#in fondo rendono meno della metà
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ross-nekochan · 8 months ago
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La stagione più bella da vivere in questo paese è finalmente iniziata~ 🌸
千鳥ヶ淵公園と靖国神社での花見散歩🌸✨
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diariodiunaemo · 1 year ago
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martedì 30/05/23 - ore 06 am
non sono sicuro che mi piacciano gli effetti del medicinale. mi sentivo la testa piena di pensieri dopo il risveglio e solo adesso sono riuscito a smaltire almeno la metà di quei pensieri. in realtà, da un lato mi fa tornare il me stesso che ero durante l'infanzia ma non credo di rivolere con il me attuale il vecchio me, anche se so che mi farebbe bene affrontare il mio passato però un po' temo che potrebbe ripristinarsi quella personalità che avevo, che a me non piace, e per cui per anni ci ho lavorato su ma mi rendo conto che è solo una paranoia inutile perché so che in fondo servirebbe giusto a ripristinare il mio equilibrio e pace interiore. temo solo che possa prendere il sopravvento. mi son reso conto che, sì, vorrei migliorare il mio umore ed essere un po' meno depresso, il giusto per permettermi di riuscire a lavorare e sopravvivere a questa vita rel cavolo, ma che non ho voglia di uscire completamente dalla depressione perché, siamo realisti, è una compagna di vita e non esiste una vita completamente agevolata. non m'interessa uscirne del tutto perché ci sarà sempre qualcosa per deprimersi, per stare male, però non voglio contare tutta la vita sugli psicofarmaci. vorrei poter contare semplicemente sulle persone che mi circondano, alla musica, agli anime, all'alcool. so curiosità l'ultima parte sembra una frase da alcolizzato / alcolista anonimo ma sento, e mi rendo conto, che ho represso una fase non vissuta della mia vita, ovvero quella dove vorrei sbronzarmi ogni giorno e poter andare in coma etilico. sento il bisogno di manifestare questo desiderio, di vivere codesta esperienza almeno una volta. sento come se gli antidepressivi facessero riemergere tutto nello strato superficiale del mio io. ho voglia di vomitare i miei pensieri. sì, vomitare, come se fossero un qualcosa di così tossico nel mio corpo. mi fa schifo ripensare al mio passato. non lo voglio affrontare. voglio andare avanti per la strada che ho scelto. avevo deciso che non mi sarei riguardato indietro, eppure, nelle viscere del mio corpo la sento, le percepisco, la nostalgia verso quei giorni d'infanzia in cui volevo ancora bene alla famiglia di madre, nonostante mi abbiano fatto soffrire. odio ammetterlo perché sono tsundere, ma mi mancano effettivamente mia madre e mia nonna materna. due donne così fastidiose a cui ho privato di manifestare l'amore contorto che provano per me, perché odiavo l'amore, non l'ho mai capito. mi sono comportato più volte da stronzo ingenuo ma non volevo più farmi fregare da due persone che, a parer di mio padre e la compagna, subdole nell'animo. io credo semplicemente che, purtroppo, dal lato di mia madre abbiano avuto la sfortuna di avere dei geni malati che le rendono poco sane di mente. dopotutto, mia madre soffre di bipolarismo e non ha mai voluto farsi curare; mio zio è ancora a casa dei nonni e ha tentato il suicidio in passato, così mi ha raccontato mio padre; mia zia è quella uscita meglio. quella zia simpatica e otaku che tutti vorrebbero. in teoria sarebbe la mia madrina, ma in tutti questi anni non è che abbia mai pensato a me effettivamente
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weirdesplinder · 4 years ago
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I romance che rileggo più spesso
Per prima cosa intendo chiarire che quelli che elenco in questo post non sono i miei romance preferiti in assoluto (alcuni sì, ma non tutti), ma bensì quelli che amo rileggere spesso. E per me, le caratteristiche che rendono un libro rileggibile a poca distanza di tempo dall’ultima volta che l’ho letto sono la leggerezza, brevità, e l’ironia che lo permeano.
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Un amore inaspettato
TItolo originale: The famouse heroine
Mary Balogh
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L'aver salvato la vita al figlioletto di un duca cambia il destino della bella Cora Downes. La giovane viene infatti introdotta in quegli ambienti aristocratici di cui, come figlia di un semplice mercante, avrebbe solo potuto sognare. Il problema è che dove va lei i guai la seguono e anche se il suo altruismo e sprezzo del pericolo la rendono una beniamina del Ton, un passo falso e una risata di troppo la metteranno in una situazione compromettente con l’ultima persona al mondo a cui avrebbe voluto creare problemi.
La mia opinione: semplice, carino e divertente. Una lettura non impegnativa e veloce in grado di risollvarti la giornata se sei giù di corda, con un poco di romanticismo
Il segreto di Miranda
Titolo originale: The Secret Diaries of Miss Miranda Cheever
Julia Quinn
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Londra, epoca vittoriana. Miranda Cheever si è innamorata del fratello maggiore della sua migliore amica a nove anni e non ha mai smesso di amarlo. Lui non l’ha mai notata, e un matrimonio sbagliato lo ha reso freddo e cinico. Eppure solo ora si accorge di lei
La mia opinione:  romanzo veramente dolcissimo e struggente, che con il suo amore non corrisposto mi spezza il cuore ogni volta  e poi lo ricostruisce con il lieto fine, fortunatamente. Quando rileggo questo libro di solito dopo rileggo anche il suo seguito intitolato Quella volta a Londra che vede protagonista la migliore amica di Miranda, e che è molto meno struggende, ma molto carino e ironico.
A Sir Philip con amore
Titolo originale: To Sir Philip with love
Julia Quinn
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Trama: Eloise Bridgerton ha ormai ventotto anni compiuti ed è ancora senza marito. A spezzare il grigiore delle sue giornate arrivano le lettere di sir Phillip Crane, un botanico rimasto vedovo con due gemelli da crescere.
Dopo un anno di corrispondenza lui le chiede di sposarlo, ma quando finalmente si incontrano, Eloise scopre che Phillip, più che una compagna, cerca una madre per i suoi figli. Riuscirà il suo amore a fare breccia nel cuore apparentemente insensibile di Phillip?
La mia opinione: mi piace rileggere molti dei romanzi della serie Bridgerton, in particolare il secondo, il quarto, il settimo, ma probabilmente quello che rileggo più spesso è il quinto, questo. Eloise a volte come personaggio è troppo, lo ammetto, ma mi fa sempre ridere tanto.
Courting Miss Hattie
Pamela Morsi
Inedito in italiano
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Trama: 1800. America. Hattie ha ormai più di trenta anni, e non ha mai avuto un corteggiatore. Non è bella ma ha della terra sua e finalmente uno spasimante si fa avanti. Non è bello, è vedovo e non è simpatico, ma è sempre meglio che rimanere zitella. Hattie accetta il corteggiamento e pensa proprio di sposarlo…..ma non sa che qualcuno è molto geloso delle sue attenzioni.
La mia opinione:  Un bellissimo libro. I due protagonisti, amici da anni, solo grazie ad un terzo incomodo scoprono di amarsi. Lei è bruttina, lui è bello e più giovane di lei, ma innamoratto cotto di lei. Tra scazzottate, raccolti, lavoro duro, equivoci e risate, il libro scorre via che è un piacere.Courting Miss Hettie Pamela Morsi
Titolo: The Brides of Praire gold
Maggie Osborne
Inedito in italiano
Trama: Cody Snow non sa cosa l’abbia spinto ad accettare l’incarico di guidare una carovana di dodici spose per corrispondenza dal Missouri fino a Clampet Falls, Oregon, ma già prima di partire si è pentito di averlo fatto. Non solo dovrà sorbirsi le loro innumerevoli lamentele e proteggerle dai pericoli del viaggio, ma dovrà anche combattere contro l’attrazione che prova verso una di loro, Perrin Waverly, poiché lei è promessa ad un altro, e lui ha giurato a se stesso dopo la morte della moglie, che non si sarebbe mai più sposato.
La mia opinione: Il mio libro preferito di questa autrice al momento. Non li ho ancora letti tutti, ma sarà sicuramente ai primi posti, poiché mi è piaciuto un sacco, nonostante sia piuttosto corale. Che dire. Mi è piaciuto talmente tanto che ora sto leggendo tutti i romance che riesco a trovare con protagoniste spose per corrispondenza. Nel vecchio west vista la mancanza di donne alla frontiera e nei nuovi territori appena colonizzati, era usanza che gli uomini mettessero annunci sui giornali cercando moglie, e le donne, spinte dalle più varie ragioni potevano rispondere all’annuncio via lettera. Ne conseguiva una corrispondenza che spesso si concludeva con l’uomo che pagava il viaggio alla donna che lo raggiungeva e i due, pur non essendosi mai visti, si sposavano.Ora, di solito, se una donna rispondeva ad un tale annuncio era perché aveva dei problemi a trovare marito in altro modo o non aveva altro modo di mantenersi.In questo libro le dodici donne della carovana hanno avuto diversi motivi per decidere di affrontare un viaggio così duro e pericoloso: Perrin è vedova, non può mantenersi da sola e non vuole rimanere nel suo paesino dove la sua reputazione è a pezzi a causa di un suo errore di giudizio dovuto però alle sue circostanze. Le pesa andare a sposarsi lontano, non per il viaggio, ma per il fatto che gli uomini l’hanno sempre sfruttata o delusa e non crede che la cosa sarà diversa stavolta. Mem invece è una donna troppo indipendente, troppo alta e schietta per trovare marito nel suo paesino, e ha sempre sognato di vivere un’avventura, desidera ardentemente questo viaggio, e le spiace un poco che sua sorella, che dipende un po’ troppo da lei, abbia deciso di seguirla perché è rimasta vedova da poco. Hilda è una maestra troppo brutta per trovare marito in altro modo e abbastanza piena di coraggio tedesco per tirarsi indietro davanti a questa sfida. Sarah, vedova di un ufficiale, ha viaggiato al suo fianco per il mondo e sa cosa aspettarsi da questo viaggio, troppo avanti con gli anni, ormai trentenne se vuole marito deve andarselo a trovare e non ha certo remore a farlo. Augusta dopo gli sbagliati investimenti del padre e il suo suicidio non possiede più nulla al mondo se non l'orgoglio di quella che una volta era la famiglia più ricca della città e odia l'idea di questo viaggio, ma non ha altra scelta. Jane, figlia di un pastore si unisca alla carovana per non viaggiare sola verso il suo promesso sposo che conosce già bene e che l'aspetta. Alice è in fuga sotto falso nome da un marito troppo manesco. Thea, una dotata disegnatrice, timida e riservata, spera in un nuovo inizio. Cora, una povera serva illetterata non ha altre prospettive. Winnie è assuefatta all'oppio e i genitori sperano che allontanarla dal paese potrà aiutarla, mentre Ona nasconde un segreto ancora più oscuro.Il viaggio viene descritto non con troppi tediosi particolari, ma con la giusta accuratezza. Le difficoltà grandi e piccole, i problemi su come e dove occuparsi dei propri bisogni, la polvere, la sporcizia, la stanchezza la malattia, eppure è tutto parte di uno sfondo pittoresco e verosimile a una storia romantica e avvincente. In particolare, oltre alla storia principale tra Perrin e Cody. Assistiamo al triangolo amoroso tra Webb, la guida indiana della carovana (che in realtà è solo per metà indiano ed è unico erede maschio di Lord Albany, Un ricco Duca inglese), Augusta bellissima, ma arrogante e razzista, e Mem, non bella, ma atletica, dolce coraggiosa e sopra ogni cosa amichevole, leale e curiosa. Webb all'inizio è attratto dall'incredibile bellezza di Augusta, ma quando lei lo respinge perché mezzo indiano, per fortuna si accorgerà di Mem…..Ora queste poche parole non vi rendono l'idea della loro storia che è davvero molto dolce ed è la parte del libro che ho amato di più, ma fidatevi se vi dico che vale veramente davvero la pena di leggere questo romanzo. Poiché oltre a tutto ciò che vi ho già detto contiene anche un mistero da risolvere……
The river knows
Amanda Quick
Inedito in italiano
Link: https://amzn.to/3iDzL0t
Trama: tre donne che si suicidano gettandosi nel fiume nella stessa settimana., non può trattarsi di una coincidenza, anche se sembra essere così.
Anthony Stalbridge , il promesso sposo di una della vittime però non crede alle coincidenze ed inizia ad indagare sull'accaduto, è convinto che qualcuno abbia ucciso la sua fidanzata e sospetta di una persona in particolare,Elwin Hastings, ciò che gli manca però è una prova. Così decide di introdursi nella sua casa per trovarla. L�� incontra un'atra persona che sta a sua volta perlustrando la camera da letto, una donna: Louisa Bryce, che cerca prove di altro tipo riguardanti i loschi traffici di Lord Hasting, per un articolo giornalistico.
I due uniscono le loro forse per indagare a fondo su Hastings, scoperchiando segreti molto più oscuri di quelli che cercavano e scoprendosi pericolosamente attratti l'uno dall'altra. Louisa ha molto da nascondere al suo nuovo collaboratore, eppure è proprio il suo passato che fornirà loro la chiave per risolvere il mistero. Infatti lei sa bene come un finto suicidio sia un ottimo metodo per scomparire, e dei tre corpi delle donne suicide, solo uno è stato ritrovato…..
La mia opinione: rileggo spesso i romanzi di Amanda Quick in generale, perchè io la doro, ma al momento uno dei mei èpreferiti è questo perchè presenta un impianto giallo molto ben fatto.
Titolo: Summer Breeze
Autore: Catherine Anderson
Inedito in italiano
Trama: 1889. Rachel Hollister non ha messo piede fuori di casa, un ranch in mezzo alle prateria, da ben 5 anni. Vive tra l'altro non nell'intera casa ma solo in una stanza e mezza e tiene barricato tutto il resto. Il terrore l'attanaglia al solo pensiero di uscire. Ma non è sempre stasta così, tutto ebbe inizio cinque anni prima quando tutti i suoi famigliari durante un pic nic furono uccisi a colpi di pistola da un misterioso omicida posto su un rilievo. Una ad uno caddero davanti ai suoi occhi ma la pallottola destinata a lei si limitò a sfiorarla e farla svenire. Il colpevole dovette crederla morta e Rachel sopravvisse, ma da allora non è più uscita di casa. Sopravvive grazie ad un anziano ranchero che lavorava con i suoi e che le porta cibo e vende i suoi dolci, tramite una fessura tra le assi che barrano le porte. Poi però un giorno lui non viene al loro solito appuntamente asettimanale. E’ stato ferito e al suo posto si presenta il giovane ranchero , un forestiero, che lo ha trovato e curato. Rachel dovrà superare le sue paure e fidarsi di lui se viole sopravvivere….. anche perchè chi ha ucciso la sua famiglia la tiene d'occhio e aspetta solo che lei esca per finire la partita.
La mia opinione: un romanzo interessante, diverso dal solito (l’agorafobia nei romance non è molto diffusa) ,romantico ma anche pieno d'azione e introspezione, molto intimo con i due nostri eroi chiusi in casa all'oscuro di chi voglia uccidere Rachel. Conntiene sia la tensione dei classici gialli in ambiente chiuso, e il romanticismo dei romanzi d'amore nonchè una delle più belle lettere d’amore che sia mai stata scritta. Provare per credere.
