#il male allo specchio
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TAIMER Halloween 2023, la presentazione di "Il male allo specchio" (Golem Edizioni)
Abbiamo festeggiato Halloween 2023 parlando del mio cattivissimo “Il male allo specchio”.
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È stato il suo sguardo a convincermi. Diceva qualcosa tipo "perché mi hanno abbandonato?". Mi sono vista allo specchio. Era il 2019. L'ho portata a casa che pesava quanto un chihuahua. In auto piangeva tra gioia e disperazione. La veterinaria: "Dalle da mangiare poco alla volta o muore". Era trasparente. La bastarda che l'aveva adottata portandola qui da Roma, non si sa bene perché, non le dava da mangiare. La teneva col cappottino addosso per non far vedere ai volontari quanto cazzo fosse magra. Il cane fantasma. Stava morendo di fame. Gliel'hanno portata via. L'hanno data a me. I primi giorni stava al passo senza che gliel'avessi insegnato. Sempre a sinistra, sempre con quella faccia da "ti prego, non farmi male". Mi fissava sempre. Cercava di anticipare i miei desideri. Se sentiva un'auto fermarsi, cercava protezione tra i miei piedi. La voce di uomo la faceva tremare. "Amore, tu stai qui, nessuno ti porta via." Le ore passate a giocare con la palla. Le ore passate a tenerla vicina e protetta. Come fai a convincere un cane che non le farai del male? Che può fidarsi di te? Non lo so. So che l'ha fatto e non ci ha nemmeno messo tanto. Il peso è andato a posto. Ha sviluppato dei bei muscoli, un vocione, il passo sicuro. Non sta più sulla sinistra. Ora sta davanti, dietro, sopra. Salta. Corre. Sorride. Scodinzola. 13 kg d'amore. Mi ha visto tornare a casa pelata e non mi ha riconosciuta. Mi ha annusato quando sapevo di chimico. È stata attenta a non toccarmi mai il PICC. Ha avuto pazienza quando non riuscivo più a fare le scale e giocare. Ha avuto fiducia. Lei, un cane, mi ha dimostrato che ci si può ancora fidare.
Piano piano.
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Il dialogo col bambino interiore è la base della conoscenza di sé. Soprattutto per la liberazione di paure, sensi di colpa, rabbia o ipotesi verso sé stessi completamente errate.
Sono arrivata a praticare questo esercizio per curiosità, quando ancora credevo che fossero solo cavolate, invece è stata una delle decisioni migliori che potessi prendere.
Quello che si trova in certe stanze può fare molto male, ma da lì cominci a guardarti allo specchio. Soprattutto il più delle volte si prova quel dolore caldo e dolce di chi in realtà attende solo la tua mano.
Il mio suggerimento è di trovare un esercizio a te congeniale e andare a conoscerti, perché probabilmente ti sta aspettando da una vita.
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Per me, dovunque scatti una leva affettiva di origine sincera (ma soprattutto spontanea, a mo’ di ‘colpo di fulmine’) si crea automaticamente un vincolo inossidabile con il destinatario dell’affetto, che diventa un’entità immutabile nella mia mente. È come se di volta in volta il ricevente restasse cristallizzato, quando non alle prime fasi della conoscenza, comunque ai momenti di massima corrispondenza, di massima reciprocità. Oltre non so andare, non me lo racconto. Non riesco a concepire questa vita e la contemporaneità tutta come la giostra che sono, da cui quando qualcuno scende bisogna accogliere chi sale e ritentare il giro fino alla nausea. Lo trovo semplicemente nefasto e aberrante e gli preferisco la solitudine più nera. Tutto, fuorché questo incessante gioco al rimpiazzo perenne, come se ogni individuo fosse commutabile con un altro. In fondo, questa non è che la più banale deriva della società liquida baumanniana, che rifuggo con ogni mia forza. Ogni mattina mi guardo allo specchio e mi dico “questo turnover, questo giro di vite (ma non jamesianamente inteso) non può essere vero ma, ancor peggio, desiderabile e desiderato”. Sono votata alla fissità delle situazioni, soprattutto se, e scusate la digressione evoluzionistica, mi hanno fatto star bene in mezzo a tanto male che non solo personalmente mi tocca sobbarcarmi (per via delle mie condizioni personali molto gravose) ma che oggettivamente esiste ogni giorno nella sua banalità, senza dolo. Ed è proprio questa assenza di dolo che lo fa dilagare indisturbato.
