#Torri e amori
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La torre degli Amidei
Torri e amori, delitti e potere a Firenze nel XIII secolo di Salvina Pizzuoli La torre degli Amidei, particolare della facciata In Por Santa Maria si fa notare per la sua altezza sopra le case e la fiera eleganza: è la torre degli Amidei, potente famiglia fiorentina i cui membri erano Capo di Ponte, come lo era la loro torre a difesa della città dalla parte dell’Arno e da una porta, Por…
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Marcia funebre per la morte della Terra
Jules Laforgue
Lento
O solenne corteo dei magnifici soli,
annodate e sciogliete le vaste masse d'oro,
dolcemente, tristemente, al suono
di gravi musiche, molto lentamente
portate il lutto per la sorella che dorme.
I tempi son compiuti! La Terra morta per sempre,
(e nell'ultimo rantolo un singhiozzo tremava),
dentro il nero silenzio di una calma senz'echi
fluttua, solingo enorme relitto alla deriva.
Che sogno! E' dunque vero? Dalla notte rapita
non sei più che una bara, masso tragico e inerte,
e tuttavia ricordati! Oh! l'unica
epopea!...Ma no, dormi, è davvero
finita, dormi per l'eternità.
O solenne corteo dei magnifici soli...
E tuttavia ricorda, Terra, le prime età,
quando lo spleen dei tuoi lunghi giorni cullavano
solo i pantùn del vento e dell'onde il fragore
e il mormorio argentino delle fronde. Ma appare
l'essere impuro! Il fragile ribelle
straccia alla santa Maia i bei veli
e il singhiozzo dei tempi già zampilla
verso i cieli... ma tu dormi, è davvero
finita, dormi per l'eternità.
O solenne corteo dei magnifici soli...
Oh! non potrai scordare la notte medievale
dove nel pauroso rintocco del Dies irae,
la Fame macinava vecchie ossa esumate
per la Peste rabbiosa che ingozzava gli ossari!
E l'ora in cui l'uomo sgomento sotto il cielo
senza speranza, e della Grazia ostinato,
<< Gloria all'Ottimo >> gridava, la sua razza
maledicendolo! Ma dormi, è davvero
finita, dormi per l'eternità.
O solenne corteo dei magnifici soli...
Inni! Altari insanguinati! o buie
cattedrali dalle vetrate dolorose,
incenso misto alle campane. E l'organo
che scatenava i suoi possenti osanna!
Bianchi sperduti monasteri, pallidi
amori claustrali,...questa isterica età
in cui l'uomo, dopo aver tanto dubitato
s'è ritrovato solo, senza giustizia ne Padre,
ruotando per l'ignoto sopra un blocco
effimero. Ma tu dormi, è davvero
finita, dormi per l'eternità.
O solenne corteo dei magnifici soli...
E i roghi! I piombi! La tortura! Le prigioni!
Le torri, i manicomi, i lupanari, vecchia
invenzione! la musica! arti e scienza!
E la guerra che ingrassa la campagna!
Ed il lusso, lo spleen, la carità, l'amore!
E la fame e la sete e l'alcool e diecimila
malattie! Che dramma queste ceneri ormai fredde
han vissuto! Ma tu dormi, è davvero
finita, dormi per l'eternità.
O solenne corteo dei magnifici soli...
Dov'è Sakia, troppo sublime e casto cuore,
che sanguinò per ogni essere e ci disse
la buona Legge, e Gesù triste e dolce
che dubitò della stessa fede di cui
era vissuto e di cui vittima moriva?
Tutti coloro i quali sopra l'atroce enigma
han singhiozzato? e dove sono i loro libri
senza fondo, come la follia?
Oh! Quanti altri oscuri sanguinarono
in silenzio!...ma tu dormi, è davvero
finita, dormi per l'eternità.
O solenne corteo dei magnifici soli...
E più nulla! Veneri di marmo! Vane acqueforti!
esaltata mente di Hegel! Dolci arie
consolatrici! Campanili ricamati
a giorno, d'assidui slanci consumati.
Libri in cui segnò l'uomo inutili vittorie!
Tutto ciò che il furore dei tuoi figli ha creato,
tutto il tuo fango e tutto il tuo splendore
sì breve, o Terra, è ora come un sogno,
un gran sogno. Va, dormi, è per davvero
finita, dormi per l'eternità.
O solenne corteo dei magnifici soli...
Per l'eternità dormi, è conchiuso, puoi credere
che un'incubo soltanto fu questo assurdo dramma,
non sei più che una tomba che deambula a caso
senza nome, nel nero vuoto smemorato.
E' stato un sogno, oh! Sì, non fosti mai! Tutto è solo!
Testimoni nessuno! Nulla vede! Nulla pensa!
Non c'e' altro che il nero, il tempo ed il silenzio...
Dormi, hai solo sognato, dormi eternamente.
O solenne corteo dei magnifici soli,
annodate e sciogliete le vaste masse d'oro,
dolcemente, tristemente, al suono
di gravi musiche, molto lentamente
portate il lutto per la sorella che dorme.
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Andrea Crimi e Simone Di Matteo: un omaggio a Fabrizio De André in Racconto d'inverno Racconto d'inverno, quarta traccia musicale tratta dal discolibro L'amore dietro ogni cosa
Racconto d'inverno, Andrea Crimi – Simone Di Matteo disponibile su tutte le piattaforme, nei migliori digital store e in rotazione radiofonica dal 3 giugno, è l'ultimo dei brani estratti che compongono L'amore dietro ogni cosa, il primo libro al mondo ad essere divenuto un disco. Il progetto è integralmente concepito dall'omonima opera dello scrittore e giornalista Simone Di Matteo. Un'antologia di racconti in continua evoluzione, prima insignita del Premio per la Letteratura Elsa Morante nel 2016 durante l'evento "L'arte dice no alla violenza", poi divenuta nel 2018 uno spettacolo teatrale per la regia di Guido Del Vento e selezionato tra più di 400 drammaturgie in concorso al prestigioso Roma Fringe Festival. Oggi, a distanza di sei anni dalla sua prima pubblicazione su carta, le parole che la compongono tornano a farsi musica omaggiando, con l'uscita di questa canzone che anticipa la raccolta, Fabrizio De André, uno dei più importanti, influenti e innovativi cantautori italiani.
Racconto d'inverno, intreccio tra narrazione e bel canto, è una ballata dai toni medioevali, personale omaggio che L'irriverente scrittore ha voluto rendere al cantastorie genovese per l'affinità del brano con la poetica del Faber. Il testo è scritto dallo stesso Di Matteo che insieme a Simone Pozzati ne ha cucito i versi in canzone, mentre la composizione delle melodie è a cura di Andrea Crimi.
Per la prima volta Simone Di Matteo si cimenta nel canto dividendo con Andrea Crimi l'intera performance, e seppur le due voci restano ben distinte, riescono a dar vita ad un'interpretazione piena di pathos. Simone Di Matteo si fa narratore attraverso dei toni profondi che incidono solchi in chi ascolta, mentre Andrea Crimi accompagna attraverso il suo timbro inconfondibile i ritornelli che riecheggiano nei meandri sconosciuti del cuore.
