#informazione contro la violenza
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pier-carlo-universe · 3 days ago
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Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne: riflessioni e simboli al Comando Provinciale di Alessandria
L’impegno dell’Arma dei Carabinieri e del Soroptimist nella lotta alla violenza di genere
L’impegno dell’Arma dei Carabinieri e del Soroptimist nella lotta alla violenza di genere Questa sera, alle ore 17:00, il Comando Provinciale dei Carabinieri di Alessandria ospiterà un evento in occasione della “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, organizzato in collaborazione con il Soroptimist. L’incontro sarà un momento di riflessione e confronto sui…
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diceriadelluntore · 3 days ago
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Il 25 novembre 1960, nella Repubblica Dominicana, furono uccise tre attiviste politiche, le sorelle Mirabal (Patria, Minerva e Maria Teresa), successivamente chiamate anche Las Mariposas (Le Farfalle), per ordine del dittatore Rafael Leónidas Trujillo. Quel giorno le sorelle Mirabal, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare. Condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze furono stuprate, torturate, massacrate a colpi di bastone e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente.
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Nel 1981, nel primo incontro femminista latinoamericano e caraibico svoltosi a Bogotà, in Colombia, venne deciso di celebrare il 25 novembre come la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, in memoria delle sorelle Mirabal.
Nel 1991 il Center for Global Leadership of Women (CWGL) avviò la Campagna dei 16 giorni di attivismo contro la violenza di genere, proponendo attività dal 25 novembre al 10 dicembre nel ricordo, la discussione e la promozione di campagne per i diritti umani.
Nel 1993 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la Dichiarazione per l'eliminazione della violenza contro le donne ufficializzando la data scelta dalle attiviste latinoamericane.
Penso non ci possano essere polemiche di alcun tipo nel credere che sia diritto di ogni donna non avere paura di essere seguita per strada, di subire attenzioni indesiderate, di essere pagata lo stesso per le stesse mansioni di un uomo, per essere considerata uguale se voglia o meno una famiglia, se vuole amare chi vuole. E non c'è nessuno dubbio che non può essere negoziato il fatto che c'è un delitto da combattere che avviene contro le donne in quanto donne, nella distorta mentalità di chi sosteneva di volerle bene.
Tutto il resto si può discutere (sui termini, sui tempi, sui modi). Ma quella parte no.
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colonna-durruti · 4 months ago
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ASCANIO CELESTINI
FASCISTI contro ITALIANI
Bologna 2 agosto 1980
Il nuovo fascismo è il risultato di una sconfitta.
Ha le radici nel 25 luglio del ’43 con l’arresto di Mussolini e la fine del fascismo di governo col suo mito dell’impero. Il nuovo fascismo comincia a ristrutturarsi attorno al sentimento di vendetta e rivalsa dopo l’8 settembre aggrappandosi in maniera ancor più solida al nazismo tedesco e combatte per due anni una guerra contro l’Italia e gli italiani. Lo spiega Junio Valerio Borghese in una famosa intervista: «Combattere contro gli italiani non mi ha imbarazzato affatto». Siamo nel 1975 quando è già scappato all’estero dopo aver tentato il colpo di Stato dell’8 dicembre 1970. Per lui e per i suoi sodali della Decima Mas… quella che piace al “camerata” Vannacci, insomma…Per quei fascisti «Non era una guerra territoriale, era una guerra ideologica». In nome di quelle che definisce civiltà occidentale e mondo orientale, ribadisce che ancora «oggi combatto contro gli italiani» perché tra gli italiani ci sono i comunisti «che sono nemici e che se potessimo sterminarli io sarei molto contento».
Il fascismo di Salò è soprattutto questo: vendetta, rivalsa e anticomunismo. Un’ideologia che non solo ce li presenta orgogliosi dei crimini che hanno commesso, ma li vede anche pronti a commetterli di nuovo. A combattere con orgoglio “contro gli italiani”.
Giorgio Almirante lo dice chiaramente: «Sono stato fascista insieme con molti italiani fino alla fine con Mussolini e se le stesse circostanze potessero riprodursi io farei certamente le stesse cose».
Nel congresso del ’56 il fascista repubblichino fondatore del MSI conia una definizione chiara per i nuovi camerati della Repubblica quando parla di una strana contraddizione, ovvero: «L’equivoco, cari camerati, è uno e si chiama essere fascisti in democrazia».
Sempre Almirante, emblema del fascismo che è pronto a togliersi giacca e cravatta per tornare a indossare la camicia nera, si dichiara rispetto alla dittatura dei colonnelli in Grecia.
Per lui i «veri patrioti greci» sono i fascisti. E dichiara: «Noi siamo virilmente pronti alla realtà, senza ipocrisie. Qualora soluzioni anche di forza ci salvassero dal comunismo… ben vengano le soluzioni di forza».
