensiero superiore per mettersi in contatto con lo Spirito, quintessenza metafisica del suo essere. Quindi l'esoterismo non è che lo strumento della Ragione superiore, che si manifesta attraverso al ricerca della più completa evoluzione.
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cartofolo · 6 years ago
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L'idea delle reincarnazione nella storia a partire dal cristianesimo
...Certi vescovi, ufficiosamente, ammettono di conoscere ed apprezzare la dottrina della molteplicità delle vite. Ma non rendono pubblica questa loro opinione, nella loro attività pastorale, perché si inchinano ad una assai vecchia disciplina che risale al secondo Concilio di Costantinopoli (nel IV° secolo). In questa occasione infatti si decise di sopprimere l’insegnamento della reincarnazione, ma non lo si condannò...
Miscellania
- I primi cristiani credevano che una stessa anima potesse reincarnarsi ed animare successivamente più corpi, sia umani che animali e anche vegetali (metempsicosi).
- Origene, teologo e Padre della Chiesa cristiana (Alessandria 184 d.C.), usava il termine «metensomatosi» ed era convinto, come è noto a tutti, della realtà delle incarnazioni successive.
- Goethe dichiarava: «sono certo che, come mi vedete ho già vissuto cento volte, e spero anche di tornare ancora cento volte.»
- Gli indigeni australiani attribuiscono il concepimento non all’atto sessuale, ma all’ingresso nel corpo della donna di uno spirito disincarnato.
- Platone concepì le successive reincarnazioni come necessarie per espiare una colpa originaria di modo che all’anima fosse concesso di ritornare nel mondo delle idee, in uno stato di eterna ed immutabile beatitudine conseguita mediante la contemplazione della verità.
- Plotino descrive l’incarnazione dell’anima nel corpo come desiderio di meglio individuarsi, ma nel suo passaggio da un corpo all’altro l’anima scopre che questa individualità altro non è che inferiorità. Allora per riscattarsi essa percorre la via ascetica fino all’estasi, in cui l’Uno annulla la sua individualità unendola a se stesso.
- In Occidente la prima enunciazione concernente la reincarnazione si attribuisce a Pitagora, il grande filosofo della Magna Grecia vissuto intorno al 500 a.C. Ma in realtà la reincarnazione fu rivelata a Pitagora dall’oracolo di Delfi. Il filosofo, appena lasciato l’oracolo, disse al suo amico Clinia che l’aveva atteso fuori: «La verità la dirò a te per primo. Sappi dunque che l’uomo perisce come materia, ma come uomo non muore mai. Lo Spirito, allorché è sciolto dal corpo, va errando, finché non entra in un altro corpo che lo rivesta. E così, attraverso le diverse vite successive, si purifica ed espia le colpe sino a che giunge alla purezza suprema e, allora, si rifugia nell’eterna gioia accanto agli Dei».
- Scrisse Schopenhauer (Parega e Paralipomena. vol. II, Cap. XV): «Se un asiatico mi domandasse la definizione dell’Europa sarei obbligato a rispondere: è quella parte del mondo infestata dall’incredibile illusione che l’uomo sia stato creato dal nulla e che la sua nascita sia la sua prima venuta nella vita».
- E Cicerone (De senectute): «Altra possente prova che gli uomini conoscono molte cose prima della nascita è la loro capacità, nella tenera infanzia, di afferrare fatti innumerevoli con una rapidità tale che dimostra come essi non ricevono questi fatti dentro di loro per la prima volta, ma li ricordino e li richiamino alla mente».
- Il Corano: «Dio genera gli esseri e torna a inviarli nuovamente più e più volte, fino a quando risalgono a Lui».
- Olimpiodoro, storico (V sec. d.C.): «Che i vivi e i morti derivino gli uni dagli altri, Platone è giunto a comprenderlo per la testimonianza degli antichi poeti. Coloro, intendo che ci insegnarono le stesse cose di Orfeo quando cantava: Le stesse identiche anime sono padri, figli, e onorate mogli e figlie dilette».
- Ovidio (43 a.C. - 17 d.C.) in Metamorfosi: «Orazio! Colpito dalle avvisaglie della gelida morte, perché temi lo Stige? ...Le anime non sono soggette alla morte: e una volta lasciata la precedente dimora, abitano per sempre nuovi luoghi e, là ricevute, continuano a vivere...»
- Charles Dickens (1812-1870) in David Copperfield:«Tutti noi abbiamo esperienza di una sensazione che ci assale di quando in quando: quella di stare dicendo o facendo cosa già detta o fatta prima in un tempo remoto (di avere già avuto attorno, nebulosi secoli fa, gli stessi volti, e oggetti e circostanze) e di sapere perfettamente ciò che sta per essere detto, come se ce ne ricordassimo all’improvviso!»
- Soeren Kierkegaard (1813-1855) in Residui letterari del 1842: «Scrivi» disse la voce, e il profeta rispose: «Per chi?» La voce disse: «Per i morti, per coloro che avete amato nell’antichità». Mi leggeranno? «Certo, poiché essi torneranno come posteri».
- Tolstoi (1828-1910) in Il circolo di lettura; «Le opere della vita precedente danno un orientamento alla vita attuale. Questo è ciò che gli indù chiamano karma..
- San Girolamo (340-420) in Epistola a Demetriade: «Fin dai tempi antichi, la dottrina della trasmigrazione è oggetto di insegnamenti segreti a esigui gruppi di persone, in quanto verità tradizionale da non divulgarsi».
- Sant’ Agostino (354-430) in Le confessioni: «Dimmi, Signore... dimmi se la mia infanzia successe ad altra mia età morta prima di essa?»
TRATTO DA: http://www.centroitalianoparapsicologia.net/index.asp…
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il-gufetto · 5 years ago
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I Sofisti sono un fenomeno storicamente necessario poiché, senza di loro, Socrate e Platone sarebbero impensabili; tuttavia la riabilitazione, di questi pensatori, avvenne solo con Hegel.
Il sapere divenne una vera e propria professione. Prima del loro avvento, la cultura era considerata una pratica esclusiva dell'aristocrazia, poiché ci si poteva dedicare al sapere dopo aver soddisfatto tutti i problemi legati alla sopravvivenza. Questo provocò una vera e propria crisi dell'aristocrazia. Non avendo altre fonti di guadagno, i sofisti, ne fecero necessariamente un mestiere ed esigevano un compenso in denaro, offrendo la loro sapienza a chiunque (Socrate e i suoi allievi considerarlo scandalosa l'usanza di far pagare gli insegnamenti).
Questi sapienti (il termine sofista, prima di assolvere un significato negativo, indicava proprio questo) provenivano da diverse parti del mondo e confluirono ad Atene dove le politiche di Pericle furono decisive per l'affermazione del movimento. Tutti i cittadini maschi maggiorenni dovevano, infatti, partecipare alle assemblee, ma le cariche deliberative dovevano essere assegnate solo ai più adatti in base alle loro abilità (virtù)
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gaiakara · 6 years ago
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La giovanissima Kielyr fornisce, su invito del padre, una propria e personale interpretazione del libro che sta leggendo “Lolita”. La ragazza ammette come, essendo la vicenda narrata dal punto di vista del protagonista, sia impossibile non empatizzarvi. Afferma di provare per lui disgusto, odio, in quanto pedofilo, ma allo stesso tempo un’enorme pena e sofferenza per via dell’entità e della bellezza dell’amore che egli nutre verso una quindicenne. 
Allo stesso modo, la storia di Ben e della propria stravagante famiglia è una vicenda per la quale non è possibile non provare simpatia o solamente un remoto sentore di indentificazione. La ricerca di un vero contatto con la natura, quella cruda e matrigna della foresta nella quale scelgono di vivere, ma anche quella interiore, verso la quale si cerca di promuovere una faticosa accettazione al di là di ogni bellicoso proposito di autodistruzione; Il fatto che venga espressamente demonizzato il sistema scolastico che offre un apprendimento fine a sé stesso in cui qualsiasi forma di interpretazione o rielaborazione personale viene azzerata; la vera valenza di insegnamenti che mirano a fortificare il corpo e lo spirito preparandoli a qualsiasi sfida o evenienza catastrofica; la critica al capitalismo e al consumismo “unica forma di interazione fra le persone”; la demonizzazione di qualsiasi movimento religioso organizzato e della sua stringata ritualità.