Racconto d'inverno è la storia di chi fugace al primo sguardo, è illuminato da un sogno che tutto rischiara. Quel che nasce a prima vista necessita di essere vissuto perché di esso ci si possa impadronire. L'atmosfera del passato strizza l'occhio al Dolce Stil Novo e rievoca il tempo dei bardi e trovatori, dove le passioni venivano consumate all'ombra di eroiche intenzioni, e gli amori, passeggeri o arditi, si scambiavano e confondevano facendosi brillanti scintille e tenui incendi.
Dichiara Di Matteo: "È bello aver prestato la mia voce per uno dei brani che più mi rappresentano, ho semplicemente lasciato incisa la mia essenzialità attraverso una narrazione che rimane fedele all'immagine che ho di me stesso".
Sottolinea Crimi: "Quando ho iniziato il lavoro di composizione delle musiche nel mio Home Recording non ho esitato a mettermi alla chitarra: l'introduzione quanto l'intera canzone difatti rievoca le sonorità de la canzone dell'Amore Perduto, Amore che vieni amore che vai e Marinella. L'idea iniziale era basata sul classico duetto, poi in studio abbiamo trovato un equilibro che ha dato quella vena di sincerità che solo la voce dell'autore stesso poteva esprimere".
Il videoclip prodotto da Modo Agency per la regia di Bruno Trombetta è ambientato in Liguria presso il Castello Parodi di San Cipriano, costruito i primi del XX secolo sul sito di una delle antiche torri di avvistamento poste a difesa della Val Polcevera. L'attore Andrea Candeo, volto protagonista dei video ufficiali, questa volta si fa menestrello d'amore inseguendo una giovane cortigiana interpretata da Arianna Roselli, ballerina ed insegnante di waacking. Un semplice pretesto è il lasciapassare per un serrato corteggiamento che porterà i due attraverso una "carola" a mettere in luce i reciproci sentimenti. I costumi medioevali forniti della associazione culturale D&E Animation di Dario Rigliaco, si sposano alla perfezione con la location ed il periodo storico.
Il progetto, su etichetta New Music International, è stato lanciato a febbraio del 2021 con il primo singolo "Anne", seguito nella stessa estate da "Abbi cura di me" e dallo scorso marzo da "Ci vediamo lunedì" brano in feat. con la cantautrice Laura Bono.
L'album "L'amore dietro ogni cosa" ospiterà un altro duetto, l'uscita è prevista in estate e conterrà 13 tracce che ripercorrono in ordine cronologico i capitoli del libro.
Link Videoclip ufficiale
https://www.youtube.com/watch?v=hTmDeHcc8_E
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Andrea Crimi e Simone Di Matteo omaggiano Fabrizio De André in Racconto d'inverno Racconto d'inverno, quarta traccia musicale tratta dal discolibro L'amore dietro ogni cosa
Racconto d'inverno, Andrea Crimi – Simone Di Matteo disponibile su tutte le piattaforme, nei migliori digital store e in rotazione radiofonica dal 3 giugno, è l'ultimo dei brani estratti che compongono L'amore dietro ogni cosa, il primo libro al mondo ad essere divenuto un disco. Il progetto è integralmente concepito dall'omonima opera dello scrittore e giornalista Simone Di Matteo. Un'antologia di racconti in continua evoluzione, prima insignita del Premio per la Letteratura Elsa Morante nel 2016 durante l'evento "L'arte dice no alla violenza", poi divenuta nel 2018 uno spettacolo teatrale per la regia di Guido Del Vento e selezionato tra più di 400 drammaturgie in concorso al prestigioso Roma Fringe Festival. Oggi, a distanza di sei anni dalla sua prima pubblicazione su carta, le parole che la compongono tornano a farsi musica omaggiando, con l'uscita di questa canzone che anticipa la raccolta, Fabrizio De André, uno dei più importanti, influenti e innovativi cantautori italiani.
Racconto d'inverno, intreccio tra narrazione e bel canto, è una ballata dai toni medioevali, personale omaggio che L'irriverente scrittore ha voluto rendere al cantastorie genovese per l'affinità del brano con la poetica del Faber. Il testo è scritto dallo stesso Di Matteo che insieme a Simone Pozzati ne ha cucito i versi in canzone, mentre la composizione delle melodie è a cura di Andrea Crimi.
Per la prima volta Simone Di Matteo si cimenta nel canto dividendo con Andrea Crimi l'intera performance, e seppur le due voci restano ben distinte, riescono a dar vita ad un'interpretazione piena di pathos. Simone Di Matteo si fa narratore attraverso dei toni profondi che incidono solchi in chi ascolta, mentre Andrea Crimi accompagna attraverso il suo timbro inconfondibile i ritornelli che riecheggiano nei meandri sconosciuti del cuore.
Racconto d'inverno è la storia di chi fugace al primo sguardo, è illuminato da un sogno che tutto rischiara. Quel che nasce a prima vista necessita di essere vissuto perché di esso ci si possa impadronire. L'atmosfera del passato strizza l'occhio al Dolce Stil Novo e rievoca il tempo dei bardi e trovatori, dove le passioni venivano consumate all'ombra di eroiche intenzioni, e gli amori, passeggeri o arditi, si scambiavano e confondevano facendosi brillanti scintille e tenui incendi.
Dichiara Di Matteo: "È bello aver prestato la mia voce per uno dei brani che più mi rappresentano, ho semplicemente lasciato incisa la mia essenzialità attraverso una narrazione che rimane fedele all'immagine che ho di me stesso".
Sottolinea Crimi: "Quando ho iniziato il lavoro di composizione delle musiche nel mio Home Recording non ho esitato a mettermi alla chitarra: l'introduzione quanto l'intera canzone difatti rievoca le sonorità de la canzone dell'Amore Perduto, Amore che vieni amore che vai e Marinella. L'idea iniziale era basata sul classico duetto, poi in studio abbiamo trovato un equilibro che ha dato quella vena di sincerità che solo la voce dell'autore stesso poteva esprimere".
Il videoclip prodotto da Modo Agency per la regia di Bruno Trombetta è ambientato in Liguria presso il Castello Parodi di San Cipriano, costruito i primi del XX secolo sul sito di una delle antiche torri di avvistamento poste a difesa della Val Polcevera. L'attore Andrea Candeo, volto protagonista dei video ufficiali, questa volta si fa menestrello d'amore inseguendo una giovane cortigiana interpretata da Arianna Roselli, ballerina ed insegnante di waacking. Un semplice pretesto è il lasciapassare per un serrato corteggiamento che porterà i due attraverso una "carola" a mettere in luce i reciproci sentimenti. I costumi medioevali forniti della associazione culturale D&E Animation di Dario Rigliaco, si sposano alla perfezione con la location ed il periodo storico.
Il progetto, su etichetta New Music International, è stato lanciato a febbraio del 2021 con il primo singolo "Anne", seguito nella stessa estate da "Abbi cura di me" e dallo scorso marzo da "Ci vediamo lunedì" brano in feat. con la cantautrice Laura Bono.
L'album "L'amore dietro ogni cosa" ospiterà un altro duetto, l'uscita è prevista in estate e conterrà 13 tracce che ripercorrono in ordine cronologico i capitoli del libro.