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" Sei stanca, esausta, ti ha portato via tutte le energie, tutta la luce che avevi, finché non si è stufato. Ti capiterà di avere dei momenti in cui piangerai all'improvviso, ti guarderai allo specchio e non ti riconoscerai. Il tempo per cui starai male sarà equivalente al tempo che siete stati insieme. Poi comincerai a stare meglio, ma non sarai mai più come prima. "
— Nadia
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questo mese sono successe così tante cose che non riesco a elencarle e ho attraversato talmente tante emozioni da trovarmi satura oppure svuotata a seconda dei punti di vista. se mi fermo non riconosco niente intorno a me. mi sembra di esser cresciuta e male tutta in un colpo, come uno di quegli sbalzi innaturali della crescita che provocano forti dolori alle ossa; e allo stesso modo di un'adolescente che si vergogna del proprio corpo diverso strano nuovo, guardandosi improvvisamente nello specchio con uno sguardo inedito, proprio nello stesso modo mi vorrei rimpicciolire, nascondere - vorrei invisibilizzarmi così tanto che mi sono letteralmente invisibilizzata sui social da sola, senza sforzo, per tutto il corso di questo tempo. comunicherei solo per via epistolare: lentissimamente eppure più vicini a una qualche verità
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Side by Side - Art Influences Films
Spesso mi sono occupato del rapporto tra arte e cinema e di come si ininfluenzino vicendevolmente, oggi voglio porre l'attenzione su un caso particolare: la presenza dei quadri del pittore Alex Colville nel film Shining di Stanley Kubrick. In realtà, le opere di Colville appaiono in più di un film (Heat, Moonrise Kingdom), ma in Shining ciò avviene ben quattro volte:
Woman and Terrier (1963)
Colville descriveva quest'opera così: "è la mia Madonna col Bambino; naturalmente nel mio mondo il bambino è un cane."
L'artista canadese considerava i cani come esseri senzienti, in grado di vedere, ma incapaci di fare il male. Nella sua arte le persone rappresentano la capacità distratta e iperconsapevole di fare il male e i cani l'innocenza.
"I volti distolti di Colville coinvolgono gli spettatori nelle sue opere, ci fanno sentire dei voyeur. Quando qualcuno in un'opera di Colville guarda direttamente lo spettatore è come se lo avessimo interrotto, come se avessimo fatto irruzione in una scena privata"
tratto da “Scoprire il vero Alex Colville,” Maclean's, 22 agosto 2014
A Jack Torrance è appena stato detto di Delbert Grady, l'ex custode dell'Overlook Hotel che ha fatto a pezzi sua moglie e le sue due figlie. A casa Torrance, a Boulder, l'amico immaginario di suo figlio Danny, gli ha detto che il padre ha ottenuto il lavoro e sta per chiamare per dargli la notizia. Come previsto, il telefono squilla e la moglie di Jack, Wendy, risponde.
Mentre Shelley Duvall si siede per parlare con Jack Nicholson, "Woman and Terrier" di Colville è chiaramente visibile sulla parete di fondo, sopra un televisore. Il dipinto raffigura una donna che abbraccia un terrier, il suo volto è per lo più nascosto dalla testa del cane, con l'angolo dell'occhio sinistro appena visibile, che sbircia fuori.
Nella scena di Shining siamo dentro casa di Wendy e la stiamo osservando rispondere a una telefonata privata, mentre un personaggio di Colville ci spia dalla parete in fondo, ricordandoci che stiamo per assistere al grande orrore che si avvicina.
Horse and Train (1954)
Di questo quadro Colville dice: "Ho sempre pensato che fosse piuttosto bello ma mi rendevo conto che poche persone lo avrebbero comprato per appenderlo in una casa, la maggior parte delle persone sembra considerarlo estremamente morboso"
Danny ha appena avuto la visione delle due bambine e del sangue che scorre, e si è svegliato nella sua camera da letto dopo essere svenuto davanti allo specchio del bagno. Arriva la pediatra per visitarlo dopodiché la dottoressa e Wendy vanno in soggiorno, dove discutono dei problemi di Jack con l'alcol, di come lui una volta abbia slogato il braccio di Danny e di come questo apparentemente abbia causato la prima apparizione del misterioso amico immaginario di Danny.
