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Alessandria Volley: Trionfo dell'Under 16 al Torneo Bear Wool Volley di Biella
Una vittoria memorabile per l'Alessandria Volley: le ragazze dell'Under 16 hanno conquistato il prestigioso Torneo Bear Wool Volley di Biella, considerato il secondo torneo giovanile più importante d’Italia.
Una vittoria memorabile per l’Alessandria Volley: le ragazze dell’Under 16 hanno conquistato il prestigioso Torneo Bear Wool Volley di Biella, considerato il secondo torneo giovanile più importante d’Italia. Con oltre 2.000 partecipanti ogni anno e una tradizione ventennale, questa competizione rappresenta un vero banco di prova per le giovani promesse del volley. Un percorso vincente. Le…
#Alessandria today#Alessandria Volley#Alessia Ponzano#Alessio Bellagotti#Allenamento#Allenatori#Andrea Acone#Annalisa Gamalero#Biella#Camilla Pronzati#Determinazione#Finale#giovani atlete#giovani promesse#Google News#italianewsmedia.com#Manuela Muscas#Marina De Faveri#Nicol Giusto#Nicole Caneva#Olivia Oghomwen Omoregie#passione sportiva#Pier Carlo Lava#Rebecca Rapetti#Rocco Famà#RTZ Basel#RTZ Berna#Sara Alberi#Sofia Ferretti#Sofia Franzin
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posso dire? hanno tutti la stessa voce questi
se chiudo gli occhi non li distinguo
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La promessa scritta sulla pioggia
C’era una pioggia leggera quella sera, una di quelle che non riescono a bagnarti davvero, ma che sembrano sussurrarti all’orecchio, come una melodia dimenticata. Mi trovavo seduta sul muretto di un vecchio ponte, con le gambe penzoloni e lo sguardo perso nelle acque scure del fiume che scorreva sotto di me. Non era un luogo particolarmente speciale, ma per qualche motivo, era sempre lì che andavo…
#Emozioni nascoste nei ricordi di un ponte#Leggende romantiche e incontri misteriosi#Racconti romantici per ragazze ventenni#Romanzi brevi per giovani donne#Storie d’amore e promesse sotto la pioggia
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Discorso all’umanità
Mi dispiace, ma io non voglio fare l’Imperatore, non è il mio mestiere, non voglio governare ne conquistare nessuno, vorrei aiutare tutti se possibile, ebrei, ariani, uomini neri e bianchi, tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre, dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo, non odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti, la natura è ricca, è sufficiente per tutti noi, la vita può essere felice e magnifica, ma noi lo abbiamo dimenticato. L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell'odio, ci ha condotti a passo d’oca fra le cose più abbiette, abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi. La macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà, la scienza ci ha trasformato in cinici, l’avidità ci ha resi duri e cattivi, pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchinari ci serve umanità, più che abilità ci serve bontà e gentilezza, senza queste qualità la vita è violenza e tutto è perduto. L’aviazione e la radio hanno riavvicinato le genti, la natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà nell'uomo, reclama la fratellanza universale, l’unione dell’umanità. Perfino ora la mia voce raggiunge milioni di persone nel mondo, milioni di uomini, donne e bambini disperati, vittime di un sistema che impone agli uomini di torturare e imprigionare gente innocente. A coloro che mi odono, io dico, non disperate! L’avidità che ci comanda è solamente un male passeggero, l’amarezza di uomini che temono le vie del progresso umano. L’odio degli uomini scompare insieme ai dittatori e il potere che hanno tolto al popolo ritornerà al popolo e qualsiasi mezzo usino la libertà non può essere soppressa.
Soldati! Non cedete a dei bruti, uomini che vi disprezzano e vi sfruttano, che vi dicono come vivere, cosa fare, cosa dire, cosa pensare, che vi irreggimentano, vi condizionano, vi trattano come bestie. Non vi consegnate a questa gente senza un’anima, uomini macchina, con macchine al posto del cervello e del cuore. Voi non siete macchine, voi non siete bestie, siete uomini!
Voi avete l’amore dell’umanità nel cuore, voi non odiate, coloro che odiano sono quelli che non hanno l’amore altrui. Soldati! Non difendete la schiavitù, ma la libertà! Ricordate nel Vangelo di S. Luca è scritto – “Il Regno di Dio è nel cuore dell’uomo” – non di un solo uomo o di un gruppo di uomini, ma di tutti gli uomini. Voi ,voi il popolo avete la forza di creare le macchine, la forza di creare la felicità, voi il popolo avete la forza di fare che la vita sia bella e libera, di fare di questa vita una splendida avventura. Quindi in nome della democrazia usiamo questa forza, uniamoci tutti! Combattiamo per un mondo nuovo che sia migliore, che dia a tutti gli uomini lavoro, ai giovani un futuro, ai vecchi la sicurezza. Promettendovi queste cose dei bruti sono andati al potere, mentivano! Non hanno mantenuto quelle promesse e mai lo faranno! I dittatori forse sono liberi perché rendono schiavi il popolo. Allora combattiamo per mantenere quelle promesse, combattiamo per liberare il mondo, eliminando confini e barriere, eliminando l’avidità, l’odio e l’intolleranza. Combattiamo per un mondo ragionevole, un mondo in cui la scienza e il progresso diano a tutti gli uomini il benessere. Soldati, nel nome della democrazia siate tutti uniti!
Hannah puoi sentirmi? Dovunque tu sia abbi fiducia. Guarda in alto Hannah le nuvole si diradano, comincia a splendere il sole. Prima o poi usciremo dall'oscurità verso la luce e vivremo in un mondo nuovo, un mondo più buono in cui gli uomini si solleveranno al di sopra della loro avidità, del loro odio, della loro brutalità. Guarda in alto Hannah l’animo umano troverà le sue ali e finalmente comincerà a volare, a volare sull'arcobaleno verso la luce della speranza, verso il futuro. Il glorioso futuro che appartiene a te, a me, a tutti noi. Guarda in alto Hannah, lassù.