Tuttavia ben presto la perfetta repubblica di Platone tanto e ferreamente decantata dal Capitano Ben, inizia ad incontrare l’indole e le aspirazioni personali dei figli. Il sistema improvvisamente diventa fallace ed è qui che inizia ad insinuarsi una sensazione sgradevole nello spettatore. è qui che la candela inizia a bruciare da entrambi i lati.
Cresce la disapprovazione verso un padre ciecamente ostinato, che ingabbia i figli in una bolla di libri pretenziosi, precoce maturazione ed inspiegabile disapprovazione verso le più innocue delle convenzioni sociali. 
Non esiste un sistema più giusto di altri per crescere un figlio, in quanto la sincerità e la schiettezza di un precetto non sempre sono appaganti e non è possibile creare un essere umano perfetto al punto di essere in grado di cacciare un alce, maneggiare un coltello, scalare una parete rocciosa, ma tristemente soccombente dinnanzi ad un saluto, una parola pronunciata per attaccare bottone, una conversazione occasionale. 
Dove non arriva la presunta adeguatezza di un’educazione ferrea e spregiudicata, arriva la realtà relazionale a rimescolare le carte. 
Questo film dimostra come la posizione più eticamente confortante, persino quella in cui un’ampia maggioranza da millenni si riconosce familiarmente, a volte necessiti di qualche smussamento. 
Noi tutti, in quanto figli e figlie di qualcuno, siamo il prodotto di una formazione. Ma essa o la sua totale assenza non sono il punto di arrivo, bensì quello di partenza.
Captain Fantastic by Matt Ross (2016)
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storiadossier · 2 years ago
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Dopo aver visto questo, tutto sarà più chiaro. Il Mito della Caverna adattato ai nostri giorni by @storiadossier #consapevolezza #filosofia via @SlideShare
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allmadamevrath-blog · 6 years ago
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Dizionario dell'esoterismo. Storia, simbologia, allegoria. Egregora. Ermetismo
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Dizionario dell'esoterismo. Storia, simbologia, allegoria
Egregora
L'egregora è la forza aurea di un gruppo, sia una collettività umana o angelica. Il principio  che definisce la specificità dell'egregora rispetto al gruppo che è l'associazione dei membri di una collettività e in se stessa produttrice di fenomeni occulti, esercitati nei confronti degli esseri del gruppo e di chi ha a che fare con loro, per esempio i loro avversari. Si è potuto accostare l'egregora sia all'inconscio collettivo di C.G. Jung sia alla 'comunione dei santi' o alla 'conoscenza universale spirituale'. I problemi generati dalla formazione di un'egregora sono infatti analizzabili tanto dal punto di vista della dinamica di gruppo quanto da quello di una psicoanalisi dei simboli; sono descrivibili da un punto di vista spirituale. I diversi livelli di studio non sonoo in grado di spiegare la totalità delle realtà, comportamentali, simboliche, psichiche o spirituali che la vita stessa dell'egregora implica. Dal punto di vista esoterico, l'egregora nasce dall'interferenza di una struttura archetipica e di una comunità di pensiero, di sentimenti ed azione, il cui effetto è la persistenza di date influenze sui diversi piani della coscienza. Si spiegano tanto i poteri spirituali edlle chiese quanto le infatuazioni e le fascinazioni positiche, le guerre e le rivoluzioni al di là del determinismo dei fattori economici e sociali. I fenomeni collettivi si spiegano in primo luogo sul piano del rapporto tra egregore, che possono essere armonici o disarmonici, come i fenomeni planetari che governano i cicli. Le trasformazioni culturali sollevano principalmente la questione dell'articolazione della mentalità collettiva e delle grandi ere definite dallo spostamento del punto vernale sullo Zodiaco. Si può agire sulla sttoria a livello della vita psichica e spirituale delle società. Peter Deunov e O.M. Alvanhov si sono proposti l'obiettivo di incarnare l'idea della Fraternità Bianca Universale, in sintonia su questo punto con il simbolismo e gli archetipi della nuova età dell'Acquario. In tale ottica, si giustificano l'esistenza e la forza nella storia delle Chiese e degli ordini della società tradizionali, delle logge massoniche, oggi come nel XVIII secolo. Il loro compito, al di là della trasmissione degli insegnamenti tradizionali, è di partecipare, coscientemente o incoscientemente, all'opera cosmica. Come ha detto molto profondamente J. Marquès Rivière: <<Gli esoterismi, con la potenza della lor azione sui piani ideologici, guidano il mondo>>.
Ermetismo
L'Ermetismo è storicamente considerato come l'incontro tra la gnosi pagana e la gnosi cristiana rappresentato da una letteratura simbolica oomplessa, legata all'astrologia, all'alchimia, alla magia, oltre che alla fisiologia e alla teurgia. Qualsiasi trattato ermeneutico implica tutti questi livelli, perché 'l'arte regia' è una, anche nelle sue applicazioni più diversificate dall'uso medicinale delle piante alla conoscenza delle vie della salvezza, all'immagine del Tutto presente nel molteplice. Chiamato 'scienza di Ermete', riferito alla rivelazione del dio egizio Thot, poi ellenizzato in Ermete-Thot (il tre volte Maestro), l'ermetismo non è tuttavia storicamente conosciuto nella forma filosofica che ne dà il Corpus Haermeticum, prima del VI secolo. L'attuale versione è citata solo nell'XI secolo ed è dovuta a Michel Psellos. L'opera, deiva da concezioni diverse della scienza. Lo testimmoniano i due atteggiamenti contrastanti in esso  presenti: l'uno aristotelico, preoccupato soprattutto dell'universale e disinteressato, l'altro attento al particolare e alla singolarità (il mirabile); il primo fiducioso nelle qualità intellettuali del pensiero per il raggiungimento del fine, il secondo attaccato alle virtù occulte di un mondo di relazioni la cui coscienza non può essere che rivelata. Da ciò il doppio carattere attribuito all'eterogeneità dei testi compilati per salvarli dall'oblio: da un lato il carattere di 'rivelazione di Ermete', che implica una posizione elitaria per i suoi depositari dall'altro il carattere basato sulla convinzione che l'esperienza ermetica appartenga al dominio della conoscenza possibile. L'Ermetismo del Corpus si riduce a tre definizioni, che hanno l'unico interesse di spiegare l'unità di accenti di alcuni trattati. Se per ermetismo si intende una dottrina coerente, esssa deve essere essenzialmente una dottrina di salvezza; se sin intende un certo atteggaimento, suscettibile di orientare la ricerca filosofica nel senso della conoscenza di Dio, questo criterio può applicarsi alla quasi totalità delle opere. Se si cerca una definizione che si estenda a tutta la letteratura ermetica, si deve risalire alla rivelazione dello stesso Ermete Trismegisto. Tutte queste definizioni si basano sul rifiuto puro e semplice, giustificato dall'analisi critica dei testi del Corpus, dell'idea dell'antica tradizione egizia. I lavori di questi ultimi quaranta anni hanno mostrato tutto l'interesse presentato da questi scritti per la storia del pensiero e del sentimento religioso nei primi secoli della nostra era.