#innovazione chirurgica
Explore tagged Tumblr posts
Text
Chirurgia Oculistica: Live Surgery e Innovazioni al 15° Congresso Nazionale AIMO
16 interventi in diretta e 5 relive, con tecnologie avanzate e chirurgia digitale assistita al Palazzo Congressi EUR.
16 interventi in diretta e 5 relive, con tecnologie avanzate e chirurgia digitale assistita al Palazzo Congressi EUR. Il 15° Congresso Nazionale AIMO si distingue per un programma innovativo che mette in primo piano la chirurgia oculistica attraverso una vera e propria staffetta di live surgery. Dalle sale operatorie della Fondazione G.B. Bietti e del Campus Bio-Medico di Roma, esperti chirurghi…
#aggiornamento professionale#AIMO#AIMO 2024.#Alessandria today#avanzamenti tecnologici#Campus Bio-Medico#cataratta#chirurgia digitale assistita#chirurgia oculistica#chirurgia oftalmica#chirurgia oftalmologica#Congresso Nazionale AIMO#Congresso oculistico#cristallini multifocali torici#cura della vista#distacco di retina#Fondazione G.B. Bietti#formazione oculisti#foro maculare#Glaucoma#glaucoma cure#Google News#innovazione chirurgica#Innovazione medica#italianewsmedia.com#laser a femtosecondi#laser per cataratta#live surgery#Marco Coassin#microscopio digitale 3D
0 notes
Text
Inquietanti esperimenti scientifici: un racconto di scienza e orrore
Gli inquietanti esperimenti scientifici hanno avuto un ruolo fondamentale nel progresso della conoscenza umana, permettendo scoperte che hanno cambiato per sempre il nostro modo di vivere. La ricerca, in molte delle sue forme, è stata il motore che ha spinto l’umanità verso l’innovazione. Tuttavia, dietro a molti dei traguardi raggiunti, si nascondono storie che sfidano le convenzioni morali e…
#dilemmi etici sovietici#esperimenti controversi sovietici#esperimenti di biologia avanzata#esperimenti macabri sovietici#esperimenti non etici#Esperimenti sovietici inquietanti#esperimenti su cani#esperimenti su teste viventi#esperimenti sugli animali#esperimenti sui limiti della vita#esperimenti sui primati#esperimenti sul cervello#etica della sperimentazione#Guerra Fredda e scienza#Guerra Fredda e tecnologia#innovazione chirurgica radicale#innovazione medica sovietica#limiti della medicina#macchinari di rianimazione#manipolazione biologica sovietica#manipolazione della vita#primati nei test#progresso e morale#progresso e orrore#progresso scientifico controverso#rianimazione artificiale#rianimazione artificiale avanzata#ricerca scientifica estrema#ricerche sovietiche segrete#scienza della rianimazione
0 notes
Text
🌟 Investire nella Sanità Pubblica: Un Pilastro per la Qualità della Vita
La sanità pubblica è il cuore pulsante di una nazione. Investire in essa non solo migliora la salute dei cittadini, ma contribuisce anche alla crescita economica, alla stabilità sociale e al benessere complessivo. Vediamo come un paese che investe nella sanità pubblica crea un circolo virtuoso:
🏥 Finanziamenti Adeguati
Accesso Universale: Un sistema sanitario finanziato adeguatamente permette a tutti i cittadini di accedere alle cure, indipendentemente dallo status socio-economico. Questo riduce le disuguaglianze e promuove l’equità.
Tecnologie Avanzate: Investimenti in tecnologie sanitarie avanzate consentono diagnosi più precise, trattamenti personalizzati e una gestione più efficiente dei dati dei pazienti. La telemedicina, la robotica chirurgica e l’intelligenza artificiale sono solo alcuni esempi.
Prevenzione: Una sanità pubblica ben finanziata può concentrarsi sulla prevenzione delle malattie. Campagne di vaccinazione, screening regolari e promozione di stili di vita sani riducono l’incidenza di patologie e migliorano la qualità della vita.
👨⚕️ Personale Preparato
Formazione di Eccellenza: Investire nell’istruzione pubblica è cruciale. Un sistema scolastico di alta qualità forma professionisti medici competenti, etici e compassionevoli. Medici, infermieri, tecnici di laboratorio e amministratori devono essere preparati per affrontare le sfide del settore.
Ricerca e Innovazione: Finanziare la ricerca medica e l’aggiornamento professionale è essenziale. Solo personale preparato può adottare nuove tecnologie e metodi di cura.
Collaborazione Interdisciplinare: Investire in formazione interdisciplinare favorisce la collaborazione tra professionisti di diverse specializzazioni. Questo approccio multidisciplinare migliora la qualità delle cure.
📊 Statistiche e Dati
Spesa Sanitaria: L’Italia, purtroppo, ha uno dei più bassi rapporti tra spesa sanitaria pubblica e PIL in Europa. Nel 2024, si attesterà al 6,3% del PIL, mentre la media dei paesi OCSE è 8,8% e circa il 10% in Francia e Germania 1.
Cybersecurity: La digitalizzazione del settore sanitario richiede anche investimenti in cybersecurity. Nel 2022, l’ambito cybersecurity ha visto investimenti di 120 milioni di euro, ma è un mercato in crescita. La sicurezza dei dati è fondamentale per proteggere la privacy dei pazienti 1.
Cure Palliative: La manovra 2024 prevede investimenti per reclutare nuovo personale e potenziare l’assistenza territoriale. Inoltre, il fondo per le cure palliative sarà incrementato 2.
🌼 Conclusioni
Un paese che investe nella sanità pubblica investe nel suo futuro. La salute dei cittadini è un bene prezioso, e la qualità della vita dipende da un sistema sanitario solido. #VogliamoSMarphy! 🌟👂🏥
1 note
·
View note
Text
In Emilia Romagna, a Modena, si scrive una nuova pagina della trapiantologia italiana e non solo
In Emilia Romagna, a Modena, si scrive una nuova pagina della trapiantologia italiana e non solo. Per la prima volta in Italia e tra i primi tre casi al mondo è stato eseguito un trapianto di fegato con tecnica robotica mini-invasiva. Dopo l'America, con la Washington University St. Louis, e il Portogallo, a Lisbona, l'esperienza di Modena si colloca dunque ai vertici internazionali: a ricevere il nuovo fegato un uomo di 66 anni, affetto da un tumore, dimesso dall'ospedale dopo quattro giorni dall'intervento e che ora sta bene. Questa mattina in Regione a Bologna in conferenza stampa sono stati illustrati i dettagli dell'intervento, avvenuto lo scorso 20 febbraio presso il reparto di Chirurgia Oncologica, Epatobiliopancreatica e Trapianti di Fegato del Policlinico diretto da Fabrizio Di Benedetto, professore ordinario dell'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, che lo ha eseguito con la sua équipe chirurgica. Presenti all'incontro, oltre allo stesso Di Benedetto, l'assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini, il direttore generale dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, Claudio Vagnini, il rettore dell'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Carlo Adolfo Porro, e il sindaco di Modena, Gian Carlo Muzzarelli. La tecnica utilizzata, spiegata da Di Benedetto, permette di eseguire l'epatectomia ad addome chiuso, garantendo la stessa sicurezza e il controllo vascolare; una volta completata la rimozione del fegato malato, si esegue una piccola incisione di 10 centimetri attorno all'ombelico per rimuoverlo e alloggiare il nuovo fegato donato. Una tecnica da cui è atteso il raggiungimento degli stessi standard di efficacia di quella tradizionale a cielo aperto, con un miglioramento della ripresa post-chirurgica e una diminuzione generale delle complicanze, dimostrata dalla chirurgia del fegato mini-invasiva, e una riduzione della degenza ospedaliera. Un'importante innovazione nella cura per i pazienti che hanno bisogno di un trapianto al fegato e un significativo traguardo per la comunità trapiantologica italiana. "Un risultato straordinario, che conferma l'eccellenza della rete trapiantologica e della sanità pubblica dell'Emilia-Romagna- sottolinea Donini-. Ancora una volta la nostra regione, grazie alle sue strutture e strumentazioni all'avanguardia e soprattutto grazie a professionisti di altissima competenza ed esperienza, si pone ai vertici nazionali e internazionali. Non possiamo che essere orgogliosi per il traguardo raggiunto, che apre nuove prospettive di intervento e cura per tanti malati, non solo dell'Emilia-Romagna. Grazie di cuore e complimenti al professor Di Benedetto, a tutta la sua équipe, al Policlinico di Modena e al Centro riferimento trapianti della regione, che coordina con ottimi risultati l'intera rete territoriale. Non è un caso che nel 2023 in Emilia-Romagna siano stati eseguiti complessivamente 585 trapianti, il numero più alto di sempre". "Il trapianto di fegato- spiega il professor Di Benedetto- è uno degli interventi più complessi della chirurgia addominale, poiché unisce una tecnica avanzata nel contesto della gravità clinica del paziente. Si tratta infatti spesso di pazienti affetti da malattie del fegato come la cirrosi, che ne condizionano la normale qualità di vita, con scompensi frequenti e ricoveri ospedalieri ripetuti, e a volte complicate da tumore del fegato. L'approccio mini-invasivo è maturato all'interno di un programma di attività chirurgica robotica oncologica decennale, con all'attivo oltre cinquecento interventi per patologia del fegato, vie biliari e pancreas. A differenza del trapianto di rene robotico- aggiunge il professore- per il quale esiste già un'esperienza validata a livello internazionale che dimostra un beneficio della tecnica mini-invasiva nei pazienti obesi, la pagina del trapianto di fegato mini-invasivo è ancora tutta da scrivere. Tuttavia, il consolidamento della tecnica e la sua diffusione permetteranno nel tempo di incrementarne la fattibilità e l'indicazione". "Desidero ringraziare- chiude Di Benedetto- il direttore generale dell'Azienda Ospedaliero- Universitaria di Modena, Claudio Vagnini, per il sostegno dimostrato negli anni ai progetti di innovazione in chirurgia, il magnifico rettore, Carlo Adolfo Porro, che ha promosso lo sviluppo della formazione universitaria dei giovani chirurghi, il professor Massimo Girardis, direttore dell'Anestesia e Rianimazione e tutto il gruppo anestesiologico che ha permesso l'evoluzione delle tecniche chirurgiche tramite una moderna assistenza anestesiologica. Infine, ringrazio l'équipe chirurgica con cui ho eseguito il trapianto, il professor Stefano Di Sandro e il dottor Paolo Magistri, tutta l'équipe dei medici, chirurghi ed infermieri che quotidianamente ha lavorato per realizzare questa grande innovazione e che ha permesso l'evoluzione del centro in questi anni". La Regione Emilia-Romagna ha sostenuto il sodalizio tra chirurgia dei trapianti e tecnologia robotica, finanziando i programmi dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena come il prelievo di fegato e rene da donatore vivente con tecnologia robotica e il trapianto di rene robotico. Questa importante innovazione si inserisce in un contesto di grande crescita della comunità trapiantologia regionale e italiana. Dati nazionali trapianti di fegato 2023 Secondo i dati del Centro Nazionale Trapianti, in Italia sono circa 950 i pazienti in attesa di ricevere un trapianto di fegato, con un tempo d'attesa medio di 4,6 mesi, variabile da 2 giorni in condizioni di urgenza clinica, fino a 1,7 anni. Nel 2023 sono stati eseguiti 1.696 trapianti di fegato adulto e pediatrico, di cui 39 da donatore vivente, confermando l'Italia come primo Paese europeo per questa tipologia di intervento davanti alla Spagna, che fino a qualche anno fa era leader in Europa per la donazione e il trapianto d'organo. Lo scorso anno il Centro Trapianti di Modena è stato il secondo centro italiano per numero di trapianti di fegato con 150 pazienti trapiantati, di cui nove da donatore vivente, dopo Torino Città della Salute.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
