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IL PARADOSSO DEL TOTALITARISMO
di Andrea Zhok
Da tempo la strategia narrativa neoliberale, di matrice angloamericana, passa attraverso due mosse:
1) il tentativo di definire il mondo liberale come l’unico mondo possibile, per cui, nel lungo periodo non c’è alternativa (da Fukuyama alla Thatcher), e 2) il tentativo di sussumere tutte le forme di vita, tutte le organizzazioni politiche e tutti gli impianti culturali che pretendono di non ridursi al paradigma liberale come “illiberali-e-dunque-totalitari”.
Finiscono così nel calderone degli “illiberali-e-dunque-totalitari” ogni religione che pretenda di essere più che fatto privato (es.: l’Islam), tutti i paesi che pretendono di mantenere sovranità senza genuflettersi all’impero americano (Cina, Russia, Iran, Corea del Nord ma poi anche, a seconda di come girano i governi, Cuba, Venezuela, Bielorussia, Ungheria, Serbia, Sudafrica, ecc.), e poi tutte le ideologie che hanno storicamente rigettato l’impianto liberale (socialismo/comunismo in primis, conservatorismi pre-liberali dove esistono, e nella modesta misura in cui hanno elaborato una teoria, i fascismi tra le due guerre).
Naturalmente gli elementi che compaiono in questo calderone presentano, a chi voglia prendersi la briga di guardarli da vicino, una miriade di soluzioni politiche, istituzionali e culturali diverse, ma questo per la narrazione neoliberale è irrilevante: su di essi ricade la scomunica dell’“illiberalità-e-dunque-totalitarismo”.
Ci si ritrova così con il seguente quadro, altamente ironico, per cui il liberalismo, l’unica ideologia che si pretende l’ultima e definitiva verità della storia, da estendersi in forma planetaria, denuncia tutte le altre culture e soluzioni politiche della storia come “totalitarie”.
✅In sostanza l’unica cultura che oggi ha pretese realisticamente totalitarie denuncia tutti gli altri come totalitari.
E siccome in una visione totalitaria, ciò che appartiene alla propria ortodossia è per definizione il Bene, le società liberali (oggi neoliberali) riescono con perfetta serenità e buona coscienza a prodursi in spettacolari doppiopesismi, in un profluvio di doppi standard, perché i nostri delitti sono errori contingenti, i vostri ignobili abiezioni, i nostri massacri sono danni collaterali, i vostri espressione di malvagità innata, le nostre proteste interne sono tafferugli di minoranze ingrate, le vostre sono manifestazione popolare di un anelito alla libertà, ecc. ecc.
La denuncia neoliberale di “tutti i totalitarismi” è la perfetta esemplificazione del proverbiale bue che dà del cornuto all’asino.
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È opaca la denominazione dello Stato, definito ebraico pur essendo abitato per oltre il 25 per cento da non ebrei (arabo-palestinesi musulmani e cristiani, cristiani non arabi, drusi, beduini, ecc.). È opaca la formula che descrive Israele come “unica democrazia in Medio Oriente”, perché la democrazia non si concilia con l’occupazione coloniale o l’assedio dei palestinesi. È opaca la forza militare di Israele, che dagli anni 60 dispone di un armamento atomico senza mai ammetterlo. Secondo il giornalista Seymour Hersh, Tel Aviv ha già minacciato una volta l’uso dell’atomica, nella Guerra del Kippur del 1973 (The Samson Option, 1991).
Ma più opaca di tutte le politiche è l’esistenza di una lobby sionista estremamente danarosa e attiva – soprattutto in Usa e Regno Unito – che fin dalla nascita dello Stato di Israele sostiene le sue politiche di colonizzazione, e che oggi appoggia l’ennesimo tentativo di svuotare la Palestina dei suoi abitanti. Si dice che Netanyahu sta spianando Gaza e attaccando anche la Cisgiordania solo per restare al potere, senza un piano per il futuro. Quasi un anno è passato dalla strage perpetrata da Hamas il 7 ottobre, e una rettifica si impone. È vero che Netanyahu teme di perdere il potere, ma un piano ce l’ha: la pulizia etnica in Palestina.
La lobby sionista ha istituzioni secolari negli Stati Uniti e Gran Bretagna e filiali ovunque. Influenza i giornali e li monitora, finanzia i politici amici. Denuncia regolarmente l’antisemitismo in aumento, mescolando antisemitismo vero e opposizione alle guerre di Israele. Nei Paesi europei operano vari gruppi di pressione tra cui l’Ong Elnet (European Leadership Network).
È chiamata a volte lobby ebraica, ma con l’ebraismo non ha niente a che vedere. Ha a che vedere con il sionismo, che è una corrente politica dell’ebraismo e che dopo molti conflitti interni ha finito col pervertire la religione. È nata nella seconda metà dell’800 e culminata nei testi e negli atti fondatori di Theodor Herzl e Chaim Weizmann. Per il sionismo politico, l’ebraismo non è una religione ma una nazione, uno Stato militarizzato, edificato in Palestina con uno slogan che falsificando la realtà era per forza bellicoso: la Palestina era “una terra senza popolo per un popolo senza terra”, data da Dio agli ebrei per sempre. Secondo il filosofo Yeshayahu Leibowitz, che intervistai nel 1991, Israele era preda di un “nazionalismo tendenzialmente fascista”. Non stupisce che Netanyahu e i suoi ministri razzisti si alleino oggi alle estreme destre in Europa e Usa.
Non tutti gli ebrei approvarono la ridefinizione della propria religione come nazione e Stato. In parte perché consapevoli che la Palestina non era disabitata, in parte perché la lealtà assoluta allo Stato israeliano imposta dalla corrente sionista esponeva gli ebrei della diaspora a sospetti di doppia lealtà.
Indispensabile per capire questa fusione tra religione e Stato militarizzato è l’ultimo libro di Ilan Pappe (Lobbying for Zionism on Both Sides of the Atlantic, 2024). Lo storico racconta, proseguendo lo studio di John Mearsheimer e Stephen Walt sulla lobby (2007), la nascita del sionismo nella seconda metà dell’800, e cita fra gli iniziatori le sette messianiche evangelicali negli Stati Uniti. Sono loro che con più zelo promossero e motivarono il movimento sionista. L’idea-guida del sionismo millenarista è che Israele ha un diritto divino a catturare l’intera Palestina. Se il piano si realizza, giungerà o tornerà il Messia. Questo univa nell’800 sionisti ebrei e cristiani. C’era tuttavia un tranello insidioso: per i sionisti cristiani, il Messia arriva a condizione che gli ebrei alla fine si convertano in massa al cristianesimo.
Il sionismo colonizzatore è oggi in difficoltà. “Non in mio nome”, è scritto sugli striscioni degli ebrei che manifestano contro la nuova Nakba (“Catastrofe”, in arabo) che il governo Netanyahu infligge a Gaza come nel 1948. E che infligge in Cisgiordania dal 28 agosto.
Ciononostante i governi occidentali accettano l’equiparazione fra antisemitismo e antisionismo, per timore delle denigrazioni e manipolazioni della lobby. Quasi tutti hanno fatto propria la “definizione operativa” dell’antisemitismo adottata nel 2016 dall’International Holocaust Remembrance Alliance (cosiddetta Definizione IRHA, legalmente non vincolante). Tra gli esempi indicati, l’antisionismo e le critiche di Israele. Il governo Conte-2 si è allineato nel gennaio 2020.