Nel frattempo sono cominciate le stragi. Il fascismo ha una presenza ben articolata nel panorama della politica italiana: il partito dei fascisti in democrazia ha un piede nei governi (comuni, provincie, regioni oltre che in Parlamento); l’eversione di destra passa in scioltezza dallo spontaneismo di Mambro, Fioravanti e Ciavardini all’organizzazione di golpe e di stragi; cresce l’alleanza con la delinquenza di basso livello e con la criminalità che gestisce i grandi traffici e si relaziona col potere; si prepara alla colonizzazione dei mezzi di informazione e dei partiti politici per coinvolgere una classe dirigente presentabile e che non sia sfacciatamente amante dell’olio di ricino. E con questo ultimo passaggio siamo arrivati a quel magnifico documento trovato nel 1981 che descrive la strategia della loggia massonica P2. Ovvero il manifesto per una trasformazione democratica del paese dove «L’aggettivo democratico sta a significare che sono esclusi dal presente piano ogni movente od intenzione anche occulta di rovesciamento del sistema».
Se non teniamo conto di questa storia
non capiamo le motivazioni del neofascismo.
L’ideologia nefasta che accompagna la storia dell’Europa.
Che non si presenta sempre a petto nudo in mezzo al grano coi baffetti e il saluto col braccetto dritto, ma anche in giacca e cravatta, in tailleur e tacchi alti.
L’ideologia che colpisce i diritti in Parlamento, ma non disdegna l’uso della violenza esplicita, la strategia della tensione e del terrore come il 2 agosto del 1980 a Bologna.
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curiositasmundi · 1 year ago
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[...] Come giornaliste, giornalisti, video e fotoreporter siamo sconvolti dal massacro dei nostri colleghi, delle nostre colleghe e delle loro famiglie da parte dell'esercito israeliano. Siamo al fianco dei nostri colleghi e delle nostre colleghe di Gaza. Senza di loro, molti degli orrori sul campo rimarrebbero invisibili. Ci uniamo alle nostre colleghe e ai nostri colleghi statunitensi e francesi nel sollecitare la fine delle violenze contro i e le professioniste dell’informazione a Gaza e in Cisgiordania, e per invitare i responsabili delle redazioni italiane ad avere un occhio di riguardo per le ripetute atrocità di Israele contro i palestinesi. Le nostre redazioni, senza il lavoro di chi ora è sul campo, non sarebbero in grado di informare il pubblico italiano rispetto a ciò che sta accadendo nella Striscia. Eppure, la narrazione quasi totalitaria della nostra stampa sembra essere poco oggettiva nel riportare le notizie. Molteplici redazioni italiane e occidentali stanno continuando a disumanizzare la popolazione palestinese e questa retorica giustifica la pulizia etnica in corso. Negli anni sono state diverse le accuse di doppio standard. Tra le più eclatanti il caso della BBC, analizzato dalla Syracuse University nel 2011 e lo studio di come, negli ultimi 50 anni, la stampa statunitense ha coperto le notizie relative alla questione palestinese con una predilezione per il punto di vista israeliano. Nel 2021 più di 500 giornalisti hanno firmato una lettera aperta in cui esprimevano preoccupazione per la narrazione dei fatti di Sheikh Jarrah. Nelle stesse settimane, diversi accademici italiani hanno inviato una lettera aperta alla Rai in merito alla copertura delle stesse notizie. Le nostre redazioni hanno in troppi casi annullato le prospettive palestinesi e arabe, definendole spesso inaffidabili e invocando troppo spesso un linguaggio genocida che rafforza gli stereotipi razzisti. Sulla carta stampata e nei programmi di informazione, la voce palestinese è troppo spesso silenziata. Non è stato dato abbastanza spazio a giornalisti e giornaliste arabofone esperti ed esperte sul tema, che sarebbero in grado di dare anche il punto di vista dei Paesi della regione. La copertura giornalistica ha posizionato il deprecabile attacco del 7 ottobre come il punto di partenza del conflitto senza offrire il necessario contesto storico - che Gaza è una prigione de facto di rifugiati dalla Palestina storica, che l'occupazione di Israele dei territori della Cisgiordania è illegale secondo il diritto internazionale, che i palestinesi sono bombardati e attaccati regolarmente dal governo israeliano, che i palestinesi vivono in un sistema coloniale che usa l’apartheid e che in Cisgiordania continuano i pogrom dei coloni israeliani contro la popolazione indigena palestinese. Gli esperti delle Nazioni Unite hanno dichiarato di essere "convinti che il popolo palestinese sia a grave rischio di genocidio", eppure diversi organi di informazione non solo esitano a citare gli esperti, ma hanno iniziato una campagna denigratoria contro esperti indipendenti delle Nazioni Unite, come Francesca Albanese, Relatrice speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati. Il nostro compito, però, è fare informazione, fare domande scomode e riportare i fatti. L’omissione delle informazioni e il linguaggio che incita alla violenza, come la richiesta della bomba atomica su Gaza, sono comportamenti che rischiano di diventare complicità di genocidio, ai sensi dell’art. II.c della Convenzione di Ginevra del 1948 sul genocidio. [...]
Via - Lettera aperta: Condanna della strage di giornalisti a Gaza e richiesta di una corretta copertura mediatica della pulizia etnica e del rischio genocidio in corso.
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toscanoirriverente · 11 months ago
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Quel termine, usato spesso come insulto, ha un significato e un valore storico puntualmente ignorati. Ma chi ha solo bisogno di un’espressione d’accusa contro un intero popolo se ne infischia
In forza di una traslazione ormai irrevocabile, il termine “sionista” è spesso adoperato a mo’ di incolpazione, o proprio per insultare. Non che il fenomeno sia nuovo, giacché l’accusa di “sionismo” è secolare ed è formulata di volta in volta con intento e su presupposto di confronto politico e civile o con leggerezza discriminatoria: ma ormai, appunto, quell’addebito – “sionista” – ha preso il posto dell’ordinario insulto antisemita.
