#idee per viaggiare
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Attenzione: questo post può causare irritazione e indignazione. Non si vuole qui ASSOLUTAMENTE assolvere chi commette reati. Deve pagare duramente chi li commette, e c’è la legge.
Chi maltratta ha TUTTE le responsabilità.
Il discorso qui mira a viaggiare leggeri, per chi vuole essere, ora, adulto. E lasciare il peso a chi ha creato ferite.
Andare oltre è una rivoluzione liberatoria.
***
Ogni giorno ascolto persone. E la cosa che più uno psicologo sente, oltre al dolore che va rispettato sempre, sono le lamentele.
Più approfondisco i miei studi e la mia esperienza constato che il lamento ci fa restare piccoli e immaturi. Lagnarsi perennemente ad esempio che i genitori non ci hanno dato, amato, ecc fa capire quanto nel collettivo ci siano idee preconcette, basate sull'ideale della famiglia del mulinobianco. E' come se bastasse partorire un figlio per trasformarsi in una persona perfetta, capace di amare, e che sicuramente non farà errori.
La realtà è ben diversa.
Pur donando la vita, i genitori sono imperfetti, umani. Fanno una serie infinita di errori. Più o meno. Questo è un dato di fatto. Ma se restiamo impigliati in un lamento infinito che "mio padre non mi ha dato", "mia madre non c'era", ecc ecc, non cresceremo mai. Rimanere in questa postura di giudizio e pretesa non ci farà evolvere. I genitori erano come erano, sono come sono. Un genitore è colui che ti mette al mondo. Nessuno ci garantisce che saremo amati, educati, rispettati solo perché siamo nati. La pretesa è infantile. L'adulto vede i limiti. Se riesce va oltre, e si prende la responsabilità di sé.
Suggerisco di rileggere tutto. E di sostituire, dove possibile, la parola genitori con "partner".
Da ricordare
#ditroppoamore #ditroppaopocafamiglia
#dentrodimecèunpostobellissimo
Ne ho scritto qui ⬇️
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Ameya Canovi
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Viaggiate
che sennò poi
diventate razzisti
e finite per credere
che la vostra pelle è l'unica
ad avere ragione,
che la vostra lingua
è la più romantica
e che siete stati i primi
ad essere i primi
viaggiate
che se non viaggiate poi
non vi si fortificano i pensieri
non vi riempite di idee
vi nascono sogni con le gambe fragili
e poi finite per credere alle televisioni
e a quelli che inventano nemici
che calzano a pennello con i vostri incubi
per farvi vivere di terrore
senza più saluti
né grazie
né prego
né si figuri
viaggiate
che viaggiare insegna
a dare il buongiorno a tutti
a prescindere
da quale sole proveniamo,
viaggiate
che viaggiare insegna
a dare la buonanotte a tutti
a prescindere
dalle tenebre che ci portiamo dentro
viaggiate
che viaggiare insegna a resistere
a non dipendere
ad accettare gli altri non solo per quello che sono
ma anche per quello che non potranno mai essere,
a conoscere di cosa siamo capaci
a sentirsi parte di una famiglia
oltre frontiere, oltre confini,
oltre tradizioni e cultura,
viaggiare insegna a essere oltre
viaggiate
che sennò poi finite per credere
che siete fatti solo per un panorama
e invece dentro voi
esistono paesaggi meravigliosi
ancora da visitare.