>> A questo approccio fa difetto, la dimensione simbolica, che sola può giustificare la compatibilità di fatto degli insegnamenti e delle dottrine di epoche e di mentalità diverse. L'ermetismo è diventato un archetipo culturale del nome patronimico del dio di tutte le iniziazioni. Per tale ragione esso è il polo dell'inconscio collettivo e genera una memoria simbolica vivente, un linguaggio, in breve uno studio di pensiero. Si può comprendere l'ermetismo studiando le interferennze delle Scienze Sacre dell''arte regia', perché essa ci situa nel campo dell'immaginario proprio di tutte le mentwlità simboliche. Ecco perché l'ermetismo può in definitiva assimilarsi con ogni forma di tradizione esoterica, al di là della realtà delle influenze e degli scambi da una cultura all'altra; sempre difficili da stabilirsi. Le Scienze Sacre suppongono l'isomorfismo delle strutture antropologiche dell'immaginario e delle strutture religiose delle civiltà che le conoscono. Quest'ultima ipotesi di lavoro lascia sempre irrisolta la questione della ragione sufficiente di uno stile comune di pensiero, mentre la prima ne suppone un approccio fenomenologico che conduce alla reinterpretazione simbolica esoterica. Tutto ciò ci porta a una seconda accezioone di ermetismo, del resto già conenuta nel simbolismo di Ermete: l'ermeneutica. Platone introduce il simbolismo di Ermete che, per civetteria di erudizione esoterica, avvicina ai cavalli: <<Se vi sono del resto degli altri argomenti che ti interessano, proponimeli, perché tu veda che ne è dei cavalli...>> I cavalli sono messaggeri collegati al vento e alla parola, quindi al sesno e all'iniziazione. <<Sembra proprio che questo nome di Ermete si riferisca al linguaggio; la qualità di interprete (hermeneus), di messaggero, di borsaiolo, di commerciante e di chi froda con le parole (l'insieme di tutte queste attività) ha a che fare con le virtù del linguaggio.>> L'ermatismo è la scienza di chi <<trama la parola>>, dello stesso legislatore. Di difficile comprensione per il profano, che non sa che cosa voglia dire parlare, l'ermetismo è quindi, la funzione esoterica del lingueggio, questa volta nel senso sacro del termine. L'ermeneutica è investita dal potere di ridare alla cultura il senso vivificante dei suoi miti. Questa impresa, oggi più necessaria che mai, corrisponde a una volta nuova dell'antropologia, a un <<nuovo spirito antropologico, al ritorno di Ermete>>. La scienza ermeneutica è in grdo di chiarire la nostra storia, restituendole l'accesso al mondo degli dèi e all'oceano dei simboli. <<Vivendo tale archetipo (Ermete)>>, dice C.J. Jung <<il moderno fa l'esperienza della modalità più antica di pensiero, come attività autonoma di cui si è l'oggetto, Ermete Trismegisto o il Thot della letteratur ermetica, Orfeo, Poimandoro e il Poimeri (Pastore) di Hermas che gli è apparentato, sono altre formulazioni della stessa esperienza. A tale archetipo converrebbe il noome di Lucifero, se tale nome non fosse così compromesso.>> C.J. Jung aggiunge dopo aver associato a questo archetipo del 'vecchio saggio' anche Zaratustra, che esso è <<l'archetipo del senso>>.
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tiseguiro · 4 years ago
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Forzati ad alzarti presto e a un’ora fissa.
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Appena ti svegli, rivolgi la tua mente a Dio: fai il Segno della Croce, e ringrazialo per la notte che è passata e per tutte le sue misericordie nei tuoi confronti.
Chiedigli di guidare ogni tuo pensiero, sensazione e desiderio, in modo che tutto ciò che dici o che fai gli sia gradito.
Quando ti vesti ricorda la presenza del Signore e del tuo Angelo custode. Chiedi al Signore Gesù Cristo di ricoprirti con il manto di salvezza.
Dopo esserti lavato, vai a fare le preghiere del mattino.
Prega in ginocchio, con concentrazione, con riverenza e mitezza, come si conviene di fronte agli occhi dell’Onnipotente.
Chiedigli di darti fede, speranza e amore, così come una tranquilla forza per accettare tutto ciò che il giorno che viene ti può portare – le sue difficoltà e suoi problemi.
Chiedigli di benedire le tue fatiche.
Chiedigli aiuto: per adempiere qualche particolare compito che hai di fronte; per stare alla larga da qualche particolare peccato. Se puoi, leggi qualcosa dalla Bibbia, soprattutto dal Nuovo Testamento e dai Salmi.
Leggi con l’intenzione di ricevere qualche illuminazione spirituale, inclinando il tuo cuore alla compunzione.
Dopo avere letto un poco, fermati a riflettere su quanto leggi, e quindi procedi oltre, ascoltando ciò che il Signore suggerisce al tuo cuore.
Cerca di dedicare almeno quindici minuti a contemplare spiritualmente gli insegnamenti della Fede e il profitto della tua anima in quanto hai letto.
Ringrazia sempre il Signore perché non ti ha lasciato perire nei tuoi peccati, ma si preoccupa di te e ti guida in ogni modo possibile al Regno Celeste.
Inizia ogni mattino come se avessi appena deciso di diventare un cristiano e di vivere secondo i comandamenti di Dio. Andando a fare i tuoi doveri, sforzati di fare tutto alla gloria di Dio. Non iniziare nulla senza preghiera, perché tutto ciò che facciamo senza pregare alla fine si rivela futile o dannoso. Le parole del Signore sono vere: “Senza di me, non potete fare niente.”
Imita il nostro Salvatore, che ha lavorato aiutando Giuseppe e la sua purissima Madre. Mentre lavori, mantieni un buono spirito, affidandoti sempre all’aiuto del Signore. È cosa buona ripetere incessantemente la preghiera: “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi misericordia di me peccatore.”
Se i tuoi lavori hanno successo, rendi grazie al Signore; e in caso contrario, affidati alla sua volontà, poiché Egli si prende cura di noi e dirige tutto verso il meglio.
Accetta tutte le difficoltà come penitenza per i tuoi peccati – in spirito di obbedienza e di umiltà.
Prima di ogni pasto, prega che Dio benedica il cibo e le bevande; e dopo il pranzo rendi grazie a Dio e chiedigli di non privarti delle sue benedizioni spirituali.
È bene lasciare la tavola sentendo un poco di appetito. In ogni cosa, evita gli eccessi. Seguendo l’esempio dei cristiani antichi, digiuna il Mercoledì e il Venerdì.
Non essere avido. Sii contento di avere cibo e vestiti, imitando Cristo che si è impoverito per noi.
Sforzati di compiacere il Signore in tutto, in modo da non essere rimproverato dalla tua coscienza. Ricordati che Dio ti vede sempre, e così sii accuratamente vigilante per quanto riguarda i sentimenti, i pensieri e i desideri del tuo cuore. Evita anche i più piccoli peccati, per non cadere in quelli più grandi. Scaccia dal tuo cuore ogni pensiero o progetto che ti muove lontano dal Signore. Lotta specialmente contro i desideri impuri; scacciali dal tuo cuore come una scintilla di brace che cade sui tuoi vestiti.
Se non vuoi essere turbato da desideri malvagi, accetta mitemente l’umiliazione da parte degli altri.
Non parlare troppo, ricorda che per ogni parola detta dovremo rendere conto a Dio. È meglio ascoltare che parlare: nella verbosità è impossibile evitare il peccato. Non essere curioso di ascoltare novità, che non fanno altro che intrattenere e distrarre lo spirito.
Non condannare nessuno, ma considera te stesso peggiore di tutti gli altri. Colui che condanna un altro sta prendendo su di sé i suoi peccati; è meglio lamentarsi per il peccatore, e pregare che Dio lo corregga a modo suo.
Se qualcuno non ascolta un tuo consiglio, non discutere con lui.
Ma se i suoi atti sono una tentazione per gli altri, prendi misure appropriate, perché il bene di molti deve avere maggior peso di quello di una persona sola.
Non litigare mai, e non cercare scuse.
Sii mite, quieto e umile; sopporta tutto, secondo l’esempio di Gesù. Egli non ti caricherà di una croce che eccede le tue forze.
Ti aiuterà anche a portare la tua croce.
Chiedi al Signore di darti la grazia di compiere i suoi santi Comandamenti meglio che puoi, anche se sembrano troppo difficili da mantenere.
Dopo aver fatto una grande impresa, non aspettarti gratitudine, ma tentazioni: l’amore per Dio è infatti messo alla prova da ostacoli.
Non sperare di acquisire qualsiasi virtù senza soffrire amarezza.
Nel mezzo delle tentazioni non ti disperare, ma rivolgiti a Dio con brevi preghiere: “Signore, aiuta… Insegnami a… Non lasciarmi… Proteggimi… ”
Il Signore permette tentazioni e prove; Egli ci dà anche la forza di superarle.