Le componenti motivazionali di questa perversione sono due, in qualche modo mischiate e di reciproco alimento. La prima: si tratta dell’adozione di un termine d’accusa non ancora interdetto. “Ebreo di merda”, infatti, è d’uso sbrigliato nella fogna social e, depending on the context, ha qualche buon margine di legittimità in certe lussuose strutture universitarie: ma insomma è, generalmente, considerato ancora bruttino.
La seconda motivazione è, banalmente, questa: la totale ignoranza del significato genuino di quel termine, “sionismo”. Che cos’è stato, su quali basi culturali e politiche e su quali ambizioni si è sviluppato, che cosa ha prodotto, quali forze e personalità l’hanno divulgato e testimoniato, eccetera. Tutte cose di cui chi fa uso di quel termine con pretesa diffamatoria non sa ovviamente nulla, senza che a spingerlo a sputare sul “sionista” sia la lettura dei Protocolli: dice così, “sionista”, come un rutto, giusto come la barzelletta razzista contro i neri è raccontata così, come un rutto, non perché il razzista che la racconta si è documentato su un saggio ottocentesco che spiega che i neri sono inferiori e puzzano.
Duplice la causa di quest’uso, è poi duplice la capacità offensiva che esso presenta. Essere sionisti, infatti, in un clima di informazione e culturale che inquadra in modo dovuto e non fuorviante, non diffamatorio, il sionismo, dovrebbe essere considerato un legittimo – quanto ovviamente discutibile – portamento civile, politico, tradizionale, eccetera.
Ma se “sionista”, per via di quella contraffazione diffamatoria, equivale a qualcosa di ignominioso, allora si assiste a un attentato identitario, alla degradazione morale della vittima dell’insulto cui è affibbiata una qualifica squalificante. Se dire “sporco negro” non è come dire “sporco elettricista” è perché non c’è stato un mondo in cui si spiegava che gli elettricisti erano inferiori e dunque dovevano stare in catene. La seconda portata offensiva è conseguente: se il sionista è un immorale, un criminale, o almeno un sostenitore della cospirazione usurpatrice, allora è gioco forza che sia esposto al giudizio e alla violenza di chi, legittimamente, avversa quel suo convincimento e l’ingiustizia su cui esso si fonda.
E il dato nuovo è questo, come si diceva all’inizio: che ormai la cosa, quanto meno presso alcuni, è passata, legittimata. E, non casualmente, questo processo di legittimazione va di conserva con quello che non denuncia l’illegittimità di una deliberazione governativa, di un’operazione militare, di un’occupazione territoriale, ma l’illegittimità ovunque della presenza ebraica. Una pretesa patentata dall’uso odioso e impunito di “sionista” al posto di “ebreo”: come dimostra, tra i moltissimi esempi cui abbiamo assistito, l’impunito comizio “antifascista” culminante nell’appello “Fuori i sionisti da Roma”.
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raffaeleitlodeo · 2 years ago
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Ho letto i commenti più disparati sulla sentenza con la quale il tribunale di Firenze ha condannato Andrea Serrani, il tifoso che aveva "palpeggiato" la giornalista Greta Beccaglia davanti alle telecamere, e credo che valga la pena tornare sull'argomento per fare chiarezza. La prima cosa da sapere è che il legislatore, nel 1996, è intervenuto per modificare profondamente il delitto di violenza sessuale introducendo la fattispecie prevista dagli articoli 609-bis e seguenti del codice penale, opportunamente inserita fra i delitti contro la persona e non, come in precedenza, fra i delitti contro la morale. A differenza del passato, che distingueva fra la "violenza carnale" e gli "atti di libidine violenti" prevedendo per essi pene diverse, il nuovo art. 609-bis c.p. oggi vigente sanziona ogni genere di "atti sessuali" compiuti da un soggetto contro l'altrui volontà. La fattispecie, pertanto, non comprende solo i rapporti sessuali "completi" (ciò che, in precedenza, il codice chiamava "congiunzione carnale") ma anche una ulteriore gamma di condotte, caratterizzate dalla violazione della sfera sessuale altrui. La cassazione, chiamata a definire la portata della norma incriminatrice, ha chiarito da tempo che toccare repentinamente una persona nelle sue parti intime, in maniera tale che essa si trovi impossibilitata a reagire, integra la fattispecie violenza sessuale, prevista e punita dall'art. 609-bis del codice penale. Solo chi non frequenta professionalmente le aule di giustizia può quindi stupirsi del fatto che il tribunale di Firenze abbia condannato l'imputato per tale reato e non per "molestie" o altra diversa fattispecie prevista dal codice. C'è stato chi ha commentato sorpreso o addirittura "scandalizzato" la pena comminata all'imputato ritenendola eccessiva: è bene chiarire, a questo proposito, che il legislatore, dopo aver disposto che il reato di violenza sessuale venga punito con la reclusione da 6 a 12 anni, al fine di adeguare la pena alla effettiva gravità della condotta ha previsto all'ultimo comma della cosiddetta attenuante del "fatto di minore gravità" che, ove riconosciuta, consente di diminuire la pena in misura non eccedente i due terzi e questo è quanto è accaduto nel caso di specie. Il giudice, come prevedibile, ha ritenuto che la condotta contestata a Serrani potesse beneficiare dell'attenuante in questione, diminuendo la pena base in misura prossima al minimo e applicando ad essa la riduzione per il rito abbreviato, scelto dall'imputato, condannando l'imputato a un anno e sei mesi di reclusione. Nulla di particolarmente severo, quindi, né di sproporzionato in relazione alla pena prevista reato contestato. Come quasi sempre accade quando la pena risulta inferiore a due anni, Il giudice ha poi concesso la sospensione condizionale (subordinandola tuttavia alla frequenza di un percorso presso un'associazione che operi nel contrasto alla violenza), per cui l'imputato non sconterà un solo giorno in carcere. Dal punto di vista giudiziario, quindi, si è trattato di una vicenda estremamente lineare, quasi banale, il cui esito non ha sorpreso nessuna persona che conosca il diritto e sulla quale non varrebbe la pena di spendere molte parole: poiché in molti, a giudicare dai commenti letti sulle pagine social dei mezzi di informazione, continuano a pensare che la condotta dell'imputato non meritasse alcuna sanzione ritenendola un semplice atto di goliardia, è bene invece che di questa sentenza si parli, e che sia chiaro che non si è trattato di un verdetto stravagante, dettato dal capriccio di un giudice ma che essa rappresenta la normale reazione dell'ordinamento giuridico di fronte a un comportamento oggi non più accettabile, sia per il codice che per la stessa coscienza civile delle persone.
