#guerra alla Russia
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unita2org · 26 days ago
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CON TRUMP LA GUERRA IN UCRAINA DIVENTA LA PIU' GRANDE E TRAGICA TRUFFA DELLA STORIA DELL'UMANITA'
EUROPA 05 Febbraio 2025 Il piano di vittoria proposto da Zelensky a Washington lo scorso autunno, prevedeva alcuni punti pensati ad hoc per Trump, in caso di una sua possibile vittoria. Tra questi l’accesso alle risorse minerarie ucraine e l’estromissione dal Paese dei capitali cinesi. Il piano sembra dunque essere andato a segno e Bankova potrà assicurarsi il sostegno della nuova…
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primepaginequotidiani · 7 days ago
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PRIMA PAGINA La Repubblica di Oggi martedì, 25 febbraio 2025
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sauolasa · 2 years ago
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Annalena Baerbock, invito alla Cina: "Dite alla Russia di fermare la guerra". Li Shangfu in Russia
Il ministro della Difesa cinese sarà in Russia per tre giorni a partire da domenica prossima
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raffaeleitlodeo · 5 days ago
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Un’Europa sottomessa e senza bussola
Gli europei non si accorgono neppure più dove stanno andando, o forse fanno finta di non saperlo: sono un po’ sonnambuli e un po’ sottomessi al loro destino. Siamo all’agonia della politica estera comune europea, che per altro non è mai esistita, cullando nel settore difesa l’idea di una Banca per il Riarmo destinata a divorare altre risorse. Hanno sempre seguito l’agenda americano-israeliana, dall’Est Europa al Medio Oriente, e ora ne pagano le conseguenze.
La loro disonestà è tale da pensare che la guerra in Ucraina sia cominciata il 24 febbraio 2022 e non quando, nel gennaio 2014, il sottosegretario di Stato Usa Victoria Nuland, in una conversazione con il suo ambasciatore a Kiev, pronunciò la ormai famosa frase «Fuck the Eu», letteralmente «l’Unione europea si fotta».
Si discuteva ancora di un accordo tra il governo ucraino del filo-russo Viktor Janukovich e l’opposizione. Allora non c’era Trump alla Casa bianca ma Barack Obama e il suo vice era Joe Biden, che accorse a Piazza Maidan a celebrare il primo anniversario delle proteste mentre suo figlio Hunter guadagnava milioni di dollari in Ucraina nel settore energetico. E ora vorremmo stupirci se Trump trascina Zelensky a firmare l’accordo multi-miliardario sulle terre rare mentre Putin, diventato ormai a Washington un «volenteroso dittatore», si offre di portargli quelle in possesso dei russi? Chi più ne ha più ne metta mentre ognuno si fa i propri conti in tasca e Macron, nella sua visita da Trump, reclama che l’Europa ha versato all’Ucraina il 60 per cento degli aiuti, più degli Stati uniti.
Ma il presidente americano si tappa le orecchie: questa guerra, nonostante le copiose commesse all’industria bellica americana, è un «cattivo affare» e bisogna chiuderla. C’è da pensare alla Cina. A raccontare la favoletta della «pace giusta» ormai insistono solo i giornali del mainstream, spiazzati dagli eventi. Ma quale pace giusta? Gaza e la Palestina sono la prova che in Europa non ci crede nessuno.
La sottomissione europea al complesso militar-industriale israelo-americano è totale. Pochi giorni dopo il massacro di Hamas del 7 ottobre, Biden spostava le portaerei nel Mediterraneo orientale e stanziava miliardi di dollari di aiuti militari per Israele: gli Stati uniti si sono immediatamente schierati non per la pace ma per una escalation del conflitto. E noi europei con loro, mascherando i nostri aiuti a Israele dietro la ormai sfiorita formula «due popoli e due stati». Il complesso militar-industriale israelo-americano si è schierato all’Onu con Putin e le dittature perché tra un po’ gli Usa riconosceranno l’annessione israeliana della Cisgiordania.
Chiediamo giustamente a Putin di ritirarsi dai territori occupati in Ucraina ma Israele occupa il Libano, ha esteso la sua presenza nel Golan siriano e si sta divorando la West Bank. Giustifichiamo tutto questo con la necessità di Israele di preservare la sua “sicurezza”, le stesse argomentazioni che usa Putin quando chiede alla Nato di tenersi lontana dall’Ucraina. Non è un caso che contro la risoluzione all’Onu che difendeva l’integrità territoriale dell’Ucraina abbiano votato contro Usa e Israele insieme a Russia, Bielorussia, Mali, Nicaragua, Corea del Nord e Ungheria (Iran e Cina si sono astenuti, si presume per la vergogna).