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freedomtripitaly · 4 years ago
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Forse una vita intera non basterebbe per conoscere ogni angolo nascosto di Roma, per scoprire la storia dietro ad ogni pietra e tributare un omaggio ad ogni opera d’arte. Un solo giorno è certamente un tempo troppo piccolo per poter anche soltanto sorvolare con lo sguardo tutto ciò che ci sarebbe da vedere e scoprire nella capitale. Avere a disposizione 24 ore nella città eterna è comunque un dono che non dovrebbe andare sprecato. Ecco dunque alcuni possibili itinerari di visita, piccoli tour per godere al massimo della meraviglia di Roma, magicamente sospesi tra archeologia, Vacanze Romane e Dolce Vita, senza dimenticare di ritagliarsi una pausa pranzo per assaggiare un’immancabile carbonara in una delle tante trattorie di Trastevere. In abbinamento o in alternativa ai nostri suggerimenti è sempre un’ottima idea prenotare biglietti o tour guidati, acquisire ingressi prioritari per ottimizzare al meglio le vostre preziose 24 ore romane. Roma in un giorno: un morso della mela Prima che New York esistesse, Roma era la grande mela del mondo: la città dei sette colli, dei re leggendari, dei Papi e degli artisti, cosmopolita dall’antichità ed emblema moderno di un orgoglio italico che si stempera nella costante ironia sulle sue problematiche quotidiane. Chi dovesse avere soltanto un giorno per visitarla, senza averla mai vista e vissuta prima, dovrebbe concentrarsi sull’essenziale, scegliendo un itinerario classico, attraverso i monumenti che rendono Roma una delle più belle città al mondo. Colosseo La storia dell’antica Roma rivive letteralmente passeggiando tra le sue arcate, oltre le quali si sfidavano i celebri gladiatori provenienti dalle più remote province dell’ Il circuito archeologico di Colosseo, Fori Imperiali e Palatino è insieme al Pantheon tra i siti più visitati d’Italia e, vista l’enorme affluenza di pubblico in ogni periodo dell’anno, è consigliabile prenotare un ingresso prioritario, se non addirittura una visita guidata. Oltrepassando l’arco di Costantino si può ammirare una delle cartoline più belle del mondo: la vista sul Palatino e sul foro Romano. Altare della Patria L’imponente Vittoriano affacciato sulla celebre piazza Venezia, dedicato a Vittorio Emanuele II, è uno dei simboli della nazione italiana, un tempio laico dedicato al nostro paese, che dal 1921 custodisce il sacello dedicato simbolicamente al Milite Ignoto. Fontana di Trevi Forse la fontana più famosa non solo della città e d’Italia, ma persino del mondo intero. Costruita nella prima metà del Settecento dall’architetto Nicola Salvi davanti alla facciata di palazzo Poli, la tardo barocca fontana di Trevi è un vero spettacolo per gli occhi. La fontana è una delle tappe fondamentali di qualsiasi tour organizzato della capitale, compreso quello nei suoi sotterranei. Vale comunque la pena anche fermarsi semplicemente ad ammirare il magnifico complesso statutario che adorna la grande vasca rettangolare della fontana e magari gettare nelle sue acque la consueta monetina dopo aver espresso il vostro desiderio. Piazza di Spagna Una delle più famose di Roma, con la suggestiva scalinata di 136 gradini al termine della quale si erge l’iconica facciata della chiesa rinascimentale di Trinità dei Monti, da anni impareggiabile sfondo di eventi e sfilate di moda. Ai piedi della scalinata, il piccolo gioiello barocco rappresentato dalla fontana della Barcaccia, realizzata nel 1629 da Pietro Bernini e dal suo allora giovane figlio, e non ancora celebre, Gian Lorenzo. Intorno alla piazza si aprono le vie dello shopping romano per eccellenza come via Condotti, via Margutta e via del Babuino. Pantheon Fondato nel 27 a.C. come tempio dedicato a tutte le divinità passate, presenti e future. La sua inconfondibile struttura si caratterizza per la grande cupola al cui centro si apre il suggestivo oculo introdotta da un classico colonnato culminante con un frontone. Nel corso dei secoli il Pantheon è diventato luogo di sepoltura per gli artisti più illustri del Rinascimento, come Raffaello Sanzio, e i re d’Italia. Piazza Navona In epoca romana corrispondeva allo stadio di Domiziano (85 a.C.), prima di diventare uno dei simboli della Roma barocca con al centro la stupenda fontana dei Quattro Fiumi di Gian Lorenzo Bernini (1648-1651), che si erge di fronte alla bella e coeva chiesa di Sant’Agnese, e ai rispettivi lati la seicentesca fontana del Moro e quella del Nettuno, già fontana dei Calderai. Basilica di San Pietro, musei Vaticani e cappella Sistina Per accorciare i tempi della visita si consiglia di valutare quanto tempo si ha ancora a disposizione e di conseguenza prenotare un ingresso prioritario o un tour privato. L’ambizioso progetto di papa Giulio II, cominciato nel 1506 e culminato con l’immensa cupola di Michelangelo, il famoso Cupolone, conserva alcuni tra i capolavori assoluti dell’arte italiana, tra i quali la Pietà di Michelangelo (1499) e il monumentale Baldacchino di Gian Lorenzo Bernini (1624-1633) artefice anche, tra il 1657 e il 1667, della monumentale piazza e il relativo colonnato che introduce la basilica, come se fosse un lungo e simbolico abbraccio. Quella stagione di grande fervore artistico promossa da Giulio II ha dato inoltre vita ad altri tesori immensi custoditi nei musei Vaticani, gli affreschi e le opere di Giotto, le stanze papali e il palazzo apostolico, per finire nel luogo in cui tutta questa meraviglia si condensa: la cappella Sistina con il Giudizio Universale (1508-1512) e gli affreschi della volta (1535-1541) realizzati sempre da Michelangelo. Le pareti della cappella non sono di certo da meno, impreziosite da un ciclo di affreschi realizzati dai massimi artisti italiani della seconda metà del Quattrocento: da Botticelli al Perugino, dal Pinturicchio al Ghirlandaio. Roma in un giorno: come in un film La iconicità indiscussa di Roma passa anche attraverso la celebrazione che ne ha fatto il cinema. La sua luce, i suoi spazi, le sue strade che attraversano ogni tempo ne hanno fatto un ideale set a cielo aperto, dai giorni gloriosi dei fasti di Cinecittà fino all’età produzioni hollywoodiane. Un modo originale per scoprire la città in poche ore potrebbe quindi essere quello di unire i puntini dei luoghi resi celebri dai film, come: Bocca della verità. L’antico mascherone in marmo che ornava l’interno della seicentesca chiesa di Santa Maria in Cosmedin dopo essere stato nient’altro che un tombino nella roma antica, nel 1953 la sua attuale collocazione, nei pressi del tempio di Ercole e della fontana dei Tritoni, è stata definitivamente immortalata in una scena dell’intramontabile Vacanze Romane, con Audrey Hepburn e Gregory Peck; Colosseo. Il Colosseo, riportato al suo antico splendore dalla computer grafica, è senza dubbio il protagonista indiscusso del colossal Il Gladiatore (2000) di Ridley Scott, l’immortale arena dove combatte Maximus, magistralmente interpretato da Russel Crowe; Ghetto di Roma. Le celebri arcate del portico di Ottavia e quel che rimane del teatro Marcello, entrambi di epoca romana e situate all’ingresso di quello che per lungo tempo è stato il ghetto ebraico di Roma, fanno da fondo a uno dei film più amati del celebre Alberto Sordi, Un americano a Roma (1954); Fontana di Trevi. Uno dei simboli più famosi di Roma è entrato ormai a far parte dell’immaginario collettivo anche grazie al cinema e, nello specifico, al famoso bagno di Anita Ekberg ne La dolce vita (1960) di Federico Fellini; Pantheon. Protagonista di alcune scene di Angeli e demoni (2006) di Ron Howard con Tom Hanks, tratto dal secondo e omonimo romanzo di Dan Brown; Piazza Navona. La fontana dei Quattro Fiumi di Piazza Navona, insieme al Campidoglio con i musei Capitolini, piazza di Spagna con la scalinata di Trinità dei Monti e i fori Imperiali alle vicende narrate ne Il talento di Mr Ripley, film di Anthony Minghella del 1999 con Matt Damon, Gwyneth Paltrow, Jude Law e molti altri; Campo de’ Fiori. La sua suggestiva atmosfera è stata immortalata in numerosi film italiani, tra cui La grande bellezza (2013) di Paolo Sorrentino con Toni Servillo, che nel 2014 ha vinto l’oscar come miglior film straniero; Cinecittà. Un itinerario dedicato ai luoghi di Roma resi celebri dai film non può che concludersi con una visita degli studios di Cinecittà, cuore della cinematografia, della storia del cinema italiano e dal 2011 sede di un interessante percorso museale e mostre temporanee. Roma in un giorno: quintessenza romana Chi ha già visitato Roma sa che non è possibile dimenticare la sua atmosfera sempre intrisa in ugual misura di magnificenza e dissacrazione popolare, di ispirazioni artistiche e arte del buon vivere. Per chi ha già assaporato la Roma più iconica e conosciuta, una sosta di 24 ore in città può essere l’occasione per esplorare invece la quintessenza della romanità, attraverso alcuni dei suoi luoghi simbolo. Belvedere del Gianicolo Da questo colle che oggi custodisce alcuni dei monumenti più importanti intitolati all’Italia garibaldina, tra cui il mausoleo con l’ossario Garibaldino, il monumento a Garibaldi e la tomba di Goffredo Mameli, due ampi viali alberati costeggiano villa Aurelia e permettono di ammirare uno dei panorami più suggestivi del centro storico di Roma. Porta Portese Uno dei luoghi dove si respira maggiormente l’atmosfera popolare e popolana di Roma è senza dubbio porta Portese e il suo storico mercato delle pulci, reso celebre negli anni Settanta dall’omonima canzone di Claudio Baglioni. Trastevere Il rione medievale di Trastevere è uno dei quartieri più famosi di tutta Roma, celebre per il suo fitto intrico di viuzze, le sue innumerevoli chiese e palazzi storici, i pergolati con le frasche e le sue famose trattorie e osterie. Concedersi un approfondito tour e un succulento piatto di carbonara è quasi un obbligo. Testaccio Di fronte a Trastevere, sull’altra sponda del Tevere, si sviluppa un altro storico quartiere di Roma, il Testaccio, dove ancora si respira il vero spirito della città. Il suo antichissimo porto fluviale e poi popolare mercato, anche qui ci si può fermare senza alcun indugio per un boccone all’ombra delle invitanti fraschette e osterie tipiche. Giardini di villa Borghese e terrazza del Pincio Questa cinquecentesca e monumentale villa che ospita le celebre galleria ricolma di opere d’arte, tra le quali la statua di Paolina Bonaparte del famoso scultore veneto Antonio Canova, è circondata da un enorme parco pubblico, il quarto per estensione della città di Roma, accessibile da svariati punti, come piazzale Flaminio e la scalinata di Trinità dei Monti, la cui bellezza culmina senza dubbio sulla balconata del Pincio e il suo giardino affacciato su piazza del Popolo, dal quale si gode di un romantico tramonto sul profilo della città. Il parco di villa Borghese ospita anche lo zoo di Roma, il museo Civico di Zoologia, la casa del Cinema, numerosi edifici originali e un suggestivo lago, navigabile con piccole barche a noleggio. Roma in un giorno: le perle nascoste Se per voi non è la prima volta a Roma e avete visto almeno una volta quanto riportato sopra negli altri tour proposti, o se volete davvero scoprire alcuni luoghi magici che spesso o non si ha tempo di vedere o del tutto fuori dai soliti itinerari, vi lasciamo con alcune suggestioni che sicuramente cattureranno la vostra attenzione: Giardino degli aranci e villa del Priorato di Malta. In questo suggestivo giardino un poco fuori rispetto al centro storico c’è una porta. Dal buco della serratura si può vedere, in un suggestivo e barocco gioco prospettico, la cupola di San Pietro, come in una scena de La grande bellezza; Via Piccolomini. Da qui si vede invece una prospettiva invertita della cupola, che sembra più piccola avvicinandosi e viceversa; Passeggiata del gelsomino. Dalla stazione di San Pietro, entrare come se si dovesse prendere un treno e, dopo aver costeggiato il binario 1, percorrere quello che era un binario, oggi piacevole percorso pedonale che collega Roma al Vaticano; Palazzetto Zuccari. Questo curioso e stretto edificio barocco, che si affaccia su piazza della Trinità dei Monti, è detto anche casa dei Mostri, citata anche D’Annunzio ne Il piacere (1888), per via delle sue bizzarre e inquietanti decorazioni esterne. Le cornici di porte e finestre sembrano mostruose bocche aperte ispirate alle fantasiose statue dei giardini di Bomarzo; Piccola Londra. Nel quartiere Flaminio, corrispondente al centro storico di Roma, la piccola via privata Bernardo Celentano risulta essere davvero uno dei punti più suggestivi della capitale, con le sue villette a schiera colorate che ricordano molto quelle che si potrebbero ammirare nel celebre quartiere londinese di Notting Hill; Galleria Spada. Sita nell’omonimo palazzo, questa galleria è un curioso e mirabile esempio di falsa prospettiva barocca, realizzata dal celebre architetto Francesco Borromini (1599-1667). La galleria, che sembra lunga 35 m, è in realtà di soli 8 m circa. https://ift.tt/2AhAvqd Roma in un giorno: cosa vedere e visitare Forse una vita intera non basterebbe per conoscere ogni angolo nascosto di Roma, per scoprire la storia dietro ad ogni pietra e tributare un omaggio ad ogni opera d’arte. Un solo giorno è certamente un tempo troppo piccolo per poter anche soltanto sorvolare con lo sguardo tutto ciò che ci sarebbe da vedere e scoprire nella capitale. Avere a disposizione 24 ore nella città eterna è comunque un dono che non dovrebbe andare sprecato. Ecco dunque alcuni possibili itinerari di visita, piccoli tour per godere al massimo della meraviglia di Roma, magicamente sospesi tra archeologia, Vacanze Romane e Dolce Vita, senza dimenticare di ritagliarsi una pausa pranzo per assaggiare un’immancabile carbonara in una delle tante trattorie di Trastevere. In abbinamento o in alternativa ai nostri suggerimenti è sempre un’ottima idea prenotare biglietti o tour guidati, acquisire ingressi prioritari per ottimizzare al meglio le vostre preziose 24 ore romane. Roma in un giorno: un morso della mela Prima che New York esistesse, Roma era la grande mela del mondo: la città dei sette colli, dei re leggendari, dei Papi e degli artisti, cosmopolita dall’antichità ed emblema moderno di un orgoglio italico che si stempera nella costante ironia sulle sue problematiche quotidiane. Chi dovesse avere soltanto un giorno per visitarla, senza averla mai vista e vissuta prima, dovrebbe concentrarsi sull’essenziale, scegliendo un itinerario classico, attraverso i monumenti che rendono Roma una delle più belle città al mondo. Colosseo La storia dell’antica Roma rivive letteralmente passeggiando tra le sue arcate, oltre le quali si sfidavano i celebri gladiatori provenienti dalle più remote province dell’ Il circuito archeologico di Colosseo, Fori Imperiali e Palatino è insieme al Pantheon tra i siti più visitati d’Italia e, vista l’enorme affluenza di pubblico in ogni periodo dell’anno, è consigliabile prenotare un ingresso prioritario, se non addirittura una visita guidata. Oltrepassando l’arco di Costantino si può ammirare una delle cartoline più belle del mondo: la vista sul Palatino e sul foro