Marco Fanti, Facebok
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agrpress-blog · 17 days ago
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Progetto Y-Act Youth in ACTion for Change: a Roma una passeggiata di sensibilizzazione sulla MGF Si svolgerà martedì 12 novembre 2024 da... #actionforchange #lereseau #mgf #milano #padova #passeggiata #roma #torino #youth https://agrpress.it/progetto-y-act-youth-in-action-for-change-a-roma-una-passeggiata-di-sensibilizzazione-sulla-mgf/?feed_id=7957&_unique_id=6731a539327e2
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amigayaps · 4 months ago
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Abbiamo recuperato il pdf della Legge Regionale Puglia contro L'omo-transfobia.
Ecco le parti di interesse sanitario. Valuteremo se saranno efficacemente in grado di evitare le Terapie Riparative, le Mutilazioni Genitali ai Neonati Intersex e l'omo-transfobia sanitaria, molto diffusa nel personale sanitario italiano che non ha mai ricevuto formazione nel merito.
"Formazione sul riconoscimento e prevenzione delle discriminazioni di orientamento e genere (art 6)
Informazione, consulenza e supporto alle persone lgbtiaq+ in ambito sanitario e socio-sanitario (art 11)
Informazione e formazione al personale per evitare le discriminazioni di sesso, genere e orientamento anche in ambito sanitario (art 12)
La Regione garantisce fin dalla nascita il diritto alla integrità fisica delle persone che presentano variazioni nelle caratteristiche di sesso (art 13)
La Regione promuove campagne informative e di sensibilizzazione finalizzate alla prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale, promuovendo specifiche azioni rivolte alle persone LGBTI (art 14)
La Regione promuove programmazione e pianificazione in ambito di medicina di genere (art 15)
La regione garantisce protezione alle vittime di discriminazione e violenza alle persone lgbtiaq+ (art 16)
La Regione promuove collaborazioni con associazioni di categoria. (Art18)
Nel tavolo tecnico è contemplato un* professionista sanitario con curriculum inerente la legge (art 22)"
#Puglia #omofobia #legge #sanità #Amigay
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gdsradio7 · 4 months ago
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Mattarella: "Violenza e intimidazioni contro i giornalisti sono atti eversivi"
“Per citare Tocqueville, ‘democrazia è il potere di un popolo informato’. Ecco perché ogni atto rivolto contro la libera informazione, ogni sua riduzione a fake news, è un atto eversivo rivolto contro la Repubblica. Garanzia di democrazia è, naturalmente, il pluralismo dell’informazione. A questo valore le istituzioni della Repubblica devono rivolgere la massima attenzione e sostegno”. Lo dice…
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lamilanomagazine · 7 months ago
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Livorno: siglato il Protocollo Zeus contro stalking e violenza domestica
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Livorno: siglato il Protocollo Zeus contro stalking e violenza domestica. Nella sala cerimonie di Palazzo Comunale è stato siglato un protocollo d'intesa, denominato Zeus, in materia di stalking e violenza domestica, da parte della Questura di Livorno, del Comune di Livorno, della Azienda USL Toscana Nord Ovest e dell'Associazione Psicosfera APS di Livorno. La sottoscrizione di questo secondo Protocollo Zeus, promosso dalla Questura e dall'Amministrazione Comunale, va ad integrare l'azione del Precedente Protocollo Zeus, sottoscritto lo scorso febbraio, al fine di coinvolgere anche l'Associazione Psicosfera APS all'interno della risposta di rete alla violenza di genere in un'ottica innovativa e sistemica rispetto alla presa in carico delle donne vittime di violenza e dei soggetti responsabili di atti di violenza. Le azioni previste dal protocollo nascono dall'istituto dell'ammonimento del Questore, previsto dalla legge rispetto alla violenza domestica e allo stalking: l'ammonimento è uno strumento importante che rappresenta un primo "avvertimento" rivolto ai soggetti maltrattanti e che evidenzia il disvalore sociale e penale della loro condotta. L'ammonimento del Questore punta, infatti, a bloccare le recidive degli episodi di violenza di genere, prima che questi diventino un reato penale, intervenendo direttamente sul maltrattante, attraverso il suo inserimento in percorsi di recupero, rieducazione e, quindi, di riabilitazione. I percorsi messi in atto da centri specializzati mirano ad un cambiamento profondo dei soggetti maltrattanti, allo scopo finale di ottenere un calo significativo delle recidive e, allo stesso tempo, una possibilità di recupero del maltrattante. La Questura, attraverso i due protocolli, ha operato in stretto accordo con l'Amministrazione Comunale, l'Azienda USL