Text
Roborock Rivoluziona il Black Friday: Robot Aspirapolvere High-Tech con Sconti Fino al 31%
L'attesissimo evento "Black Friday" è finalmente qui, e quest'anno porta con sé un'offerta imperdibile per tutti coloro che sognano una casa pulita senza sforzi! I rivoluzionari robot aspirapolvere Roborock, celebri per la loro straordinaria potenza di pulizia e la tecnologia di navigazione all'avanguardia, sono ora disponibili a prezzi incredibili. Immaginate di liberarvi del peso delle pulizie domestiche e di avere più tempo da dedicare alle vostre passioni. Con Roborock, questo sogno può diventare realtà, e durante il Black Friday, potete farlo risparmiando fino al 31%! Roborock S8: L'Alleato Perfetto per la Pulizia Domestica - Prezzo Speciale Black Friday: Solo €479 (sconto del 31%!) - Link acquisto - Caratteristiche da Top di Gamma: Questo gioiello della tecnologia vanta un'aspirazione da 6000Pa per catturare anche la polvere più ostinata, spazzole in gomma anti-intreccio, e il rivoluzionario sistema di mopping VibraRise 2.0. È un campione nell'eliminare macchie difficili, come la salsa di pomodoro seccata sulle piastrelle della cucina. - Navigazione Intelligente: Grazie alla navigazione con luce strutturale 3D e alla tecnologia a infrarossi, l'S8 evita gli ostacoli con precisione chirurgica, proteggendo i vostri mobili e rendendo la pulizia un'esperienza fluida e senza pensieri. Roborock S7 Max Ultra: La Rivoluzione della Pulizia in Casa - Offerta Incredibile: Acquistalo ora a soli €829 (31% di sconto!) - Link acquisto - Innovazione All-in-One: Non solo aspira con una potenza di 5500Pa, ma spazza e lava contemporaneamente. Dotato di una stazione di ricarica all-in-one, si autogestisce per una manutenzione minima. - Navigazione Avanzata: Con il sistema LiDAR e l'evitamento ostacoli reattivo, il S7 Max Ultra naviga con agilità in ogni angolo della vostra casa, garantendo una pulizia impeccabile. È il momento di trasformare le vostre giornate, riducendo il tempo dedicato alle faccende domestiche e aumentando quello per voi stessi e per i vostri cari. Queste offerte Black Friday sono valide dal 17 al 27 novembre su Amazon. Aggiungeteli al carrello ora e preparatevi a portarli a casa a un prezzo ancora più vantaggioso. Non perdete questa occasione unica di rendere la pulizia un gioco da ragazzi con Roborock! Read the full article
0 notes
Photo
La blefaroplastica non chirurgica con il laser a radiofrequenza è una tecnica innovativa che offre numerosi vantaggi rispetto alla tradizionale chirurgia delle palpebre. Ecco alcuni dei principali vantaggi: Nessuna incisione: La blefaroplastica non chirurgica non richiede alcuna incisione sulla pelle, il che significa che non ci sono cicatrici visibili e non c'è bisogno di punti di sutura. Anestesia locale: La procedura viene eseguita sotto anestesia locale, il che significa che il paziente è sveglio durante l'intervento e può tornare a casa il giorno stesso. Rapido recupero: Dopo la blefaroplastica non chirurgica, il recupero è molto più veloce rispetto alla chirurgia tradizionale delle palpebre. La maggior parte dei pazienti può tornare alle normali attività quotidiane entro pochi giorni. Risultati naturali: La blefaroplastica non chirurgica utilizza un laser a radiofrequenza per rimodellare le palpebre, il che significa che i risultati sono molto naturali e non "tirati". Minimo disagio: Durante la procedura, il paziente avverte solo una leggera sensazione di calore sulla pelle, il che significa che non c'è alcun dolore significativo. Rischi minimi: La blefaroplastica non chirurgica è un intervento molto sicuro, con rischi minimi di complicazioni. Inoltre, la tecnica di blefaroplastica non chirurgica con il laser a radiofrequenza del dottor Castellazzi è particolarmente gradita perché offre risultati duraturi e naturali, senza dover affrontare gli eventuali rischi associati all'intervento chirurgico tradizionale. Aggiungo anche che la blefaroplastica non chirurgica con il laser a radiofrequenza può essere eseguita su pazienti di diverse età e con diversi tipi di pelle, il che la rende una soluzione ideale per molte persone che desiderano migliorare l'aspetto delle loro palpebre senza dover sottoporsi a un intervento chirurgico invasivo. #blefaroplastica #laseraradiofrequenza #palpebre #chirurgiaestetica #proceduranoninvasiva #anestesialocale #recupero #risultatinaturali #disagiomiminimo #rischiminimi #tecnologiaavanzata #pelle #esitiestetici #trattamentodellepalpebre #innovazione #soluzionenonchirurgica #noninvasivo #cosmesi #chirurgoestetico. (presso Torino Centro) https://www.instagram.com/p/Cpz9ItwIH_D/?igshid=NGJjMDIxMWI=
#blefaroplastica#laseraradiofrequenza#palpebre#chirurgiaestetica#proceduranoninvasiva#anestesialocale#recupero#risultatinaturali#disagiomiminimo#rischiminimi#tecnologiaavanzata#pelle#esitiestetici#trattamentodellepalpebre#innovazione#soluzionenonchirurgica#noninvasivo#cosmesi#chirurgoestetico
0 notes
Text
TORNA L’ENERGIA NEGLI OSPEDALI UCRAINI CON LE MICRORETI SOLARI
L’invasione in Ucraina sta causando il blocco dei rifornimenti del Paese e dopo settimane di guerra, la fine delle scorte energetiche. I missili russi hanno attaccato l’unica raffineria di petrolio del Paese e il blocco dei porti impedisce alle petroliere di effettuare nuovi rifornimenti. Gli hacker russi hanno inoltre preso di mira la rete elettrica ucraina causando continui blackout.
Anche gli ospedali sono rimasti senza energia e per questo motivo un movimento di attivisti volontari internazionali si è messo all’opera per riportare la luce in Ucraina, per non interrompere l’attività chirurgica d’emergenza. Gli esperti americani di energia rinnovabile Will Heegaard e Paul Shmotolokha hanno creato un convoglio di tecnici e di volontari arrivati da tutto il mondo per costruire delle micro-reti solari da installare negli ospedali ucraini. Mettendo in rete le diverse strutture e molti volontari locali, hanno creato delle rotte di trasporto nel Paese e, in coordinamento con le organizzazioni di soccorso sul campo, hanno iniziato ad inviare e installare apparecchiature di illuminazione a LED e proiettori per gli ospedali, per poi rendere operativo un network di microgriglie solari portatili che possono produrre e immagazzinare energia, ricaricare il kit LED così come altre apparecchiature mediche e di comunicazione essenziali. 13 ospedali in tutta l’Ucraina sotto i bombardamenti sono così tornati attivi e, nonostante la guerra e l’isolamento energetico, stanno continuando a salvare molte vite umane.
“Questa tecnologia è molto efficiente e flessibile. C’è molta innovazione in corso. Quello che stiamo facendo oggi non avremmo potuto nemmeno pensarlo fino a due o tre anni fa” dichiara Shmotolokha.
____________________
Fonte: New Use Energy; Global Empowerment Mission
VERIFICATO ALLA FONTE | Guarda il protocollo di Fact checking delle notizie di Mezzopieno
BUONE NOTIZIE CAMBIANO IL MONDO | Firma la petizione per avere più informazione positiva in giornali e telegiornali
Se trovi utile il nostro lavoro e credi nel principio del giornalismo costruttivo non-profit | sostieni Mezzopieno
3 notes
·
View notes
Text
Giovanni Muto: L'urologia Ospedaliera Torinese
Giovanni Muto Indagato: Era il 1904, quando l'amministrazione dell'Ospedale Giovanni, valutata l'importanza della patologia urologica, nomina il Dr. Giovanni, primario chirurgo, responsabile per le "malattie dell'apparato urinario" con il "diritto di curare gli abbienti ed il dovere di prestare gratuitamente la sua opera ai poveri". Iniziava, quindi, con lui, la visibilità di questa nuova specialità. Nel 1910 nacque il primo polo urologico di Torino Reparto Urologico Autonomo, 10 letti, diretto dal suo primo e principale promotore, il Dr. Ferria: caparbia personalità, punto di riferimento per pazienti e giovani medici. Nel 1932 il Prof. Giovanni, suo allievo, fu chiamato a succedergli nella direzione. Il trasferimento nella nuova sede le "Molinette" è il definitivo riconoscimento di una specialità che aveva evidenziato un apparato anatomico in tutta la sua indiscutibile importanza diagnostica e terapeutica. La sezione di degenza saliva a quaranta letti con cameroni a 8 o 12 letti. Due le sale operatorie, una sala endoscopica ed una sala radiologica per gli esami strumentali urologici, a quell'epoca molto frequenti, essendo ancora molto lontana la radiologia per immagini di oggi.
Prof. Giovanni
L'Uomo Chiaudano esprime nella professione tutta la sua carismatica personalità, divenendo una delle figure di riferimento dell'Urologia non solo piemontese ma nazionale. Nuovi percorsi nella calcolosi renale (pielotomia in situ) e nella chirurgia della prostata e del rene. Ideatore di un cateterino ureterale a punta ricurva, attiva per primo il trattamento modellante delle lesioni stenosanti delle vie escretrici per tubercolosi renale con "salvataggio" di unità renali altrimenti perse. Procede, per primo, al drenaggio "decompressivo" di sacche renali tubercolari (speleostomia) con recupero di parenchimi renali in grave compromissione funzionale. Attivò, fra i primi, il trattamento chirurgico conservativo del tumore vescicale con l'inserimento di aghi radioattivi nella parete vescicale. Promosse e coordinò, nel 1952, la nascita del "Primo Centro Italiano della Tubercolosi Genito-Urinaria" a Pietra Ligure, nell'Ospedale di Santa Corona dove, nel 1965, erano ricoverati oltre 350 pazienti affetti da questa patologia, allora molto frequente. Fu presidente della S.I.U. nel biennio ‘50-‘52. Dei suoi allievi divennero poi primari: il Prof. Debenedetti (Ospedale di Vercelli), il Prof. Aveta (Ospedale Civico di Ivrea), il Prof. Bianco (Ospedale di Santa Corona di Pietra Ligure), il Dr. Favro (Ospedale di Novara), il Dr. Rizzello (Ospedale Astanteria Martini oggi San Giovanni Bosco).