Charlie Chaplin - Discorso all’umanità
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Storia di Musica #338 - AA. VV., Picnic-A Breath Of Fresh Air, 1969
La EMI fonda nel 1969 una sussidiaria, la Harvest, sulla scia di altre case discografiche, per intercettare le nuove sonorità, in un periodo, la fine degli anni '60, straordinariamente fertile dal punto di vista creativo. Per questo motivo pensa ad una compilation vetrina di alcuni artisti sotto contratto con la casa madre, affiancati da giovani promesse. Ne esce così un mix musicale intrigante e qualitativamente notevole del panorama musicale britannico. Tra l'altro il disco, un doppio, fu concepito e prodotto per costare pochissimo, per essere venduto nei negozi a 1,5 sterline. Ha delle particolarità: in primis la copertina, opera dei mitici creativi della Hipgnosis, che come tutte quelle agostane della rubrica presenta una spiaggia, in questo caso della Normandia. Un gruppo di uomini ha una maschera antigas. L'interno è ancora più suggestivo, in bianco e nero, dove gli uomini camminano sulla battigia e nel cielo si notano le copertine dei dischi da cui i brani sono presi. Tra questi fece scalpore la presenza di Embryo, inedito dei Pink Floyd. Registrato durante le sessioni di Ummagumma ma non incluso in quel lavoro, il brano ebbe una notevole vita live, cosa che spinse ad includerlo. La band non fu affatto felice della scelta, considerando quel brano alla stregua di un demo, tanto che spinse ad un parziale ritiro della compilation. Fu quindi in fretta e furia ristampata, senza riportare quella canzone. Per questo motivo le prime edizioni senza correzione sono un pezzo pregiato del collezionismo discografico. Ed è un peccato, perché il resto della selezione è favoloso. Si inizia con Into The Fire dei Deep Purple, da Deep Purple In Rock, la culla dell' hard rock. Poi perle del nascente progressive: Mother Dear dei Barclay James Harvest, dal loro meraviglioso disco omonimo d'esordio, quello con la copertina a mo' di rosore di una chiesa. C'è Eleanor's Cake di Kevin Ayers, Water della Third Ear Band, addirittura Syd Barret con Terrapin, da The Madcap Laughs, esordio solista dell' ex Pink Floyd, che uscirà addirittura un anno dopo l'arrivo nei negozi di questo disco vetrina. E ci sono altre perle di band minori, sicuramente per notorietà, ma che suonavano meravigliosamente. Se i Quatermass sono stati già protagonisti di questa rubrica, ricordo altri gioielli che all'epoca vivevano di grandi speranze. I Bakerloo, un power trio alla Jimi Hendrix Experience, qui con il torrido rock mozzafiato di The Worried Feeling, dal loro unico, bellissimo, ma sfortunato album Bakerloo; Again And Again de The Greatest Show On Earth, che pubblicarono due preziosi dischi nel 1970, entrambi con la copertina firmata Hipgnosis, capaci di un rock progressive segnato da una sontuosa sezione fiati; Tea And Symphony furono tra i precursori del progressive folk, con una formazione che mutava di continuo, furono inoltre una delle prime formazioni ad avere un proprio impianto luci per i primi spettacoli multimediali. Un altro rock trio presente è The Edgar Broughton Band, gruppo di Warwick, famoso per la voce blues, urticante e caratteristica di Edgar Broughton. Ebbero anche una sinistra nomea perché spesso organizzarono concerti in luoghi pubblici che finirono non poche volte in gigantesche risse con intervento della polizia, tanto che la band fu bandita da diverse città. Vista l'aura di culto, la EMI realizzò un cofanetto di 3 CD dal titolo A Breath Of Fresh Air - A Harvest Records Anthology 1960-1974 che mantiene alcune canzoni, tra cui Embryo, ne sceglie altre dagli stessi autori della prima e aggiunge qualche brano dell'ultima stagione del progressive. Vale la pena recuperare le canzoni del primo, per una playlist ante litteram di un momento eccezionale per la musica europea. E non solo.
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C'ERA UNA VOLTA LA GERMANIA, UNA POTENZA ECONOMICA, INDUSTRIALE E DI INNOVAZIONE SOCIALE. UNA VOLTA, PERO', PERCHE' I VERDI E LE SINISTRE DEMOCRATICO-PROGRESSISTE AL POTERE HANNO DISTRUTTO IL SOGNO DI MILIONI DI GIOVANI, CHE OGGI SI RIBELLANO, ANCHE A GRETA...
La popolarità dei Verdi e dei Socialisti tedeschi è al collasso, così come le infrastrutture della Germania.
Una parte di un importante nella città sassone di Dresda, un ponte, è misteriosamente crollato. L'incidente evidenzia la negligenza della Germania nei confronti delle proprie infrastrutture, mentre incanala decine di miliardi di euro in progetti verdi dubbi in patria e all'estero. Il crollo del ponte di Dresda è una metafora dell'attuale situazione della Germania.
"Parte del successo di AfD può essere attribuito alla sua politica economica. I tedeschi chiedono la fine dei sussidi governativi che distorcono il mercato dell'energia elettrica e rendono costosa l'energia, quindi la fine della costosa transizione energetica verde del paese e, soprattutto, un'inversione dell'attuale deindustrializzazione. Se questa politica economica moderata viene abbandonata dai centristi al potere, allora gli elettori guarderanno altrove".
Una volta votati i Verdi, i giovani sotto i 18 anni si sono spostati in massa a destra. Lo scorso mese di agosto, in Turingia, in un sondaggio è stato chiesto a 9000 giovani di età inferiore ai 18 anni per chi avrebbero votato. Il vincitore con un ampio margine è stato il partito di destra AfD, che ha ottenuto il 37,4% dei voti, più del doppio rispetto al 16,5% ottenuto nel 2019. I Verdi, d'altra parte, hanno perso un'enorme quota, circa l'83% dei loro sostenitori.
I giorni di Fridays for Future, guidati da Greta Thunberg, sono scomparsi più velocemente di una palla di neve in una calda giornata estiva. In effetti, i giovani hanno mantenuto la loro promessa "vi terremo d'occhio" e, ironicamente, odiano ciò che stanno vedendo ora: uno sgretolamento del loro paese e del loro futuro.