Link Videoclip ufficiale
https://www.youtube.com/watch?v=hTmDeHcc8_E
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Andrea Crimi e Simone Di Matteo: un omaggio a Fabrizio De André in Racconto d'inverno
Racconto d'inverno, quarta traccia musicale tratta dal discolibro L'amore dietro ogni cosa
Racconto d'inverno, Andrea Crimi – Simone Di Matteo disponibile su tutte le piattaforme, nei migliori digital store e in rotazione radiofonica dal 3 giugno, è l'ultimo dei brani estratti che compongono L'amore dietro ogni cosa, il primo libro al mondo ad essere divenuto un disco. Il progetto è integralmente concepito dall'omonima opera dello scrittore e giornalista Simone Di Matteo. Un'antologia di racconti in continua evoluzione, prima insignita del Premio per la Letteratura Elsa Morante nel 2016 durante l'evento "L'arte dice no alla violenza", poi divenuta nel 2018 uno spettacolo teatrale per la regia di Guido Del Vento e selezionato tra più di 400 drammaturgie in concorso al prestigioso Roma Fringe Festival. Oggi, a distanza di sei anni dalla sua prima pubblicazione su carta, le parole che la compongono tornano a farsi musica omaggiando, con l'uscita di questa canzone che anticipa la raccolta, Fabrizio De André, uno dei più importanti, influenti e innovativi cantautori italiani.
Racconto d'inverno, intreccio tra narrazione e bel canto, è una ballata dai toni medioevali, personale omaggio che L'irriverente scrittore ha voluto rendere al cantastorie genovese per l'affinità del brano con la poetica del Faber. Il testo è scritto dallo stesso Di Matteo che insieme a Simone Pozzati ne ha cucito i versi in canzone, mentre la composizione delle melodie è a cura di Andrea Crimi.
Per la prima volta Simone Di Matteo si cimenta nel canto dividendo con Andrea Crimi l'intera performance, e seppur le due voci restano ben distinte, riescono a dar vita ad un'interpretazione piena di pathos. Simone Di Matteo si fa narratore attraverso dei toni profondi che incidono solchi in chi ascolta, mentre Andrea Crimi accompagna attraverso il suo timbro inconfondibile i ritornelli che riecheggiano nei meandri sconosciuti del cuore.
Racconto d'inverno è la storia di chi fugace al primo sguardo, è illuminato da un sogno che tutto rischiara. Quel che nasce a prima vista necessita di essere vissuto perché di esso ci si possa impadronire. L'atmosfera del passato strizza l'occhio al Dolce Stil Novo e rievoca il tempo dei bardi e trovatori, dove le passioni venivano consumate all'ombra di eroiche intenzioni, e gli amori, passeggeri o arditi, si scambiavano e confondevano facendosi brillanti scintille e tenui incendi.
Dichiara Di Matteo: "È bello aver prestato la mia voce per uno dei brani che più mi rappresentano, ho semplicemente lasciato incisa la mia essenzialità attraverso una narrazione che rimane fedele all'immagine che ho di me stesso".
Sottolinea Crimi: "Quando ho iniziato il lavoro di composizione delle musiche nel mio Home Recording non ho esitato a mettermi alla chitarra: l'introduzione quanto l'intera canzone difatti rievoca le sonorità de la canzone dell'Amore Perduto, Amore che vieni amore che vai e Marinella. L'idea iniziale era basata sul classico duetto, poi in studio abbiamo trovato un equilibro che ha dato quella vena di sincerità che solo la voce dell'autore stesso poteva esprimere".
Il videoclip prodotto da Modo Agency per la regia di Bruno Trombetta è ambientato in Liguria presso il Castello Parodi di San Cipriano, costruito i primi del XX secolo sul sito di una delle antiche torri di avvistamento poste a difesa della Val Polcevera. L'attore Andrea Candeo, volto protagonista dei video ufficiali, questa volta si fa menestrello d'amore inseguendo una giovane cortigiana interpretata da Arianna Roselli, ballerina ed insegnante di waacking. Un semplice pretesto è il lasciapassare per un serrato corteggiamento che porterà i due attraverso una "carola" a mettere in luce i reciproci sentimenti. I costumi medioevali forniti della associazione culturale D&E Animation di Dario Rigliaco, si sposano alla perfezione con la location ed il periodo storico.
Il progetto, su etichetta New Music International, è stato lanciato a febbraio del 2021 con il primo singolo "Anne", seguito nella stessa estate da "Abbi cura di me" e dallo scorso marzo da "Ci vediamo lunedì" brano in feat. con la cantautrice Laura Bono.
L'album "L'amore dietro ogni cosa" ospiterà un altro duetto, l'uscita è prevista in estate e conterrà 13 tracce che ripercorrono in ordine cronologico i capitoli del libro.
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Ti chiamerò, ti supplicherò
Hai tu un cuore? La leggenda vuole che tu non l’abbia. Al vedermi, che per te mi consumo d’amore, tutti mi dicono: «Ah, pazza, mangiata dalle streghe, rosa dalle fole, soldato d’imprese disperate, marinaio senza veli né remi, dove t’avventuri? in quali deserti di sabbia, dietro Morgane, e fuochi fatui, e larve canzonatrici tu vuoi spegnere la tua sete nella solitaria morte! Ah, chi ti gettò questa rete, povero pesciolino?» Così dice la gente; ma lasciamo che dica! A chi di te mi sparla, nemica io mi giurai. Per te, mio santo capriccio, volto divino, senz’armi e senza bussola sono partita. Non v’è riposo alla speranza mai. A difficili amori io nacqui.
Come una rosa in un giardino d’Africa o d’Asia assai lontano, come una bandiera alzata in cima a una nave pirata, come uno scudo d’argento appeso in un barbaro tempio, difficile splende il tuo cuore il tuo frivolo, indolente cuore, l’eroico, femmineo tuo cuore. il tuo regale, intatto cuore, il cuore dell’amore mio. Io credo nel tuo cuore!
Le caverne terrestri son tutte una gioielleria. Funerea primavera per le mie feste vanesie, l’ametista viola e l’agata lunare e i diamanti simili a rose cangianti e il topazio vetrino, il topazio d’oro. Hanno i cristalli aloni e code di fuoco, mille comete e lune per la mia notte. M’offron conchiglie i golfi, e giochi oceanici, e il cielo boreale riposi e meditazioni. Dolcezze ha l’aranceto, come salive d’amore, e l’Asia graziose belve, mie tenere schiave. Le Maestà dei re conversazioni m’accordano, e al mio comando s’accendono circhi e teatri. Ma alla conquista io partii d’un frutto aspro. Il tuo cuore: altro frutto non voglio mordere. Non voglio i doni terrestri, al mio potere mi nego. Il solo mio volere è questa impresa! Alla conquista d’un frutto amaro andai. Le cose amare sono le più care.
Segreta, lo so, è la stanza del prezioso cuore ch’io cerco. Lungo e incerto il viaggio fino al nido di questa civetta-fenice. Inesperta son io, compagno né guida non ho, ma giungerò alla camera felice del mio bell’idolo. Addio, dunque, parenti, amici, addio!
Prima bisogna guadare il lago stagnante della paura, e i Grandi Orgogli oltrepassare, fastosa catena di rupi. Snidare bisogna l’invidia che s’imbosca e i mostri di gelosia mettere in fuga, (ah, San Michele e San Giorgio, datemi il vostro scudo!) per notti occhiute, selve purpuree, dove incontrare potrò centauri e ippogrifi, e bere il magico sangue dei narcisi. Si levan poi le triplici mura di Sodoma intorno a campo straniero dalle sette torri merlate. Incantare dovrò i guardiani, riscattare le spose comprate, e a lungo errerò per corti e fughe di scale, fra un popolo d’echi e d’inganni fino alla cara porta, che reca la scritta crudele: Indietro, o pellegrina. Non riceve.
