#inizio anno con i fiocchi
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persa-tra-i-miei-pensieri · 25 days ago
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Un altro giorno chiusa in casa per cercare di guarire al più presto, al raffreddore forte sta succedendo la tosse, sto tossendo anche l'anima, e poi spero finirà questo ping-pong tra sti due fastidi maledetti
Intanto mi godo dalla finestra la vista del cielo con i suoi luminosi pianeti, questo forse è Saturno, e le scie biancastre lasciate dagli aerei.
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soisbelle-et-soistriste · 1 year ago
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Non è tardi - It goes like (na na na)
8:07 pm
Oggi a lavoro tutto ok, veramente non voglio dirlo ma 7h è fin troppo iykwim.
Sicuramente non faccio tutto bene come dovrei, ma non è che le condizioni aiutino molto, nel senso management un po’ vecchia scuola in generale è proprio l’ambiente che mi turba, senza un ufficio una sedia documenti. Boh in generale quel corner un po’ spiacevole.
Despite of this diciamo che il lavoro è ok anche se certo un po’ di ansia la ho sono sincera, ma faccio anche un lavoro che l’ansia me la butta ed un management comunque rigido soprattutto nella comunicazione parlo personalmente rispetto a come sono io.
Parlando di cose personali sarei contenta di fare un recap della dieta da quando l’ho iniziata:
-> Allora oggi 4° giorno di Keto/low carb dove quest’ultimo lo metto perché non lo so se sto a fa proprio le cose per bene tbh
20.08
Uno stracchino senza lattosio, un hamburger di tacchino con maionese, zucchine grigliate con olio e poi la sera non me ricordo boh
21.08
Non me ricordo era l’altro ieri cazzo, forse tipo la sera petto di tacchino con stracchino sicuro, poi a pranzo spinacino con petto di pollo al pesto e la mattina uovo al pesto con burro e sottiletta che chiedeva pietà da 2 mesi una barretta al cocco low carb presa post palestra
22.08
Ovvero ieri allora B. mi ha offerto la cena era tipo crudo, mozzarella, olive taggiasche, pomodorini e insalata, a pranzo un vuoto di memoria boh io impazzita e la mattina comunque uno Skinny Latte di Starbucks capace lo yogurt intero con cioccolata low carb e crema di mandorle ah e poi verso le 11 così un caffè con quei biscottini top dell'Equilibra low carb
23.08
Ovvero oggi iniziato un po’ così con un pezzo de ricotta e un Alpro soya e caramello, a pranzo fiocchi di latte osceni con salame, poi ho mangiato delle noci pecan top e una barretta low carb del Todis, stasera carpaccio di polpo e ho spizzicato del pesto che poi lo odiavo anni fa sto cazzo di pesto ora non vivo senza boh
Sicuramente non è come 2 anni fa però devo dire che mi piace la mia costanza degli ultimi giorni, sono positiva ah e poi stamattina ho anche fatto gongyo perciò sono fiera di me stessa perché la costanza è la mia invalidità maggiore.
Comunque domani chiamo il medico mi faccio segnare le ricette di gabapentin e fluoxetina, lo so greve però sento che possono aiutarmi ora ne approfitto anche che non sto bevendo (oggi è il quarto giorno very proud non che fossi un’alcolizzata, ma sto evitando anche il bicchiere di piacere).
Comunque mi fa ridere e nel contempo riflettere come il nostro intuito sia unico e solo, immacolata fonte di realtà.
Oggi niente alla fine pranzo con lo stock keeper di McQ e il mio intuito (che ha lavorato proprio come lavorò con Riccardo a VT) mi ha suggerito "Inutile, non è utile ora, non è la vibrazione giusta, non è lui, il tempo con lui sarà inutile e sofferto", difatti na pausa pranzo demmerda.
Ed ora parlando "[...] sono meno tosto per un'altra persona" e che cazzo però dimmelo!
Non che io sia interessata considerando quanto dopo aver rivisto G. io abbia fatto due conti fatti bene e per tanto il mio interesse è proprio proprio altrove, oltre che è praticamente l'unico uomo a rispondere alla mia domanda "Sì, ma con questo che ce fai." e sicuramente il sopra-sopra citato non rispondeva bene.
Così come non rispondevano bene tutti gli altri da Maggio dello scorso anno.
Nessuno, tutti quei cosi di cui non ricordo niente, mi fanno una tristezza.
Però vabbe sticazzi va bene anche così.
Non vedo l'ora di risposare venerdì comunque!
Vorrei fare un sacco di cose, sicuro vado in palestra, poi arriva lo stipendio quindi mi divido tutte cose inizio a farmi due conti sereni e tutto.
E poi anche sicuro mi pulisco casa, a proposito domani sta zadankay a casa di Flaminia ed io sono troppo ispirata, troppo felice.
Certo mi intriga l'idea di un po' di sole però non me la sento di andare al The Sanctuary, sinceramente sento che voglio farmi i cazzi miei, anche e sopratutto da quando si è attenuato il puzzo di muffa a casa.
Comunque ho recitato anche stasera, sono soddisfatta dei miei progressi.
Goodnight!
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josephinelynncooper · 5 years ago
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| ✽ 𝓙𝓸𝓼𝒆𝓹𝓱𝓲𝓷𝒆&ℳ𝓪𝓽𝓽𝔂 - 𝔐𝔞𝔱𝔱𝔥𝔢𝔴'𝔰 𝓗𝔬𝔪𝔢 ✽ |
«Colore preferito?»
«Blu cobalto. No… Verde acqua. No, scherzo… Giallo, giallo canarino!»
«Puoi avere un solo colore preferito, non barare!»
«Okay, giallo. Mi mette allegria.»
«Ti si addice in effetti...Piatto preferito?»
«Pizza.»
«Niente ripensamenti?»
«Niente ripensamenti.»
«Wow, sono colpito. Certo, scelta un po’ banale...»
«Anche se...»
«Anche se cosa? Spara.»
«Nulla la pizza batte tutti.»
«Ottimo, ora tocca a te...»
 La serata in compagnia di Matthew stava proseguendo per il meglio. Dopo essersi ingozzati di riso cantonese e pollo alle mandorle, i due hanno incominciato a parlare un po’ del più e del meno, dei propri interessi, di vecchie esperienze, di sogni e aspettative riguardo al futuro.
«Le ultime due, poi giochiamo a scarabeo!»
«Parola di lupetto!»
Esclama Matty portandosi la mano al cuore.
«Bene...Vivo o morto. Scegli un personaggio storico o fittizio con cui vorresti cenare.»
«Questa è difficile!»
«Modestamente... »
 Risponde Joey, scrollando le spalle.
«Io utilizzerei anche un po’ più di inventiva, se solo tu non ci mettessi quasi mezz’ora a decidere quale è il tuo colore preferito!»
«Non è colpa mia se ci sono così tante scelte! E poi sono una ragazza. Siamo indecise per definizione.»
«Ah, questo è poco ma sicuro!»
«Concentrati, devi rispondere alla domanda!»
«Ce l’ho, ce l’ho!»
«Come? Di già?»
«Certo.»
«Sentiamo...» Esclama Josephine sporgendosi verso di lui, interessatissima a conoscere la sua risposta e, soprattutto, le sue motivazioni. «Senza dubbio il Maestro Yoda.»
«Che cosa?»
«Sì! Per prima cosa ho pensato a Mace Windu, grande spadaccino, ma cosa me ne faccio del talento se la forza non scorre dentro di me come dovrebbe?»
«Parli di Star Trek, giusto?»
«Poi ho pensato ad Anakin Skywalker. Ma hey, chi diavolo vorrebbe essere addestrato da Darth Vader in persona? Io forse, sarebbe figo, ma decisamente immorale. Poi ho pensato a Luke, ma scegliere il protagonista è troppo scontato!»  
«Star Wars, è decisamente Star Wars!»
«Tra il mitico Obi-Wan e Yoda è stata dura, ma dannazione, quel piccolo esserino è il simbolo stesso della forza. Sì, inviterei decisamente il maestro Yoda a mangiare una bella bistecca.»
«Insolita… Ma sono stranamente soddisfatta.»
«Sul serio non hai mai visto Star Wars? Gli unici che non hanno visto Guerre Stellari sono i protagonisti delle Guerre Stellari. E sai perchè? Perchè loro le hanno vissute, le guerre stellari!»
Josephine scoppia in una sonora risata. È così bello starlo a sentire mentre parla di quella saga con così tanta passione. Avrebbe potuto parlarle della sua lista della spesa e Joey lo avrebbe trovato incredibilmente affascinante.
«Okay, okay! Prometto che rimedierò! Ma prima la seconda domanda, non perdiamo il filo del discorso...»
«Va bene… Ma ricorda, hai promesso!»
«Croce sul cuore!» La Cooper sorride al ragazzo, sporgendosi ancora di qualche centimetro verso il viso di lui. 
«Allora… Parlami del tuo primo bacio.»
«Oh… Non se ne parla!»
«Eh, dai! Devi farlo. Sono le regole!»
«È imbarazzante!»
«Più di Kevin Parker che posa le sue labbra umidicce sulle mie durante il gioco dell’assassino e poi, quando si accendono le luci e tutti lo colgono in flagrante grida a gran voce “ops, ho sbagliato persona!”»
«Cosa? Ma è orribile!»
«Sono rimasta in bagno a piangere per ore. E pensare che Kevin nemmeno mi piaceva! È solo che tutte le mie compagne hanno iniziato a ridere di me, è stato così umiliante…»
«Già, le bambine delle scuole medie sanno essere delle vipere!»
«È successo qualche anno fa...»
Ammette Josephine a testa bassa, facendo letteralmente sbiancare Matty per la vergogna. Non voleva offenderla in alcun modo, ma temeva di aver fatto cento passi indietro, proprio ora che l’atmosfera si era riscaldata e Joey sembrava trovare piacevole la sua compagnia.
«Oh… Io, non volevo dire che...»
«Scherzavo! È successo in quinta elementare!»
«Grazie a Dio!»
Esclama fingendo di asciugarsi una goccia di sudore dalla fronte.
«Tic-Tac, sto aspettando una storia con i fiocchi!»
« D’accordo. Sono al Luna Park con un gruppo di amici. La ragazza per la quale ho una cotta tipo dall’alba dei tempi è lì, perciò decido di investire tutti i miei risparmi in uno di quei giochi a premi e riesco a vincere un peluche a forma di Panda. Tutto contento corro verso di lei, a darle la bella notizia e a confessare i sentimenti che provo per lei.»
«Ti ha rifiutato?»
«Ovviamente no, o non avrei un aneddoto da raccontare. Mi getta le braccia al collo e mi bacia, uno di quei baci pieni di saliva…Il paradiso per un ragazzino di terza media. Questo fin quando, non sento un sapore strano in bocca...»
 Josephine assume un’espressione disgustata nel momento in cui riesce a capire dove Matty stia andando a parare. 
«Oh mio Dio!»
«Mi vomita addosso senza alcun ritegno. A quanto pare era appena scesa dal Blue Tornado, dopo aver fatto un pranzo bello abbondante. Insomma, combo perfetta!»