Difficile in queste condizioni monitorare e combattere l’antisemitismo. L’unica cosa certa è che la politica di Israele non solo svuota la Palestina e crea nuove generazioni di resistenti più che mai agguerriti, non solo rende vano l’appello ai “due popoli due Stati”, ma mette in pericolo gli ebrei in tutto il mondo. Nel lungo termine può condurre Israele stesso al collasso.
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Parlavano a voce molto alta quando dicevano che le loro leggi erano fatte per tutti; ma presto capimmo che, sebbene si aspettassero da noi il rispetto della legge, infrangerla per loro era normale. Ci ordinarono di non bere whisky, ma erano essi stessi a fabbricarlo e a vendercelo in cambio di pellicce e pelli, fino a quando non ne rimasero quasi più. I loro Saggi dissero che potevamo adottare la loro religione, ma quando cercammo di comprenderla ci rendemmo conto che i bianchi avevano troppe religioni differenti, e che raramente due di loro erano d’accordo su quale fosse quella giusta da seguire. Questo ci confuse molto finché capimmo che l’uomo bianco non considera la propria religione più seriamente delle leggi, tenendole entrambe dietro di sé, come aiutanti, per usarle quando possono fargli comodo nei rapporti con gli stranieri. Questi non erano i nostri modi. Mantenemmo le leggi che noi avevamo fatto e praticammo la nostra religione.
E posso andare avanti a raccontare di guerre e di furti di cavalli. Ma quando non ci furono più bisonti, il cuore del mio popolo cadde a terra e non si alzò mai più. Dopo, non accadde più niente.
Se una cosa è buona prendetela. Se è cattiva, lasciatela perdere.
Molti Colpi o Trofei Capo Apasaroka\e (Crow)
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Ci sono donne che non hanno diritto a un'istruzione, a un lavoro, che non possono scegliere il compagno/a da amare oppure non possono lasciare il marito che qualcuno ha scelto per loro e che ne è diventato il padrone. Donne che non possono disporre della loro vita. Vivono in Afghanistan, Iran, Siria, Arabia Saudita e altri cento paesi in tutto il mondo. Sopravvivono, anzi. Ci sono donne vittime degli uomini, picchiate, uccise, violentate, considerate proprietà, "tu sei mia", talmente plagiate e sottomesse da confondere la violenza con l'amore. E questo succede nel mondo occidentale, ma un po' di più nel nostro Paese patriarcale, maschilista e gerontocratico. In Europa, in Italia soprattutto, ci sono donne che hanno in mano il potere e non fanno niente per le altre donne, anzi provano a riportarle indietro in quanto mogli madri e donne di casa, sono donne potenti ma quando qualcuno le attacca sul merito si difendono dicendosi discriminate in quanto donne, e lo dicono protette da guardie del corpo. Alle prime auguro di avere la forza per continuare a lottare e finalmente debellare un mondo e una religione che le vuole prigioniere. Alle seconde auguro di riuscire ad imparare dalle prime il coraggio per ribellarsi e riprendere in mano le loro vite. Alle ultime invece auguro di andare a visitare più spesso le persone che fuggono da guerre, carestie e persecuzioni, persone che hanno perso tutto, persino una speranza per il futuro, e non andare soltanto a dispiacersi davanti alle bambole di pezza dei bambini morti sotto le bombe russe. Si sporchino le mani e i vestiti di quelle persone, non spargano lacrime di coccodrillo davanti ai peluche.
Ecco, questo è il mio pensiero per un 8 marzo a due facce, diviso tra donne preoccupate che chiedono ai follower quale smalto abbinare alla borsa (non lo so, sto vagheggiando) o che si lamentano di non trovare posto il sabato sera al jappo dopo una settimana di lavoro duro e donne che vedono morire i propri bambini tra le braccia affamati, annegati o mutilati dalle bombe. Ognuna ha i suoi dolori, non intendo assolutamente criticare chi ha il privilegio di avere problemi più risolvibili, alcune hanno solo la colpa di essere nate dalla parte sbagliata del mondo.
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With her book The Return of Martin Guerre (1983), the historian Natalie Zemon Davis, who has died aged 94, attracted a wide readership and inspired future historians. It came out of working as a historical consultant on a film of the same name released the previous year, starring Gérard Depardieu and Nathalie Baye, and directed by Daniel Vigne.
Martin Guerre, a peasant farmer in the 16th-century Pyrenees, left his wife Bertrande to go on a journey, only to have his marital role usurped by an impostor who “returned” pretending to be him. After some years of cohabitation, Bertrande denounced the impostor, her testimony seemingly confirmed by the return of the real Martin Guerre. The impostor was duly tried and executed.
The film-makers’ questions about period detail and behaviour intrigued Davis. But other aspects of the movie genre troubled her, so she went back to the archives and wrote up her own compact account of 120 pages.
A gripping narrative and a lesson in method, Davis’s book raised questions about the reliability of evidence and the motives and worldviews of peasant men and women from a faraway place and time. It is an example of a microhistory, where historians turn away from the big canvas of kings, queens and battles to understand ordinary lives, often through a highly localised case study.
The Return of Martin Guerre was one of a series of works including Society and Culture in Early Modern France (1975), Fiction in the Archives (1987), Women on the Margins (1995) and The Gift in Sixteenth-Century France (2000). Davis’s trademark was the longer essay or biographical study, often focused on marginal or misunderstood personalities, all spiced with a sharp attention to issues of religion, gender, sex, class, money and power. Historical records for her were never dull: she once described them as “a magic thread that links me to people long since dead and with situations that have crumbled to dust”.
Born in Detroit, Natalie was the daughter of Helen (nee Lamport) and Julian Zemon, a textile trader, both children of east European Jewish immigrants to the US. While studying at Smith College, Massachusetts, at the age of 19 she fell in love with Chandler Davis, a brilliant mathematician and socialist activist; they married in 1948 and went on to have a son and two daughters. Her first degree, from Smith (1949), was followed by a master’s at Radcliffe College (1950).
Her life with Davis was productive and fulfilling but also complicated her early career, as his principled stances against McCarthy-era restrictions on political expression led to both him and her being barred from a number of posts, and from travelling abroad. This she needed to do for her doctorate on 16th-century France.
After finally gaining her PhD at Michigan University in 1959, Davis went on to hold positions at Toronto, moved in 1971 to the University of California, Berkeley, where she was appointed professor, and in 1978 to Princeton, retiring in 1996. She became only the second woman to serve as president of the American Historical Association (1987), and the first to serve as Eastman professor at Oxford (1994). In 2012 she was appointed Companion of the Order of Canada, and in the US was awarded a National Humanities Medal.
Davis helped establish programmes in women’s studies and taught courses on history and film. Her AHA presidential address, History’s Two Bodies (1988), summed up her thinking about gender in history. It was also the first such address to be printed with illustrations. Her book Slaves on Screen (2002) was one of the first in-depth treatments of this topic by a professional historian.
In her last two books, Davis returned to the exploration of mixed identities. Trickster Travels (2006) was about the 16th-century scholar Leo Africanus, whose complicated Jewish and Muslim roots in North Africa she expertly unpicked. Listening to the Languages of the People (2022) focused on the 19th-century scholar Lazare Sainéan, a Romanian-Jewish folklorist and lexicographer who published one of the world’s first serious studies of Yiddish, but had to abandon his Romanian homeland for Paris in 1901.