Gio Evan
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“ Nel giro di 24 ore Yuri è diventato libero, ricco e possessore di un autoveicolo. Le leggi della DDR, la Repubblica Democratica Tedesca, cioè la Germania est, non permettevano di visitare i paesi occidentali; prima dell’età della pensione si poteva viaggiare solo nei cosiddetti paesi fratelli, del blocco orientale, e neanche in tutti. A partire dall’ottobre del 1989 le grandi manifestazioni di protesta a Lipsia e a Berlino costringono alle dimissioni il primo ministro Honecker, e in seguito l’intero governo. Il 4 novembre la Cecoslovacchia apre le frontiere con la Germania ovest, creando cosí un corridoio che verrà subito attraversato da decine di migliaia di tedeschi dell’est. Il 9 novembre cade il Muro di Berlino, ma Yuri quasi non se n’è accorto. Come tutti ascoltava le notizie, alla radio e in televisione, ma il giorno prima si erano aggravate le condizioni di suo zio Hannes, che viveva da solo. La madre l’aveva pregato di prendersi un permesso per stargli vicino; nonostante si muovesse ormai a fatica, lo zio non aveva mai voluto farsi ricoverare. Yuri non ha chiesto il permesso, tanto in quei giorni non lavorava nessuno. Aveva le chiavi; è salito dallo zio la mattina presto, e l’ha trovato seduto per terra con la schiena contro il divano. Respirava a fatica, aveva rovesciato sul pavimento delle pastiglie e non era riuscito a raccoglierle. Yuri ha raccolto le pastiglie, ne ha date due allo zio con un bicchier d’acqua e ha chiamato l’ambulanza. Siccome però in quei giorni non lavorava nessuno, l’ambulanza è arrivata due ore piú tardi. Intanto, lo zio Hannes aveva fatto in tempo a rivelare a Yuri dove teneva nascosti i suoi risparmi, convertiti al mercato nero in marchi occidentali (in una cartellina sul tavolo; lo zio aveva letto Edgar Allan Poe); a consegnargli le chiavi della sua Trabant verde pisello; a dirgli che per lui era stato come un figlio, il figlio che non aveva avuto; e a morire. Yuri ha atteso l’ambulanza carezzando i capelli dello zio, ancora folti e quasi neri. Poi, rimasto da solo, ha aperto la busta. Gli è sembrato che i soldi fossero parecchi. Ha passato lo sguardo sulla libreria, enorme, in cui per decenni lo zio aveva conservato, insieme ai grandi capolavori della letteratura mondiale, uno sterminato archivio di riviste, anche qualcuna russa, polacca o cecoslovacca. «Kultur im Heim»; «Eulenspiegel»; la «NBI», la «Neue Berliner Illustrierte»; «Film und Fersehen»; «Frischer Wind»… Le aveva raccolte per tutta la vita, dio sa per farsene cosa, e adesso era morto. A Yuri è venuto prima da piangere, poi un attacco di rabbia. Per metri e metri di scaffali, quelle riviste denunciavano in maniera insopportabile che lo zio, e lui stesso, e tutti, avevano sprecato la vita in mezzo a tante sciocchezze che non contano niente. Cosa se ne faceva lo zio, adesso, dei grandi successi sportivi della DDR, delle grandi conquiste sociali a cui nessuno credeva tranne, forse, lui? Meglio bruciarle, quelle riviste, e subito. Yuri ha aperto la finestra perché voleva buttarle in cortile, ma lo sguardo gli è caduto sulla macchina, parcheggiata lungo il muro; adesso era sua. È andata subito in moto, cosa che non si poteva mai dare per scontata, con una Trabant. Lo zio la teneva bene, teneva bene tutto: i suoi libri, le camicie che si stirava da solo. Trattava con rispetto tutto quello che gli stava intorno, povero zio Hannes, cosí onesto, cosí convinto della bontà delle sue idee, evaporate nel giorno della sua morte. Il serbatoio era pieno. “
Guido Barbujani, Soggetti smarriti. Storie di incontri e spaesamenti, Einaudi (collana Super ET Opera Viva), febbraio 2022¹; pp. 150-151.
#Guido Barbujani#letture#leggere#citazioni letterarie#DDR#Repubblica Democratica Tedesca#Germania est#guerra fredda#Soggetti smarriti#Occidente#blocco orientale#RDT#Lipsia#raccolta di racconti#Erich Honecker#Berlino#Cecoslovacchia#narrativa italiana contemporanea#Trabant#Edgar Allan Poe#Caduta del muro di Berlino#Germania ovest#disillusione#vita#idealismo#libri#riviste#cultura#onestà#RFT
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Viaggiate che sennò poi diventate razzisti e finite per credere che la vostra pelle è l'unica ad avere ragione, che la vostra lingua è la più romantica e che siete stati i primi ad essere i primi viaggiate che se non viaggiate poi non vi si fortificano i pensieri non vi riempite di idee vi nascono sogni con le gambe fragili e poi finite per credere alle televisioni e a quelli che inventano nemici che calzano a pennello con i vostri incubi per farvi vivere di terrore senza più saluti né grazie né prego né si figuri viaggiate che viaggiare insegna a dare il buongiorno a tutti a prescindere da quale sole proveniamo, viaggiate che viaggiare insegna a dare la buonanotte a tutti a prescindere dalle tenebre che ci portiamo dentro viaggiate che viaggiare insegna a resistere a non dipendere ad accettare gli altri non solo per quello che sono ma anche per quello che non potranno mai essere, a conoscere di cosa siamo capaci a sentirsi parte di una famiglia oltre frontiere, oltre confini, oltre tradizioni e cultura, viaggiare insegna a essere oltre viaggiate che sennò poi finite per credere che siete fatti solo per un panorama e invece dentro voi esistono paesaggi meravigliosi ancora da visitare.