Toscana Nord Ovest e le associazioni che si occupano di percorsi di recupero per uomini maltrattanti, per mettere a sistema una rete sul territorio, tesa a promuovere lo sviluppo e l'attivazione di azioni, basate su metodologie consolidate e coerenti con linee guida appositamente predisposte, di recupero e di accompagnamento dei soggetti responsabili di atti di violenza nelle relazioni affettive, al fine di favorirne il recupero e di limitare i casi di recidiva. La stesura e la sottoscrizione di questo Protocollo Zeus rappresenta quindi un'ulteriore risposta congiunta e di rete contro la violenza di genere in un'ottica sistemica, che guardi all'accoglienza e al sostegno alla vittima, così come al recupero dei responsabili della violenza stessa e alla prevenzione del fenomeno, anche attraverso azioni di informazione e di sensibilizzazione della collettività. L'Associazione Psicosfera APS, attraverso il servizio Spazio PSICOM, opera infatti nello specifico, attraverso Percorsi di Sostegno Individuali per il Cambiamento Orientato al Maschile, inserendosi quindi necessariamente all'interno della visione integrata e sistemica che muove l'operato della Questura e dell'Amministrazione Comunale. Sottolineata dal questore Maria Rita Giuseppina Stellino l'importanza di fare rete per dare risposta ad un fenomeno che non accenna a diminuire. Riferendosi al protocollo appena sottoscritto Cinzia Porrà, direttrice della Zona Distretto livornese dell'Azienda Asl Toscana Nord Ovest ha parlato di un altro importante tassello che contribuisce a rafforzare le azioni e gli interventi per combattere fenomeni di questo tipo. Ada Doria, presidente Psicosfera APS ritiene che "il fenomeno violenza di genere possa essere contrastato anche tramite interventi sugli autori di reato. Senza questa parte non potremmo mai affrontare il fenomeno in modo completo. Il sostegno alle donne, componente primaria, deve essere affiancato da un lavoro che riguarda coloro che alle vittime infliggono violenza e con questo protocollo, un'equipe completamente al femminile e con profonda esperienza nella gestione delle vittime, mette in campo le competenze maturate negli anni, rivolgendo agli autori di reato interventi di sostegno per il cambiamento dei comportamenti disfunzionali. Attraverso Spazio Psicom (Percorsi di Sostegno Individuali per il Cambiamento Orientato al Maschile), la cui referente è l'Avv. Cristina Cerrai, sviluppiamo percorsi esclusivamente individuali diretti a coloro che hanno agito violenza. Riteniamo infatti che il percorso individuale possa avere più obiettivi: di favorire nella persona la consapevolezza dell'accaduto, assumendosene la responsabilità e in caso di esito positivo ottenere la revoca dell'ammonimento, conseguentemente un miglioramento e riappropriazione di un percorso di vita che spesso vede coinvolti soggetti fragili come i minori, vittime anch'essi di violenza assistita. Sottolineiamo che i percorsi sono a carattere volontario e gratuito, secondo l'accordo contenuto nel Protocollo Zeus".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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cinquecolonnemagazine · 9 months ago
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"Donne Insieme Valdelsa" contro la violenza sulle donne
Donne Insieme Valdelsa è un Associazione che si occupa di contrastare la violenza sulle donne. La sua attività nata nel 2007, ha consentito di aiutare molte donne sul territorio senese che si sono rivolte all’associazione ed hanno trovato un valido supporto. "Donne Insieme Valdelsa" ha attivato una raccolta fondi "Insieme fuori dalla violenza" che terminerà il 12 di marzo 2024, attraverso una serie di iniziative su tutto il territorio che sostengono con grande impegno questo crowdfunding. Attraverso la raccolta fondi a cura della Fondazione "Il Cuore si scioglie" sarà possibile continuare a contrastare la violenza sulle donne in Valdelsa. Le parole della Presidente di "Donne Insieme Valdelsa" Avvocata Caterina Suchan e della dott.ssa Elena Pullara Vice Presidente, ripercorrono chiaramente gli obiettivi della raccolta fondi: Il primo è realizzare una serie di iniziative di sensibilizzazione e di informazione sul territorio, relativamente anche alle iniziative dell’Associazione. Il secondo è quello di aumentare l’organico dell’Associazione e formare nuove operatrici che possano supportare le donne che si rivolgono al centro antiviolenza. Il terzo obiettivo riguarda lo sviluppo della tecnologia per aggiornare i sistemi informatici ed in particolare i sistemi di raccolta e protezione dei dati. In questa raccolta fondi ci sono stati molti supporti tra cui L’Associazione Donne del Vino Toscana che ha raccolto circa quattro quintali di tappi usati che ha donato a "Dive". Sono molte le iniziative ancora in essere legate alla raccolta