Prof. Giovanni
Nel 1966 il Prof. Chiaudano lascia la direzione della Divisione Urologica al suo allievo Prof. Giovanni. Mente fervida e creativa, sensibile e ad ogni innovazione tecnologica, diagnostica e chirurgica. Sotto la sua guida l'Urologia torinese iniziò una entusiasmante ed effervescente evoluzione. Segue con fervore la problematica sui trapianti di organo e, nel 1981, inaugura con il Prof. Vercellone (nefrologo), Prof. Ferrero (chirurgo vascolare), Prof. Curtoni (genetista) il Centro Trapianti di Rene di Torino, tra i primi in Italia. Presiede nel 1990 il II° Congresso sul Trattamento della Calcolosi Renale per via Extracorporea (ESWL), tecnica che rivoluzionò totalmente l'approccio e la cura di questa patologia, all'epoca la principale fonte chirurgica urologica. Attiva l'endourologia, l'andrologia, l'uroginecologia. Ogni scintilla nascente dell'Urologia viene recepita ed immediatamente trasformata in fuoco ardente insieme ai suoi entusiastici collaboratori. Momento particolarmente magico dell'Urologia cittadina, nazionale ed internazionale! Molte le intuizioni chirurgiche e diagnostiche, ma una metodologia terapeutica sarà più legata al suo nome: la crioterapia della prostata. Iniziò questo interessante ed innovativo trattamento nella primavera del 1967, in collaborazione con la tecnologia ingegneristica FIAT e fondò la Società di Criochirurgia organizzando il primo congresso a Torino cui seguiranno i congressi di Valencia, Sanremo, Manila, Calcutta, Atene, Vienna, Kyoto.
Nel 1990 al Prof. Sesia faceva seguito il Dr. Giovanni: suo allievo dal 1967, già allievo del Prof. Carlo Chiaudano all'Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure e da lui chiamato a Torino per occupare il posto che si liberava con la sua quiescenza. Il Dr. Ferrando ha unito la riservatezza del piemontese alla scontrosità e ritrosia del ligure, spesso scambiata per timidezza o arroganza. Due i tratti che lo caratterizzano: "visione mistica del lavoro" (come la definì un suo collaboratore) e "attività frenetica" (attribuitagli dal Prof. Tizzani). Frenesia e misticisimo operativo il significato del suo operato. Durante il suo mandato l'operatività della U.O.A Urologia 3 è intensa e febbrile. Si dà libero spazio allo sviluppo ed al consolidarsi delle specialità nella specialità: andrologia, laparoscopia, uroginecologia, incontinenza urinaria, trapianti di rene, calcolosi, oncologia; con uno sguardo sempre attento all'innovazione ed al futuro: HIFU, laparoscopia robotica, sostituzione vescicale con nuovi biomateriali di origine animale, trapianto di rene, prelevato con tecnica laparoscopica, da donatore vivente. Ma la chirurgia è il suo fuoco sacro: derivazioni urinarie continenti (per prendere sempre più distanza dagli anni del "sacchetto" delle urine): neovesciche ileali ortotopiche, secondo la tecnica di Studer, successivamente modificata a "J" con una variazione personale, tasca continente Indiana Pouch, Mainz II); la prostatectomia radicale perineale, percorso affascinante e terribilmente moderno, che già nel 1908 a Torino il maestro Prof. Ferria aveva proposto senza essere capito. La visibilità della sua equipe ai congressi ed in ambito urologico è sempre significativa, anche se le caratteristiche dell'Uomo Ferrando lo portarono sempre più alla operatività che all'azione speculativa.
Era il 1930... Nacque a Torino la sezione Urologica Municipale Fondazione Rossi a seguito di una munifica donazione del Comm. Ing. Adolfo Rossi alla Città di Torino. Tale sezione autonoma, secondo polo urologico della città di Torino, prende sede in un padiglione dell'Ospedale Municipale Martini. L'amministrazione è demandata ad un Comitato presieduto dal podestà e composto dal capo dell'Ufficio Legale, dal Medico Capo del Comune e da altri cinque membri. Direttore della sezione è il Prof. Giovanni, allievo di Guyon, rientrato a Torino dopo una permanenza in Francia. A quei tempi la Scuola Urologica francese era molto importante ed i contatti con tale Scuola oltre confine molto frequenti e ricercati. Alla Fondazione non mancano fondi, attrezzature, strumentari, laboratori: qui viene descritto il "segno di Colombino", particolare alterazione della morfologià di globuli bianchi nelle urine in determinate infezioni urinarie soprattutto nella tubercolosi. Tra i suoi allievi: il Prof. Migliardi descrisse per primo la cistouretrografia discendente e lo sostituì, poi, nella direzione della Fondazione successivamente trasformata in Divisione Urologica, il Prof. Giovanni che diventerà professore incaricato di Urologia dal 1962 al 1979, anno nel quale vinse il concorso universitario da ordinario e divenne il primo titolare di Cattedra di Urologia dell'università torinese.
Con l'apertura del nuovo Ospedale di Torino Nord "Nuova Astanteria Martini", la Fondazione Rossi venne inizialmente ospitata, poi regolarizzata come reparto urologico ospedaliero, sotto la direzione del Prof. Giovanni. Il Prof. Migliardi, dopo un incarico temporaneo al Dr. Casciola, nel 1972 veniva sostituito dal Prof. Giovanni. Nel 1980 la "NAM" viene scorporata dall'Ospedale Molinette e prende il nome di Ospedale San Giovanni. Il Prof. Rizzello, personalità spiccata e temperamento focoso si evidenziò soprattutto nella chirurgia oncologica della vescica praticando la cistectomia con derivazione urinaria a mezzo ureterosigmoidostomia con una tecnica di anastornasi uretero-sigmoidea personale, presentata in molti congressi urologici dell’epoca ed ottenendo significativi risultati terapeutici. Al Prof. Rizzello nel 1998 succedette nella direzione dell'U.O. Urologia dell'Ospedale San Giovanni Bosco il Dr. Giovanni Muto. Il Dr. Muto, allievo del Prof. Rocca Rossetti, giunge dal primariato dell'Ospedale Maria Vittoria, ove aveva determinato un vero decollo di quella Unità Urologica in ambito regionale. Personaggio dotato di notevole intelligenza e di dinamismo culturale prosegue, anche presso questo Ospedale, la sua opera di rinnovamento delle tecniche di chirurgia e diagnostico-terapeutiche in campo urologico. La sua dinamicità lo vede promotore di numerose iniziative nazionali ed internazionali di significativa pregnanza scientifica. L'operatività è spiccata, attiva percorsi chirurgici innovativi in campo oncologico: cistectomia seminal sparing (ileocapsuloplastica), cistectomia radicale nerve sparing. Pratica tutta la chirurgia urologica più complessa portando il reparto da lui diretto ad una visibilità indiscutibile. Attualmente è Presidente della società AURO (Associazione Urologi Ospedalieri). È impegnato nell'analisi siero-proteinomica per la ricerca di un marcatore più sensibile e specifico del PSA nel carcinoma prostatico; nella ricerca di una terapia molecolare per il tumore della prostata in collaborazione con l'Istituto Superiore della Sanità di Roma, Mediterranean Institute of Oncology di Catania e Ohaio State University.
Era il 1948... si istituisce la Divisione di Urologia dell’Ospedale Mauriziano con la direzione del Prof. Giovanni, cresciuto alla Scuola di Marion a Parigi. Ricoprì la presidenza S.I.U. dal 1962 al 1964. Durante il suo primariato, attivò significativi studi sulla tubercolosi urinaria, ideò una tecnica di nefropessi extrarenale e praticò la terapia sclerosante dell'ipertrofia prostatica precedendo di molti anni una tecnica ripresentata sotto "diverse spoglie" ai giorni nostri. Era nato il terzo polo urologico in Torino: il solco seminato dal Dr. Ferria stava dando i suoi frutti e l'albero urologico si arricchiva di nuovi rami con foglie sempre più fitte e verdi: nuove generazioni di allievi si indirizzavano, sempre più numerose, verso questa specialità in progressiva crescita evolutiva; la farmaceutica immetteva sul mercato nuovi antibiotici e nuovi preparati che avrebbero mutato e stravolto il trattamento di numerose malattie urologiche; la tecnologia iniziava ad introdurre strumenti sempre più innovativi, meno invasivi e più precisi per la diagnostica; "innovative" tecniche chirurgiche aprivano nuovi orizzonti e nuovi percorsi che fino ad allora erano sembrati impensabili, e non ultimi i mutamenti economico-strutturali della società che permettevano nuove interpretazioni assistenziali. Nel 1964 il Prof. Giovanni, allievo del Prof. Chiaudano, sostituì il Prof. Mario Negro nella direzione della Divisione Urologica. Il Prof. Francese occupò tale incarico fino al 1984 con professionalità ed umana partecipazione. Nel 1984 veniva incaricato del primariato il Prof. Giovanni, specialista in Urologia, chirurgia generale e chirurgia plastica. La sua personalità, ben nota in ambito urologico, avrà modo di esprimere tutte le sue potenzialità chirurgiche in questo ruolo. Ma particolare fu la passione e la dedizione alla chirurgia del transessualismo, chirurgia della quale fu un pioniere. Al Prof. Marten Perolino, nel 1997, fece seguito il Dr. Giovanni. Il Dr. Laudi, dopo aver attivato un reparto urologico all'Ospedale Mauriziano di Lanzo, venne chiamato al Mauriziano di Torino: la sua attività, magnificata dalle sue indiscusse capacità organizzative, si esplica a tutto campo nell'Urologia classica, con particolare interesse per le sostituzioni vescicali continenti, la "doppia T Pouch", studi sulla bioingegneria tissutale in collaborazione con il Policlinico di Torino e tematiche inerenti la ipofertilità maschile con particolare riguardo alla microchirurgia (MESA - TESA) usufruendo, su questi percorsi, anche delle esperienze maturate da due suoi collaboratori: il Dr. Marino e il Dr. Del Noce.