Ora stanno guidando una ribellione silenziosa ma potente. Le bugie sul Covid e sui vaccini, le bugie sulla guerra contro la Russia e il sabotaggio palese del gasdotto North Stream 2 che ha reso l'energia elettrica ed il gas in Germania costosissimi, ma i giovani si stanno rendendo conto di come l'Occidente sia tutto tranne che libero e democratico.
I dissidenti sono stati messi a tacere mentre la censura si diffondeva sulle principali piattaforme di social media. In Germania, e altrove in Europa, le persone che esprimevano opinioni diverse si sono trovate calunniate e criminalizzate. I leader dissidenti sono stati persino arrestati e imprigionati. Migliaia di account di social media sono stati sospesi.
Nel luglio 2024, la rivista tedesca di "estrema destra" Compact è stata perquisita dalle forze speciali tedesche e chiusa dall'eccessivamente zelante ministro dell'Interno socialista, Nancy Faeser.
Il fondatore del servizio di messaggistica istantanea Telegram, Pavel Durov, è stato arrestato dalle autorità francesi. Il suo crimine: fornire libertà di parola. I giovani ora si rendono conto di come la "libertà di parola" in Occidente sia solo uno scherzo.
L'uccisione di tre persone (e molte altre ferite) da parte di un rifugiato siriano durante un festival ha evidenziato una lunga serie di crescenti violenze da parte degli immigranti. L'opinione pubblica ha reagito mettendo in discussione a gran voce le politiche europee sulle frontiere. Nonostante una serie di grandi promesse, i politici non hanno intrapreso alcuna azione concreta per arginare l'ondata di migranti dal Medio Oriente e dall'Africa, provocando l'indignazione di tutti, soprattutto proprio dei giovani.
Il crimine e la violenza hanno reso insicure molte parti della Germania, e i giovani si stanno rendendo conto che il loro paese sta potenzialmente andando all'inferno; in nome dell'accoglienza, in nome della guerra, in nome dell'energia verde e di false promesse, ormai palesemente bugie di Stato.
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⋆˙⟡ recensione: io ci sarò - kyung-sook shin
«Ogni tanto mi convinco che la giovinezza dovrebbe arrivare alla fine della vita».
Una telefonata all’alba da una persona con cui non ha rapporti da otto anni. È così che la scrittrice Jeong Yun si sveglia un giorno: lo scambio è breve, ma quelle poche parole la scuotono profondamente.
“Il Professor Yun è all’ospedale”.
Si risvegliano così i ricordi della gioventù sopiti da tempo nella sua memoria: i visi che sembrava aver dimenticato ricompaiono agli occhi e le conversazioni con persone che non sono più nella sua vita rimbombano nelle orecchie. E così Jeong Yun ci porta con lei nella sua giovinezza, raccontandoci tutti i momenti che la hanno così profondamente segnata.
Sono tre giovani che si incontrano per caso in un’aula universitaria di Seul a essere i protagonisti di questo romanzo, sullo sfondo le proteste studentesche che hanno smosso la Corea del Sud negli anni ’80 durante la dittatura di Chun Doo-Hwan. Un ragazzo che è in prima fila nei cortei, una ragazza che scappa dalla campagna per perdersi nella metropoli coreana e una che nasconde le mani agli occhi indiscreti degli altri: questo il trio che in poco tempo, e per caso, stringe un legame speciale. Basta un momento, una giornata particolare in cui le vite dei tre ragazzi si incontrano nello stesso posto nello stesso attimo, per creare un sodalizio che segnerà per sempre la vita di ognuno.
Le loro storie si intrecciano, ciascuno di loro porta un fardello che ne contraddistingue il carattere e che con il tempo condividono con gli altri, cercando in qualche modo di non sprofondare sotto il dolore del proprio passato. Si immagina un futuro privo di tensioni e di sofferenze, un futuro non definito temporalmente in cui “un giorno” si potrà essere liberi di vivere in tranquillità, senza affondare nel mare tormentoso delle insicurezze personali e delle violenze militari. Un futuro in cui il trio si pensa comunque insieme, l’uno a sostegno dell’altro. Tuttavia il futuro immaginato non si rivela altro che un pio desiderio, perché i sensi di colpa, i rimpianti e le vuote promesse dipingono le pagine di questo romanzo, componendo un quadro tanto doloroso quanto spietatamente reale della gioventù e della fragilità dei rapporti umani. I protagonisti sembrano inconsapevolmente consapevoli di questo aspetto inesorabile della vita e quasi per combatterlo indirizzano l’uno all’altro una frase ricorrente: “Non dimentichiamo questo giorno”; un vano e febbrile tentativo di sottrarre dal fluire del tempo un istante effimero, come se fosse possibile salvare nella memoria un attimo di vita nello stesso modo in cui si scatta una fotografia.
Tuttavia, alla fine del libro la protagonista Jeong Yun, immersa nuovamente nella sua quotidianità, riesce a ritrovare un barlume di speranza: nonostante l’allontanamento, i legami non scompaiono e le persone possono continuare a vivere con noi grazie alle nostre esperienze. D’altra parte, anche il titolo coreano originale, 어디선가 나를 찾는 전화벨이 울리고 vuole esprimere questo sentimento di speranza: "dovunque io sia, c’è un telefono che squilla e che mi cerca". E Jeong Yun alza sempre la cornetta del telefono per rispondere, perché alla fine nessun rapporto muore veramente. E alla persona che sta dall'altro capo della linea sarà sempre pronta a dire: "Io ci sarò".
Mars.
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Potrei mettere tutta la chat e mostrare il tempo che ci impieghi per rispondere ad un messaggio (è passato un giorno e mezzo e non ha ancora risposto ad un banalissimo messaggio). Non è questo comunque lo scopo del post.
Io onestamente non so cosa faccio di male per ricevere comportamenti di questo tipo dalle ragazze coetanee e più giovani, non lo so e non lo capirò mai, ma una cosa la voglio dire...non vi meritate nulla, amore o amicizia che sia, perchè siete delle vigliacche. Infinite volte connesse con il telefono in mano e non siete capaci di rispondere due secondi per un messaggio. Poi fatevelo dire, la scusa dello studio non attacca più da anni. Chi vuoi che ci creda più ormai? Caso strano vuole che tutte a me dicano "ho molto da studiare" e poi hanno il tempo di mostrare i fatti loro nelle sotrie sui social. Se non siete interessate a qualunque tipo di legame, ditelo subito, senza che fate promesse varie.