fondi, il 6 marzo ci sarà un concerto di Musica Classica con Martina Ghizzani e Andrea Giudici presso al Sala Soci Colle Val d’Elsa. Il 9 marzo Woman in Arts 2024 dove si parlerà di pregiudizi di genere, nel mondo dell’editoria, del business e nella società. Il CAV Donne Insieme Valdelsa in questi anni ha fatto molto per aiutare le donne del territorio, la vice presidente dott.ssa Elena Pullara racconta: “Il CAV Donne Insieme Valdelsa ha accolto nel 2023 80 donne (delle quali 24 avevano cominciato il loro percorso negli anni precedenti). I dati che presentiamo di seguito, riguardano le 49 donne che hanno fatto il primo accesso nel periodo 1° gennaio - 31 ottobre 2023. " “I dati a nostra disposizione mostrano che la maggior parte delle donne che si rivolgono ai nostri servizi sono cittadine italiane, in linea con i dati degli ultimi dieci anni, ma, per la prima volta, osserviamo un sensibile aumento della proporzione di donne straniere che storicamente hanno rappresentato meno del 30 % della nostra utenza, mentre nel 2023 sono circa il 40%. La maggioranza delle nostre utenti risiedono nei comuni dell’Altavaldelsa: sono 38 in numero assoluto le nostre concittadine che si sono rivolte al CAV. " “L’età media si abbassa, in linea con alcuni dati nazionali resi noti da altre istituzioni (penso a Roia che ha parlato di un 40% di minori di 30 anni in Procura a Milano): il 27% del nostro campione di utenza ha meno di 30 anni. I dati confermano, seppur di misura, che la fascia di età in cui questo fenomeno è prevalente è la fascia 30-50 anni, l’età della famiglia, che da sola copre il 60% del nostro campione. A conferma di questo dato, il 60% circa degli autori sono i mariti e i partner conviventi, mentre un buon 20% è composto da ex mariti ed ex partner conviventi. I nostri dati confermano quindi che la violenza maschile sulle donne si annida soprattutto nei rapporti stabili. " “Ribadiamo che questi dati fotografano l’emersione del fenomeno nel nostro territorio e non la sua reale portata. È possibile ipotizzare che non stiamo assistendo ad un aumento della violenza tra le giovanissime, quanto ad una maggiore propensione delle giovani donne a denunciare immediatamente fatti violenti anche per merito del capillare lavoro di sensibilizzazione che da anni attiviste, associazioni e istituzioni portano avanti nel territorio, nelle scuole e nella comunicazione pubblica. Il 50% circa delle donne che si rivolgono al CAV hanno presentato formale querela per quanto subito." “Per quanto riguarda la scolarizzazione e l’occupazione, il nostro campione conferma la prevalenza di donne scolarizzate e attive nel mondo del lavoro andando nuovamente a invalidare tutte quelle narrazioni stereotipiche che vedono le donne vittime di violenza come donne fragili, dipendenti economicamente e appartenenti a ceti sociali svantaggiati." "Il 37% delle nostre utenti vanta una occupazione stabile e il 50% ha un titolo di studio uguale o superiore al diploma di maturità. Rispetto alle forme di violenza, i dati del 2023 confermano sostanzialmente l’andamento precedente con un 30% delle nostre utenti che riportano uno o più episodi di violenza fisica e un 40% circa che riferisce varie forme di violenza psicologica." "Stabile lo stalking con circa il 10% dell’utenza. Il fenomeno dello stalking riguarda soprattutto gli Ex mariti e fidanzati incapaci di accettare la separazione. Notiamo un leggero aumento delle forme di violenza sessuale, a nostro avviso in linea con l’emersione della violenza tra le giovanissime che si rivolgono ai nostri servizi a causa di episodi di molestia o abuso sessuale da parte di fidanzati, conoscenti e sconosciuti spesso coetanei”. Read the full article
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diceriadelluntore · 2 years ago
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Saper fare le domande
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Nella prima puntata de L’Altra Domenica, che debuttava in TV nel Marzo del 1976 condotta da Renzo Arbore, lui parlava di Jazz con Charles Mingus.
In Natural Born Killers, film di Oliver Stone del 1994, quando i due protagonisti devono concedere un’intervista (il film è una drammatica accusa contro il rapporto violenza-mezzi di informazione) chiedono di trovare un giornalista bravo, tipo “Quell’italiano che ha intervistato Fidel Castro”: intervista del 1987 divenuta leggendaria, la prima in cui dopo decenni Fidel Castro parlò del suo rapporto con il Che, che durò tutta la giornata, 16 ore di chiacchierata.
Massimo Troisi lo sfotteva sempre: “Io vorrei avere l’agendina di Gianni Minà. Vuoi chiamare Cassius Clay? Lo fai e se dici che sei Gianni Minà non ti chiudono il telefono in faccia”.
Nelle interviste è sempre sorridente, empatico, coinvolto. Mai una faccia arrabbiata, mai un atteggiamento di aggressività. 
