#famiglia fiorentina
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RITROVA LA SORELLA DISABILE DOPO 30 ANNI DI RICERCHE
Monica Guerra, una donna toscana di 57 anni, ha cercato la sorella da cui era stata separata da bambina ed è riuscita a trovarla, dopo 29 anni di ricerche.
Nata a Castellina Marittima in provincia di Pisa, fu data in adozione dalla sua famiglia che con 11 figli non era in grado di prendersi cura di lei. “Quando ho scoperto di essere stata adottata ho iniziato le ricerche. Ho scoperto di avere una sorella la quale era stata affidata ad una struttura cittadina”.
“Sedici anni fa ho iniziato il mio lavoro a Casa Migliorati a Calcinaia. Quando ho saputo che mia sorella poteva essere ospite nella struttura fiorentina ho chiesto alla persona giusta, nel momento giusto. Sono stata fortunata … Donatella, mia sorella vive ancora a Firenze. Affetta da una grave forma di autismo conduce la propria vita nella piena dignità, nella serenità e nell’amore di tante persone”. Le due donne, per un caso fortuito, si trovavano in due strutture dello stesso gruppo, una come impiegata e l’altra come ospite. Cosa ha provato? “Credo che sia impossibile da descrivere. Da 29 anni aspettavo quel momento: false piste, delusioni, paure. Ad un tratto me la sono trovata davanti e mi ha sorriso. Allora ho capito che la mia ricerca era terminata. Ho provato pace. Non è importante che cosa Donatella abbia capito. Io so che ha bisogno del suo tempo, ma sono anche certa che abbia provato qualcosa di incredibile anche lei. Siamo sorelle”.
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Fonte: La Nazione; immagine di Jsme Mila
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Ludovico Capponi, un quarantenne banchiere fiorentino, nel 1525 affidò a Pontormo la decorazione di una cappella nella chiesa di Santa Felicita, destinata a diventare la cappella funebre per sé e la sua famiglia.
Della cappella è andato perduto il Giudizio Universale che Pontormo dipinse nella piccola volta brunelleschiana (distrutta nel Settecento per permettere l'affaccio in chiesa tramite il corridoio vasariano) ma rimangono sull'altare la Deposizione e sulla parete ovest l'Annunciazione; nei pennacchi il pittore realizzò, aiutato dal Bronzino, i quattro tondi degli Evangelisti.
I lavori furono tenuti in gran segreto dall'artista che fece coprire appositamente da una protezione lignea l'ingresso all'ambiente, e vennero completati nel 1528: il Vasari racconta che quando la cappella venne aperta al pubblico fu "...con meraviglia di tutta Firenze".
Jacopo Carucci, conosciuto come Jacopo da Pontormo o semplicemente Pontormo (Pontorme, 24 maggio 1494 – Firenze, 1º gennaio 1557), è stato un pittore italiano di scuola fiorentina, esponente dei cosiddetti "eccentrici fiorentini", i pionieri del manierismo in pittura.
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Vita in campagna
Arrivarono i trattori e con essi una nuova fatica: saperli condurre. L’approccio con le macchine fu guardingo, sfiduciato, quasi desideroso di una sconfitta pur di mollare la fatica dell’imparare a guidare: esattamente quello che passa per la mente piena di rabbia impotente ai vecchi che oggi cercano d’apprendere il cinico linguaggio del computer.
R. Pucci di Benisichi, Scusate la polvere, Palermo, Sellerio, 2022
I Pucci di Benisichi: QUI. Il peccato dei Pucci (da WP):
Vi fu un momento di acerba rottura con il casato mediceo nel 1559 quando Pandolfo Pucci fu estromesso dalla corte di Cosimo I per alcune accuse infamanti di sodomia o, secondo altre fonti, perché vagheggiò di restaurare l'antica Repubblica fiorentina. Per vendetta o per ideologia quindi, Pandolfo Pucci ordì una congiura contro il granduca, ricevendo l'appoggio di altri notabili fiorentini, e si giunse a pianificare di sparare con un archibugio al Granduca mentre questi passava con il suo corteo all'angolo del Palazzo Pucci con Via de' Servi, per recarsi alla basilica della Santissima Annunziata. L'impresa era probabilmente già stata accantonata, quando però i "servizi segreti" medicei lo vennero comunque a scoprire e la condanna fu esemplare, con l'impiccagione di Pandolfo a una finestra del Bargello e la confisca dei beni dei Pucci. Per testimoniare in futuro lo sgominato attentato, o forse per prudenza o scaramanzia, venne deciso di murare la finestra dell'angolo del palazzo, come si può vedere ancora oggi. La parte della famiglia ritenuta "colpevole" venne esiliata in Sicilia.