Romano. Altare della Patria L’imponente Vittoriano affacciato sulla celebre piazza Venezia, dedicato a Vittorio Emanuele II, è uno dei simboli della nazione italiana, un tempio laico dedicato al nostro paese, che dal 1921 custodisce il sacello dedicato simbolicamente al Milite Ignoto. Fontana di Trevi Forse la fontana più famosa non solo della città e d’Italia, ma persino del mondo intero. Costruita nella prima metà del Settecento dall’architetto Nicola Salvi davanti alla facciata di palazzo Poli, la tardo barocca fontana di Trevi è un vero spettacolo per gli occhi. La fontana è una delle tappe fondamentali di qualsiasi tour organizzato della capitale, compreso quello nei suoi sotterranei. Vale comunque la pena anche fermarsi semplicemente ad ammirare il magnifico complesso statutario che adorna la grande vasca rettangolare della fontana e magari gettare nelle sue acque la consueta monetina dopo aver espresso il vostro desiderio. Piazza di Spagna Una delle più famose di Roma, con la suggestiva scalinata di 136 gradini al termine della quale si erge l’iconica facciata della chiesa rinascimentale di Trinità dei Monti, da anni impareggiabile sfondo di eventi e sfilate di moda. Ai piedi della scalinata, il piccolo gioiello barocco rappresentato dalla fontana della Barcaccia, realizzata nel 1629 da Pietro Bernini e dal suo allora giovane figlio, e non ancora celebre, Gian Lorenzo. Intorno alla piazza si aprono le vie dello shopping romano per eccellenza come via Condotti, via Margutta e via del Babuino. Pantheon Fondato nel 27 a.C. come tempio dedicato a tutte le divinità passate, presenti e future. La sua inconfondibile struttura si caratterizza per la grande cupola al cui centro si apre il suggestivo oculo introdotta da un classico colonnato culminante con un frontone. Nel corso dei secoli il Pantheon è diventato luogo di sepoltura per gli artisti più illustri del Rinascimento, come Raffaello Sanzio, e i re d’Italia. Piazza Navona In epoca romana corrispondeva allo stadio di Domiziano (85 a.C.), prima di diventare uno dei simboli della Roma barocca con al centro la stupenda fontana dei Quattro Fiumi di Gian Lorenzo Bernini (1648-1651), che si erge di fronte alla bella e coeva chiesa di Sant’Agnese, e ai rispettivi lati la seicentesca fontana del Moro e quella del Nettuno, già fontana dei Calderai. Basilica di San Pietro, musei Vaticani e cappella Sistina Per accorciare i tempi della visita si consiglia di valutare quanto tempo si ha ancora a disposizione e di conseguenza prenotare un ingresso prioritario o un tour privato. L’ambizioso progetto di papa Giulio II, cominciato nel 1506 e culminato con l’immensa cupola di Michelangelo, il famoso Cupolone, conserva alcuni tra i capolavori assoluti dell’arte italiana, tra i quali la Pietà di Michelangelo (1499) e il monumentale Baldacchino di Gian Lorenzo Bernini (1624-1633) artefice anche, tra il 1657 e il 1667, della monumentale piazza e il relativo colonnato che introduce la basilica, come se fosse un lungo e simbolico abbraccio. Quella stagione di grande fervore artistico promossa da Giulio II ha dato inoltre vita ad altri tesori immensi custoditi nei musei Vaticani, gli affreschi e le opere di Giotto, le stanze papali e il palazzo apostolico, per finire nel luogo in cui tutta questa meraviglia si condensa: la cappella Sistina con il Giudizio Universale (1508-1512) e gli affreschi della volta (1535-1541) realizzati sempre da Michelangelo. Le pareti della cappella non sono di certo da meno, impreziosite da un ciclo di affreschi realizzati dai massimi artisti italiani della seconda metà del Quattrocento: da Botticelli al Perugino, dal Pinturicchio al Ghirlandaio. Roma in un giorno: come in un film La iconicità indiscussa di Roma passa anche attraverso la celebrazione che ne ha fatto il cinema. La sua luce, i suoi spazi, le sue strade che attraversano ogni tempo ne hanno fatto un ideale set a cielo aperto, dai giorni gloriosi dei fasti di Cinecittà fino all’età produzioni hollywoodiane. Un modo originale per scoprire la città in poche ore potrebbe quindi essere quello di unire i puntini dei luoghi resi celebri dai film, come: Bocca della verità. L’antico mascherone in marmo che ornava l’interno della seicentesca chiesa di Santa Maria in Cosmedin dopo essere stato nient’altro che un tombino nella roma antica, nel 1953 la sua attuale collocazione, nei pressi del tempio di Ercole e della fontana dei Tritoni, è stata definitivamente immortalata in una scena dell’intramontabile Vacanze Romane, con Audrey Hepburn e Gregory Peck; Colosseo. Il Colosseo, riportato al suo antico splendore dalla computer grafica, è senza dubbio il protagonista indiscusso del colossal Il Gladiatore (2000) di Ridley Scott, l’immortale arena dove combatte Maximus, magistralmente interpretato da Russel Crowe; Ghetto di Roma. Le celebri arcate del portico di Ottavia e quel che rimane del teatro Marcello, entrambi di epoca romana e situate all’ingresso di quello che per lungo tempo è stato il ghetto ebraico di Roma, fanno da fondo a uno dei film più amati del celebre Alberto Sordi, Un americano a Roma (1954); Fontana di Trevi. Uno dei simboli più famosi di Roma è entrato ormai a far parte dell’immaginario collettivo anche grazie al cinema e, nello specifico, al famoso bagno di Anita Ekberg ne La dolce vita (1960) di Federico Fellini; Pantheon. Protagonista di alcune scene di Angeli e demoni (2006) di Ron Howard con Tom Hanks, tratto dal secondo e omonimo romanzo di Dan Brown; Piazza Navona. La fontana dei Quattro Fiumi di Piazza Navona, insieme al Campidoglio con i musei Capitolini, piazza di Spagna con la scalinata di Trinità dei Monti e i fori Imperiali alle vicende narrate ne Il talento di Mr Ripley, film di Anthony Minghella del 1999 con Matt Damon, Gwyneth Paltrow, Jude Law e molti altri; Campo de’ Fiori. La sua suggestiva atmosfera è stata immortalata in numerosi film italiani, tra cui La grande bellezza (2013) di Paolo Sorrentino con Toni Servillo, che nel 2014 ha vinto l’oscar come miglior film straniero; Cinecittà. Un itinerario dedicato ai luoghi di Roma resi celebri dai film non può che concludersi con una visita degli studios di Cinecittà, cuore della cinematografia, della storia del cinema italiano e dal 2011 sede di un interessante percorso museale e mostre temporanee. Roma in un giorno: quintessenza romana Chi ha già visitato Roma sa che non è possibile dimenticare la sua atmosfera sempre intrisa in ugual misura di magnificenza e dissacrazione popolare, di ispirazioni artistiche e arte del buon vivere. Per chi ha già assaporato la Roma più iconica e conosciuta, una sosta di 24 ore in città può essere l’occasione per esplorare invece la quintessenza della romanità, attraverso alcuni dei suoi luoghi simbolo. Belvedere del Gianicolo Da questo colle che oggi custodisce alcuni dei monumenti più importanti intitolati all’Italia garibaldina, tra cui il mausoleo con l’ossario Garibaldino, il monumento a Garibaldi e la tomba di Goffredo Mameli, due ampi viali alberati costeggiano villa Aurelia e permettono di ammirare uno dei panorami più suggestivi del centro storico di Roma. Porta Portese Uno dei luoghi dove si respira maggiormente l’atmosfera popolare e popolana di Roma è senza dubbio porta Portese e il suo storico mercato delle pulci, reso celebre negli anni Settanta dall’omonima canzone di Claudio Baglioni. Trastevere Il rione medievale di Trastevere è uno dei quartieri più famosi di tutta Roma, celebre per il suo fitto intrico di viuzze, le sue innumerevoli chiese e palazzi storici, i pergolati con le frasche e le sue famose trattorie e osterie. Concedersi un approfondito tour e un succulento piatto di carbonara è quasi un obbligo. Testaccio Di fronte a Trastevere, sull’altra sponda del Tevere, si sviluppa un altro storico quartiere di Roma, il Testaccio, dove ancora si respira il vero spirito della città. Il suo antichissimo porto fluviale e poi popolare mercato, anche qui ci si può fermare senza alcun indugio per un boccone all’ombra delle invitanti fraschette e osterie tipiche. Giardini di villa Borghese e terrazza del Pincio Questa cinquecentesca e monumentale villa che ospita le celebre galleria ricolma di opere d’arte, tra le quali la statua di Paolina Bonaparte del famoso scultore veneto Antonio Canova, è circondata da un enorme parco pubblico, il quarto per estensione della città di Roma, accessibile da svariati punti, come piazzale Flaminio e la scalinata di Trinità dei Monti, la cui bellezza culmina senza dubbio sulla balconata del Pincio e il suo giardino affacciato su piazza del Popolo, dal quale si gode di un romantico tramonto sul profilo della città. Il parco di villa Borghese ospita anche lo zoo di Roma, il museo Civico di Zoologia, la casa del Cinema, numerosi edifici originali e un suggestivo lago, navigabile con piccole barche a noleggio. Roma in un giorno: le perle nascoste Se per voi non è la prima volta a Roma e avete visto almeno una volta quanto riportato sopra negli altri tour proposti, o se volete davvero scoprire alcuni luoghi magici che spesso o non si ha tempo di vedere o del tutto fuori dai soliti itinerari, vi lasciamo con alcune suggestioni che sicuramente cattureranno la vostra attenzione: Giardino degli aranci e villa del Priorato di Malta. In questo suggestivo giardino un poco fuori rispetto al centro storico c’è una porta. Dal buco della serratura si può vedere, in un suggestivo e barocco gioco prospettico, la cupola di San Pietro, come in una scena de La grande bellezza; Via Piccolomini. Da qui si vede invece una prospettiva invertita della cupola, che sembra più piccola avvicinandosi e viceversa; Passeggiata del gelsomino. Dalla stazione di San Pietro, entrare come se si dovesse prendere un treno e, dopo aver costeggiato il binario 1, percorrere quello che era un binario, oggi piacevole percorso pedonale che collega Roma al Vaticano; Palazzetto Zuccari. Questo curioso e stretto edificio barocco, che si affaccia su piazza della Trinità dei Monti, è detto anche casa dei Mostri, citata anche D’Annunzio ne Il piacere (1888), per via delle sue bizzarre e inquietanti decorazioni esterne. Le cornici di porte e finestre sembrano mostruose bocche aperte ispirate alle fantasiose statue dei giardini di Bomarzo; Piccola Londra. Nel quartiere Flaminio, corrispondente al centro storico di Roma, la piccola via privata Bernardo Celentano risulta essere davvero uno dei punti più suggestivi della capitale, con le sue villette a schiera colorate che ricordano molto quelle che si potrebbero ammirare nel celebre quartiere londinese di Notting Hill; Galleria Spada. Sita nell’omonimo palazzo, questa galleria è un curioso e mirabile esempio di falsa prospettiva barocca, realizzata dal celebre architetto Francesco Borromini (1599-1667). La galleria, che sembra lunga 35 m, è in realtà di soli 8 m circa. Scopri cosa vedere a Roma in un giorno: dall’itinerario classico della Roma Antica fino ai quartieri Trastevere e Testaccio.
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libraiainprova · 4 years ago
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Tabula Rasa di Glenn Cooper
Titolo originale: The Cure Pagine: 544 Data uscita: 9 luglio 2020
Glenn Cooper ha scritto questo libro ben prima del coronavirus, e per quanto possa all’apparenza stupire previsione del genere, non è così imprevedibile l’idea che il mondo collassi sotto un virus altamente contagioso. Lo diceva da anni l’OMS, pure Bill Gates e nel libro stesso si capisce come un virus voglia essere più contagioso che letale.
I primi capitoli sembrano narrati con un tono quasi sarcastico, soprattutto se letto nella seconda metà del 2020, in cui un dottore arrogante e, permettetemelo, idiota, decide di ignorare le regole di sicurezza per portare avanti un progetto sì monumentale ma che chiaramente gli interessa solo per la fama che gli porterebbe. E qui ci si potrebbe soffermare a valutare l’idiozia di un comportamento del genere, che se anche non ci fossero altre 500 pagine di libro si potrebbe già immaginare la catastrofe che avrebbe portato. Cooper lo fa con quella nota di sarcasmo che solo un “io lo avevo detto” potrebbe superare, e non si risparmia i dettagli meno igienici e, sfortunatamente assai comuni, di chi tossisce in faccia agli altri senza tante cure, mentre mostra con quanta facilità un virus si propaga da un laboratorio al resto del mondo.
Da lì alla fine di quasi ogni civiltà passano pochi giorni, giusto il tempo di un blackout e qualche saccheggio che l’indole umana si mostra nella sua natura più violenta o compassionevole, con molte poche vie di mezzo. I malati, ormai più burattini che esseri umani, seguono il cibo e altri istinti carnali, i sani seguono il cibo e altri istinti carnali senza un briciolo di coscienza. Le eccezioni si contano su una mano e anche quelle raggiungono e superano qualche limite, ma alla fine quando nulla ha più senso i limiti a cosa servono?
La maggior parte del libro segue il Dottor Jamie Abbott, uno di quelli che aveva stabilito le famose regole poi infrante, ma anche quello che aveva costruito il veicolo dell’esperimento ora diventato pandemia mondiale. Vedovo da una dozzina d’anni non si fa problemi a portare avanti una relazione con una donna sposata, mentre passa metà del suo tempo a lamentarsi della figlia adolescente che non lo ascolta e l’altra metà a dire che è l’unico a poter trovare una cura.
Incontriamo anche altri diversi personaggi, che però si sovrappongono un po’ troppo gli uni agli altri come fossero nati dallo stesso stampino estremamente limitato. Persino le situazioni sono quasi sempre le stesse se non per la differenza dei principi che spinge chi agisce, ma anche quelli sono due facce della stessa medaglia.
Tolti alcuni difetti in cui gli autori maschi cadono fin troppo spesso, senza generalizzare né perdonare, la storia risulta accattivante, manca un po’ di quelle brave persone che negli ultimi mesi abbiamo scoperto in chi aiutava i vicini anziani senza chiedere nulla o che andava al lavoro nonostante gli alti rischi di contagio, e questo si può perdonare visto il taglio drastico del libro.
Un thriller a tutti gli effetti, perché anche nei periodi più lenti, il lettore resta attaccato alla pagina per sapere il piano di fuga o aspetta la prossima catastrofe, soprattutto con la scrittura di Cooper che non sacrifica i passaggi riflessivi e lenti per le scene più animate e, quasi sempre, violente.
Se in partenza il libro sembra parlare di un mondo non pronto ad affrontare una pandemia, una società ormai sul baratro etico per i compromessi che prende, alla fine sembra un saggio su come una persona che si ritiene più intelligente, più saggia, migliore degli altri vorrà sempre prendere decisioni senza ascoltare altro parere che il proprio.
Nel complesso il libro meriterebbe un voto molto positivo, persino un nove e mezzo, se si ignora l’epilogo, ma è proprio quella delusione finale che mi spinge a scendere ad un sette. Il libro resta un thriller coinvolgente, dal ritmo intenso e la scrittura fluida ed elegante che ha sempre caratterizzato Cooper, forse ci vorrebbe solo una piccola angioletta sulla spalla dello scrittore che lo spinga a scrivere qualche personaggio un po’ più realistico.