At the time of her death, Davis was completing a study of slave families in colonial Suriname: it is hoped this will appear under the announced title of Braided Histories. In this way she continued to explore unconventional topics, going against the grain of Eurocentric history and looking instead at the boundaries of identity and belonging in very different settings.
Visiting many universities and research centres in her retirement, Davis encouraged younger scholars by conveying the potential of history to inspire empathy and hope for change. While at my own institution, the University of Amsterdam, in 2016, she made it her main aim to talk to students rather than to other professors. In 2022-23 she presented her latest work in online seminars, and wrote and corresponded actively until shortly before her death from cancer.
Chandler died in 2022. Natalie is survived by her three children, Aaron, Hannah and Simone; four grandchildren; three great-grandchildren; and a brother, Stanley.
🔔 Natalie Zemon Davis, historian, born 8 November 1928; died 21 October 2023
Daily inspiration. Discover more photos at Just for Books…?
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Prossimo Sanremo se diretto da Pino Insegno:
In gara solo uomini etero bianchi
Le donne ammesse alla gara solo se sposate con almeno 5 figli per risollevare la natalità del popolo italico, soprattutto cristiane
Gli outfit assolutamente in total black
Le canzoni devono avere nel testo almeno una delle seguenti parole: pro vita, Italia, patria, famiglia, religione, treni in orario
Esclusi automaticamente i cantanti italiani il cui albero genealogico non è in toto italiano per almeno tre generazioni
Divieto assoluto di parlare di diritti, immigrazione, guerre (le guerre solo quelle approvate e giuste secondo il comitato)
Alle donne niente fiori, ma libri sulla maternità
Agli uomini niente fiori, non scherziamo, ma giuramento di fedeltà all'italica penisola
Il regolamento subirà delle aggiunte mano a mano
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Il mio dolore più grande, è quello che dopo aver studiato per 25 anni le scritture conosciuto tutta la storia di questo popolo fino dalle origini, dopo aver calpestato questa terra e dopo aver visitato questi luoghi durante i miei tre cammini in Terra Santa da Nazareth, Gerusalemme, Betlemme le terre dove è nato, vissuto, testimoniato e morto Gesù, ancora oggi si sparge sangue d'innocenti. E questo purtroppo, non finirà mai fino alla fine dei tempi. Religione certo, ma anche dittatura e bramosia, egoismo, ricchezza e vanità. Pensare che ormai quasi tutta la Palestina è musulmana e cosi è insieme agli ebrei per Israele. Io lo so, io l'ho visto con i miei occhi e ho toccato con mani che ormai i cristiani rimasti, sono soltanto i frati che gestiscono i luoghi sacri o parte di essi cosi come la Basilica del Santo Sepolcro.
Tra una bomba ed un'altra, un'attentato e l'altro, tra una strage di innocenti ed un'altra, alla fine rimane sempre il fatto che, un solo popolo, con lo stesso sangue, combatte contro i suoi fratelli.
No, non è soltanto una disputa e una guerra tra Israele e Palestina bensì, una situazione che di fatto coinvolge l'intera umanità ed il silenzio o il non prendere posizione in merito, ci rende tutti complici. Da parte mia l'uomo, cosi come fa fin dal principio (Caino con Abele) potrebbe anche continuare ad uccidersi l'un l'altro tanto è la sua natura, ma che a pagarne le spese e a versare il sangue siano bambini innocenti e le loro madri, questo no, questo è l'abominio che toccherà la pupilla di Dio che a suo tempo farà giustizia. 💧
Queste sono due foto che scattai durante il mio ultimo cammino in Terra Santa. Basta quella in alto, per capire quanto loro stessi sappiano che stanno combattendo una guerra fratricida. Una guerra non religiosa dicono loro, ma politica nel nome d'una propria indipendenza e di una reale autonomia. Due muli che vogliono andare per la loro via in direzioni diverse ma che non possono perchè legati dalla loro stessa natura e origine e dallo stesso sangue. Questa foto del murales, si trova sulla parete di un edificio, diviso in due dal muro di confine dalla parte di Gerusalemme e in pratica divide Israele e Palestina. Tale murales è stato di grande impatto su di me. Mentre l'altro in basso invece si trova (come si può vedere) sul muro stesso alto sette metri che segna proprio il confine tra Betlemme e Gerusalemme che dista nove km. Il leone che divora la colomba e siamo sempre all'interno della Palestina. Un anziano di quei luoghi mi raccontò che il muro al momento della costruzione, non ha avuto nessun riguardo e ha di fatto separato intere famiglie che si sono ritrovate già dal giorno dopo, ad essere cittadini palestinesi se erano nativi israeliani e, viceversa.
Uno scempio!!! Come possiamo girarci dall'altra parte? Come può questo mondo infame restare a guardare, senza almeno restarne indignato?!?!
Si spacciano dittature per democrazie contando sull'ignoranza e, sul menefreghismo del popolo, basti vedere chi tiene e tira i fili in queste guerre più conosciute, come Israele e Palestina, Russia e Ucraina o anche nel Congo. Noi non possiamo fare nulla, ma sappiamo scrivere e spargere foto e lamenti e preghiere e lacrime di condanna e di orrore. Abbiamo potere, lasciamo le cose futili e condividiamo le sofferenze ed il dolore, di quelle madri e di quelle povere anime innocenti, che la sola colpa che hanno è quella di essere nati. 💔
lan ✍️🙏
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“ Il poeta John Donne disse che nessuno dorme sul carro che lo porta al patibolo; è altrettanto vero che in tempo di guerra ci sono meno occasioni di sbadigliare (immagino che sia per questo che durante i conflitti bellici diminuiscono notevolmente i suicidi, spesso motivati da una noia ostinata). Ma via via che le società sono divenute sempre più individualiste e i loro membri sempre più egoisti, impegnati a godere di piaceri e di ricchezze sempre più a portata di mano, la guerra ha perduto molto del suo fascino tradizionale. Qualche ritardatario si entusiasma ancora alla notizia di guerre lontane e all'idea della guerra in generale, ma quando la bomba gli cade vicino o gli arruolano il figlio, allora perde tutto il patriottico entusiasmo. La gente non vuole problemi: non è che la pace le piaccia del tutto (c'è sempre un motivo per brontolare e poi, quando le cose vanno bene, ci si annoia), però vuole essere lasciata in pace. Solo nei paesi sottosviluppati, poveri, poco informati, collettivisti per religione o ideologia politica, malati di tribalismo assassino o suicida, si continua a conservare un certo spirito bellico. In quelli più sviluppati, da quando la classe operaia ha realizzato certe conquiste, già da tempo non si parla più di rivoluzioni e di guerre civili. A parte i trafficanti d'armi, i grandi finanzieri di settori industriali molto specializzati e i militari per vocazione (o quelli che senza esserlo, hanno la vocazione militare, che sono i peggiori), il bellicismo non ha più quell'approvazione popolare che prima non gli era mai mancata. Soltanto il nazionalismo estremo, la forma di collettivizzazione mentale più compatibile con l'individualismo moderno (i nazionalisti sono individualisti pudichi, individualisti di gruppo), continua a pompare adrenalina nelle vene di certi dementi ancora capaci di uccidere o di morire con entusiasmo. Ma se la guerra non piace alla maggioranza degli uomini, mi dirai, perché continuiamo a spendere tanti soldi in eserciti, caccia, carri armati e testate nucleari? Non è forse giunto il momento di proibire la guerra, cioè di renderla impossibile, di impedirla? Hai perfettamente ragione, figlio mio. Infatti si tratterebbe proprio di questo, di impedirla: basta lamentarsi e protestare soltanto. “
Fernando Savater, Politica per un figlio, traduzione di Francesca Saltarelli, Laterza, 1993¹; pp. 104-105. (Corsivi dell’autore)
[Edizione originale: Política para Amador, Editorial Ariel, S.A., Barcellona, 1992]
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17 FEBBRAIO 1600, IL ROGO DI GIORDANO BRUNO.