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Oratorio di San Sebastiano della Santissima Annunziata di Firenze restaurato: proclamato Porta Santa del Giubileo 2025
L’Oratorio di San Sebastiano alla Santissima Annunziata di Firenze è stato oggetto di un imponente intervento di restauro durato dieci anni, reso possibile grazie al contributo della Famiglia Pucci e di Friends of Florence. Questa collaborazione ha permesso di restituire alla comunità fiorentina un luogo di inestimabile valore storico e spirituale, officiato dall’Ordine dei Servi di Maria. Il…
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#antonietta bandelloni#antoniettabandelloni#art#artblogger#arte#artinfluencer#bellezza#capolavoro#english#friendsofflorence#giubileo2025#inartwetrust#masterpiece#Michelangelo Buonarroti#rinascimento
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"I' Brindellone" la vera trattoria fiorentina.
Le trattorie hanno una caratteristica ben precisa che non è data dai tavolacci con un foglio di carta e una scarsità di pietanze ma tutt'altro. Le trattorie offrono (devono offrire) cibo locale, semplice, senza elaborazioni e voli pindarici, materie prime di buona qualità il tutto in un rapporto qualità prezzo conveniente. La maggior parte delle trattorie che si trovano a Firenze sono ormai una finzione, molte son ristoranti travestiti, altre sono solo acchiappa-turisti che poi sfruttano l'ignoranza culinaria locale del turista per dargli poco a prezzi alti; guai se un fiorentino incappa in uno di questi ristoPERgrulli, se ne va con una rabbia che gli dura due giorni. Ieri sera per il compleanno della moglie siamo stati a mangiare al "I' Brindellone". Tutti sanno che cosa è I'Brindellone, ma per chi desidera approfondire può leggere qua. I' Brindellone è una vera trattoria fiorentina, si comprende non dagli innumerevoli richiami al calcio storico ed ai quartieri fiorentini, ma lo si capisce quando il piatto ti arriva davanti e affondi la forchetta. In quel momento comprendi che stai mangiando fiorentino. Il locale si trova di là d'Arno a due passi da piazza del Carmine in via dell'Orto, quasi all'incrocio con via del Leone, un ingresso quasi anonimo, non certo progettato per attirare turisti, ma per essere appetibile per i fiorentini.
Eravamo quattro a cena e ci siamo mangiati due coccolli prosciutto e stracchino, tortelli di patate al ragù, pappardelle al ragù di coniglio, peposo, trippa, cervello fritto, pollo fritto e fiori fritti il tutto con 1 litro di bianco, acqua, due dolci e due caffè il tutto per 95 euro. Meno di 25 euro a testa, la panza piena e il gusto soddisfatto. Una vera trattoria. Sono stato addirittura umiliato dalla famiglia che ha affermato la superiorità del ragù del I' Brindellone rispetto al mio, mi toccherà chiedere ripetizioni alla cucina! Adesso aspetto una serata adatta per tornare e provare ad affondare il cucchiaio in una ribollita e il coltello in una bistecca per vedere se davvero raggiungano le 5 stelle che gli ho dato su Google. Questa la loro pagina su facebook.
Jacopo Cioni Read the full article
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Firenze, Palazzo Davanzati.
Uno dei musei meno conosciuti di Firenze, è rimasto con la bellezza del Rinascimento, vividi dettagli di eleganza del passato.
Una vera perla nascosta nella città dei Medici.
Il Palazzo che prende il nome dalla famiglia dei Davanzati, che lo acquistò nel 1578, è una elegante dimora nobiliare del trecento, conservato pressoché intatto.