ATTENZIONE SPOILER
Qui sotto aggiungo qualche mio parere, e approfondisco quelli già dati, scendendo anche nei dettagli. Se non volete rovinarvi dei colpi di scena vi sconsiglio di continuare, ma anche se decideste di proseguire vi assicuro che qualche sorpresa vi resterà comunque!
Dire che il dottore sia sfortunato toglierebbe un po’ di colpa a Cooper che sembra divertirsi a farlo passare da un rapimento ad un altro, facendo morire praticamente ogni compagno che ha il coraggio di salire in macchina con lui, in delle vicissitudini degne di un cartone o di una serie tv.
Per tutti gli altri personaggi si dovrebbe fare una distinzione in due gruppi, da una parte gli uomini e dall’altra le donne. Iniziando dal primo si può semplicemente dire che sono praticamente tutti cattivi, razzisti, omofobi, estremisti, violenti, stupratori… La lista è lunga e l’unico che si salva è il santo dottore, con forse qualche eccezione nei personaggi morti troppo presto per poter fare danni.
Dall’altra parte le donne, che subiscono ogni violenza in modi ben poco combattivi, eccezione di Linda che se si chiamasse Paul cadrebbe in pieno nel primo gruppo. Non hanno praticamente spina dorsale, non lottano e mancano di tutti quei tratti che rendono una donna tale. E su questo, onestamente, non vedo molte eccezioni, soprattutto nel finale
Se fino al penultimo capitolo, o tecnicamente ultimo visto che il finale si trova nell’epilogo, il ritmo serrato segue il dottore nella sua missione di vitale importanza di salvare il mondo da una pandemia che in parte ha causato, il libro si conclude come se Cooper avesse terminato le pagine in cui scrivere. Avrebbe potuto scrivere un seguito, altri venti capitoli, avrebbe potuto peggiorare o migliorare la situazione, invece dopo tutto quello che era successo, il dottore riesce a raggiungere un centro di ricerca dove c’erano dei poveri ricercatori che aspettavano solo un leader per salvare il mondo nel giro di qualche mese, e di un paio di pagine.
Fine.
Anzi no, perché poi il dottore riesce anche a tornare indietro come nulla fosse dalla sua nuova compagna, con entrambe le figlie perfettamente sane e incinte dai loro fidanzati tutti felici e contenti.
Ma la cura? No, niente cura perché gli unici sani, i genitori, preferiscono i figli così, vuoti, bambineschi e burattini, non più adolescenti ribelli che forse avrebbero bisogno di fare una bella chiacchierata con qualcuno. Cooper ci nega la possibilità di vedere la figlia del dottore scatenare la fine del mondo, per davvero, dopo aver scoperto che per colpa delle mancanze del padre, perdonabili o no, lei si ritrova incinta, costretta a mettere al mondo un bambino che nessuno le ha chiesto se vuole, mentre tutti i ricordi dei morti e delle violenze subite resteranno per sempre. O Kyra, ora orfana, incinta di uno stupratore violento e con un fidanzato convinto di essere il padre che in realtà se la faceva con lei quando lei nemmeno sapeva chi fosse, se non per le poche parole nuove imparate.
In quel finale c’è un fondo di maschilismo e sessismo così spesso che rovina tutto il resto del libro, che lascia anche l’amaro nel ripensare a tutte quelle decisioni che i genitori sempre prendono per i figli senza tenere in considerazione ciò che un bambino è ancora troppo piccolo per decidere.
E se finchè non c’era una cura il dottor Abbott si sentiva in colpa e faceva del suo meglio, ora è semplicemente colpevole, non di aver creato il vettore del virus ma di essere un pessimo padre che mette i propri desideri al di sopra di quelli di una figlia che chiaramente ha sempre preferito l’indipendenza, solo per poter stare ancora un altro po’ con quell’essere che di sua figlia ha solo l’aspetto.
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scrivimiquandoarrivi · 4 years ago
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Statale 106, ferrovia e costa jonica sono tre linee che si incontrano solo all’infinito. Anzi, in realtà le prime due si incrociano in vari punti. Entrambe ambiscono a correre accanto alla linea del mare. Ma si son messe d’accordo e fanno a turno. La costa jonica calabra è per lo più ampia e piatta. Siamo lontani anni luce dalla più appariscente e ripida costa tirrenica. Io che sto esattamente a metà fra i due mari, non mi sono mai deciso su quale preferire. Lo Jonio, dal canto suo, ha il silenzio che gioca a suo favore. E la solitudine. Se non sai stare da solo sullo Jonio non puoi andarci. Vattene a Tropea che è meglio. Sullo Jonio devi sapere sopportare la vastità delle spiagge assolate. Devi saper piantare bene l’ombrellone perché qui se la dovrà vedere con la brezza greca. Anzi, in realtà di solito spira verso la Grecia. Quanti dei miei palloni baciarono la pietrosa Itaca solo Eolo lo sa. Oggi mi dirigo a Badolato. Come per quasi ogni paese della zona, c’è una parte “marina” e una parte “superiore”. E capita anche che le due parti non siano contigue. È fondamentale quindi specificarlo quando ci si dà appuntamento. Per evitare dissidi e alterchi. Mi permetto di dare questa piccola, banale informazione pratica in questo mare di poesia… Dopo una mattinata sulla spiaggia di Badolato marina, una pioggerella estiva mi convince ad inerpicarmi verso il borgo. Delle curve sinuose mi conducono verso la meta. Il sole fa capolino e i colori caldi della valle aumentano di saturazione. Cammino. Comincio ad abbandonarmi alle inclinazioni del luogo. Chissà dove mi condurranno. C’è un silenzio di pace estiva. Immagino che tanti siano stati sorpresi dalla sonnolenza di un pasto non proprio leggero. I gatti ronfano beati sulle automobili. Qualcuno tormenta la porta di casa a suon di artigli. Se ci si allontana per un attimo dalla via principale è molto facile finire su terrazze con vista sull’infinito. L’infinito jonico è arido, ti riempie gli occhi di giallo e ti fa venire voglia di una granita al bergamotto. Sento delle voci tedesche provenire dall’alto, da balconi con chissà quale vista. Si sa, a certe latitudini non si riposano mai, sono produttivi anche in vacanza, alle 3 del pomeriggio. I figli non sono da meno e disturbano cani e gatti sull’uscio di casa. Mi intrufolo in una serie di casupole abbandonate. Queste rovine calabre mi fanno imprecare contro l’incuria dell’essere umano, ma mi fanno apprezzare il tempo, me lo rendono tangibile e concreto. Arrivo in fondo. C’è una chiesa, una delle tredici di Badolato, che avevo notato sin dalla valle, mentre salivo in macchina: la chiesa dell’Immacolata. Contemplarla da lontano è suggestivo. Arrivarci un’estasi. A ritorno i gatti hanno lasciato il posto ai bambini che, con i loro agguati acquatici, hanno deciso di porre fine alla siesta pomeridiana dei grandi. Immagino sia stato questo il rito con cui hanno dato inizio alla loro estate. Mi rifugio in macchina, bagnato e sconfitto. Vinto dalla pigrizia dei gatti, dal silenzio postprandiale, dal tempo che infierisce sulle cose e sulle persone. (presso Badolato) https://www.instagram.com/p/CC3QnULqkos/?igshid=11c0lnjdh16c1
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dilebe06 · 6 years ago
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I Medici: tra GoT e Don Matteo
Sono perplessa.
Ho visto la prima stagione senza grande convincimento, lasciandomi trascinare dalla curiosità e dalla tanto sbandierata pubblicità: una serie anglo-ita con un cast come Dustin Hoffman e Richard Madden? Che tratta di una famiglia famosa e importante come i Medici? Ma questa è una novità delle fiction italiane! 
Ricordo che facemmo un gruppo di fan di GoT per commentare la serie in diretta e farci grosse risate. Cosa che è in effetti successa.
D’altronde il fu Robb Stark, meritava di essere seguito anche su altri lidi e quindi telecomando alla mano, vidi la prima stagione. 
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                             Il vero motivo per cui ho visto la prima stagione
Parlare dei Medici è fare un viaggio nel patriottismo italiano: “sono un'antica famiglia fiorentina, protagonisti di centrale importanza nella storia d'Italia e d'Europa dal XV al XVIII secolo. Oltre ad aver retto le sorti della città di Firenze prima e della Toscana poi, ed  ad aver dato i natali a tre papi (Leone X, Clemente VII, Leone XI) e due sovrane di Francia(Caterina e Maria de' Medici) sono noti per aver promosso la vita artistica, culturale, spirituale e scientifica del loro tempo. Le loro collezioni d'arte, di oggetti preziosi, di libri e manoscritti, di rarità e di curiosità si sono conservate praticamente integre fino ai giorni nostri e sono alla base del patrimonio di molte delle più importanti istituzioni culturali di Firenze. “[wiki]
D’altronde è ad uno dei massimi esponenti di questa famiglia che Niccolò Macchiavelli dedicò il celebre “Principe”, libro cult per ogni buon politico.
Quindi di buono c’è il provare a creare una serie tv che sia all’altezza del panorama internazionale. C’è l’uso di un cast mezzo italiano e mezzo straniero, alcune fotografie che celebrano una Firenze in via di sviluppo, pronta a diventare magnifica. C’è il tema di fondo di rinunciare a se stessi, ai propri desideri e ambizioni nel nome della famiglia ( unica cosa che rimarrà nei secoli) tema questo, trattato con convinzione tra i vari personaggi. 
Ma c’è anche del brutto:
Oltre alle inesattezze storiche ( dipinti datati a 100 anni dopo o personaggi che non si dovrebbero trovare in certi posti) ho trovato un ambientazione troppo pulita: siamo a Firenze di metà 400! La peste, le malattie, la sporcizia, la gogna, i vagabondi, quelli che chiedono la carità... Firenze dovrebbe essere un coercevo di brutture per le sue strade. Ed invece sembra la Svizzera! 
Collegato alla questione “estetica”, i costumi non vanno bene. Il Rinascimento è l’epoca di uscita dai secoli bui. Ciò si rispecchia nel vestiario, con colori, fogge e ricami allegri e variopinti. 
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                                      un funerale in pratica.
Per essere precisi, un vestito rinascimentale italiano è fatto più o meno così:
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Ma posso facilmente soprassedere a tutto questo, in cambio di una serie tv che da ciò che promette. Invece, la realtà è che avevo fatto bene ad avere dei dubbi. La sensazione è quella di una serie non finita, superficiale e che tenta di copiare fallendo serie più famose. Perchè è difficile non fare caso alla recitazione mono-espressiva di Richard, alla esagerazione plateale di Alessandro Preziosi con il suo Brunelleschi, o ad un Dustin Hoffman titubante, che sembra non sapere bene di cosa si stia parlando. Se a questo si aggiunge l’asincronia tra il labiale e le voci, e i flashback che rendono il tutto ancor più confuso, mi riesce difficile promuovere questa serie. e credere che faranno un seguito.
Il filo conduttore della vicenda è la morte di Jon Arryn Cosimo per mano di ignoti, la cui ricerca dei colpevoli condurrà tutta la stagione e che alla fine dei salmi, il finale di tutto il mistero, mi ha fatto decisamente storcere il naso. E poi gli intrighi politici per prendere e mantenere il controllo di Firenze. Che in teoria dovrebbe ricordare GoT ma che mi hanno fatto pensare ad un game of thornes molto provinciale.
Il punto è che nemmeno questo omicidio e la sua scoperta mi ha emozionato più di tanto. Tutto è rimasto piatto, supeficiale, rigido come aver fatto il compito in classe e poi tutti a casa.
Trovo comunque apprezzabile il tentativo ( il primo in italia) di una fiction come questa.
Ed adesso... il seguito. Con Lorenzo il Magnifico nientemeno. Ed i Pazzi. per inciso, sopporterò questa seconda stagione, solo se dopo la morte di Giuliano, la folla inferocita urlerà per le vie di Firenze “Palle!!” Palle”.
La mia grande speranza per la seconda stagione, è in realtà Bradley James. Spero che riesca a portare con il suo Giuliano, una ventata di dinamismo e credibilità nel ruolo di uomo rinascimentale. Ma sono di parte, avendolo amato alla follia in Merlin.
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levysoft · 3 years ago
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[...]
Detto questo, probabilmente nessuno si stupirà nello scoprire che le porte sono ben lontane dall'essere l'unico aspetto di un gioco che si rivela essere insospettabilmente complesso da implementare a livello di codice. [...]
"Prima di tutto devi chiamare [l'ascensore] tramite un pulsante o qualche altro mezzo. Chiamando l'ascensore si crea la possibilità che il giocatore, oggetti dello scenario o personaggi guidati dall'intelligenza artificiale ci finiscano sotto e finiscano spappolati o intrappolati. Quindi di colpo ti devi occupare di questo problema. Diventa anche un momento ideale per far sembrare nemici e compagni di squadra dei perfetti idioti, o per far esplodere e volare in giro oggetti magari necessari per una quest.
Ipotizziamo allora che come sviluppatore provi a risolvere i problemi dell'intelligenza artificiale impedendogli di interagire del tutto con gli ascensori. Bene, ora come si può evitare che sembrino stupidi appena entri dentro l'ascensore? Staranno fuori senza fare niente, oppure avranno bisogno di una serie di istruzioni specifiche.
[Un ascensore] è un'opportunità perfetta per far sembrare nemici e compagni di squadra dei perfetti idioti, per far esplodere e volare in giro oggetti magari necessari per una quest.
"Poi, se l'ascensore può farti salire di svariati piani, devi dare un riscontro per quando l'ascensore è 'occupato' o permettergli di immagazzinare in memoria i vari livelli a cui deve fermarsi. Ora immaginiamo che tu decida di scendere al secondo piano, quindi saltare giù e premere il pulsante di chiamata di nuovo. In questo caso devi dare al giocatore un riscontro che l'ascensore è occupato, e anche in quel caso il giocatore è abituato ad avere una risposta quasi immediata alle sue azioni, quindi è probabile che a quel punto si senta frustrato e dica che l'ascensore è buggato.
"Non ho neanche accennato poi a come è complicato gestire le porte [dell'ascensore] e cosa succede quando queste si aprono, chiudono e intrappolano il giocatore o altri oggetti sullo stipite."
Il team di Skydance Interactive, creatori di The Walking Dead: Saints & Sinners, sono andati incontro a problemi simili a quelli che ha descritto Gardner per quanto riguarda le porte. Come se non bastasse il loro gioco era in realtà virtuale. Fortunatamente sono stati in grado di trasformare un problema di collisioni in una feature divertente:
"Uno dei bug che ho notato si veniva a creare quando un errante stava cercando di aprire una porta nello stesso tempo in cui un giocatore stava provando a fare la stessa cosa dall'altro lato," racconta Bill Ferrer, l'ingegnere senior dell'intelligenza artificiale a Skydance. "Questa situazione riassume perfettamente il vecchio adagio dell'incontro tra due forze opposte, quando un oggetto inamovibile si scontra con una forza inarrestabile.
Ogni volta che il giocatore tenta di aprire una porta che un errante sta cercando di attraversare facciamo sfondare la porta al non morto. Un modo per creare un jumpscare.
"La nostra soluzione è stato di far sì che ogni volta che il giocatore tenta di aprire una porta che un errante sta cercando di attraversare, facciamo sfondare la porta al non morto. Un modo per creare un jumpscare. In pratica siamo riusciti a trasformare un problema in una buona idea."