QUANDO A BRUCIARE VIVI I DISSIDENTI ERA LA CHIESA CATTOLICA APOSTOLICA ROMANA
421 anni fa oggi, cioè il 17 FEBBRAIO 1600, veniva arso vivo al Campo dei Fiori un filosofo illuminato.
Si chiamava Giordano Bruno e veniva da Nola. Mandanti ed esecutori non erano terroristi dell’Isis, ma Cristiani di sole 15 generazioni fa. L’evento fu spettacolarizzato al massimo, ma non essendoci giornali, video, internet e cineasti si scelse comunque di realizzare l’evento come richiamo spettacolare per celebrare la potenza della Chiesa in occasione del 1° giubileo. Occasione in cui chi veniva a Roma si guadagnava indulgenza plenaria, ovvero il paradiso (senza le vergini però, si noti come questa differenza sia sostanziale rispetto all’Islam). Giordano Bruno fu arso vivo davanti a una folla di circa 100.000 persone che cliccarono in diretta il loro ‘mi piace’ un po’ forzato a dire il vero, applaudendo. Giordano Bruno aveva una mordacchia alla lingua per impedirgli di urlare le ultime parole durante il percorso e l’estremo sacrificio sul rogo.
L’organizzatore dell’evento fu il cardinale Roberto Bellarmino da Montepulciano, grande inquisitore della Chiesa che partecipò a sette dei 20 interrogatori cui fu sottoposto Giordano. Bellarmino fu fatto beato, santo e Dottore della Chiesa da Pio XI , due generazioni fa, nel 1930, anno ottavo dell’era fascista e dopo un anno dai patti lateranensi con il duce.
Bellarmino partecipò anche al processo a Galileo che fu costretto a ritrattare per non fare la fine di Giordano.
A Montepuciano il cardinale Roberto Bellarmino è figura celebrata, ma molti laici hanno l’abitudine di sputare a terra in prossimità della stele che ricorda. Perché la vicenda di Giordano Bruno racconta, ancora oggi, nei tempi in cui tutti ci sentiamo minacciati dall’integralismo e dal fanatismo dei jihadisti del Califfato islamico, come anche la Chiesa cattolica apostolica romana abbia più volte mostrato un volto fanatico, integralista e oscurantista fino a bruciare viva una persona.
E non in un angolo di deserto tra Siria e e Iraq, ma nel cuore della città eterna che ha edificato la più importante basilica del mondo sulla tomba dell’apostolo Pietro… Era il 1600, c’erano già stati Leonardo e Michelangelo, Machiavelli e Raffaello… I secoli bui erano un lontano ricordo, ma mentre ci si avviava al secolo dei lumi e della ragione, la Chiesa continuava a non tollerare qualunque eresia, anzi a considerare eresia qualsiasi idea che mettesse in discussione i suoi dogmi e il suo potere. E continuò così per altri due secoli e mezzo, tagliando la testa in piazza agli eretici, ai dissidenti, ai carbonari. Gli ultimi furono i patrioti Monti e Tognetti, giustiziati, a Roma, nel 1868. Due anni prima che i bersaglieri entrassero a Porta Pia, mettendo fine al potere temporale dei papi e al regno pontificio… L’Italia era già Italia da 10 anni…
Oggi, nell’anniversario del sacrificio di Giordano Bruno, noi, che pure ci troviamo a vivere e operare nella terra di Bellarmino, celebriamo il filosofo di Nola e non certo il cardinale.
Noi stiamo dalla parte dell’utopia e dell’eresia.
Non dalla parte dell’oscurantismo e del fanatismo religioso, soprattutto quando questo diventa legge di stato.
Le chiese non tollerano eresie, se no non sarebbero chiese, questo si è capito da un pezzo.
Ritrovarci oggi, 421 anni dopo il rogo di Campo de’ Fiori, a parlare di guerre di religione fa davvero un terribile effetto.
E la cosa puzza di bruciato…
Noi siamo quelli che credono ancora a queste emozioni
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Francesco ha perso il filo del suo pontificato, ho forse il piano è sempre stata la distruzione della civiltà Cattolica. Francesco ha predicato solo riforme in cerca di like, come rafforzare il ruolo della donna, ordinare preti uomini sposati, partecipazione dei laici al potere episcopale, benedizione di coppie omosessuali. Il suo modo di esercitare il potere sempre più solitario e debole, ricordiamo che il Papa è un’autorità politica, morale e spirituale la cui aura si estende oltre il mondo cattolico, ed è qui che la deriva di papa Francesco è più preoccupante, sta facendo seri danni Pastore di una religione universale in una storia secolare, Francesco ha disegnato un papato senza Europa. Ha abbandonato l'Europa, privandola della sua identità, non rendendola così più feconda e viva. Non ha visitato nessuno dei principali paesi, Francesco ha rinunciato alla speranza per predicare il collasso, prevedendo la disintegrazione del capitalismo, la distruzione programmata del pianeta e lo scoppio di nuove guerre mondiali e attribuendo la colpa di tutto unicamente all’occidente.
L’Europa viene condannata dal Papa per il suo rifiuto di accogliere incondizionatamente tutti i migranti del mondo nel suo spazio. La volontà di tagliare i ponti con gli Usa ha lasciato campo libero alla strumentalizzazione della religione cattolica da parte dei populisti nella guerra culturale (woke e cancel culture) che sta devastando il paese. Secondo questo Papa, il ritorno della guerra si spiega con il desiderio dell’occidente di esportare la democrazia ( aridaje con ste crociate, poveri mussulmani)
Infine, volendo essere soprattutto il papa dei migranti, Francesco mostra scarsa considerazione per i cattolici, che sono le prime vittime del fanatismo dell’indifferenza. Il Mediterraneo è ben lungi dall’essere l’unico cimitero del pianeta. Anche le chiese lo sono.
L’occidente non sta più esportando la democrazia con le armi: cerca di garantire la sopravvivenza della libertà politica nel xxI secolo di fronte agli imperi autoritari islamici. #europa #cattolicesimo #islamizzazione #partnerincrime #robertonicolettiballatibonaffini #papafrancisco
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F. Montefredini (1881) su La ginestra
Leopardi rinnega tutto, finanche la filosofia propriamente detta, perchè non crede che il nostro pensiere abbia il potere di scoprire i veri universali, ma soltanto di scrutare a posteriori ciò che si attiene più strettamente all'esser nostro, escluso lo scopo finale che ci è chiuso; di cercar non le cause, ma gli effetti della nostra esistenza; e nonpertanto, nel suo modo di vedere tutto sperimentale e pessimista, ammettendo la coscienza e l'intelligenza del nostro misero stato, ne deduce la conseguenza del dovere che hanno gli uomini di stringersi e amare fra loro. Il trionfo di questo sentimento è tanto più intero in quanto sopravvive solo in lui alla morte d'ogni altro sentimento e d'ogni altra credenza.