Ah, fossi alato usignolo, foss’io centaura, ah, sirena foss’io, foss’io Medoro o Niso, che forse a te più amico sarebbe il nome mio, grazioso cuore! Invece, Lisa è il mio nome, nacque nell’ora amara del meriggio, nel segno del Leone, un giorno di festa cristiana. Fui semplice ragazza, madrina a me fu una gatta, e alla conquista partii d’un dolce cuore. Or che mi presentai, siimi cortese, o amore. Di che temi, o selvatico? d’esser preso al laccio? Ah, no, dell’amara pampa la figlia io non sono. D’esser trafitto? Io non ho coltello, né pungiglione. Né son io sbirra, per gettarti in carcere, né fata, per averti compagno notte e giorno, mutato in corvo, dentro gabbietta d’oro.
Ah, dall’impresa non giudicarmi eroe! Leggera è la mia mente più del fuoco, più che un riccio dei tuoi fulvi capelli. Per la mia pena, per il tuo vinto amore, con te soltanto un poco giocare io voglio come una foglia scherza con l’ombra e il sole, o una ragazza col suo gatto rosso.
E poi ti dirò addio.
Tu dirai: Lisa! supplicherai: Lisa! Ah, Lisa! Lisa! chiamerai. Ma io ti dirò addio.
Elsa Morante
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I guardiani del mare si raccontano e i più belli sono nel Salento (I parte)
di Cristina Manzo
Ora erano molto vicini al Faro. Eccolo che si stagliava, nudo e dritto,
abbagliante di bianco e nero, e si vedevano le onde rompersi in schegge
bianche come vetro infranto contro gli scogli. Si vedevano le venature e le
spaccature degli scogli. Si vedevano chiaramente le finestre; un tocco di
bianco su una di esse, e un ciuffo di verde sullo scoglio. Un uomo era uscito
e li aveva guardati con il cannocchiale ed era rientrato. Ecco com’era,
pensò James, il Faro che per tutti quegli anni avevano visto attraverso la baia; era
una torre nuda su una roccia deserta.
(Virginia Woolf, Gita al faro)
Faro dello scoglio Mangiabarche, Isola di Sant’Antioco, Carbonia-Iglesias https://www.repubblica.it/viaggi/2018/08/30/news/tra_fari_e_lanterne_le_sentinelle_del_mare_piu_importanti_d_italia-205243146/
I fari, luoghi che nei romanzi appaiono set di misteri e di amori, i fari che imponenti si ergono a guardia dei mari resistendo anche alle peggiori mareggiate, hanno catturato, da sempre, l’immaginario collettivo. È così romantico guardare dal basso un faro arroccato che si affaccia sul mare. Solletica l’idea di poterlo visitare arrampicandosi su centinaia di gradini per ammirare, una volta in cima un panorama mozzafiato che si perde nell’orizzonte mescolando mare e cielo. Ma, proviamo a immaginarci suoi guardiani in una notte di burrasca con le onde che arrivano fin sopra la cabina dove trova ricovero la sua luce, quando bisognava comunque arrampicarsi su una altissima scala fin lassù, per alimentare il combustibile che la teneva accesa, quando dalla capacità di farlo dipendevano le vite di tante persone disperse in mezzo a quella burrasca.
I grandi guardiani del mare erano luce di speranza nel buio e nella tempesta per migliaia di pescatori che, con i loro pescherecci, cercavano la via sicura dell’approdo per fare ritorno a casa. Hanno storie antichissime e tutte importanti, come importanti e passionali sono le storie di coloro che li hanno abitati, assumendosi l’impegno di guardiani dei fari; perché se non possedevi la forza per affrontare il mare gigante, infinito, e i suoi misteri, la voglia di sfidarlo, il senso d’avventura e la generosità per il prossimo, non potevi riuscire a dedicargli la vita, con amore, senso di dovere e grande responsabilità.
Ora essi sono in disuso, molti sono diventati patrimonio artistico e culturale da custodire ma, anticamente, era a loro e ai loro guardiani che era affidata la salvezza dei naufraghi ed anche dei villaggi. In caso di attacchi dal mare, infatti, fungevano da torri costiere, ed erano i guardiani, sentinelle nell’avamposto, i primi a poter dare l’allarme. All’inizio essi erano dei semplici falò, delle torce tenute accese per fare segnali, in prossimità delle zone di sbarco.
Ci sono testimonianze che risalgono molto indietro nel tempo, a raccontare il loro mito: nella visione di Virginia Woolf descritta nel romanzo del 1927,“Gita al Faro”: «Il Faro era allora una torre argentea, nebulosa, con un occhio giallo che si apriva all’improvviso e dolcemente la sera”. Omero nel XIX libro dell’Iliade ( parliamo dell’VIII secolo a.C.) paragona lo sfavillio dello scudo del grande Achille ad “uno di quei fuochi che dalle alture rendono sicura la via ai naviganti”.
Diventano un vero mito con antichi autori, come Ovidio che nelle Eroidi, una raccolta costituita da 21 lettere d’amore o di dolore, in distici elegiaci, che si immaginano essere scritte da famose eroine ai loro mariti o innamorati, racconta la storia di Ero, la sacerdotessa di Afrodite e di Leandro, il suo amante segreto, che per vederla attraversa a nuoto, ogni notte, l’Ellesponto guidato dalla fiaccola che lei, tra le mani, regge per illuminargli la via. Ma, la storia vuole che una notte il vento spenga la fiamma e Leandro, senza più la sua guida luminosa, si perde tra i flutti del mare dove Ero, disperata si tuffa seguendolo nella triste sorte.
Quando nel 1200 i Fenici, arrivati nel Mediterraneo, hanno l’esigenza di incrementare il commercio per mare, nasce il bisogno di protrarre i tempi della navigazione anche durante la notte, così si improvvisa, sulle coste, la costruzione di impalcature a torre dove posizionare delle ceste in cui accendere i falò, con uomini di guardia per alimentare sempre il fuoco.
I primi due mirabili fari dell’antichità nascono nel 300 a.C., uno è il Colosso di Rodi, una gigantesca statua alta trentadue metri situata all’ingresso del porto di Mandraki, il dio Helios, (protettore di Rodi) che recava nella mano destra un faro, costruito da Carete di Lindo in un lasso di tempo di dodici anni ( già il suo maestro Lisippo aveva costruito una statua di Zeus nell’antica agorà di Taranto famosa per la sua altezza di quaranta cubiti, diciotto metri), e per sessantasette anni, prima di venire distrutta da un terremoto restò a guardia dell’isola.
(Quando si va a Rodi, così come ho fatto io, è decisamente il primo luogo che sei portato a voler visitare. La guida mi condusse su un altopiano da dove si poteva vedere l’imboccatura del porto indicandomi il punto in cui sorgevano gli alti pilastri di marmo profondi quindici metri, dove i piedi del gigante erano poggiati, e lì mi insegnò a ballare il sirtaki).