[...] Un altro problema che un gran numero di sviluppatori mi ha riportato è la semplice idea che qualsiasi "oggetto" in un gioco possa interagire con qualsiasi altro oggetto. Questo significa che a volte una cosa semplice come un personaggio che raccoglie un oggetto o due personaggi che si scontrano tra loro è in realtà qualcosa di incredibilmente complesso da implementare, senza contare cosa può succedere quando si hanno interazioni più complesse tra due diverse cose.Ben Wander, un designer di Airborne Kingdom per lo studio The Wandering Band, spiega il problema in questo modo:"Gli oggetti in sé e per sé non sono reali - non hanno densità o confini fisici - quindi se vuoi che un personaggio, per esempio, tenga in mano una mela, l'artista deve modellare le dita alla perfezione in modo tale che avvolgano la mela senza errori. Vuoi che il personaggio tenga in mano un kiwi invece? Si tratta di un'animazione completamente nuova! Questo è il motivo per cui si vedono spesso nei filmati personaggi scambiarsi oggetti in modo tale che non siano direttamente inquadrati dalla telecamera, o magari perché le mani di un personaggio finiscano a compenetrarsi coi poligoni di una porta, o qualcosa del genere."
"Toccarsi, tenersi per mano, abbracciarsi. Sono cose già difficili da rappresentare in un filmato, ma mostrarle in tempo reale durante il gioco è un incubo. Haven è un esempio di queste difficoltà. Eppure ai giocatori sembra tutto naturale e semplice, e qualcosa che dovrebbe essere più comune all'interno dei videogiochi."
Maebe Sewell, il capo animatore per Gearbox, ha indicato un altro esempio di questi problemi: fare carezze a un cane. C'è stata tutta una serie di giochi ultimamente che hanno generato eccitazione e interesse per questa caratteristica, in parte a causa dell'account Twitter Can You Pet the Dog?, ma Sewell sottolinea che questa semplice azione può in realtà rappresentare una vera sfida a causa dei menzionati problemi rappresentati da qualsiasi tipo di contatto tra due personaggi, senza contare complicazioni come l'instradazione dell'intelligenza artificiale, l'interfaccia utente e altro.
[...] molti si rendono conto di quanto sia difficile creare acqua realistica e bella da vedere in un gioco, ma ha aggiunto che quel che spesso non viene compreso a dovere è quanto sia difficile tenere quell'acqua fuori da posti dove non la vuoi.
"L'acqua nel mondo reale occupa un volume, e in un videogioco tipicamente rappresentiamo questi volumi con forme semplici," dice. "Nel caso dell'oceano questo potrebbe essere una superficie piana infinita che sta sopra una scatola che è considerata piena d'acqua quando si disegna la scena o si simula il galleggiamento. Usando queste forme semplici per descrivere l'acqua rende fattibile la sua creazione e utilizzo all'interno di un gioco in tempo reale.
"Appena aggiungi navi, sottomarini, basi subacquee e caverne in questo mondo d'acqua inizi a incontrare dei problemi. Lo spazio occupato dallo scafo di questi oggetti non dovrebbe contenere acqua (a meno che tu non abbia una falla!) e ha bisogno di essere scavato via dal volume dell'acqua normale. [...]
[...] "Quando ho lavorato su Battletech, il pacchetto di font che abbiamo usato per il russo aveva per qualche motivo i caratteri cirillici di due pixel più alti rispetto all'alfabeto latino. Questo è stato sufficiente a far si che i dialoghi in russo uscissero all'esterno dei loro box e il testo in russo semplicemente non compariva al giocatore. Non abbiamo capito il motivo fino a quando il reparto che si occupava dell'interfaccia utente ha controllato più a fondo e ha riferito 'Sì, succede perché questo font è impercettibilmente più alto di quello inglese per... motivi.'"
[...] "Prepararsi in anticipo aiuta, ma niente può salvarti dal tedesco," dice. "Il tedesco distrugge i tuoi piani meglio pensati. Il tedesco ti sconfiggerà. Quel campo di testo pensavi sarebbe andato bene per una parola di circa 10 o 20 caratteri? No. Per niente. Il tedesco ha una sola parola per quel concetto ed è lunga centoventi caratteri. Abbiamo anche uno sviluppatore interno che è nato in Germania e rifiuta di tradurre i nostri giochi in tedesco. Sto scherzando, naturalmente, ma tutto quello che ho raccontato è per far passare un messaggio ben preciso: tutta la pianificazione fatta per l'interfaccia utente? Tutte le precauzioni che puoi aver preso per prendere in considerazioni le diverse localizzazioni del tuo gioco? Non bastano. Non bastano mai."
[...] Un altro gruppo di sviluppatori è venuto da me con problemi relativi al salvataggio dei giochi, i checkpoint, i reset e il caricamento. Fernando Resco, un ingegnere software senior di Armature Studio, è stato un altro sviluppatore che ha riferito quali sono le domande alle quali uno sviluppatore deve trovare risposta mentre progetta salvataggi e checkpoint (e anche i bug che possono causare)."Dal punto di vista del design, progetti il gioco in modo da avere un solo slot di salvataggio scelto all'inizio? Permetti al giocatore di cambiare lo slot? Quale è l'interfaccia utente che permette di farlo? Permetti anche il salvataggio manuale? Da un punto di vista ingegneristico, cosa effettivamente viene salvato nel salvataggio? Il più delle volte non puoi semplicemente salvare tutto. Salvi lo stato della musica? Delle particelle degli effetti speciali? Uno script che magari è a metà esecuzione? Cosa deve succedere quando si deve caricare un checkpoint assicurandosi che tutto funzioni alla perfezione?"In realtà è estremamente semplice che gli script di gameplay vadano in tilt a causa del sistema di salvataggio e portino a dei bug. Per esempio, ho lavorato su un gioco dove se si caricava una partita subito dopo aver sconfitto un preciso boss, il giocatore si ritrova bloccato nella stanza del boss perché la porta che permetteva di uscire non rimaneva aperta correttamente. Tra l'altro questo è un altro esempio di porte che causano problemi."Squidly, uno sviluppatore di Renaine a Octosoft, aggiunge che "Le persone non pensano a quanto sia difficile assicurarsi che le cose che sono morte restino morte, e che le azioni che hai già fatto rimangano fatte. Ci vuole molta attenzione semplicemente nel rimettere tutto come doveva essere.Ho lavorato su un gioco dove se si caricava una partita subito dopo aver sconfitto un preciso boss, il giocatore si ritrova bloccato nella stanza del boss. Questo è in pratica il motivo per cui [alcuni dei primi giochi creati] non avevano un sistema di salvataggio.
[...] "Ogni singolo gioco online ha problemi al day one," dice. "Su Internet le persone gridano di aggiungere altri server, ma in realtà il numero di server non è praticamente mai il vero problema. "La gente è portata a pensare così: un server può gestire X giocatori, Y persone vogliono giocare, quindi dividiamo X per Y e otteniamo il numero dei server che serve. Problema risolto, giusto? In realtà: no. Ci sono almeno altri quattro strati di complessità in un gioco online e un problema in uno qualsiasi di questi livelli amplifica quello di tutti gli altri" [...]
"Quando qualcosa sembra fatto bene, in un gioco, è perché 1000 micro-decisioni stanno lavorando insieme per creare un'esperienza perfettamente integrata per il giocatore. Quando ne parliamo con gli amici, tendiamo a ridurre il tutto alla descrizione più ovvia della meccanica: saltare nei panni di Super Mario è bello - è divertente!
"Ma quanto di questo divertimento è influenzato dal level design, o dalle metriche che definiscono l'altezza massima e la distanza che Mario è in grado di coprire con il suo salto? Fare a malapena un salto è meglio che superare facilmente un'enorme distanza? Quanto del divertimento viene dal "sensazioni"? I controlli? La mappatura e gli input del controller? Premere 'A' per saltare è più soddisfacente che premere 'B'? Premere a lungo il tasto per saltare più in alto è più coinvolgente che premere invece due volte lo stesso pulsante? Quanto del divertimento viene dall'animazione? Dal design e dall'aspetto del personaggio? Dall'altezza del personaggio? E il tempo di elevazione? L'altezza del salto? Quanto dell'esperienza è migliorata dal suono del salto? L'interazione del salto, come atterrare su un Goomba o colpire un blocco? La pausa in aria quando si è saltati su un oggetto? Che dire del potenziamento di un super salto? O correre prima di saltare?
"Se steste facendo un gioco e una delle vostre meccaniche principali fosse che il vostro personaggio possa 'saltare', quali sono tutte le domande a cui dovreste rispondere per riuscire a farlo funzionare? Non parliamo poi di farlo funzionare in modo che sia soddisfacente per l'utente. Ogni meccanica del gioco dà il via a una lunga lista di domande come questa, mille micro-decisioni che devono incastrarsi perfettamente insieme e quando tutto funziona bene i giocatori non dovrebbero notare tutto quello che è avvenuto dietro le quinte -- e tutto questo solo per creare l'esperienza di un salto soddisfacente."
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tecnoetica · 4 years ago
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- Partita a Monopoly?
- Volentieri.
- Io piglio il funghetto, tu?
- Il fiasco.
- Ecco a te.
- Che fai?
- Prendo Parco della Vittoria.
- Ma scusa, ma non dovrebbero essere distribuite a caso le proprietà?
- Eh ma Parco della Vittoria è della mia famiglia da generazioni.
- In che senso?
- Vedi, mio padre quando giocava a Monopoly aveva sempre Parco della Vittoria, e così suo padre e il padre di suo padre. Quindi adesso è mio.
- Non mi sembra corretto.
- Guarda che non è mica tutto rosa e fiori, vengo mangiato vivo dalle tasse di successione. E comunque se non ti fidi, puoi controllare sul libro delle regole.
- Sembra la tua calligrafia.
- Infatti l’ho scritto io.
- Questo non è conflitto d'interessi?
- No è autoregolazione.
- Ah. Va be’, mi dai i soldi?
- Certo. Eccoli.
- Tutto qua? Ma la somma non dovrebbe essere uguale per tutti?
- Eeh, è arrivato Trotsky. Ma tu lo sai che costi ha mantenere Parco della Vittoria? Solo di tassa sui rifiuti mi parte via un patrimonio. Te invece con… cos’hai te?
- Vicolo Corto.
- Ecco, Vicolo Corto. Quanto paghi di tassa rifiuti?
- Niente, non li vengono manco a pigliare i rifiuti a Vicolo Corto.
- Visto? Risparmi. Meno spese, meno soldi. No?
- Non son convinto.
- Dai, dai giochiamo. Comincio io.
- Perché?
- Perché ho fatto 8 coi dadi.
- Sì, ma io ho fatto 11.
- Ma io ho pagato la banca per avere il diritto a tirare un dado aggiuntivo. Tié, ho fatto 13. Comincio io. Per prima cosa uso parte dei miei soldi per scommettere che finirò su Via Accademia.
- Cioè, si può scommettere adesso?
- Si chiama trading. È alla base del gioco.
- Ma che versione è?
- Dai, basta piagnucolare. Ho scommesso. Poi compro una carta Probabilità.
- Si possono comprare?
- Se hai i soldi sì. Guarda, dice che devo andare in Via Accademia. Ho vinto la scommessa, quindi piglio i soldi.
- Che culo.
- No, è che conosco l’ordine dei cartoncini.
- E com’è che lo conosci?
- Gioco a squash col direttore della banca.
- E chi è?
- Sono io.
- Ma tutto questo è illegale.
- Tecnicamente sì, ma vedi, prima di cominciare ho anche comprato tutte le uscite gratis di prigione disponibili e un team di avvocati micidiale. Poi, avendo io un portafoglio di proprietà molto rilevanti, la banca è ben lieta di prestarmi dei soldi a interesse bassissimo.
- Anche io avrei bisogno di un prestito.
- Eh, ma tu come garanzia hai solo quella fogna a cielo aperto di Vicolo Corto.
- Scusa, ma io ho molto più bisogno del prestito di quanto ne hai bisogno tu.
- Vero anche questo, ma la banca deve avere la sicurezza che venga pagato e questa sicurezza tu non la riesci a dare con quell’angolo lercio e miserabile di tabellone e la sua fauna di eroinomani e papponi.
- Ma non dovremmo poter usare solo i soldi che abbiamo?
- Sentilo il piccolo Bernie Sanders. Come pensi di far crescere un’economia in queste condizioni? A ogni modo inizio a comprare proprietà. Quelle verdi, che rendono parecchio.
- Sì, però ci devi capitare sopra?
- Non nel libero mercato.
- Va be’, almeno ce li hai i soldi?
- Non mi servono, perché attraverso un leveraged buyout posso acquistare senza pagare.
- Un che?
- Un leveraged buyout. Fondo una nuova società con un intermediario, con la società chiedo un prestito a medio-lungo termine e con i soldi del prestito acquisto la società che mi interessa. Non avendo io a che fare direttamente col debito, esso non intacca la mia reputazione. Però se non le sai le cose, non giocarci a Monopoly.
- D’accordo, ma 'sti soldi glieli dovrai ridare a un certo punto, o no?
- Eh no, perché adesso il debito è della società che ho acquistato, mica mio.
- Ma è legale questa cosa?
- Per ora sì.
- E posso farlo anche io sto magheggio?
- No.
- Perché?
- Non hai abbastanza…
- … credibilità finanziaria.
- Vedi che dai e dai le cose a un certo punto ti entrano in quella testolina da classe media. Tira 'sti dadi va.
- Ho fatto 12, fantastico!
- No.
- Come no? Doppio 6 a casa mia fa…
- Puoi solo tirare un singolo dado.
- Perché?
- Si chiama flat tax. Un sorta di aliquota fissa ai dadi che puoi tirare. Non fare quella faccia, guarda che vale anche per me. Volevi l’uguaglianza, non sei contento?
- Sì, ma tu hai un dado a venti facce.
- È colpa mia se ho ereditato un dado da venti dal povero nonno? Tu datti da fare e vedrai che anche col tuo dadino riuscirai a fare strada. D’altra parte, il sistema vuole che tu vinca?
- Davvero?
- Certo, altrimenti perché ti farebbe giocare? Tira su.
- Ehi, ho guadagnato 100 euro perché sono arrivato secondo a un concorso di bellezza.
- Complimenti, sei quasi bello.
- Aspetta, com’è che tu hai tutti quei soldi? Non sono manco mai passato sulle tue proprietà.
- Perché mentre perdevi tempo in passerella, io ci davo dentro di fondi speculativi, mutui subprime, cdo tossici resi appetibili dalla collusione di importanti enti finanziari e agenzie di rating, inoltre mi sono dedicato al naked short selling, cioè ho venduto azioni che neppure ancora possedevo contando di pagarle con i guadagni di un mercato pilotato. Te sei ancora fermo alle proprietà, alle cedole che maturano, ai soldi del dentista, alla preistoria!
- Va be’, ma te li tasseranno almeno 'sti soldi o no?
- No, perché ho spostato Parco della Vittoria in Lussemburgo.
- In Lussemburgo.
- Sì, mo è Schlossallee e la tassazione sulle rendite finanziarie è praticamente nulla.
- Senti, io c’ho due soldi, ma proprio due, che dici: provo a investire?
- Certo, è un mercato libero.
- Allora, visto che controlli più di metà del tabellone, io quasi quasi scommetterei sul fatto che tu possa guadagnare nel breve periodo.
- Eh no.
- Perché no?
- Perché così piloti il mercato, è embedded leverage, è approfittarsi del tasso d'interesse a breve termine, è una vergogna, un’indecenza. Ti rendi conto di quello che hai fatto? È gravissimo. Lo dicono pure i giornali.
- Ma è quello che fai tu dall’inizio del gioco.
