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Il Presidente Benzi: La Provincia come Baricentro per Comuni e Cittadini. Alessandria
Massima attenzione a viabilità e ambiente: le priorità del Presidente della Provincia per un territorio più connesso e sostenibile.
Massima attenzione a viabilità e ambiente: le priorità del Presidente della Provincia per un territorio più connesso e sostenibile. L’articolo pubblicato su CorriereAl offre uno sguardo sulle recenti dichiarazioni del Presidente della Provincia Benzi, che ha sottolineato l’importanza del ruolo della provincia come “baricentro del territorio”. In questa veste, la provincia si pone al servizio dei…
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Stralcio del discorso di Robert Kennedy Jr, sulla guerra in Ucraina tenuto 3 giorni fa.
Voglio dire una parola sulla guerra in Ucraina. Il complesso militare-industriale ci ha fornito quella nota giustificazione da fumetto come ha fatto per ogni guerra: che questo è un nobile sforzo per fermare un super criminale, Vladimir Putin, che ha invaso l’Ucraina e per contrastare la sua marcia, simile a quella di Hitler, in tutta Europa.
In effetti, la piccola Ucraina è la delegata di una lotta geopolitica avviata dalle ambizioni dei neoconservatori statunitensi per l’egemonia globale americana. Non sto scusando Putin per aver invaso l’Ucraina. Aveva altre opzioni, ma la guerra era una risposta prevedibile della Russia. Lo spericolato progetto neocon di estendere la NATO per circondare la Russia è un atto ostile. I media creduloni raramente spiegano agli americani che ci siamo allontanati unilateralmente da due trattati intermedi sulle armi nucleari con la Russia e poi abbiamo messo sistemi missilistici nucleari in Romania e Polonia.
Questo è un atto ostile e ostile, e la Casa Bianca di Biden ha ripetutamente respinto l’offerta della Russia di risolvere pacificamente questa guerra. La guerra in Ucraina è iniziata nel 2014, quando le agenzie statunitensi hanno rovesciato il governo democraticamente eletto dell’Ucraina e hanno installato un governo filo-occidentale scelto da loro. Hanno lanciato una guerra civile mortale contro i russi etnici in Ucraina. Nel 2019, l’America si è allontanata da un trattato di pace, l’accordo di Minsk, negoziato tra la Russia e l’Ucraina dalle nazioni europee. E poi, nell’aprile del 2022, volevano la guerra. Nell’aprile 2022, il presidente Biden ha inviato Boris Johnson in Ucraina per costringere il presidente Zelensky a strappare un accordo di pace che lui e i russi avevano già firmato. I russi stavano ritirando le truppe da Kiev, Donbass e Luhansk. E quell’accordo di pace avrebbe portato la pace nella regione e avrebbe permesso a Donbass e Luhansk di rimanere parte dell’Ucraina.
Il presidente Biden ha dichiarato quel mese che il suo obiettivo nella guerra era il cambio di regime in Russia. Il suo segretario alla difesa, Lloyd Austin, spiegò contemporaneamente che lo scopo dell’America nella guerra era quello di esaurire l’esercito russo e di degradare la sua capacità di combattere in qualsiasi altra parte del mondo. Questi obiettivi, naturalmente, non avevano nulla a che fare con ciò che dicevano agli americani sulla protezione della sovranità dell’Ucraina.
L’Ucraina è una vittima in questa guerra, ed è vittima dell’Occidente… sia della Russia che dell’Occidente. Da allora, abbiamo costretto Zelenskyy a strappare l’accordo, abbiamo sperperato il fiore della gioventù ucraina. Sono morti ben 600.000 bambini ucraini e oltre 100.000 bambini russi, per i quali tutti noi dovremmo essere in lutto. E le infrastrutture dell’Ucraina sono distrutte.
La guerra è stata un disastro anche per il nostro paese. Abbiamo già perso quasi 200 miliardi di dollari. E questi sono dollari di cui c’è un disperato bisogno, con le nostre comunità che soffrono in tutto il nostro paese. Il sabotaggio del gasdotto Nord Stream e le sanzioni hanno distrutto la base industriale europea, che costituisce il baluardo della sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Una Germania forte con un’industria forte è un deterrente molto, molto più forte per la Russia di una Germania che è deindustrializzata e trasformata in una semplice estensione di una base militare statunitense.
Abbiamo spinto la Russia in una disastrosa alleanza con Cina e Iran. Siamo più vicini all’orlo della guerra nucleare che in qualsiasi altro momento dal 1962. E i neoconservatori della Casa Bianca non sembrano preoccuparsi affatto. La nostra autorità morale e la nostra economia sono nel tremare, e la guerra ha dato origine all’emergere dei BRICS, che ora minaccia di sostituire il dollaro come valuta di riserva globale.
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Si vis pacem, para pacem.
Promuovere la guerra come strumento per garantire la pace e' una contraddizione profonda e pericolosa. La violenza genera solo altra violenza, creando cicli di distruzione e sofferenza che lasciano cicatrici profonde nella societa'. La storia e' piena di esempi in cui la guerra, lungi dal portare stabilita' e sicurezza, ha creato instabilita' duratura, devastazione economica e una perdita incalcolabile di vite umane. La pace non può essere raggiunta attraverso la forza delle armi, ma tramite il dialogo, la cooperazione e la comprensione reciproca. Le risorse che vengono impiegate nella guerra potrebbero essere destinate a migliorare la vita delle persone, affrontando i veri problemi come la poverta', l'ingiustizia e l'ineguaglianza, che spesso sono alla radice dei conflitti. Promuovere la guerra non solo distrugge vite e infrastrutture, ma erode anche la nostra umanita', spingendoci a vedere l'altro come un nemico piuttosto che come un essere umano. Se vogliamo davvero la pace, dobbiamo investire nella pace stessa: educare alla tolleranza, risolvere i conflitti con il dialogo e creare un mondo basato sulla giustizia e la dignita' per tutti.