Ripenso ancora a quella volta che un mio paziente mi disse "ti saluta C." ed io risposi "ma scusa eh, ha tutti i contatti possibili ed immaginabili per dirmelo lei e invece lo chiede a te?". Le persone così sono incomprensibili..
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L'UOMO CHE NON CREDEVA NELL' AMORE
Voglio raccontarvi una storia molto antica su un uomo che non credeva nell’amore. Si trattava di un uomo comune, proprio come voi e me, ma ciò che lo rendeva speciale era il suo modo di pensare: era convinto che l’amore non esistesse.
Naturalmente l’aveva cercato a lungo, aveva osservato le persone intorno a sé, trascorrendo gran parte della vita in cerca d’amore, solo per scoprire che l’amore non esisteva. Dovunque andasse, diceva a tutti che l’amore è soltanto un’invenzione dei poeti e delle religioni, usata per manipolare la debole mente umana, per controllare le persone.
Diceva che l’amore non è reale e per questo è impossibile trovarlo quando lo si cerca. Era un uomo molto intelligente e riusciva ad essere convincente. Lesse una quantità di libri, frequentò le migliori università e diventò un rinomato studioso.
Poteva parlare dovunque, davanti a qualunque pubblico, e la sua logica era inoppugnabile. Diceva che l’amore è come una droga: ti fa sentire bene, ma crea dipendenza. E cosa succede se una persona diventa dipendente dall’amore. e poi non riceve la sua dose quotidiana ? Quell’uomo diceva che la maggior parte dei rapporti d’amore è come il rapporto che c’è tra un tossicodipendente e il suo spacciatore. Quello dei due che ha il bisogno maggiore è il drogato, e l’altro assume il ruolo dello spacciatore. Quest’ultimo è quello che controlla il rapporto.
E’ una dinamica facilmente osservabile, perché in ogni relazione di solito c’è uno che ama di più e un altro che si limita a ricevere, ad approfittare di chi gli ha donato il cuore. E’ facile vedere come si manipolano a vicenda, tramite le loro azioni e reazioni, proprio come un drogato e uno spacciatore. Il tossico dipendente, quello che ha il bisogno maggiore, vive con il terrore costante di non ricevere la prossima dose d’amore.
Pensa: “Cosa farò se mi lascia?” E tale paura lo rende possessivo. Diventa geloso ed esigente. Lo spacciatore comunque può sempre manipolarlo, dandogli dosi maggiori o minori, oppure negandogliele del tutto. La persona con il bisogno maggiore si arrende ed accetta di fare qualunque cosa pur di non essere abbandonata.
L’uomo della nostra storia continuava a spiegare a tutti perché l’amore non esiste. “Ciò che gli uomini chiamano amore è solo una relazione basata sul controllo e sulla paura. Dov’è il rispetto ? Dov’è l’amore che dichiariamo di provare ? Non esiste.” Le giovani coppie davanti ad un simulacro di Dio, e davanti alle loro famiglie e agli amici, si scambiano una quantità di promesse: di vivere insieme per sempre, di amarsi e rispettarsi l’un l’altro, di restare uniti nella salute e nella malattia.
Promettono di amare e onorare l’altro. Promesse e ancora promesse. La cosa stupefacente è che credono davvero a ciò che promettono. Ma, dopo il matrimonio, dopo una settimana, un mese o alcuni mesi, le promesse vengono infrante una dopo l’altra. Scoppia una guerra di potere, di manipolazione per stabilire chi è il drogato e chi lo spacciatore. Pochi mesi dopo le nozze, il rispetto che avevano giurato di mantenere l’uno per l’altra è scomparso. Resta il risentimento, il veleno, il modo in cui si fanno male a vicenda, finchè ad un certo punto, senza che se ne rendano conto, l’amore finisce.
I due restano insieme perché hanno paura di restare soli, temono i giudizi degli altri e anche i propri. Ma dov’è l’amore ? Quell’uomo sosteneva di conoscere molte coppie anziane che avevano vissuto insieme per trenta o quarant’anni, e ne erano molto fiere. Ma quando parlavano del loro rapporto, dicevano:”Siamo sopravvissuti al matrimonio”. Ciò significava che uno dei due ad un certo punto si era arreso all’altro. La persona con la volontà più forte aveva vinto la guerra. Ma dov’era la fiamma che chiamavano amore ? Si trattavano come una proprietà l’uno dell’altro. “Lui è mio”. “Lei è mia”.
L’uomo spiegava senza fine tutte le ragioni per cui non credeva nell’esistenza dell’amore, e diceva: “Io ho già vissuto situazioni del genere e non permetterò più a nessuno di manipolare la mia mente, di controllare la mia vita, in nome dell’amore.” Le sue argomentazioni erano logiche e convincevano molte persone." L’amore non esiste.
Poi un giorno, mentre quell’uomo camminava in un parco, vide una bella donna in lacrime, seduta su una panchina. S’incuriosì e, avvicinatosi, le chiese se potesse aiutarla. Potete immaginare la sua sorpresa quando lei rispose che piangeva perché aveva scoperto che l’amore non esiste. L’uomo disse: “Stupefacente. Una donna che non crede all’esistenza dell’amore.” Naturalmente volle subito sapere qualcosa di più.
“Perché dici che l’amore non esiste?” chiese. E’ una lunga storia rispose lei. “Mi sono sposata molto giovane, piena di amore e di illusioni. Credevo che avrei condiviso tutta la vita con mio marito. Ci giurammo reciprocamente fedeltà e rispetto, e creammo una famiglia. Ma presto tutto cambiò. Io ero la moglie devota che si occupava della casa e dei bambini. Mio marito continuò a seguire la sua carriera. Il suo successo e la sua immagine esteriore, erano più importanti della famiglia. Smise di rispettarmi, e io smisi di rispettare lui. Ci facevamo del male a vicenda e un giorno scoprii che non lo amavo più e che neppure lui mi amava.