- Mi appello allo stato e agli organi di sicurezza perché mi tutelino da questa grottesca aggressione. E infatti…
- Cosa?
- Ti hanno bloccato la possibilità di investire.
- Ma perché?
- Perché il mercato non è il tuo Parco della Vittoria. È il mio.
- Scusami eh, ma riassumendo: se gioco, perdo.
- Sì.
- Se non gioco, perdo.
- Sì.
- Se provo a seguire le regole, tu te ne approfitti.
- Sì.
- Se non seguo le regole, finisco in galera.
- Sì.
- Posso almeno cambiare pedina?
- Non ti piace più il fiasco?
- No.
- Va bene. Cosa vuoi?
- La molotov.
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=3606301332788831&id=1136619619757027
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websuggestion · 4 years ago
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Oroscopo giornaliero del 12 Gennaio 2021
Oroscopo giornaliero del 12 Gennaio 2021
SEGNO FAVORITO DEL GIORNO: Capricorno Un Abbraccio Stellare Lucia Arena
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 Chi non sa ciò che vuole non può essere d’aiuto a nessuno, né a se stesso né agli altri. Quando invece incontriamo qualcuno che conosce la propria meta, che sa come raggiungerla e soprattutto sa perché non può fallire, veniamo subito attratti dal suo magnetismo. .
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 Those who do not know what they want cannot assit themselves or to anyone else. When, on the other hand, we meet someone who knows their own aim, who knows how to reach it and above all knows why they can Patrizio Paoletti 12 video lezioni gratuite
ARIETE
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TORO
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GEMELLI
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CANCRO
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LEONE
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VERGINE
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BILANCIA
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SCORPIONE
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SAGITTARIO
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CAPRICORNO
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ACQUARIO
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PESCI
Clicca qui e continua a leggere ... Oroscopo del Giorno Martedì 12 Gennaio 2021
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ARIETE
Quello che vi manca nell’ultimo periodo è solo la programmazione di una buona riuscita delle cose, i favori stellari non mancheranno, le opportunità sembrano venirvi a cercare, siate meno dispersivi e prefissatevi degli obiettivi, possibilmente concreti … una visita di controllo da non rinviare, la salute è una cosa preziosa, non trascuratevi.
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TORO
Le difficoltà che si presenteranno oggi avranno buone possibilità per essere risolte se solo lo vorrete, dipenderà da voi chiudere certe situazioni, un’indecisione vi farà rinviare una scelta importante, rischiate di portarvi ancora dietro fardelli inutili che si andranno a sommare ad altri, che tra l’altro quest’anno non si faranno desiderare, rendendovi ancora più complesso il tutto rischiate uno stress nervoso non indifferente.
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GEMELLI
Un po’ d’irrequietezza non farete nulla per nasconderla, anzi … oggi sarà una giornata di fuoco, tra gli eventi e il vostro atteggiamento ribelle tutto assumerà il colore rosso vermiglio di un cielo battagliero, ma forse un po’ troppo idealista e poco concreto, se vi cimenterete a un agguerrito confronto vagliate bene se il gioco ne vale la candela, altrimenti fate un passo indietro, potreste compromettervi e non sarà il caso …
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CANCRO
Un trasferimento annuncia un cambiamento di vita, non alzate barriere, fatevi attraversare da una metamorfosi che vi porterà solo bene, avete aspettato tanto per cambiare pelle, adesso non potete indietreggiare, piuttosto fatevi avanti e schiaritevi bene le idee, un futuro diverso dipenderà solo da voi e da come affronterete il presente.
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LEONE
Riuscirete a mantenere ancora per un po’ un certo equilibrio raggiunto, ma se continuerete a riprendere i soliti atteggiamenti, s’interromperà, forse sotto sotto non aspettate altro, vi siete misurati davanti a una realtà che pensavate essere quella ideale, ma dopo un breve rodaggio, per voi durato troppo a lungo, non perderete occasione per ritornare sui vostri passi, non fatevene una colpa cari leone, forse non dipenderà da voi, questa volta bisognerà cercare la verità altrove … novità a lavoro, un cambiamento sarà da voi voluto.
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VERGINE
Dubbi e qualche bugia faranno parte di un ménage matrimoniale o di un rapporto tra soci che sembra essere sempre più teso … guardatevi bene intorno, tra chi vi sta vicino, si nasconde un nemico, sarà l’intuito a farvi vedere oltre le righe di una realtà che qualcuno non fa altro che distorcere sempre più.
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BILANCIA
È arrivato il momento di fare un bilancio d’inizio anno …. Sarà strano poiché di solito si fa a metà o a fine, eppure per voi dovrà essere indispensabile per ripartire alla grande. Non sottovaluterei l’aspetto economico oltre a quello personale, mettete più luce nelle faccende private, seguitele più in fondo e non delegate, sarà indispensabile partire bene, se vorrete oggi, il buon transito di Saturno e Giove  vi darà una mano per sciogliere un aspetto che non potete più portarvi dietro, l’occasione è favorevole, alleggeritevi …
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SCORPIONE
Le idee non mancano, le occasioni pure, l’ambizione rende energici e ottimisti, la grinta però si spegne facilmente quando vi trovate davanti alle scelte di vita che servono alla svolta definitiva, siete rinomati per essere dei rivoluzionari nati ma a fatti non confermerete la vostra nomea, se volete crescere e cerarvi le basi solide di un futuro migliore (per chi ne sente la necessità) occorre coraggio, se vorrete ancora temporeggiare, fatelo ma non lamentatevi …
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SAGITTARIO
Sale sempre di più la vostra fama di grandi e apprezzabili stacanovisti quali siete e che dimostrerete di essere, fuori dalle intemperie del 2020 adesso siete in perfetta riga, sarete apprezzati ancor di più per grinta e forza d’animo, un buon successo arriverà in anticipo …
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CAPRICORNO
Un breve spostamento per raggiungere l’amato o l’amata che volete che sia con queste stelle così fautrici d’amore, voi tutti di un pezzo e che per schiodarvi dalla quotidianità, spesso è risaputo vi muovete con agenda alla mano, improvviserete una sorpresa a chi non aspettava altro, una promessa arriverà spontanea…
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ACQUARIO
Emozioni che vi riempiono il cuore … penserete a un’illusione e non vi lascerete andare più di tanto, Venere in capricorno sembra essere rilegata in un luogo lontano dove pochi stimoli la rendono vera, il transito della Luna sollecita qualcosa di diverso per la sfera affettiva, una relazione atipica, quasi platonica, un ideale che prenderà le sembianze di una lei o di un lui che oggi riveste un’indiscussa priorità.
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PESCI
Comincerete la giornata di oggi con un po’ di tristezza, poi viva via un nodo alla gola tipico di un momento di profonda nostalgia, sentirete il bisogno di isolarvi ma neanche arriverete a fine serata che un invito piacevole e sincero vi riporterà su … la luna scioglie i nodi e con Nettuno sarà allegria, strano ma vero … ne parleremo domani pesciolini, provare per credere. Oroscopo del Giorno Martedì 12 Gennaio 2021 Read the full article
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laureltempestuniverse · 4 years ago
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                 𝐍𝐞𝐰 𝐑𝐨𝐥𝐞!                 𝐄𝐥𝐥𝐞𝐧 & 𝐋𝐚𝐮𝐫𝐞𝐧.                 𝟎𝟖𝟏𝟐𝟐𝟎𝟐𝟎 - 𝐑𝐚𝐯𝐞𝐧𝐟𝐢𝐫𝐞,                 𝐔𝐒𝐀.                 #𝐑𝐚𝐯𝐞𝐧𝐟𝐢𝐫𝐞𝐑𝐩𝐠     ・« Momenti bui e difficili ci attendono. Presto dovremo       affrontare la scelta fra ciò che è giusto e ciò che è       facile. »
Il buio. Molti ne hanno paura poiché avvolge tutto. Eppure Ellen non lo teme. Proprio perché avvolge ogni cosa, non ha paura del buio. Forse è la luce che dovrebbero temere tutti, poiché porta allo scoperto i segreti più reconditi. D'altro canto, Ellen non può fare a meno di pensare alla più giovane dei Seered con la quale si passa un solo anno di differenza. L'ha sempre osservata a scuola, incuriosita dal suo modo di porsi rispetto agli altri. Osservandone ora la figura, si sente un po' sciocca ad aver avuto quasi paura ad avvicinarsi a lei.
« Credo che il buio non sia da temere. Nemmeno i tempi difficili. Quello da temere credo si possa classificare sotto "scelte facili". Perché chiunque faccia scelte facili, probabilmente ha qualcosa da nascondere. »
Molte sono le cose che le persone dovrebbero temere ed Ellen è convinta che le difficoltà possano fortificare l'animo delle persone e, sotto questo punto di vista, in effetti ella può definirsi consapevole, considerato tutto ciò che ella ha passato negli ultimi anni ( o, forse, sarebbe da dire in tutta la sua vita? ).
Laurel Tempest A. Seered
Essere una Seered non era così facile come la gente credeva. Una vita costellata di aspettative, di doveri che sembravano non finire mai, eppure queste non erano riposte nella piccola di casa che in qualche modo era riuscita a sfuggire a quel tipo di vita. Certo, in giro tutti osservavano la sua cascata di capelli rossi, la indicavano, la scrutavano, sapeva che le persone si chiedevano perfino che tipo fosse, ma Laurel non era mai stato il tipo di persona che dava peso all'opinione degli altri. O meglio, lo faceva non facendosi condizionare. Ecco perché la veggente era ben contenta di essere stata esclusa dai radar del suo vecchio e chiunque volesse affibbiarle responsabilità che non le competevano. Troppe erano i fatti che cercava di decifrare per conto proprio, esattamente come gli avvenimenti di Halloween. Si chiedeva ancora che cosa fosse realmente successo, ma la verità era che presto o tardi avrebbero dovuto tutti compiere scelte ardue, difficili sotto ogni punto di vista. Ella si voltò in direzione della sua nuova interlocutrice, una giovane donna che non era del tutto estranea. « Scegliere la strada più facile può apparire come una scelta scontata, ma anche non pensare alle conseguenze può esserlo... I tempi duri sono sempre dietro l'angolo, che noi siamo pronti o meno, sta però a noi affrontarli. E tu hai qualcosa da nascondere? »
Ellen Delia Palmer
Ellen non ha mai avuto a che fare con le strade facili in vita sua. Non c'è stato momento in cui ella sia stata tranquilla o che abbia avuto modo di fare qualcosa che le risultasse semplice. Da che ha memoria ha dovuto compiere scelte difficili e altre sono state prese per lei, senza che ella venisse presa in considerazione. La sua vita non è stata costellata da un'infanzia facile né, tantomeno, felice. I suoi genitori si sono separati poiché il padre era un alcolizzato e un drogato. Suo fratello gemello, la sua metà, le è stato portato via poiché diverso, proprio come il padre. Poi è stata rapita e da semplice umana, è diventata una veggente, senza che le venisse chiesto se volesse essere resa così partecipe di quel mondo. Lo odia. Odia il modo in cui tutto è cambiato. Non sa controllare i suoi poteri. Non sa come farsi aiutare e spesso vorrebbe essere una semplice umana, come lo è stata da lì a ormai due anni prima. Invece tutto è andato a quel paese e ora... Ora è tutto complicato. « Tutti hanno dei segreti. Immagino che anche tu ne abbia. I miei li conservo gelosamente. Sono elementi preziosi e merci di scambio di grande valore. »
Laurel Tempest A. Seered
Era un provocazione quella che aveva rivolto alla giovane che, più la osservava, più non ricordava dove l'avesse conosciuta. Sperava che con quelle parole, con quella domanda, potessero intavolare una discussione, una di quelle in cui si sarebbe arrivati ad un civile scambio di opinioni, soprattutto perché ormai la giovane aveva attirato la di lei attenzione. « Appunto... Chiunque di noi li ha, sta a noi sapere con chi condividerli, non credi? » Domandò la veggente inarcando appena un sopracciglio. Lei stessa aveva segreti che custodiva gelosamente, segreti che nemmeno i suoi fratelli sapevano, ma che in qualche modo sarebbero stati sepolti con lei. Si ritrovò così ad abbassare per un momento lo sguardo, come se potesse sfuggire a quelle confessioni prima di mostrare un debole sorriso. « I segreti sono anche quelli che ci rendono chi siamo, nel bene e nel male, ma a volte tali segreti rappresentano anche la scelta più semplice. Perdonami, non mi sono nemmeno presentata, mi chiamo Laurel. »
Ellen Delia Palmer
« E se i segreti ci cambiassero e cambiassero il rapporto con le persone con la quale ci siamo confidati? Baudelaire diceva che solo chi non nasconde segreti beve senza alcun ritegno. Poiché, invece, chi non beve e si reputa astemio proprio per evitare che i suoi segreti vengano a galla. » L'oscuro Baudelaire. Chi non lo ha mai citato? Forse è un po' banale, ma crede calzi a pennello vista la situazione. In fondo, ogni segreto ha i propri pro e i propri contro e, a volte, si cerca di sfuggire a questi per dimenticare. « Laurel Seered, so chi sei. Ti ho intravista a scuola, anche se abbiamo un paio di anni di differenza. Quando ancora andavo al liceo, intendo. Ora non ho tempo nemmeno per guardarmi allo specchio. Il mio nome, invece, è Ellen. Ellen Palmer. » L'umana di casa Palmer. Lo è stata un tempo. Ora non più. E nessuno se non Willa e pochi altri conoscono la verità o, almeno, quella che la giovane stessa conosce poiché non ha idea di chi sia stato a farle quello. « I segreti sanno essere pericolosi, se non ben dosati. »
Laurel Tempest A. Seered
Nel momento in cui la giovane menzionò di conoscerla, un debole sorriso aleggiò sul viso della rossa. In fondo, chi non la conosceva? La sua famiglia era una delle più rinomate in città, nel bene e nel male, e i suoi fratelli erano di certo in vista nella loro comunità ma lei era la sorella che stava nell'ombra a cui piaceva seguire le regole. Scrollò appena le spalle Laurel, prima di annuire lievemente a quel punto di vista che di fatto non aveva nulla di inconfutabile. « Il tuo nome non mi è nuovo... » Commentò aggrottando per un momento la fronte e ripensando a dove altro aveva visto la giovane. La sua memoria non era delle migliori, associava ad ogni cosa un colore, o un oggetto per ricordarsi, ma in quel momento nulla sembrava venirle in mente. « Ad ogni modo, sono d'accordo con te che sono pericolosi, ma a volte anche questo provoca in noi, fascino. » Fece spallucce la veggente prima di ritrovarsi a scambiare opinioni riguardo a quel tema che sembrava interessare loro più di qualsiasi altra cosa.