«Mi dispiace così tanto, deve essere stato disgustoso!»
«È stato un gran bel bacio. Insomma… Prima del… Rigurgito.»
 Josephine riprende a ridere di gusto, senza riuscire a smettere di immaginarsi la scena. Dopo aver ripreso un briciolo di serietà, si appresta a fare al ragazzo una confessione.
«Sappi che io sono in grado di fare cinque giri di fila sullo Space Vertigo dopo aver mangiato un doppio cheeseburger con patatine fritte e milkshake alla fragola, senza nemmeno un accenno di nausea.»
 Ammette fieramente, pavoneggiandosi di fronte a Matty.
 «Sappi che non mi sarei mai pentito di aver baciato una ragazza bella come te, nemmeno in quinta elementare.» Josephine sente improvvisamente le guance avvampare, mentre il viso di Matthew si fa sempre più vicino al suo. Quando le labbra di Matthew entrano ufficialmente a contatto con le sue, Joey strabuzza gli occhi colta alla sprovvista, nonostante una parte di lei avesse previsto un simile risvolto già ad inizio serata.
Dopo un primo momento di imbarazzo, la ragazza socchiude gli occhi e decide di lasciarsi completamente trasportare dalla situazione, ricambiando il bacio di Matthew con altrettanta foga. Questo fino a quando una serie di pensieri non si fanno strada nella sua mente, impedendole di lasciarsi andare fino in fondo. Di istinto poggia una mano sul petto di Matty, costringendolo ad allontanarsi di qualche passo.
 «Scusami, io… Non posso farlo.»
 Ammette a testa bassa più a sè stessa che a Matty.
 «C’è un altro ragazzo, non è così?» «È così evidente?» «Ho iniziato a sospettarlo l’altra sera. Quando Scarlett ha parlato della sua amica Tessie, e del fatto che da quando è fidanzata non si fa più vedere, mi sei sembrata infastidita.» «Aspetta… Che?» È pronta ad annuire alle parole di Matty, ma quando realizza l’idea che il ragazzo sembra essersi fatto, Josephine si appresta a negare ogni cosa. «Okay, sei completamente fuori strada!»
«Non hai una cotta per il ragazzo della sua amica? Oh mio Dio, non dirmi che ce l’hai per l’amica!»
«No, nulla del genere!»
«Okay, adesso sono un po’ confuso.»
« È che un po’ è vero che ha smesso di farsi vedere.»
«Tessie?»
«No, Ian. Ma non è lui, non è per lui che mi sono allontanata. Ti prego, sarebbe così strano...»
«Okay… Quindi chi sarebbe l’altro ragazzo?»
«Si chiama Edward. Abbiamo rotto qualche mese fa...»
«Chiaro. Contro una cotta non corrisposta forse avrei avuto qualche possibilità, ma un ex fidanzato...»
«Mi dispiace così tanto! È che sono ancora parecchio confusa a riguardo... Sai, è stata una scelta mia farla finita. Eppure non riesco a smettere di pensarci, quando penso finalmente di averlo superato, ecco che si appropria della tua faccia e ricomincia a mandarmi in pappa il cervello!»
«Wow, di gran lunga meglio il vomitino!»
 Matthew incassa quella confessione particolarmente bene, prendendo posto sul divano ed invitando la Cooper a fare lo stesso.
«Lo so, sono pessima!» Esclama Josephine genuinamente dispiaciuta, per poi sedersi sul divano accanto a lui.
«Se vuoi che me ne vada, non ti biasimerò! Ti ho dato segnali completamente contrastanti, io sono così—»
«Hey, hey, non se ne parla! Ti avevo promesso una partita a scarabeo! Sempre che tu non abbia già cambiato idea..»
 Josephine si ritrova ad abbozzare un sorriso, sentendosi di non meritare tutta quella gentilezza.
«Ma prima… Possiamo parlare della tua storia d’amore travagliata, se ti va. So essere anche un buon ascoltatore.» Propone Matty facendo spallucce, rivolgendo alla ragazza il più dolce dei sorrisi. 
«Sei serio?»
“Deve provenire da un altro pianeta”, si ripete Josephine, perché altrimenti tutta questa gentilezza proprio non se la spiega.
 «Certo, è già acqua passata. Sai, ci ho ripensato, non sei poi così carina.»
 Josephine scoppia a ridere in seguito a quella affermazione, tirando al ragazzo una leggera gomitata. «Anzi… A dirla tutta credo proprio di aver sbagliato ragazza anche io, penso di averti scambiato con… Natalie Portman o… Winona Ryder, forse.»
«Stai davvero usando il mio piccolo trauma come arma a doppio taglio? Guarda che che ho mangiato pesante questa sera...»
 Esclama Josephine additandolo, e da quel momento in poi quell’atmosfera tesa di poco prima va a farsi benedire.
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irenesfitnesskitchen · 6 years ago
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Oddio, già il 31 dicembre... Questo mese è volato e questo anno uguale... Ho fatto tante cose e altrettante, se non di più, avrò da farne in questo 2018 che fra poche ore avrà inizio. Ma non ci voglio pensare adesso, vedremo volta volta ciò che si propone, ciò che avremo da affrontare. Intanto vi lascio con questo super pancake che sembra una pizza, ma che invece è dolce e fragoloso. Macros 441 kcal 62c 31p 5f Ingredienti 200 ml di albume 60 gr di fiocchi di avena frullati 1 cucchiaino di lievito per dolci 1 mela frullata (140 gr circa) 100 gr di fragole 1 misurino di vitafiber 1 figlio di colla di pesce 1 cucchiaio di yogurt greco magro 0% grassi Mettere a scaldare un padellino antiaderente piccolo (16 cm di diametro) sul fornello a fiamma bassa e nel frattempo frullare i fiocchi di avena, poi la mela e mescolare insieme agli albumi e al lievito. Versare l'impasto nel padellino, coprire con il coperchio, cuocere a fuoco basso per 10 minuti circa e quando la superficie è solida, girare e proseguire la cottura per altri 5 minuti. Nel frattempo che cuoce il pancake, mettere il foglio di colla di pesce in ammollo in acqua fredda, poi lavare le fragole e tagliarle a pezzettini, metterle in un tegamino antiaderente con 2 cucchiai di acqua e il misurino di vitafiber. Cuocere a fuoco basso per una decina di minuti finché sono completamente diventate purea (se vogliamo possiamo pure dare una frullata con il frullatore a immersione) e aggiungere il foglio di colla di pesce mescolando bene. Lasciare raffreddare affinché solidifichi. Quando il pancake è cotto aspettare qualche minuto che si raffreddi un po', poi spalmare la composta di fragole lasciando un po' di bordo e aggiungere lo yogurt con un cucchiaio come se fosse mozzarella #colazione #fitfam #gymlife #iifym #nutrizione #ricettefacili #fitchef #diarioalimentare #gymfood #mangiaresano #fitnessfood #cucinalight #benessere #fitness #light #dieta #cucinaleggera #breakfastlover #alimentazione #breakfast #carbcycling #carbs #dietaflessibile https://www.instagram.com/p/BdWwoqOFKF5/?igshid=1e049jjxqf27
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itsalectocarrows-blog · 7 years ago
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‧ about her ☇ ❛ when & where? – ᴄʜᴀʀᴀᴄᴛᴇʀ ʙɪᴏɢʀᴀᴩʜy. ❜ / ITALIAN.
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┊Stockholm, Sweden year 1958: ‹ Ti sei mai chiesto cosa significhi essere felice, o è una domanda di dubbio gusto per te – mio caro? › ( ... ) La neve cade dal cielo in fiocchi delicati e silenziosi, e sebbene si sciolga ancor prima di toccare terra lo spettacolo che ne deriva è a dir poco delizioso. Sagitta l'osserva con il viso da diciottenne incollato al vetro freddo ed appannato, e le vite che porta in grembo sembrano meravigliarsi tanto quanto la loro genitrice: scalciano, volteggiano, si fan sentire probabilmente anche più del solito e, la giovane donna ne è proprio sicura!, è addirittura possibile scorgere la forma di una manina o quella di un piedino qui e lì. Sposata per costrizione con un uomo che sembra non poter amare né farsi amare, in questo istante se qualcuno si premurasse di chiederglielo probabilmente risponderebbe che sì, dopotutto è felice. Ma la felicità s'incrina come una crepa nell'esatto momento in cui le acque si rompono e le doglie hanno inizio. Da nobili purosangue quali sono, i coniugi Carrow (sposati da appena un anno) hanno rifiutato l'idea di recarsi in ospedale per facilitare la messa al mondo di quelli che poi avrebbero scoperto essere gemelli, a favore di una stanza appositamente adibita ad ospitare il lieto evento – con tanto di ostetrica presente ventiquattr'ore al giorno e medici sempre reperibili: nonostante ciò che si possa pensare il capo famiglia ha a cuore il destino e la nascita dei bambini, soprattutto poiché saranno gli unici eredi diretti ad una delle casate magiche più antiche, ricche & potenti. Così, nella bella ma incredibilmente fredda Stoccolma, a meno di tre giorni da Natale, Alecto ed Amycus son venuti al mondo.
┊Stockholm, Sweden year 1963+: Son trascorsi ben cinque anni dal loro primo respiro e, sebbene i due bambini non dimostrino neanche un giorno in più della loro età effettiva, sembra ne sian passati molti di più. Educati in casa sin dalla più tenera delle età (e soprattutto lontano da Londra e dagli occhi indiscreti) sono già ben istruiti sulla politica magica inglese, sul loro stato di sangue e su ciò che esso significa e comporta – almeno secondo la concezione di quel tempo e, cosa più importante, secondo la concezione di Aloysious Carrow. Già da piccolissima l'eterea fanciulla dimostra di possedere una spiccata intelligenza ed un notevole interesse per ciò che la circonda, fisicamente & non, e per ciò significa essere una strega purosangue. Mai stata affettuosa, neanche durante il primo mese di nascita, tra la servitù corre la voce che la colpa sia dei genitori distanti ed anche poco presenti, ma la verità è ben altra: nonostante le positive qualità che compongono la sua persona, Alecto non sembra avere la capacità di dimostrare le proprie emozioni e l'affetto che eventualmente riesce a provare per le persone – a meno che non si tratti di suo fratello. Legati sin dall'infanzia, infatti, i due sembrano essere davvero inseparabili! Se con gli altri bambini la piccoletta si diverte a rimarcare la propria altolocata superiorità con parole cattive e pizzicotti, con Amycus ella riesce a giocare in tacita tranquillità. Come trapela da codeste parole, in ogni caso, risulta palese la spiccata crudeltà che ha da sempre caratterizzato la sua persona: i tratti somatici delicati e le angeliche espressioni facciali sono in grado di celare la sua vera natura, la quale sembra avere molto più a che fare con gli Inferi piuttosto che con le dolci creature dei Cieli. Testarda, egoista, brillante ( ... ): tutte qualità che con gli anni non han fatto altro che aumentare e volgere a favore dell'astuta bambina, che in silenzio ha imparato a celare la sua identità dietro una maschera di rigida eleganza ed impenetrabile freddezza. Gli anni trascorrono e gli ereditieri crescono, passo dopo passo, divenendo quelli che possono esser considerati i “perfetti purosangue” e rendendo più che fiero il loro padre – che ai gala ed agli incontri tra casati sembra esibirli come se fossero animali obbedienti di cui potersi vantare tra un alcolico e l'altro. Questo, però, sembra non aver mai infastidito, almeno apparentemente, i due. A dirla tutta, il motivo per cui la giovane ha sempre provato ad esser in tutto la migliore è proprio suo padre: con quest'ultimo non ha mai avuto un alcunché tipo di rapporto affettuoso, nonostante nella segretezza della propria camera l'abbia anche desiderato, e spera con tutta se stessa che dimostrando d'esser brava & capace riuscirà ad ottenere un po' del suo amore e della sua attenzione; questo, però, non accadrà mai.