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L’ITALIA VARA IL PRIMO PIANO SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI
L’Italia ha approvato il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. Il provvedimento è il primo di questo tipo che prevede azioni per la pianificazione e l’attuazione di azioni di adattamento ai cambiamenti climatici nel nostro Paese.
Il Piano comprende 361 azioni rivolte ai sistemi naturali, sociali ed economici, tra cui le aree marine, montagna e criosfera, le risorse idriche, zone costiere, sottosuolo, dissesto geologico e idrogeologico, ecosistemi terrestri, specie alloctone, foreste, agricoltura, pesca, acquacoltura, turismo, insediamenti urbani, trasporti e infrastrutture, industrie, patrimonio culturale, energia e salute. Le azioni a livello nazionale, regionale e locale si inquadrano nella nuova strategia del Green Deal europeo che mira a realizzare la trasformazione dell’Europa in un’unione resiliente ai cambiamenti climatici entro il 2050 e si basa su quattro priorità: un adattamento più intelligente, più sistemico e integrato, più rapido, oltre che una intensificazione dell’azione internazionale.
Il PNAAC è stato approvato in seguito ad un percorso di confronto che ha coinvolto molte realtà della società civile e preceduto da una fase di consultazione pubblica avviata a inizio 2023, sulla quale hanno lavorato enti, associazioni, università e ricercatori in uno sforzo collettivo durato anni. “Finalmente dopo sei lunghi anni dalla prima bozza e dopo ben quattro governi, l’Italia ha approvato il PNAAC” dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. “Ritengo molto positivo che l’Italia si sia dotata del PNAAC dopo tanti anni in cui questo piano avrebbe dovuto essere predisposto” ha affermato Enrico Giovannini dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile ASVIS.
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Fonte: Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica; foto di Ralph W. Lambrecht
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L’affondamento dello yacht del magnate britannico Mike Lynch comincia a evidenziare alcuni dettagli che alimentano seri sospetti sui contorni della morte sua, del boss della Morgan Stanley, Johnatan Bloomer, del loro avvocato di fiducia e delle rispettive mogli nelle acque di Porticello a Palermo. Non è certo un dettaglio che ben sei agenti speciali britannici si siano precipitati sul posto per capire – o per coprire? – quello che è accaduto.
In primo luogo c’è la morte, appena quattro giorni fa, del numero due dell’azienda di Lynch, Stephen Chamberlain, investito mentre faceva jogging a Stretham, in Gran Bretagna. Chamberlain lavorava come direttore operativo per la società di sicurezza informatica Darktrace, legata al magnate Lynch.
In secondo luogo Lynch era uno squalo della finanza soprattutto nel settore sensibilissimo della cybersicurezza e dunque anche della cyberwar. E in questo settore i punti di contatto con il mondo dell’intelligence e del lavoro sporco sono innumerevoli.
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Darktrace, azienda di sicurezza informatica fondata dal magnate britannico Mike Lynch – una delle sei persone disperse nel naufragio avvenuto ieri a Porticello, nei pressi di Palermo – ha rapporti consolidati con l’intelligence israeliana. Darktrace è ben nota ai servizi segreti internazionali, italiani compresi, ma ha stretti rapporti, in particolare, con quelli israeliani che, secondo una fonte interpellata da “Agenzia Nova”, hanno utilizzato i sistemi dell’azienda britannica per individuare alcuni dei massimi dirigenti di Hamas.
Lynch, noto anche come il “Bill Gates britannico”, ha avuto un ruolo importante nella nascita di Darktrace. La società, infatti, è stata fondata nel 2013 a Cambridge, da matematici ed esperti di difesa informatica di Invoke Capital, altra impresa di proprietà proprio di Lynch.
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’estate scorsa Darktrace aveva presentato sul mercato Heal, il suo nuovo strumento che sfrutta l’intelligenza artificiale per facilitare la fase cosiddetta di “incident response”, ovvero la capacità di rilevare e gestire gli attacchi informatici in modo da ridurre al minimo i danni, i tempi di recupero e i costi totali.
Lo scorso primo marzo l’azienda ha annunciato la nascita di Darktrace Federal, una nuova divisione al servizio del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, della comunità di intelligence, delle agenzie civili federali e delle infrastrutture critiche nazionali per rafforzare le loro capacità di proteggersi dagli attacchi cyber.
In Darktrace Federal lavorano esperti in materia di sicurezza ed ex membri dell’intelligence statunitense che hanno guidato le operazioni informatiche presso la Cia e fornito assistenza all’Agenzia per la sicurezza nazionale (Nsa) e al Pentagono. Un annuncio che non sorprende, ma che anzi conferma la stretta vicinanza fra l’azienda fondata da Lynch e la comunità internazionale dell’intelligence.
È notizia dello scorso 26 aprile, invece, l’acquisizione di Darktrace da parte del fondo d’investimento statunitense Thoma Bravo per 5,32 miliardi di dollari. La trattativa era iniziata nel 2022 ma aveva subito una battuta d’arresto a causa di una serie di difficoltà nei negoziati fra le dirigenze delle due aziende. Thoma Bravo ha visto l’acquisizione come un’opportunità per rafforzare la propria esposizione nel mercato della sicurezza informatica: d’altronde, il fondo Usa possiede già diverse aziende che operano nel comparto, come Sophos, Proofpoint, Ping Identity e SailPoint.
Per Darktrace, invece, l’acquisizione potrebbe rappresentare un’opportunità di crescita e innovazione: un’operazione “win-win” come si dice in questi casi. Non sempre, tuttavia, sono filati lisci i rapporti fra le società legate a Lynch e gli Stati Uniti. L’imprenditore britannico, infatti, lo scorso giugno era stato scagionato – non senza sorprese – da un tribunale di San Francisco dalle accuse di frode e falso in bilancio presentate da Hewlett Packard. Lynch, infatti, aveva venduto al colosso statunitense del settore high tech, Autonomy, altra società informatica da lui fondata ma era stato accusato di aver gonfiato il valore della società prima della transazione.