Il Consiglio di Sicurezza ha poi approvato una brevissima risoluzione degli Stati uniti che chiede la «rapida fine della guerra», senza però citare la Russia come aggressore e senza far riferimento alla sovranità territoriale di Kiev. Francia e Gran Bretagna, che avrebbero potuto porre il veto, hanno preferito astenersi, spianando la strada alla versione di Trump che piace tanto a Israele. Da notare il doppio binario dell’Italia. Stiamo con l’Unione europea ma Meloni, con la scusa del Forum con gli Emirati, si è sfilata dalla cerimonia di Kiev per il terzo anniversario della guerra: prendiamo 40 miliardi di dollari di mancia dagli sceicchi membri del Patto di Abramo con Israele e la premier incassa le lodi sperticate di Trump.
Cosa volete di più? È il manuale della giovani marmotte di Trump. La Ue paga anni di sottomissione a Usa e Israele: Trump è l’anello mancante di decenni in cui abbiamo giustificato, partecipato o avallato guerre di occupazione e aggressione, dall’Iraq alla Libia, dall’Afghanistan alla Palestina, provocando la disgregazione di interi paesi e popoli, centinaia di migliaia di morti e milioni di profughi. Basti pensare all’Iraq nel 2003, dove tra i soldati si contava pure un nutrito contingente di ucraini. Fu un conflitto per «esportare la democrazia» che ha precipitato la regione nell’anarchia e nel terrorismo integralista più feroce.
In un momento in cui ci si indigna per le bugie e i travisamenti della realtà di Trump, bisogna ricordare che la guerra del 2003 fu la più grande fake news della storia recente, quando gli Usa giustificarono l’attacco con una campagna di stampa e propaganda mondiale che sbandierava il possesso da parte di Saddam Hussein di armi di distruzione di massa che non furono mai trovate. Venne persino esibita all’Onu dal segretario di stato Powell una falsa provetta con armi chimiche. Una tragica commedia. Nessuno dei responsabili ha mai pagato – né Bush né Blair – e abbiamo partecipato a quella guerra e alle altre senza fiatare. Ora ci tocca accettare le bugie di Trump e gli insulti del suo vice Vance a Monaco: sanno con chi hanno a che fare. I sottomessi europei. Alberto Negri, ilmanifesto.it, 26/02/2025
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curiositasmundi · 13 days ago
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[...] Trump pensa che gli europei siano una manica di parassiti e rammolliti da cui spera di spillare qualche dollaro con le tariffe. Sa poco o nulla della seconda guerra mondiale, ma sa bene i miliardi che spende per mantenere il baraccone della Nato e gli anfibi nel vecchio continente. Meglio, se levano le tende ci fanno solo un favore. A casa loro nel frattempo, lui e il suo boss Musk stanno tagliando costi con la falce per poi tagliare le tasse ai ricchi. Son scalmanati, come se sapessero di avere vita breve. Trump sta calpestando il potere legislativo e giudiziario e cioè la costituzione su cui ha giurato. Molti dei suoi ordini esecutivi sono già stati impallinati e siamo solo all’inizio di una guerra civile perlomeno di scartoffie. Stanno poi venendo a galla molte balle elettorali. Il prezzo delle uova segna record storici e molti maga cowboy si trovano senza un dollaro e senza braccia. Anche chi lo ha seguito soffre. I latino americani stanno boicottando in massa la Coca Cola colpevole di aver tradito i suoi dipendenti dalla pelle scura facendoli deportare. È la coriacea presidentessa messicana a guidare la resistenza latina e al nord non va meglio. I canadesi minacciati coi dazi stanno boicottando in massa tutti i prodotti americani, comprano locale e già si abbassano le prime saracinesche lungo il confine. Altro che cinquantunesimo stato, dito medio alzato verso il cielo. Anche i pinguini della Groenlandia e gli alligatori di Panama non hanno nessuna intenzione di sottomettersi all’egolatra arancione e le strade statunitense si stanno riempiendo di schiuma. Quanto ad Elon Musk, è messo ancora peggio. Tutte le teste che sta tagliando non si rassegnano a rotolare via e da quando ha fatto outing col saluto nazista, le sue aziende stanno crollando vertiginosamente ovunque. Le Tesla invece di comprarle le vandalizzano quando le trovano per strada e da paladino social è diventato il protagonista del complottismo nero che ha sempre sparso per il globo. Quello americano