Chiedi a Dio di allontanare da te tutto ciò che ti riempie di orgoglio, anche se sarà una perdita amara. Cerca di non essere astioso, lugubre, brontolone, diffidente, sospettoso o ipocrita, ed evita la rivalità. Sii sincero e semplice nella tua attitudine.
Accetta umilmente le ammonizioni degli altri, anche se sei più saggio ed esperto.
Ciò che non vuoi che sia fatto a te, non farlo agli altri. Piuttosto, fai loro ciò che desideri che sia fatto a te. Se qualcuno ti visita, sii dolce nei suoi confronti, sii modesto, saggio, e a volte, a seconda delle circostanze, sii anche cieco e sordo.
Quando senti la pigrizia, o una certa freddezza, non lasciare il consueto ordine di preghiera e le pratiche di pietà che hai stabilito.
Tutto ciò che fai nel nome del Signore Gesù, anche le cose piccole e imperfette, diventa un atto di pietà.
Se desideri trovare la pace, affidati completamente a Dio.
Non troverai pace finché non ti rassereni in Dio, amando solo lui.
Di tanto in tanto isolati, seguendo l’esempio di Gesù, nella preghiera e nella contemplazione di Dio.
Contempla l’amore infinito del nostro Signore Gesù Cristo, le sue sofferenze e la sua morte, la sua risurrezione, la sua seconda venuta e il Giudizio finale.
Visita la chiesa quanto più spesso possibile.
Confessati più frequentemente e ricevi i Santi Misteri. Facendo così dimorerai in Dio, e questa è la più alta benedizione.
Durante la Confessione, pentiti e confessa onestamente e con contrizione tutti i tuoi peccati; il peccato di cui non ci si pente porta infatti alla morte.
Dedica le domeniche a opere di carità e di misericordia; per esempio, visita qualche ammalato, consola qualche afflitto, salva qualche perduto.
Se qualcuno aiuterà i perduti a ritornare a Dio, questi riceverà una grande ricompensa in questa vita e nell’era ventura.
Incoraggia i tuoi amici a leggere letteratura spirituale cristiana e a partecipare a discussioni su temi spirituali.
Che il Signore Gesù Cristo sia il tuo insegnante in tutto.
Fai sempre riferimento a lui rivolgendo a lui la tua mente; chiediti: che cosa farebbe il Signore in simili circostanze?
Prima di andare a dormire, prega apertamente e con tutto il tuo cuore, ricerca e guarda i tuoi peccati del giorno trascorso.
Dovresti sempre spingere te stesso a pentirti con un cuore contrito, con sofferenza e lacrime, per non ripetere i peccati passati.
Andando a letto, fatti il Segno della Croce, bacia la croce, e affidati al Signore Dio, che è il tuo Buon Pastore. Considera che forse questa notte dovrai apparire di fronte a lui.
Ricorda l’amore del Signore nei tuoi confronti e amalo con tutto il tuo cuore, la tua anima e la tua mente.
Agendo in questo modo, raggiungerai la vita beata nel Regno della luce eterna.
La grazia del nostro Signore Gesù Cristo sia con te. Amen.
di Platone, arcivescovo di Kostroma
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natashamelisart · 4 years ago
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Platone lasciava intendere che ci fosse una chiave d’oro unificante per comprendere tutto il mistero dell’universo. La chiave d’oro corrisponde al principio del “logos” che racchiude la sua origine nel suono OM.
Visto che i nostri sensi sono limitati, possiamo osservare la realtà solo nella sua forma esteriore. L’origine della simmetria divina contenuta nelle forme della natura, resta un grande mistero. Gli scienziati hanno cercato di svelare questo mistero e insieme ai mistici non hanno potuto fare altro che meravigliarsi davanti alla spirale originaria. In tutte le culture antiche, la spirale é un simbolo molto presente. L’universo obbedisce a determinate leggi. Macrocosmo e microcosmo seguono la stessa dinamica, tutto segue un moto spiralico, dalla crescita di un fiore, alla struttura della tela di ragno, delle conchiglie, del nostro DNA, fino alle galassie. Ogni forma del piccolo, si riflette nel tutto. L’anima del cosmo risuona e per Platone si unifica in una risonanza armonica. La spirale d’oro é un invito all’osservazione, a non dimenticare che siamo parte di questo movimento. Prima dell’alba della civilizzazione occidentale, la scienza del linguaggio scritto e la spiritualità, non erano dissociati. Negli insegnamenti delle grandi tradizioni antiche, la ricerca esteriore della conoscenza e della certezza scientifica, si equilibrava con un sentimento interiore impermanente e intuitivo che comprendeva la spirale del cambiamento.
La natura è precisa, efficace nella sua capacità a riprodursi e di svilupparsi nel tempo e nello spazio.
Nella natura molte creature hanno imparato a muoversi in un unico spirito, in una sola direzione.
Dove sta andando l’uomo?
NONAME, tessere dorate, tecnica mista su legno marino, Arte Riva Maroggia, 2018- acquisizione per la collezione del Comune di Maroggia
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coachlapink-blog · 6 years ago
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Erodico,Medico, professò le sue dottrine in Atene e qui ebbe la cattedra di uno dei tre pubblici ginnasi allora lì esistenti. Erodico risuscitò la medicina ginnastica (invenzione di Esculapio) e assecondò il genio dei greci applicando come rimedio dei mali gli esercizi del corpo. Scopo delle sue dottrine fu quello di abbinare la medicina alle pubbliche istituzioni, allo stesso modo con cui gli antichi sacerdoti avevano associato la medicina alla religione. Nonostante l'opposizione e le calunnie degli esclepiadi, i quali volevano si continuasse l'antica usanza di portare al tempio gli ammalati, il nostro Erodico, da libero indagatore, apportò in Atene l'uso di visitare a letto gli ammalati e sciolta così, ogni superstizione, invece di indagare nel mistero e nella collera degli Dei, al causa di ogni morbo fu ricercata nella natura. Oltre che alla medicina ginnastica, Erodico fu grande nell'applicazione di quella unguentaria, di cui scrisse i precetti. Fu pure maestro nella geometria e nella musica e dalla sua scuola vennero i più grandi geni della Grecia. Suo discepolo fu Ippocrate il quale acquistò fama di grande medico e filosofo copiando e mettendo in uso tutti gli insegnamenti del maestro leontino. Secondo l'opinione dei critici, l'opera "il medico" presentata da Ippocrate, si ritiene sia farina del sacco di Erodico il quale volle passarlo al suo discepolo per renderlo pubblico in tempi più propizi, vista l'opposizione degli esclepiadi. In tale fondamentale opera si delineano le qualità e le pratiche ai cui devono attenersi i medici per rendersi più accetti presso gli ammalati e le loro famiglie. Seguono poi le tecniche e le indicazioni necessarie per la professione. Platone, come per Filippo Gorgia, vide in Erodico un nemico delle sue idealità repubblicane quindi lo accusò spesso alla pubblica opinione. Ma Erodico sostenne sempre i suoi principi convinto che un corpo, senza l'aiuto della ginnastica, non poteva mai ottenere un'adeguata forza di resistenza per superare i mali fisici. Aristotele ci informa che Erodico fu il primo a stabilire una paga per le cure mediche. https://www.instagram.com/p/BkVUIFmAQXT/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=15scwloqy6wex
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myavvprofrobertgalli-blog · 7 years ago