Il secondo è il Faro di Alessandria che rimase funzionante sino al IX secolo, poi distrutto anch’esso dai terremoti. La sua costruzione fu voluta da un mercante greco di nome Sostrato di Cnido, per aumentare la sicurezza del traffico marittimo, in entrata e in uscita, reso pericoloso per la presenza di banchi di sabbia all’ingresso del porto di Alessandria. Venne costruito proprio sull’isola di Pharos, all’imboccatura del porto ed è da lì che si origina il suo nome. Era costituito da un alto basamento quadrangolare, che ospitava le stanze degli addetti e le rampe per il trasporto del combustibile. Ad esso si sovrapponeva una torre ottagonale e poi una costruzione cilindrica sovrastata da una statua di Zeus sostituita, in seguito, da quella di Helios. La costruzione del faro consentiva di segnalare la posizione del porto alle navi di giorno, con l’uso di speciali specchi di bronzo lucidato che riflettevano la luce del sole fino al largo e, di notte, con l’accensione di fuochi. Si stima che la torre fosse alta 134 metri e poteva essere visto a 48 km di distanza, praticamente il primo grattacielo della storia. Vista la sua utilità se ne cominciarono a costruire in molti altri luoghi del Mediterraneo.
Faro di Alessandria d’Egitto https://www.studiarapido.it/faro-di-alessandria-primo-faro-della-storia/
Colosso di Rodi, porto di Mandraki https://www.saggiasibilla.com/2019/01/28/le-sette-meraviglie-il-colosso-di-rodi/
In seguito, anche i Romani diffonderanno in tutte le loro conquiste imperiali la costruzione di queste torri di pietra con in cima il fuoco. Torri che possiederanno, vicino ai porti, anche le quattro Signorie delle Repubbliche marinare, in Italia. Dopo il crollo dell’impero romano, invece, saranno i campanili dei monasteri costruiti in cima alle rocche a svolgere questa funzione, soprattutto al nord Europa. Durante il rinascimento e l’epoca barocca vedono la nascita in Francia o in Inghilterra, all’ingresso della Manica, fari stupendi paragonabili a castelli, situati in mezzo al mare ma, tuttavia, poco funzionali. Tra la fine del 1700 e il 1800 i fari assumeranno, infine, la connotazione che noi conosciamo. Il Faro di New York, donato dalla Francia agli Stati Uniti, e conosciuto da tutti come la famosa Statua della Libertà, è stato a tutti gli effetti il faro degli Stati Uniti, gestito dal servizio fari americano, in funzione sino al 1902 ed il primo ad essere elettrificato, alla fine del 1800. Prima del petrolio e poi dell’elettricità le sostanze usate per alimentare i fuochi dei fari sono state svariate: legna, carbone, candele di spermaceti, (la materia grassa che si trova all’interno del cranio dei capodogli che bruciando non fa fumo) e olio di balena e di oliva, a seconda delle latitudini. Si può assolutamente dire che, in tutto il mondo, non esistono due fari uguali. Ognuno possiede le sue peculiari caratteristiche, ognuno custodisce delle diversità, il numero dei suoi gradini per arrivare alla luce, una storia, un segreto, ogni faro è “il faro” del suo pezzo di mare e di mondo. Il loro aspetto esteriore serve a riconoscerli da lontano di giorno, mentre di notte la loro luce invierà segnali sempre differenti uno dall’altro, luce – eclisse, eclisse – luce, con una frequenza che servirà a far riconoscere la struttura nel buio. Su tutti i portolani, i libri che si portano a bordo e che indicano tutto sulle coste e sui loro pericoli, ogni faro viene indicato con la sua particolare luce. Nella penisola italiana, dove la costa si sviluppa per una lunghezza di 7458 km circa, vi sono dei fari bellissimi con bellissime storie, fari che sono diventati luoghi da visitare e mete turistiche molto ricercate. Il faro più antico conosciuto è il Fanale dei Pisani, nella città di Livorno, costruito nel 1302 dopo che il porto pisano alla foce dell’Arno si era insabbiato. Questo faro ha una storia drammatica poiché venne distrutto durante la ritirata dei tedeschi nel 1944 per poi essere ricostruito su volontà dei livornesi e inaugurato nel 1956. Per la sua ricostruzione sono stati utilizzati sia i materiali originali recuperati sia i conci della Verruca, materiali estratti dalla cava di San Giuliano da dove provenivano anche le pietre usate nella sua prima costruzione sulla base dei progetti dell’architetto Giovanni di Nicola Pisano che lo aveva costruito nel modello originale. Questo faro, sulla cui cima si recava Galileo Galilei per le sue osservazioni, era stato cantato da Dante Aligheri e da Francesco Petrarca nelle loro poesie. Il faro, alto 52 metri, ha un’ottica rotante che emette 4 lampi ogni 20 secondi ed ha una portata di 24 miglia marine (1). Il sito di Hundredrooms ha stilato la lista dei sedici fari più belli della penisola tra cui vi sono: – Faro della Vittoria – Trieste, Friuli Venezia Giulia – Faro di Capel Rosso – Isola del Giglio (Grosseto), Toscana – Fanale di Livorno – ( di cui abbiammo accennato), Livorno, Toscana – Faro di Ponza o Faro della Guardia – Isola di Ponza (Latina), Lazio – Faro di Punta Carena – Isola di Capri (Napoli), Campania – Faro del Porto di Ischia – Isola d’Ischia (Napoli), Campania – Faro di Genova, Liguria – Faro di Camogli, (Genova), Liguria – Faro dello Scoglio di Mangiabarche – Isola di Sant’Antioco, Sardegna – Faro di Capo Spartivento – Chia, Sardegna – Lanterna del Montorsoli – Messina, Sicilia – Faro di San Vito Lo Capo – Trapani, Sicilia – Faro di Strombolicchio – Isole Eolie (Messina), Sicilia (2). Ma, la regione che in assoluto vanta le location più ricche di fascino, nonché quelle più ricercate dai turisti è la Puglia, con il Faro di Vieste, che sorge sullo scoglio di Sant’Eufemia, in provincia di Foggia, con il faro di San Vito a Taranto e, di San Cataldo, a Lecce, di Punta Palascia a Otranto, di Santa Maria di Leuca, di Torre San Giovanni, a Ugento, dell’isola di Sant’Andrea a Gallipoli, di Porto Cesareo, che fanno tutti parte del Salento.
Faro di Torre San Giovanni, Ugento https://www.viaggiareinpuglia.it/at/4/castellotorre/5546/it/Faro-di-Torre-San-Giovanni-158-(LE)
Note
Cfr. I fari di Ana Maria Lilla Mariotti, https://www.ilmondodeifari.com/index.htm
2. https://www.salento.com/2019/10/12/i-fari-piu-belli-d-italia/
(continua)
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Sono accadute molte cose qui,19 anni della mia vita passati sotto queste due torri,le paure i sogni,persone che sono arrivate,che se ne sono andate e che sono rimaste. I primi amori,le prime liti,delusioni. Le risate e i pianti. Ogni giorno mi fermo a guardarle e ripenso a tutto quello che ho vissuto. La mia Bologna,le mie origini,la mia vita. ❤️
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Castelli di sabbia
Friabili sono i miei sogni,
quando li modello
su desideri liquidi,
adattandoli al contesto.
In questa terra nuda,
svestita dalle folle,
immergo mani e piedi.
Traccio un solco,
edifico alte mura,
tra torri merlate.
Se guardi meglio,
dentro c’è vita:
organizzo un ballo,
smaschero intrighi,
copro amori clandestini,
sbircio in cucine fumanti.