Nel 1904, fu restaurato e arredato dall'ultimo proprietario in stile trecentesco, poi in seguito fu aperto al pubblico come Museo della Casa Fiorentina Antica.
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Mercato centrale, Torino
Gente che magia, parla
Sono sola ad un tavolino, uno spritz, cazzilli vari da accompagnamento...
Ho dato buca ad un tizio di 30 anni.. Uguale a Samuele Bersani, ma da giovane :blush: con un nome che in realtà fa vibrare i peli della mia ormai folta fica
Guglielmo
Nn so, mi ricorda Il nome della Rosa (libro meraviglioso)
Il Film
Connery, quindi
Sarà per quello.
Il motivo.
Basta, nn divago.. Isomma
Tutta sta gente, qualche ragazzo fico, nn sarebbe carino se si iniziasse di nuovo a baccagliare qualcuno come ai bei vecchi tempi ?
Sguardi, sorrisi, si avvicina, battuta stupida, ridiamo entrambi.... Mi offre un drink
Finiamo a scopare in macchina
Uff
Adesso solo più dietro uno schermo.. Tristezza
Di fianco a me famiglia di francesi
Padre, madre, figlia grandicella
Qui al mercato centrale puoi magiare pizza, pasta, cucina napoletana, toscana, di tutto un po', e loro che cazzo prendono?
Il Ramen
Che per carità, buono eh!
Ma cazzo, vieni in vacanza in Italia, ma fattela una fiorentina no?
Bah!
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Viaggio a Firenze alla Galleria degli Uffizi
Un viaggio a Firenze in Toscana vale la pena se vuoi visitare una delle città più belle d'Italia. Un luogo ricco di storia, cultura ed arte... un'esperienza da fare almeno una volta nella vita.Ci sono molte ragioni per cui Firenze è una città da visitare. Per cominciare, è la culla del Rinascimento italiano che ebbe luogo tra il XIV e il XVI secolo. È anche sede di alcuni dei musei e delle gallerie più famosi al mondo, tra cui la Galleria degli Uffizi e Palazzo Pitti.Quando visiti la Galleria degli Uffizi, puoi vedere la vasta collezione d'arte della Toscana. Opere di Leonardo da Vinci, Michelangelo e Botticelli, tra gli altri. Questa galleria è uno scrigno di tesori per gli appassionati d'arte, che espone alcune delle opere d'arte più famose al mondo.Palazzo Pitti, invece, è un palazzo che un tempo era la dimora della potente famiglia dei Medici. Oggi è un museo che ha una vasta collezione di arte e manufatti del periodo rinascimentale. Vedrai dipinti, sculture e persino abiti.
Viaggio a Firenze nei musei d'arte
Un'altra attrazione imperdibile a Firenze è Ponte Vecchio, un bellissimo ponte che risale al XIV secolo. È il ponte più antico di Firenze e attraversa il fiume Arno, offrendo una vista mozzafiato sulla città. Il ponte ospita molte gioiellerie e boutique, dove è possibile acquistare alcuni dei migliori gioielli in argento e oro.Mentre sei a Firenze, semplicemente non puoi perdere l'opportunità di salire sulla cima del famoso Duomo di Firenze. Il duomo è noto anche come Cattedrale di Firenze. Questa magnifica struttura è uno dei monumenti più importanti della città ed offre viste mozzafiato di Firenze dall'alto.Se stai cercando di esplorare la città, ci sono molti altri luoghi da visitare, tra cui Piazza della Signoria, la Basilica di Santa Maria Novella e il Giardino di Boboli. Ognuno di questi luoghi è ricco di storia e cultura, il che li rende luoghi ideali da visitare per i turisti.