┊London, United Kingdom year 1969+: Dopo la prima magia è arrivata anche la lettera per frequentare la Scuola di Magia & Stregoneria di Hogwarts, motivo per cui l'intera famiglia Carrow ha lasciato la villa svedese per trasferirsi definitivamente in Inghilterra, luogo in cui i gemelli sono stati introdotti ufficialmente nella vita dei nobili purosangue sino a diventarne parte e suscitando interesse nelle più importanti famiglie – come i Black (cui Bellatrix ha preso la piccola sotto la propria ala protettiva), i Rosier e persino i Dolohov. Inutil dire che Alecto è stata smistata senza giri di parole o secondi pensieri, dal Cappello Parlante, nella casata di Salazar Serpeverde: suo padre e sua madre hanno sempre saputo che quella sarebbe stata la sua casa, le cui caratteristiche ella sembra incarnare appieno. Cresce, qui, la bella fanciulla – cresce e sboccia sino a divenire donna, sebbene non cambi poi così tanto: sempre testarda, sempre impulsiva, sempre crudele e sempre con la lingua troppo lunga. Son numerose le punizioni in cui è finita durante gli anni scolastici, sebbene fosse un'ottima studentessa, ed altrettante le volte in cui ha scagliato maledizioni ed incantesimi contro gli indegni maghi mezzosangue o, ancor peggio!, nati babbani. Inoltre, nel corso degli anni, l'amore sconfinato che ha sempre provato per Amycus sembra sfociare, da parte di entrambi, in qualcos'altro: sebbene in pubblico ed in famiglia sia “normale” la facciata che porgono, per quanto vi riescano, in privato sembran esser tutt'altro che consanguinei. Questo la porta ad esser possessiva e gelosa, nonostante abbia una relazione per molto tempo (prevalentemente fisica) con Antonin Dolohov, nei confronti del suo... amato e segreto “fidanzato”. Alecto si diploma al settimo anno col massimo dei voti nei M.A.G.O. ma con nessuna intenzione di continuare gli studi, tant'è che ciò che fa una volta fuori dalle mura scolastiche è dedicarsi completamente al proprio ruolo di ricca ereditiera e facendo da segretaria, in caso di necessità, al signor Carrow – che attualmente si occupa di politica per conto del Signore Oscuro al Ministero della Magia. Così come suo padre, sua madre, suo fratello & la maggior parte dei rispettabili maghi purosangue, infatti, anch'ella condivide appieno gli ideali di Lord Voldemort e si può dire che sia una dei suoi più accaniti seguici, nonché una delle poche donne votate completamente al suo servizio.
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lovethesign · 8 years ago
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Ambiente Francoforte 2017: un po’ di Oriente per stare insieme
Arrivo all’ingresso di Ambiente Francoforte e penso: amo il mio lavoro amo il mio lavoro amo il mio lavoro – ma non oggi. Un nevischio impercettibile scende freddo e leggero e quando gli edifici della fiera si palesano di fronte a me sono letteralmente sconfinati. Ma non mi arrendo: un muffin al cioccolato e un caffè lungo possono fare la differenza.
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Da dove inizio? Dalle pentole e dall’Oriente
Ambiente Francoforte, anno 2017, Padiglione 3: si comincia con le pentole. Si continua con altre pentole. Quindi mi imbatto in un po’ di… pentole. Se il mercato non era già saturo, lo sarà. La ghisa gioca in casa: tegami e padelle pesanti e colorati. È evidentemente lo stile di Le Creuset, ma di Le Creuset c’è ne è uno e il suo stand si riconosce: è stupendo, colorato e invitante. Una gioia per i miei occhi. In verità anche oggi amo questo lavoro.
Lo stand di Le Creuset qui ad Ambiente mi mette voglia di toccare tutto (e lo faccio). Le pentole, le cocotte, i macinini e le teglie, e che meraviglia la nuova edizione rosa cipria con i fiori di ciliegio. Mai avrei immaginato di ritrovare questo motivo un po’ ovunque, tra piatti e tazze. L’Oriente si avvicina? Oddio, l’Oriente si avvicina!
Ma torniamo a Francoforte, ai tre piani del padiglione tre. Oltre le pentole, ci sono anche piccoli elettrodomestici e accessori da cucina: anche in questo caso colorati, pesanti, antiaderenti. Ma anche vintage, come le posate che ricordano il servizio di “argentone” della nonna.
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“Dinner is better when we eat together”
Ho visto abbastanza e passo al Padiglione 4 dove i grandi brand dell’arte della tavola, dove i maestri del lusso e del design d’autore, sfoggiano le loro nuove e sfarzose collezioni.
Dato che siamo a Francoforte, decido di iniziare da un must-have mitteleuropeo: Villeroy & Boch, l’eccellenza della tavola di alto livello. Procedo tranquilla, self-confident, ma in realtà – booom! – in modo del tutto inaspettato sono catapultata nell’incubo (ops!) del Natale: trenini, orsetti, fiocchi di neve ed enormi alberi di Natale. Ma non era appena finita la Christmas Season?
Restiamo seri: qui ci sono molti trend che non possono non saltare all’occhio, tutti al motto di “Dinner is better when we eat together”. E allora la tavola è un curatissimo disordine, fatto di tovaglie di lino e un mix & match di piatti – rigorosamente tondi! – di colori tenui, un po’ pastello e un po’ naturali.
A volte incontro pattern geometrici e li saluto volentieri. Spesso incrocio eleganti fantasie orientali, di fronte alle quali mi inchino. Ma tutto, qui ad Ambiente Francoforte, sembra sussurrare: stiamo insieme e rilassiamoci.
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nonsapervivere · 8 years ago
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È tutto iniziato così (in queste righe cercherò di raccontare la mia storia) Valerio era il tipico ragazzo che non puoi fare a meno di non notare ... il ragazzo biondino, con i suoi occhi azzurri, con quel corpo quasi perfetto, che avrebbe fatto girare la testa un po' a tutte. Le nostre strade si incrociarono, ma non era quello il momento giusto, eravamo ancora troppo piccoli per capire. Lui si innamoro' della mia bellissima migliore amica, ma non era destino e così fini' presto. Tre anni fa successe qualcosa che non mi sarei mai potuta aspettare, inizio' tutto come un film... ma sappiamo che i film sono pura finzione e tali rimangono. Era la notte della famigerata festa del liceo classico, e sappiamo benissimo cosa vuol dire mandare dei ragazzini così pieni di voglia di crescere in fretta in una discoteca, ecco che si inizia con il primo bicchiere, con i secondo, ecco che si inizia a non capire più niente, ecco che mi trovo dietro Valerio, ecco mi trovo fuori con lui, ecco che ottengo forse quello che ho un po' desiderato ricevere fin dalla prima volta che lo vidi... Dopo qualche giorno lui scese nuovamente per passare le vacanze di Natale con i parenti, lo vidi per strada, quasi vicino casa mia, ma l'unica cosa che riuscimmo a dirci fu un "ciao" imbarazzante. Capii che quel poco di rapporto che c'era tra di noi era stato rovinato. Fino a quando, mi arrivo' un suo messaggio, una notte, e iniziammo a parlare, parlare, parlare, e ci siamo promessi che se il giorno dopo avesse nevicato( cosa alquanto strana dato che il mio paese si trova vicino al mare) avremmo fatto un pazzia insieme. E così fu .. si, nevico' e sotto quei strani fiocchi, le nostre labbra si ritrovarono. In quel momento capii che anche io avevo un cuore, capii che dentro quegli occhi, che dentro quegli abbracci, dentro quel sorriso ci sarei voluta rimanere per sempre. Ma forse mi illusi, lui mi illuse. Io cercai di combattere la mia timidezza e il mio sentirmi ancora bambina per lui, cercai di accontentarlo pur di non perderlo. E via con le prime esperienze. Ma lui non amava me, lui amava il mio corpo. Lui era così distante ma così vicino, lui era così strano che mi abituai ad essere strana anche io. Così dopo molti mesi sono riuscita a capire che la nostra non era una relazione, che quello che vedevo con i miei occhi non era la realtà, ma frutto della mia passione. Così, prendendo quel poco di coraggio che trovai sono riuscita a far valere la mia persona, e lui capi' che mi avrebbe perso. E dopo qualche settimana, si rese conto che era anche lui innamorato di me. Adesso le nostra strade riuscirono a trovare un punto di incontro. Quei mesi furono tutti in salita, ma una volta arrivati in cima il panorama fu bellissimo. Non riuscimmo mai ad essere una coppia come le altre, ma io non cercavo questo. Io volevo solamente che lui fosse al mio fianco. Quell'estate fu devastante. Avevo ottenuto ciò che volevo, ma .... anche i più bei castelli crollano se sono costruiti con la sabbia, e così crollai,quando scoprii che lui mi aveva tradito, che lui mi aveva nascosto tutto, che lui aveva scelto altro quando aveva già me, che lui non era riuscito a vedere o meglio aveva ignorato il mio amore per lui, che lui aveva preferito altre labbra... altri sorrisi... altro. Così crollai, il mio sentimento si sdoppio'... ma non cessò. Odiare e amare allo stesso tempo è possibile, ve lo assicuro. Inizialmente cercai di non accettare la mia delusione. Infatti non sono mai riuscita ad allontarmi da lui veramente. Mettendo da parte me stessa ho deciso di perdonarlo. Lui mi aveva fatto crescere, lui mi avava fatto sentire viva, lui mi avava fatto provare amore. Passammo entrambi un periodo di merda, lui è riuscito a capire i suoi errori ed io cercavo di fare la donna forte e menefreghista, come se quel fatto non mi avesse per niente toccato. Così dopo un anno finalmente inzio' la nostra vera relazione. Lui mi amava più che mai. Eravamo così uniti che avevo dimenticato il passato o meglio così sembrava... ma il realtà capisco solo adesso che il mio cuore era diventato istabile, come un vetro pieno di schegge che sta per rompersi, bastava così poco... o forse bastava solo altro tempo e l'equilibrio sarebbe crollato. E così successe. Quando tutto andava benissimo, quando io e lui eravamo una coppia a tutti gli effetti, quando ci siamo lasciati alle spalle quei due anni, quando lui era stato il ragazzo a cui avevo dato tutta me stessa e non solo, CROLLAI. L'odio e la delusione che forse avrei dovuto far prevalere quando mi aveva tradito, era riuscito ad uscire. Diventai apatica. Non provavo più niente. Ero diventata vuota. Ero come una pietra che rimane inerme alla pioggia, al sole, all'acqua. Rimanevo li' ferma ad ascoltare il mio respiro che mi testimoniava che io ero ancora viva. Lo feci soffrire. Rovinai tutto. Lui era cresciuto con me. Io sapevo tutto di lui. Riuscivo a prevedere anche le sue risposte. E mi stancai. Ancora non riesco a provare più quell'amore per nessun altro. Non capisco se vivo o sopravvivo . Sono vuota. Sono ancora qui ferma come la pietra, aspettando che qualcuno mi raccolga e contempli la mia semplicità.