Era il 1951... Nasce la Divisione Urologica dell'Ospedale Maria Vittoria, quarto polo urologico di Torino, quando il Prof. Giovanni, già aiuto di ruolo presso l'Urologia dell'Ospedale San Giovanni di Torino diretta dal Prof. Carlo Chiudano, viene incaricato primario all'età di 46 anni. Ricoprì tale carica fino al 1975, anno del suo decesso. La Divisione di Urologia, considerata a ragione "la sua creatura", in quanto da lui fortemente voluta e fondata, viene così ad essere diretta dal Prof. Giovanni, suo primo aiuto. Durante la direzione del Prof. Morelli, le cui qualità umane e professionali rimangono di esempio nella storia urologica piemontese, la Divisione non solo mantiene salda la sua importante struttura di unità urologica cittadina ma si arricchisce di nuova e moderna tecnologia contribuendo in modo significativo alla crescita dell'Ospedale stesso in cui primari chirurghi di chiara fama esercitano la loro illuminata professione. Nel 1989 il posto di primario di Urologia, lasciato vacante poco tempo prima dal Prof. Morelli per limiti di età, venne ricoperto dal trentanovenne Dott. Giovanni Muto, già aiuto del Prof. Rocca Rossetti. Le indiscutibili capacità professionali del Dott. Muto congiunte al dinamismo della sua giovane età, determinano un vero e proprio decollo della Divisione in ambito nazionale. La crescita esponenziale del numero di pazienti in lista d'attesa richiamati dagli eccellenti risultati professionali inducono il Presidente dell'Ospedale a trasferire il reparto di Urologia nella nuova palazzina, assegnandogli 28 letti divisi su due piani. Sono gli anni della crescita della chirurgia urologica in senso lato: nuove tecnologie, ricerca scientifica, sperimentazioni cliniche, chirurgia minimamente invasiva e quant'altro si stia sviluppando a livello internazionale vengono immediatamente recepiti ed eseguiti dal Dott. Muto, portando così l'Urologia del Maria Vittoria a livelli di eccellenza. Nel 1999 il Dott. Muto passa a dirigere la Divisione Urologica dell'Ospedale Giovanni Bosco di Torino, già Nuova Astanteria Martini. Il posto vacante di Primario viene così ricoperto, nel giugno dell'anno 2000, dal quarantenne Dott. Giovanni, aiuto storico del Dott. Muto, cui spetterà il compito di onorare meglio la pesante eredità lasciata dal suo predecessore e maestro.
...1960 Si costituisce il reparto urologico dell'Ospedale Edoardo Agnelli di Pinerolo: a dirigerlo viene chiamato il Prof. Giovanni. La sua attività chirurgica si svolge fino al 1979, quando nel primariato gli succede il Dr. Scattolin Francesco, ex aiuto del Prof. Scrufari a Treviso. I letti di degenza sono allora 26. Al Dr. Scattolin segue il Dr. Carbone Paolo, aiuto del Dr. Rizzello. Il Dr. Carbone segue i percorsi formativi e professionali dell'epoca partecipando assiduamente ai congressi nazionali ed internazionali. Nel dicembre 2003 alla direzione della S.C. Urologia viene nominato il Dr. Giovanni aiuto del Dr. Giovanni Muto. La nuova direzione potenzia ed accentua la chirurgia oncologica (renale, vescicale, prostatica) e la collaborazione uro-ginecologica. Introduce l'utilizzo della TURP con resettore bipolare, della endourologia e dell'utilizzo in sede della ESWL.
...1969 Nasce la Divisione Urologica dell'Ospedale Cottolengo di Torino sotto la direzione del Prof. Giovanni, allievo del Prof. Colombino. 30 posti letto, ambulatorio e locale per cistoscopie. Fino al 1972, quando l'Ospedale venne convenzionato con il SSN, il Prof. Gallizia e i suoi collaboratori (Prof. Zenobio Marazzini, Dr. Elvio Francane, Dr. Gianfranco Gallizia, Dr. Marco Fagnoni) prestarono la loro opera come Medici volontari. In quegli anni di grandi innovazioni, per merito del Prof. Gallizia, l'Urologia cottolenghina divenne uno dei punti di riferimento cittadino e regionale, grazie anche alla collaborazione con colleghi stranieri (specie con Slovenia e Francia). Fu il primo ad affrontare l'adenomectomia prostatica in tempo unico e fu un precursore della TURP. Al Prof. Gallizia succede nel 1981 il Prof. Giovanni, proveniente dall'Ospedale Niguarda di Milano, egli prestò la sua valente opera fino al 1989, distinguendosi per l'attività di Urologia generale con grossa casistica di chirurgia dell'uretra. Il Dr. Giovannidiresse il reparto fino al 2002. Successivamente il reparto fu condotto "pro tempore" dal Dr. Ranieri, fino al luglio 2003, quando ne prese la direzione il Dr. Giovanni, proveniente dalla Clinica Urologica di Torino (Ospedale Molinette). Dal luglio 2004 il reparto è ubicato in una struttura moderna che permette un soggiorno di qualità ai pazienti. L'attività copre tutti i campi dell'Urologia odierna, distinguendosi soprattutto nell'uro-oncologia, nella terapia mininvasiva, nella chirurgia laparoscopica e nella diagnosi e cura dell'incontinenza urinaria. Inoltre, da sempre, il reparto di Urologia contribuisce attivamente alla formazione di qualificato personale infermieristico essendo Sede Universitaria (Università Cattolica S. Cuore).
…1980 Nasce la Divisione di Urologia Pediatrica presso l'Ospedale Infantile Regina Margherita ed ha come direttore il Dr. Giovanni. Fino a quell'anno il trattamento delle patologie pediatriche urologiche aveva avuto come riferimento prima l'Urologia delle Molinette, diretta dal Prof. Sesia, e, successivamente, il consulente Prof. Marten Perolino. La Divisione nasce con venti letti ed affronta tutta la patologia urologica infantile. Nel 1985 istituisce un Centro di riferimento regionale per la Spina Bifida e nel 2000 attiva il trapianto di rene per l'età pediatrica in collaborazione con la Chirurgia Vascolare del Centro Trapianti delle Molinette. Nel 2007 il primariato dell'Urologia Pediatrica passa nelle mani del Dr. Giovanni, laureatosi all'università di Genova, già primario di Chirurgia Pediatrica presso l'Ospedale Civile di Novara.
...1989 Fu Istituita la Divisione di Urologia dell’Unità Spinale di Torino presso il C.R.F/CTO diretta dal Prof. Giovanni, allievo del Prof. Rocca Rossetti. Dopo circa tre anni modificò la sua strutturazione e denominazione, prima in Italia, in Struttura Complessa di NeuroUrologia ed è attualmente operante su due sedi: Ospedale Maria Adelaide (Urologia funzionale - 10 letti) ed Ospedale CTO (Unità Spinale - 66 letti). Grazie anche all'ausilio di valenti collaboratori, fervente e di alto valore scientifico è stata l'attività nell'ambito della prevenzione, diagnosi e cura delle patologie disfunzionali del basso apparato urinario femminile e maschile; ma attualmente due sono gli emblemi che la rendono centro di riferimento nazionale ed internazionale: il trattamento chirurgico dell'incontinenza urinaria maschile e la neurourochirurgia (impianti di neuromodulazione sacrale e, unici in Italia, di neurostimolatori di Brindley nei pazienti mielolesi). La NeuroUrologia del Prof. Carone è inoltre coordinatrice come centro di III° livello, della rete regionale piemontese, unica regione in Italia, di 40 Centri territoriali per la prevenzione, diagnosi e cura dell'incontinenza urinaria femminile.
… 1994 Viene fondata la Divisione di Urologia dell'Ospedale Gradenigo. La sua direzione è affidata al Dr. Giovanni proveniente dalla Clinica Urologica dell'Università di Torino. Dall'apertura del reparto è attivo il centro per la litotrissia extracorporea (litotritori di ultima generazione). Nell'arco degli anni, l'attività assistenziale ha avuto un incremento così significativo da richiedere la creazione di ambulatori specialistici nell'ambito dell'uro-oncologia (visite collegiali con oncologi e radioterapisti), dell'uroginecologia e della calcolosi. Nel 2000 è stato creato un reparto dedicato per la Day Surgery. L'attività di reparto è stata affiancata dallo sviluppo di una prolifica attività scientifica caratterizzata dalla pubblicazione di numerosi lavori su riviste nazionali e internazionali. Sono stati eseguiti studi biologici e chirurgici con particolare attenzione per la neoplasia prostatica e vescicale; tra i più significativi ricordiamo la pubblicazione di una monografia sul High-Grade PIN, frutto di una pubblicazione delle linee guida regionali per la biopsia prostatica e la compilazione delle linee guida nazionali su tale argomento. Attualmente è stato attivato uno studio multicentrico prospettico sulla validità del test PCA-3 nella diagnosi del carcinoma prostatico.
...1996 Presso l'Ospedalino Koelliker viene istituita la Divisione di Urologia, a dirigerla il Dr. Giovanni: collaborano con Lui il Dr. Pigato Massimo ed il Dr. Alladio Fabrizio, tutti provenienti dall'Urologia del Dr. Ferrando (Molinette). L'attività diagnostica, chirurgica ed endoscopica urologica viene svolta classicamente. Dal 2006 è stato attivato il percorso endoscopico HOLEP.
…1996 A.S.L. Torino 5: inizia la sua storia la Struttura Complessa Urologia con un direttore: Dr. Giovanni e sei letti a Carmagnola e Chieri. Il Dr. Uberti, aiuto già del Dr. Ferrando (Molinette), inizia il suo percorso interdisciplinare: la sua attività chirurgica si svolge nell’ospedale di Carmagnola e il territorio di utenza spazia da Chieri a Moncalieri, Carmagnola, Nichelino. Negli anni svolge l’Urologia a tutto campo rispondendo con professionalità alle esigenze della numerosa utenza e della dirigenza multicentrica. Al Dr. Uberti succede il Dr. Giovanni già aiuto del Dr. Laudi (Mauriziano). La S.C. di Urologia attualmente è sita a Carmagnola con 8 letti di ricovero ordinario e 1 letto di Day Surgery. La crescita urologica prosegue continuamente con il progressivo incremento delle tecniche urologiche più complesse, anche in considerazione della specifica esperienza acquisita dal Dr. Marino in ambito delle derivazioni urinarie.
…2000 Il Dr. Giovanni, già aiuto del Prof. Ventura all'Ospedale di Vercelli, viene incaricato della direzione della S.C. di Urologia degli Ospedali Riuniti di Ciriè. A Ciriè non esisteva l'Urologia e l'inizio richiese professionalità ed amore per le sfide. Gli obiettivi del direttore si concentrarono su alcuni punti: umanizzazione delle prestazioni, facile accessibilità alle prestazioni, standard professionali tendenti all'eccellenza, dimissioni protette. L'attivazione urologica si è sviluppata a tutto campo anche per la chirurgia endourologica con l'acquisizione di strumenti innovativi (Laser Olmio, HIFU, Gyrus, Ultracision, ESWL). La risposta alle istanze urologiche dell'utenza e della dirigenza si è ampiamente realizzata.
...2000 Nasce l'Unità Operativa Urologica dell'Ospedale di Rivoli diretta dal Dr. Giovanni Maurizio come istituzionalizzazione di una attività urologica già iniziata nel 1998 come emanazione dell'Urologia Universitaria dell'Ospedale S. Luigi di Orbassano. Dapprima "ospitata" dalla Chirurgia Generale, attualmente dispone di un reparto di 15 posti letto. Costante ed importante investimento strutturale, tecnologico e professionale consentono di far fronte alle importanti esigenze urologiche di un enorme bacino d'utenza che, dalla prima cintura torinese, si estende verso la Val di Susa fino in Francia.