“Ma i bambini avevano bisogno di un padre e quella fu la scusa che adottai per non lasciarlo, facendo anzi di tutto per sostenerlo. Ora i bambini sono diventati adulti e se ne sono andati. Non ho più scuse per restare con lui. Tra noi non c’è rispetto, né gentilezza. So che anche se trovassi un altro sarebbe la stessa cosa, perché l’amore non esiste. Non ha senso cercare ciò che non esiste e per questo piango.”
L’uomo la comprendeva benissimo. L’abbracciò e disse:”Hai ragione, l’amore non esiste. Lo cerchiamo, apriamo il nostro cuore, ci rendiamo vulnerabili e troviamo solo egoismo. Questo ci fa del male anche quando pensiamo di essere usciti indenni. Non importa quante volte ci proviamo, accade sempre la stessa cosa. Perché allora continuare a cercare l’amore?”
Erano così simili che diventarono grandi amici. Il loro era un rapporto meraviglioso. Si rispettavano e nessuno dei due cercava di prevalere sull’altro. Ogni passo che facevano insieme li rendeva felici. Tra loro non c’era invidia né gelosia, non c’era controllo né possesso. La relazione continuava a crescere. Amavano stare insieme, perché si divertivano molto. Quando erano soli ciascuno sentiva la mancanza dell’altro.
Un giorno, mentre l’uomo era fuori città, gli venne un’idea assurda. “Forse ciò che sento per lei è amore”, pensò.” “Ma è così diverso da ciò che ho provato in passato. Non è ciò che dicono i poeti o la religione, perché io non mi sento responsabile per lei. Non le chiedo nulla, non ho bisogno che si occupi di me. Non sento la necessità d’incolparla dei miei problemi. Insieme stiamo bene e ci divertiamo. Io rispetto il suo modo di pensare e lei non mi mette mai in imbarazzo Non mi sento geloso quando è con altri e non invidio i suoi successi. Forse l’amore esiste davvero, alla fine, ma non è ciò che tutti credono che sia.”
Non vedeva l’ora di tornare a casa e parlare con la donna, per raccontarle dei suoi strani pensieri. Appena cominciarono a parlare lei disse: “So esattamente a cosa ti riferisci. Io ho avuto la stessa idea tempo fa, ma non volevo parlartene perché so che non credi nell’amore. Forse dopotutto l’amore esiste, ma non è ciò che pensavamo che fosse.”
I due decisero di diventare amanti e di vivere insieme, e sorprendentemente le cose tra di loro non cambiarono. Continuavano a rispettarsi e a sostenersi, e l’amore cresceva sempre di più. Anche le cose più semplici davano loro gioia, perché si amavano ed erano felici.
Il cuore dell’uomo era così pieno d’amore che una notte accadde un grande miracolo. Era intento a guardare le stelle, e ne vide una bellissima. Il suo amore era così forte che la stella scese dal cielo e finì nelle sue mani. Quindi accadde un altro miracolo e la sua anima si fuse con la stella.
La sua felicità era intensa, e andò subito dalla donna per mettere la stella nelle sue mani. Non appena lo fece, lei ebbe un momento di dubbio: quell’amore era troppo forte. Non appena quel pensiero le attraversò la mente, la stella le cadde di mano e si ruppe in un milione di pezzi.
Ora c’è un vecchio che gira per il mondo giurando che l’amore non esiste. E in una casa c’è una donna anziana che aspetta un uomo, versando lacrime amare per il paradiso che aveva tenuto tra le mani, perdendolo in un momento di dubbio.
Questa è la storia dell’uomo che non credeva nell’amore. Di chi fu l’errore? Cosa non funzionò? Fu l’uomo a sbagliare, pensando di poter dare alla donna la sua felicità. La sua felicità era la stella e l’errore fu quello di mettere la stella nelle mani della donna.
La felicità non viene mai dal di fuori. L’UOMO ERA FELICE PER TUTTO L’AMORE CHE PROVENIVA DA SE’ STESSO. LA DONNA ERA FELICE PER TUTTO L’AMORE CHE PROVENIVA DA LEI.
Ma appena lui la rese responsabile della propria felicità, lei ruppe la stella, perché non poteva farsi carico della felicità di un altro essere. Indipendentemente da quanto lo amasse, non avrebbe potuto renderlo felice, perché non poteva sapere ciò che lui aveva in mente, non poteva conoscere le sue aspettative, i suoi sogni.
Se prendete la vostra felicità e la mettete nelle mani di un’altra persona, prima o poi quella persona la distrugger��. Se la felicità invece vive dentro di voi, siete voi ad esserne responsabili. Non possiamo rendere nessuno responsabile della nostra felicità, ma quando andiamo in chiesa e ci sposiamo, la prima cosa che facciamo è quella di scambiarci gli anelli.
Mettiamo la nostra stella nelle mani dell’altro, sperando che ci renda felice e che noi renderemo felice lui, o lei. Ma indipendentemente da quanto amate un’altra persona, non sarete mai ciò che quella persona vuole che siate. Questo è l’errore che quasi tutti facciamo fin dall’inizio. Basiamo la nostra felicità sul partner.
Trovate la vostra stella e tenetela nel cuore. Sarà la sua luce a trasmettere l’amore. PERCHE’ L’AMORE ESISTE !
♥️🔥
Don Miguel Ruiz
“La Padronanza dell’ amore"
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"Mi manchi, mamma": un inno d’amore e nostalgia. Abrorbek Hayitov celebra il legame eterno tra madre e figlio con una poesia toccante. Recensione di Alessandria today
Con "Mi manchi, mamma", Abrorbek Hayitov, giovane poeta uzbeko, dona al lettore un’intima riflessione sull’amore materno.