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IL COMPLOTTO COMUNISTA Abbiamo visto alcuni esempi di come le élite al potere fabbricano situazioni di crisi per determinare stati di emergenza e giustificare atti reazionari, divisioni e tensioni, guerre, oscillazioni di prezzi, embarghi, aumenti di spese militare, austerità, oppressione fiscale, espropriazioni dirette e indirette, e altre manovre simili. Le emergenze, le crisi e le guerre, sono fabbricate e gestite in modo tale che durino nel tempo, perché la loro maggior durata consente maggiore distruzione di ricchezze materiali (che altrimenti andrebbero distribuite e contribuirebbero a migliorare le condizioni di vita delle collettività), produce maggiori profitti per le banche centrali e l'industria bellica, e tiene più a lungo occupate in attività inutili le menti ottenebrate dei cittadini oppressi e dei loro governanti. Un esempio storico di fabbricazione di uno stato di crisi internazionale di lungo periodo è la grande truffa internazionale del comunismo. Il comunismo è un impianto ideologico completamente fabbricato, prodotto e diffuso con il preciso, esplicito, scopo di creare il caos necessario a giustificare tutta una lunghissima serie d’interventi politici, militari e paramilitari su scala planetaria. Le conseguenze pratiche immediate delle prime rivoluzioni comuniste sono: 1)l’eliminazione fisica dei sovrani di alcune nazioni, le cui famiglie sono sterminate; 2) l'eliminazione fisica di una buona parte di possidenti delle classi medie; 3) l’espropriazione diretta di tutte le ricchezze materiali, tenute da imprese e privati, e il loro passaggio di proprietà che va agli amministratori degli apparati statali; 4)  l’installazione forzata delle banche centrali (di cui zar e imperatori non hanno alcun bisogno). CAPITALI, PROPAGANDA ED ARTE DEL DEPISTAGGIO Ricalcando certe costruzioni ideologiche che possono essere cavate dalla Repubblica di Platone (427-347), dall’atteggiamento progressista del presidente americano Hoover (quando diceva: “il socialismo è precursore del comunismo”), da Utopia, scritto da un uomo di stato britannico della levatura di Thomas More (1478-1535), o da molti altri pensatori delle opere di bene (vedi Tommaso d’Aquino) gli ideologi comunisti hanno seguito il progetto di confusione che ha determinato i genocidi di una metà del mondo e tenuto sotto la minaccia perpetua di guerra l’altra metà.         PLATONE In Platone si trova la visione di una società in cui l’istituzione del matrimonio verrebbe eliminata, tutte le donne apparterrebbero a tutti gli uomini e tutti gli uomini a tutte le donne. Le donne sarebbero divenute uguali agli uomini, lavorando nella stessa cava o combattendo nella stessa buca. Tutti i bambini verrebbero allevati dallo Stato. In questo schema, 3 sono i livelli di distinzione sociale: la classe dirigente, la classe militare e la classe dei lavoratori. la proprietà privata verrebbe eliminata e gli intellettuali avrebbero l’incarico di stabilire cosa sia meglio per la classe dominata. BABEUF Francois Emile Babeuf (1760-97)
Insediamenti di comunità che sperimentano l’impianto ideologico comunista si hanno negli Stati Uniti d’America, fin dai tempi dei primi coloni; fra i tanti, va ricordato il tentativo di Francois Emile Babeuf (1760-97), detto Gracchus, appartenente alla loggia massonica degli illuminati, coordinatore delle attività di circa 2000 membri, che scrive: “..nel mio sistema di libertà comune, io desidero che non esista alcuna proprietà individuale; la terra appartiene a dio e i suoi frutti appartengono agli uomini in generale”. Nel 1976 Babeuf scrive il suo “Manifesto degli Eguali” che viene pubblicato con il titolo di: “Analisi della dottrina di Babeuf” in cui si legge: “Niente più proprietà privata della terra; la terra non appartiene a nessuno; i frutti della terra appartengono a tutti...spariscano, finalmente, rivoltanti distinzioni fra ricchi e poveri, fra grandi e miseri, fra padroni e servitori, fra governanti e governati. Che non ci siano più distinzioni fra gli uomini se non per età e per sesso. Dato che tutti hanno gli stessi bisogni e le stesse facoltà, che sia unico l’indirizzo scolastico e che tutti mangino lo stesso cibo. Essi si contentano di sole e aria per tutti; perché la stessa porzione e la stessa qualità di cibo non dovrebbe bastare anche per loro..” Secondo il suo piano, i lavoratori non devono essere pagati in denaro, la proprietà di beni personali è abolita; il pagamento avviene con la distribuzione dei prodotti che vengono stoccati in magazzini comuni ed equamente distribuiti. Un altro aspetto importante della sua visione è che ai bambini non è dato di portare il nome dei genitori, a meno che non si tratti di genitori veramente speciali. Naturalmente questo è solo un piano e da esso è tenuto all’oscuro il villano, che non lo avrebbe affatto preso sul serio. La propaganda accessibile all’esterno è tutta basata sul principio generale di “uguaglianza fra uomini” e “giustizia per tutti” e sulla critica generica all’avidità dei governanti. I lavoratori della comunità non sapranno mai i dettagli della dottrina di Babeuf e non c’è il tempo di metterli in pratica. DELL'ARRESTO DI BABEUF Nel 1796 Babeuf e 45 dirigenti del suo movimento vengono arrestati; Babeuf viene impiccato e gli altri deportati a causa dei loro preparativi per sovvertire il governo in carica. Il processo dura da febbraio a maggio del 1797 e Babeuf confessa di essere semplicemente un “agente” di questo complotto sovversivo e di aver ricevuto l’incarico da altri soggetti (illuminati, ordine massonico fondato formalmente nel 1776) che lo hanno onorato mettendolo a capo di questo servizio di reclutamento al progetto d’impianto ideologico. C’è poca differenza fra il bolscevismo e il babouvismo. La terza internazionale di Mosca del 1919, nel suo primo manifesto, dichiara la propria discendenza da Babeuf. DELLA SOVVERSIONE DEI BANCHIERI Il 1 maggio del 1776, sotto la direzione della casa dei Rothschild, e degli altri banchieri che in precedenza hanno istigato la rivoluzione americana (anche) per indebolire la corona di Gran Bretagna,Weishaupt fonda l’ordine degli antichi veggenti illuminati di Bavaria, che diventa poi noto come l’ordine degli “illuminati” (i nomi degli altri banchieri sono tutti indicati nel capitolo primo del saggio di Rivera). ILLUMINATI, LUCE, LUCIFERO Weishaupt afferma che il nome “illuminati” deriva dagli insegnamenti di Lucifero. Le favole religiose vogliono che Satana, al tempo in cui è ancora un angelo, sia conosciuto come Lucifero, il “portatore di luce”. DELLA FESTA DEL 1 MAGGIO La festa del 1 maggio viene celebrata ogni anno, da allora, soprattutto nelle nazioni comuniste, in cui il primo maggio viene detto "May Day", ma non ha niente a che fare con i lavoratori; il primo di maggio è anche conosciuto come il giorno speciale delle streghe. Prima di quella data, molti altri gruppi con nomi simili si sono formati nei secoli, tutti con finalità di propaganda più o meno religiosa, occultista, esoterica e satanista; molti sono alla base dei moti rivoluzionari che hanno insanguinato l’Europa e le Americhe negli ultimi secoli. Per esempio, gli illuminati spagnoli, “alumbrados”, si sono formati con l’aggregazione di francescani riformati e gesuiti. IL GRUPPO DI BASE Il gruppo di base è fondato da Weishaupt nel 1776 e diventa pienamente operativo nel 1778. La sede è a Monaco, in Germania, ed è conosciuta come la Grande Loggia degli Illuminati o Loggia del Grand’Oriente, con il nome in codice di Atene. Scrive Weishaupt: “La forza maggiore del nostro ordine consiste nell’occultamento. Che non appaia mai in nessun luogo con il proprio nome, che sia sempre sotto la copertura di un nome diverso e di un’attività diversa”..”L’ordine vuole essere segreto, lavorare in silenzio; in questo modo sarà preservato dall’oppressione dei poteri sovrani....i gesuiti devono essere evitati come una piaga, nessun gesuita deve essere ammesso al nostro ordine salvo che abbia un permesso speciale....come può il debole trovare protezione? Con l’unità; ma è cosa rara e può essere ottenuta con le società segrete. Scuole nascoste di pensiero e di sapere sono i mezzi con i quali libereremo gli uomini dai loro vincoli”. Nel libro: “World Revolution“, di Nesta Webster, si legge: “l’arte praticata dagli