Una vicenda che durava da ben 13 anni, quella del contenzioso fra Lynch ed Hewlett Packard che, tuttavia, si era conclusa nel migliore dei modi per l’imprenditore britannico che in questi giorni si stava godendo una vacanza con la famiglia in Italia. La vacanza, però, ha assunto toni decisamente drammatici in seguito del naufragio in Sicilia dello yacht che ospitava, complessivamente, 22 persone.
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Il racconto della NATO del presidente Putin
La presunta violazione da parte dell'Occidente dell'impegno a non allargare la NATO è stata a lungo un elemento chiave nella narrazione di Putin riguardo (e contro) l'Alleanza. Nel suo roboante discorso del febbraio 2007 alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco , disse:
E abbiamo il diritto di chiederci: contro chi è destinata questa espansione [della NATO]? E che fine hanno fatto le assicurazioni fatte dai nostri partner occidentali dopo lo scioglimento del Patto di Varsavia? … Vorrei citare il discorso del Segretario Generale della NATO Mr. Woerner a Bruxelles il 17 maggio 1990. All'epoca disse che: 'il fatto che siamo pronti a non collocare un esercito NATO al di fuori del territorio tedesco dà all'Unione Sovietica una ferma garanzia di sicurezza”. Dove sono queste garanzie?
Il presidente russo è tornato sull'argomento nel suo discorso al Cremlino del 18 marzo 2014, giustificando l'annessione illegale della Crimea da parte della Russia: “… loro [i leader occidentali] ci hanno mentito molte volte, preso decisioni alle nostre spalle, posto davanti a noi un fatto compiuto. Ciò è accaduto con l'espansione della NATO a est, così come con il dispiegamento di infrastrutture militari ai nostri confini".
Le cose stanno così?
L'impegno della NATO dell'Occidente
Ciò su cui tedeschi, americani, inglesi e francesi concordarono nel 1990 fu che non ci sarebbe stato alcun dispiegamento di forze NATO non tedesche sul territorio dell'ex RDT. All'epoca ero un vicedirettore della scrivania sovietica del Dipartimento di Stato, e questo era certamente il punto delle discussioni del segretario James Baker con Gorbaciov e il suo ministro degli Esteri, Eduard Shevardnadze. Nel 1990, pochi pensavano seriamente alla possibilità di un più ampio allargamento della NATO ad est.
L'accordo sul non dispiegamento di truppe straniere sul territorio dell'ex RDT è stato incorporato nell'articolo 5 del Trattato sull'accordo finale con la Germania, firmato il 12 settembre 1990 dai ministri degli Esteri delle due Germanie, il Regno Unito Uniti, Unione Sovietica, Gran Bretagna e Francia. L'articolo 5 conteneva tre disposizioni:
Fino a quando le forze sovietiche non avessero completato il loro ritiro dall'ex RDT, solo le unità di difesa territoriale tedesche non integrate nella NATO sarebbero state dispiegate in quel territorio. Non ci sarebbe stato alcun aumento del numero delle truppe o dell'equipaggiamento delle forze statunitensi, britanniche e francesi di stanza a Berlino. Una volta che le forze sovietiche si fossero ritirate, le forze tedesche assegnate alla NATO avrebbero potuto essere schierate nell'ex RDT, ma le forze straniere e i sistemi di armi nucleari non sarebbero stati schierati lì.
Quando si legge il testo integrale del discorso di Woerner citato da Putin, è chiaro che i commenti del segretario generale si riferivano alle forze Nato nella Germania orientale, non a un impegno più ampio a non allargare l'Alleanza.
Il punto di vista dell'ex presidente sovietico Gorbachev
Ora abbiamo una voce molto autorevole da Mosca che conferma questa comprensione. Russia behind the Headlines ha pubblicato un'intervista con Gorbachev, che fu presidente sovietico durante le discussioni e i negoziati sui trattati riguardanti la riunificazione tedesca. L'intervistatore ha chiesto perché Gorbaciov non "ha insistito sul fatto che le promesse fatte a te [Gorbaciov] - in particolare la promessa del Segretario di Stato americano James Baker che la NATO non si sarebbe espansa a est - fossero codificate legalmente?" Gorbaciov ha risposto: “Il tema dell''espansione della NATO' non è stato affatto discusso e non è stato sollevato in quegli anni. … Un'altra questione che abbiamo sollevato è stata discussa: assicurarsi che le strutture militari della NATO non avanzassero e che ulteriori forze armate non sarebbero state dispiegate sul territorio dell'allora RDT dopo la riunificazione tedesca. La dichiarazione di Baker è stata fatta in quel contesto... Tutto ciò che avrebbe potuto essere fatto e doveva essere fatto per consolidare quell'obbligo politico è stato fatto. E soddisfatto.
Gorbaciov ha continuato dicendo che “L'accordo su un accordo definitivo con la Germania ha affermato che non sarebbero state create nuove strutture militari nella parte orientale del paese; non sarebbero state schierate truppe aggiuntive; nessuna arma di distruzione di massa sarebbe stata collocata lì. È stato rispettato in tutti questi anni. A dire il vero, l'ex presidente sovietico ha criticato l'allargamento della NATO e l'ha definito una violazione dello spirito delle assicurazioni date a Mosca nel 1990, ma ha chiarito che non c'erano promesse riguardo a un allargamento più ampio.
Diversi anni dopo la riunificazione tedesca, nel 1997, la NATO affermò che nel "contesto di sicurezza attuale e prevedibile" non ci sarebbe stato uno stazionamento permanente di consistenti forze di combattimento sul territorio dei nuovi membri della NATO. Fino all'occupazione militare russa della Crimea a marzo, non c'era praticamente alcuno stazionamento di alcuna forza di combattimento della NATO sul territorio dei nuovi membri. Da marzo, la NATO ha aumentato la presenza delle sue forze militari nella regione baltica e nell'Europa centrale.