Con “Mi manchi, mamma”, Abrorbek Hayitov, giovane poeta uzbeko, dona al lettore un’intima riflessione sull’amore materno. Attraverso versi semplici e profondi, la poesia racconta il desiderio di colmare la distanza fisica e spirituale tra un figlio e la madre, sottolineando la forza di un legame che supera i confini del tempo e dello spazio. La poesia: un dialogo d’amore I versi di Hayitov…
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Come potremo definire Carmelo Bene? Un regista con i piedi fermamente appoggiati sulle nuvole? Se non si ammira Jarry (o piuttosto la sua rabelesiana spietatezza), se non si ama Laforgue (o almeno la sua poetica demistificazione delle leggende letterarie, Amleto, Salomè, Andromeda etc…), se non si pensa che il teatro debba essere anche una dichiarazione di follia, inutile andare a vedere il suo spettacolo al Teatro delle Muse. Stavolta ha messo inscena, appunto, Salomè. Si tratta, ovviamente, della Salomè di Oscar Wilde. Anzi “di e da Oscar Wilde”. In realtà, Carmelo Bene ha tirato le sontuose coperte della tragedia dalla sua parte e ci ha dato piuttosto un Erode Antipa “con Salomè schiava d’amore”. Ma non importa. Contaminazione, chiarificazione, massacro di un testo celebre? Un po’ di tutto questo. Comunque Salomè è uno spettacolo che non lascia indifferenti. Ci ha persino svegliati. Nel breve giro di due ore siamo passati dall’ammirazione al sospetto, dalla sorpresa più eccitante al fondo del dubbio. […] Diciamo subito che l’inizio è inquietante, pieno di promesse. Immaginate il festino di Erode. Nella tragedia si intuisce che avvenga nell’attigua sala dei banchetti. Qui invece diventa una sorta di cocktail-party o di partouze, giovani invitati in frac coloro geranio o amarillo, alcune donnette scalze (le cortigiane), due soldati confidenziali e conniventi, che suonano anche la chitarra, tutti attorno a un mobile che può essere un bar o un altare alla Huysmans, tutti intenti a mescersi bibite in perfetta immobilità, a scambiarsi sorrisi soffusi di alta idiozia. Un grave silenzio pesa sulla scena, c’è l’ineffabile stanchezza dell’orgia portata alle sue conseguenza più letterarie. Erode si aggira da amabile padrone di casa, una coroncina di rose attorno al capo (i cocktail-party sono una forma di messa mondana, l’unico simposio che ci resta?) […] Questo preludio non sarebbe spiaciuto a Oscar Wilde e credo piacerà a J.R. Wilcock, se il poeta di Luoghi comuni va ancora a teatro. Come Oscar Wilde, Carmelo Bene potrebbe dre: “io resisto a tutto, ma non alle tentazioni”. E infatti non resiste a lungo. Non resiste alla tentazione di spingere questo giuoco un po’ affascinante, un po’ disperato oltre lo spirito della tragedia. Ecco Salomè bambina caratteriale (mi sembra ottima Rosabianca Scerrino) che strepita e si aggira sul palcoscenico come una gatta rauca, sessuale, petulante e irresistibile. Benissimo. Poi le cose prendono una piega meno rigorosa, col ritorno del profeta Johanaan. Costui è Franco Citti, l’attore pasoliniano. Parla in romanesco, no vuole ascoltare la lunga profferta amorosa di Salomè, dice battute comiche, urla, scompare, non lo vedremo più. E ci lascia nel dubbio che il regista abbia voluto dire: Questi sono i vostri profeti, teneteveli. Vanno e vengono dalla periferia. E queste sono le vostre Salomè, minorenni cocciute e libidinose. A tanto vi ha condotto il vostro squisito estetismo, anzi era qui che volevate arrivare: all’innocenza sporca. […] Insomma, una Salomè pestata, che vive in una dimensione diversa da quella immaginata dall’autore, come se il testo fosse andato perso da secoli, e gli attori se lo fossero tramandato oralmente, corrompendolo fino a perderne il significato. Quanto al pubblico…be’, al pubblico desideroso di istruirsi divertendosi, a questo nostro pubblico che ama tenersi al sodo e detesta la follia, una Salomè così conciata può fare l’effetto di uno scherzo insolente. Ma non è uno scherzo. Per intenderci meglio: detesto chi fa i baffi alla Gioconda, ma non ho niente da dire a chi la prende a pugnalate.
Ennio Flaiano
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La promessa nascosta sotto le stelle
Era la fine di agosto, l’ultima notte prima che l’estate si spegnesse, portandosi via il calore e i colori intensi delle giornate infinite. Mi trovavo sulla scogliera che sovrastava il mare, avvolta in una leggera brezza salmastra, e fissavo il cielo, dove migliaia di stelle illuminavano l’oscurità. Avevo sempre amato quel posto, il mio rifugio segreto, dove ogni pensiero sembrava più leggero,…
#Amore e destino nei racconti brevi#Emozioni sotto il cielo stellato#Promesse nascoste nei racconti romantici#Racconti romantici per giovani donne#Storie d’amore e mistero per ragazze
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AUGURI
Se fossi bellino, o almeno piacente, magari un tipo, o anche solo appena potabile, lo farei anch’io, un video augurale - la ricorrenza lo richiederebbe - ma odio riprendermi, pensate che non faccio nemmeno chat erotiche.
Quindi vi risparmio quest’ansia e userò ancora il vecchio sistema delle parole scritte.
Ma ve li farò a modo mio, evitando le banalità retoriche sfoggiate nella circostanza dai consueti paladini delle buone intenzioni a salve, sovrapponibili ogni volta a quelle degli anni prima e come sempre del tutto inutili. Ribadirò il mio, di pensiero, forse altrettanto banale ma di certo non proprio conforme alla narrazione comune.
Comincio con le brutte notizie così ci togliamo subito il pensiero.
Non sarà un anno migliore, non ci sperate proprio. Gli auguri di “Buono e felice anno nuovo”, sempre gettonatissimi, sono quanto di più illusorio e ossimorico ci possa essere. Non sarà un buon anno, e non sarà felice. In questo peregrinare a capofitto nel baratro definitivo sarà, come sempre, peggiore di quelli che l’hanno preceduto.
Peggio di ieri e meglio di domani, insomma: la medaglia dell’amore al contrario.
Per quanto riguarda la misera realtà del nostro paese ci saranno ancora femminicidi, violenze di qualsiasi natura, morti sul lavoro, le fabbriche continueranno a chiudere, i giovani a studiare e impegnarsi per l’anima del cazzo, gli stipendi ad essere gli ultimi nell’intera galassia, i politici a prenderci per il culo, la destra a governare, l’opposizione ad essere impalpabile e la sinistra vera a latitare che tanto non la voterebbe nessuno.