Mentre attraversano il corridoio, ecco sul muro "Horse and Train", una delle opere più riconoscibili di Colville: un cielo grigio e nuvoloso e un cavallo nero che galoppa lungo i binari verso un treno in arrivo. È un dipinto avvincente, ispirato a un distico di una vecchia poesia sulla futilità di mantenere le convenzioni di fronte a un cambiamento violento e imminente. Le possibilità che il cavallo esca dai binari, o che il treno possa frenare in tempo sono reali, anche se non sembrano probabili. La conversazione tra Wendy e la pediatra chiarisce che Jack ha dei problemi che emergeranno, in grande stile, durante i cinque mesi di isolamento. Cavallo e treno stanno accelerando sulla rotta di collisione.
Dog, Boy, and St. John River (1958)
Il dipinto, un altro dei pezzi più iconici di Colville, raffigura un ragazzo che guarda verso un fiume tenendo in mano un fucile da caccia con un cane appena dietro. Di nuovo non possiamo vederne il volto, lo stiamo guardando dietro.
Quando Danny svolta l'angolo e sbircia attraverso la porta aperta della Stanza 237, la prima cosa che vediamo all'interno è una lampada da tavolo accesa davanti al quadro "Dog, Boy, and St. John River". Non possiamo vedere il volto di Danny mentre guarda attraverso la stanza, riproducendo così quasi lo stesso punto di vista del ragazzo nel quadro.
Un altro cane di Colville fa la sua comparsa nel film (anche se è oscurato dalla lampada), e di nuovo c'è quel pizzico di percezione extrasensoriale. Cosa stanno guardando il cane e il suo padrone, o cosa cercano? Potrebbe essere una battuta di caccia innocente, ma la luce e la prospettiva fanno sembrare che ci sia qualcosa di sinistro là fuori, sopra la grande distesa d'acqua in lontananza. O siamo solo noi, che ci avviciniamo furtivamente al ragazzo e al cane attraverso le canne?
Se Colville credeva che un cane potesse percepire il male, allora forse si sta nascondendo dietro il ragazzo mentre lo segue, il ragazzo è armato e deciso ad affrontare qualsiasi cosa stia per succedere, il cane lo raggiunge ma si tiene a distanza.
È questa la relazione tra Danny e Tony (l'amico immaginario), o tra lui e la sua capacità di "luccicare", mentre si avvicinano furtivamente alla fonte del terrore nascosto dell'Overlook Hotel?
È una coincidenza che il ragazzo e il cane siano davanti a uno specchio d'acqua e che Danny e Tony (e in seguito Jack) stiano per essere attaccati da una strega nuda immersa in una vasca da bagno?
Forse Kubrick sta di nuovo ricordando agli spettatori che si stanno abbandonando al voyeurismo mentre qualcosa di malvagio sta per arrivare?
Non può essere un caso, è sicuramente una scelta consapevole di Kubrick: la prima cosa che vediamo nella stanza 237 è il dipinto, riflesso nello specchio, di un ragazzo che impugna un'arma; più avanti nel film, Danny impugnerà un coltello e scriverà una parola con un rossetto rosso su una porta, ma solo l'inquadratura attraverso uno specchio ne rivelerà il vero significato.
Moon and Cow (1963)
Jack ha sfondato la porta del bagno e ora è sulle tracce di Danny dopo aver eliminato Dick Halloran. Wendy, scampata per un pelo all'attacco in bagno, sta correndo al piano di sopra con in mano il coltello che ha usato per tagliare la mano di Jack. Mentre sale, passa davanti a diversi dipinti, nessuno dei quali è più evidente di "Moon and Cow" di Colville, che rimane inquadrato per qualche breve istante; prima è alla sua sinistra, poi passa alla sua destra.
Il quadro rappresenta una mucca, sdraiata in un pascolo, sulla destra della cornice, che guarda la luna, alla sua sinistra. A differenza dei precedenti, sembra non avere niente a che fare con la storia di Shining senonché, nella scena culminante, pochi minuti dopo, Jack cade sul terreno innevato nel labirinto.
L'ultima inquadratura, prima di vedere apparire il suo corpo congelato la mattina dopo, è di Jack accasciato a terra, a sinistra dell'inquadratura con una luce brillante in lontananza alla sua destra. Proprio come "Moon and Cow", se lo guardassimo attraverso uno specchio.