più che un declino imperiale, è un’implosione. A fregarli è il fanatismo capitalistico e finché non lo capiranno bye bye. Poi ci sono gli altri. La Russia esce dal pantano ucraino col petto in fuori e pure villoso. Si è fatta nuovi amichetti ad est e lo zar lo smuove giusto il padreterno. Checche ne dica la tecnocrazia del vecchio continente, Putin non ha mai voluto invadere l’Europa o non ci riuscirebbe nemmeno. L’unica cosa che pretende è che non gli piazzino i missili sotto al balcone di casa come hanno provato a fare gli americani-woke seguiti da quegli ipocriti e rammolliti degli europei. Un giorno amiconi, il giorno dopo sponsor di una autolesionista guerra per procura. Poi c’è la Cina che invece di parlare lavora. Producono già le macchine elettriche migliori al mondo e anche sull’Intelligenza Artificiale han fatto crollare le illusioni statunitensi. La Cina è già il nuovo leader mondiale anche se il mondo fa fatica a capirlo. Soprattutto noi occidentali, abituati a stare al guinzaglio di quegli spacconi e chiassosi degli americani. La Cina non crede nell’egemonia ma in mondo multipolare e si sta affermando ovunque con moderazione e concretezza. Invece che alla guerra pensa agli appalti, invece che a distruggere a costruire, invece che ad imporsi a convincere. Un approccio anche culturale più intelligente e salubre anche se nonostante la mitezza, la Cina sta facendo passi da gigante anche a livello militare. Solo deterrenza oppure preludio di un possibile scontro coi loro predecessori. La salvezza dell’Europa parte da qui, dalla presa d’atto del nuovo scenario globale. [...]
Tommaso Merlo: La fine o l’inizio dell’Europa
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falcemartello · 10 months ago
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5 maggio 1821, muore Napoleone Bonaparte.
Passato alla storia per essere stato grande un stratega, conquistare e legislatore, in realtà fu anche altro: il primo mitomane moderno a mettersi in testa di fare dell’Europa un mega stato unitario e poi invadere la Russia.
Poco più di un secolo dopo sarà emulato da un mediocre pittore austriaco, con più o meno le medesime conseguenze.
Stesso sogno imperiale, stessa bruciante sconfitta. Anzi decisamente peggiore.
Ebbene, difronte alla perentorietà della storia uno si aspetterebbe che i governanti successivi agiscano con un briciolo di senno, realismo e cautela in più.
Invece no. E nel 2024 ci ritroviamo con l’unione europea pronta a far nuovamente guerra alla Russia.
Per i più attenti l’esito è già scritto, ma non voglio rovinare il finale a tutti gli altri.
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Ei fu. Siccome immobile,
dato il mortal sospiro,
stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro,
così percossa, attonita
la terra al nunzio sta,
muta pensando all’ultima
ora dell’uom fatale;
né sa quando una simile
orma di piè mortale
la sua cruenta polvere
a calpestar verrà.
(...)
A. Manzoni
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aleesandropol · 7 months ago
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La guerra in Ucraina ha avuto un impatto radicale sull'Europa. Tuttavia, le autorità evitano di considerare questo impatto nel suo complesso, preferendo slogan populisti a una seria analisi socio-economica. Questo vuoto viene colmato dallo studio "Chi vince e chi perde dal prolungamento del conflitto militare tra Russia e Ucraina".
Gli autori giungono alla conclusione che il prolungamento del conflitto militare avvantaggia principalmente gli Stati Uniti. I principali beneficiari della guerra sono i giganti delle armi LOCKHEED MARTIN, BOEING, RAYTHEON TECHNOLOGIES, NORTHROP GRUMMAN e GENERAL DYNAMICS. Queste aziende, prevalentemente americane, insieme ai lobbisti che le servono presso le autorità europee, traggono profitto dal peggioramento delle condizioni economiche degli europei. Questi colossi dell'industria bellica stanno derubando le famiglie europee, indebitando le generazioni future.
Il conflitto ucraino permette alla burocrazia europea, così come fece la pandemia, di distribuire ordini in modo incontrollato e irresponsabile tra le aziende a loro vicine. Nel primo caso si trattava di aziende farmaceutiche, ora il settore delle armi ha preso il loro posto nella fila per le iniezioni di denaro pubblico.