illuminati consiste nell’arruolare babbei ed esperti, nell’incoraggiare i sogni di visionari onesti, o gli schemi di fanatici, lusingando la vanità di egotisti ambiziosi, lavorando su menti non equilibrate, giocando su certe passioni come la vanità e la sete di potere, mettendo assieme persone con aspirazioni diverse a servire gli scopi segreti della setta”. Amschel Mayer Rothschild (1773-1885) Mayer Rothschild fonda banche in Inghilterra, in Francia e in Germania. I suoi figli, che sono fatti baroni dell’impero d’Austria, continuano la sua espansione. Amschel Mayer Rothschild (1773-1885) – al quale è attribuita la frase: “fai che io emetta e controlli la moneta di una nazione, e non importa chi ne fa le leggi” – dirige la banca di Francoforte, che è conosciuta come M.A. Rothschild & Sons. Salomon Mayer Rothschild (1774-1855) è a capo della banca di Vienna. Nathan Mayer Rothschild (1777-1836) – a cui è attribuita l’altra famosa frase: “non mi importa quale pupo sia messo al trono in Inghilterra a governare l’impero sul quale il sole non tramonta mai. L’uomo che controlla il sistema monetario controlla di fatto l’impero britannico; e io controllo il sistema monetario britannico“) – è a capo della banca di Londra dal 1809. Karl Mayer Rothschild (1788-1868) dirige e possiede la Banca di Napoli, chiusa nel 1861. James Mayer Rothschild (1792-1868) è a capo della banca di Parigi. DEL CAPITALISMO MODERNO E DEL MIGLIO QUADRATO Questo è solo l’inizio dell’espansione della casa dei Rothschild, che controlla una fortuna stimata a quel tempo in 300 milioni di dollari. Dal 1820 in poi, secondo Werner Sombart, che scrive “The jews and Modern Capitalism“, si ha “l’era dei Rothschild”; nel 1913 la fortuna della famiglia viene stimata attorno ai due miliardi di dollari. Abbiamo prove e documenti sul fatto che questa casa ha finanziato tutte le fazioni avversarie di tutte le guerre, dalla prima rivoluzione americana in poi; durante le guerre napoleoniche, la casa finanzia Napoleone da una parte e i governi di Germania, Gran Bretagna e di altre nazioni dall’altra. Opera in un’area del cuore londinese chiamata “The City“, o anche “the Square Mile“; tutte le maggiori banche inglesi hanno la loro sede in quell’area, assieme ad altre 70 filiali di banche statunitensi e 315 filiali di altre banche offshore. Nella stessa area troviamo la Banca d’Inghilterra, la borsa valori, i Lloyd di Londra, la borsa merci, il Baltic Exchange, il London Metal Exchange. Quel miglio quadrato è il fulcro della finanza mondiale. Ci sono pochi dubbi sul fatto che la casa influenzi l’economia del pianeta ed è dietro, ad angolo retto, l’unione economica e politica europea.
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cartofolo · 6 years ago
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La reincarnazione nel pensiero religioso e non solo.
...Certi vescovi, ufficiosamente, ammettono di conoscere ed apprezzare la dottrina della molteplicità delle vite. Ma non rendono pubblica questa loro opinione, nella loro attività pastorale, perché si inchinano ad una assai vecchia disciplina che risale al secondo Concilio di Costantinopoli (nel IV° secolo). In questa occasione infatti si decise di sopprimere l’insegnamento della reincarnazione, ma non lo si condannò...
Miscellania
- I primi cristiani credevano che una stessa anima potesse reincarnarsi ed animare successivamente più corpi, sia umani che animali e anche vegetali (metempsicosi).
- Origene, teologo e Padre della Chiesa cristiana (Alessandria 184 d.C.), usava il termine «metensomatosi» ed era convinto, come è noto a tutti, della realtà delle incarnazioni successive.
- Goethe dichiarava: «sono certo che, come mi vedete ho già vissuto cento volte, e spero anche di tornare ancora cento volte.»
- Gli indigeni australiani attribuiscono il concepimento non all’atto sessuale, ma all’ingresso nel corpo della donna di uno spirito disincarnato.
- Platone concepì le successive reincarnazioni come necessarie per espiare una colpa originaria di modo che all’anima fosse concesso di ritornare nel mondo delle idee, in uno stato di eterna ed immutabile beatitudine conseguita mediante la contemplazione della verità.
- Plotino descrive l’incarnazione dell’anima nel corpo come desiderio di meglio individuarsi, ma nel suo passaggio da un corpo all’altro l’anima scopre che questa individualità altro non è che inferiorità. Allora per riscattarsi essa percorre la via ascetica fino all’estasi, in cui l’Uno annulla la sua individualità unendola a se stesso.
- In Occidente la prima enunciazione concernente la reincarnazione si attribuisce a Pitagora, il grande filosofo della Magna Grecia vissuto intorno al 500 a.C. Ma in realtà la reincarnazione fu rivelata a Pitagora dall’oracolo di Delfi. Il filosofo, appena lasciato l’oracolo, disse al suo amico Clinia che l’aveva atteso fuori: «La verità la dirò a te per primo. Sappi dunque che l’uomo perisce come materia, ma come uomo non muore mai. Lo Spirito, allorché è sciolto dal corpo, va errando, finché non entra in un altro corpo che lo rivesta. E così, attraverso le diverse vite successive, si purifica ed espia le colpe sino a che giunge alla purezza suprema e, allora, si rifugia nell’eterna gioia accanto agli Dei».
- Scrisse Schopenhauer (Parega e Paralipomena. vol. II, Cap. XV): «Se un asiatico mi domandasse la definizione dell’Europa sarei obbligato a rispondere: è quella parte del mondo infestata dall’incredibile illusione che l’uomo sia stato creato dal nulla e che la sua nascita sia la sua prima venuta nella vita».
- E Cicerone (De senectute): «Altra possente prova che gli uomini conoscono molte cose prima della nascita è la loro capacità, nella tenera infanzia, di afferrare fatti innumerevoli con una rapidità tale che dimostra come essi non ricevono questi fatti dentro di loro per la prima volta, ma li ricordino e li richiamino alla mente».
- Il Corano: «Dio genera gli esseri e torna a inviarli nuovamente più e più volte, fino a quando risalgono a Lui».
- Olimpiodoro, storico (V sec. d.C.): «Che i vivi e i morti derivino gli uni dagli altri, Platone è giunto a comprenderlo per la testimonianza degli antichi poeti. Coloro, intendo che ci insegnarono le stesse cose di Orfeo quando cantava: Le stesse identiche anime sono padri, figli, e onorate mogli e figlie dilette».
- Ovidio (43 a.C. - 17 d.C.) in Metamorfosi: «Orazio! Colpito dalle avvisaglie della gelida morte, perché temi lo Stige? ...Le anime non sono soggette alla morte: e una volta lasciata la precedente dimora, abitano per sempre nuovi luoghi e, là ricevute, continuano a vivere...»
- Charles Dickens (1812-1870) in David Copperfield:«Tutti noi abbiamo esperienza di una sensazione che ci assale di quando in quando: quella di stare dicendo o facendo cosa già detta o fatta prima in un tempo remoto (di avere già avuto attorno, nebulosi secoli fa, gli stessi volti, e oggetti e circostanze) e di sapere perfettamente ciò che sta per essere detto, come se ce ne ricordassimo all’improvviso!»
- Soeren Kierkegaard (1813-1855) in Residui letterari del 1842: «Scrivi» disse la voce, e il profeta rispose: «Per chi?» La voce disse: «Per i morti, per coloro che avete amato nell’antichità». Mi leggeranno? «Certo, poiché essi torneranno come posteri».
- Tolstoi (1828-1910) in Il circolo di lettura; «Le opere della vita precedente danno un orientamento alla vita attuale. Questo è ciò che gli indù chiamano karma..
- San Girolamo (340-420) in Epistola a Demetriade: «Fin dai tempi antichi, la dottrina della trasmigrazione è oggetto di insegnamenti segreti a esigui gruppi di persone, in quanto verità tradizionale da non divulgarsi».
- Sant’ Agostino (354-430) in Le confessioni: «Dimmi, Signore... dimmi se la mia infanzia successe ad altra mia età morta prima di essa?»