#side by side#comparison#art influences film#the shining#stanley kubrick#alex colville#art#painting#woman and terrier#horse and train#dog boy and st. john river#moon and cow
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ieri ho messo un paio di jeans skinny per la prima volta dopo diverso tempo. nell’ultimo mese ho perso 4 kg partendo già da un sottopeso grave e ieri, per la prima volta, quando mi sono vista allo specchio con quei jeans ho pensato “faccio impressione”, tanto che per un attimo ho pensato di mettere una delle mie solite tute larghe per nascondermi. ieri, quando mi sono guardata allo specchio, ho capito di aver toccato di nuovo il fondo, ma questa volta non so neanche come abbia fatto ad arrivare così in basso. poi sono andata dalla nutrizionista, mi ha fatto l’esame per calcolare la massa grassa, la massa magra ecc e mi ha mostrato quanto il mio corpo stia soffrendo per come lo sto trattando da diversi anni. ieri ho pensato che vorrei poter tornare indietro nel tempo, così da poter tornare al 2018 ed evitare di ripetere gli stessi errori che ho commesso negli anni successivi. ora si sono mischiate troppe cose e non so come affrontarle tutte, quindi la mia testa mi porta a pensare che forse sarebbe più semplice morire, così da evitare tutto questo processo che sarà sicuramente pieno di alti e bassi solo per poi vivere una vita normale che sarà comunque una merda. depressione, ansia generalizzata, anoressia nervosa e disturbo borderline di personalità: questo è tutto quello che vedo quando mi guardo allo specchio, praticamente mi identifico nelle mie malattie, non vedo le qualità che altre persone vedono in me, vedo solo tutte queste cose che da tempo mi mettono i bastoni fra le ruote. ieri ho deciso che voglio provarci, voglio provare a stare bene. con la psichiatra non è andata benissimo, probabilmente mi troverò male anche con lo psicologo, ma devo stringere i denti e andare avanti, questa volta non devo mollare, non posso sempre darla vinta alla parte irrazionale della mia testa, perché quella è la parte di me che vorrebbe soltanto vedermi morta. devo cercare di fidarmi e affidarmi, sarà difficile, ma sento di doverci provare davvero
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Baciala. Baciala. Baciala e basta. Baciala quando vuole essere baciata, e ancor di più baciala quando la voglia non ce l'ha. Baciala mentre ti sta fulminando con lo sguardo di rabbia, prendila e baciala. Male che vada ti resterà un segno sulla guancia ed il suo sapore sulle labbra. Baciala mentre ti risponde che non ha niente. Tu non saprai mai quanto è immenso quel "niente". Baciala comunque e baciala ovunque. Baciala in mezzo alla folla, così tutti la guarderanno e lei, arrossendo, diventerà ancor più bella da baciare. Baciale il sorriso. Baciale le lacrime. Avvicinati e baciala quando ha appena finito di parlare e parlare e parlare, tanto di sicuro non l'avrai ascoltata come
lei vorrebbe che tu l'ascoltassi. Perciò baciala come risposta. Baciala quando ha appena finito di mettersi il rossetto. Ti sgriderà, perché di sicuro ti sgriderà, ma appena ti sarai girato si vedrà ancor più bella allo specchio. E poi baciala soprattutto appena hai finito di baciarla tutta tutta, Tu non dimenticare mai di baciarla .Non far passare mai un giorno senza baciarla, perché« i baci che le hai dato ieri non colmano la fame di oggi.
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TAIMER Halloween presenta "Il male allo specchio" di Gaia Conventi
Potrete seguire l’evento su Facebook a questo link: https://fb.me/e/1vhoGqhLx
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#diretta#Gaia Conventi#golem edizioni#Halloween#il male allo specchio#Mario Borghi#taimer#thriller#video
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Ci sono amicizie che, per un tempo, sembrano l’universo intero. Persone che entrano nella nostra vita con un impatto devastante, come stelle cadenti che illuminano ogni angolo della nostra esistenza. Con loro, condividiamo segreti, pensieri, speranze e dolori, intrecciando le nostre vite come se nulla potesse mai scioglierle. Ci convinciamo che quei legami, così profondi e preziosi, dureranno per sempre. E poi, un giorno, senza un motivo chiaro, senza un segnale evidente, le strade iniziano a divergere. Passano giorni, mesi, anni, e quella presenza fondamentale si allontana, fino a diventare solo un’ombra lontana.