Gio Evan
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Viaggiate
che sennò poi
diventate razzisti
e finite per credere
che la vostra pelle è l'unica
ad avere ragione,
che la vostra lingua
è la più romantica
e che siete stati i primi
ad essere i primi
viaggiate
che se non viaggiate poi
non vi si fortificano i pensieri
non vi riempite di idee
vi nascono sogni con le gambe fragili
e poi finite per credere alle televisioni
e a quelli che inventano nemici
che calzano a pennello con i vostri incubi
per farvi vivere di terrore
senza più saluti
né grazie
né prego
né si figuri
viaggiate
che viaggiare insegna
a dare il buongiorno a tutti
a prescindere
da quale sole proveniamo,
viaggiate
che viaggiare insegna
a dare la buonanotte a tutti
a prescindere
dalle tenebre che ci portiamo dentro
viaggiate
che viaggiare insegna a resistere
a non dipendere
ad accettare gli altri non solo per quello che sono
ma anche per quello che non potranno mai essere,
a conoscere di cosa siamo capaci
a sentirsi parte di una famiglia
oltre frontiere, oltre confini,
oltre tradizioni e cultura,
viaggiare insegna a essere oltre
viaggiate
che sennò poi finite per credere
che siete fatti solo per un panorama
e invece dentro voi
esistono paesaggi meravigliosi
ancora da visitare.
- Gio Evan -
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Espresso globale
La parola caffè è universale?
Non lo so, non credo. Però è la bevanda più diffusa al mondo e, in termini di valore economico, è il secondo prodotto più scambiato dopo il petrolio.
Chissà come si dice caffè in cinese…
Se parlassimo tutti la medesima lingua, sarebbe più facile. Migliorerebbero gli scambi commerciali, il turismo e i rapporti internazionali. Potremmo viaggiare senza preoccuparci di imparare frasi fondamentali in una nuova lingua, o ricordarci di scaricare, prima della partenza, una app di traduzione. Ordinare cibo in un ristorante straniero sarebbe un gioco da ragazzi e non correremmo il rischio di mangiare, per sbaglio, cavallette al posto di patatine.
Certo sarebbe bello.
Ma a pensarci bene anche la diversità linguistica ha il suo fascino e la sua importanza, perché le lingue riflettono la storia e le tradizioni dei popoli che le parlano e la loro perdita potrebbe significare una conseguente perdita di identità culturale. La diversità linguistica arricchisce il nostro mondo e ci offre una gamma di modi unici per esprimerci. Un mondo che parla una lingua soltanto potrebbe rischiare di ridurre la varietà di punti di vista, di idee. E poi, le barzellette che funzionano con un gioco di parole si potrebbero raccontare in una lingua soltanto e dunque, in definitiva, si riderebbe di meno.
Vabbè… era così per dire.
E mentre continuo a sognare un mondo in cui possiamo godere dei vantaggi di una lingua comune, mantenendo allo stesso tempo il potenziale creativo di molteplici idiomi, sorseggio con gusto il mio espresso di metà mattina.
Rigorosamente ristretto!
#caffè#profumo di caffè#pausa caffè#tazzina di caffe#coffee#coffee lover#coffeeoftheday#espresso#lingue#globale
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Sono sempre di più una persona senza stimoli ed idee, sento di star buttando la mia vita. Spero di avere l'opportunità di viaggiare da solo, capire se riesco a ritrovare qualche pezzettino perso per strada senza accorgermene.
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[ph. Mirco Lorenzi]
È stata una serata magica quella trascorsa lo scorso venerdì 13 dicembre in piazza a Mondaino in occasione dell'inaugurazione della mostra Gente di Mondaino. La comunità creativa dell'Arboreto, curata da Mirco Lorenzi.