Putin non è stupido, e i suoi aiutanti hanno sicuramente accesso ai registri ex sovietici dell'epoca e comprendono la storia degli impegni presi dai leader occidentali e dalla NATO. Ma la presunta promessa dell'Occidente di non allargare l'Alleanza rimarrà indubbiamente un elemento standard della sua interpretazione anti-NATO. Questo perché si adatta così bene al quadro che il leader russo cerca di dipingere di una Russia addolorata, sfruttata da altri e sempre più isolata, non a causa delle proprie azioni, ma a causa delle macchinazioni di un ingannevole Occidente.
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PRIMO
Capire ciò che è accaduto
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Se a Modigliana [ paese dell'Appennino romagnolo ] ci dicono, che sono caduti 280 millimetri di pioggia (per millimetro quadrato), significa che su un singolo metro quadrato di terreno, sono scesi 280 litri di pioggia in circa 36 ore.
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Ora se ci pensiamo bene, e utilizziamo una immagine subito comprensibile a tutti, è come immaginare che una mattina ci risvegliamo e aprendo la finestra, troviamo che su ogni metro quadrato del nostro giardino o cortile, ci siano tante pile verticali composte da taniche d'acqua da 20 litri, ciascuna.
Per essere precisi, quattordici taniche da 20 litri, impilate una sopra l'altra!!
E queste pile di taniche, su tutti i metri quadrati che riuscite a scorgere dalla vostra finestra, guardando verso strade, tetti, e tutti i prati che riuscite a scorgere.
Ovunque 14 taniche d'acqua, una sopra l'altra, in verticale.
È più chiaro adesso?
Riuscite a visualizzare questa distesa di colonne di taniche d'acqua per tutto lo spazio attorno a voi ?
Su ciascun singolo metro quadrato del vostro territorio.
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Questa è la reale dimensione dell'evento che è accaduto quì in Romagna.
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Sul nostro pianeta credo ci sia una sola area in cui spesso piovono simili quantità di pioggia. Si tratta della regione del Bangladesh, fra l'India e la Birmania (ora Myanmar).
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E questo accade nei due mesi di piogge monsoniche e determina le alluvioni annuali più catastrofiche, quelle con intere città e villaggi che vengono sommersi dall'acqua e il paese che si trasforma in una sola distesa liquida.
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Ma noi non siamo una regione tropicale come il Bangladesh! E da noi non è mai esistito un fenomento paragonabile ai "venti monsonici".
Mai visti !
Eppure adesso, sul Mediterraneo, si formano, con frequenza sempre più ravvicinata, veri e propri Cicloni, ed è da questi fenomeni, che possiano capire che il clima sta mutando rapidamente.
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Noi umani bruciamo combustibili fossili (petrolio, metano, diversi tipi di gas e combustibili come il carbone).
Emettiamo così "gas serra", che fanno crescere la temperatura complessiva del pianeta, aumentando l'energia termica che poi incide direttamente sul clima.
Il clima reagisce a questo riscaldamento del pianeta, facendo evaporare quantità sempre maggiori di vapore acqueo dai mari, oltre a riscaldarli a livelli pericolosi, per la vita stessa dei pesci e dei microorganismi che vivono negli oceani.
Infine scatena fenomeni mai visti prima, a latitudini ben diverse da quelle tropicali.
Comprese queste tempeste di pioggia monsonica sul Mediterraneo. E tutto ci dice che questo succederà sempre più spesso in futuro.
Ecco perchè dovremo investire miliardi di euro, nel ridisegnare e rifare il letto di tutti i corsi d'acqua, progettando innumerevoli bacini di contenimento e le "casse di espansione" per contenere le future piene di torrenti e fiumi.
In concreto, dovremo ampliare la portata, di ogni alveo di corso d'acqua, e iniziare a rimodellare ogni letto di fiume, approfondendolo, e alzando e rafforzando ogni singolo argine di pianura.
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Ecco quel che serve: un piano straordinario di manutenzione e messa in sicurezza di tutto il territorio italiano.
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Altro che PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA, tanto reclamizzato, da quel bulletto cerebroleso che capeggia la Lega.
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POR FAVOR !!
I coglioni e/o perditempo
si astengano dal settore
Trasporti e infrastrutture.
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Che non tocchino nulla e restino piuttosto al Bar, a leggere la Gazzetta dello Sport e a spippolare sui tasti del cellulare, per scrivere cazzate varie, sui vari Twitter, Tik Tok, Facebook o Istagram.
Oppure, vadano immediatamente a Milanello, per assistere a bordocampo a tutti gli allenamenti del Milan o sugli spalti di San Siro !
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Qui, da noi, oggi
le chiacchiere, stanno a zero.
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Baltici.