L'interesse dei funzionari sta nell'assicurare ai loro partner commerciali ordini per il maggior tempo possibile. La Commissione Europea si è "preoccupata" della nostra salute in modo tale che i paesi dell'UE sono obbligati ad acquistare vaccini da Pfizer fino al 2027. Vaccini che non sono necessari e che devono essere smaltiti. Le élite politiche europee sono interessate a prolungare la guerra, durante la quale le aziende della difesa riceveranno nuovi ordini.
Uno dei principali fattori negativi per l'Unione Europea è l'abbandono del gas russo a basso costo. Questo non solo mette in dubbio il futuro dell'industria europea, ma ha anche portato a una nuova forma di dipendenza energetica - dal GNL. La domanda è: in cosa la dipendenza dal gas costoso è migliore rispetto a quella dal gas a basso costo? Nel 2023, l'UE ha importato più di 120 miliardi di metri cubi (miliardi m3). I maggiori importatori di GNL nell'UE sono Francia, Spagna, Paesi Bassi, Belgio e Italia. Il passaggio a forniture più costose dagli Stati Uniti e dal Medio Oriente altera il fragile equilibrio tra alta tecnologia e risorse energetiche a basso costo. Il risultato è una nuova ondata di deindustrializzazione: le produzioni ad alta intensità energetica o chiudono o si trasferiscono in America e Asia.
Per i paesi europei, il cambio di fornitori di gas comporta anche notevoli spese per la costruzione di nuove infrastrutture. Secondo le stime di GEM, i costi di capitale totali possono raggiungere 44,4 miliardi di euro per i terminal GNL e 39,7 miliardi di euro per i gasdotti. Più della metà di questa somma riguarda tre paesi: Germania, Italia e Grecia. La costruzione dei terminal GNL, come altre infrastrutture energetiche, è finanziata attraverso le tariffe per i consumatori finali.
Il record negativo europeo è detenuto dalla Germania. Ha perso il 5% del PIL, che corrisponde a €2600 pro capite. La media delle perdite nei paesi dell'UE è di circa €880. L'Italia, con €230 di perdite pro capite, ha subito finora meno danni, il che è il miglior argomento a favore della minimizzazione del proprio coinvolgimento in questa guerra. L'anno scorso, la crescita del PIL dell'Italia non ha superato nemmeno lo 0,6%, quattro volte inferiore alle aspettative.
Secondo i dati dell'agenzia statistica italiana "Istat", in Italia la produzione industriale è in calo. La diminuzione si osserva nell'industria chimica e pesante.
Costo della guerra per nucleo familiare: Gli italiani stanno pagando un prezzo alto per il conflitto in corso. Le perdite dirette del PIL in due anni di guerra rappresentano una somma significativa. Ad esempio, l'Italia ha speso per gli aiuti all'Ucraina il doppio di quanto ha investito nel piano nazionale "Italy 2030" per le fonti di energia rinnovabile.
Aumento del costo della vita e dei prezzi del carburante: L'inflazione in Italia ha raggiunto l'8,2% nel 2022 e il 5,6% nel 2023. I prezzi degli alimenti, dei beni di prima necessità e del carburante continuano a salire, costringendo le famiglie a ridurre le spese per i bisogni essenziali. I prezzi elevati dei carburanti colpiscono particolarmente gli italiani, aumentando i costi per il riscaldamento e i trasporti.
Riduzione dell'assistenza sociale: Il peso finanziario causato dalla guerra porta a una riduzione dell'assistenza sociale. Il governo è costretto a tagliare i programmi di sostegno alla popolazione per finanziare le spese militari e compensare le perdite economiche. Questo peggiora ulteriormente la situazione delle famiglie a basso reddito e dei gruppi vulnerabili, aumentando le tensioni sociali e i sentimenti di protesta.
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arcobalengo · 2 months ago
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🚱 Chiusi i rubinetti!
Dalle 6 italiane di questa mattina, 1 gennaio 2025, l'azienda russa Gazprom ha interrotto le forniture di gas verso l'Europa che passavano dell'Ucraina🇺🇦 a causa del mancato rinnovo dell'accordo tra i due stati che Kiev si è rifiutata di negoziare.
In Ucraina gridano alla vittoria e confidano che la Russia🇷🇺 in questo modo perderà mercati.