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lemurinviaggio · 7 years ago
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Questo è stato un anno importante per i Lemurinviaggio , poiché ha sancito il passaggio dal vecchio dominio a quello nuovo. Non è quindi stata la fine, ma un nuovo inizio! Successivamente abbiamo poi cambiato il logo, e siamo diventati a colori, vi piace ? Con i viaggi di questa annata siamo arrivati alla 41esima differente nazione visitata (37esima insieme), mettendo piede per la prima volta in Oceania, un continente tutto nuovo per noi. Nel frattempo abbiamo macinato quello che dovrebbe essere il 93esimo volo come coppia … ma non sempre siamo stati seduti vicini eh!
L’articolo che in questo 2017 avete preferito è stato “Spinalonga, l’isola dei morti viventi“, un luogo dal passato durissimo ma al contempo molto significativo per la volontà di riorganizzazione e voglia di sopravvivenza a prescindere dalla condanna, da parte di chi la abitò.
Esplorando l'isola dei morti viventi "Spinalonga" #creta #Spinalonga #passionegrecia #grecia #grecia🇬🇷 #amoviaggiare #siviaggia #viaggiamoinsieme #viaggiarechepassione #viaggiaresempre #viaggiatore #travelwithme #isola #isolaabbandonata #abbandoned #urbanview #unusualplace #scaryplace #lonelyplace #greece #lovegreece #visitcrete #landscape #travelwithme #exploretheworld #explorecrete #traveladdict #tripaddicts #travelgram #nomanlands
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Per noi è enormemente difficile scegliere cosa ci possa essere piaciuto più di altro. Comunque oltre a quella esperienza molto bella, forse possiamo dire che anche entrare in un sottomarino Nord Coreano (vedi “Missione Fallita“) ci ha emozionato tantissimo, così come intrufolarci in quello che fu il bunker di Hitler (vedi “Nella Tana del Lupo“).
  Abbiamo notato che a qualcuno è salito qualche brivido alla schiena quando abbiamo raccontato una nostra nottata in un castello infestato in Polonia (vedi”Reszel, l’ultimo Rogo“), e quando abbiamo ricordato una fantasmagorica coincidenza (vedi”Eventi inspiegabili a Gallipoli“).
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Qualcun’ altro si è fatto prendere dal trasporto. Non ci riferiamo alla metropolitana di Londra o a quella di Tokyo, ma a quando abbiamo scritto dei massacri che hanno subito i Greci da parte dei Turchi (vedi “Ultimi Baluardi: le grotte di Milatos, Frangokastello e il monastero di Arkadi“) e della tragedia che ha colpito un istituto scolastico Coreano (vedi “Fiocchi Gialli“).
Ci sono state donne: Sita che è stata rapita, Antonietta che era dedita alla toeletta, e la Kritsotopoula che … beh una rima per lei è piuttosto ardua ma ci piace considerarla una sorta di Lady Oscar ellenica. Ci siamo imbattuti in capre ed anche in volpi selvatiche… e come dimenticare il super mega maxi pecorone , il Big Merino ?
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Ed a proposito di incontri Non solo quest’anno, ma in generale, gironzolando, siamo entrati in contatto con tanta bella gente, ed in tal senso, Australiani , Giapponesi e Greci , per noi meritano una menzione speciale. Da un punto di vista più di popoli invece, siamo rimasti piacevolmente colpiti dalla resilienza di quello Polacco e di quello Coreano. Se è un argomento che vi interessa vi consigliamo la lettura di “Australia Day, quando tutto ebbe inizio” in cui parliamo di aborigeni.
Tornando a questa annata bloggosa, abbiamo: Solcato strade misteriose e foreste piuttosto peculiari (vedi Morasko e la crooked forest). Raccontato di Italiche mura in “Pareti Scricchiolanti” e in “A Dozza, i muri parlano!“. Ricordato anche ciò che è andato perso , o che è stato trovato .
Abbiamo narrato di compromessi alimentari in viaggio (vedi “In Nomine Itineris: Assoluzione del Compromesso“), di cataclismi (vedi “La Pompei del Nord“), di viaggi nel tempo, di favole e leggende.
Siamo finiti in overbooking , in mezzo ai sassi , e pure in mezzo ai c… (per questi ultimi, solo se siete adulti e vaccinati potete sbirciare QUI ed anche QUI )
Non è mai mancata la musica, né su questo sito , né sui social.
E per tutto l’anno ci siamo divertiti con tantissimi di voi , con cui abbiamo potuto scambiare qualche piacevolissima chiacchiera 😀 A proposito, ci teniamo a ringraziarvi, perché che si tratti di un commento sotto ad un articolo, di qualche battuta su un social, o di un saluto di persona, ci fate sempre piacerissimo, rendendo tutto questo molto molto molto più bello.
Comunque noi avremmo appena iniziato. Per l’anno che viene abbiamo tantissimo altro in serbo, e se non volete perdervi le prossime avventure lemurose , consigliamo l’iscrizione alla Lemuri VIP Lounge!
Cosa abbiamo combinato quest'anno? Ecco il nostro 2017 in pillole Questo è stato un anno importante per i Lemurinviaggio , poiché ha sancito il passaggio dal…
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sportpeople · 7 years ago
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Fano, 27 agosto 2017 – Tutto pronto per il nuovo inizio di stagione e al “Mancini” si riparte proprio da dove si era lasciata la scorsa regoular season, con il Bassano Virtus ospite dei granata. Alla trentottesima della stagione passata furono proprio i ragazzi di Cuttone ad avere la meglio sui veneti con il risultato finale che premiava i marchigiani, avanti per due reti a uno. Vittoria all’ultima di campionato che si rivelò importantissima in chiave play-out, visto il miglior posizionamento in graduatoria guadagnato dal Fano proprio all’ultima uscita stagionale ai danni del Forlì, poi retrocesso per via dello scontro diretto perso contro le aquile fanesi. Ma si sa, nuova stagione e nuove emozioni.
In casa Fano tutto è stato studiato al meglio e dopo una preparazione degna di questo nome (lo scorso anno i granata per via della riammissione in serie C partirono per il ritiro in evidente ritardo con ripercussioni sulla prima parte di stagione non indifferenti), con una rosa ben costruita e bilanciata, le aspettative sugli spalti sono tante.
Al fischio iniziale le curve sono quasi completamente deserte. Gli ospiti si spingono fino in riva all’Adriatico in sole quattro unità, riuscendo a fare peggio della scorsa stagione, quando a Fano si presentarono in cinque: una macchinata. Il settore ospite risulta quindi completamente sguarnito e silenzioso per tutta la partita, a rappresentanza dei colori giallo-rossi solo una pezza a scacchi con i colori sociali della compagine veneta appesa a bordo campo.
Anche in curva fanese le rappresentanze dei tifosi sono esigue ma per ragioni completamente diverse. Il deserto nella sezione centrale della curva, occupato dal 1977 dai Panthers, è dovuto ad una protesta dei supporter fanesi che decidono di entrare solo al quindicesimo del primo tempo. Le ragioni di tale protesta sono fondate sull’ennesima randellata di DASPO piovuti sulla curva granata, costretta a fare a meno per ben 7 anni di uno dei principali attori del direttivo Ultras. Squalifica inaudita, che danneggia gravemente una delle curve più corrette del girone che ha fatto della correttezza e del rispetto il proprio credo e il proprio biglietto da visita. Non a caso è facile trovare affiliazioni o rapporti di cordialità in buona parte dei campi d’Italia nei confronti dei tifosi granata.
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All’entrata dei Panthers la curva si riempie per buona metà e si colora di granata. Per primissima cosa viene esposto lo striscione dei Panthers a bordo campo per segnalare la presenza del collettivo, rigorosamente al contrario in segno di protesta. Striscione immancabilmente accompagnato dalle pezze delle sezioni interne del tifo granata. Degna di nota quella della Sezione Bar Mary addobbata con eleganti fiocchi azzurri a testimoniare la nascita di Giuliano, figlio di uno dei ragazzi della sezione. Poco più tardi verrà esposto anche uno striscione a mezza curva per dare il benvenuto al neo-Panthers.
I primi cori dei tifosi fanesi riecheggiano vigorosamente in tutto lo stadio e sono ovviamente dedicati prima a sostegno dei diffidati e poi alla squadra. Per tutto il primo tempo i locali cantano incessantemente, alternando cori secchi a sbandierate e battimani. Nella seconda frazione di gara, fino agli ultimi dieci minuti, i Panthers con il supporto degli Ultras Fano, riescono a tenere il ritmo e il volume alti, non facendo mancare il proprio supporto ai beniamini di casa. A metà della ripresa i Panthers dedicano un interno copri curva a Bronco, un tifoso granata scomparso, sempre ricordato dagli Ultras fanesi che ad ogni partita dedicano numerosi cori a chi non c’è più, per non dimenticare e onorare chi tempo fa sedeva fra loro. Poi, negli ultimi dieci minuti, forse per la tensione derivante dal risultato in bilico, dal Fano costretto davanti alla propria area di rigore per buona parte del secondo tempo, il ritmo cala e di conseguenza anche i decibel.
Dopo 5 minuti di recupero finisce la gara al “Mancini” e i fanesi possono esultare per una vittoria che vale oro, soprattutto per la caratura dell’avversario, di categoria e combattivo fino all’ultimo secondo. Come al termine di ogni partita la curva granata chiama a sé la squadra, per cantare e ballare letteralmente insieme ai giocatori, i quali si prestano a seguire la coreografia dei ragazzi della curva (seduti e in piedi con cambio di ritmo “Alè Granata”).
L’affluenza negli altri settori è forse l’unica nota negativa in questa prima stagionale, il totale di poco più di 1.200 spettatori è qualcosa di anomalo per Fano e sicuramente sotto le aspettative. Ma se la squadra continuerà ad esprimere il calcio e il mordente messo in campo contro il Bassano, non ci vorrà molto prima di rivedere la casa granata ribollire di fanesi agguerriti.
Testo di Federico Carboni. Foto di Tommaso Giancarli.