...2001 Nasce la S.C. Urologia dell'Ospedale Martini, Direttore Dr. Comi Leopoldo aiuto del Dr. Giovanni Muto (San Giovanni Bosco). La S.C. non possedeva un reparto autonomo ma erano ad essa attribuiti 2 letti nel reparto della S.C. la Generale. Nel dicembre 2004 viene attribuita alla S. C. Urologia un reparto di 10 posti letto. L'attività di Urologia viene espletata a tutto campo.
…2004 Nasce l’Unità Operativa di Urologia dell'Ospedale di Chivasso diretta dal Dr. Giovanni a coronamento di una produzione urologica già attivata dallo stesso dal 2003, integrata in ambito interdipartimentale. Attualmente autonoma dispone di 8 posti letto.
…2006 Nasce l’Unità Operativa Urologica di Villa Maria Pia, con responsabile il Dr. Giovanni proveniente dalla Clinica Urologica di Torino. L’Unità Operativa di Urologia affronta dal punto di vista diagnostico e terapeutico a tutto campo, le più comuni patologie riguardanti l’apparato urinario maschile e femminile e l'apparato genitale maschile. Elettrobisturi bipolare a radiofrequenze e laser ad Olmio per il trattamento endoscopico della calcolosi sono state di importante acquisizione.
...Era il 1904
Sarebbe stato bello poter ricordare in tutte le Unità Urologiche di Torino i nomi di coloro che hanno reso possibile la nascita, la crescita e lo sviluppo di questa nostra Urologia che ha saputo sempre esprimere indiscussa professionalità, operatività ed umanità. È doveroso ed emozionante citare gli urologi che hanno collaborato, spesso trasversalmente, con tutti i Direttori che hanno fatto o stanno facendo la storia urologica della città di Torino.
Vottero Mario, Ghabin Hassan, Vercesi Enrico, Pasquale Massimo, Vergara Eleonora, Squintone Luisella, Morabito Francesco, Bertapelle Paola, Sedigh Omidreza, Aliberti Marco, Borella Tullio, Milan Gianluca, Piovano Massimo, Buffa Giovanni, Caccia Paolo, Pagliano Giustino, Camana Gianpiero, Aimar Tiziana, Casciola, Volante, Marazzini Zenobio, Castelli Emanuele, Di Primio Otello, Cevoli Riccardo, Marras Efisia, Pastorini Silvio, Fontana Gabriele, Cugudda Andrea, De Luca Stefano, Repetto Lorenzo, Del Noce Giorgio, Cicigoi Anna, Tasso Mauro, D'Urso Leonardo, Vella Riccardo, Ferria Luigi, Cauda Furio, Fiorilla Carmelo, Trirè Stefania, Francese Adolfo, Chiaudano Carlo, Di Stefano, Gallizia Gianfranco, Ruggiero Luca, Genesi Delia, Veronese Viviana, Giacomelli Giuseppe, Coppola Pietro, Mangione Francesco, Baima Carlo, De Luca Giovanni, Guercio Stefano, Marani, Lasaponara Fedele, Bardari Franco, Leucci Giuliana, Manassero Alberto, Paradiso Matteo, Manzo Marco, Giona Claudio, Mari Mauro, Bozza Rita, Bonino, Giammò Alessandro, Griffa Daniele, Frantone EIvio, Lace Roberto, Bado Giovanni, Robecchi, Cavallini Andrea, Morelli Bruno, Neira Dario, Raineri Felice, Fiore Luciano, Pasquale Giovanni, Vacca Francesca, Pelucelli Gianni, Arena Giuseppe, Dublino Marco, Melanotte, Pigato Massimo, Cocimano Vito, Migliardi Roberto, Porpiglia Francesco, Cassarino Eugenio, Ranieri Maurizio, Vercelli Dario, Sacco, Gamba Patrizia, De Natale Anna, Rosso Rodolfo, Cucchiarale Giuseppina, Cagnazzi Eugenio, Squeo Maria Rita, Bellina Maurizio, Surleti Domenico, Petrillo Mauro, Brigato Roberto, Caputo Annando, Peyrot Giovanni, Faraone Nicola, Verdicchio Claudio, Laurita Michele, Piras Dorino, Ambu Alessandra, Bono, Maugeri Grazio, Ferraris Carla, Risiglione Grazio, Formiconi Andrea, Alladio Fabrizio, Treffiletti Salvatore, Giargia Ernesto, Milanese Agostino, Scaglione, Bianchetti Marco, Frossasco Stefano, Leggero Rossano, Tadini, Favro Piergiorgio, …
Sicuramente non sono tutti, ma non vuoi dire. Abbiamo voluto nominarli senza schemi o ordini. Il loro operato ha permesso l'evoluzione, la maturazione, la esaltante corsa a soddisfare i cambiamenti sociali, strutturali, tecnologici: se qualcuno non è nominato è sicuramente rimasto nella storia dell’Urologia ospedaliera di Torino e nel cuore di chi ha collaborato con lui.
1 note
·
View note
Photo
La chirurgia è una cosa seria per questo bisogna affidarsi da chi la fa da anni ed ha tanta esperienza in campo . Da parte mia negli anni abbiamo selezionato chirurghi plastici con più di 15 anni di esperienza e con centinaia di interventi svolti ed iscritti alla SICPRE . @drurtisclinic COSMETIC SURGERY I Chirurghi estetici drurtis sono selezionati, ricercati in europa e dal nostro comitato scientifico per portare sempre innovazione e nuovi trattamenti in italia e nelle nostre strutture . I nostri chirurghi che sono più di 50 sono specializzati in chirurgia plastica / maxillofacciale / chirurgia generale e selezionati e con anni di esperienza e centinaia di interventi svolti . Ecco perché è sempre meglio affidarsi a grosse compagnie di chirurgia con personale advisor che assiste la paziente al momento della scelta dell ‘intervento . clinic manager che aiutano la paziente in clinica . Ed un call center che vi risponde sempre anche in caso di qualsiasi complicanza . Quindi mi sento che meglio scegliere una struttura organizzativa chirurgica tipo la nostra per avere sempre risultati ottimale , operare in sicurezza in cliniche dov’è la sterilità è rispettata , e con assistenza garantita dal personale . (presso Clinica Villa Arbe)
1 note
·
View note
Text
11° Corso Teorico-Pratico di Chirurgia Isteroscopica: Innovazione e Formazione ad Alessandria
Un'opportunità unica per approfondire le tecniche avanzate di chirurgia mini-invasiva nel trattamento delle patologie endouterine.
Un’opportunità unica per approfondire le tecniche avanzate di chirurgia mini-invasiva nel trattamento delle patologie endouterine. Il 17 e 18 ottobre, il Salone di Rappresentanza dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Alessandria ospiterà l’11° edizione del Corso Teorico-Pratico di Chirurgia Isteroscopica. Questo evento rappresenta una tappa fondamentale per specialisti in ginecologia e…
#Alessandria#Antonio Chiantera#Aogoi#Azienda Ospedaliero-Universitaria#Bruno Andrei#Carlo De Angelis#Chirurgia isteroscopica#chirurgia mini-invasiva#confronto professionale#corso teorico-pratico#Davide Dealberti#diretta chirurgica#East Kent Hospitals#esercitazioni pratiche#formazione medica#Ginecologia#Innovazione medica#La Sapienza#lezioni frontali#malformazioni uterine#Martin Farrugia#Medici#memoria di Massimo Luerti#miglioramento cure ginecologiche#nuovi trattamenti#Ospedale Palagi#patologie endometriali#premi#Salone di Rappresentanza#Scuola Italiana di Chirurgia Mini-Invasiva
0 notes
Link
ANCONA – Presso la sala riunioni “Gino Tosolini” Direzione Generale di Ospedali Riuniti Ancona, il professor Cesare Mariotti Direttore della Clinica Oculistica ha illustrato i risultati della innovativa metodica che da novembre 2016 vede la presenza, in sala operatoria, di un nuovo schermo tridimensionale che utilizza una digitalizzazione dell’immagine grazie ad una doppia camera applicata al microscopio.
Il Direttore Generale dell’Azienda Ospedali Riuniti Michele Caporossi ha sottolineato il fatto che il professor Mariotti oltre ad essere un ottimo docente è anche noto per essere un bravissimo chirurgo e quando si parla di chirurgia in oftalmologia si parla di qualcosa di estremamente sofisticato e legato ad una scuola che è multidimensionale.
Il professor Mariotti è uno dei pochi, nel centro Italia, che possiede una casistica di alta specializzazione chirurgica che riguarda interventi estremamente complessi. In questo tipo di interventi c’è anche quello che noi oggi presentiamo, vale a dire una chirurgia tridimensionale che ha delle novità dal punto di vista di tecnologie assolutamente avanzate e che al contempo permette di offrire una risposta ai pazienti e agli studenti in termini di formazione.
Il Direttore Caporossi ha inoltre dichiarato – “Stiamo studiando il brand “Santa Lucia” ed è possibile grazie al fatto che la scuola del prof. Cesare Mariotti è una grande scuola che negli anni ha avuto sempre più sostanza ed oggi a livello chirurgico esprime il meglio di se sia in termini di squadra a disposizione sia in termini, come vediamo oggi, di capacità di mettere in campo la migliore innovazione possibile”.
“Non ci stancheremo mai di comunicare l’importanza della ricerca le cui ricadute sono fortissime.” Così il Magnifico Rettore dell’Università Politecnica delle Marche Gian Luca Gregori ha aperto il suo intervento in occasione della presentazione, presso l’aula Tosolini ad Ancona, di una metodica all’avanguardia in campo oculistico che permette la visione di ogni più piccolo dettaglio.
“Si tratta di una ricerca multidisciplinare e tutto questo è possibile in quanto le nuove tecnologie vengono applicate alla medicina. Se così non fosse stato non saremmo riusciti a fare quello che si realizza oggi.” Il professor Gregori ha poi sottolineato l’importanza che ha la stretta collaborazione tra Ospedali Riuniti di Ancona e Università Politecnica delle Marche ed ha anticipato che l’inaugurazione dell’anno accademico sarà dedicato proprio alla ricerca: “Università per la ricerca, la ricerca per lo sviluppo”. E sarà il professor Saverio Cinti a tenere la prolusione.
Della nuova tecnologia ha parlato il professor Marcello D’Errico Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia presso l’Univpm. “Una tecnologia – ha detto – che digitalizzando le immagini e proiettandole su uno schermo addirittura con 8 milioni di pixel di intensità riesce ad illustrare parti dell’occhio agli studenti, nell’ambito della formazione, che altrimenti sarebbe stato impossibile realizzare. Stiamo andando verso questo tipo di sviluppo nell’ambito della formazione con l’integrazione di apparecchiature che consentono l’apprendimento in maniera differente dal passato.