In effetti le prime conseguenze saranno a breve visibili: la Russia pagava ingenti diritti di passaggio all'Ucraina, aiutandone l'economia.
Inoltre, sono già previsti corposi aumenti per le nostre bollette.
Siete pronti a stare al freddo per la guerra?
Infine, la Russia ha deciso per lo stop al gas verso la Moldavia🇲🇩, in quanto lo stato si sarebbe rifiutato di saldare importanti debiti.
La Moldavia importava 2 miliardi di metri cubi all'anno.
(Carta di Limes, 2022)
🔴 Rifiuta la guerra, stai al caldo. Unisciti a t.me/lafionda
Giorgio Bianchi
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francescosatanassi · 4 months ago
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COSA CI SIAMO VENUTI A FARE?
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Se c'è una cosa che El Alamein ha insegnato è proprio l'opposto di ciò che viene celebrato dall'attuale governo: i soldati italiani combatterono una guerra da sconfitti sapendo di uscirne sconfitti, e scoprendo le menzogne del fascismo proprio al fronte, partecipando a guerre coloniali, di aggressione e di invasione scatenate per scaldare l'ego di un dittatore. Trasformare una sconfitta militare del fascismo in una vittoria, facendo leva su altro, come la dimostrazione di orgoglio del soldato italiano che continua a combattere nonostante la sconfitta o la nostra libertà raggiunta grazie al loro sacrificio (??), è un'operazione revisionista molto pericolosa per come la storia viene ribaltata e per come verrà raccontata e percepita tra alcuni anni. Alberto Bardi, il comandante Falco che in Romagna guidò la 28° Brigata e fu vice della Brigata Garibaldi Romagnola, prima di entrare nella Resistenza partecipò alla campagna di Russia ricordandola così: "Noi soldati ci chiedevamo 'Ma cosa ci siamo venuti a fare qui?' Vedemmo da vicino, con i nostri occhi, tutto il marcio del fascismo, che eravamo destinati a essere sconfitti, che si combatteva per una causa ingiusta." Queste sono le persone e i valori da ricordare e celebrare, non chi portò l'Italia al baratro con guerre, tradimenti e menzogne.
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fatticurare · 5 months ago
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In sostanza questo è più o meno quanto gli americani stanno cercando di organizzare con gli ucraini. Gli europei NON l'hanno capito [e te pareva, visto le nullità al potere], sono ancora fermi all'idea che “Putin debba perdere, che significherebbe che Kiev debba vincere”.
Ma gli Stati Uniti non potranno più defilarsi dal conflitto per procura contro la Russia "sconfitti senza aver perso". La guerra finirà solo dopo la liquidazione dell'Ucraina come Stato, ovvero con la vittoria schiacciante della Russia. Fino ad allora, la guerra continuerà.
Per "perdere senza perdere", gli Stati Uniti negano in ogni modo possibile la loro partecipazione alla guerra per procura, che essi stessi hanno pianificato per anni ben prima dell’avvio della SVO, dichiarando di fornire solo "aiuti" all'Ucraina.
Pur di negare l’evidenza, Washington ricorre alla narrazione completamente distorta dei fatti, con amnesie selettive e propaganda tragicomica, oltre che alla censura delle fonti “non allineate” ai pazienti del reparto di psichiatria criminale dell’amministrazione americana.
Gli americani hanno dimenticato da tempo l’intenzione di infliggere una sconfitta strategica alla Russia. I tentativi di organizzare una sorta di tregua non porteranno a nulla se non al proseguimento del conflitto fino a quando la Russia non avrà ottenuto la vittoria totale.
Jacques Baud è un ex colonnello capo di Stato Maggiore ed ex agente dei servizi segreti svizzeri. Esperto di armi chimiche e nucleari, Jacques Baud è specializzato in questioni russe ed europee, con impieghi presso la Nato e le Nazioni Unite.