Una sorprendente collezione di capolavori dal Rinascimento all'arte moderna
Quando sei a Firenze, devi concederti la cucina locale. La città è nota per i suoi deliziosi piatti a base di carne e pasta, tra cui la famosa bistecca alla fiorentina. Altre imperdibili sono la ribollita, una zuppa a base di pane e verdure, e il Lampredotto, un tipo di panino alla trippa.Naturalmente, Firenze è nota anche per il suo vino. La città si trova nel cuore della Toscana, che è la capitale italiana del vino. Quando siete a Firenze, assicuratevi di provare alcuni dei famosi vini toscani, come il Chianti e il Brunello.In conclusione, Firenze è una delle città più famose d'Italia per un motivo. Con la sua ricca storia, cultura e arte, i visitatori possono essere facilmente travolti dalla bellezza della città. Dai musei e gallerie all'architettura e alla cucina, c'è qualcosa per tutti a Firenze.Hai visto Firenze? Visita allora altre località italiane interessanti. Read the full article
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Festina lente
Il motto (che va pronunciato con l'accento sulla "i": festìna lente) venne associato al simbolo della tartaruga con vela da Cosimo I de' Medici, che nel XVI secolo ne fece l'emblema della sua flotta, come monito di ponderazione delle imprese perché avessero successo. La tartaruga, animale famoso per la sua lentezza, ma anche sinonimo di prudenza, è abbinata alla vela gonfiata dal vento, ovvero ciò che spinge le navi, quindi sinonimo di forza d'azione.
Il simbolo della tartaruga con la vela, abbinata al motto Festina lente, è ancora oggi visibile in decine di raffigurazioni su soffitti e pavimenti di Palazzo Vecchio a Firenze, il motto Festina Lente è inciso anche sui 2 battenti della porta di accesso al salone dei 200 nel corridoio prospiciente l'ingresso al salone dei 500. Oltre sedici raffigurazioni si trovano sul soffitto del Salone dei Cinquecento, mentre altre sono visibili nel Quartiere di Eleonora di Toledo, nel quartiere degli elementi e nella sala di Leone X. La frase fu scelta come motto da Aldo Manuzio, editore e tipografo attivo a Venezia tra la fine del XV secolo e l'inizio del XVI secolo. Anche il britannico Conte di Onslow lo scelse come motto, come traduzione letterale in latino dell'inglese on-slow. Il motto è inoltre utilizzato dalla nobile famiglia di origine fiorentina dei Gherardini.
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La torre degli Amidei
Torri e amori, delitti e potere a Firenze nel XIII secolo di Salvina Pizzuoli La torre degli Amidei, particolare della facciata In Por Santa Maria si fa notare per la sua altezza sopra le case e la fiera eleganza: è la torre degli Amidei, potente famiglia fiorentina i cui membri erano Capo di Ponte, come lo era la loro torre a difesa della città dalla parte dell’Arno e da una porta, Por…
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Carla Lonzi
“Il femminismo mi si è presentato come lo sbocco possibile tra le alternative simboliche della condizione femminile, la prostituzione e la clausura: riuscire a vivere senza vendere il proprio corpo e senza rinunciarvi. Senza perdersi e senza mettersi in salvo”.
Carla Lonzi è stata critica d’arte, editrice, scrittrice, poeta e, sopra ogni cosa, femminista.
Teorica e iniziatrice dell’autocoscienza e del femminismo della differenza ha portato un cambio di prospettiva, il gesto imprevisto di porsi fuori dalla cultura e dalle istituzioni, come ella stessa ha scritto è stato: uno sconquasso e anche una festa.
Nata a Firenze il 6 marzo 1931 da una famiglia della media borghesia fiorentina, madre insegnante e padre industriale con cui è stata sempre in conflitto, il suo desiderio di autonomia, di allontanamento dalla famiglia, l’ha portata a decidere di andare a studiare, a soli nove anni, in collegio. Dopo il liceo classico si è trasferita a Parigi, ma è rientrata presto per problemi di salute. Si è laureata con lode in Storia dell’arte con la tesi su Rapporti tra la scena e le arti figurative dalla fine dell’Ottocento, pubblicata molti anni più tardi.
Come critica d’arte, piena di talento, creatività e intelligenza, ha curato mostre prestigiose e viaggiato tanto.
Con il passare degli anni è stata sempre più attratta dalle dinamiche relazioni e di potere uomo-donna che dall’arte come elemento slegato dalla contemporaneità. Ha denunciato apertamente ingiustizie, prevaricazioni e comportamenti retrogradi ai danni delle donne, ritrovandosi isolata dall’entourage a cui apparteneva.