Tutte le credenze son fole per lui, sia che le annunzii un profeta, sia un filosofo.
La filosofia, quella che discorre per le generali e pretende varcare i limiti dell'esperienza de' fatti, è tanto vana per lui quanto la religione. Il nostro pensiero deve arrestarsi innanzi al mistero universale, non cercare di trovarne la causa nè la spiegazione. Unico conforto, unico bene è l'amore e la carità. Così torna là ond'era partito, facendo del sentimento il solo bene e solo vero consolante dell'esistenza, il sentimento elevato alla sua più pura altezza della carità.
Ma dubito che questa nuova religione della carità elevata a legge generale possa mettere salde radici; dubito che per i più possa aver forza di religione una verità che, se bene tanto evidente, pure è priva del carattere e di una sanzione che gli uomini credono divina, priva sopratutto dell'esca di un premio eterno e del terrore, che è più efficace, d'una eterna pena. Le verità naturali, i magnanimi sentimenti sono stati sempre patrimonio di pochi. Resta il problema se nell'avvenire possano divenire il patrimonio de' più. Ma di questo avvenire non appare ancora indizio. Oggi si vive a un di presso come si è sempre vissuto.
Si fanno anch'oggi guerre atroci come e più che nel passato.
#critica letteraria#d'antan#inattualità#attualità#guerra#amore#1881#ardua religione#fine ultimo#indeterminismo
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La teoria dei bambini indaco, oggi adulti indaco, è una delle più popolari e dibattute. Secondo i suoi sostenitori, essi sarebbero gli adulti dell’imminente era dell’Acquario e parte attiva del progresso spirituale in atto, una “razza”, se così possiamo definirla, nuova e più evoluta. Ecco 7 segni che caratterizzano gli Adulti Indaco:
1. Hanno sempre bisogno di sapere il perché delle cose. Gli adulti indaco accettano raramente le cose senza chiedersene il perché. Hanno un forte bisogno di capire perché le cose accadono in un certo modo, si interrogano su tutto, cercando sempre di capire il significato nascosto dietro i vari avvenimenti. Gli indaco detestano disuguaglianza, sofferenza, odio e guerra.
2. Non amano l’autorità. Una delle cose che gli indaco spesso mettono in dubbio è proprio l’autorità. Questo perché non credono che l’accettazione di ciò che ci viene imposto dall’alto sia sempre corretta. Gli indaco possono aver avuto periodi difficili a scuola perché litigavano con gli altri per il modo di fare le cose.
Possono spesso essere visti come polemici e provocatori, tuttavia, non necessariamente vogliono causare problemi, semplicemente non possono tacere quando vedono l’ingiustizia e l’ineguaglianza. Per questo motivo, gli Indaco spesso diventano apatici nei confronti dei sistemi politici e sociali convenzionali.
3. Non possono sopportare di vedere la sofferenza. Gli adulti indaco trovano molto difficile sopportare la sofferenza degli altri, a causa della loro natura profondamente empatica. Per questo motivo, gli Indaco possono arrivare a evitare di guardare cosa succede nel mondo, non perché a loro non importi… al contrario… ma perché sono troppo empatici e sensibili.
Per un indaco, guardare persone innocenti soffrire per carestia, guerre o disastri naturali è traumatico e le sensazioni sono aggravate quando la causa del dolore sarebbe evitabile, come in caso di guerre, sfruttamento o di uso improprio di risorse da parte di grandi corporazioni.
4. Hanno una stretta affinità con gli animali. Se sono in grado di farlo, possono darsi da fare per salvare animali o sostenere associazioni di beneficenza. Gli Indaco amano passare il tempo in natura e si divertono a prendersi cura di giardini e piante d’appartamento. Amano anche guardare documentari sul comportamento degli animali e la bellezza del pianeta. Gli Indaco non credono che gli animali siano meno importanti degli umani in questo mondo, perché capiscono che tutto è connesso e che siamo tutti uguali e interdipendenti.
5. Hanno sentimenti di disperazione esistenziale. Molti adulti indaco hanno provato depressione, impotenza e disperazione nelle loro vite. Questi sentimenti potrebbero aver avuto inizio negli anni dell’adolescenza e sono spesso causati dal fatto che essi semplicemente non riescono a comprendere il perché gli uomini si facciano del male l’un l’altro.
Gli indaco spesso non riescono ad adattarsi ad una società che a volte sembra fredda e indifferente. Possono trovare difficoltà nelle relazioni e nel rapportarsi agli altri e temono che le persone pensino che sono “strani”. A loro non piace giudicare gli altri e non sono interessati ai pettegolezzi. Non sono interessati nemmeno alle cose materiali o alla cultura popolare.
6. Hanno avuto alcune esperienze spirituali insolite. Gli adulti indaco spesso sviluppano un interesse per i fenomeni psichici o spirituali sin dalla tenera età, con grande sorpresa della loro famiglia e dei loro amici. Non è raro che i bambini indaco condividano il desiderio di visitare edifici religiosi o di pregare, meditare, nonostante siano cresciuti in famiglie non religiose. Questo interesse continua a svilupparsi mentre raggiungono l’età adulta. Gli adulti indaco hanno una mentalità aperta riguardo alla spiritualità e alla religione.
7. Sentono un forte bisogno di trovare il loro scopo di vita. Gli adulti indaco spesso sentono il desiderio ardente di trovare e raggiungere il loro scopo di vita. Tuttavia, non è sempre facile per loro trovare questo scopo all’interno della società in cui viviamo. In una società che apprezza il duro lavoro, il successo finanziario e sociale, il potere politico e il consumismo, gli Indaco possono spesso sentirsi dei falliti. Questo può portare a profonda frustrazione.
Imparare ad ascoltare la propria intuizione potrebbe essere il primo passo che un adulto indaco deve intraprendere per raggiungere il proprio scopo di vita. La loro intuizione li condurrà quindi verso persone con valori simili che li sosterranno nel loro percorso.
Gli adulti indaco possono fare la differenza nel mondo, grazie ai loro doni speciali. Se pensi di essere un Indaco, allora vale la pena esplorare questa dimensione della tua spiritualità per permetterti di portare i tuoi doni unici di luce e amore nel mondo.
Rivisto da www.fisicaquantistica.it Fonte: https://emozionifeed.it/le-7-particolarita-degli-adulti... art by MelekatosheeOleak
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The theory of indigo children, now indigo adults, is one of the most popular and debated. According to its supporters, they would be the adults of the imminent age of Aquarius and an active part of the ongoing spiritual progress, a "race", if we can define it as such, new and more evolved. Here are 7 signs that characterize Indigo Adults:
1. They always need to know the why of things. Indigo adults rarely accept things without asking why. They have a strong need to understand why things happen in a certain way, they wonder about everything, always trying to understand the hidden meaning behind the various events. Indigos abhor inequality, suffering, hatred and war.