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Fano-Bassano, Serie C: 15′ di silenzio poi la festa granata Fano, 27 agosto 2017 - Tutto pronto per il nuovo inizio di stagione e al “Mancini” si riparte proprio da dove si era lasciata la scorsa…
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worldexplore360-blog · 8 years ago
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Capodanno on the road
(L’articolo con gallerie complete è visualizzabile qui)
Come da vigilia di ogni viaggio mi sono ripromesso di andare a letto prestissimo, perché altrettanto presto dovrò svegliarmi. Un proposito che viene puntualmente tradito, vuoi per gli ultimi preparativi, vuoi per la difficoltà a prendere sonno prima di una nuova avventura. Quando la sveglia suona squarciando il silenzio della notte sono le 5 del mattino, ed io ho dormito appena 3 ore. Vorrei rimettermi e riposare sotto le calde coperte, ma mi conviene prepararmi alla svelta, prima che arrivi Gloria a prendermi. Ho come l'impressione che il freddo stamattina sia molto più intenso, quasi troppo. Forse per la stanchezza, forse per l'orario. O forse perché fa più freddo e basta. Un buon inizio considerato che stiamo andando in giro per l'Europa verso posti freddissimi e che il punto di partenza dovrebbe essere quello più caldo. Riesco a trascinarmi verso gli ultimi preparativi e poi sono pronto per andare. Recuperiamo Simona ed Andrea per strada; il gruppo è al completo. Imbocchiamo l'autostrada in direzione Milano: anche se siamo ancora poco attivi per l'orario, il viaggio è ufficialmente iniziato.
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Itinerario: Torino - Graz - Vienna - Bratislava - Budapest - Zagabria - Lubiana - TorinoGiorni di viaggio: 9Mezzo: family car
Giorno 1
Giungiamo a Graz poco dopo l’ora di pranzo. L’impressione, entrando in città è tutt’altro che positiva: la periferia sembra trascurata ed il cemento abbonda fin quasi all’abuso. Il nostro ostello è a lato della stazione, la camera non è male ed è provvista di tutte le comodità, ma la pulizia lascia un po’ a desiderare. Il freddo per ora non è troppo eccessivo rispetto a Torino e dopo esserci sistemati velocemente ci dirigiamo verso il centro., dove i parcheggi sono pressoché tutti a pagamento ed anche abbastanza cari.
Graz nel suo centro storico è sicuramente una città molto carina. Architettonicamente è molto valida ed alterna bene edifici moderni a costruzioni storiche dal classico stile austriaco. Giriamo le vie centrali e ci fermiamo a mangiare un boccone, idealmente il nostro pranzo, anche se sono ormai le 17 passate. Percorriamo la breve salita che porta alla fine del centro storico, in cui sono posizionati i locali notturni, anch’essi molto eleganti. La città è davvero piccola, per cui in un paio d’ore abbiamo già percorso tutto il centro. Ciò che si nota immediatamente è la mancanza di vitalità del luogo, come ci trovassimo all’interno di un gioiellino spento.
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Ci spostiamo di poco per andare a vedere una costruzione avveniristica rinominata “Blob”, per la sua forma tumeforme.  L’edificio ospita un museo d’arte contemporanea ed è un esempio di architettura ecosostenibile, seppur abbia un impatto visivo decisamente forte all’interno del contesto cittadino in cui si trova. Purtroppo non è illuminato come suo solito, per cui decidiamo che torneremo la mattina seguente a vederlo con la luce. Il freddo inizia a farsi sentire prepotente, per cui decidiamo allo stesso modo di rimandare al mattino anche la visita al castello che svetta sulla città. Giusto il tempo di goderci lo spettacolo dell’auditorium illuminato sul fiume che si trova proprio di fronte al Blob e torniamo nella zona dei locali per chiuderci al caldo e bere qualcosa. La sosta si prolunga a quasi due ore e, quando usciamo, lo facciamo solamente per dirigerci verso il ristorante tipico austriaco, in cui apprezziamo le specialità della zona. Il piatto forte è composto da gnocchi gratinati con cipolle fritte e formaggio e contorno di crauti crudi. Immancabili, naturalmente, i Pretzel. Tutto buonissimo ma anche pesante e fatichiamo ad arrivare a fine pasto.
Giorno 2
La sveglia suona presto, la notte non è stata delle migliori a causa del materasso in pietra e degli gnocchi ribelli, ma abbiamo ancora delle cose da vedere prima di spostarci a Vienna. Una colazione abbondante in un ottimo locale di fianco al Kunsthaus e siamo pronti a goderci il “capolavoro” illuminato a giorno. Niente, ci rendiamo conto che forse non averlo illuminato la sera precedente è stata un’ottima scelta. Intraprendiamo dunque la salita che porta al castello, resa abbastanza impegnativa dai residui di neve ghiacciata. Lo spettacolo dall’alto è però meritevole lo sforzo. Un campanile atipico, tozzo e basso, domina la città giusto ai piedi del castello di Schlossberg, a cui non accederemo per carenza di tempo. Termina così la nostra avventura a Graz, città carina se siete nei paraggi ed in cerca di una meta per una gita domenicale, ma da cui non potersi aspettare di più.
In un paio d’ore siamo a Vienna, dove trascorreremo la notte di San Silvestro. Alloggiamo in una casa trovata su AirBnb, arredata con gusto e molto ben tenuta dalla proprietaria. E’ sempre curioso provare a farsi un’idea della vita e della personalità dei proprietari solamente attraverso ciò che i loro alloggi hanno da mostrare. Non perdiamo tempo ed andiamo subito verso il centro, dove c’è un’infinità di punti d’interesse ad attenderci.
Fervono i preparativi per festeggiare l’arrivo del nuovo anno e questo causa un ulteriore condensarsi di turisti e visitatori. A Stephansplatz, piazza sede del Duomo, è quasi difficile muoversi, ed il flusso di persone prosegue per tutto il centro, nelle vie adiacenti alla piazza. Il centro storico di Vienna è un vero gioiello che trasuda storia ed eleganza da ogni angolo. Edifici, negozi, decorazioni natalizie: sembra di essere in un quadro ottocentesco vivente. Ad aumentare questa sensazione l’ingente numero di carrozze in giro per la città. Praticamente frequenti quanto i taxi a Torino.
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Seguendo Kohlmarkt ci troviamo a Michaelerplatz, dove un passaggio porta a quello che sembrerebbe un cortile interno, ma che si rivela essere Josefsplatz, che precede l’immensa piazza Heldenplatz, su cui si affacciano diversi edifici chiave della storia austriaca. Qui vi sono infatti la Biblioteca Nazionale, Hofburg (residenza reale) ed intorno possiamo scorgere il Parlamento, il Weltmuseum e Neue Burg. Dall’altra parte della strada troviamo la piazza Maria-Theresien-Platz, ai cui lati sono presenti i musei di storia e scienze naturali. Al centro della piazza è sito un ennesimo mercatino di Natale, una vera e propria istituzione qui, a vedere quanti ne sono dislocati per la città.
Dopo esserci avvicinati al Parlamento per osservarlo da vicino, attraverso Ringstrasse e Universitatsring giungiamo in piazza Rathausplatz. Qui, assolutamente inaspettato, troviamo un mercatino di Natale. Non ci lasciamo però distrarre da questa sorpresa e prestiamo attenzione al Rathaus (da cui il nome della piazza), imponente e stupendo edificio  che sorprendentemente ospita il municipio, seppur sembri più una cattedrale o un palazzo per concerti. Vi è anche un teatro posto esattamente di fronte al municipio, dall'altro lato della strada. Decidiamo che sarà questa la piazza in cui trascorreremo il conto alla rovescia, aspettandoci uno spettacolo pirotecnico coi fiocchi. A lato della piazza è anche presente una pista di pattinaggio immensa e strutturata a percorso diramato, ma il tempismo è talmente perfetto da far sì che questa sia chiusa soli due giorni in tutto l’inverno: quelli della nostra permanenza in città. Il freddo è quasi insopportabile e ci costringe a rifugiarci in un pub prima di tornare verso l’auto e poi a casa per i preparativi al veglione. Il nostro cenone è atipico; ci adeguiamo alle usanze locali che poca importanza danno al pasto di San Silvestro e ceniamo takeaway. E’ il nostro unico momento di risparmio in Austria; paradossale, lo so.
Per affrontare il grande freddo della nottata ci vestiamo all’inverosimile. Io ho indosso l’abbigliamento termico che uso per giocare a calcio, più una maglia, il maglione più pesante che ho ed i compagni più fidati di questo intero viaggio: giaccone, sciarpa, guanti e cappello. Tra la mole di indumenti addosso ed il calore della folla riesco a stare quasi bene. Spero solo di non dover entrare in qualche locale per non dovermi sottoporre ad una sauna pretaporter, ma soprattutto di non incontrare la donna della mia vita quella sera stessa, perché mi giocherei tutte le chance in maglia termica viola e calzamaglia, accostamento terribile anche per un’austriaca imbottita di vin brulé (gluhwein). Le nostre aspettative sullo spettacolo in piazza vengono clamorosamente disattese. L’esibizione musicale sembra non decollare mai, la massa si fa sempre più folta e prendere qualcosa da bere diventa un’impresa quasi quanto non perdersi. Passiamo così tutto il tempo che ci separa dal countdown a muoverci a mo’ di trenino, sperando che nessuno ci scambi per i buontemponi che ballano ogni canzone così per non creare un codone infinito alle nostre spalle. Fortunatamente gli austriaci non hanno la cultura del “Maracaibooo” e possiamo muoverci “liberamente” tra uno stand e l’altro. Una sorta di Oompa Loompa di etnia e sesso non ben specificati ci delizia con una versione acustica di “Ginghelberg”, probabilmente la (sua) traduzione tedesca di “Jingle Bells”, ma dopo un attimo di smarrimento generale lo perdiamo tra la folla, verosimilmente intento ad intrattenere ogni gruppetto con il suo inedito.