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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cecilet · 7 years ago
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Entro in uno stato di trance nel Disney Store di Bologna...avviluppata in una coltre di vividi e appassionati pensieri e sentimenti... devo comprare il regalo di compleanno per Timo... Un giorno di digiuno e una notte in bianco mi avevano rimesso in sesto perbenino... in ultimo la breve passeggiata per Bologna da sola, congedati gli amici, aveva accresciuto la splendida condizione di esaltazione in cui mi trovavo...finalmente! quel bel sentirsi! SENTIRSI forte e fino in fondo. Estrema sensibilità verso TUTTO, vivo o morto, microscopico o macroscopico, reale o immaginario, organico, animato, meccanico, architettonico, qualsiasi elemento su cui posassi gli occhi o il pensiero entrava in questo mio processo di sublimazione... colma di questa personale eccitazione pareva dover traboccare tutto fuori, diventare il plasma dove insignificanti innumerevoli entità e fenomeni urbani viaggiavano svelti e confusamente come il sangue di un cuore fortemente aritmico. Piombata in questo stato euforico...per nessun motivo in particolare..le persone e l'aria di città, non era difficile da immaginare, colmavano per un attimo-e con gran scioltezza e spontaneità- i recenti vuoti della mia corrente (e stagnante) cara vita montanara. Poi stava a me dilatare quell'attimo, esportarlo...non far traboccare tutto lì sul marciapiede e dissanguarmi poi in fretta come un pollo sgozzato appeso per le zampe. Di certo potevo e volevo coccolarmi ancora un po' con tutto ciò, godere della prospera esaltazione in cui mi trovavo.... per questo ero incerta se infilarmi o meno nel Disney Store. Non avevo voglia di comprare alcunché ma non era affatto scontato che avrei potuto un altro giorno, e ciò prima del compleanno, appropiarmi del pupazzetto Woody parlante. Poi mi fu improvvisamente chiaro che evitare il negozio sarebbe stato evitarlo per stanchezza. La stanchezza fisica stava lavorando per prendere il sopravvento sul mio corpo, il sistema nervoso autonomo voleva far muovere la gambe verso il treno, sedere il mio culo, chiudere gli occhi... così avevo scelto per entrare nel negozio. Oh, di là dall'arcata, ecco ...luci, velluto, moquette e plastica, le pupille si stringono irrimediabilmente... Sgargianti colori, pochissimi avventori, tantissimo personale! Disney! Niente è lasciato al caso! Ecco il negozio Disney originale, parte del fantastico mondo Disney, opera del Creatore Disney e della grande enterprise che tirò su tutto il colosso, partito gorgogliante e sicuro di se, con stile e metodo, sul battello a vapore guidato dal negro topetto in mutande abbottonate! Un mondo... addirittura un universo! Mutevole e che sempre si rigenera, trovando nuove forme e nuovi contenuti (i topi e le fiabe addolcite sono ormai nelle cantine dei nostri cuori, ahimè, arpionate dentro come un verme solitario tenia all'intestino) politically correct e molto molto appetibili per i bambini di tutte le età. L'innocenza di un film-quasi sempre-ben fatto si conserva solo se riesci ad isolarlo dalla sua vera natura, perchè il FILM Disney è solo la punta dell'iceberg , o, meglio detto, la "bandierina" della rana pescatrice. Disney è, principalmente, merchandising. Io ho scelto-per me e i bimbi- l'unico strumento di difesa a mia portata...per non essere vittima della pubblicità è stato fondamentale, (continuare a) non utilizzare la televisione (e-forse-anche isolarsi quel tantino). Non rinunciamo a guardare film e video; quello ci va e ci piace. Però lo facciamo eliminando qualsiasi advertising bombardament tra un video e l'altro. Ciò crea tra noi e i personaggi dei film una sorta di rapporto orizzontale e pulito da invadenti inutili intrusioni. Paragonato a me da bimba, non solo nei confronti del Mondo Disney, il modo dei miei ragazzi di giocare e desiderare giocattoli è decisamente più indipendente,bizzarro e personale. Ma questi sono discorsi che non volevo affrontare... etica mia, nostri usi e costumi...chissenefrega ora avremo anche noi un pupazzo Woody da strapazzare, da lanciare dalla finestra e far galoppare sul groppone del cane! E sotto la suola dello stivale ha scritto "Andy" come è necessario che sia, e non avrà mai scritto"Timo"!! in casa nostra non esistono bambini che giocano così civilmente coi giocattoli (intendo dire come Andy...volendo trovare delle somiglianze il loro modo di giocare ricorda in modo inquietante quello dell'antagonista "Syd")!!!!e, anzi, muoio dalla voglia di vedere come verrà distrutto! Situazione frustrante, ahimè, ma un regalo di compleanno volevo davvero farglielo al mio ciccino cinquenne... In due commessi stanno gongolando un po indietro nell'atrio del negozio. Tengono d'occhio l'ingresso e sono pronti a lanciarsi sul primo avventore come lo sparviere affamato sul passerotto, ma sempre gongolando, s'intende...infatti uno si precipita diretto su di me, muovendosi svelto come su rotelle, il baricentro stranamente spostato in avanti, quasi troppo per un bipede non gobbo... Ha una faccia incredibilmente espansa, una larga superficie facciale di color pesca chiaro lisciata ed omogeneizzata dalle carezzevoli luci del locale come da un fondotinta, un espressione assolutamente ebete, un espressione che trovata sulla faccia di qualcuno in un vicolo oscuro mi avrebbe immediatamente convinto a darmi a rapida fuga. L'espressione rilassata dell'ebete ammorbidiva ma anche esaltava quella di tensione ed ansia di concludere il più rapidamente possibile la transazione, condurmi all'acquisto, non lasciarmi libera di perdermi nel grande dispersivo locale gingillandomi con qualcosa a caso e magari cambiare idea...il commesso indossa un vestito-uniforme non affatto disneyano...questo lo rende anzi simile ad una guardia, credo non per caso. Io ho le idee chiare, e a dire il vero sono pure contenta di essere "servita"; smaniavo dalla voglia di parlare, interagire col mondo, adoperare sugli altri il fantastico stato di eccitazione in cui mi trovavo prima in strada per...smuovere qualcosa, qualsiasi cosa. So già cosa cerco lì, so già che "comprerò", e questo glielo comunico subito quasi per tranquillizzarlo... e lui, piuttosto che rilassarsi (poichè avrebbe venduto), diventa oltremodo agitato, certamente (per contratto) non pago del mio singolo acquisto... gli parlo che avrei desiderato un pacchetto, e già capisco dal suo modo di arrotolare e tormentarsi le mani che: il pacchetto mi sarebbe costato, il pacchetto è una cosa che spetta vendere alla cassiera, e non rientra propriamente nelle sue mansioni di venditore... quindi abbandono il discorso e lo conduco io da Woody. Sapevo dov'era. C'ero stata nello stesso Disney Store, in esplorazione, e solo per guardare, il giorno prima. Per controllare se davvero esistesse un pupazzo Woody come lo desideravo regalare (e certamente, che domande, che esiste!). Woody pupazzo di pezza testa non di legno dipinta a mano ma di plastica, ovviamente...ma è lui!Come avevo fatto il precedente pomeriggio ad intrufolarmi nel negozio, guardarmi intorno, trovare il pupazzo, tastarlo, far ruotare la scatola tra le mie mani, tirare la cordicella ed ascoltarlo parlare, poggiarlo ed uscire senza acquisti...senza essere stata in alcun modo abbordata da un addetto alle vendite? Probabilmente essendo il negozio carico di avventori, tutti gli addetti erano occupati a lavorarsi altri clienti, o io lanciavo vibrazioni e feromoni da persona non incline all'acquisto (ma dubito, dato che essi devono sempre e comunque provarci, da contratto!). Ecco...riprendo in mano la scatola come il giorno prima, stacco io stessa il gioco dal gancio dell'espositore.."non lo avete uno che parla italiano, vero?" "Noo, a nooi li mandanoo coosì, tutti i gioocattoli soono.." (inconsueta sua dilatazione della "o") "Si, capisco...100% americani.Credo che mio figlio sarà puttosto..."upset" ...per questo..." gli dico interrompendo la spiegazione, e di risposta lui interrompe il contatto oculare; i suoi occhi si muovono e come una mano invisibile mi spingono verso le casse, e io vado. Davanti alle casse ...ancora velluti e pelosità pupazzeche... ci sono i viottoli tracciati dalle transennine divisorie come alle biglietterie, atte a tenere in ordine le persone che aspettano di pagare, ma non c'è nessuno e mi avvicino alla cassiera... una ragazza di meno di vent'anni con le orecchie di Minnie peluchose sulla testa....non posso nascondere un sorriso di natura indefinibile che sta nascendo sul mio viso...e allora lo lascio andare...! Io che sentivo ancora viva e ardente come una fiamma l'euforia dovuta a tutta la mia lunga giornata-nottata-giornata mondana (e che in quel negozio-mondo-a-se si rinvigoriva come quando si soffi con un mantice sul focolare del caminetto...) e sempre presa da quella voglia di parlare e scuotere gli altri -almeno un pochino- un po come ero scossa io stessa- le dico "questo negozio è ALLUCINANTE, ipnotico..." Vedo che esita un attimo, come se il cerchietto con le orecchie di minnie sulla testa le premesse improvvisamente troppo, e sento quasi le sue tempie pulsare... ha poi d'impatto un'espressione empatica ma fiera, ricambia cordialmente il sorriso e... il nostro scambio prende lesto la piega formale e professionale necessaria. "Avete da fare un pacchetto? Sarebbe un regalo..." "Oh, di solito utilizziamole borsine riciclabili...ecco, vede, come sono belle? e..." continua, aprendone una con tanti paperini stampati sopra (una di quelle borse di plastica riciclata che si usano per fare la spesa) "... non costano neanche tanto..." La guardo negli occhi, in cuor mio mi sembra un pessimo impacchettamento "quindi quanto costa?" "Ah, bene...(murble)... glielo dico subito" e bippandone uno col lettore codici a barre "tre euro" "Bene, non la prendo, grazie" "Le do una di quelle di carta?" "No grazie, ho una in borsa di tela da qualche parte..lo metterò lì" e inizio a ravanare nella borsa, dove, al solito trovo un muro di oggetti pesanti voluminosi incastrati uno sull'altro che mi rendono impossibile ispezionarne il fondo senza svuotala di metà del contenuto...rumble..rumble..."si me ne dia una di carta, per favore, ho cambiato idea" poi dopo pagamenti e saluti esco e mi avvio al treno, e il mio stato di alterazione/esaltazione tende al deliquio...sono spossata, stanca, in calo di energie, in ogni caso decido di attendere di essere a casa per mangiare...sedersi sarà già sufficiente per riprendermi un po... Un treno gonfio di gente perchè successivo ad uno soppresso proprio nell'ora di punta (il treno delle 17.30!)... a causa di una frana che minacciava la ferrovia, più su, in montagna...con questa notizia della frana sento davvero (anche se sto perdendo di sensibilità) il cambio ambientale che sto per fare...tornare alla montagna dove la natura impera, la neve ti ricopre, si scioglie, allora i fiumi traboccano d'acqua, grosse fette di terreni argillosi si mettono in moto per andare dove vogliono... Sul treno per fortuna ho trovato posto... non avrei durato molto in piedi prima di starmazzare a terra... un sacco di gente in piedi... provo a leggere il libro che ho in borsa, ma invano...la stanchezza si abbatte su di me come la violenza delle onde del mare dopo due giorni di forte vento di ponente sulla scogliera rivolta ad ovest.... uno schiaffo alla mia lucidità e le voci iniziano a distorcersi... una giovanissima coppietta mi culla-nella semi/incoscienza mezza/veglia a cui mi abbandono-con il loro soave cicalare... oh, non fanno discorsi banali! Fanno discorsi appassionati e intelligenti..parlano di politica...hanno quel trasporto per il discutere tutto giovanile, sono penetranti e interessati, emanano un singolare senso civico... il loro discorso è fluido e brillante come mercurio in quel treno dove tutti stanno ciarlando sull'inefficenza delle ferrovie o sui calli dei piedi.. .oh, che belli... li apprezzo non poco... a tratti perdo coscienza...stazioni si succedono ad altre stazioni sempre più vicine alla mia... a casa mi aspettano gridolini di giubilio dei bimbi, un vero pasto, sottoforma di grossa braciola di maiale e pane in abbondanza, e un letto caldo...di meglio non posso chiedere...
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scienza-magia · 5 years ago
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La quarantena crea un'economia di emergenza e debito pubblico
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Coronavirus, ecco perché per l'economia è peggio di una guerra. E il problema del debito viene dopo. I dieci milioni di disoccupati in due settimane registrati negli Usa fotografano l'enormità del problema. Ma la storia dice che la quarantena è l'unica garanzia di superamento dell'emergenza e ripartenza economica. Solo con i sussidi dello Stato, i cittadini e le imprese la possono affrontare. Dieci milioni di disoccupati in due settimane. Per avere un'idea del terremoto che il coronavirus sta scatenando nell'economia mondiale, basta questo dato che viene dagli Stati Uniti, dove l'assenza di ammortizzatori sociali all'europea toglie ogni filtro all'impatto dell'epidemia. Forse, ancora più del numero (10 milioni), colpisce il tempo: solo due settimane, l'equivalente economico di un terremoto. Non siamo abituati a crisi, insieme, tanto violente e brutali. Neanche le guerre hanno riscontri così immediati.
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New Yor State Department of Labor Ma non è il solo motivo per cui la metafora che un po' tutti abbiamo usato - "è come la guerra" - in realtà, in prospettiva, non funziona. Uno studio della Federal Reserve spiega che dalle guerre ci si risolleva molto più in fretta. Invece, analizzando le grandi epidemie - dalla Peste Nera del '300, al colera dell'800 alla spagnola del '900 - i ricercatori americani hanno trovato che le conseguenze si trascinano anche per decenni: fino a 40 anni dopo, i tassi d'interesse possono restare anormalmente bassi, a segnalare la scarsa voglia di investimenti. In un'economia, come quella di oggi, meno torpida e inerte di quelle del passato, tuttavia, questi bassi tassi di interesse possono tornar buoni: perché rendono meno costosi i massicci interventi fiscali necessari a stimolare la ripresa. La voragine, infatti, fa paura. L'Insee - l'Istat francese - valuta che ogni mese di blocco delle attività, come quello in corso, comporti un calo del 3 per cento del Pil 2020. Se arriviamo con la quarantena a metà maggio, l'economia italiana avrà, dunque, perso il 6 per cento, sulla media annua. Più o meno quanto valutato dalla Confindustria. Ma può andare peggio. Il Cpb, il centro studi governativo olandese, ha calcolato (per l'Olanda) che una quarantena di 3 mesi taglierebbe dell'1,2 per cento il Pil nazionale. Prolungata la quarantena a sei mesi, il crollo supererebbe il 5 per cento. Per l'Italia, che ha una economia assai più asfittica, il colpo è sicuramente più pesante: la Deutsche Bank valuta che, ancora a metà 2021, l'economia italiana viaggerà ad un passo del 3-4 per cento inferiore a quello pre-virus (che era già vicino a zero). Allora, prima la smettiamo con la quarantena e meglio è? No, dice l'esperienza storica. Un altro studio della Fed mette a confronto città americane nell'anno della spagnola (che ebbe tre ondate, fra il 1918 e il 1919). Le città (come St. Louis) che adottarono più rapidamente le misure di quarantena più aggressive non solo ebbero meno morti, ma ripartirono, economicamente, prima e più in fretta delle città (come Filadelfia) che avevano lasciato l'epidemia estendersi e corrodere il tessuto socio-economico.