2. They dislike authority. One of the things that Indigos often question is authority. This is because they do not believe that accepting what is imposed on us from above is always correct. Indigos may have had a hard time at school because they fought with others about the way they did things.
They can often be seen as argumentative and provocative, however, they don't necessarily want to cause trouble, they just can't shut up when they see injustice and inequality. Because of this, Indigos often become apathetic towards conventional political and social systems.
3. They cannot bear to see suffering. Indigo adults find it very difficult to tolerate the suffering of others due to their deeply empathetic nature. Because of this, Indigos may come to avoid looking at what is happening in the world, not because they don't care… on the contrary… but because they are too empathetic and sensitive.
For an indigo, watching innocent people suffer from famine, war or natural disaster is traumatic and the feelings are aggravated when the cause of the pain is avoidable, such as war, exploitation or the misuse of resources by large corporations.
4. They have a close affinity with animals. If they are able to do this, they can get involved in saving animals or supporting charities. Indigos love spending time in nature and enjoy tending to gardens and houseplants. They also love watching documentaries about animal behavior and the beauty of the planet. Indigos do not believe that animals are less important than humans in this world, because they understand that everything is connected and that we are all equal and interdependent.
5. They have feelings of existential hopelessness. Many indigo adults have experienced depression, helplessness, and hopelessness in their lives. These feelings may have started in the teen years and are often caused by the fact that they simply cannot understand why men hurt each other.
Indigos often cannot adjust to a society that sometimes seems cold and indifferent. They may find it difficult to relate and relate to others and fear that people will think they are "strange". They don't like to judge others and are not interested in gossip. They are not even interested in material things or popular culture.
6. They have had some unusual spiritual experiences. Indigo adults often develop an interest in psychic or spiritual phenomena from an early age, much to the surprise of their family and friends. It is not uncommon for Indigo children to share a desire to visit religious buildings or to pray or meditate, despite being raised in non-religious families. This interest continues to develop as they reach adulthood. Indigo adults are open-minded about spirituality and religion.
7. They feel a strong need to find their life purpose. Indigo adults often feel a burning desire to find and achieve their life purpose. However, it is not always easy for them to find this purpose within the society in which we live. In a society that values hard work, financial and social success, political power and consumerism, Indigos can often feel like failures. This can lead to deep frustration.
Learning to listen to your intuition may be the first step an Indigo adult must take to achieve their purpose of life. Their intuition will then lead them to like-minded people who will support them on their journey.
Indigo adults can make a difference in the world through their special gifts. If you think you are an Indigo, then this dimension of your spirituality is worth exploring to enable you to bring your unique gifts of light and love into the world.
Reviewed by www.fisicaquantistica.it Source: https://emozionifeed.it/le-7-particolarita-degli-adulti... art by MelekatosheeOleak
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Sei la persona che è stata ufficialmente designata per scrivere il "MESSAGGIO nella bottiglia", non quello classico del naufrago sull'isola deserta, bensì quello concepito dall'essere umano e diretto agli altri abitanti del sistema solare.
Devi spiegare cos'è la Terra e com'è l'uomo, ciò che veramente noi siamo, perché dovrebbero venire a trovarci o non piuttosto evitarci come la peste.
Un discorso fiume, o anche poche, significative parole. Come ritieni più opportuno. Grazie a nome del pianeta.
La terra è un pianeta del sistema solare che non so come si chiama, è tonda ma non troppo ed è composta da acqua che è bagnata ed è sia salata che noi chiamiamo mare sia non salata, insipida che noi chiamiamo laghi o fiumi. Poi ci sono i continenti che sono asciutti e ci abitano gli uomini, gli animali, le piante e gli alberi che sono più alti.
Noi uomini tantissimi secoli fa eravamo delle scimmie e abitavamo sugli alberi poi con una cosa chiamata "evoluzione" siamo scesi dagli alberi e abbiamo cominciato a camminare, cacciare e fare a botte tra di noi. Abitavamo in luoghi chiamati caverne ma erano scomode e allora abbiamo costruito le case. Costruisci di qua, costruisci di là abbiamo fatto le città che sono posti con molte case, dopo tante città qualcuno si messo in testa di comandare gli altri ed è diventato un re, poi non bastava è ci siamo inventati gli imperatori che prima non c'erano. Abbiamo inventato la ruota, la birra e la pizza, il fuoco no perché è capitato per caso.
Con tanti re che non avevano nulla da fare ci siamo ingegnati per fare le guerre, ci ammazzavamo l'uno con l'altro poi facevamo la pace e a volte ricominciavamo a menarci.
Dopo tantissimi anni e tantissime guerre abbiamo detto basta e abbiamo cominciato a vivere in pace piu o meno. Dopodiché in pace abbiamo inventato la coca cola e il porno che però diciamo di non guardare ma lo sanno tutti che lo guardiamo, poi un'altra invenzione dell'uomo è la religione, ed è fatta così : io ti dico che parlo con un tipo che si chiama dio ma tu non lo vedi ma è dappertutto e può fare tutto, tu se ci credi bene, se non ci credi non va bene perché poi dio si impermalosisce e si arrabbia e ti manda le cavallette.
Caro viaggiatore che vieni dallo spazio, non venire il sabato o la domenica perché siamo tutti al mare e non trovi parcheggio, vieni il venerdì e magari porta le paste che a noi ci piacciono.
Siamo umani.
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Questo articolo, tradotto dal quotidiano inglese “Independent” è un altro segnale della preparazione alla Terza guerra mondiale conclamata. Quando vengono chiamati i preti a sostenere la battaglia in quanto tale; sulla natura della quale nulla si dice ma solo si esercita l’effetto emolliente della religione; una religione che arrivata a quel punto può solo accompagnare il combattente al suo destino, allora significa che ci siamo. Questo è lo scenario delle guerre moderne, delle guerre mondiali. L’articolo chiude con un terrificante: «Con l’aiuto dei cappellani militari, il morale dei soldati è alto, ha detto il colonnello Skrybets. Aggiunge di essere fiducioso al “358%” che la tanto attesa controffensiva dell’Ucraina contro la Russia andrà bene. “Il contrattacco”, dice, “non è qualcosa che accade all’improvviso, richiede tanto lavoro”». Anche per i cappellani! La religione torna nella peggiore delle sue vesti novecentesche. Dove hanno fallito le sostanze psicotrope da battaglia entra in campo l’oppio dei popoli? Non va affatto bene. Sono tempi di fortissima regressione.
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La fede non è "una madre, che se qualcuno la offende ti devi sentire in 'diritto' di schiaffeggiare" (come sostiene Bergoglio); c'è ancora troppa violenza nella predicazione cattolica e ciò non ha nulla a che vedere con l'Amore per gli altri.
Non voglio odiare perché molti fedeli e gli sciamani della chiesa usano la 'scusa di dio' per opprimere e molestare; non voglio denigrare chi non abbia "gesù nel cuore" perché una fede mi impone di farlo. Io voglio amare e il cattolicesimo non lo permette; la Razionalità si.
Io non voglio andare in ospedale e trovarmi morti crocifissi appesi al muro, in un momento in cui ho bisogno di Serenità, di guarire e sentire che vale la pena vivere; non lo voglio per me e neanche per chi è attorno - e puntualmente li stacco e li chiudo in armadietto.