TRATTO DA: http://www.centroitalianoparapsicologia.net/index.asp…
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pangeanews · 5 years ago
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“Le nostre origini sono eurasiatiche, Pitagora era uno sciamano, dobbiamo insegnare pratiche meditative a scuola”: dialogo con Angelo Tonelli, che ha scoperto il punto d’unione tra Oriente e Occidente
Il libro è cerchiato da una bandella scoppiettante. “In anteprima il ritratto del ‘Mongolo di Taranto’ una rivoluzione negli studi sulle origini della nostra cultura”. Addirittura. Guardo. Pagina 15. “L’immagine realizzata nel V-IV secolo a.C. su ceramica vascolare protolucana”, proveniente dalla Magna Grecia e ora all’Università di Heidelberg, raffigura, in effetti, una specie di gran khan – barba aguzza, zigomi mongoli, occhi a mandorla – in lande platoniche. “Quando l’ho scoperto, ho ballato per tre giorni”, mi dice Angelo Tonelli, tra i grandi studiosi della sapienza greca antica. Tre giorni sono perfino pochi, dacché quel piccolo tassello, quel ritratto su vaso è la prova “inconfutabile di quanto dico da 30 anni”, cioè che “tra la Magna Grecia e l’estremo Nord Est dell’Europa e l’Asia, ovvero con lo sciamanesimo iperboreo” sussistevano relazioni “culturali, commerciali, spirituali”. Tali da denunciare le “radici eurasiatiche (altro che cristiane) della nostra civiltà”. Una rivoluzione culturale. Per chi conosce il lavoro di Tonelli, straordinario traduttore di Eschilo, Sofocle ed Euripide per Bompiani, e poi esegeta di Parmenide ed Empedocle, sempre per Bompiani, e di Eraclito e dei presocratici (come Le parole dei Sapienti) e indagatore dei misteri (nel fondamentale Eleusis e Orfismo) per Feltrinelli, la scoperta è la cima di una esplorazione intellettuale magistrale. “Il Sapiente è radicato nella sorgente delle cose… la Sapienza è un modo di essere non di pensare, ed è frutto del Sé mentre la filosofia lo è dell’ego… I Sapienti greci non erano uomini di scrivania, come forse amerebbero dipingerli a propria immagine e somiglianza gli esangui ermeneuti contemporanei, bensì individui che intraprendevano una via di continua ricerca di se stessi… e da questa ricerca spirituale venivano trasformati fin nelle intime midolla”, spiega Tonelli, tra i rari e acuti allievi di Giorgio Colli, in un libro che sistema il suo pensare, Attraverso Oltre (Moretti & Vitali, 2019). Alla prima parte, in cui Tonelli fa una panoramica dei punti salienti della sapienza greca – fondamentali le pagine su Parmenide, letto in sintonia con la Brhad-aranyaka Upanishad – fa seguito ‘l’azione’, l’incessante lotta dello studioso/sapiente con l’oggi. Allora Tonelli – supportato da studi che vengono anche dall’ambito delle scienze cognitive e dalle neuroscienze – mostra i limiti della ragione e le sconfinate potenzialità della mente, proponendo, ad esempio – così il titolo di un capitolo, di inattuale necessità –, “esercizi spirituali per aspiranti politici”. Almeno per uscire dalla finzione – funzionale al nulla – della democrazia recente (“la democrazia si sfalda perché non esiste più il démos – ovvero il popolo dotato di una propria identità – ma solo una sorta di óchlos – folla, insieme di individui mimetici – manipolata dai mass media consciamente o inconsciamente asserviti ai poteri e al dio denaro”). In questo modo – e anche qui tintinna, in oro, l’insegnamento di Colli – la sapienza non è scialba erudizione, astronomia libraria, ma si libra nel cuore del giorno, incide l’uomo, lo muta. (d.b.)
Parto dai fondamentali. Cosa intendi per “sciamanesimo greco”?
Parlare di sciamanesimo greco è già di per sé abbastanza rivoluzionario: a parte il mai sufficientemente lodato lavoro di Dodds su I Greci e l’irrazionale che già apriva in questa direzione, e gli studi di Colli, Eliade, Couliano, Burckert e Kingsley, la vulgata, accademica e non, proprio ignora questo vistoso fenomeno originario della nostra civiltà spirituale. Empedocle era dichiaratamente sciamano, anche se lo dichiarava:
Quanti sono i farmaci contro i mali e contro la vecchiaia tu apprenderai, perché per te solo io voglio completare tutti questi insegnamenti. E placherai la furia di venti infaticabili che levandosi sulla terra devastano i campi con le loro folate, e se lo desideri, a tua volta susciterai soffi benefici, e dalla pioggia scura creerai siccità opportuna per gli umani, e dall’arsura estiva farai scaturire correnti che nutrono gli alberi e †sgorgheranno nell’etere† e trarrai fuori dall’Ade il vigore di un uomo estinto.
(fr. 110 DK)
E vistosamente sciamanico è anche il viaggio con cui si apre il proemio del Perì Phýseos di Parmenide:
Le cavalle che mi portano fin dove giunge il mio desiderio mi scortarono, dopo avermi guidato sulla via della Dea, che dice molte cose e porta in ogni contrada l’uomo che sa. Là fui condotto, perché fu là che mi portarono le cavalle molto accorte, traendo il carro. Fanciulle indicavano la via. L’asse strideva nei mozzi, incandescente, incalzato alle due estremità dai due cerchi rotanti, ogni volta che le Figlie del Sole, dopo avere lasciato la casa della Notte, si affrettavano a scortarmi verso la luce, distogliendo i veli dal capo con le mani.
Oltre alle Baccanti, sciamane al seguito del dio della trance, Dioniso, e alle  esperienze estatiche eleusine, per altro gestite istituzionalmente dalle famiglie sacerdotali degli Eumolpidi e dei Codridi, che presentano vistosi tratti in comune con le esperienze degli sciamani, esistono figure che si possono definire “sciamani” in senso stretto: il mitico Abaris iperboreo, che non mangiava mai, prevedeva il futuro e scacciava le malattie; Aristea, capace di sprofondare in lunghi  sonni, nel corso dei quali abbandonava il corpo fisico e si materializzava altrove; o ancora a Epimenide che a Creta, nella grotta sul monte Ida nella quale era nato Zeus stesso, incubò nell’estasi una sapienza “entusiastica” (vale a dire “pervasa dal dio”) e iniziatica; ma anche Hermotimo, Zalmoxis, Pitagora, Anacarsi possono venire annoverati, per certi tratti,  in questa schiera; e elementi sciamanici si trovano nelle catarsi dei Coribanti, nei Misteri di Samotracia, nell’oracolarità apollinea delle Sibille. Esiste uno sciamanesimo greco, a cui dedicherò un volume che Feltrinelli pubblicherà nel 2021-21, ed è bene prenderne atto, perché tutto ciò ha implicazioni profonde nella nostra formazione culturale e spirituale.
Il cosiddetto ‘Mongolo di Taranto’ sarebbe, per così dire, ‘l’anello evolutivo’ che spiega ciò che sostieni da sempre, cioè che tra Grecia e Oriente ci sono stati continui scambi, influenze, ‘adozioni’ che rompono lo schema dell’isolamento greco classico, della sua solatia unicità. Spiegaci meglio.