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Il cuore di Milano La priorità, dunque, secondo la maggioranza degli economisti, è impedire che una quarantena necessaria si traduca nel collasso dell'economia. Vuol dire mantenere i redditi delle famiglie, con la cassa integrazione nel caso dei lavoratori dipendenti, o con sussidi diretti nel caso degli autonomi (server Inps permettendo). Ma, soprattutto, vuol dire fornire alle imprese la liquidità necessaria per pagare debiti e fornitori ed evitare che falliscano o che siano costrette a licenziare i dipendenti. E' la diga contro la deriva che sta dietro ai dieci milioni di neodisoccupati americani. Francia e Germania si sono mosse con grande energia su questo capitolo, mettendo in campo garanzie statali in grado di sostenere prestiti alle imprese equivalenti al 12,4 per cento del Pil (Francia) e 24 per cento (Germania). In Italia, la situazione è ancora confusa: il ministro del Tesoro, Gualtieri, ha accennato, in Parlamento, di fondi adeguati a garantire crediti alle imprese fino a 500 miliardi (non lontano dal 30 per cento del nostro Pil), ma cifre esatte e meccanismi di applicazione sono ancora da chiarire, nonostante l'urgenza di intervenire al più presto. E' un passaggio cruciale e ricette ardite arrivano da interlocutori che non ti aspetti. Agustin Carstens, direttore generale della Bri (tempio dell'ortodossia finanziaria) propone che i prestiti alle imprese arrivino fino a tre mesi di fatturato dichiarato nel 2019. Olivier Blanchard, ex capoeconomista del Fmi, chiede di smetterla di parlare di prestiti e suggerisce sussidi diretti - a fondo perduto - da parte dello Stato. L'ultima preoccupazione, spiega Blanchard, in questo momento è il debito pubblico. Read the full article
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claudiaconese-blog · 8 years ago
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di nuovo qui.
.descrizione: chi sono?
Tutto per noi, ho fatto tutto, detto tutto e forse anche di più; là dove i pensieri e i gesti non erano sufficienti io ho aggiunto parole perché niente restasse intentato.
Tu non riesci a capire questo mio fuggire persino da me stessa, sola con i miei pensieri, le mie mille storie sospese a metà, vissute e mai vive veramente, perché ognuna di esse mi ha lasciato qualcosa e si è portata via un pezzo di me, e a forza di prendere, staccare, strappare, io sono rimasta vuota e delusa....nessuno ha compreso abbastanza di me, nessuno si è preso la briga di scavare nel profondo e amarmi per ciò che davvero sono.
Mi hanno cambiata e spesso con la vanità ai loro voleri, alle loro immagini personali, ognuno voleva ciò che io non potevo o non sapevo dare, ma non per aridità, solo perché io non ero il loro sogno e mai lo sarò; la mia personalità, i miei istinti, soffocati dagli altri ed io che li lasciavo fare a pezzi i miei desideri per essere l'altra, il loro "ideale".
E adesso che finalmente sono io, ritrovata dopo tanto tempo...tu mi chiedi :perché?, ti domandi cosa voglio e come mai ciò che tu mi dai non sia abbastanza; io penso per me stessa ed anche per te, tu pensi solo per te; questa è la differenza che nonostante le nostre eguaglianze, ci divide adesso.
Io non sarò mai ciò che tu vuoi, lo scrivo adesso che ne sono convinta e fiera, lo scrivo in modo che tu possa capire che niente può più accadere come se avessimo sei anni, la vita è dura e difficile, con te lo è ancora di più...non mi accontenterò, non ti accontenterò, non ti seguirò dentro il baratro mi dispiace, non dirò un sì solo perché il tuo orgoglio maschile sia appagato, niente farò più solo per gli altri o per te.
un’altro giorno se ne va con le tante paranoie...i fulmini nella mia testa .
vedo grigio e bianco,  devo  discutere per tentare di farmi capire, alla fine sono stata costretta a chiederti di non chiamarmi più, non cercarmi, non fino a che non avrai chiarito con te stesso ciò che davvero vuoi per noi e se esiste qualcosa per noi... 
Dispiaciuta e sola come sempre oggi è stato un giorno d'inferno, annegata nei rimorsi di aver calcato troppo la mano, di averti detto parole dure, ma non mi hai dato modo di fare diversamente, e alla fine è andata come sai, come altre mille volte, ma forse questa è davvero l'ultima....e in fondo alla mia anima spero lo sia, che almeno qualcosa di noi se non può essere eterno allora sia mortale e lo sia adesso, perché non c'è mai stato nessuno, ne mai ci sarà che ho amato o amerò di più, nonostante tu pensi il contrario ora, nonostante tu giudichi senza riflettere, io ti amo più di ogni altro essere vivente a questo mondo e la mia ostinazione di adesso deve servire a qualcosa, DEVE, riuscire a farti scoprire che il mio amore non è uguale a nessun'altro amore, che non si arrenderà, non cederà a ricatti, non crederà alle menzogne, non accetterà compromessi per vivere perché non l'ha mai fatto, non aspetterà il niente se niente mi darai, non aspetterà ancora invano, ha bisogno di respiro, ha bisogno di due ali, aveva  bisogno di TE.
Siamo cresciuti amore, inutile insistere a voler sognare, lo abbiamo fatto, ricordi??....ma poi bisogna ritornare, bisogna guardare in faccia questa realtà che ci fà male,... credevo non avremmo  mai superato i confini dell'infinito, e invece..... siamo andati oltre, troppo oltre, ma è stato un bene, è stato meraviglioso sconfinare con te, lo rifarei altre mille volte, per altre mille vite, ma poi mi fermerei così come ho fatto adesso, perché qualcuno deve pur farlo.
Decido di chiudere quella porta, è stata socchiusa per troppo tempo, a lungo è filtrata comprensione da essa, amore, ingenuità, a lungo è soffiato un vento caldo e leggero, un vento di allegria che restava sospeso sopra le nostre teste immobili a scrutare il cielo...l'indulgenza non è servita a nessuno...ma io non sono fatta per vivere così, dopo un po' le incertezze mi rendono irascibile, scontenta, le incertezze mi uccidono e lo fanno lentamente, ora dopo ora, giorno dopo giorno, insopportabili, vaghi dubbi che s'insinuano nella mia mente fino ad arrivare al cuore del nostro amore; e un po' lo hanno deluso, tutto ciò ha scalfito la pura essenza della felicità, il sorriso che illuminava i miei passi, una mano che scaldava le mie notti insonni accanto a te....
Ne tutte le parole, le promesse taciute per non ferire fuori, ma dentro una lama affondava ogni volta che non c'erano...ogni volta che attendevo un "Ti amo" sussurrato piano... e non arrivava mai, ma lo vedevo... timido, affacciarsi nei tuoi occhi e scaturire muto a fior di labbra...e lo coglievo con un bacio leggero, così come si coglie l'ultimo fiore di primavera.(1anno fa)..
Nessuno mai conoscerà il mio dolore di adesso perché è così forte e grande che spaventerebbe per ciò che racconta per l'eco che lo circonda, un'eco che rimbomba e mi porta suoni e voci che mai scorderò .
nessuno saprà mai comprendere quelle luci intermittenti all'orizzonte, ogni lampo scandito da secondi..uno..due..tre..e per ogni luce sul mare, ci sono attimi diversi...e ogni luce racconta di un luogo che non esiste in nessun'altro punto dell'universo. E quelle porte murate così in alto, che mi chiedevo se gli abitanti sapessero volare; la risposta era nell'essere insieme.
Amore mio, ti chiedo scusa per tutte le volte che ti ho ferito... ho dovuto non c'era scelta... non mi pento, ne vorrei tornare indietro per evitare di dirti ciò che ho detto, ti ripeto, DOVEVO, un giorno capirai il perché... ma voglio chiederti scusa perché sò di averti fatto male non meno di quanto lo abbia fatto a me stessa.
Ogni parola una ferita che si è aperta e così deve restare, è solo stupidità rimangiarsi le parole, negare di aver detto o fatto, tentare di correggere qualcosa che non deve essere corretto... tutto ciò che è stato l'ho voluto, questa è la sola verità.
Non c'è falsità in ciò che sono, credimi! Sono quella che vedi, che conosci e mai cambierò, siamo quel che siamo, i difetti ci sono alleati basta saperli riconoscere e conviverci, io, spesso cinica, orgogliosa, cattiva... spesso spaventata, triste, amareggiata, delusa sempre, per tanti motivi, delusa della vita, per ciò che non mi ha mai dato e felice di viverla per ciò che mi ha dato... TE... ma non posso cambiare ciò che è stato, ne quello che verrà... mi gioco tutto, mi stò giocando noi e Dio solo sà se questo è o non è tutto ciò che posseggo.... NOI!.
Ma sono arrabbiata, vorrei abbracciarti, stringerti forte... portarti via da tutti, via da qui... vorrei poterti amare come se al mondo esistesse solo questo... solo tu... solo il desiderio di chiudere una qualsiasi porta e trovarmi con te.
Non è crollato il nostro mondo... e lotterò ancora perché resti in piedi con tutti i suoi arcobaleni e le sue aurore boreali, lotterò con te o senza te perché altro di così grande non ho, e tu sai che si lotta solo per le cose che davvero si amano o si temono. Una scommessa?...Sì, forse... chiamala come vuoi... come ti và, ma prima di tutto, prima di tutti... non dimenticarti mai di chiamarla  magia.
Spero ancora di essere almeno uno dei tuoi "Pensieri felici".
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giancarlonicoli · 5 years ago
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30 SET 2019 15:11
PER COMBATTERE LA DEPRESSIONE CI VUOLE FAVA  - I LUMINARI MAURIZIO E GIOVANNI FAVA: "IL SEGRETO PER ESSERE FELICI È L'AMORE" - LA CARRIERA DEI DUE FRATELLI È STATA DEDICATA A COMBATTERE LA MALATTIA DEL NOSTRO TEMPO, UNO DIVENTERÀ DOMANI CAPO DELLA PSICHIATRIA DI HARVARD E L'ALTRO HA INVENTATO UN LA "WELL BEING THERAPY" - "L'ELEMENTO DETERMINANTE PER STARE BENE NON È L’ASSENZA DI PROBLEMI, MA…"
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Riccardo Luna per “la Repubblica”
Perché non siamo più felici? Il professor Maurizio Fava se lo chiede da tutta la vita. Ha 63 anni molto ben portati, è nato a Valdagno, nel Veneto operaio, secondo figlio di un dirigente d' azienda; dopo la laurea a Padova si è trasferito negli Stati Uniti e ormai trentaquattro anni fa a Boston ha preso servizio al prestigiosissimo Massachusetts General Hospital. Non si è più spostato, diventando un' autorità nel campo della cura delle depressione, «la malattia del nostro tempo, colpisce il 5 per cento della popolazione adulta, solo in Italia parliamo di tre milioni di persone».
Lui non si azzarda a definirsi felice ma «emozionato e contento », sì: domani, il 1° ottobre, diventa "chief of Psychiatry" di Harvard, che in America è considerato l' eccellenza sul tema. Se c' è una prima linea nella lotta alla depressione, quel fronte sta nell' ufficio di "Mass Gen" di Maurizio Fava. Qui si cerca una risposta alla domanda: perché siamo sempre più depressi?
Secondo certi indicatori (mortalità infantile, longevità, povertà assoluta) il mondo non è mai stato così bene in fondo e allora cosa si è inceppato nella nostra mente? «Abbiamo fatto tanti studi, ma non abbiamo ancora capito le cause delle depressione. Alcuni la attribuiscono allo stress, all' inquinamento o all' alimentazione; il cervello è sensibile a tutte queste cose, ma non si è capito il fattore scatenante. E questo limita le possibilità di guarire davvero».
La carriera di ricercatore di Maurizio Fava è stata tutta concentrata nel cercare di sviluppare nuovi farmaci (e di farlo con studi clinici che richiedessero meno tempo e meno pazienti, un suo protocollo chiamato SPCD). Un paio di anni fa sembrava che da un esperimento finanziato da una azienda biotech statunitense, la Neuralstem, fosse emersa quella che alcuni avevano ottimisticamente definito la "molecola della depressione".
Ottimismo comprensibile: «Se avesse funzionato sarebbe bastato stimolare la crescita di certi neuroni, per guarire per sempre». Insomma il primo test clinico sul farmaco NSI-189 era stato incoraggiante, ma il secondo «non ha dati segnali abbastanza forti», dice il professore.
Adesso a che punto siamo? «Con i farmaci tradizionali i pazienti riescono ad arginare una crisi acuta. Ma i farmaci attuali hanno molti limiti: funzionano solo per la metà dei casi e solo temporaneamente. Voglio dire che spesso quando uno interrompe il farmaco, la depressione torna. Una vera cura non esiste». Servono nuovi farmaci, investimenti nella ricerca, e Maurizio Fava da domani è al posto giusto. Ma nel frattempo cosa si può fare? «Lo sa mio fratello Giovanni», dice Maurizio Fava.
Non scherza. «Nella psichiatria io sono l' italiano più citato al mondo, mio fratello nella psicologia è il terzo». Mentre lo chiama al telefono, racconta che lo psicoterapeuta Giovanni Fava, che ha quattro anni più di lui, ha avuto una notevole carriera scientifica fra Bologna e Buffalo; da qualche anno è in pensione e dirige la rivista Psychotherapy and Psychosomatics.
Il suo merito principale è aver inventato un metodo che entra in azione quando i farmaci hanno fatto effetto e uno pensa di stare meglio: si chiama "Well Being Therapy", dice, la terapia del benessere e ha avuto riscontri clinici molto significativi.
Tocca a Giovanni Fava: «Io e mio fratello siamo complementari come un doppio tennistico. Quando vedo un paziente gli dico: lei era fuoristrada, i farmaci l' hanno rimessa in carreggiata, però se continua a guidare come guidava prima, fuoristrada ci torna. Per questo abbiamo escogitato una terapia sequenziale: i farmaci nella fase acuta seguiti da sedute di psicoterapia orientate al cambiamento dello stile di vita.
La terapia si fonda sul benessere psicologico e prevede che una persona riporti su un diario gli episodi di benessere per capire cosa li interrompe. Serve per aumentare la resistenza allo stress». E se questa depressione fosse causata dalla società digitale, dal fatto di vivere iperconnessi e vittime dei like? Dice Maurizio: «Non demonizzerei la rete. Per alcuni essere online può essere stressante, per altri è gratificante».
Dice Giovanni: «Dipende dall' uso che se ne fa. Solo se uno vive collegato e non riesce a staccarsi questo costituisce uno stress. Ma mi colpisce di più il fatto che vent' anni fa i ragazzi con la fobia scolastica avevano paura degli insegnanti, oggi hanno paura del giudizio degli altri compagni».
Ma perché la depressione sembra colpire di più i giovani? La vecchiaia può essere deprimente, ma la gioventù? Dice Maurizio: «Non sappiamo perché succede, sappiamo solo che è cosi. Penso che ai ragazzi dovremmo parlare di più di persone come Matteo Berrettini».
Il tennista? «È un esempio. La sua è una magnifica storia di un giovane italiano che emerge in un torneo difficilissimo. Sarebbe importante dare più spazio a storie di speranza e di successo, invece i giovani vivono immersi in una narrazione negativa che li condiziona ». Dice Giovanni: «La depressione giovanile nasce dal fatto di non vedere prospettive, dovremmo mostrare che non è così».
E la felicità? Qual è la formula della felicità? Maurizio cita una famosa ricerca di Harvard, fatta proprio a "Mass Gen", osservando un campione di persone per tutta la vita, per capire cosa li avesse resi felici. «Gli affetti personali. Ci rendono felici le persone che ci vogliono bene, dovremmo coltivarli di più».
Giovanni cita uno studio sulle origini sociali della depressione, fatto a Londra, in un quartiere di forte disagio sociale: «Si è scoperto che l' elemento determinante per stare bene non è l' assenza di problemi, ma avere una persona su cui contare». Love, is the answer. L' amore è la risposta. Lo diceva già Albert Einstein.
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saleoutletsneakers-blog · 6 years ago
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Golden Goose Scarpe Outlet Strategie di profitti passivi
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