E’ ormai il momento del conto alla rovescia, dal Rathaus si affacciano gli ospiti della festa che si tiene all’interno e tutto lascia presagire ad uno show pirotecnico da urlo con questa splendida piazza a fare da cornice. Ebbene, nulla di tutto ciò. I fuochi sono sparati a caso ai lati della piazza, dietro agli alberi, lanciati in aria tanto per far baccano, senza la minima variazione di forme o colori. I classici, semplici fuochi rotondi ripetuti in loop; un po’ poco per una capitale europea dall’elegante bellezza conclamata. Un po’ poco per chi viene dalla periferia torinese e solo affacciandosi dal balcone di casa è abituato ad assistere a palazzi ricoperti di fumogeni e scene di guerra pirotecnica degne della miglior Baghdad. Ah, dimenticavo, ad accompagnare i fuochi l’originalità austriaca ha optato per una musica celebrativa ricca di pathos: il Valzer. Inaspettato quanto un mercatino di Natale. Ma la notte è ancora giovane e vogliamo iniziare il 2017 al meglio. Seguiamo il percorso che attraversa le vie del centro e che in ogni piazza propone un palco dal diverso genere musicale. Mentre siamo alla ricerca del palco prescelto, Andrea e Simona propongono di entrare in un locale per scaldarci, bere qualcosa e soprattutto fare tappa in bagno. Notiamo l’insegna “American Bar” e ci avviciniamo, ma scopriamo che questi è chiuso e che la luce proviene dal pub a fianco, il Pfiff & Co. Vediamo gente ballare all’interno, sembra un posto allegro, così entriamo. Immediatamente ci rendiamo conto che l’età media è quella dei nostri genitori e che il locale termina 7 passi dopo la porta d’ingresso. Troppo tardi, ormai siamo al fondo del pub e abbiamo trovato i servizi, così Andrea e Simona ne approfittano, mentre io e Gloria li attendiamo subito fuori, nell’unico spazio libero. In pochi istanti veniamo assaliti dalla proprietaria che pretende il pagamento di cinque euro perché il suo non è un bagno pubblico e bisogna pagare oppure ordinare. Proviamo a farle capire che avremmo ordinato, aspettavamo solo i nostri amici, ma ci viene detto che non si fida di noi ormai e vuole i soldi. Dopo minuti di tira e molla ci intima di ordinare alla svelta e praticamente ci costringe a scegliere tra birra e Coca Cola, apparentemente le uniche bevande a disposizione. Appena usciti dal bagno, anche Andrea e Simona vengono costretti ad ordinare, negandogli la possibilità di vedere un menù. Arrivati verso il bancone, le due cameriere si affrettano a venirci incontro e metterci in mano le consumazioni, quasi impaurite che potessimo fuggire senza pagare la nostra sosta fisiologica (ora sono curioso di vederli questi bagni, minimo ci sarà l’idromassaggio). La seconda cameriera tira fuori un borsellino e mi dice “Sono 18 euro”. Io sono in difficoltà tecnica, trovandomi con la bottiglia in una mano ed il bicchiere nell’altra, così le chiedo: “c’è un posto per appoggiare questi un attimo?”. E qui parte la lezione avanzata di customer care: “No.” “E come faccio?” “Non mi interessa” “Ok, ma così mi viene impossibile prendere i soldi” “Fatti tuoi, quando sei entrato lo sapevi che era pieno”.
Di fronte a tali parole pregne di accoglienza e buone maniere resto spiazzato, mi volto smarrito e vedo la mano di uno dei miei compagni di viaggio allungare una banconota, mentre tutt’intorno la vita scorre a rallentatore. Diciotto euro per due birre, una Coca Cola ed uno sputo di Jagermaister. O meglio, per usufruire dei servizi, con tanto di 2 euro di sconto rispetto ai 5 a testa richiesti inizialmente. Un affare.
Andiamo via infastiditi e dopo un veloce girovagare per il centro alla ricerca di una festa ormai finita, torniamo verso casa quando sono appena le 2:00. Intorno a noi una serie impressionante di arresti. Paese che vai, usanze che trovi.
Giorno 3
Per il nostro ultimo giorno a Vienna vogliamo concederci le specialità del luogo, quindi andiamo a caccia di Sacher e Palle di Mozart, che è un nome che si presta a cattive interpretazioni, ma altro non si tratta che di cioccolatini di forma sferica. Troviamo la prima in una catena di caffetterie chiamata Aida. A meno che non abbiate un particolare feticismo per i locali stile anni ’60 in cui abusano del colore rosa, non mi sentirei di consigliarvi l’esperienza. Piuttosto vi direi di prendere la vostra Sacher da portare via, in quanto è l’unica cosa che valga davvero la pena. Effettuata la carica di energia mattutina, siamo pronti per affrontare la giornata, che sarà dedicata a castelli e case di Vienna.
Per primo quello di Belvedere, al cui interno sono esposte le opere di Gustav Klimt, celebre per "Il bacio". L’edificio riprende la classica forma di una reggia, pur non presentando dimensioni esagerate. Non manca un ampio giardino con tanto di laghetto artificiale e bizzarre sculture di teste di vari animali. In particolare, il freddo ha ghiacciato il laghetto, creando un bellissimo effetto specchio del castello. Davanti all’ingresso decine di persone si accodano per andare a formare a turno l’1 mancante nel grande “2017” esposto, in quello che parrebbe essere un esperimento sociale (spero).
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Subito dopo tocca alla Hundertwasserhaus, un’eccentrica casa costruita da Friedensreich Hundertwasser. L’edificio ricorda molto quelli di Gaudì per forme e colori e lo stesso si può dire della galleria commerciale (e dei suoi gadget) che vi si trova di fronte. La zona merita comunque una visita.
Ci spostiamo quindi verso l’edificio più famoso, il castello di Schönbrunn. Nel cortile frontale, manco a dirlo, un mercatino di Natale. Questa volta però è una manna dal cielo, perché il freddo è praticamente insopportabile ed avere la possibilità di bere qualcosa di caldo è decisamente apprezzabile.
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Terminato il “giro-castelli”, torniamo nel centro storico, dove la nostra attenzione si concentra sugli edifici più significativi ed eleganti, come l’Albertina Museum ed il Teatro dell'Opera. E’ ormai ora di cena e la scelta ricade su “Ribs of Vienna”, una steak house dalle porzioni maxi in cui trovare qualsiasi specialità di carne, compresi gli immancabili Schnitzel. Il locale è sempre pieno e bisogna attendere un po’ prima di accomodarsi, ma qualità e cordialità del servizio sono impeccabili.
Giorno 4
Termina l’avventura austriaca, con tutti i suoi pro ed i suoi contro. Sinceramente mi aspettavo qualcosina in più, soprattutto in termini di accoglienza, ma Vienna è una città che merita comunque di essere vista per il carico di storia ed eleganza che si respira in ogni suo angolo.
La prossima meta è Bratislava, tappa intermedia prima di arrivare a Budapest. La capitale slovacca non è di dimensioni esagerate, per cui ci fermeremo solo un giorno. Al nostro arrivo troviamo un leggero nevischio ed un panorama imbiancato dalle precipitazioni dei giorni precedenti. La città sembra da subito piccolina e poco viva, infatti non c’è molta gente in strada. Dopo esserci sistemati presso l’ostello, dobbiamo soltanto risolvere il problema del parcheggio: tutti quelli nei dintorni dell’ostello sono riservati ai residenti e fatichiamo a comprendere quali tra gli altri siano a pagamento o meno. Trovare qualcuno che parli inglese tra i locali è difficile, ma lo è di più trovare chi conosca le regole relative al parcheggio. Dopo aver trovato solo tanta incertezza nei posteggiatori più giovani, penso di aver trovato sicurezza in un postino, il quale però è confuso su quali posti siano da pagare: strisce bianche o blu? Lui propende per le seconde, ma quando gli faccio notare che nel resto del mondo è l’opposto, le sue certezze crollano. In mio soccorso giungerà per fortuna il receptionist di un albergo.
Percorriamo a piedi la strada che ci separa dal centro storico, sulla quale ci imbattiamo nel Palazzo Presidenziale. Davvero piccolo e anonimo per essere un edificio di tale importanza, ma scopriremo che la sera si illumina peggio dell’albero di Natale in Piazza San Pietro, rendendolo più la versione gigante di un Tir notturno. La città vecchia è molto caratteristica: dalla torre dell’orologio si sviluppa la strada principale con i suoi negozi tipici, da cui si diramano le stradine che portano al resto dell’antico villaggio. Seppur piccola, la città vecchia è ricca di edifici storici, molti dei quali però non segnalati o lasciati in totale stato di abbandono. Subito dopo la piazza principale, ci fermiamo ad osservare da  vicino la statua dell’uomo al lavoro, che consiste in un operaio che fa capolino da un tombino aperto.
Giungiamo alla piazza del Teatro dell’Opera, da cui una gentile ragazza ci accompagna verso la Chiesa Blu. Questa particolare chiesa presenta non solo il bizzarro color cielo, ma la sua intera forma è ispirata ad una torta decorata. In pratica l’intera chiesa sembra ricoperta di glassa di zucchero. Davvero splendida, peccato averla trovata chiusa e non aver avuto la possibilità di vederne gli interni. I continui richiami al cibo, uniti all’attività fisica e al freddo sempre più pungente, ci suggeriscono che è ora di pranzo.
Consumiamo il pasto in uno splendido locale chiamato “Urban House”, in cui ambiente e specialità ci spingerebbero a passarvi l’intera giornata. L’hamburger all’avocado e le “banana chips” sono squisiti.
Purtroppo giunge il momento di tornare nel mondo esterno, e completiamo il giro del centro storico che ci riporta sulla via principale, da cui prendiamo la salita che ci porta al Castello di Bratislava. Prima però ci fermiamo un attimo a visitare la Cattedrale, in cui a dire il vero ci imbattiamo sbagliando strada. Il Castello è posto su una collina che domina la città e da cui si gode di una vista eccezionale. L’edificio in sé è molto minimale, quasi troppo, ma sicuramente lo rende diverso dai classici castelli europei a cui siamo abituati.
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La zona è praticamente isolata ed il freddo, al calare del sole, si è fatto praticamente irresistibile. Terminate le foto di rito (purtroppo il panorama è rovinato dalla nebbia), ci mettiamo in moto per tornare indietro. Sulla via principale adocchiamo “Enjoy Coffee”, un localino molto carino e all’apparenza accogliente in cui fermarsi per una merenda a base di tè/caffè ed una fetta delle splendide torte in esposizione. Ecco, niente di tutto ciò. Una volta entrati, nessuno ci rivolge parola e quando finalmente riesco ad intercettare una cameriera dicendole che siamo in quattro, questa si limita a dirmi “siamo pieni” e scappa via. Noi allora ci fermiamo nell’atrio cercando di capire il da farsi, dando un’occhiata alle tazze e agli articoli esposti in vendita sui vari scaffali. Non passa molto prima che un’altra cameriera ci cacci via dicendo che non possiamo stare lì. Saremo sfortunati noi, ma inizio a pensare che sia prassi in questa zona d’Europa.
A cena mangiamo l'Halusky, un piatto tipico slovacco composto da gnocchi accompagnati da formaggio bryndza e bacon. Ci confrontiamo per la prima volta con la città “nuova” quando ci rechiamo verso uno dei ponti da cui poter fotografare il più famoso ponte con l’Ufo (così nominato perché presenta una torre panoramica a forma di navicella Ufo proprio sopra la strada) con alle spalle il Castello. L’esperienza notturna in certe zone non è entusiasmante, ma una volta trovato il posto giusto il panorama ripaga di tutto. Terminiamo l’esplorazione di Bratislava con l’enorme obelisco dedicato ai caduti russi, nel punto più alto della città. Da qui è visibile l’intera città nuova, che non sembra poi così piccola in verità. Un po’ coperti, ma comunque visibili, anche il Castello e l’Ufo.
Giorno 5
Ci spingiamo più all’interno della città nuova per fare colazione e fare provviste per il viaggio nell’ampio centro commerciale , poi partiamo in direzione Budapest. Alla frontiera con l’Ungheria facciamo un altro pieno di gentilezza da parte di un’impiegata addetta alla vendita dei tagliandi per poter circolare in autostrada. Giusto per non abituarci subito bene nel nuovo Paese.