Un ringraziamento particolare va a tutti coloro che hanno contribuito a creare questa atmosfera.
************************************************************
La mostra fotografica, Gente di Mondaino. La comunità creativa dell'Arboreto, curata da Mirco Lorenzi per e in dialogo con L’arboreto Teatro Dimora rappresenta l’ultimo tassello del percorso di crescita culturale e creativa che ha rappresentato non solo per noi ma credo anche per chi ne ha preso parte il progetto Stronger Peripheries. È un racconto visivo che immortala alcuni dei volti di questa comunità che non è solo spettatrice, ma protagonista. Questa rete di persone, infatti, partecipanti e in ascolto, hanno dimostrato e dimostrano a chi arriva a Mondaino che non esistono 'periferie culturali' quando ci sono passione e apertura al dialogo. Grazie ai progetti di lunga data come il Palio del Daino, che hanno aperto le porte a realtà artistiche nazionali e internazionali, Mondaino e i suoi abitanti hanno costruito negli anni una comunità sempre più vasta, solidale e inclusiva, educata all’incontro e all’accoglienza, dalla quale abbiamo anche noi appreso molto.
Il progetto europeo, che ha accolto artisti e realtà culturali da tutta Europa, ha permesso di mettere Mondaino al centro di un'idea più ampia di Europa: un'Europa delle persone, delle storie, delle connessioni. È stato un esercizio collettivo di ascolto, comprensione e creazione, in cui ciascuno di voi ha portato il proprio contributo unico e insostituibile.
Oggi, mentre celebriamo la chiusura di questo progetto quadriennale, mentre tra l’altro stiamo riflettendo con i nostri partner italiani e internazionali sulle linee tematiche del nuovo progetto, è chiaro, almeno per me e noi dell’arboreto quanto abbiamo costruito insieme. La comunità creativa dell'Arboreto non è solo un progetto artistico: è una dichiarazione d'intenti, un modello che dimostra che l'arte e il teatro possono davvero cambiare la percezione di noi stessi e dei luoghi che abitiamo o solamente attraversiamo; e soprattutto può donarci una nuova idea di cittadinanza, perché tutto questo percorso che abbiamo fatto insieme, sia con chi ci è stato più vicino, ma anche con chi ci ha osservato da lontano, ci ricorda che ogni piccolo gesto, ogni incontro, ogni storia condivisa, ogni sguardo è parte di qualcosa di più grande, di una narrazione che continuerà a viaggiare dentro e oltre quei confini territoriali che le politiche impongono.
Mi piacerebbe che questo momento non fosse solo un punto d'arrivo, ma un nuovo punto di partenza. Spero che questa mostra possa ispirarci a continuare a immaginare insieme, a coltivare quella 'comunità di sentimento' di cui parla Appadurai, a trovare nuove strade per stare insieme e creare idee di futuro. Perché Mondaino non è solo un luogo: è anche un'idea, una visione di come l’arte e il teatro, quindi la cultura possano trasformare un’alleanza temporanea di persone così eterogenee come è stata quella che in varie forme ha incontrato i progetti creativi di questi anni in una comunità affettiva aperta, accogliente e in dialogo.
#residenze 2024#stronger peripheries#creative europe#comune di mondaino#palio del daino#mostra fotografica#mirco lorenzi#performing arts
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OF THE MUSES | Registrazioni (ENG/ITA)
ENG:
Overall, the recording process for the new album has been incredibly uncomplicated, definitely smoother than I was expecting. This was my first time traveling abroad to record new music, and I was really nervous in the days and even weeks leading up to my flight; I made sure to rehearse intensively and even went back to taking voice lessons with a teacher for a couple months, which I believe resulted in me feeling and sounding more confident than ever before.
This preparation, coupled with the fact that Déhà is an incredibly warm, friendly and easygoing person to deal with, made everything easier, especially considering how vulnerable the lyrical content of this album feels to me. I was afraid I would get too emotional and fuck things up because it definitely happened a few times while I was recording demos in my living room, but thankfully none of my fears materialized. True, things could get chaotic at times– some days we would stay holed up in the studio for hours and forget to eat, because we were so absorbed by what we were doing. And there were definitely a couple of instances where I was unable to sing or ever speak for a while because I was laughing so hysterically my belly would hurt.