All'inizio, fa male. Un dolore acuto, come una ferita aperta che non sembra voler guarire. Ogni luogo sembra risuonare della loro assenza, ogni oggetto un richiamo ai momenti passati insieme. Era come vivere in una casa piena di fotografie di un tempo che non esiste più, ma da cui è impossibile distogliere lo sguardo. Tutto sembrava richiamare quella persona, ogni piccolo dettaglio, anche quelli che un tempo sembravano insignificanti. Ogni sorriso, ogni risata, ogni segreto condiviso diventava un nodo in gola, un peso nel cuore. Era come camminare in una casa dove le pareti sono ricoperte di ricordi che non vuoi dimenticare, ma che fanno male ogni volta che li osservi.
Col tempo, però, il dolore si smussa. Non scompare, ma diventa una presenza silenziosa, una sorta di eco lontano che non lacera più, ma che fa parte di noi. È strano, quasi spaventoso, rendersi conto di come il cuore impari a convivere con il vuoto, di come l’assenza si fonda con la nostra normalità. E ci si sorprende nel ritrovare una parvenza di serenità anche senza quella persona che, un tempo, sembrava indispensabile.
Ma forse la cosa più dolorosa, quella che ci spaventa di più, è proprio la facilità con cui il cuore si abitua. Guardarsi allo specchio e rendersi conto che quel legame, un tempo così intenso, ora è diventato una presenza sfocata, un ricordo che non riesce più a suscitare le stesse emozioni di una volta. È un pensiero che ci fa sentire fragili, vulnerabili. Come se la nostra stessa capacità di amare, di creare legami profondi, fosse in realtà limitata, destinata a consumarsi con il tempo.
È spaventoso pensare a quanto tutto sia effimero, a come le persone che hanno significato tutto possano diventare niente. È come vivere in un mondo fatto di sabbia, dove ogni passo che lasciamo dietro di noi viene lentamente cancellato dal vento. Ci spaventa la consapevolezza che anche i legami più forti possano svanire, che l’affetto e l’amore possano trasformarsi in ricordi sempre più vaghi, fino a dissolversi completamente.
E così, impariamo a convivere con questo vuoto. Impariamo ad abitare una casa spoglia, a riempire le nostre giornate di gesti nuovi, di volti nuovi. Eppure, ogni tanto, quando meno ce lo aspettiamo, il passato torna a bussare alla porta. Basta un profumo, una canzone, un luogo particolare, e tutto quel dolore che sembrava addormentato si risveglia, ricordandoci di quanto abbiamo amato e perso. È un dolore che non ci travolge più, ma che si insinua piano, come un’ombra che non possiamo scacciare del tutto.
A volte mi domando se sia giusto così, se sia giusto accettare che anche le persone più importanti possano svanire come nebbia al sole. Mi domando se sia possibile costruire qualcosa di eterno, o se siamo destinati a perdere, a dimenticare, a trasformare tutto in ricordi. Ma forse, il senso di tutto questo sta proprio qui: nell’accettare che ogni incontro, ogni legame, è una parte del nostro cammino, una tappa preziosa che ci arricchisce e ci cambia, anche se non sarà per sempre.
E così, continuiamo a camminare. Portiamo con noi i frammenti di quelle persone, di quei momenti, anche se ormai sono solo ombre nel nostro passato. Forse, alla fine, ciò che conta non è quanto dura un legame, ma quanto ci ha fatto sentire vivi, quanto ci ha permesso di scoprire parti di noi che non conoscevamo. Forse è questo il dono che ci lasciano le amicizie passate: la consapevolezza di essere stati amati, di aver vissuto qualcosa di unico, anche se solo per un breve istante.
E in questo silenzio, in questo vuoto che a volte sembra pesare troppo, continuiamo a camminare
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Sono una combattente…
Una combattente di Felicità.
Ho sconfitto i Mulini a vento dell’anima. Ho affrontato gli attacchi di panico e, a loro, ho detto: "Sono fragile, ma più forte di voi".
Ho guardato in faccia la paura e la solitudine abbracciandomi così forte da farmi male. Mi sono guardata allo specchio con tutti i miei limiti, i miei difetti, le mie ferite e ho detto alla mia immagine riflessa: "Fai di tutto per amarti perché sei la casa di questa cosa meravigliosa che è la tua anima".