L’attività di critica si è conclusa nel 1969, col suo libro Autoritratto, che riporta i colloqui registrati, assoluta novità per i tempi, con tredici artisti e artiste, con particolare rilievo al dialogo con Carla Accardi, da cui ha cominciato a maturare la presa di coscienza femminista e l’attenzione alla soggettività femminile. Ha concluso negando il ruolo della critica, in quanto potere e ideologia sull’arte e sugli artisti.
Dell’arte le interessava non l’opera, il prodotto, ma il manifestarsi dell’autenticità dell’artista. È questo il filo comune al suo lavoro di critica, alla scrittura poetica, al femminismo.
Mettendo in discussione il ruolo della critica ha provato a sottrarre l’arte al ‘mito culturale’ per permettere alla creatività di entrare in rapporto con l’autenticità.
Con Elvira Banotti e Carla Accardi, nel 1970 ha fondato il gruppo Rivolta Femminile che è stato anche una casa editrice per cui ha redatto il Manifesto di Rivolta Femminile. Il testo, redatto in sessantacinque frasi brevi e lapidarie, contiene tutti gli argomenti d’analisi che il femminismo ha fatto propri: l’attestazione e l’orgoglio della differenza contro la rivendicazione dell’uguaglianza, il rifiuto della complementarità delle donne in qualsiasi ambito della vita, la critica verso il matrimonio, il riconoscimento del lavoro delle donne come produttivo e la centralità del corpo e la rivendicazione di una sessualità soggettiva e svincolata dalle richieste maschili.
A partire dal primo gruppo romano ne vennero fondati altri in diverse città. Tutti nati attorno alle pratiche, del separatismo e dell’autocoscienza: del partire dalle relazioni tra donne, del partire da sé e del fare pensiero di questa esperienza.
Sempre nel 1970 ha scritto e pubblicato Sputiamo su Hegel, in cui critica l’impostazione patriarcale della politica marxista e comunista invitando le donne a prendere posizione nella società patriarcale.
L’anno seguente è uscito La donna clitoridea e la donna vaginale, in cui, attraverso un confronto con fonti che vanno dalla psicanalisi alla paleoantropologia fino ai testi indiani del Kamasutra, sostiene che il mito dell’orgasmo vaginale è funzionale al modello patriarcale della complementarità della donna all’uomo. Se nel momento procreativo tale complementarità tra donna e uomo è ammessa, non lo è invece nel momento erotico-sessuale.
Con quest’opera ha posto il piacere come uno degli aspetti centrali della formazione dell’identità, individuando il ruolo della donna rispetto all’aggressività primitiva dell’uomo. Lo scritto, suscitando varie discussioni all’interno dei gruppi femministi, aveva portato ad approfondire la necessità di mettere in questione il desiderio e la possibilità di essere un soggetto che può identificarsi nella donna senza negare la differenza sostanziale con l’uomo.
Nel 1973 ha lasciato il gruppo della Rivolta Femminile e l’anno successivo è uscita la collana Libretti verdi, che comprende la ristampa dei suoi scritti, tra cui i testi firmati da Rivolta Femminile.
Nel 1978 ha pubblicato Taci, anzi parla. Diario di una femminista, con un approccio autobiografico di nudismo esistenziale in cui vengono messe in luce le tappe della sua vita facendo emergere il suo impegno politico femminista. Prendendo il via dalla fine dell’amicizia con Carla Accardi e dal suo distacco dal mondo dell’arte, in questo libro cambia la sua concezione dell’artista, che dapprima aveva esaltato come autentico e libero e che invece parteciperebbe alla marginalizzazione e all’esclusione delle donne, incitando ad abbandonare la strada della creatività di tipo patriarcale e imboccare quella dell’autocoscienza femminista.
Nel 1980 ha inaugurato la nuova collana Prototipi con Vai pure, che riporta i dialoghi più significativi avvenuti tra lei e il suo compagno, l’artista Pietro Consagra.
È morta il 2 agosto 1982 a Milano in seguito a un cancro.
Il suo contributo è stato cruciale nel dibattito italiano. L’intelligenza della realtà, la profondità delle analisi, la dote di saper cogliere nel reale ciò che limita la libertà femminile e ciò che invece è in grado di realizzarla, la capacità di mettere al mondo ciò che l’ordine dato non ha previsto, sono la sostanza della sua riflessione.