Budapest appare stupenda già a primo impatto mentre entriamo in città. Qui si uniranno al gruppo Andrea e Melissa, che ci raggiungono da Torino, e ritroverò, quasi per caso, il mio coinquilino dei tempi olandesi Alessandro, qui in vacanza con la ragazza Katherine. Il nostro ostello non è distante dal centro e possiamo spostarci a piedi. Dopo un rapido pranzo a Vörösmarty tér, ci dirigiamo verso le rive del Danubio, da cui possiamo ammirare la miriade di splendidi ponti e la cittadella che si staglia oltre la riva opposta. Un panorama stupendo, reso ancora più magico dalle luci serali (pur essendo appena le 16:30). Attraversiamo il celebre Ponte delle Catene per arrivare sulla riva opposta e salire alla Cittadella. Da qui si ammira l’intera città con le punte del Parlamento e delle chiese circostanti ed il Danubio che si insinua tra i ponti come un lunghissimo serpente. Alle nostre spalle l’enorme Castello Reale.
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Un consiglio: se volete evitare di pagare il biglietto per la funicolare, potete tranquillamente salire a piedi; la salita non è proibitiva ed è anche provvista di ascensori e scale mobili gratuiti, seppur nascosti. Dopo una birra (o una cioccolata calda, a seconda dei gusti) in un desolato locale dal personale ostile (tanto per cambiare), terminiamo la giornata con una cena a base di zuppa di goulash, squisita specialità ungherese.
Giorno 6
Incontriamo Andrea e Melissa davanti alla basilica di Santo Stefano, che visitiamo dopo una sostanziosa colazione in zona. Qui troviamo un barlume di gentilezza quando l’anziano custode ci lascia entrare gratis (forse per non dover aspettare che tiriamo fuori le monete, vista la nostra difficoltà con i fiorini).
Ha iniziato a nevicare copiosamente, e dalla basilica andiamo verso il Parlamento, che da vicino e con la luce del giorno sembra ancora più imponente e pomposo con le sue guglie.
Purtroppo i biglietti per le visite guidate all’interno terminano rapidamente e non troviamo posto nemmeno per il giorno seguente. Intorno non mancano altri edifici storici, come la Biblioteca Nazionale. Poco distante, sulle rive del fiume, un monumento in ferro dedicato ai morti nel Danubio durante la seconda guerra mondiale, composto da scarpe lasciate sull’argine.
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La seconda metà della giornata è interamente dedicata al relax presso le famose terme di Szechenyi. In queste terme storiche, risalenti agli inizi del secolo scorso, si trovano vasche all’aperto, per rilassarsi al caldo nonostante la temperatura sia prossima allo zero, ed altre all’interno, con tanto di saune e bagni turchi di vario tipo. Qui il gruppo è al completo e la tentazione è quella di non andare più via. Anche perché appena usciti dalle vasche si congela e gli asciugamani sono fradici per le precipitazioni. La sera siamo fin troppo rilassati; in pratica siamo in coma post-terme e ci trasciniamo appena a cena.
Giorno 7
E' l'ultima giornata in quel di Budapest e dopo il relax del giorno precedente ci aspetta la camminata più impegnativa. Si sale infatti al Bastione dei Pescatori, da cui si ha una splendida vista panoramica sull'intera città. Le sue particolari torri e colonne dalla forma fiabesca aggiungono ulteriore suggestione ad un panorama già di per sé mozzafiato.
Come al solito il freddo è a malapena sopportabile, ed il fatto di trovarci nel punto più alto della città non aiuta, nonostante la giornata sia serena e soleggiata. Sulla strada che porta alla salita per il Bastione abbiamo una visuale completamente diversa del Parlamento e del ponte delle Catene visti dalla parte opposta del Danubio.
Riscendendo dal Bastione percorriamo la strada che porta alla cittadella visitata il primo giorno, avendo così la possibilità di rivederla con la luce del sole, ma soprattutto di vederne il lato posteriore. Lungo il cammino ci imbattiamo nell'attore americano Beau Mirchoff, "famoso" per l'interpretazione in "Awkward" (in Italia "Diario di una nerd Superstar"), che riconosciamo solo perché Melissa era certa di averlo già visto il giorno prima alle terme. Anche questa volta però perde l'attimo per fermarlo, e io posso tornare a bramare la calda zuppa che mi aspetta per pranzo.
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Zuppa (di pesce, come suggeritoci da un'amica del luogo, così come il langos) che finalmente è nostra appena torniamo in centro città, dove troviamo un ristorante tipico ungherese eccezionalmente ancora aperto per pranzo nonostante siano ormai le 16. Anche qui veniamo trattati come pezzenti, per cui inizio a dubitare che non sia usanza del luogo, ma che siamo noi ad avere la faccia da schiaffi. Fortunatamente mi ricrederò più avanti, poi finché si mangia bene e i prezzi sono onesti, possono fare ciò che vogliono, tanto difficilmente li rivedremo in vita nostra.
Dopo un ultimo rapido giro in centro è tempo di andare a pattinare nell'immensa pista ghiacciata di fianco a Piazza degli Eroi, a due passi dalle terme di Szechenyi. L'impianto si estende su un laghetto ghiacciato di 12.000 m2  ed è la pista di pattinaggio più grande d'Europa. Costruita nel 1926, comprende un'ampia zona al chiuso dove pagare, affittare i pattini, cambiarsi, e depositare borse e scarpe. Il prezzo è più che onesto e vi sono riduzioni per studenti. A lato della pista è presente il piccolo ma elegante castello di Vajdahunyad. Una volta chiusa la pista, ci dedichiamo ad uno sguardo più approfondito della grande Piazza degli Eroi con i suoi monumenti ed edifici e ceniamo in un pub scelto a caso per la stanchezza.
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Termina così anche la tappa di Budapest, il gruppo si riduce di nuovo, dovendo salutare Andrea, Melissa, Alessandro e Katherine ed il rientro in Italia si fa sempre più vicino. Ma mancano ancora Zagabria e Lubiana.
Giorno 8
Salutiamo Budapest liberandoci degli ultimi Fiorini rimasti per fare colazione e provviste e ci mettiamo in viaggio verso Zagabria. La temperatura scende sempre di più e nella capitale croata saremo a -6 gradi. Prima di arrivare in Croazia, però, facciamo sosta presso il grande lago Balaton, che proprio a causa delle temperature così rigide è interamente ghiacciato. Lo spettacolo è davvero affascinante, anche perché non è facile comprendere come un lago di queste dimensioni possa congelarsi interamente. Di fronte a noi un'immensa distesa di ghiaccio, su cui camminano liberamente alcuni uccelli, i quali approfittano dell'unica piccola spaccatura per pescare le loro prede. Scendiamo dall'auto per avvicinarci alla riva e fare qualche foto migliore, e solo a quel punto capiamo in pieno come sia possibile un tale scenario. Veniamo travolti da un vento gelido fortissimo. Mantenere l'equilibrio è quasi difficile, ma lo è soprattutto resistere al freddo tagliente che ti soffia addosso. Il tempo di scattare tre foto ed ho la mano praticamente viola; provo anche a girare un breve video ma sono costretto ad interromperlo per ripararmi dal vento. Risultato: 5 secondi di ripresa, di cui almeno 4 di imprecazioni da parte mia e dei miei compagni d'avventura. Ne è valsa sicuramente la pena visto il panorama meraviglioso, ma ritorniamo in macchina ben contenti di poterci scaldare e ripartiamo verso Zagabria.
Nonostante le temperature freddissime, i croati sono molto calorosi ed accoglienti, una botta di gentilezza che ci sorprende (neanche tanto, essendo già stato in Croazia) e rincuora, dopo la scarsa empatia delle tappe precedenti. L'ostello è carino e ben tenuto ed il personale molto disponibile e voglioso di chiacchierare. Dopo esserci sistemati usciamo subito alla scoperta della città, che, per quanto piccola, ha diversi punti di interesse. Il nostro ostello si trova a due passi dalla Cattedrale dell'Assunzione e da Ban Jelačić, piazza principale di Zagabria. Da qui si risale lungo una viuzza tradizionale che porta alla Città Vecchia, posta su un altopiano.
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Dopo essere passati attraverso la Stone Gate (l'antica porta della città), ci fermiamo ad osservare la chiesa di S. Marco, con il suo particolare tetto decorato in piastrelle colorate. A pochi passi da noi un addetto accende i lampioni con un lungo bastone a cui fa capo un lumino, come avveniva prima della diffusione dell'energia elettrica. L'uomo indossa una lunga mantella ed un cappello classici dell'800 e il tutto contribuisce a farci vivere un breve tuffo storico nel passato.
Giungiamo presso la terrazza panoramica da dove si può vedere l'intera città dall'alto. Un magnifico tramonto accompagna la nostra permanenza, rendendo la vista ancora più suggestiva. Da non perdere anche l'enorme murale "3D" della balena fluttuante, realizzato sulla facciata di un palazzo. Inizia a farsi buio e, dopo una rapida sosta al Museo dei cuori infranti - letteralmente "Museum of Broken Relationships" (delle relazioni interrotte), un piccolo museo in cui sono esposti oggetti e storie ricordo di relazioni finite, siano esse d'amore o di altro tipo -  riscendiamo la stradina che ci ha portati in vetta e ci concediamo un giro presso i negozietti tipici. Nella via parallela si trovano tutti i ristoranti e pub ed infatti lì ceneremo. Prima però torniamo verso la "città nuova", che illuminata dalle luci artificiali risulta essere moderna ed elegante. Anche qui vi sono i mercatini di Natale, ormai prossimi alla chiusura, che ben si fondono con i negozi moderni e con il piccolo centro commerciale. Le decorazioni natalizie proseguono per tutte le vie che portano fino alla stazione centrale, poco distante dalla quale si trovano un altro mercatino di Natale ed una grande pista di pattinaggio strutturata a percorso, come quella vista a Vienna. Alle sue spalle, il Palazzo del Teatro Nazionale Croato.
E' ormai ora di cena e torniamo indietro per goderci un pasto tipico croato in un ristorante tradizionale. Le specialità sono ottime, soprattutto quelle al tartufo, e nonostante l'aspetto molto elegante, i prezzi sono abbordabili. A fatica ci incamminiamo verso l'ostello, visto che il freddo è aumentato ulteriormente rispetto ai -6 del nostro arrivo.
Giorno 9
Il mattino successivo lo conferma: -9 gradi, auto ghiacciate e bibite lasciate sui sedili congelate. Saltiamo la colazione perché contiamo di farla poco dopo, appena superato il confine con la Slovenia, ma non avremmo mai immaginato che alla dogana le procedure fossero tanto lente da farci perdere due ore. Per questo motivo dobbiamo rinunciare a fermarci a Trieste sulla via di ritorno, e ci limiteremo a Lubiana, per poi tirare dritti verso Torino e concludere ufficialmente il viaggio.
E' dunque l'ultima tappa della nostra avventura, che inizia con una rapida colazione in autogrill e con la difficoltà a capire come pagare il tagliandino per l'autostrada. Solo un miracolo ci fa fermare al posto di blocco di nostra iniziativa per comprarlo, e siamo gli unici a non venire multati tra quelli sprovvisti.