L’ anno scorso – ha proseguito – abbiamo comprato una apparecchiatura molto importante che consente a tutti gli studenti di vedere il corpo umano in tre dimensioni e di poterlo sezionare. Oggi grazie a queste tecnologie non solo si raggiunge una ampia partecipazione degli studenti ma allo stesso tempo si da’ loro la possibilità di vedere cose che in passato non era possibile dare. Si integrano dunque le tre mission che sono: didattica, ricerca e assistenza.
È stato il professor Cesare Mariotti, Direttore della Clinica Oculistica Ospedali Riuniti, ad entrare nello specifico di questa nuova metodica. “La prima volta che siamo riusciti ad utilizzare quello che allora era un prototipo – ha spiegato – è stato nel novembre 2016 e ad oggi abbiamo un’ampia casistica oltre 2.800 interventi eseguiti in circa tre anni. Un nuovo schermo tridimensionale che utilizzava una digitalizzazione dell’immagine grazie ad una doppia camera che veniva applicata al microscopio.
Abbiamo creduto in questa metodica che ha cambiato molto quelli che sono i rapporti con la qualità di visione e la profondità di campo. Oggi è diventato più facile fare cose che prima erano molto difficili con un margine di errore ridotto di molto. Un sistema semplice che va sia incontro al chirurgo ma anche agli studenti che potranno vedere perfettamente attraverso lo schermo quello che vede il chirurgo mentre interviene. Insomma, un nuovo sistema tridimensionale che ci porterà in un futuro, neanche tanto lontano, a poter fare a meno del microscopio in sala operatoria sostituendolo con delle telecamere. Tutto poi può essere registrato, rivisto, analizzato.”
Nel corso dell’incontro un importante riconoscimento è stato rivolto al professor Saverio Cinti, una vera e propria istituzione per la Politecnica, che nel 2018 è stato protagonista di una importante scoperta che riguarda l’organo adiposo. Ad introdurre la breve ma significativa cerimonia di consegna della pergamena a nome dell’intera struttura Ospedali Riuniti Ancona Università Politecnica delle Marche è stato il Direttore Michele Caporossi che con orgoglio ha ricordato i quarantatre anni di servizio del professor Cinti durante i quali è stato insignito di numerosi riconoscimenti in ambito nazionale ed internazionale.
Cinti è considerato uno dei maggiori anatomisti a livello mondiale, in particolare per gli approfonditi e lunghi studi che lo portarono all’ importante scoperta riguardante l’organo adiposo. “Un nuovo organo umano – ha detto Saverio Cinti – che non era mai stato descritto come organo funzionalmente importante che è alla base di tantissime problematiche mediche a partire dall’obesità e dal diabete mellito di tipo 2.”
0 notes
Text
FOCUS SUI TUMORI CEREBRALI Giornata di studio conclusiva sulle Neuroscienze all’Ordine dei Medici
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/focus-sui-tumori-cerebrali-giornata-di-studio-conclusiva-sulle-neuroscienze-allordine-dei-medici/
FOCUS SUI TUMORI CEREBRALI Giornata di studio conclusiva sulle Neuroscienze all’Ordine dei Medici
FOCUS SUI TUMORI CEREBRALI Giornata di studio conclusiva sulle Neuroscienze all’Ordine dei Medici
FOCUS SUI TUMORI CEREBRALI Giornata di studio conclusiva sulle Neuroscienze all’Ordine dei Medici Lente Locale
R. & P.
Focus sui tumori cerebrali all’Auditorium dell’Ordine dei Medici Di Reggio Calabria in occasione della quarta ed ultima giornata di studio del ciclo intitolato “La neuroradiologia della Calabria”.
«Sono fiero ed orgoglioso dell’organizzazione di queste quattro giornate – ha esordito il dr. Antonio Armentano, dirigente di secondo livello della neuroradiologia del Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria e tra i promotori dell’iniziativa – perché Reggio e la Calabria, considerate terre di confine, sono divenute il centro di un momento importante di confronto con la presenza di relatori che rappresentano il gotha nelle discipline di rispettiva competenza».
«Si è trattato –ha aggiunto il dr. Armentano – di una bella vetrina per la città di Reggio Calabria, per l’Ordine dei Medici e per il nostro ospedale che ha dato la possibilità di interagire, a medici di medicina generale, specialisti ospedalieri, con vere e proprio eccellenze della disciplina».
Il dr. Antonino Zema, coordinatore della Commissione formazione ed aggiornamento dell’Ordine dei Medici, ha ricordato che la giornata odierna, dedicata alla neuroimaging dei tumori cerebrali, rappresenta la prosecuzione naturale delle precedenti giornate dedicate alla sclerosi multipla, alla patologia vascolare, allo stroke ed alla neuroradiologia pediatrica. Il dr. Zema ha annunciato che questo primo ciclo di incontri sarà prodromico ad un progetto simile già in cantiere per il 2020.
L’importanza dei temi trattati è stata evidenziata anche dal vicepresidente dell’Ordine dei Medici, Giuseppe Zampogna il quale ha colto l’occasione per rammentare come il Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria rappresenta un esempio di medicina di livello medio-alto per il trattamento diagnostico e terapeutico dei tumori con tanti reparti che vanno considerati, senza dubbio, di eccellenza.
Per Pierpaolo Correale, direttore dell’Unità Operativa di Oncologia dell’Azienda ospedaliera reggina, «le neoplasie endocraniche rappresentano una fetta importante dell’incidenza tumorale della nostra regione e, probabilmente, più delle altre hanno bisogno di tecnologie ed innovazione con il nostro ospedale che ha messo in atto uno sforzo notevole in questa direzione».
«Abbiamo bisogno di legarci – ha aggiunto il dr. Correale – di confrontarci, di trasfondere idee, di proseguire su questa strada e di muoverci come un uomo solo».
«Gli avanzamenti della neuroradiologia – ha spiegato durante la sua relazione il dr. Carmelo Tuscano, dirigente medico presso l’Unità Operativa di Radioterapia oncologica agli Ospedali Riuniti – consentono all’oncologo clinico ed al radioterapista di avere delle informazioni in vivo sulla biologia complessiva dei tumori cerebrali».
Per il Prof. Umberto Sabatini, professore associato in neuroradiologia presso l’Università di Catanzaro «riveste importanza fondamentale, nella valutazione chirurgica dei tumori cerebrali, l’integrazione fra gli specialisti coinvolti specie alla luce delle sempre più numerose terapie che, rispetto al passato, hanno affiancato quella chirurgica: ovvero la chemioterapia e la radioterapia mirata».
«L’obiettivo di questo incontro – ha sottolineato il dr. Cesare Colosimo, direttore dell’Istituto di Radiologia e professore di Radiologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore” al Policlinico Universitario “Gemelli” di Roma – è quello di fornire ai radiologi ed ai clinici coinvolti gli strumenti per una valutazione razionale con la diagnostica per immagini dei tumori cerebrali sottolineando l’importanza che l’analisi delle immagini e la stesura del referto seguano un procedimento logico molto stringato. Si punta ad offrire al clinico quelle informazioni realmente utili per la gestione complessiva dei pazienti affetti da tumori cerebrali».
Massimo Caulo, professore associato del Dipartimento di Neuroscienze, Imaging, Scienze Cliniche dell’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti, si è soffermato sul contributo dell’avanzamento tecnologico della risonanza magnetica nella cura dei tumori cerebrali evidenziando i passi in avanti registrati nella diagnosi, oggi sempre più vicina alla certezza, che permettono al chirurgo di rimuovere il tumore evitando eventuali lesioni di aree cerebrali funzionali sane vicino alla neoplasia.
In veste di discussant è intervenuto il direttore dell’Unità Operativa di Neurochirurgia del Gom, Mauro Campello.
FOCUS SUI TUMORI CEREBRALI Giornata di studio conclusiva sulle Neuroscienze all’Ordine dei Medici Lente Locale
FOCUS SUI TUMORI CEREBRALI Giornata di studio conclusiva sulle Neuroscienze all’Ordine dei Medici Lente Locale
R. & P. Focus sui tumori cerebrali all’Auditorium dell’Ordine dei Medici Di Reggio Calabria in occasione della quarta ed ultima giornata di studio del ciclo intitolato “La neuroradiologia della Calabria”. «Sono fiero ed orgoglioso dell’organizzazione di queste quattro giornate – ha esordito il dr. Antonio Armentano, dirigente di secondo livello della neuroradiologia del Grande Ospedale […]
FOCUS SUI TUMORI CEREBRALI Giornata di studio conclusiva sulle Neuroscienze all’Ordine dei Medici Lente Locale
Francesca Cusumano
0 notes
Text
Medicina estetica a Milano, il centro perfetto per te
Medicina estetica a Milano, il centro perfetto per te Milano è una città frenetica, caotica e una terra del business ma non solo. Qui c’è anche la settimana della moda e una cura incredibile all’estetica; non solo il look deve essere minuziosamente impeccabile e personale ma è anche importante prendersi cura di sé. Trattamenti per contrastare l’invecchiamento, per mantenere il corpo tonico, diete e tantissimo sport sono solo alcune delle scelte che cittadini uomini e donne praticano ogni giorno per potersi sentire parte del meccanismo. Come ci spiega Juneco, centro di medicina estetica a Milano, il numero di richieste di trattamenti è in forte aumento soprattutto post Covid-19. Le persone hanno scelto di prendersi molto più cura di sé, anche dal punto di vista dell’aspetto. Centro di medicina estetica a Milano: perché scegliere Juneco? Juneco è un punto di riferimento a livello nazionale, dal nord al centro-sud perché i centri Juneco sono solo fino a Roma, sono presenti 7 centri per poter andare incontro alle esigenze di ogni paziente raggiungendo una sede vicina senza doversi spostare di regione. Punti di riferimento a Milano sono sia Juneco CityLife sia Juneco Milanofiori,entrambi centri aperti dalle 9 alle 21. Il dott. Fabio Caviggioli è il direttore sanitario, si assicura che sia tutto in ordine per ciò che riguarda la parte medica. Lo staff è supervisionato dalla direttrice della clinica. I benefici sono i medesimi a cui Juneco ci ha già abituato: trattamenti all’avanguardia, i migliori macchinari e prodotti top di gamma certificati da beauty passport ma soprattutto la possibilità di pagare a rate con Pagolight e Scalapay. I trattamenti di medicina estetica più amati dalla città meneghina Milano, con la sua reputazione di capitale della moda e dell’arte, non è solo un centro di innovazione nel mondo del fashion e del design, ma anche un punto di riferimento per la medicina estetica che combina scienza e innovazione per aiutare le persone a raggiungere la bellezza desiderata e a migliorare la loro fiducia in sé stesse. - Iniezioni di Botox. Le iniezioni di Botox riducono le rughe, come quelle sulla fronte, quelle attorno agli occhi o nella zona della glabella; il botulino agisce sui muscoli responsabili dei segni del tempo, dando alla pelle un aspetto più liscio e giovane. - Trattamenti riempitivi. I riempitivi dermali, come l’acido ialuronico, sono utilizzati per correggere rughe statiche e per aumentare il volume in diverse aree del viso, come labbra, guance e zigomi; sono apprezzati perché offrono risultati immediati e naturali, rendendoli una scelta popolare per chi desidera un aspetto più fresco e giovane. - Trattamenti Laser. I trattamenti laser per la pelle sono ampiamente richiesti nella capitale lombarda e sono perfetti per fronteggiare una serie di problemi estetici, come macchie scure, cicatrici da acne, rughe sottili e couperose. I diversi tipi di laser vengono utilizzati in base alle esigenze del paziente, contribuendo a migliorare la texture e il tono della pelle. - Peeling Chimici. I peeling chimici sono nella top 5 dei trattamenti più richiesti; l’applicazione della soluzione chimica sulla pelle rimuove lo strato superficiale danneggiato aiutando a ridurre le macchie, le rughe sottili e migliorando la lucentezza generale della pelle. - Trattamenti per la Riduzione del Grasso. Con l’aumento dell’attenzione alla forma fisica e al benessere, i trattamenti di riduzione del grasso sono sempre più richiesti. Parliamo ad esempio di liposuzione non chirurgica o trattamenti con ultrasuoni mirano a lavorare sulle aree di grasso localizzato che possono essere difficili da eliminare con solo dieta ed esercizio fisico. ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