Io sono il…
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PESARO – “Un viaggio nelle Marche, non frettoloso, porta a vedere meraviglie”, scriveva il grande scrittore Guido Piovene, e di tempo, tra le festività di Pasqua, il ponte del 25 aprile e il primo maggio ce n’è per godere appieno di una regione dalla bellezza infinita.
Di meraviglie è ricchissima la provincia di Pesaro Urbino dove si snoda l’Itinerario della Bellezza, il progetto ideato dalla Confcommercio Marche Nord con il direttore Amerigo Varotti, per valorizzare e promuovere l’immenso patrimonio artistico, storico, ambientale ed enogastronomico.
Ne fanno parte otto ‘perle’: Urbino, Pesaro, Gradara, Pergola, Sant’Angelo in Vado, Fossombrone, Mondavio, Colli al Metauro. Siete pronti per immergervi in tanta bellezza? L’idea giusta per una vacanza, una gita, la proposta originale per trascorrere il periodo di Pasqua e i ponti imminenti. Musei aperti, mostre, raduni camper, tradizioni, enogastronomia, attività per bambini: è ricchissimo e variegato il ‘menù’ dell’Itinerario della Bellezza.
Arte, storia, cultura, tipicità lungo l’itinerario che ha città Unesco, borghi tra i più belli d’Italia, mare, dolci colline, borghi, e città medievali, rocche e castelli aree archeologiche, musei, pinacoteche e teatri storici, ma anche un ambiente incontaminato dove scoprire i paesaggi ‘rinascimentali’ dipinti da Piero della Francesca e da Leonardo Da Vinci nella ‘Gioconda’.
Una terra che vanta Urbino, patrimonio dell’Umanità per l’Unesco e città natale di Raffaello; Pesaro, città creativa della musica Unesco e patria di Rossini; scoperte archeologiche tra le più sensazionali del secolo scorso, come i Bronzi dorati di Pergola e la romana Domus del Mito di Sant’Angelo in Vado.
Il territorio dei Borghi più belli d’Italia, dalle città medievali di Gradara, Borgo dei Borghi 2018, con la sua rocca in cui si consumò la storia d’amore di Paolo e Francesca, a Mondavio, con la rocca roveresca di Giorgio Martini, fino a Pergola, conosciuta anche come ‘Pergoletta Santa’ per le tante stupende chiese che spiccano nel centro storico; di Forum Sempronii, l’attuale Fossombrone, culla di storia, arte, cultura e natura; Colli al Metauro, microcosmo fatto di rocche e borghi murati, palazzi e campagne riccamente coltivate.
PASQUA, 25 APRILE, 1 MAGGIO
Ad Urbino, raccontata magistralmente qualche giorno fa da Alberto Angela nel programma Meraviglie, La Penisola dei Tesori, la visita non può che partire dal monumentale Palazzo Ducale di Urbino. Il piano nobile oggi ospita la Galleria Nazionale delle Marche. A pochi passi dal Palazzo la Casa Natale di Raffaello con opere originali del grande pittore urbinate. E poi i luoghi di fede e arte: l’oratorio di San Giovanni e l’oratorio di San Giuseppe, entrambi culla di capolavori artistici ancora oggi custoditi al loro interno.
La Pasqua 2019 a Urbino sarà all’insegna della narrazione, del coinvolgimento “immersivo”, della scoperta di luoghi di culto che contengono un grande patrimonio, spesso poco conosciuto. Dal 20 al 25 aprile si propone al pubblico una visita del tutto speciale ad alcuni luoghi della città. Sinagoga, chiese e oratori inseriti nel percorso di visita saranno “raccontati”. Al loro interno, gli attori del Centro Teatrale faranno delle letture in grado di far entrare i presenti in sintonia con il contesto in cui si trovano.
Intanto, in alcuni punti del centro storico gli “artisti – artigiani” della Associazione ArtigianArte proporranno esposizioni e laboratori. Anche in questo caso, il visitatore potrà interagire con gli artisti, avvicinandosi alle tecniche che consentono la realizzazione degli oggetti che i componenti di ArtigianArte creano. Maggiori info: pagina Facebook Città di Urbino. Fino al 10 maggio, da non perdere ‘Nel segno di Leonardo.
Percorsi interattivi dal Rinascimento alle onde gravitazionali’: nell’anno in cui si celebra il cinquecentenario dalla morte di Leonardo da Vinci (1519 – 2019), la Galleria Nazionale delle Marche | Palazzo Ducale di Urbino, promuove uno spettacolare percorso espositivo didattico – sperimentale che prende spunto dagli studi che l’artista-scienziato toscano effettuò durante il suo soggiorno a Urbino al seguito del Valentino, nell’estate del 1502.
A Gradara ci si immerge in un’atmosfera romantica Quando si varca la porta dell’orologio, ingresso principale al Castello, sembra che le lancette dei due grandi quadranti posti in cima alla torre comincino a ruotare all’indietro, catapultando nel passato. La maestosa rocca che domina la città è circondata da un piccolo borgo medievale e da una doppia cinta muraria.
Uno spettacolo che merita di essere ammirato con le visite guidate nel castello “Le Signorie tra Torri, Grotte e Castello” dal 18 aprile al 5 maggio. Il Castello di Gradara ha ospitato nobili Dame e prodi Cavalieri, è stato strenuo baluardo di difesa di Sigismondo Pandolfo Malatesta contro il Duca di Urbino, Signore del Montefeltro. Il Castello di Gradara ha ospitato nobili Amori, come quello celeberrimo tra Paolo e Francesca e quello – meno noto ma altrettanto intenso – tra Lucrezia Borgia e Giovanni Sforza. Per rivivere le vicende dei Signori che hanno dato forma al Castello: da una fortificazione prettamente difensiva fino ad arrivare ad una dimora gentilizia.
INFORMAZIONI: • nei giorni festivi e prefestivi partenza alle 10.30 – alle 11.30 – alle 14.30 – alle 16.00 • il giorno di Pasqua, Pasquetta, 1 maggio – partenza ogni 30′ a partire dalle ore 9.00 • durata della visita 45′ circa
PRENOTAZIONI: tel.0541 964115; cell. 340 1436396; [email protected]
“Avventure ‘bestiali’ al Castello del regno fiorito’: a Gradara ogni anno, con l’arrivo della primavera sbocciano fiori e fiabe! Sono storie speciali, popolate da improbabili cavalieri, principesse capricciose, dame un po’ sbadate e da tante bestie, bestione, bestioline e bestiacce! Se state pensando a dove andare, cosa fare con i bambini durante le festività pasquali e il 25 aprile: questa è la proposta che fa per voi! Info e prenotazioni: Gradara Innova tel. 0541.964673 –331.1520659.
Vivi la Pasqua e le feste del 25 aprile e 1 maggio con l’arte e la cultura a Pesaro. Da venerdì 19 aprile a mercoledì 1 maggio le sedi museali si possono visitare nei seguenti orari, con apertura festiva a Pasqua, Pasquetta, 25 aprile e 1 maggio.