Conosciamo tutti la storia e sappiamo che l'unione sovietica era una dittatura e che i paesi del blocco sovietico vivevano nel terrore e costretti a restrizioni di ogni tipo. Poi cadde il muro di Berlino e quei paesi si liberarono da questa tirannia, ma molti non sanno che tanti russi restarono perché erano nati in quei paesi e non nella federazione russa che da li a poco sarebbe nata. Una cosa che notai quando venni la prima volta in Estonia (1999) fu proprio questa, una fetta di popolazione era russa, parlava russo e viveva in un circolo ristretto dove erano tutti russi, ma russi nati in Estonia. Questa cosa non è cambiata nel tempo anche se molti di loro, quelli delle generazioni dai millenials in poi si sono adeguati alla lingua e sono usciti dal cerchio, questo perché comunque sono nati qua e non in russia, quindi in molti casi si sentono più estoni che russi. Stessa cosa negl'altri due paesi baltici. Nel 2004, per farvi un esempio, nacque mio figlio qua in Estonia e in ospedale le infermiere, non proprio giovani, mi parlavano in russo perché se non sei estone sei russo, nella loro testa. Oggi leggo una notizia molto propagandistica, direi, che putin ha minacciato i paesi baltici che stanno espellendo i russi, sempre quelli nati in loco in special modo in Lettonia. Partendo dal fatto che non si sa se vladimiro abbia minacciato o meno le piccole repubbliche perché non abbiamo sentito le sue parole direttamente, ed è probabile che sia indispettito per questa cosa e niente di più, però il tempo dove ho letto la notizia non specifica la fonte, quindi potrebbe essere una bufala, sempre per la propaganda contro i russi, perché ricordiamoci che putin è uno solo e che dietro di lui c'è la duma e i magnati del gas e del petrolio. Quindi cerco notizie in locale attraverso ERR che è il principale stumento informativo estone e leggo che il patriarca della chiesa ortodossa russa in estonia è stato espulso e deve andare via entro il 6 Febbraio, questo perché può minare la sicurezza pubblica, poi trovo un articolo che parla di un professore dell'università di Tartu che è stato licenziato perché indagato dal servizio interno come spia dei russi, quindi arrestato. Nell'articolo parla di una ricerca forsennata di altre persone che potrebbero essere spie al soldo di Mosca. Poi c'è un articolo molto lungo che è un'intervista ad un capoccia della sicurezza interna a cui viene chiesto svariate cose su come reclutano una spia, come si becca e cattura e cose del genere.
Poi ci sono vari articoli sulla guerra in ukraina, sul fatto che lo stato estone paga parecchi dindini per quella guerra, cosa che a molti estoni non è gradita per il fatto che il paese non è così ricco e leva soldi a loro stessi per le infrastrutture. Insomma una situazione non proprio delle più ideali, ma l'espulsione dei russi e sta cosa delle spie sembrano più propaganda che altro. Sono risalito alla notizia di un giornalaccio americano che è il primo che ha detto sta cosa che "putin in un futuro potrebbe attaccare le repubbliche baltiche per proteggere i suoi cittadini", bella cazzata, dove la mettete la questione "allargamento della nato ad est?". Se questi tizi, nel mio caso gli estoni, non volevano tutta sta caciara perché non si dichiaravano neutrali ma con la protezione nato così da fare da stati cuscinetto tra i due schieramenti? Lo sapevano benissimo che prima o poi sarebbe successa qualcosa e che c'è il rischio che sono i primi ad essere attaccati perché confinanti con la russia. La paura è normale, l'estonia non ha una popolazione grossa, più o meno quanto quella di Milano, e non ha delle forze armate che possono contrastare quelle russe, quindi per forza di cose da conigli si sono alleati con lo zio sam, il demonio in persona, ma allo zio non frega un cazzo se vi invadono, anzi a lui fa comodo così può dimostrare quanto il suo nemico sia cattivo.
Che sia vero o meno che la russia ha quest'idea di invadere un paese della nato mi sembra un pò na cazzata, per quanto stronzi i russi non sono stupidi e sanno benissimo che potrebbero tirarsi dietro tutti i paesi del patto atlantico, ma potrebbe essere una mossa strategica una volta iniziata la guerra a taiwan (che è sicuro che scoppierà a questo punto visto quello che sta succedendo in medio oriente, si è tutto collegato), oppure altra ipotesi è che è un bluf, perché una volta iniziata la guerra con la Cina sia i russi che i nord coreani si potrebbero coalizza contro gli yankee per dargli un colpo di grazia, ricordo sempre che la russia e l'alaska sono molto vicine, il bluf porterebbe gli yankee a proteggere con uomini e armamenti i confini qua e sottrarrebbero risorse dall'altra parte. Si vede che sono un bravo giocatore di risiko eh?
Comunque, personalmente che invadano o meno non mi frega un cavolo, fosse per me venderei la casa e me ne andrei comunque da sto posto di merda, per andare dove non lo so, a me basterebbe andare via da qui e non tornarci mai più, peccato che la mia compagna è nativa e che difficilmente si vorrà spostare, e non penso che potrò convincerla semplicemente dicendole che i russi invaderanno forse un giorno.
Resto dell'idea che l'Europa dovrebbe scrollarsi di dosso questa relazione tossica con gli yankee e iniziare a marciare per fatti suoi, ma la vedo difficile per via di un servilismo acuto, che si potrebbe anche dire "per un pugno di mosche corrotte", a nessuno fa comodo che il vecchio continente sia forte perché potrebbe determinare grossi cambiamenti a livello globale, com'è stato in passato.
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(...) io accuso i terroristi di Hamas di atti genocidari contro la popolazione palestinese a Gaza e precisamente di uccisioni e torture sugli omosessuali e sugli oppositori politici; di gravi attentati all’integrità fisica e mentale dei Gazawi, quando utilizzano la popolazione, donne e bambini, come scudi umani, così come le scuole, le università, gli ospedali e le ambulanze a fini terroristici; di sottomissione intenzionale dei Gazawi a condizioni di esistenza che comportano la loro parziale distruzione, stornando gli aiuti internazionali a favore di sviluppo di armamenti e di finanziamento del terrorismo, confiscando gli aiuti umanitari ai civili e tenendo in ostaggio la popolazione nonostante i preavvisi israeliani di bombardamento; di misure che pregiudicano le nascite, privando le donne palestinesi di Gaza di cure di qualità, negli ospedali largamente usati come depositi di armi.
Io accuso Hamas di attacchi incessanti, tesi a minacciare la sicurezza territoriale israeliana, e di crimini di guerra e presa di ostaggi che hanno condotto lo Stato di Israele ad avviare una risposta militare di legittima difesa.
Io accuso Hamas di essere il solo responsabile della drammatica situazione dei Palestinesi a Gaza, fin dalla sua presa di potere nella Striscia, e della guerra che vi è condotta da Israele.