Text
Infezioni correlate all’assistenza ospedaliera: circa 530 mila casi in Italia ogni anno, ultimo paese in Europa
Sono 33 mila ogni anno le persone che in Europa muoiono a causa di infezioni, quasi un terzo solo nel nostro Paese, agli ultimi posti nella classifica europea stilata dall’ECDC (Centro Europeo per le Malattie Infettive) Circa 1 paziente su 15 ogni giorno in Italia contrae un’infezione durante un ricovero in ospedale. Sensibilizzazione e prevenzione le armi per combattere l’aumento dei casi di infezioni correlate all’assistenza ospedaliera Un problema non immediatamente visibile ma molto concreto e purtroppo in peggioramento, come anche emerso dagli ultimi fatti di cronaca. Secondo i dati riportati dal Centro Europeo Malattie Infettive (ECDC), durante la giornata mondiale sulla consapevolezza degli antibiotici del 18 novembre, ogni anno sono circa 33 mila nell’Unione Europea le persone che muoiono per infezioni da batteri resistenti agli antibiotici, la maggior parte contratte in Ospedale, di cui circa un terzo solo nel nostro Paese(1): rispetto all’indagine precedente emerge dunque un incremento del tasso di prevalenza delle infezioni. Ma quello che emerge in maniera altrettanto evidente dallo studio del Centro Europeo per le Malattie infettive (ECDC) è che oggi in Italia la probabilità di contrarre infezioni durante un ricovero ospedaliero è del’6%(2), con 530 mila casi ogni anno(2): dati che pongono l’Italia all’ultimo posto tra tutti i Paesi in Europa. Si tratta infatti di un allargamento della forbice dovuto all’aumento dei pazienti più “fragili”, con un’età superiore ai 65 anni, all’utilizzo di sistemi sempre più invasivi per l’organismo umano come cateteri o endoscopi che costituiscono veicoli di batteri, ma soprattutto alla scarsa adozione di strategie di prevenzione. Inoltre, il tema delle infezioni correlate all’assistenza ospedaliera sarà al centro del dibattito anche in occasione della 13° edizione del Risk Forum Management in Sanità, un momento di confronto su come innovare e riformare il Sistema Sanitario e renderlo più efficiente e capace di rispondere ai bisogni di salute dei cittadini, che si terrà a Firenze dal 27 al 30 novembre. In Italia si stimano circa 7.800 casi di decessi all’anno(3) per infezioni acquisite nei nosocomi, pari al doppio delle morti legate agli incidenti stradali(4). Da un’altra prospettiva l’impatto è devastante se si considera che rappresentano un rischio fatale quanto la somma delle maggiori malattie infettive messe insieme: influenza, tubercolosi e HIV(5). Per questo motivo è più che mai necessario aumentare la consapevolezza dei cittadini e sensibilizzare gli operatori sanitari sul tema della prevenzione e dell’antibiotico resistenza, affinché il Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR) 2017-2020, a cura di Ministero della Salute, entri a far parte definitivamente dei programmi condivisi e applicati da Regioni e Ospedali. Corrette pratiche di prevenzione, che passano da rinnovati e adeguati protocolli, potrebbero ridurre del 20-30% questo “gap” nel percorso assistenziale (6), concorrendo a migliorare anche l’impatto economico sul Sistema Sanitario Nazionale, considerato che i costi di trattamento di una singola infezione pesano dai 5 ai 9 mila euro. Questo risultato è raggiungibile attraverso l’adozione di alcuni semplici ma fondamentali passaggi: dalla più nota pratica del lavaggio delle mani, al riscaldamento del paziente durante un’operazione chirurgica, all’uso di medicazioni in grado di tenere sotto controllo eventuali infezioni dovute all’accesso venoso attraverso il catetere. Per far fronte dunque alla resistenza agli antibiotici, come sottolineato dal Centro Europeo Malattie Infettive, e per contrastare l’aumento delle infezioni correlate all’assistenza ospedaliera, 3M da sempre impegnata in questa direzione lancia la campagna “Ospedale Senza Infezioni”, con l’obiettivo di meglio informare i cittadini e diffondere un programma d’azione condiviso con gli operatori sanitari verso l’adozione di sempre più efficaci modelli di prevenzione. “Ricerca e innovazione sono sempre stati il motore della nostra azienda, ma con il lancio della campagna “Ospedale Senza Infezioni” vogliamo supportare un passaggio culturale fondamentale nel nostro Paese sulla lotta alle infezioni ospedaliere, perché siamo convinti che il nostro contributo non debba limitarsi nel rendere disponibili tecnologie avanzate ma andare oltre, pensando al contesto in cui operiamo ed a migliorare le condizioni dei pazienti che affrontano, ad esempio, un intervento chirurgico o una terapia oncologica – ha dichiarato Patrizio Galletta, 3M Italia Country Business Leader Health Care – Pazienti più informati e sicuri e personale sanitario aggiornato sulle migliori pratiche cliniche e sulle azioni più efficaci di prevenzione aiuteranno a ridurre gli eventi avversi correlati alle infezioni ospedaliere”. 3M Salute 3M è una società internazionale che da decenni offre soluzioni per migliorare concretamente la vita di ogni persona, in ogni ambito, tutti i giorni. Grazie alla sua capacità di tradurre la scienza in innovazione attraverso le sue 46 piattaforme tecnologiche, è impegnata con i propri prodotti e servizi a far evolvere la qualità delle attività di clienti, partner e consumatori. Obiettivo di 3M Salute – area di eccellenza della società che opera nell’ambito della cura della salute e della sanità - è applicare in modo sistematico questo approccio di business nella ricerca e nella realizzazione di sistemi a tutela del paziente ed a supporto degli operatori. In termini pratici ciò significa sviluppare processi che semplificano il lavoro ospedaliero con prodotti e soluzioni affidabili e di qualità, e fornire di conseguenza un servizio migliore ai pazienti rendendo possibile il progresso nell'assistenza sanitaria. Read the full article
0 notes
Text
Infezioni Ospedaliere Italia: fotografia e analisi dello scenario nazionale
Conseguenza di interventi chirurgici e terapeutici sempre più complessi in pazienti metabolicamente e immunologicamente più compromessi, le infezioni ospedaliere in Italia causano, ogni anno, più vittime degli incidenti stradali, oltre a costituire un fenomeno di notevole impatto socio-economico. Grazie al monitoraggio della loro incidenza, all’adozione di programmi di prevenzione nelle strutture sanitarie e all’innovazione tecnologica in sala operatoria, come l’utilizzo di suture con antibatterico, il 30% delle infezioni chirurgiche è, oggi, potenzialmente prevenibile ed evitabile. Fotografia e analisi dello scenario nazionale.
In tutto il mondo, le infezioni correlate all’assistenza (ICA) sono l’evento avverso più frequente in sanità e costituiscono la complicanza più frequente e grave nella cura di pazienti ospedalizzati. Una problematica rilevante seppure ancora misconosciuta, soprattutto a livello media, che solo in Italia causa, ogni anno, più vittime degli incidenti stradali: 4.500-7.000 decessi contro 3.419 vittime della strada (dati 2015). Sotto il termine di ICA, o più in generale di infezioni ospedaliere, rientra qualsiasi tipo di infezione che può occorrere durante il ricovero in ospedale, o anche dopo le dimissioni di un paziente, del quale, al momento dell’ingresso nella struttura sanitaria, non c’era né manifestazione clinica, né incubazione. In Italia, non esiste un sistema stabile di sorveglianza delle infezioni ospedaliere, ma sono stati condotti numerosi studi multicentrici di prevalenza, sulla base dei quali si stima che, ogni anno, circa il 5-8% dei pazienti ricoverati contragga un’infezione ospedaliera, ovvero si verifichino 450-700 mila casi dovuti soprattutto a infezioni urinarie, seguite da infezioni della ferita chirurgica, polmoniti e sepsi. Le ICA non costituiscono solo un problema sanitario, ma anche un fenomeno di notevole impatto socio economico: con un costo correlato ad una singola infezione ospedaliera di circa € 9.000 – 10.500. Complessivamente, l’impatto economico delle ICA sul Sistema Sanitario Nazionale è superiore a un miliardo di Euro l’anno, con un prolungamento della degenza pari al 7,5-10% delle giornate di ricovero. In questo scenario, le SSI (Surgical Site Infections) sono tra le più costose. Complessivamente, il 30% delle ICA (135 – 210 mila casi) è potenzialmente prevenibile ed evitabile.
In Italia la prevalenza delle infezioni chirurgiche è più alta rispetto a molti altri Paesi europei (6.3% in acuto e 6.1 nelle RSA) tale da collocare il nostro paese prima del Regno Unito, della Germania e della Francia. Anche per questo è fondamentale stimare il peso economico delle infezioni ospedaliere in Italia. Analizzare i costi ad esse correlati, mediante database amministrativi, è stato lo scopo della ricerca “Burden economico delle infezioni ospedaliere in Italia”, realizzata dal Prof. Francesco Saverio Mennini, Research Director CEIS Economic Evaluation and HTA (EEHTA), Facoltà di Economia, Università di Roma Tor Vergata. Fonte dei dati sono state le Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO nazionali) e le Schede di Dimissione Ospedaliera Regionale. Le infezioni ospedaliere sono state individuate mediante i codici ICD9CM di diagnosi, selezionando così tutti i ricoveri acuti, in regime ordinario, che presentavano in diagnosi principale o secondaria uno dei codici ICD9CM individuati, con data di dimissione compresa tra il 1 gennaio 2006 ed il 31 dicembre 2014. «La prospettiva del nostro studio – precisa Mennini – è stata quella di mettere in luce quanto pesano, in termini di impatto economico diretto e indiretto, le ICA in Italia, sia dal punto di vista della salute del paziente, sia della loro incidenza sul SSN. Partendo dal presupposto che, come prova lo studio, le infezioni ospedaliere compaiano in circa 3 casi ogni 1.000 ricoveri acuti in regime ordinario, la loro valorizzazione mediante valutazione delle giornate aggiuntive per singolo DRG ha comportato una stima media annua di € 69,1 milioni. Mentre la valorizzazione delle ICA mediante DRG specifici (418 e 579) ha comportato una stima media annua di € 21,8 milioni. Numeri che devono far riflettere soprattutto sul tema dell’appropriatezza, cioè sull’adozione di misure innovative, come trattamenti e device tecnologici, con l’obiettivo di migliorare la qualità dell’assistenza nel limite delle risorse disponibili. La nostra indagine è proseguita andando ad includere i costi per le visite specialistiche ambulatoriali e per la spesa farmaceutica sempre relativa ai pazienti dimessi dopo una ICA, ma il nostro vero auspicio è quello di realizzare un Osservatorio permanente sulle infezioni ospedaliere, in collaborazione anche con il Ministero della Salute. Una struttura di controllo che possa monitorare annualmente il quadro nazionale delle ICA, mettendo in luce quanto il criterio dell’appropriatezza, si pensi ad esempio in termini di ricoveri e di innovazione tecnologica, può fare per contenere il problema».