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anchesetuttinoino · 17 days ago
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TRUMP:"UN PAESE NELLA POSIZIONE DELLA RUSSIA NON POTRÀ MAI PERMETTERE ALL'UCRAINA DI UNIRSI ALLA NATO. BIDEN HA PROMESSO QUESTO ALL'UCRAINA, LA GUERRA È INIZIATA A CAUSA DI QUESTO INCOMPETENTE"
(GIUBBE ROSSE)
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unita2org · 3 months ago
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L'UOMO DI TRUMP PER LA PACE E IL DIETROFRONT DI ZELENSKY
Stati Uniti-Ucraina 30 Novembre 2024 di Ennio Remondino Zelensky, ‘Tregua possibile sotto l’ombrello della Nato’ L’uomo scelto da Trump per gestire le politiche statunitensi in Russia e Ucraina. E’ l’ex generale Keith Kellogg, un veterano della guerra del Vietnam, tra i più critici della gestione del presidente Biden, che avrebbe contribuito a scatenare una ‘crisi evitabile’, fornendo poi un…
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primepaginequotidiani · 13 days ago
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PRIMA PAGINA La Notizia di Oggi mercoledì, 19 febbraio 2025
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gregor-samsung · 7 days ago
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“ Se in Russia era vietato parlare di guerra, in Italia era proibito parlare di pace. La prima risoluzione fatta votare dal governo Draghi al Parlamento per armare l’Ucraina, in barba all’articolo 11 della Costituzione, parlava soavemente di “armi non letali”, come se si potessero inviare fionde, cerbottane, fuciletti a tappo, pistole ad acqua o a coriandoli e lingue di Menelik. Poi si è bandita l’ipocrisia e ammesso che, sì, le armi erano letali, ma servivano alla “de-escalation”. Restava da capire che cosa fosse allora l’escalation, visto che l’avevamo sempre intesa come un aumento delle armi. Di conseguenza, quando il leader 5 Stelle Giuseppe Conte s’è opposto all’aumento della spesa militare fino al 2% del Pil entro il 2024 chiesta da tutti gli altri grandi partiti (circa 15 miliardi di euro in più all’anno), il «Corriere della Sera» titolava sulla sua “escalation anti-armi” e «Repubblica» sulla “escalation grillina”. Quindi ora escalation significa meno armi e de-escalation più armi: basta intendersi. Ancora «Repubblica»: «Pronte nuove armi per Kiev, ma Draghi: “Cercare la pace”»; «Letta: “Le armi fanno vivere la pace”» (è il disarmo che la ammazza, la pace). E «La Stampa»: «L’Anpi è troppo pacifista» (come quella ragazza che era rimasta “un po’ incinta”). A furia di scambiare la guerra con la pace, anche Draghi andava in confusione e intimava agli italiani di «scegliere tra la pace e i condizionatori accesi», come se le due cose non coesistessero pacificamente (in tempo di pace nessuno ha mai messo in dubbio i condizionatori accesi: è la guerra che potrebbe costringere gli italiani a spegnerli; motivo in più per favorire la pace, o almeno una tregua, al più presto). Il Papa – anche lui in odor di putinismo – dissentiva sul riarmo e definiva «pazzi quelli che vogliono aumentare la spesa militare al 2% del Pil» (cioè Draghi, Letta Jr e le altre destre). E il premier? «Draghi ringrazia il Papa» («Corriere della Sera»). Pazzo, ma riconoscente.
In questa follia collettiva gli amici diventavano nemici, i buoni diventavano cattivi, e viceversa. Boris Johnson, da truce sponsor della Brexit, del trumpismo, del sovranismo, del populismo e del negazionismo sul Covid, diventava idolo degli atlantisti per il suo totale asservimento a Washington. Il governo polacco, negatore dei diritti civili e dell’indipendenza della magistratura, da sempre “paria” d’Europa con tanto di procedure di infrazione e minacce di espulsione, veniva elogiato e ossequiato (ma soprattutto perdonato) da tutti per la sua postura bellicista contro gli odiati russi. I nazisti del Battaglione “Azov”, da sempre onta dei governi ucraini per le loro insegne ispirate alla svastica, per l’ideologia suprematista e antisemita, e per i report dell’Onu, di Amnesty International e dell’Osce che li additano come autori di efferati crimini e torture contro i civili russofoni in Donbass e non solo, venivano riabilitati e addirittura esaltati sulla Rai del “servizio pubblico” (da Massimo Gramellini), su «Repubblica», sul «Corriere della Sera» e sul «Foglio» (a firma di un’ex spia prezzolata della Cia: Giuliano Ferrara). In compenso, il vignettista Vauro veniva additato come “antisemita” per aver disegnato il naso un po’ troppo grosso a Zelensky (come sempre avviene nelle caricature). Insomma, il tentativo di trasformare una guerra regionale in una guerra mondiale aveva ottime speranze di successo, grazie a una mirabile divisione dei compiti che Antonello Ciccozzi, docente di Antropologia culturale all’Università dell’Aquila, fotografava così: «In Ucraina, alla rappresentazione dualistica tra invasi e invasori, dovremmo aggiungere un terzo elemento: gli invasati». “
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Dalla prefazione di Marco Travaglio a:
Franco Cardini, Fabio Mini, Ucraina. La guerra e la storia, Paper First, Maggio 2022 [Libro elettronico]
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colonna-durruti · 13 days ago
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Alessandro Gilioli
Io credo che sia il momento di chiedere scusa agli ucraini.