Giunti a Lubiana, ci fermiamo prima di tutto nel quartiere degli artisti. Il quartiere è così definito perché contiene un isolato occupato prevalentemente da giovani artisti, che ne hanno modificato i connotati con le loro opere eccentriche ed i loro murales. E' molto caratteristico e merita assolutamente una sosta approfondita, oltre ad avere un ostello, per i più appassionati del genere (o per i più coraggiosi tra gli altri, visto lo stile assai spartano di questo). Ci dirigiamo quindi verso il centro, dove ci rendiamo conto di aver pagato 13 minuti di parcheggio quanto 3 ore, poiché non ci siamo resi conto che la sosta è a pagamento solo fino alle 13.
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Il centro di Lubiana è molto caratteristico e si sviluppa sul fiume. Il punto più famoso è sicuramente il Triplice Ponte, di fatto un ponte ramificato in tre parti. In questo punto vi sono anche le costruzioni più importanti intorno ad una piazzetta, da cui si scorge bene il Castello. La città è piccolina e alterna bene gli edifici tradizionali a quelli moderni, con un passaggio naturale e non troppo marcato attraverso le vie. Sembra di essere a Venezia, o, per chi vi è stato, ad Utrecht. Vi sono diversi ponti, tra cui quello dei Draghi. Il lungo fiume è caratterizzato da ristoranti e locali tipici (infatti pranzeremo qui), quasi tutti provvisti di tavoli all'esterno con sedie ricoperte in pelliccia e coperte (o funghi riscaldanti) per il freddo. In molti siedono all'esterno, grazie alla giornata soleggiata ed alla temperatura decisamente più vivibile rispetto a Zagabria e precedenti.
Le vie più interne sono ricche di negozietti tipici, in particolare quelli di artigianato o prodotti di design per la casa. Per gli amanti del genere e per gli hipster di tutto il mondo è davvero un paradiso, anche se i prezzi spesso sono cari. Il materiale prediletto è il legno, con cui vengono realizzati soprammobili, orologi, occhiali e accessori di qualsiasi tipo.
E' ormai ora di ripartire, e lascio Lubiana piacevolmente sorpreso. Stanchi e non troppo entusiasti di tornare a casa, ci rimettiamo in viaggio con la cornice delle montagne slovene al tramonto, uno skyline divenuto simbolo dell'intera nazione. Anche questa avventura termina qui, lasciandoci tanto distrutti dal viaggio quanto appagati; ingrassati ed un po' più poveri di quanto avremmo immaginato, ma sicuramente più ricchi in altro, ben più importante.
A cura di Shady per World Explore 360.
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sportpeople · 8 years ago
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Il 4 maggio 1975 è una data che la Benevento calcistica ricorda molto bene. La Strega – neopromossa in Serie C – ospita un Bari in piena lotta per la promozione. Al seguito dei pugliesi giungono circa 3.000 tifosi ad occupare le gradinate del vecchio stadio Meomartini. Se dalle prime ore del mattino si hanno le prime avvisaglie di una giornata all’insegna della violenza, il culmine si raggiunge al 55′ del match, quando il beneventano Zica pareggia l’iniziale gol di Sigarini provocando la rabbiosa reazione dei tifosi pugliesi e, di conseguenza, pesantissimi scontri che portano alla sospensione del match e si protrarranno fino a notte fonda. Questa è la genesi di una rivalità, o per meglio dire di un livore primordiale, considerati i tanti anni in cui i due club non si affronteranno.
A 42 anni di distanza le squadre si ritrovano in Serie B. Tante cose sono cambiate da quegli anni, cominciando dalle modalità di accesso negli stadi e dalla società attorno, sicuramente più morigerata e meno incline a sfogare le proprie tensioni negli stadi di calcio. Benevento-Bari resta comunque una sfida ricca di fascino, al quale va aggiunto l’ottimo momento delle due squadre: i giallorossi, assieme alla Spal, sono la matricola guastafeste del torneo e contendono inaspettatamente le prime posizioni ad avversarie più quotate, mentre i pugliesi dopo un avvio disastroso hanno lentamente ripreso la retta via sotto la guida Colantuono ed ora sperano di insidiare le posizioni di vertice. La vicinanza tra le due città è l’ultimo ingrediente per rendere appetibile questo anticipo del venerdì sera.
Decido di raggiungere il Sannio in treno. Un viaggio che come sempre si consuma lento e piacevole sugli anziani regionali messi a disposizione da Trenitalia. Il cielo non mi riserva buone sorprese: sull’Italia del Centro Sud si è abbattuta una perturbazione alquanto fitta e già in tutto il percorso i goccioloni di pioggia non fanno che infrangersi sui vetri del convoglio.
Basta uscire dalla stazione di Benevento per assaporare il clima partita. In tanti girano con la sciarpa al collo, mentre un capannello di ragazzi è appollaiato in un bar consumando pinte e scandendo cori per i giallorossi e contro gli avversari di turno. Mentre faccio la fila per comprare un pezzo di pizza osservo i commenti della gente, divertita dai cori. “Si tenessero la voce però, che serve di più dentro lo stadio” dice un signore. “Ho vissuto per tanti anni a Bari, calcisticamente non li sopporto e oggi tutta la città deve rendere il Santa Colomba una polveriera” lo segue una signora sulla cinquantina. Il clima è quello giusto.
Superato il fiume Calore, attraversando Ponte Vanvitelli, raggiungo Remo ed altri ragazzi giunti dalla Germania e dall’Austria per un “tour partitellaro” nello Stivale. Buttata giù qualche birra e familiarizzato con la compagnia germanofona si è fatta ora di avviarci verso lo stadio.
La pioggia sembra aver interrotto momentaneamente la propria discesa e ai prefiltraggi le file scorrono tutto sommato ordinate e abbastanza veloci. Mancano una ventina di minuti al fischio d’inizio e lo stadio registra davvero un bel colpo d’occhio. Il Santa Colomba è un impianto di tutto rispetto: trasuda vecchio calcio dalle sue gradinate ancora senza seggiolini e numerate “a vernice”, oltre ad essere un impianto grande e adatto a una Serie A dove spesso si vedono stadi letteralmente “inventati”, con impalcature e tubi innocenti a farla da padroni.
La Curva Sud è logicamente già piena e il soffice suono del tamburo rimanda di tanto in tanto al tifo che sarà. Gli ultras dello Stregone stanno preparando la coreografia da esibire a inizio gara, mentre sul versante ospite i baresi entrano a scaglioni sistemandosi nella parte superiore e lasciando i ragazzi con i bandieroni al primo anello. Sicuramente una scelta molto bella per l’impatto visivo.
Alle 21 le formazioni fanno capolino dagli spogliatoi con la Sud che esibisce la propria scenografia: nulla di troppo elaborato e proprio per questo dalla buona riuscita. I cartoncini rifrangenti fanno da cornice alla scritta “Benevento” e vengono ultimati dallo striscione “Conquistiamo questa vittoria”, con tutto lo stadio che inizialmente segue i cori lanciati dal settore popolare. Di contro, lo dico subito, ritengo che il grande limite della tifoseria sannita sia la vistosa frammentazione in diversi gruppi sparsi in tutto lo stadio. Ovviamente non sta a me giudicare le scelte (anche perché non ne conosco i motivi), ma è indubbio che questa divisione non giovi alla riuscita complessiva del tifo.
Per quanto riguarda gli ultras del Bari dovranno passare alcuni minuti prima che tutto il settore sia al completo e i ragazzi seduti in balaustra riescano ad organizzare al meglio una bella coreografia, fatta da cartoncini e dallo striscione “Siamo l’armata biancorossa”. Nell’era del grigiore perpetuo va sottolineato come assistere a due coreografie in una sola partita sia un vero e proprio evento. Non mancano neanche torce, fumogeni e il tamburo tra i Galletti, ma questi saranno una costante della serata, tanto da rimandare la mente e i ricordi indietro di qualche anno.
Se l’accoglienza delle tifoserie è di quelle con i fiocchi diversamente non si può dire della sfida in campo. Un susseguirsi di gol ed emozioni che per novanta minuti tiene sulle spine il pubblico presente. All’iniziale vantaggio casalingo di Lopez, infatti, rispondono Galano, Salzano e Floro Flores. Gara finita? Manco per niente: prima dell’intervallo Cissè la riapre e poco dopo l’inizio della ripresa Ceravolo ritrova il pareggio per i campani. Ma i colpi di scena non sono finiti e pochi minuti dopo è ancora Galano a siglare il definitivo 3-4, che sommato allo 0-4 dell’andata in favore del Benevento rende questa sfida una delle più spettacolari del torneo.
Chiaramente il tourbillon di emozioni ha un effetto propulsivo sul pubblico che in più di un’occasione partecipa coralmente ai cori della curva e inveisce sentitamente contro le decisioni arbitrali.
Dicevamo della Curva Sud: la prestazione è sicuramente buona, sebbene il tifo si concentri quasi sempre nella parte centrale, riuscendo in diverse occasioni a coordinarsi con i ragazzi che occupano il primo anello. C’è entusiasmo tra la tifoseria giallorossa e questo è un fattore determinante per fare del Santa Colomba uno stadio partecipativo e appassionato.
Sui baresi mi sono spesso dilungato, in questi anni, sottolineando la loro grande potenzialità canora e folkloristica spesso inespressa o non totalmente esauriente. Ecco, va detto che invece serate come queste fanno vedere di che pasta siano fatti i supporter biancorossi. Oltre al bel muro, compatto e massiccio, che formano nel proprio settore, si distinguono con i soliti cavalli di battaglia: le manate, i cori a rispondere, il tanto colore, la pirotecnica e una maniera tutta “barese” di fare il tifo. Pressoché ineccepibili, c’è poco da dire. Novanta minuti di tifo incessante e ottimo a livello qualitativo. Le bandiere e gli stendardi sistemati con ordine e l’impressione che ogni gesto e ogni coro parta dalle persone giuste al momento giusto. Evidentemente le teste che si occupano di coordinare la tifoseria organizzata biancorossa sono pensanti. E questa, in un movimento ultras sempre più approssimativo e arruffato, è davvero una nota di merito.
Un elogio vorrei anche riservarlo a tutto il pubblico presente che, nonostante una pioggia battente e incessante, ha continuato a vedere la partita, tifare e animarsi senza battere ciglio. Pochissimi gli ombrelli aperti o le persone che tentavano di ripararsi sotto ai boccaporti. Scene ben differenti da alcuni stadi di Serie A dove ormai l’imborghesito pubblico delle grandi città sarebbe più consono a tribune con seggiolini in pelle di daino e riscaldamento annesso.
Finisce con gli applausi da ambo le parti. E del resto non avrebbe potuto essere diversamente. Lo spettacolo visto in campo e sugli spalti elegge, ancora una volta, la Serie B a vera e propria “prima categoria professionista” per partecipazione e vicinanza al pubblico.
Il dopo partita è tutto per i baresi che, in attesa di uscire e fare ritorno nella propria città, dileggiano gli avversari con cori di scherno esultando per una fondamentale vittoria che li proietta in piena zona playoff.
Anche questo è Sud.
Simone Meloni.
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Anche questo è Sud: Benevento-Bari, Serie B Il 4 maggio 1975 è una data che la Benevento calcistica ricorda molto bene. La Strega - neopromossa in Serie C - ospita un Bari in piena lotta per la promozione.
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