Eravamo io, Fidel, De Niro…
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delectablywaywardbeard-blog · 9 months ago
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Violenza di genere, un bando per progetti di prevenzione
La giunta regionale ha approvato il bando 2024 per il finanziamento di campagne di sensibilizzazione, prevenzione e informazione sul tema della violenza di genere. Un provvedimento che dà attuazione al Piano triennale degli interventi contro la violenza di genere per il periodo 2023/2025, approvato dal Consiglio Valle il 19 aprile 2023. L’importo complessivo è di 40 mila euro.     Il Forum…
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falcemartello · 6 months ago
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Fatemi capire. Hanno appena preso un uomo che oggettivamente non ha fatto del male a nessuno, se non al massimo creare disordine pubblico. Nonostante questo, nell’articolo della celeberrima testata giornalistica sinistroide viene specificata la nazionalità, l’età, dove vive, la sua fedina penale ed il partito in cui presumibilmente si identifica. Quando invece un immigrato utilizza la violenza fisica, ossia la più grave contro qualcuno, magari anche eliminandolo, si parla sempre di un Italiano senza nessun tipo di informazione. Ora, premesso che se fosse lui effettivamente il devastatore di segnalatori di velocità, sarà giusto che ne paghi le conseguenze a livello penale, ma io direi che ci possiamo benissimo rendere conto del modo in cui la componente straniera viene costantemente tutelata.
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kritere · 1 year ago
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Il governo spiega il suo nuovo piano contro i femminicidi e la violenza sulle donne
DIRETTA TV 5 Giugno 2023 Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha anticipato che il governo vuole rafforzare le misure preventive per gli uomini – ad esempio con il braccialetto elettronico per chi è indagato per violenza domestica – e anche per le donne, con più informazione sui centri antiviolenza. 5 CONDIVISIONI Più misure di prevenzione verso chi commette una violenza, più…
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iltrombadore · 2 years ago
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1999: l'attacco NATO alla Jugoslavia e il primo SI alla guerra della sinistra italiana...
Era il 18 Maggio 1999. La campagna militare Nato contro la Jugoslavia di Milosevic era in pieno corso mentre alla guida del governo italiano era Massimo D'Alema. L'acquiescenza solidale con il preteso 'intervento umanitario' mi spinse a reagire ed indirizzai un testo a Sandro Curzi, allora direttore di Liberazione (giornale di Rifondazione comunista),che lo pubblicò. Quel testo, riletto oggi, e misurato sugli sviluppi della attuale politica Nato nella "questione Ucraina", mi sento ancora di condividerlo come puntuale e, direi, premonitorio.
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LETTERE DALLA SINISTRA
LA DOCILE ACQUIESCENZA
DELLA SOCIALDEMOCRAZIA EUROPEA
di Duccio Trombadori 
Caro Curzi,
la coraggiosa protesta di tanti italiani vecchi e giovani, unitasi alle grida di chi condanna la sporca guerra della Nato e la passiva acquiescenza dei governanti italiani ci dà la misura di quante risorse morali siano disponibili per combattere con efficacia quel ‘pensiero unico’ che si vorrebbe imporre alla coscienza e allo spirito pubblico del nostro paese.
E’ una mobilitazione spontanea, che parte dal cuore degli uomini prima ancora che dalle idee, per la ripulsa istintiva della violenza e per l’offesa recata all’intelligenza dallo spudorato spettacolo di menzogne quotidianamente ammannito dai responsabili politici e dalla informazione ufficiale.
Loscandalo infatti consiste in ciò: che una civiltà democratica e della libera circolazione delle idee, quale la nostra presume e pretende di essere, continua a presentare questa sciagurata impresa contro la Jugoslavia di Milosevic come un ‘intervento umanitario’ e non invece come un piano di espansione imperiale che deve portare la Nato al controllo totale dell’area balcanica liquidando ogni residua posizione di indipendenza nazionale.
Tutti sappiamo come i popoli della Jugoslavia hanno eroicamente difeso la loro autonomia negli anni della guerra fredda, sia dall’Est che dall’Ovest.
E ricordiamo con quale determinazione il comunista Tito seppe dire di No a Stalin collocandosi tra Usa e Urss in una politica che poi tanto ha giovato all’ equilibrio e alla pace tra i popoli. 
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Oggi non esiste più una ‘minaccia’ dall’Est, e certi signori ad Ovest debbono aver pensato di poter agire a loro piacimento.
Il progressivo appoggio dato allo smembramento territoriale della ex Jugoslavia si basa proprio sul principio ‘etnico’ contro il quale invece si afferma di voler combattere: gli sloveni con gli sloveni, i croati con i croati, gli albanesi con gli albanesi, i serbi con i serbi, eccetera, eccetera.
Non deve sfuggire infatti che la repubblica jugoslava a maggioranza serba, guidata da Milosevic, si richiama ad un principio statuale federale e non razziale.
E’ la propaganda infame della Nato a chiamare ‘serbo’ l’esercito jugoslavo(nel quale sono attivi elementi di varia nazionalità, compresa l’albanese) mentre non si chiamano così tra loro neppure i più fanatici guerriglieri di Arkan.
Siamo dunque ad un insopportabile travisamento dei fatti che rende ancora più ingiusta e odiosa la vile carneficina compiuta dai ‘signori della guerra’ ai danni di popolazioni inermi e impossibilitate a reagire.