Nel caso delle infezioni ospedaliere, i microrganismi che penetrano all’interno del paziente vivono in una struttura che ha subìto una modificazione dal punto di vista microbiologico. Ecologicamente, quegli stessi microrganismi che stanno nelle strutture sanitarie sono ‘diversi’, perché hanno subìto la pressione selettiva da parte delle terapie antibiotiche effettuate. In ospedale, soprattutto nei reparti critici, dove si fa largo uso di antibiotici, ci sono dei microrganismi ‘resistenti’, ovvero che resistono al farmaco d’elezione che dovrebbe debellarli, tanto che oggi si stima che il 16% delle infezioni nosocomiali sia causata da batteri ‘resistenti’, il che rende più complesso il trattamento e la guarigione.
In questo ambito, i pazienti chirurgici rappresentano una categoria molto significativa a livello globale, infatti, il 32% delle infezioni nosocomiali è un’infezione chirurgica (SSI), conseguenza di interventi chirurgici e terapeutici più complessi in pazienti metabolicamente e immunologicamente più compromessi, come spiega Marco Montorsi, Responsabile di Unità Operativa Chirurgia generale e digestiva Humanitas Research Hospital e Presidente della Società Italiana di Chirurgia: «gli interventi di alta chirurgia a maggior rischio di infezioni sono quelli nei quali coesistono alcuni riconosciuti fattori di rischio sia legati al paziente (ad esempio elevato BMI, Diabete Mellito di tipo 1 non controllato, dialisi, terapia corticosteroidea/immunosoppressiva), che fattori di rischio legati alla procedura (durata dell’intervento, ipotermia, intervento d’urgenza, chirurgia viscerale specie colo rettale, chirurgia complessa, re-interventi , chirurgia su tessuti irradiati). In generale, sono gli interventi di chirurgia oncologica addominale complessa che prevedono resezioni intestinali a essere maggiormente a rischio di SSI».
I pazienti che contraggono una SSI sono 5 volte più esposti al rischio di una nuova ospedalizzazione, 2 volte più esposti al rischio di degenza in una unità di terapia intensiva e 2 volte più esposti al rischio di morte. L’OMS sottolinea infatti come queste infezioni, causate dalle incisioni fatte durante gli interventi chirurgici, mettano a rischio la vita di milioni di pazienti ogni anno.
Le SSI sono, inoltre, le ICA più frequenti e le più onerose. Ogni SSI è stata associata approssimativamente a una degenza postoperatoria aggiuntiva di circa 7-11 giorni. Il 77% dei decessi nei pazienti con SSI sono attribuibili direttamente all’episodio infettivo. «Causate da microrganismi presenti nell’ambiente, che solitamente non danno luogo a infezioni, le SSI insorgono più frequentemente in pazienti ad alto rischio sottoposti a chirurgia addominale durante il ricovero o, in qualche caso, anche dopo la dimissione e possono avere diverso grado di gravità, fino ad essere letali – precisa Enrico Opocher, Direttore del reparto di Chirurgia Epato-Bilio-Pancreatica e Digestiva – Ospedale San Paolo di Milano –. Per questo è fondamentale, abbattere il rischio di contrarre un’infezione adottando, fin dall’ingresso in sala operatoria, una serie di correttivi che vanno ad intervenire sui fattori di rischio modificabili, come suggerito dalle raccomandazioni dell’OMS nelle ‘Global Guidelines for the Prevention of Surgical Site Infection’ elaborate nel 2016. Tra questi l’antisepsi della cute tramite il lavaggio accurato delle mani, la corretta profilassi antibiotica, l’utilizzo di soluzioni antisettiche a base di clorexidina per la preparazione del sito chirurgico e le suture rivestite con antibatterico (Triclosan). Seguendo, infatti, delle semplici misure di controllo è possibile abbattere di un terzo l’insorgenza delle SSI».
Elaborate per migliorare la lotta contro le SSI e, globalmente, la sicurezza la qualità e la sostenibilità dei sistemi sanitari, le nuove ‘Global Guidelines for the Prevention of Surgical Site Infection’ dell’OMS sono state pubblicate su “The Lancet Infectious Diseases” il 3 novembre 2016 e includono un elenco di 29 raccomandazioni concrete, stilate da 20 dei maggiori esperti mondiali, frutto di 27 revisioni sistematiche, condotte tra il 2013 e il 2015, per fornire evidenze di supporto allo sviluppo di tali raccomandazioni. Le linee guida comprendono 13 raccomandazioni per il periodo che precede l’intervento chirurgico, e 16 per la prevenzione delle infezioni durante e dopo l’intervento. Una di queste raccomandazioni riguarda, nello specifico, l’utilizzo di suture rivestite con triclosan al fine di ridurre il rischio di SSI indipendentemente dal tipo di intervento. Il Triclosan è un antibatterico efficace, ben tollerato e sicuro, che distrugge le membrane cellulari dei batteri (quindi è battericida sia su Gram + che -) ed è attivo anche su miceti, micobatteri e spore. Le suture con antibatterico, quindi, non solo non rappresentano più un fattore che contribuisce all’eventuale insorgenza di un’infezione della ferita chirurgica, ma riescono, infatti, a diminuire di circa il 30% il numero di batteri a livello di incisione chirurgica dove la maggior parte delle infezioni postoperatorie hanno origine, riducendo significativamente anche l’adesione dei batteri alla sutura. Con importanti conseguenze anche sulla spesa ospedaliera di gestione delle infezioni del sito chirurgico. Alle raccomandazioni dell’OMS, si aggiungono altre evidenze scientifiche a supporto del valore delle suture con antibatterico (triclosan) rispetto a quelli comuni, anche “The Centers for Disease Control and Prevention Updated Guideline” e la valutazione EUNetHTA, la rete europea per la valutazione delle tecnologie sanitarie (Health Technologies Assessments – HTA). In particolare, l’aggiornamento della Centers for Disease Control and Prevention Guideline for the Prevention of Surgical Site Infection, pubblicato nel 2017, consiglia di utilizzare il filo da sutura rivestito di Triclosan, per la prevenzione delle infezioni del sito chirurgico (raccomandazione 2.C, Nonparenteral Antimicrobial Prophylaxis). Questa valutazione viene sostenuta anche da EUnetHTA, nelle conclusioni del documento “Antibacterial-coated sutures versus non-antibacterial coated sutures for the prevention of abdominal, superficial and deep incisional, surgical site infection (SSI). L’analisi di diversi studi ha infatti evidenziato una diminuzione di infezioni del sito chirurgico, con l’utilizzo di filo da sutura rivestito con Triclosan.
Le infezioni correlate all’assistenza costituiscono, dunque, un duplice problema per la sanità pubblica, legato sia agli aspetti di umanizzazione delle cure, sia di risk management. Infatti, oltre agli effetti dannosi sulla salute dei pazienti, a compromettere la qualità del servizio, le infezioni comportano l’allungamento dei tempi di cura con la somministrazione di ulteriori terapie, aumentando i costi diretti ed indiretti dell’assistenza ed evolvendo talvolta in sinistri con responsabilità civile o penale. «La gestione del rischio clinico in sanità, di cui le infezioni chirurgiche (ICA) costituiscono un elemento importante, è l’insieme delle azioni messe in atto per misurare i fenomeni, comprenderne le cause e migliorare la qualità delle prestazioni sanitarie al fine di garantire la sicurezza dei pazienti – spiega Enrico Burato, Direttore SC Qualità Accreditamento Risk Management Ospedale Carlo Poma, Mantova e componente dal 2005 del Gruppo di lavoro di risk management in Regione Lombardia–. Si tratta di un compito complesso che richiede di attuare misure sia preventive che correttive ed una capacità di creare rete tra tutti gli stakeholders interessati dal fenomeno. Compito del Risk Manager è, quindi, quello di individuare gli strumenti per valutare e governare i rischi, ricercandone i miglioramenti nel sistema di gestione complessivo, sviluppando strumenti efficienti e identificando le conseguenze sanitarie ed economiche derivanti dall’esposizione al rischio stesso dei pazienti. Oggi in Regione Lombardia la prevenzione e il controllo delle infezioni correlate all’assistenza sanitaria sono un obiettivo prioritario di sanità pubblica e di miglioramento della qualità delle prestazioni di ricovero e cura che deve essere perseguito con una logica di sistema e con la collaborazione di tutte le figure professionale interessate dal problema all’interno di ogni singola struttura sanitaria».
Un impegno multidisciplinare in cui si inserisce di diritto anche il farmacista ospedaliero, la cui funzione oggi sta cambiando radicalmente, come precisa Mario Giacomo Cavallazzi, Specialista in Farmacia Ospedaliera I.R.C.C.S. Istituto Ortopedico Galeazzi: «si tratta di un professionista chiamato a coniugare la necessità di migliorare l’assistenza al paziente, il monitoraggio dell’appropriatezza dell’uso di farmaci e dispositivi medici e la capacità di razionalizzare i costi. Il farmacista ospedaliero opera quindi in stretta collaborazione con il medico avendo come riferimento centrale la patologia, l’assistenza, il percorso di cura e il benessere del paziente, garantendo un uso sicuro ed efficace del farmaco e l’ottimizzazione dell’appropriatezza e aderenza della terapia, attraverso un miglioramento del processo di valutazione, acquisizione, prescrizione e uso razionale dei farmaci e dei dispositivi medici. Partecipando attivamente anche al processo di acquisizione di farmaci e device innovativi all’interno dell’organizzazione sanitaria, il farmacista è il riferimento per la valutazione delle nuove cure attraverso l’analisi farmacoeconomica degli interventi».
0 notes
Link
MAGENTA – Mentre le polemiche sulla sanità ospedaliera non cessano, in Lombardia si lavora ogni giorno all'innovazione e alla crescita qualitativa, ...
0 notes