PALAZZO MOSCA – MUSEI CIVICI e CASA ROSSINI tutti i giorni h 10-13/15.30-18.30 DOMUS – DI VIA DELL’ABBONDANZA sabato, domenica e festivi h 10.30-12.30/15.30-17.30 Ingresso con Biglietto unico Pesaro Musei
AREA ARCHEOLOGICA E ANTIQUARIUM DI COLOMBARONE sabato, domenica e festivi h 10-13/15.30-18.30 Ingresso vedi info
CENTRO ARTI VISIVE PESCHERIA venerdì, sabato, domenica e festivi h 16-19 da visitare la mostra FABIO BARILE e DOMINGO MILELLA: Le forme del tempo. Un dialogo per immagini Ingresso con Card Pesaro Cult
MUSEO OFFICINE BENELLI da lunedì a sabato h 9-12.30/16.30-19, festivi h 16.30-19 Ingresso con Card Pesaro Cult
PLANETARIO DIGITALE venerdì h 15-19, sabato e domenica e festivi h 11-13/15-19 Ingresso vedi info
SINAGOGA domenica 14 aprile h 10-13 / Ingresso libero (apertura della Stradomenica anticipata, il 21 aprile la Sinagoga resta chiusa in occasione della Pasqua ebraica – Pesah)
Info T 0721 387541 [email protected]
Pergola spalanca le porte del suo Museo dei Bronzi dorati, ancor più coinvolgente ed affascinante dopo i lavori ideati e diretti da Paco Lanciano, consulente di Piero Angela, di Quark e Superquark, ha realizzato, fra l’altro, l’allestimento delle Domus Romane di Palazzo Valentini, del Foro di Augusto e di Cesare ai Fori Imperiali. Aperta la nuova sala immersiva dei Bronzi dorati.
L’Oro di Pergola ancor più coinvolgente e affascinante grazie alle più moderne tecnologie. Un grande progetto per presentare in modo nuovo, originale e assolutamente suggestivo l’unico gruppo in bronzo dorato giunto dall’età romana sino ai giorni nostri, con la partecipazione del visitatore in un percorso organizzato come racconto. Modernissime tecnologie per esaltare i 9 quintali di bronzo e oro magistralmente forgiati duemila anni fa.
Innovative applicazioni illuminotecniche presenti nei più grandi musei, proiezione di un filmato a supporto dell’installazione multimediale per creare un ambiente immersivo: un risultato e un effetto straordinari. Info: Pagine Facebook Museo dei Bronzi dorati di Pergola – Punto Iat Pergola
E per chi ama il turismo in libertà, dal 19 al 22 il raduno camper con una ricca proposta: prolocopergola.it.
A Saltara di Colli al Metauro, tappa obbligata alla Villa del Balì, sede dell’omonimo Museo della scienza, con planetario e osservatorio. Il Museo del Balì è un moderno science-center ospitato in una stupenda villa Settecentesca. Attraverso una quarantina di postazioni interattive il museo offre la possibilità di sperimentare in prima persona la fisica della nostra vita quotidiana, avvicinandosi in maniera divertente alla scienza.
Il lunedì di Pasqua, 25 aprile e primo maggio ‘Primavera scientifica’ per giornate indimenticabili. Dalle 10:30 alle 19:30 orario no-stop con tante attività divertenti legate alla scienza. Osservazione del sole ai telescopi dell’Osservatorio del Balì, giochi scientifici, spettacoli per grandi numeri e visione del cielo al planetario! Info: museodelbali.it.
A Mondavio, la Pasquetta sarà animata dal gruppo storico. Il 25 aprile e primo maggio con il biglietto della splendida Rocca Roveresca si visita anche il teatro Apollo. Maggiori info: Mondavio Turismo Iat.
Salendo a Sant’Angelo in Vado, sabato 20 spazio a ‘La colazione di Pasqua’: nei ristoranti menù tipici della colazione di Pasqua; mercatino di Pasqua con prodotti tipici locali in collaborazione con Copagri Marche; animazione e musica. Info: Ufficio turistico Sant’Angelo in Vado
A Fossombrone, domenica 28 aprile, da non perdete l’occasione di visitare il Parco e il Museo archeologico. Un viaggio alla scoperta dell’antica città romana “Forum Sempronii”, passeggiando sul tracciato delle vie cittadine. Il percorso terminerà all’interno del Museo archeologico dove si potrà ammirare il suggestivo mosaico ritrovato nella domus forsempronese e tantissimi altri oggetti dell’epoca. Per info & prenotazioni: 340 8245162 / 0721 723263, IAT Fossombrone.
Informazioni: ascompesaro.it – lemarchediurbino.it
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HOLA IGERS‼️ Abbronzate, tutte chiazze, pellirosse un po' paonazze... Sotto il sole, sotto il sole di Riccione...ma anche di Gallipoli, Ibiza, Grecia... Estate tempo di jingle, storielle con bagnini, con turiste... Luoghi fantasticati tutto l'anno, selfie, esotici cibi, nuovi amori e limonate cha cha cha... Ovunque voi siate, in vacanza o nella nostra città, vi auguriamo un frizzante, speciale sabato! 😎✌🏻 _______________________________ Quante Torri, Bologna, desueti scorci attraverso finestre a casa di amici _________________________________ http://ift.tt/2uRGnCw
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Spero che parta. Dovrà partire. Perché è giusto, è vero, ma soprattutto è bello. Perché mi sembra un pensiero astratto quello che dice della ricchezza culturale delle nostre campagne, delle loro tradizioni, e dimentica la vita. Dimentica che ogni persona dovrebbe cercare la bellezza, il rapporto, la sfida. Senza confini. Senza limiti. Senza sensi di colpa. Una signora anziana mi ha detto una volta, nella piazza di un paesino abruzzese, che solo l' lei si trovava a casa. Poteva salutare chi incontrava. Era salutata. Poteva ricordarsi dell'infanzia sui viottoli di campagna. Poi ho scoperto, però, che l'anziana signora ha vissuto cinquant'anni a New York. E' andata via, diciottenne. Portandosi dietro quel calore, quella semplicità. Quel parlare immediato del suo piccolo paesino di torri. Ma è andata via. A cercare. Per il giusto, per il vero, ma soprattutto per il bello. Come ha detto il poeta, reinventando Don Chisciotte. Allora spero che la ragazza col vestito corto prenda il treno. E sia triste nell'andare via. Nel guardare dal finestrino il paesaggio farsi sempre meno familiare. Nel vedere scomparire i muri conosciuti. Sarà triste, ma tra le lacrime calde realizzerà quello che è stato. La sua infanzia tra i campi. Gli amori segreti dietro la chiesa. Sentirà un calore dolce e potrà scendere alla stazione della grande città. Con un po' di timore, certo. Ma cercando sempre la bellezza, senza compromessi.