L’operazione Nato, condotta in nome del ‘separatismo’, si sposa con le mire del peggiore nazionalismo serbo, il quale vuole andare ben oltre la politica di Milosevic e condivide la logica spartitoria su basi ‘etniche’ della Jugoslavia.
Ne vedremo delle belle.
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Ancora maggiore è dunque la riprovazione verso i governi europei che hanno condiviso questa politica distruttiva, contrai agli interessi dell’Europa, della pace e dello sviluppo, perché alimenta le spinte alla frammentazione e agli odii di tutti i generi nel continente.
Permettimi a questo punto caro Curzi di ricordare ai lettori del tuo giornale come sia necessario in questi frangenti delicati ed estremi individuare bene i responsabili giudicandoli per le loro intenzioni e per ciò che effettivamente rappresentano.
Assistiamo di questi tempi al drammatico coinvolgimento nella sporca guerra di esponenti socialdemocratici, liberalsocialisti, radicaldemocratici e perfino di comunisti.
Quale nome dare alla cieca acquiescenza che porta uomini e forze dal nobile passato ad assumere una così rovinosa responsabilità politica?
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Ho visto in queste settimane di protesta e di lotta campeggiare sovente tra la folla striscioni e manifesti accoppianti il nome della Nato, o di Clinton, o di D’Alema, al simbolo triste della croce uncinata di Hitler o a quello famigerato delle SS nazionalsocialiste.
Se posso comprendere lo stato d’animo, non posso condividere il giudizio contenuto in quei simboli di denuncia e condanna che lasciano pensare all’erronea campagna contro il ‘socialfascismo’ condotta dai comunisti in difesa dell’ Urss, e possono fuorviare il giudizio sui caratteri ben più inquietanti e inediti dell’attuale conflitto. La guerra odierna infatti non è come nella Europa di allora una guerra degli ‘stati autoritari’ contro le ‘democrazie liberali’. La guerra odierna è combattuta dalle ‘democrazie occidentali’ contro tutto ciò che non si adegua o non risponde a regole da esse riconosciute come principi di diritto. I nostri governanti bontà loro ritengono di essere nel giusto quando concorrono alla macelleria. E si sentono nel giusto tanto quanto quei soldati ‘yankee’ persuasi di agire secondo il volere di Dio quando uccidono donne e bambini (è noto il motto ‘God  is American’).
Non è dunque lo spirito ‘fascista’ che anima gli attacchi dei bombardieri Usa che tanto esaltano i commentatori di casa nostra, ispirano la ineffabile radicale Emma Bonino, il ghandiano Marco Pannella, il giustiziere Di Pietro, il buonista Prodi e il neo socialdemocratico Umberto Ranieri, tra gli altri zelatori della campagna antijugoslava.
Essi probabilmente si ritengono antifascisti ‘puri’, democratici consonanti con la politica e la cultura ‘liberal’ americana, e in qualche maniera pensano pure di rispondere a una missione di ‘civiltà’.
Questo abbozzo di psicologia politica diffusa tra le nuove ��lites del nostro paese è sicuramente approssimativo ma non è esagerato.
La cultura che sembra distinguere i dirigenti del ‘socialismo europeo’ rispetto al loro più recente passato consiste proprio nella totale adesione al modello di ‘civiltà democratica’ disegnato negli Usa, con i suoi connotati ‘liberal’ e la relativa aggressività imperiale che lo distingue.
E’ del tutto evidente che quando si identifica la ‘libertà’ nel modo di vita e nel sistema politico di un paese (nella fattispecie gli Usa)ci si sente in diritto conseguente di esportarla anche con la forza qualora ragioni di ‘ingerenza umanitaria’ ne reclamino l’urgenza.
Ricordiamoci con quale atteggiamento di simpatia venne accolta in certi ambienti la rozza ma eloquente mentalità di un film come ‘Air Force One’ dove un presidente ‘buonista’ faceva piazza pulita dei ‘cattivi’, dei ‘terroristi’, dei ‘comunisti incalliti’, et similia.
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Non sono dunque ‘socialfascisti’ i nostri liberalsocialisti, i nostri radicali, i nostri neosocialdemocratici che in Europa gareggiano con gli strateghi Nato a chi prende la mira più giusta contro il regime di Milosevic.
Non c’è in loro la tracotanza che dava ai governi di Hitler e Mussolini una immagine vanagloriosa di potenza europea,
Essi sono piuttosto inerti e inconsapevolmente succubi sul piano ideologico e politico di fronte a ragion imperiali che li sovrastano, e li usano e li spingono a lavorare contrariamente agli interessi del proprio paese.
All’ epoca della dura polemica con l’Urss, i cinesi di Mao coniarono a ragion veduta per certi comportamenti di complice sudditanza il termine di ‘social-imperialismo’. 
Ed io ritengo che fatte le dovute proporzioni sarebbe più opportuno chiamare ‘social-imperialisti’ tutti i pappagalli che si ostinano a fare le mosche cocchiere della attuale strategia Nato, persuasi di combattere una battaglia di principio in nome della Dea Libertà.
Augurandomi sempre un rinsavimento prossimo dei governi europei, nell’interesse primario dell’Italia e della pace, vorrei ancora una volta mandare un augurio al popolo jugoslavo, alla sua tenace resistenza contro gli aggressori, associandomi alla crescente richiesta di sospensione delle attività militari per l’avvio di vere trattative di pace e stabilità nei Balcani.
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