Chaos aside, we really took care of the tiniest details throughout the process and it was so refreshing and encouraging to me to work with someone who had so much enthusiasm for what we were doing. It was definitely a weird, intense and emotional experience for me but I’m happy I got to work with someone who understood my vision and to learn so much from him about producing albums and even about myself as a musician and songwriter.
ITA:
Le registrazioni del nuovo album sono state estremamente lineari, e di sicuro molto più facili da affrontare di quanto mi sarei aspettata. Per la prima volta, mi sono trovata a viaggiare all’estero per registrare nuova musica, e nei giorni (e settimane) precedenti la partenza ero abbastanza nervosa. Ho fatto in modo di esercitarmi con costanza e ho persino ripreso a studiare con un’insegnante di canto per un paio di mesi, cosa che mi ha reso molto più sicura di me come cantante.
Tutti questi preparativi, uniti alla personalità di Déhà, che è un tipo estremamente amichevole e alla mano, hanno reso le cose estremamente semplici, anche visto e considerato quanto fosse personale il contenuto di questo album per me. A un certo punto temevo persino di emozionarmi troppo e rovinare tutto, dato che in effetti a volte mi è successo nel periodo in cui registravo i demo delle nuove canzoni nel salotto di casa, ma, fortunatamente, le mie paure non si sono manifestate.
Va detto che le cose si sono fatte parecchio caotiche a tratti, per esempio quando restavamo chiusi in studio per ore dimenticandoci di mangiare perché troppo concentrati su quello che stavamo facendo, o i momenti in cui non riuscivo a cantare nè a respirare perché stavo ridendo fino al punto di sentire dolore ai muscoli addominali.
Ma al di là di questo, ci siamo presi cura di tutto nei minimi dettagli, ed è stato molto incoraggiante per me il lavorare con una persona cosí entusiasta di occuparsi del mio materiale. Si è trattato sicuramente di un’esperienza bizzarra e intensa, e sono felice di aver collaborato con un produttore che ha compreso le mie idee e da cui ho potuto imparare cosí tanto in tema di produzione musicale ma anche su me stessa come musicista e songwriter.
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:: Trama Oceania 2 ::
Dopo aver ricevuto un inaspettato richiamo dai suoi antenati, Vaiana deve viaggiare verso i lontani mari dell'Oceania e in acque pericolose e dimenticate per un'avventura diversa da qualsiasi cosa abbia mai affrontato.
Un film (in Italiano anche pellicola) è una serie di immagini che, dopo essere state registrate su uno o più supporti cinematografici e una volta proiettate su uno schermo, creano l'illusione di un'immagine in movimento.[1] Questa illusione ottica permette a colui che guarda lo schermo, nonostante siano diverse immagini che scorrono in rapida successione, di percepire un movimento continuo.
Il processo di produzione cinematografica viene considerato ad oggi sia come arte che come un settore industriale. Un film viene materialmente creato in diversi metodi: riprendendo una scena con una macchina da presa, oppure fotografando diversi disegni o modelli in miniatura utilizzando le tecniche tradizionali dell'animazione, oppure ancora utilizzando tecnologie moderne come la CGI e l'animazione al computer, o infine grazie ad una combinazione di queste tecniche.
L'immagine in movimento può eventualmente essere accompagnata dal suono. In tale caso il suono può essere registrato sul supporto cinematografico, assieme all'immagine, oppure può essere registrato, separatamente dall'immagine, su uno o più supporti fonografici.
Con la parola cinema (abbreviazione del termine inglese cinematography, "cinematografia") ci si è spesso normalmente riferiti all'attività di produzione dei film o all'arte a cui si riferisce. Ad oggi con questo termine si definisce l'arte di stimolare delle esperienze per comunicare idee, storie, percezioni, sensazioni, il bello o l'atmosfera attraverso la registrazione o il movimento programmato di immagini insieme ad altre stimolazioni sensoriali.[2]
In origine i film venivano registrati su pellicole di materiale plastico attraverso un processo fotochimico che poi, grazie ad un proiettore, si rendevano visibili su un grande schermo. Attualmente i film sono spesso concepiti in formato digitale attraverso tutto l'intero processo di produzione, distribuzione e proiezione.