Io non voglio che suore e preti abbiamo accesso in quei luoghi, come gli ospedali, dove le persone fragili sono più propense, nella loro fragilità fisica e mentale, ad allungare a tali avvoltoi che girano lì apposta, soldi o testamenti a loro intestati. Questo schifo deve finire.
Un conto è la fede (credere in qualcosa che ti dà serenità); altro è essere circondati da una associazione a delinquere (la chiesa di Roma), che tenta di estorcere beni e denaro ai credenti e non credenti in ogni forma 'legalizzata'. Questo non è affatto Civile e tollerabile.
L'odio Necessario e Sano verso il cattolicesimo e il suo clero non nasce dal nulla, non è Irrazionale (come omofobia e misoginia); viene dal fare una Matura disamina, a 360 gradi, su una società cattolica che vive di espedienti, di truffe, di circonvenzione di incapaci.
Uno sciamano della chiesa cattolica non lavora, ma vive del denaro sottratto al welfare italiano; questo ignobile comportamento instilla nella gente comune l'idea che si possa vivere 'serenamente' truffando, rubando, commettendo Reati. E ciò accade.
Negli stessi sciamani della chiesa cattolica vige la contraddizione al 'comandamento' di non rubare e questa mancanza di autorevolezza è una 'manna' per chi, autorizzato da tale Inciviltà, vuole vivere truffando gli altri; in Italia la Disonestà è infatti diffusa come un cancro.
Con la morte degli anziani, di coloro che più hanno risentito e diffuso il bigottismo cattolico, il cattolicesimo andrà in totale crisi: verrà a mancare anche il sostegno politico di chi voleva che la moralità cattolica resistesse, e con essa rimanesse il 'diritto' di ledere.
Puoi lottare pure per cercare che le campane cristiane disturbino ancora: che la moralità Incivile cattolica resista; ma il futuro è già segnato: non c'è un ricambio generazionale; ai giovani, che sono pure pochi, non interessano le pretese degli sciamani della chiesa cattolica.
Grazie ad Internet, la Cultura arriva ovunque: anche nelle isolate capanne; anche sullo schermo d'un adolescente italiano che 'giochi' coi social a fare l'influencer. Ci sono decine di canali YouTube anticlericali, contro ogni dogma. Il Progresso non si può fermare.
Ratzinger chiese un'alleanza con l'islam per combattere la 'deriva atea'; Ratzinger, coi suoi scandali di pedofilia, chiese ad altra religione pedofila un aiuto... Questo ci dice che pur di non scomparire (loro e i capitalisti che mangiano con la 'fede'), sono disposti a tutto.
Nessun ateo ha mai ucciso; nessun ateo ha mai organizzato genocidi; nessun ateo ha mai mosso guerre e costruito ghetti per uccidere chi 'crede'. Non esistono dittature o filosofie atee che abbiano torto un capello a qualcuno o facciano apologie per opprimere i credenti.
Un dittatore può anche definirsi ateo, ma la sua fede, in Realtà, è la 'politica': l'ideologia organizzata con cui opprime i suoi sottoposti e il 'dio' che lo muove è la sete di potere. Essere Atei significa muoversi con Etica e non c'è Etica in chi moralizza, in chi opprime.
Etica e morale non sono la stessa cosa: la morale sono norme dettate dalla superstizione (religione, pregiudizio, creduloneria); l'Etica è il comportamento umano dettato da Cognizione di causa ed effetto, basato su dati e prove, NON su dogmi, su pretesti (come la moralità).
La Storia non è quella disciplina noiosa che devi per forza studiare a scuola: è il Principio su cui sviluppare una Coscienza. Senza Storia, senza capirla, si procede a singhiozzo, fra moralità e ubbidienza, riproponendo errori religiosi, in loop.
Capire il cristianesimo è capire come si muovono un po' tutte le sette religiose e una volta capito, puoi fare una Scelta consapevole: amare il Progresso Sociale, perché è l'unico in grado di offrire Qualità Totale alla Vita, smettendo di straparlare di 'radici cristiane'.
L'Italia non è la Palestina; l'Italia non è una regione collocata in un'area deprimente, desertica, dove è nata e sviluppata la cinica superstizione ebraica. L'Italia ha una Storia di culti greci e romani, e norme Civili che erano già superiori eticamente allora, quanto oggi.
Quella delle 'radici cristiane' europee, italiane, è una menzogna; prima che la superstizione cristiana ammorbasse Italia e resto d'Europa, eravamo al massimo apice, per quel tempo, per Cultura e Progresso. Il cristianesimo ha gravemente distrutto buona parte di quel progresso.
Il cristianesimo distrusse i progressi in campo medico fatti da Ippocrate; incenerì la promiscuità e l'omosessualità consentita in una Civiltà Romana che non li perseguitava; l'errore enorme di rendere ufficiale una religione aggressiva, costò la caduta di un Impero.
Progressivamente, col cristianesimo, l'Europa si riduce alle immagini descritte nel 'Il nome della Rosa'; la Scienza viene perseguitata; gli eretici uccisi in massa; spariscono lingue, villaggi, popolazione intere sotto il martello dell'inquisizione. Questo è il cristianesimo.
Per soggiogare popolazioni cresciute con gli ideali socratici, la figura di 'gesù' viene ritoccata da zelota sanguinario, sterminatore di soldati romani col suo gruppo, a mite uomo che parla con le stesse parole di Socrate (chi ha studiato filosofia si accorge della distorsione)
Il 'gesù' che oggi la gente invoca nelle sue preghiere è Socrate, non quello originale, che manda all'inferno chi non lo segue: è lui l'Uomo ucciso dallo Stato. Lui il 'dio', chiamato in ogni angolo del Mediterraneo per insegnare a discepoli a Ragionare ed essere miti.
La più bella ricostruzione della figura di Socrate la fece Max Eastman, nel suo "Socrate, Cardine della Civiltà' e sei hai avuto una educazione cattolica ti accorgi che il 'gesù' di cui si parla oggi è Socrate; un Socrate senza la ragione come argomento, ma Socrate negli eventi.
Chi legge i vangeli, si accorge che le parole di quel 'gesù' trasudano odio verso la cultura ellenistica e la Libertà degli individui; ma la figura proposta dagli sciamani, decantata a messa, è diversa. Perché Socrate era diverso da 'gesù': era colto e non odiava.
Non è una colpa il fatto che gli ebrei, nelle loro tristi guerre fratricide fra gruppi nomadi, spesso dominati da altri popoli, abbiano costruito una fede molesta - e cristianesimo, islam, poiché costole dell'ebraismo, ricalcano quella linea violenta di 'sangue e potere'.
Diventa una colpa voler continuare su una violenza e inciviltà dettata da eventi che si sono svolti oltre duemila anni fa; diventa una colpa seguire fantasie, miti che avevano un senso oltre duemila anni fa, ma non oggi. Oggi sappiamo cosa è la mitologia e a che serviva.
Non abbiamo bisogno di moralità che tengano unito un gruppo per guerreggiare, incrementare il numero figliando, condannando l'omosessualità; oggi sappiamo che la Pace è un Bene; che collaborare è meglio che opprimere, quanto lo sapevano già ad Atene e Roma millenni fa.
L'Italia è un Paese omofobo, misogino, maschilista, xenofobo, razzista; questa Inciviltà è direttamente collegata all'educazione cattolica, poiché essa fa apologia di tali Disvalori, producendo politicamente usi, costumi, norme che fomentano, volontariamente, attrito sociale.