Ho pianto così tanto da non avere più lacrime ma ho riso così di pancia da illuminare il mondo.
Ho amato tanto e non ho mai permesso al dolore, all’abbandono, agli amori non corrisposti di impedirmi di amare forte, di amare doppio, di amare ancora, di amare e basta.
Sono una combattente:
la Felicità è la mia vittoria.
- Letizia Cherubino, Se non t’incontro nei sogni, ti vengo a cercare
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I giorni difficili.
Quelli che iniziano con un pensiero e finiscono con lo stesso identico pensiero. Irrisolto.
I giorni in cui, quando ti svegli, non ti ricordi bene dove sei. Forse nemmeno chi sei.
I giorni in cui percorri chilometri con lo sguardo fisso verso il finestrino e ti passano davanti le strade, la campagna, la vita di prima, quella di adesso.
I giorni in cui torni a casa ma non sai più qual è la destinazione. I giorni in cui hai l'impressione che la testa non possa contenere tutte le domande che ti sgorgano dal cuore, in cui vorresti fare ordine ma il caos avvolge tutto.
I giorni in cui guardi un luogo, un tempo, una sedia. E ti rendi conto che non sei al tuo posto, dove dovresti essere, sei nel posto sbagliato, un posto che non è fatto per te.
I giorni in cui alcune distanze ti rivelano troppo. Di te, degli altri. I giorni in cui ti rendi conto che hai riposto male la fiducia, che le persone racconteranno sempre e solo quello che credono di sapere, non la verità. Ma non ti va più nemmeno di spiegare, di precisare, di fare proclami. Che ognuno creda ciò che gli fa comodo, quello che mette in maniera fittizia in pace la coscienza. Del resto, ai più non interessa conoscere, ai più non interessa nulla.
I giorni in cui le lacrime scelgono di scendere, anche se non vuoi. Scendono e portano via alcune cose, le affidano a chi si trova lì a raccoglierle senza nemmeno pensarci. A chi vuole esserci.
I giorni in cui sei allo specchio. E lo specchio sono gli occhi della persona che hai di fronte.
I giorni in cui sai di avere degli sguardi addosso e, senza nemmeno ricambiarli, conosci ad uno ad uno, esattamente, i sentimenti di chi ti sta osservando.
Le sere in cui raccogli. Anche se non hai abbastanza forze per sistemare le esperienze, le parole, gli attimi.
Le sere in cui l'unica cosa che sai è che andrai avanti, sempre e comunque, nonostante gli sbagli, nonostante le delusioni atroci, nonostante le mancanze strazianti, nonostante tutto.
Le sere in cui devi rimettere i pezzi insieme.
Le sere come questa.
Laura Messina
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ti auguro di non accasciarti mai contro la porta la notte del tuo compleanno inghiottendo i singhiozzi per non farti sentire da nessuno. ti auguro di non rimanere un’ora e mezza chiuso in bagno guardandoti allo specchio facendoti pena per tutto ciò che sei diventato. ti auguro di non dover mai aspettare mesi pur di ottenere una risposta. ti auguro di correre su per le scale di casa sapendo di aver baciato la persona che hai sempre desiderato. ti auguro di guardare qualcuno e di pensare di essere fortunato ad averlo nella tua vita. ti auguro discussioni che finiscano sempre in un abbraccio. ti auguro di rimanere sveglio la notte a fissare il soffitto pensando “ho fatto l’amore con una persona a cui voglio bene”. ti auguro di non dover mai entrare nella vita di qualcuno in punta di piedi sapendo che non sarai mai il benvenuto e che qualcuno da un giorno all’altro ti sostituirà. ti auguro che sia tutto semplice, senza troppe complicazioni. ti auguro di non rivelare mai a nessuno i tuoi segreti più profondi, inutilmente, come quelli che custodivo su mio nonno, sapendo che saranno un mare di parole in mezzo a molto caos. ti auguro di essere compreso con un solo sguardo. ti auguro di poterti fidare delle tue sensazioni, senza mai pensare che forse c’è qualcosa che non va. ti auguro di rifugiarti fra le braccia di qualcuno senza che ti chieda fin troppe spiegazioni a riguardo. ti auguro di guardare negli occhi qualcuno consapevole che non ti farà mai del male. ti auguro di poterti fidare di qualcuno senza rimanere sveglio per una notte intera chiedendoti se stai facendo la cosa giusta. ti auguro di dormire sonni tranquilli sapendo che il giorno dopo ti sveglierai con la notifica di qualcuno che vuole starti vicino tutti i giorni. ti auguro dimostrazioni spontanee senza bisogno di richiesta.