Io accuso Hamas, Hezbollah, gli Houti e l’Iran di intenzioni genocide contro la comunità ebraica, Israele, gli Stati Uniti e le nazioni occidentali
Io accuso il Sudafrica e i suoi sostenitori di farsi portavoce di Hamas e della sua propaganda di fronte alle più alte istanze mondiali. Io li accuso di colpevole silenzio quando era necessario condannare la Siria, l’Afghanistan, lo Yemen, il Sudan, l’Iraq e l’Iran per genocidio contro le loro popolazioni e per crimini di guerra.
Io accuso il Sudafrica e i suoi sostenitori di rifiutarsi di prevenire e punire i propositi genocidari rivendicati direttamente e pubblicamente contro Israele.
Io accuso il Sudafrica e i suoi sostenitori di tacere sui massacri del 7 ottobre, che essi non considerano nel quadro della risposta israeliana
Io accuso il Sudafrica e i suoi sostenitori, per le ragioni sopra esposte, di portare di fronte alla Corte internazionale di Giustizia una causa infondata, politicamente motivata dal rifiuto del diritto dello Stato di Israele di esistere e di godere di una salda sicurezza territoriale.
Io accuso Jean-Luc Mélenchon e Jeremy Corbyn di essere gli intermediari politici dell’antisionismo propugnato da Hamas, rifiutando di riconoscere l’organizzazione come terrorista e attribuendogli attività di resistenza.
Io accuso l’Onu di mancanza di imparzialità nei confronti di Israele, fatta oggetto di diciassette risoluzioni di condanna nel 2020 contro sette per il resto del mondo (delle quali una contro l’Iran e una contro la Siria).
Io accuso l’Onu di un’incomprensibile cecità, fino all’8 gennaio 2024, di fronte agli stupri e alle mutilazioni sessuali inflitti il 7 ottobre 2023 in Israele.
Io accuso l’Onu di mancanza di obiettività di fronte alle informazioni diffuse da Hamas, concernenti le morti e gli attacchi attribuiti agli Israeliani. La penosa eco data dall’Onu alle false informazioni di Hamas sull’Ospedale Al-Shifa avrebbe dovuto metterci sull’avviso.
Io accuso l’UNRWA di complicità con i terroristi di Hamas a danno della popolazione civile. Condanno con la più grande fermezza il dirottamento da parte di Hamas dei fondi europei e internazionali verso il finanziamento di libri scolastici antisemiti, di armi e di infrastrutture belliche e il controllo del gruppo terrorista sul razionamento alimentare.
A più di cento giorni dal più grande pogrom subito da Israele e dal tentativo genocidario che si è trovato a combattere, io condanno l’indegna chiamata di Israele a rispondere all’accusa di atti genocidari, e porto il mio sostegno alla democrazia israeliana in questa insopportabile guerra politica di cui essa è bersaglio. Mi unisco agli israeliani che piangono i loro morti e condivido il loro terrore nel sapere che nel momento in cui Israele è giudicato per genocidio, 120 Israeliani sono ancora ostaggi dei gruppi terroristi nella Striscia di Gaza, vittime delle sevizie di cui quei gruppi sappiamo essere capaci.
Mi aspetto da parte della Francia lo stesso impegno della Germania a fianco degli Israeliani, un impegno chiaro e totale, e una condanna inequivocabile dell’iniziativa del Sudafrica.
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Chiusura della Strada Statale 10 da Alessandria a Tortona per Operazioni di Pulizia sul Ponte Bormida
Avviso del Comune di Alessandria: dalle 16:30 chiusura temporanea per rimozione tronchi accumulati sotto il Ponte Bormida.
Avviso del Comune di Alessandria: dalle 16:30 chiusura temporanea per rimozione tronchi accumulati sotto il Ponte Bormida. Il Comune di Alessandria ha comunicato la chiusura della Strada Statale 10, nel tratto che collega Alessandria a Tortona, a partire dalle ore 16:30 di oggi. Il tratto stradale sopra il fiume Bormida sarà interdetto al traffico per consentire interventi di pulizia e rimozione…
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YURI ANCARANI: "LASCIA STARE I SOGNI"
In una intervista, per altro non molto recente, Yuri Ancarani, videomaker italiano, afferma che tutte le immagini filmiche (o quasi tutte) e tutte le immagini televisive (in questo caso proprio tutte), portano con sé una visione del mondo, accompagnano cioè lo spettatore, in una “narrazione”, come si dice oggi. Ancarani adotta un punto di vista molto diverso: la macchina da presa è spesso fissa e lascia parlare le immagini. La sua mostra al Pac di Milano aperta fino al prossimo 11 giugno, fa il punto su oltre vent’anni di lavoro dell’artista ravennate. “Lascia stare i sogni”, è il significativo titolo di questa interessante rassegna di video che toccano temi molto diversi tra loro, ma che sono legati da questo sguardo, algido ma attento, neutro ma rivelatore, degli stridenti contrasti del nostro vivere. “Il Capo” proiettato su uno schermo gigantesco, accoglie il visitatore con la sua solenne imponenza. Si tratta di un video del 2010 girato in una cava di marmo delle Alpi Apuane, dove un uomo con una mimica più simile a quella di un direttore d’orchestra che di un cavatore di pietre, dirige con sapiente maestria il movimento di escavatori che tagliano e spostano giganteschi e candidi blocchi di marmo. Il sonoro del video è dato solo dai lontani rumori delle macchine che contribuiscono a determinare un doppio e contrapposto effetto di straniamento e nudo realismo proponendoli ad uno spettatore troppo abituato ad immagini commentate come accade nei documentari o nei servizi televisivi. “Piattaforma luna” è ambientato in una camera iperbolica, ambiente claustrofobico in questo caso accentuato da una colonna sonora di Ben Frost.