Per anni le sue opere sono circolate solo attraverso fotocopie, pdf, fotografie scattate male, frasi copiate a penna e passate di mano in mano, di donna in donna, di generazione in generazione. Con la loro forza prorompente e il valore sociopolitico, hanno delineato un punto di partenza, un modello di riferimento e fonte di ispirazione per moltissime attiviste.
Dopo essere rimasti a lungo assenti dagli scaffali, sono recentemente tornati in libreria grazie a Claudia Durastanti, direttrice della casa editrice La Tartaruga, creata nel 1975 da Laura Lepetit che oggi fa parte del gruppo editoriale La Nave di Teseo.
Carla Lonzi, con la sua esistenza e con i suoi scritti, che della sua vita sono il frutto, ha mostrato che la libertà femminile è l’imprevisto che apre ad altri imprevisti.
Guidata dal suo grande amore della libertà, ha mostrato la via di accesso a un mondo nuovo possibile, facendoci vedere che amore del mondo e amore di sé non divergono.
Nel 2017, suo figlio, Battista Lena, ha donato tutto il suo archivio, scritti, note, appunti, diari, a quello che è diventato il Fondo Carla Lonzi ospitato alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma. Questo grande patrimonio storico e archivistico che rappresenta ancora oggi un atto politico, generativo e di lavoro radicale della memoria, minaccia di sparire dalla pubblica fruibilità perché la nuova direzione del museo ha deciso di non rinnovare il comodato d’uso.
Un ulteriore attentato alla cultura e alla storia di un’Italia che naviga sempre più ostinatamente verso una deriva reazionaria.
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BUE NERO: UNA STORIA, E UNA CARNE, DI FAMIGLIA
Nel cuore di Verona, a pochi passi dalla Casa di Giulietta, sorge il ristorante-steakhouse Bue Nero, un gioiello guidato dai fratelli Ilenia e Riccardo Dalfini, con il supporto del padre Maurizio, esperto nel settore delle carni. Il locale, aperto nel 2019, nasce dalla passione di Maurizio per la selezione e la commercializzazione delle carni di alta qualità. La carne è il fulcro del menu di Bue Nero, che propone tagli pregiati come Fiorentina, Chateaubriand e Filetto, oltre alla famosa Bistecca taglio argentino. La cucina innovativa della giovane chef Chiara Pannozzo, formata nelle cucine di chef rinomati come Eugenio Roncoroni e Carlo Cracco, si distingue per gli accostamenti sorprendenti e creativi, valorizzando anche il quinto quarto con piatti come Nuggets di animella e Cervello alla brace. I contorni, con proposte come Patate novelle arrosto e Purè alla Robuchon, stupiscono e soddisfano i clienti, mentre la cantina curata da Francesco Pedron offre una selezione regionale di vini e bollicine. Nel locale, accanto al ristorante, è presente una zona bar che serve hamburger, polpette e taglieri, mentre al piano superiore sono disponibili sei suites per chi desidera immergersi nell'atmosfera magica di Verona. In sintesi, Bue Nero rappresenta un connubio perfetto tra tradizione e innovazione, offrendo un'esperienza gastronomica unica nel cuore di una delle città più belle d'Italia.