E tanto per proseguire in questo elenco di sventure, i ricchi, gli unici tutelati da qualsiasi governo, saranno ancora più ricchi e i poveri chi se ne frega; calciatori, influencer e miracolati vari continueranno a guadagnare in pochi giorni quello che un operaio non guadagna in tutta una vita e noi continueremo a osannarli, farci abbindolare dai loro pifferi o ascoltare la loro musica di merda, a seconda dei casi.
I servizi sociali verranno ancora smembrati e cannibalizzati perché colpire chi non può difendersi è più facile che andare a prendere i soldi dove sono davvero, così le intoccabili banche potranno continuare a speculare sulle disgrazie della gente come schifosi avvoltoi e gli evasori fiscali a farla franca, come è sempre stato con qualsiasi governo del cazzo.
Gran parte delle persone non potrà curarsi come dovrebbe, ancora peggio di adesso, ma forse questo è un falso problema visto che tanto di vivere non gli importerà più una sega; sedicenti giornalisti continueranno a prostituirsi a qualsiasi padrone e a raccontare menzogne sotto dettatura ammorbandoci con la loro mancanza di dignità; il merito continuerà a non contare niente e le clientele a proliferare come un cancro incurabile.
E tutto questo, oltre agli altri disastri consueti che allungherebbero troppo questa profezia facile facile, continuerà a esistere e proliferare perché oltre a fingere stupore, spendere promesse che non manterranno e cianciare merdate di circostanza nessuno farà mai niente di concreto per impedire che avvenga.
L’Italia creata da berlusconi è questo e lo sarà nei secoli dei secoli, chiunque la governi, perché siamo organismi deboli e quel virus ha contagiato tutti.
Attorno a noi andrà ancora peggio.
Il mondo continuerà ad affondare nello squallore più putrido, dilaniato da guerre che spezzeranno vite e trucideranno bambini prima ancora che abbiano il tempo di un sorriso e senza che nessuno provi ad impedirlo, visto che l’ONU, l’Europa, e naturalmente l’Italia che è storicamente serva di entrambi, hanno scientemente scelto di non contare un cazzo, del tutto asserviti agli interessi di un paese talmente evoluto e rassicurante che sceglierà ancora fra uno psicopatico e uno stordito, e non si capisce chi dei due dovremmo preferire.
L’economia, di sicuro la nostra e dei paesi più fragili, sarà del tutto devastata dalle fregole espansionistiche dello zio Sam e dal grilletto facile suo o dei suoi protetti, che quando gioimmo per la caduta del muro era meglio se fossimo andati tutti in fila per sei dritti dritti affanculo. E senza resto.
Anime senza pace continueranno a mendicare un buco dove rifugiarsi per provare a vivere il loro straccio di vita mentre lorsignori e lordame, sempre in posa per le loro foto di merda e freschi di brindisi e parrucchieri, giocheranno ancora con la loro sopravvivenza, sulla loro pelle.
Noi però, anche di fronte a certe evidenze, continueremo a considerarci salvi, non colpevoli vostro onore, a ritenere tutto questo ineluttabile, come se il nostro coinvolgimento fosse solo una casualità e non avessimo alcun potere di cambiare le cose.
E magari è proprio così, ma di certo non facciamo niente nemmeno per provarci.
Ma quello che penso davvero è ancora peggio, e cioè che alla maggior parte noi, nascosta dentro i propri squallidi egoismi, di tutto il sangue sparso, della miseria e del dolore degli altri in fondo non freghi una beatissima fava di niente. Chissà, magari sono convinti di farla sempre franca. Come quelli che leggono gli annunci funebri attaccati al muro e visto che il loro nome non c’è tirano un sospiro di sollievo.
In qualche rigurgito di coscienza cercheranno perfino di convincersi, o forse giustificarsi, che la scelta di sbattersene le palle di tutto sia l’unica possibile, ma è una scusa: trattasi di squallido menefreghismo del cazzo.
E lo sanno anche loro.
Non sono gli anni che dovranno essere buoni e felici.
Questo è il nostro dannatissimo tempo e non ci sarà nessuna congiunzione astrale a compiere questo miracolo e trasformarlo nel regno delle fate.
Quel tempo siamo noi e non ci sarà nessun alieno che verrà a salvarci: siamo noi che dovremo farlo.
Siamo noi che dobbiamo cambiare, imparare a usare il pensiero e farne una forza inarrestabile, siamo noi che dobbiamo razionalizzare la rabbia e il dolore e pretendere che chi votiamo ci rappresenti davvero e rappresenti i nostri bisogni, oppure vada a casa.
Siamo noi che dobbiamo crescere, farci spuntare le ali e imparare a usarle.
Nessun altro.
E ora dovrei passare alle belle notizie, ma in realtà vi ho meleggiato. Scherzavo: quelle non ce l’ho.
Però, dopo i miei incubi e prima di spulciare canditi e ubriacarvi di Fontanafredda, stasera potrete sempre sussarvi il discorso di Mattarella.
Lui sì che sarà rassicurante, bonario, pieno di buoni propositi e positività.
E magari il tg avrà appena detto che Israele sta per lanciare l’attacco definitivo ad hamas, come fa da mesi. Come se gli oltre ventimila già morti, quasi tutti bambini volati via, fossero appena la premessa.
L’aperitivo di un banchetto di morte.
Volare o strisciare: la scelta è solo vostra.
Cin cin!
Orso Grigio
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Il tennis italiano vive sulle spalle dei giovani
Il tennis italiano non vive più sulle spalle dei giganti. Siamo nella fase del Rinascimento, in cui giovani promettenti stanno facendo incantare e sognare l’Italia (e non solo)… Anche con sofferenza. Il nostro movimento per anni è stato timoroso della propria ombra, impaurito, rassegnato al proprio destino di sconfitte e di promesse mai mantenute, giovani talenti persi per strada, una vita da…
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Non ho più scritto nulla su questa pagina. Anni e anni di silenzio e di parole ingoiate, anni di cambiamenti, di risate e lacrime. La vita ha continuato a scorrere ed io con lei. E son diventata un'altra e ho incontrato altri mille volti, visto infiniti tramonti e solcato mari, abbracciato corpi, incrociato occhi. Ma non ho più scritto nulla qui.
Fino ad oggi.