Toni freddi e scostanti caratterizzano due video paralleli (nella sala 4 del Pac), si tratta di "San Siro" e "San Vittore" com un accostamenti che non è certo frutto del caso. Nel primo, il tempio del calcio, è rivelato attraverso le strutture architettoniche e le infrastrutture tecnologiche come cavi, tombini, porte di sicurezza, sotterranei, ripresi negli attimni che precedono l'inzio di una partita. Di contro, "San Vittore", propone una apparentemente asettica descrizione visiva di tutti i controlli a cui sono sottoposti i minori per poter visitare i propri genitori detenuti nella strutture carcerarie. Un video che nella sua scarna oggettività presenta, senza ombra di retorica o di didattico paternalismo, una realtà crudele e disumana. Il nome della psicanalista Marina Valcarenghi è abbastanza noto da non necessitare di ulteriori parole. Su di lei Yuri Ancarani propone il video di un magnifico monologo tenuto nel “Cortile della legnaia” dell’Università Statale di Milano dal titolo “Il popolo delle donne”. Letture di testimonianze di tribunali, discorsi astrattamente teorici e ferite legate alla sua esperienza sul campo con al centro la violenza uomo vs donna, ma anche sull’istinto della violenza tout court. Anche qui si tratta di una osservazione imparziale su tema di scottante attualità. Tra i notevolissimi video in proiezione, "The Challenge" è certamente il più intimamente misterioso e in un certo senso il più surreale. Ma Ancarani non lavora sulla suerraltà, bensi su realtà che tendono ad apparire come delle iperrealtà. Le immagini sono quelle del deserto del Qatar durante i preparativi di una competizione di falconeria (con citazione per la Land Art attraverso la celeberrima stele di Richard Serra). Le immagini della competizione sono inframezzate da sequenze che sembrano ruotare attorno al culto del motore e della velocità, nonché una stridente fascinazione nel rapporto natura/tecnologia. In particolare un raduno di motociclisti in un deserto texano, e una Lamborghini che trasporto un ghepardo. In entrambi i video è la rigorosa e simmetrica geomteria della stara a rendere iconicamente assai pregevoli le immagini e a dettarne il ritmo narrativo. Con "Wipping Zombie", titolo tratto dal nome di una danza tradizionale haitiana. Una espressività corporea di una lotta e che rimanda alla violenza coloniale subita dai nativi e che vorrebbe tendere a esorcizzare la violenza subita. Ma in "Wipping Zombie" c'è dell'altro, come la reiterizzazione di gesti quotidiani come battere una lamiera, per trasformare un barile in un materiale utile alla vita quotidiana, che denuncia silenziosamente la povertà e la vita pedestre delle popolazioni e locali. C'è un filone e una tradizione piuttosto consolidata su queste tematiche che coinvolge opere di celebrati videomakers come Ben Rivers o Neil Beloufa. Molte altri i video proiettati nelle sale in una delle mostre più interessanti presentate al Pac che negli ultimi sembra aver spostato, cime molte altre istituzioni museali ed espositive, il suo baricentro verso esperienze artistiche a carattere etnico e fortemente politiche nonché verso quelle che un tempo risultavano essere le periferie del mondo (e non solo in senso geografico).
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Chiuso il più grande sito web di credenziali rubate del dark web
Colpo al «mercato nero» delle password rubate: chiusa la piattaforma Genesis Market. Sequestri di server e attrezzature in Europa e Usa, 37 perquisizioni in Italia. Fermato un «giro d’affari» di 2 milioni di identità virtuali sottratte. Operazione internazionale di polizia contro la piattaforma Genesis Market, uno dei più grandi mercati neri virtuali del mondo, dedicato la vendita di credenziali rubate: 16 Paesi coinvolti e 37 perquisizioni solo in Italia, dove si è mossa la Polizia postale L’operazione è stata condotta dall’Fbi e dalla polizia olandese, coordinata da Europol ed Eurojust e diretta, per il territorio italiano, dalla procura della Repubblica di Roma. Genesis Market, specializzata nella vendita di credenziali di accesso e dati rubati, con un giro di affari di oltre 2 milioni di identità virtuali sottratte, è stata disattivata, con sequestri, eseguiti in tutta Europa, dei server sui quali poggiava l’infrastruttura informatica. In Italia, risultano coinvolte migliaia di credenziali, individuate dagli specialisti del Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche della Polizia postale sotto la direzione della procura di Roma ed afferenti sia a spazi informatici della vita privata di comuni cittadini (email, social network, account di e-commerce, ecc.), sia password in grado di garantire l’accesso illecito a spazi informatici istituzionali della pubblica amministrazione, nonché a spazi appartenenti a banche e grandi imprese nazionali, erogatrici di servizi pubblici essenziali.
37 perquisizioni in Italia
Sul solo territorio italiano, sono stati emessi dalla procura 37 decreti di perquisizione personale, locale ed informatica, che il Cnaipic ed i Centri operativi per la sicurezza cibernetica di Campania Basilicata e Molise, Lazio, Lombardia, Puglia, Emilia Romagna, Calabria, Veneto, Sicilia Occidentale, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Toscana, Trentino-Alto Adige ed Umbria, hanno eseguito nei confronti di altrettanti clienti della piattaforma, i quali avevano acquistato nel corso del tempo migliaia di credenziali di accesso. Tra gli indagati figurano sia persone già note alle forze dell’ordine che incensurati. Le perquisizioni hanno condotto al sequestro di diversi dispositivi informatici, l’analisi dei quali consentirà ora agli investigatori di comprendere con esattezza quale sia stato l’utilizzo, da parte degli indagati delle credenziali illecite acquistate, e che tipo di informazioni riservate - ed a quale livello di segretezza - siano state compromesse. Nuova allerta cybercrime e' Wiper, spinta con guerra Read the full article
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Coglioneee , guarda che non è la meloni o berlusconi che hanno assunto clandestini appena sbarcati nelle cooperative e non gli hanno pagati. Pagliaccioooo tu e la sinistra. Buttati in mare e affoga ahahah mi fai pena
Beh la Meloni è quella che va dalle aziende agricole a promettere che affosserà qualunque legge contro il caporalato.