Fonte: “Bue Nero: una storia, e una carne, di famiglia” di Gaia Borghi, Eurocarni, 1/24
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Spalletti su Barone: ''Ha influenzato il calcio più di tanti altri''
Il Ct Luciano Spalletti, nel corso dell’intervista rilasciata al canale Twitter della Nazionale, ha reso omaggio al direttore generale della Fiorentina, Joe Barone, scomparso a causa di un malore nella giornata di ieri. ”Noi come gruppo Nazionale, ma ci ha già pensato il presidente Gravina, siamo tutti vicini alla famiglia di Barone e di Commisso. Sappiamo che valore perdiamo per il nostro sport…
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La Visitazione di Pontormo a Poggio a Caiano: FOTO dell'allestimento
Finalmente la Visitazione del Pontormo è di nuovo visibile al pubblico. E’ stata collocata nella Sala del Fregio all’interno della Villa medicea di Poggio a Caiano dopo il trasferimento dalla Pieve di Carmignano, attualmente inagibile. La Visitazione fu commissionata al Pontormo dalla famiglia fiorentina dei Pinadori che aveva dei possedimenti proprio a Carmignano. Al centro della scena si…
#antonietta bandelloni#art#artblogger#arte#artinfuencer#beauty#bellezza#capolaoro#english#Firenze#masterpiece#rinascimento#scultura
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Calcio, Fiorentina in lutto: è morto Joe Barone
Calcio, Fiorentina in lutto: è morto Joe Barone. Un malore improvviso prima dell’inizio del match contro l’Atalanta aveva tenuto con il fiato sospeso la Fiorentina e tutto il mondo del calcio. Oggi, dopo ore di lotta tra la vita e la morte, la drammatica notizia diffusa del club: Joe Barone è morto. Il direttore generale viola, ricoverato in terapia intensiva all'ospedale San Raffaele di Milano, si è spento oggi a soli 57 anni. Al suo fianco la moglie Camilla, i quattro figli (Pietro, Salvatore, Giuseppe e Gabriella) e anche il nipotino di soli 11 mesi arrivato dagli States. Il presidente della Fiorentina Rocco Commisso era atteso al capezzale dell'amico e dirigente per la giornata di mercoledì. Barone, che domani avrebbe compiuto 58 anni, era attaccato alla cosiddetta “resurrection machine”, un apparecchio all’avanguardia che viene usato per i casi più gravi. Il braccio destro di Commisso, il rappresentante della proprietà italoamericana in Italia, era nato in Sicilia nel 1966. Si era trasferito con la sua famiglia negli Stati Uniti da bambino. E soltanto recentemente aveva cominciato a fare il dirigente calcistico. Sotto la sua direzione, la Fiorentina si risolleva non soltanto nei risultati sportivi. Tanti investimenti, quello più importante è per la realizzazione del Viola Park, recentemente inaugurato, di cui si è occupato in prima persona. Il comunicato del club "Con un dolore profondo e immensa tristezza, la Fiorentina oggi perde un suo punto di riferimento, una figura che ha segnato la storia recente del Club e che non sarà mai dimenticata. Il Direttore Generale Giuseppe Barone, dopo il malore occorso domenica, è venuto a mancare oggi presso l’ospedale “San Raffaele” di Milano. Rocco Commisso e la sua famiglia, Daniele Pradè, Nicolas Burdisso, Alessandro Ferrari, Vincenzo Italiano, Cristiano Biraghi e tutta la Fiorentina sono distrutti per la terribile perdita di un uomo che ha offerto la sua grande professionalità, il suo cuore e la sua passione per questi colori, di un amico disponibile e sempre vicino in tutti i momenti, sia quelli più felici e, soprattutto, quelli più difficili. Tutto il mondo viola si stringe in un abbraccio commosso alla moglie Camilla, ai suoi figli e a tutta la famiglia Barone in questo momento di enorme sconforto”.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Famiglia Aldobrandini