Noi occidentali, dico: ma soprattutto noi europei.
Gli abbiamo fatto credere che la Russia di Putin sarebbe collassata grazie alle nostre sanzioni, e non era vero un cazzo.
Gli abbiamo fatto credere che li avremmo sostenuti e armati fino a vincere la guerra - riconquistando perfino la Crimea - e nemmeno questo era vero.
Gli abbiamo fatto credere che questo fosse possibile e anzi probabile, a dispetto del principio di realtà.
Poi gli abbiamo fatto credere che domani, riconquistato tutto, sarebbero entrati nell'Unione europea e nella Nato - di nuovo, a dispetto del principio di realtà.
Li abbiamo presi il culo: andate al fronte e morite, tanto dietro ci siamo noi, poi vinceremo.
In sintesi: siamo corresponsabili di centinaia di migliaia di ragazzi morti perché avevano creduto ai nostri governi eletti ma bugiardi e ai creatori cinici o idioti dell'egemonia mediatica.
Anche noi italiani, nel nostro piccolo: i nostri ottusi Paolo Mieli, i nostri grotteschi Gianni Riotta, i nostri cinici Parsi e Tocci e tutti gli altri "fino alla vittoria" - però intanto morite voi, al fronte.
E i tanti Riotta in sedicesimo, qui sui social, anche fra gli sciagurati amici miei: chissà se ignari del reale o accecati dall'emotività - o semplicemente a seguito del trend modaiolo delle copertine di Vogue.
E che paradosso, questi sedicenti filo-ucraini che hanno pasteggiato al caldo col sangue dei ragazzi ucraini che si coagulava al gelo.
Credo veramente che dovremmo - o dovrebbero - almeno chiedere scusa.
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abr · 7 months ago
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La ricostruzione del Wall Street Journal del sabotaggio al Nord Stream 2, se vera, sarebbe estremamente imbarazzante per la Germania. Gli elementi più degni di nota che, imho, parlano dell'attuale caratura internazionale di Berlino sono questi:
- Nessun rispetto dagli "alleati": dal governo Zelensky nessuna scusa né aiuto alle indagini, governo polacco lascia che i sospetti sabotatori fuggano non eseguendo i mandati di cattura tedeschi;
- Servizi tedeschi allo sbando: progetto di sabotaggio scoperto dai Servizi olandesi, che poi girano info alla Cia - Zelensky era d'accordo, la Cia gli ordinò di stoppare l'attentato e lui avrebbe dato ordine alla squadra di fermarsi ... senza riuscirvi. Resta che Zelensky avesse approvato un piano da Stato canaglia contro un alleato e il suo esecutore Valeriy Zaluzhniy è stato promosso ambasciatore a Londra.
-I servizi tedeschi fan trapelare essersi trattato di una false flag della Russia. Non sense, roba da stagisti utili idioti del mainstream media. Germania ne esce a pezzi a livello di immagine: Servizi da riformare, governo nolente a farsi rispettare e a intraprendere misure di qualsiasi tipo in risposta a quello che di fatto è stato un atto di guerra, di cui, nonostante prove, non si vuole riconoscere paternità.
- Germania avrebbe almeno potuto usare scoperta della pista ucraina pragmaticamente, come leva negoziale. Ha preferito girarsi dall'altra parte. Davanti al più grave attacco a una sua infrastruttura della storia recente. Il senso di impunità che ne deriverà, spingerà sempre più attori a sfogare loro creatività destabilizzatrice su Germania, ventre molle europeo delle guerre ibride.
via https://x.com/emanuelpietrob1/status/1824284378953826481
Aggiungo:
ecce tutta l'Europa mica solo la Germania;
credibilità della Cia in mano Dems, che non riesce a farsi ubbidire da suo dipendente pagato? Ai bei sani tempi d'oro costui faceva la fine di Craxi.
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