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Non sarò certo io a difendere la "sinistra" parlamentare ma apprezzo ancora la differenza tra tirarsi eventualmente dentro uno sfruttatore e metà della ndrangheta o della mafia (un saluto a dell'Utri).
Ma prima ancora di essere un problema di rappresentanza politica è un problema di capire dove stiano i propri interessi.
Se tu pensi che i tuoi interessi siano più vicini a quelli di Berlusconi o degli immigrati.
Se tu pensi che favorendo l'evasione e quindi anche il lavoro nero stai facendo un piacere alla gente che lavora o alla gente che ti piscia in testa.
Se credi che veramente in Italia ci sia un problema sicurezza e degrado o ci sia un problema di povertà, retribuzioni, qualità dello studio e della ricerca, infrastrutture.
Se pensi che siamo invasi dai KOMUNISHTI e dobbiamo difenderci dall'enorme emergenza sostituzione etnica per colpa della teoria gender o se siamo governati da finti neoliberisti da decenni che regalano i soldi di chi lavora ad aziende poco innovative e non competitive sia con la defiscalizzazione, sia con gli incentivi ma anche con gli appalti e tagliano su welfare, pensioni, salari (Alitalia compagnia di bbbandiera, un saluto al ducie, un saluto alla bbandiera).
Se pensi che il problema valoriale del paese siano la perdita delle tradizioni, i froci, i negri, l'aborto, la sharia o la mancanza di solidarietà sociale, il nepotismo, la corruzione.
Se pensi che si sia cristiani applaudendo agli affondamenti, ai morti sulle spiagge, rubando le coperte ai poveri, sparando alle spalle alla gente perchè vuole rubarti la Mercedes o aiutando chi sta peggio di te.
Se pensi che si sia coraggiosi leccando il culo ai potenti dipingendoli come "imprenditori", uomini del fare, gente imprigionata da lacci e lacciuoli o stando dalla parte dei poveracci.
Beh caro mio allora non solo il coglione sei te, ma sei pure stronzo.
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🚧 DDL Bilancio 2025: per ANCE troppe criticità per il settore costruzioni
😟 Preoccupazione sui possibili effetti della manovra: cantieri a rischio blocco e poche risorse per infrastrutture e sicurezza territoriale
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Sicurezza stradale, Rapporto DEKRA 2024 puntare su tecnologie e infrastrutture intelligenti Premiata l’Ingegner Elisabetta Pel... #award #elisabettapellegrini #infrastruttureintelligenti #rapportodekra #roadsafety #senato #sicurezzastradale #tecnologie https://agrpress.it/sicurezza-stradale-rapporto-dekra-2024-puntare-su-tecnologie-e-infrastrutture-intelligenti/?feed_id=7737&_unique_id=6724bf6970a86
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I fratelli professionisti del riciclaggio «Ecco perché bisognava arrestarli»
Nelle carte del gip del tribunale di Milano le motivazioni del provvedimento - «Sapevano di essere sottoposti a un’inchiesta ma non hanno mai fermato le loro attività»
Como
Neppure dopo essere venuti a conoscenza dell’indagine che li coinvolgeva Oscar e Luca Ronzoni - in carcere dall’altroieri con l’accusa di riciclaggio - rinunciarono mai a svolgere la loro attività tra Milano, Como e Lugano, nelle sedi della società Luga srl e in quella della quasi omonima fiduciaria ticinese Luga Audit & Consulting.
Lo scrive il giudice dell’indagine preliminare del tribunale di Milano Domenico Santoro in calce all’ordinanza con cui - su richiesta del pm Paolo Storari - il tribunale dispone la custodia cautelare in carcere per i due fratelli comaschi, 63 e 53 anni, notissimo fiscalista il primo - Oscar, di fatto domiciliato a Lugano -, altrettanto noto consulente legale il secondo, Luca, residente in città, già vicepresidente del comitato di vigilanza di Infrastrutture Lombarde nonché reduce da un patteggiamento a un anno per frode fiscale giusto un anno fa di questi tempi.
Il giudizio del gip - che rimane un giudizio provvisorio, e che dovrà resistere al vaglio di altri giudici, ferma restando sempre la presunzione di innocenza - è un giudizio piuttosto “tranchant”. Scrive il giudice, in merito alla sussistenza delle esigenze cautelari, che l’attività di riciclaggio i fratelli Ronzoni la esercitano da quasi un decennio «in maniera che non si ha tema di definire professionale», e che in questo loro esercizio è altrettanto innegabile la profusione di una certa pervicacia, tale da impedir loro di rallentare, se non di fermarsi, neppure quando nei mesi scorsi era apparso chiaro a entrambi che la Procura stava indagando sul loro operato. Il gip fa riferimento a una «chiarissima consapevolezza dell’esistenza di indagini a loro carico». In altre parole: Oscar e Luca Ronzoni sapevano quel che rischiavano ma non rinunciarono comunque alla loro attività, mai. Ed è questo, il cosiddetto “pericolo di reiterazione del reato”, uno dei presupposti - in questo caso unito anche al rischio di compromissione di eventuali, ulteriori prove oltre a quelle fin qui raccolte - che motivano l’esigenza di recluderli.
Peraltro l’indagine è di quelle che rischiano di non esaurirsi in tempi tanto brevi.
Secondo la procura, i Ronzoni potevano (e possono?) avvalersi di una struttura di riciclaggio di denaro su scala internazionale costruita su una moltitudine di società estere e di istituti di credito attivi tra Canada, Gran Bretagna, Austria, Irlanda, Repubblica Ceca, Usa, Svizzera, Bulgaria, Cipro, Mauritius, Bahams e via elencando: servivano tutti, nella ricostruzione che ne fa il pubblico ministero milanese, a emettere fatture per operazioni inesistenti e a incassare milioni di euro che, dopo essere stati a spasso per il mondo, ripartivano alla volta delle loro destinazioni fiscali, ripuliti e a distanza di sicurezza dall’Agenzia delle entrate in qualche paradiso fiscale, a disposizione dei clienti evasori.
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