Hosseini aveva ragione quando diceva che non si può scappare dal passato, o almeno non per sempre. E' buffo quando in due occhi castani ritrovi la vita che hai vissuto e tanto a lungo dimenticato. E' buffo come, alle volte, quello che pensavi di aver dimenticato era solo lì, in un cassetto del tuo cuore, pronto a riemergere. E' buffo pensare a come due persone che hanno condiviso una vita, un tempo, possano essere diventate estranee e quanta vita ci sia stata tra loro.
Mi sono resa conto che questa pagina, i miei pensieri, erano dedicati esclusivamente a lui. E tornare indietro nel tempo per dieci minuti, mi ha frantumato e riempito il cuore. Ho sorriso pensando a quante parole ci siamo detti, a quante promesse ci siamo fatti, quante lettere ci siamo scritti e quanti pensieri e canzoni ci siamo dedicati. Ho sospirato pensando a come eravamo giovani e immaturi, incapaci di gestire quello che eravamo, o, quantomeno, a quanto io fossi incapace di gestire quella che sono. Beh, quella parte non è cambiata.
Però è cambiato il resto... non siamo più ragazzini, ognuno ha continuato per la sua strada e fa incredibilmente sorridere come sia diventata la stessa strada. "Vorrei fare il dentista" mi diceva e ridevamo pensando che con me medico, saremmo stati, in qualche modo, colleghi. Non so se ridere o piangere al pensiero che tutti e due, probabilmente, diventeremo avvocati. E come le nostre vite abbiano viaggiato distanti, ma parallele. C'è qualcosa di poetico in questo. Guardandolo mi sono trovata a pensare: chissa chi è, chissà cosa gli piace ora, chissà cosa lo fa ridere o piangere, chissà se qualcuno lo ama o se si ricorda dei momenti passati... Un sacco di chissà, assolutamente inutili per la persona che sono adesso, ma che mi hanno ricordato quanto intensamente ho vissuto le emozioni con lui, senza che arrivassero da nessuna parte, ma ci sono state...e non si cancellano, per quanto si tenti di farlo.
Non avevo mai pensato che a questa persona ho lasciato di me più di quanto abbia mai avuto il coraggio di ammettere. Forse l'ho avuto oggi, questo coraggio; il coraggio di dirmi, dal profondo del cuore che lui per me è stato importante, anche se sembra la storia di un film visto un milione di anni fa.
Vederci così, diversi, cresciuti, mi ha reso fiera di noi, anche se separati. Mi ha fatto sussurrare: "quanta strada abbiamo fatto". E mi ha fatto sperare che quei ragazzi che eravamo, siano ancora vivi da qualche parte dentro di noi. Mi ha fatto sperare che lui sia amato e che realizzi i suoi sogni, che torni a Roma se è quello che vuole ancora e che abbia il cuore pieno di risate e di buon vino, che possa vedere il mondo con gli occhi di chi lo vede per la prima volta, che sia in grado di stupirsi delle piccole cose...ma mi ha fatto anche segretamente desiderare che nessuna, mai, riceva una lettera come quella che ha scritto a me.
E se fossimo quelli che eravamo allora mi guarderebbe e mi direbbe, sospirando sconsolato: “sei proprio un’idiota”. E io ridendo risponderei: “sono proprio un’idiota.”
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Il lavoro dignitoso per tutti
Al giorno d’oggi trovare un lavoro dignitoso, soprattutto al sud Italia, è diventato un terno al lotto. Bisogna essere super specializzati, essere giovani, e soprattutto: essere “super raccomandati.” Per un lavoro che magari non vale quattro spiccioli, si fa a gara per ricoprire quella determinata posizione. I poveri giovani e meno giovani, intenti costantemente alla ricerca di un lavoro, se pur non dei loro sogni, ma almeno dignitoso, sono continuamente ingannati, burlati e offesi. Colloqui di lavoro con gente che non sa nemmeno come fa a ricoprire il ruolo che il quel momento ricopre. Spesse volte sono “ignoranti con la i maiuscola.” Basta accendere la televisione, per subire le tante promesse e lusinghe della classe politica, per poi trovarsi con un pugno di mosche in mano, vittime di far parte di una realtà dove regnano solo “corrotti e corruttori.” E’ sempre stato cosi, già dai tempi dei nostri genitori. Anche ai tempi di Totò funzionava così: chi ha i Santi va in paradiso. Oppure, come si direbbe a Napoli: Chi tène cchiù povere spara. Una domanda a questo punto sorge spontanea: i tanti anni di studio? L’università? I sacrifici? Tutto ciò non viene valorizzato in una società che non è mai cambiata. Una società vecchia, in cui come è sempre successo, a dividersi la torta sono sempre gli stessi. Dove anche per avere un posto di lavoro in cui basterebbe una quinta elementare serale, devi avere amicizie “politiche e sindacali.” Per non parlare poi dei concorsi pubblici: lo schifo più grande. Concorsi in cui buona parte dei posti sono assegnati; dove già c’è un elenco di persone che deve entrare: i raccomandati. Quelli che hanno messo mano alla tasca, o i “lecca sedere” di sindacati e politici. Questi ultimi, che si fanno chiamare anche signori, sono i più vermi dei vermi. Persone che pur di avanzare, per prendersi la fetta di torta migliore, sarebbero capaci di vendersi le loro mamme. Tutto a discapito della loro dignità, del principio personale. I corrotti e corruttori, che vanno avanti così da sempre, senza che nessuno impedisca questo marcio sistema di esistere. Questo è il motivo per cui tanti giovani e meno giovani, emigrano al nord Italia o in altre nazioni. Con tanto amaro in bocca, se ne vanno da dove sono cresciuti, perché traditi da chi invece dovrebbe tutelarli. Poi ci sono altri, altrettanto forti e coraggiosi, che rimangono al sud, cercando di lottare per quel poco di pulito che ancora credono che ci sia, desiderosi che i loro sforzi prima o poi vadano a buon fine. Cosa possiamo augurare alle nuove generazioni? Auguriamo loro di non abbassare mai la testa, e di denunciare. Auguriamo loro di non smettere mai di impegnarsi; di essere curiosi ed investire sulla cultura: solo così potranno combattere le tante ingiustizie che dilagano nel mondo.
(Michele Acanfora)
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