Aldobrandini antica nobile famiglia fiorentina, trapiantata a Roma nel XVI secolo. In seguito, si chiamarono del Papa, quando Ippolito Aldobrandini da Fano, del ramo proveniente dalle Marche (dove suo padre Silvestro si trovava esiliato con sua moglie, per i suoi sentimenti antimedicei), venne eletto Pontefice nel 1592, con il nome di Clemente VIII. Nel medio Evo, questa famiglia si divise in tre rami: i Bellincioni furono molte volte eletti alle Magistrature della Repubblica Fiorentina. A Firenze ebbe notorietà con Aldobrandino (1388 - 1453, Magistrato dei Priori (1417), fu dei sedici Gonfalonieri di Compagnia dal 1422 al 1453 (Gonfaloniere di Compagnia porta bandiera della Milizia Urbana), dei Dodici Buonomini nel: 1429 – 1436 – 1436 – 1446, commissario a Montepulciano nel 1428, Gonfaloniere di Giustizia della Repubblica Fiorentina nel 1434. Ramo Aldobrandini di Lippo (forse derivati dai Bellincioni); gli Aldobrandini di Madonna dal quale discese Ippolito poi Papa Clemente VIII. La famiglia attiva in Firenze si arricchì con il commercio. Il mercante Benci Aldobrandini sposò Giovanna “Bugiazza” nata Altoviti, chiamata così per la sua bontà e la dedizione a fare carità (in queste opere pie si unì anche il marito), si guadagnò l’appellativo di “Madonna”. La coppia da sposati, visse nelle case della famiglia in campo Corbolini (l’attuale piazza Madonna degli Aldobrandini), chiamata familiarmente dai fiorentini “Piazza Madonna”. I due coniugi unirono le loro abitazioni e proprietà. Successivamente ampliate dai loro discendenti fino ad erigere nel XVIII secolo il Palazzo Aldobradini del Papa, ancora oggi esistente. Partigiano dei Medici, fu fra coloro che richiamarono dall’esilio Cosimo, mandatovi da Rinaldo degli Albizzi. Giovanni figlio di Aldobrandino (1422- 1481) tenne la carica di Gonfaloniere della Repubblica nel 1476, distaccatosi dall’appoggiare i Medici, fu costretto a ritirarsi dalla vita politica cittadina. Nel 1480 venne inviato come capitano alla città di Sarzana dove vi trovò la morte. Salvestro (1499 – 1558), studiò legge a Pisa, avversario dei Medici, fu fra coloro che cacciarono Ippolito e Alessandro nel 1527, dando vita all’ultima Repubblica. In quel periodo ricopri la carica di primo Cancelliere alle Riformagioni. Con la caduta della Repubblica e il ritorno dei Medici, nella persona di Alessandro primo Duca, venne arrestato e esiliato a Faenza, da lì nel 1533 venne trasferito a Bibbona, da dove riuscì a fuggire trasferendosi in un primo tempo a Rome in seguito a Napoli.
Papa Clemente VIII Ippolito Aldobrandini A Napoli nel 1536, si trovava Carlo V, ospite del Viceré Don Pedro di Toledo. Si unì ad altri fuorusciti fiorentini nell’ambasceria presso l’Imperatore, per perorare le sorti della loro patria. Ma l’intento dei fiorentini non ottenne il risultato sperato, e furono costretti ancora all’esilio. Salvestro passò a Fano, Bologna, e Ferrara. In seguito, Alessandro Farnese Paolo III lo chiamò a Roma, dove in seguito fu nominato avvocato concistoriale. Ippolito suo figlio venne creato cardinale. Con l’aiuto del Farnese poté dedicarsi agli studi universitari presso le città di Padova, Perugia e Bologna. Pio V dimostrò benevolenza verso la famiglia Aldobrandini, li prese sotto la sua ala protettrice. Ippolito ebbe i titoli di: Prefetto di Castel S. Angelo, avvocato concistoriale, uditore del Camerlengo, nel 1569 uditore di Rota al posto del fratello Giovanni nominato vescovo di Imola e poi Cardinale. La nipote del cardinale Ippolito, Olimpia nata a Roma nel 1567 unica erede dei beni dei genitori Pietro Aldobrandini e Flaminia Ferracci, inquanto suo fratello Pietro venne creato cardinale dallo zio Papa Clemente VIII. Nel 1587 sposò Giovanni Francesco Aldobrandini principe di Meldola e Sarsina. Da questo matrimonio nacquero otto figli: Silvestro diventato cardinale, Margherita sposò Ranuccio Farnese IV duca di Parma e Piacenza, Elena sposò Antonio Carafa della Stadera, Giorgio principe di Meldola e Sarsina (titoli ereditati dal padre), Caterina Lesa sposò Marino Caracciolo, Ippolito cardinale, Pietro duca di Carpineto, Maria sposò Giovanni Paolo Sforza. Poi nel 1467 Olimpia sposò Camillo Pamphili. Con l’estinzione dei Pamphili beni di Margherita, passarono definitivamente ai Borghese. Con l’elezione di Ippolito a Papa, gli Aldobrandini si trasferirono definitivamente a Roma, con il dichiarato nepotismo del Pontefice, ne beneficiarono con vari titoli ecclesiastici. Per riconoscenza aggiunsero al cognome l’appellativo del Papa.
Alberto Chiarugi Read the full article
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