Il film è un artefatto culturale creato da una specifica cultura, riflettendola e, al tempo stesso, influenzandola. È per questo motivo che il film viene considerato come un'importante forma d'arte, una fonte di intrattenimento popolare ed un potente mezzo per educare (o indottrinare) la popolazione. Il fatto che sia fruibile attraverso la vista rende questa forma d'arte una potente forma di comunicazione universale. Alcuni film sono diventati popolari in tutto il mondo grazie all'uso del doppiaggio o dei sottotitoli per tradurre i dialoghi del film stesso in lingue diverse da quella (o quelle) utilizzata nella sua produzione.
Le singole immagini che formano il film sono chiamate "fotogrammi". Durante la proiezione delle tradizionali pellicole di celluloide, un otturatore rotante muove la pellicola per posizionare ogni fotogramma nella posizione giusta per essere proiettato. Durante il processo, fra un frammento e l'altro vengono creati degli intervalli scuri, di cui però lo spettatore non nota la loro presenza per via del cosiddetto effetto della persistenza della visione: per un breve periodo di tempo l'immagine permane a livello della retina. La percezione del movimento è dovuta ad un effetto psicologico definito come "fenomeno Phi".
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Vorrei scaricare tutti i pesi inutili, per tenere solo ciò che ho di leggero, utile e importante, per lasciare tanto spazio alle cose nuove che sicuramente verranno.
Così dovrei fare anche con la mia vita.
Scelgo quindi di portare con me la prudenza, ma non le paure. L'apertura mentale, non il pregiudizio. L'entusiasmo, ma non le illusioni. Il coraggio, non l'incoscienza.
Porto sicuramente i desideri, la passione e tutti i miei sogni, ma lascio i pesi del passato a casa.
Le mie convinzioni, le mie idee e i miei progetti, non le aspettative altrui. Il silenzio, non il rumore. L'amore, non la diffidenza.
Se la vita è un viaggio, allora è decisamente meglio viaggiare leggeri.
Francesco Grandis, da: "Sulla strada giusta"
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:: Trama Oceania 2 ::
Dopo aver ricevuto un inaspettato richiamo dai suoi antenati, Vaiana deve viaggiare verso i lontani mari dell'Oceania e in acque pericolose e dimenticate per un'avventura diversa da qualsiasi cosa abbia mai affrontato.
Un film (in Italiano anche pellicola) è una serie di immagini che, dopo essere state registrate su uno o più supporti cinematografici e una volta proiettate su uno schermo, creano l'illusione di un'immagine in movimento.[1] Questa illusione ottica permette a colui che guarda lo schermo, nonostante siano diverse immagini che scorrono in rapida successione, di percepire un movimento continuo.
Il processo di produzione cinematografica viene considerato ad oggi sia come arte che come un settore industriale. Un film viene materialmente creato in diversi metodi: riprendendo una scena con una macchina da presa, oppure fotografando diversi disegni o modelli in miniatura utilizzando le tecniche tradizionali dell'animazione, oppure ancora utilizzando tecnologie moderne come la CGI e l'animazione al computer, o infine grazie ad una combinazione di queste tecniche.
L'immagine in movimento può eventualmente essere accompagnata dal suono. In tale caso il suono può essere registrato sul supporto cinematografico, assieme all'immagine, oppure può essere registrato, separatamente dall'immagine, su uno o più supporti fonografici.
Con la parola cinema (abbreviazione del termine inglese cinematography, "cinematografia") ci si è spesso normalmente riferiti all'attività di produzione dei film o all'arte a cui si riferisce. Ad oggi con questo termine si definisce l'arte di stimolare delle esperienze per comunicare idee, storie, percezioni, sensazioni, il bello o l'atmosfera attraverso la registrazione o il movimento programmato di immagini insieme ad altre stimolazioni sensoriali.[2]
In origine i film venivano registrati su pellicole di materiale plastico attraverso un processo fotochimico che poi, grazie ad un proiettore, si rendevano visibili su un grande schermo. Attualmente i film sono spesso concepiti in formato digitale attraverso tutto l'intero processo di produzione, distribuzione e proiezione.