AI
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#amoridicittà Ispirato da alcuni versi di una bellissima poesia di Dante Fazzini, "Sogno di Piazza", ho scritto questa canzone che dedico a tutti gli innamorati. "Amori di città " "Al centro c'è del Popolo la Piazza Arrivi e la bellezza t'innamora Pietra di luce, t'acceca e t'imbarazza La sera poi la brezza ti accarezza". Dentro le rue, per arrivare in Piazza, Risuonano i tuoi passi sul selciato Sotto le logge c'è un uomo innamorato Che aspetta la sua donna che non c'è. Le chiese poi, le torri e i campanili Che fanno a gara a stuzzicare il cielo Cammini sopra il ponte e il fiume sembra nero Se aspetti l'alba, si colorerà. Poco lontano, ancora un'altra Piazza Grande, con le fontane e in fondo il Duomo Cavalli mitologici, dissetano i turisti E gli studenti usciti dalla scuola. Se fai due passi, trovi anche il Mercato Tra gli archi, in mezzo a un chiostro francescano Colori, erbe e fiori, profumo di lavanda Dove forse tua madre passava qualche volta. Un po' più in alto, sopra un colle antico, Nascosti in labirinti di stradine, Ragazzi e ragazzine e spose senza età Hanno intrecciato storie e Amori di città. Ma al centro poi, c'è sempre la tua Piazza Arrivi e la bellezza t'innamora Pietra di luce, t'acceca e t'imbarazza La sera poi la brezza ti accarezza. ( Ascoli Piceno 11 giugno 2017 - by Eù e Dante Fazzini) # https://youtu.be/vQXLJporRKw #byeù (presso Ascoli Piceno)
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A Catania con A Volte vanno in scena pregiati personaggi artigianali creati con materiali da riciclo.
C’è una bottega d’arte in Sicilia che in un attimo diventa un teatro per un piccolo pubblico di viandanti e sognatori: è il teatro Tatà di Cartura, si trova a Catania, dove con A volte le marionette prendono vita e raccontano le loro storie. È una semplice magia, gli spettatori vengono accolti tra gli oggetti realizzati a mano, possono riscaldarsi di fronte a un caldo camino acceso, poi vengono fatti accomodare in sedute improvvisate e poi iniziano a navigare tra le storie e le musiche di un teatro fatto di figure, marionette, illustrazioni, giochi di luce e di parole. Tutto quello che Alfredo Guglielmino, Elena Cantarella, Calogero La Bella e Carola Valente – gli artisti artigiani di Cartura – riconoscono che possa diventar spettacolo fa parte dell’opera che tratta d’amori romantici, ironici, istrionici. L’intento è raccontare un mondo alieno e distaccarsi “a volte” dalla realtà. «Alfredo ed io – spiega Elena Cantarella – iniziammo a comporre A volte partendo da una canzone di Joe Cocker, You are so beautiful, immaginavamo che potesse essere la colonna sonora di una serenata particolare: la Bella, cui era dedicata la canzone, non si scopriva poi veramente bella agli occhi degli altri, e da lì abbiamo creato e aggiunto altre storie che trattano d’amore in vario modo, amore verso le cose, amori raccontati sott’acqua, amori platonici, tutti uniti dalla figura di Diego, un ardito funambolo che immaginiamo stare sempre sul suo filo e attraversare tutte queste scene, è lui che conduce i viandanti ad entrare in bottega, a sedersi e a vedere le nostre storie musicate comprensibili e dedicate a tutti, grandi e piccini».
Ecco come gli artigiani si sono trasformati in manianti, i loro personaggi sono diventati attori, e la bottega si è trasformata in un teatro d’eccezione. Durante le azioni, ma anche al di fuori di esse, Alfredo Guglielmino, Elena Cantarella, Calogero La Bella e Carola Valente parlano ai personaggi e dei personaggi come se li conoscessero da sempre: ne svelano i vizi e le abitudini, i punti deboli e i capricci, i desideri e le vicissitudini che nel loro mondo immaginario hanno vissuto. Le brevi narrazioni avvolgono il pubblico prima in un buio morbido e poi in fondo al mare, negli abissi, tra torri di sgabelli posti gli uni sugli altri, in un instabile equilibrio; ogni piccola storia sommata alle altre compone lo spettacolo per intero. Cartura, prima di questi viaggi, ha plasmato gli stessi burattini che incarna: volti, corpi, abiti e dettagli di ciascuno rivelano tutti i tratti del loro carattere e del loro vissuto, c’è lo stravagante, il timido, l’eccentrico, il voluminoso.
Ognuno è unico. È curioso vederli muovere, fino a qualche minuto prima erano rimasti muti e fermi in un angolo, incantati in uno dei loro momenti di massima espressione, e poi eccoli a ballare tra passioni e sogni. Alfredo Guglielmino, fondatore di Cartura, da 18 anni materializza fantasia: le opere pregiate (e anche costose) che nascono dalle sue mani e da quelle di tutti i giovani artigiani che fanno parte della bottega sono la sintesi dell’estro artistico e del sorprendente riuso di lattine, tazze, barattoli, casse usate per il trasporto di pesce fresco e molto altro. I personaggi sono il vero spettacolo. A Volte è solo un grande atto di generosità da parte di chi li ha generati, che per presentarli al pubblico da loro voce e li rende protagonisti in movimento per esaltarne tutta loro singolarità.
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Lo spettacolo è andato il scena Teatro Tatà di Cartura via passo di Aci 9 Catania il 16 dicembre 2016 e il 30 dicembre 2016
A Volte di Alfredo Guglielmino, Elena Cantarella, Calogero La Bella e Carola Valente visione gratuita fino ai 4 anni d’età per gli adulti è richiesta la prenotazione e la tessera dell’associazione
A Volte A Catania con A Volte vanno in scena pregiati personaggi artigianali creati con materiali da riciclo.
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La torre degli Amidei Torri e amori, delitti e potere a Firenze nel XIII secolo di Salvina Pizzuoli In Por Santa Maria si fa notare per la sua altezza sopra le case e la fiera eleganza: è la torre degli Amidei, potente famiglia fiorentina i cui membri erano Capo di Ponte, come lo era la loro torre a difesa della città dalla parte dell’Arno e da una porta, Por Santa Maria, inglobata poi nella cerchia antica e da cui la strada aveva ripreso il nome.
#delitti e potere a Firenze nel XIII secolo#La torre degli Amidei#Ordinamenti di giustizia Giano della Bella#Salvina Pizzuoli#Torri e amori
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# https://www.facebook.com/eugenio.moretti/posts/10211530309846786 # Ispirato da alcuni versi di una bellissima poesia di Dante Fazzini, "Sogno di Piazza", ho scritto questa canzone che dedico a tutti gli innamorati. "Amori di città " "Al centro c'è del Popolo la Piazza Arrivi e la bellezza t'innamora Pietra di luce, t'acceca e t'imbarazza La sera poi la brezza ti accarezza". Dentro le rue, per arrivare in Piazza, Risuonano i tuoi passi sul selciato Sotto le logge c'è un uomo innamorato Che aspetta la sua donna che non c'è. Le chiese poi, le torri e i campanili Che fanno a gara a stuzzicare il cielo Cammini sopra il ponte e il fiume sembra nero Se aspetti l'alba, si colorerà. Poco lontano, ancora un'altra Piazza Grande, con le fontane e in fondo il Duomo Cavalli mitologici, dissetano i turisti E gli studenti usciti dalla scuola. Se fai due passi, trovi anche il Mercato Tra gli archi, in mezzo a un chiostro francescano Colori, erbe e fiori, profumo di lavanda Dove forse tua madre passava qualche volta. Un po' più in alto, sopra un colle antico, Nascosti in labirinti di stradine, Ragazzi e ragazzine e spose senza età Hanno intrecciato storie e Amori di città. Ma al centro poi, c'è sempre la tua Piazza Arrivi e la bellezza t'innamora Pietra di luce, t'acceca e t'imbarazza La sera poi la brezza ti accarezza. ( Ascoli Piceno 11 giugno 2017 - by Eù e Dante Fazzini) #byeù (presso Ascoli Piceno)
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