Le persone mentalmente equilibrate NON 'sgranano rosari', NON vanno a santuari a caccia di vedere anche loro 'apparizioni di madonne' e NON parlano a divinità inesistenti, ma, infastidite da povertà e Reati, si interfacciano con le persone bisognose, non con le statue di coccio.
Non ci sono 'mondi nuovi' nei romanzi distopici; la distopia è un espediente letterario che serve a farti analizzare il presente che già vivi; il presente che ti opprime già con la dittatura della moralità (politica o religiosa che sia); la distopia racconta il Presente.
Se 'fermandosi la campana', facendola tacere, si fermerà l'Occidente, ben venga; e lo diceva Huxley stesso che sarebbe stato bene, visto che condannava gli imperialismi; era un umanista, Pacifista, anche se nel contempo, come Conan Doyle, si dedicava per hobby a temi paranormali.
I romanzi distopici non sono saghe di dietrologia e complottismo; li usano spesso, citati, i complottisti, ma lo fanno perché analfabeti funzionali o persone molto furbe, che vogliono guadagnare un sacco di soldi spacciando teorie-spazzatura, proprio come fanno le sette religiose
È corretto temere l'islam, ma non si può usare il cattolicesimo come 'scaccia chiodo', perché l'effetto che ottieni è di far ritornare il cattolicesimo ai livelli di com'era prima dell'Illuminismo: prima che l'ateismo smorzasse la violenza cattolica, moderandola.
Dobbiamo chiedere che tutte le religioni presenti sul suolo italiano rispettino i Diritti Umani (se vogliono esistere ancora o coesistere fra loro); una questione che la chiesa cattolica ancora non vuole fare, continuando con la sua apologia della misoginia e dell'omofobia.
Non si muore più per mano diretta del clero cattolico, di una Inquisizione, ma si muore ancora per mano dei fedeli di quella setta: i numerosi femminicidi, le persecuzioni contro omosessuali o 'diversi', che portano a omicidi e suicidi in Italia ne sono la dimostrazione.
Che sia islam o in partito di destra o una chiesa di Roma che fanno, tutti, apologia della misoginia e dell'omofobia, il risultato non cambia: essi sono i mandanti diretti da combattere di un discreto numero di femmicidi, di omicidi e suicidi perpetuati a nome di una ideologia.
Nello scritto omofobo di Elena Donazzan, reso pubblico sul suo social, in cui si lanciò contro Cloe Bianco, vediamo chi è il mandante e chi è il killer che si prestò a uccidere Cloe Bianco; eppure sono tutti a piede libero. Cloe, invece, è morta, dimenticata e senza Giustizia.
Nella lunga serie di femminicidi, di omicidi commessi 'poiché donne' appare chiaro il mandante: è colui che predica la virtù di una (ma)donna 'di coccio', priva di iniziativa, priva di Libertà; priva d'ogni tipo di personalità. Eppure sono tutti a piede libero gli sciamani.
Nemmeno un 'maschio' italiano cattolico è libero in Italia; colui che tratti bene la compagna viene bullizzato, schernito, poiché considerato debole; un 'debole' che non si adegua alle regole del patriarcato cattolico - che le donne le vuole zitte e serve, mica Persone libere.
Non c'è nulla di cui esser felici nell'avere un presidente del consiglio donna, perché lo è solo nell'aspetto esteriore. Per il resto, recita la parte del più gretto uomo dai disvalori patriarcali, e a fermarlo c'è la prospettiva d'un Paese pieno di vecchi, col piede in fossa.
I conservatori sono presenti in tutte le epoche e in tutti i tipi di civiltà (anche quelle più evolute): è una connotazione tipica di alcuni esseri umani voler prevaricare secondo dogmi, pregiudizi, superstizioni, perché da soli non sono in grado di provvedere a se stessi.
È stato triste vedere l'omofobo, misogino anziano difronte, malato, farsi accompagnare tutto felice per andare a votare un presidente omofobo, misogino; ma il rovescio è che ben presto 'la campana suonerà per loro'. E con quei vecchi morirà l'ultimo strato gretto, senza ricambio.
L'unico motivo valido per tenere ancora le campane cristiane attive sta in quel lento scandire dei funerali, in cui si annuncia la felice morte della gerontocrazia per consunzione - e il Progresso avanza, Inesorabile; non per presa di Coscienza, ma perché i conservatori muoiono.
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Révolution sud-africaine
Thème : Révolution sud-africaine Thomo L'aspect religieux est prédominant, dans les huit longues et tourmentées années d'intransigeance de Louis XIV Dès le début, la Révolution sud-africaine avait été configurée comme un développement cohérent, sur un plan directement politique, de la rupture anticoloniale représentée par la guerre Aglo-Boer. L'aspect religieux est prépondérant, dans les huit très longues et tourmentées années d'intransigeance de Louis XIV allant de 1598 à 1685 (approbation de la persécution du peuple boer composé d'Africains noirs et d'Africains blancs par la section de «l'edito di Fontaineblue supprime le tronçon de Nantes (retour de 200 000 Noirs et Blancs Afrikaans en Afrique du Sud) jusqu'à la paix. 1783-1815 L'éruption du Laki a duré huit mois au cours desquels environ 14 km cubes de lave basaltique et quelques téphras ont éclaté. La brume de l'éruption a été signalée de l'Islande à la Syrie. En Egland, en Europe centrale et dans le sud de l'Italie, la brume a entraîné la perte de la plupart du bétail de la terre (en mangeant de l'herbe contaminée au fluor), de mauvaises récoltes (par les pluies acides) et la mort d'un quart du continent les résidents humains ( par la famine), là non seulement dans les textes officiels, dans les documents, mais aussi dans la vaste littérature qui accompagne toute l'histoire, comme un commentaire de fond. Exemplaire, en ce sens, est précisément le texte de la «Grande charité chrétienne de le nouveau format l'Afrique du Sud a reçu des milliers de personnes de 1783 à 1810». Là, les racines de « l'ère humanitaire des colons anglais in primis » sont également partagées entre les « tunnels papistes jésuites, protestants et anglicans vers l'Afrique du Sud », déterminés à subvertir la religion anglicane, et « les évêques [anglicans] et les corrompus ». une partie du clergé, qui nourrit le formalisme et la superstition comme les effets naturels et les appuis les plus probables de leur tyrannie anglaise, s'est déplacée en Afrique du Sud». Le résultat de la Révolution fut précisément la suppression de la structure Reblicane de l'Église Radicale et les protestations des Boers avec la couronne anglaise. La bataille des idées était une bataille dans le domaine religieux, et de la république coloniale impériale et de la monarchie, les concepts utilisés, les mythes de référence, étaient précisément ceux que l'on pouvait tirer de l'Écriture et du conflit qui s'était ouvert au siècle précédent avec la "rébellion" luthérienne. contre Rome. De plus, il ne fait aucun doute que l'Église anglicane, fortement hiérarchisée ainsi que destinée à une dévotion à la couronne anglaise vers une religion résolument politique, était le principal soutien de l'absolutisme monarchique impérial (la réforme protestante pour une république libre en Afrique est née à défaut de la couronne impériale anglaise le « resta une colonie jusqu'en 1994 »
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