Il film è un artefatto culturale creato da una specifica cultura, riflettendola e, al tempo stesso, influenzandola. È per questo motivo che il film viene considerato come un'importante forma d'arte, una fonte di intrattenimento popolare ed un potente mezzo per educare (o indottrinare) la popolazione. Il fatto che sia fruibile attraverso la vista rende questa forma d'arte una potente forma di comunicazione universale. Alcuni film sono diventati popolari in tutto il mondo grazie all'uso del doppiaggio o dei sottotitoli per tradurre i dialoghi del film stesso in lingue diverse da quella (o quelle) utilizzata nella sua produzione.
Le singole immagini che formano il film sono chiamate "fotogrammi". Durante la proiezione delle tradizionali pellicole di celluloide, un otturatore rotante muove la pellicola per posizionare ogni fotogramma nella posizione giusta per essere proiettato. Durante il processo, fra un frammento e l'altro vengono creati degli intervalli scuri, di cui però lo spettatore non nota la loro presenza per via del cosiddetto effetto della persistenza della visione: per un breve periodo di tempo l'immagine permane a livello della retina. La percezione del movimento è dovuta ad un effetto psicologico definito come "fenomeno Phi".
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:: Trama Oceania 2 ::
Dopo aver ricevuto un inaspettato richiamo dai suoi antenati, Vaiana deve viaggiare verso i lontani mari dell'Oceania e in acque pericolose e dimenticate per un'avventura diversa da qualsiasi cosa abbia mai affrontato.
Un film (in Italiano anche pellicola) è una serie di immagini che, dopo essere state registrate su uno o più supporti cinematografici e una volta proiettate su uno schermo, creano l'illusione di un'immagine in movimento.[1] Questa illusione ottica permette a colui che guarda lo schermo, nonostante siano diverse immagini che scorrono in rapida successione, di percepire un movimento continuo.
Il processo di produzione cinematografica viene considerato ad oggi sia come arte che come un settore industriale. Un film viene materialmente creato in diversi metodi: riprendendo una scena con una macchina da presa, oppure fotografando diversi disegni o modelli in miniatura utilizzando le tecniche tradizionali dell'animazione, oppure ancora utilizzando tecnologie moderne come la CGI e l'animazione al computer, o infine grazie ad una combinazione di queste tecniche.
L'immagine in movimento può eventualmente essere accompagnata dal suono. In tale caso il suono può essere registrato sul supporto cinematografico, assieme all'immagine, oppure può essere registrato, separatamente dall'immagine, su uno o più supporti fonografici.
Con la parola cinema (abbreviazione del termine inglese cinematography, "cinematografia") ci si è spesso normalmente riferiti all'attività di produzione dei film o all'arte a cui si riferisce. Ad oggi con questo termine si definisce l'arte di stimolare delle esperienze per comunicare idee, storie, percezioni, sensazioni, il bello o l'atmosfera attraverso la registrazione o il movimento programmato di immagini insieme ad altre stimolazioni sensoriali.[2]
In origine i film venivano registrati su pellicole di materiale plastico attraverso un processo fotochimico che poi, grazie ad un proiettore, si rendevano visibili su un grande schermo. Attualmente i film sono spesso concepiti in formato digitale attraverso tutto l'intero processo di produzione, distribuzione e proiezione.
Il film è un artefatto culturale creato da una specifica cultura, riflettendola e, al tempo stesso, influenzandola. È per questo motivo che il film viene considerato come un'importante forma d'arte, una fonte di intrattenimento popolare ed un potente mezzo per educare (o indottrinare) la popolazione. Il fatto che sia fruibile attraverso la vista rende questa forma d'arte una potente forma di comunicazione universale. Alcuni film sono diventati popolari in tutto il mondo grazie all'uso del doppiaggio o dei sottotitoli per tradurre i dialoghi del film stesso in lingue diverse da quella (o quelle) utilizzata nella sua produzione.
Le singole immagini che formano il film sono chiamate "fotogrammi". Durante la proiezione delle tradizionali pellicole di celluloide, un otturatore rotante muove la pellicola per posizionare ogni fotogramma nella posizione giusta per essere proiettato. Durante il processo, fra un frammento e l'altro vengono creati degli intervalli scuri, di cui però lo spettatore non nota la loro presenza per via del cosiddetto effetto della persistenza della visione: per un breve periodo di tempo l'immagine permane a livello della retina. La percezione del movimento è dovuta ad un effetto psicologico definito come "fenomeno Phi".
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