ti auguro quello che forse nessuno mi ha mai augurato in tutta la mia vita: tanto amore, tante emozioni, tanti baci da togliere il fiato, tanti progetti da farti dimenticare il passato e pensare solo al futuro, tante promesse mantenute, tanta stabilità emotiva, e tanta felicità da farti dimenticare cosa sia accaduto fino oggi e farti essere grato per tutto ciò che hai ottenuto. ti auguro tutta la felicità che a me mai nessuno ha augurato, ma a cui ho tanto sperato di arrivare senza mai fare del male a qualcuno. ti auguro tutto questo, perché è quello che vorrei per me stessa.
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Rivoluzione della Terra – Genetliaco
Oltre 936 milioni di chilometri percorsi attorno al Sole in 365 giorni, un viaggio chiamato rivoluzione della Terra. Mentre siamo sospesi nello spazio lungo questi chilometri spesso, da un anno all’altro e su questa Terra, si perdono persone e luoghi, sogni ed emozioni, tutte cose che molte volte non si ritrovano più.
In fondo spesso si è sospesi anche in questa vita terrestre.
Un sentiero lunghissimo, il mio, dove anno dopo anno ho perso anche pezzi di me stesso, convinzioni che non ho più o speranze che ho sepolto lungo il percorso.
Ho imparato a osservare lungo tutti questi giri attorno al Sole, in particolare la natura. Da essa ho imparato molte cose, come per esempio un insegnamento dagli alberi. Ogni anno perdono le foglie diventano spogli, eppure i loro rami rimangono protesi verso il cielo fino a quando nuove foglie rispunteranno. Questo perché hanno radici profonde piantate nel terreno.
Così ho imparato che i sogni devono sempre essere protesi verso il cielo, hanno bisogno di spazio, ma i piedi devono necessariamente rimanere piantati a terra.
Lungo la strada si lasciano delle persone, a volte per proteggersi a volte con grande dolore, ma si viene anche lasciati e questo può far male, ci si può sentire abbandonati. Io ho sofferto molto per un abbandono.
Credo che una cosa sia molto importante nonostante questi addii, la capacità di trovare sempre se stessi. Io mi sto ritrovando pezzo dopo pezzo dopo anni d’oblio, di incoscienza dove ho passato più tempo ad accontentare gli altri, perdendo sempre più me stesso. Ma lungo la strada in un anno ho trovato nuove persone, nuove anime e nuove emozioni.
Oggi mi guardo allo specchio, mi vedo invecchiato comprendo che il corpo che mi ospita cede ogni anno. Eppure non riesco a capacitarmi di come spiritualmente io mi senta senza un’età definita. Questo mi spaventa a volte. Temo il giorno in cui mi accorgerò di essere davvero invecchiato, tutto d’un colpo.
La mia mente si sta aprendo sempre di più, incredibile, la mia anima è più permeabile. Scrivo pubblicamente queste mie sensazioni senza vergogna, sapendo che molti sorrideranno sarcasticamente vedendo in me uno che si umilia pubblicamente, uno che si ridicolizza e dovrebbe vergognarsi.
Io dei miei sentimenti non mi vergogno e ne parlo liberamente. Almeno oggi consentitemelo, in questo giorno dove riceverò gli auguri dei miei figli e con molta probabilità, per la prima volta, non quelli di mia madre. Che si sta dimenticando tutto, senza colpe.
Oggi, tanti anni fa, vide la luce un sognatore che voleva fare grandi cose. Di quel sognatore una parte resiste ancora in qualche meandro della mia difficile mente.
Per aspera ad astra, che la buona sorte si decida ad accompagnarmi un po’ più spesso in questo nuova rivoluzione terrestre.
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io metto ste foto, sto bene con me stessa, ma ancora me lo ricordo il periodo in cui non riuscivo a guardarmi allo specchio perchè non mi amavo e fa male solo il pensiero
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