In generale gli studiosi di Filosofia Antica e gli intellettuali à la page rimangono arroccati alle Termopili a combattere i fantasmi di una influenza orientale sulla Sapienza e in generale la spiritualità greca, un po’ come quei guerrieri giapponesi che continuarono a restare nelle foreste armati fino ai denti per decine di anni dopo la fine della seconda Guerra Mondiale. I Sapienti e i filosofi sapienziali greci non erano Tarzan e Jane nella capanna dello zio Tom: viaggiavano (Pitagora in Egitto e Babilonia, Platone in Egitto, e così via), e esisteva una via della seta arcaica, per cui si trovava seta cinese nell’Atene del V a. C.; gli Sciti, barbarici e preziosi al contempo, erano trait d’union con le propaggini nordiche della Grecia e le steppe mongole, e soprattutto abbiamo testimonianze su Abaris, vissuto tra la fine del settimo  secolo e la metà del sesto,  sciamano, purificatore, aithrobátes ovvero viaggiatore  dell’etere, ministro di Apollo Iperboreo, portatore di poteri oltreumani come lo sarà il nostro Empedocle di Agrigento: in Abaris  saldamente si connettono Grecia arcaica, Siberia Orientale, Mongolia, Cina e Tibet. Come ha notato Peter Kingsley in uno studio provocatorio e fondamentale a lui dedicato, Abaris è nome collettivo: gli Ávari, popolo di arcieri e sciamani della Mongolia, Iperborei, agli estremi confini orientali dell’Europa con la Cina. Dalla remota landa iperborea Abaris viene chiamato in Grecia come sciamano purificatore – ambasciatore per contrastare la peste, e il Mongolo viene impugnando una freccia e senza mangiare nulla. Altre fonti ci informano che la freccia era molto grande e era fatta d’oro. La freccia d’oro di Abaris è lo strumento della sua estasi e concentrazione sciamanica nel segno di Apollo, il dio presso il quale andò a prestare opera quando scoppiò la carestia tra gli Iperborei. Ma la figura di Abaris si rivela ancora più significativa quando entra in contatto con Pitagora. Aristotele ci informa che quest’ultimo era una incarnazione di Apollo, e Giamblico aggiunge che il dio decise di incarnarsi per il beneficio degli umani. Altrove è Pitagora stesso a decidere di reincarnarsi per il beneficio degli esseri viventi, allo stesso modo dei bodhisattva buddhisti o del quṭh sufi. È proprio Abaris a riconoscere Pitagora come incarnazione di Apollo, e a consegnargli la freccia d’oro come segno di questa agnizione. E questo gesto sigilla una connessione tra spiriti e tradizioni sapienziali occidentali e orientali agli albori della nostra civiltà, perché la freccia, anche a prescindere dalla associazione al phurba tibetano, era simbolo sacro per le popolazioni iperboree. Questa analogia con le procedure di riconoscimento dei Lama reincarnati nella tradizione tibetana era troppo vistosa e inconfutabile – come anche l’interconnessione originaria Oriente-Occidente – per non sfuggire alle lenti miopi di accademici e razionalisti di ogni latitudine e longitudine, un po’ come accadde agli Indios d’America che non avvistavano le caravelle degli invasori semplicemente perché non avevano mai avuto esperienza di caravelle e non ne avevano lo schema mentale e percettivo. La fiducia nella reincarnazione è originaria, e ben viva sia nello sciamanesimo eurasiatico, e non solo. La troviamo nelle tribu del Nord della British Columbia, in America, e in generale nello sciamanesimo della Mongolia, della Siberia e dell’Asia Centrale, da dove si diffuse, con le migrazioni in epoca preistorica, sia a Est, attraverso il Pacifico, che a Ovest, in direzione del Mediterraneo, attraverso figure come Abaris. Acclarato che gli Iperborei e il loro Apollo, per il tramite di Abaris e Pitagora erano molto più vicini alla Grecia e alla Magna Grecia di quanto si sia sempre voluto credere, abbiamo reso giustizia all’Oriente che è nel nostro Occidente, specialmente magnogreco. Alla luce di tutto questo si capisce bene l’importanza del  ritratto di un guerriero vistosamente  Mongolo nel V-IV secolo a. C., nella Taranto del Pitagorico Archita: proprio mentre il volume stava  per andare in stampa, ho avuto il piacere (e ho ballato e brindato per tre giorni),  di ricevere l’immagine realizzata nel V-IV secolo a. C. su ceramica vascolare  protolucana, inclusa nel Corpus Vasorum Antiquorum Deutschland, custodito nella Heidelberg Universität, in cui si  ritrae realisticamente un guerriero vistosamente Mongolo. È un documento di eccezionale importanza per comprovare in maniera inconfutabile sia la relazione culturale, commerciale e come da almeno 30 anni vado sostenendo, spirituale, tra la Magna Grecia e l’estremo Nord Est dell’Europa e l’Asia, ovvero con lo sciamanesimo iperboreo, sia le origini eurasiatiche (altro che crisitiane) della nostra civiltà.
Orfeo mi pare il centro del tuo dire: parla agli animali e vaga tra i morti. Però non riesce a far risorgere alla vita Euridice. A un tratto scrivi, “la morte coincide con la rinascita”: cosa significa?
Intendo dire che la Sapienza orfica e eleusina (Orfeo che scende all’Ade, Persefone che viene rapita da Ades) si caratterizza come via catabatica e anabatica, di discesa agli inferi e risalita, che allude alla necessità, per la realizzazione spirituale, di conoscere il volto invisibile della psiche e della phýsis, come nell’opera al nero alchemica, o nel descensus ad inferos di Dante. La morte alla coscienza di veglia, ovvero egoica, coincide con la rinascita alla coscienza di risveglio, per dirla con Eraclito. Ma ho anche in mente la laminetta orfica che recita: “Ora moristi ora rinascesti, o tre volte beato, in questo giorno./ Di’ a Persefone che fu proprio Bacco a liberarti./ Toro ti slanciasti nel latte; capretto cadesti nel latte./Il vino hai in premio, o fortunato”. Morte è rinascita, in una simultaneità di opposti unificati: chi acquisisca la coscienza unitaria, oceanica, sigillata nell’esperienza dionisiaca, nella morte si connette con essa, e rinasce. Sia in vita che in morte (mi si conceda l’enigma) che vengono vanificate entrambe.
Nel tuo discorso, che luogo ha Cristo, come s’insinua l’esperienza dell’uomo di Nazareth?
Cristo è uno dei Sapienti sciamani, Grande iniziato portatore di una sapienza dell’amore. Non dissimile, mutatis mutandis, da Empedocle, o Pitagora, e quindi, a livello essoterico, un rivoluzionario della spiritualità che si riverbera nel rapporto tra gli esseri umani.
Continui a ribadire, con giustizia, la centralità ‘filosofica’ di Giorgio Colli, mi pare del tutto incompresa. Qual è l’insegnamento miliare di Colli?
Il mondo è espressione di una immediatezza, esteriorizzazione di un assoluto con il quale occorre ricongiungersi nell’esperienza mistica e misterica, e attraverso una ragione che sappia dissolversi a esso integrandolo: la conoscenza è salvezza e liberazione, e Apollo e Dioniso sono aspetti complementari della esperienza conoscitiva culminante nella riconnessione all’immediatezza stessa.
Il tuo scavo nella sapienza si traduce anche in una proposta ‘politica’: “Priva di una cultura della saggezza, dell’equilibrio e dell’illuminazione che la sostenga la democrazia si sfalda, perché non esiste più il dèmos (ovvero il popolo dotato di una propria identità) ma una sorta di òchlos (folla, insieme di individui mimetici), manipolata dai mass media”. Che fare, quindi?
Occorre sbrigarsi a recuperare il tesoro spirituale della Sapienza greca connessa con quella orientale, che ci autorizza a diffondere a livello di formazione scolastica e generale le pratiche meditative, come già le praticavano i Pitagorici, e dunque anche Parmenide, Empedocle, e che non sono eccessi di esotismo ma hanno radici nel nostro più autentico DNA culturale e spirituale: in tal modo si porrà rimedio al furto di organo perpetrato dal sistema controsapienziale, ovvero del nous, la coscienza unitaria o oceanica, e dello sguardo sapienziale, empatico e distaccato al tempo stesso, sulla vita, condizione unica per realizzare davvero l’homo sapiens, capace di trascendere i dati grezzi della istintualità cieca, senza decadere nel pessimismo ascetico-nichilistico, e dunque capace di relazionarsi da risvegliato a altri risvegliati. Questa paideía formerà, e già sta formando, cittadini, e dunque anche politici e governanti, consapevoli, solidali e capaci di agire in maniera consapevole e solidale. Hic Rhodus, hic salta!
L'articolo “Le nostre origini sono eurasiatiche, Pitagora era uno sciamano, dobbiamo insegnare pratiche meditative a scuola”: dialogo con Angelo Tonelli, che ha scoperto il punto d’unione tra Oriente e Occidente proviene da Pangea.
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