#giovani promesse della musica.
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pier-carlo-universe · 4 days ago
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Borse di studio Gustavo e Delfina Ivaldi: al via il bando per l'anno accademico 2024/2025. Alessandria
La Città di Alessandria annuncia l’apertura del bando di concorso per le borse di studio Gustavo e Delfina Ivaldi, destinate agli studenti del Conservatorio Statale di Musica “Antonio Vivaldi” per l’anno accademico 2024/2025.
La Città di Alessandria annuncia l’apertura del bando di concorso per le borse di studio Gustavo e Delfina Ivaldi, destinate agli studenti del Conservatorio Statale di Musica “Antonio Vivaldi” per l’anno accademico 2024/2025. Queste borse di studio sono rivolte a valorizzare i migliori talenti musicali e a premiare gli studenti che si sono distinti nei corsi e nei concorsi nazionali. L’importo…
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diceriadelluntore · 6 months ago
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Storia di Musica #338 - AA. VV., Picnic-A Breath Of Fresh Air, 1969
La EMI fonda nel 1969 una sussidiaria, la Harvest, sulla scia di altre case discografiche, per intercettare le nuove sonorità, in un periodo, la fine degli anni '60, straordinariamente fertile dal punto di vista creativo. Per questo motivo pensa ad una compilation vetrina di alcuni artisti sotto contratto con la casa madre, affiancati da giovani promesse. Ne esce così un mix musicale intrigante e qualitativamente notevole del panorama musicale britannico. Tra l'altro il disco, un doppio, fu concepito e prodotto per costare pochissimo, per essere venduto nei negozi a 1,5 sterline. Ha delle particolarità: in primis la copertina, opera dei mitici creativi della Hipgnosis, che come tutte quelle agostane della rubrica presenta una spiaggia, in questo caso della Normandia. Un gruppo di uomini ha una maschera antigas. L'interno è ancora più suggestivo, in bianco e nero, dove gli uomini camminano sulla battigia e nel cielo si notano le copertine dei dischi da cui i brani sono presi. Tra questi fece scalpore la presenza di Embryo, inedito dei Pink Floyd. Registrato durante le sessioni di Ummagumma ma non incluso in quel lavoro, il brano ebbe una notevole vita live, cosa che spinse ad includerlo. La band non fu affatto felice della scelta, considerando quel brano alla stregua di un demo, tanto che spinse ad un parziale ritiro della compilation. Fu quindi in fretta e furia ristampata, senza riportare quella canzone. Per questo motivo le prime edizioni senza correzione sono un pezzo pregiato del collezionismo discografico. Ed è un peccato, perché il resto della selezione è favoloso. Si inizia con Into The Fire dei Deep Purple, da Deep Purple In Rock, la culla dell' hard rock. Poi perle del nascente progressive: Mother Dear dei Barclay James Harvest, dal loro meraviglioso disco omonimo d'esordio, quello con la copertina a mo' di rosore di una chiesa. C'è Eleanor's Cake di Kevin Ayers, Water della Third Ear Band, addirittura Syd Barret con Terrapin, da The Madcap Laughs, esordio solista dell' ex Pink Floyd, che uscirà addirittura un anno dopo l'arrivo nei negozi di questo disco vetrina. E ci sono altre perle di band minori, sicuramente per notorietà, ma che suonavano meravigliosamente. Se i Quatermass sono stati già protagonisti di questa rubrica, ricordo altri gioielli che all'epoca vivevano di grandi speranze. I Bakerloo, un power trio alla Jimi Hendrix Experience, qui con il torrido rock mozzafiato di The Worried Feeling, dal loro unico, bellissimo, ma sfortunato album Bakerloo; Again And Again de The Greatest Show On Earth, che pubblicarono due preziosi dischi nel 1970, entrambi con la copertina firmata Hipgnosis, capaci di un rock progressive segnato da una sontuosa sezione fiati; Tea And Symphony furono tra i precursori del progressive folk, con una formazione che mutava di continuo, furono inoltre una delle prime formazioni ad avere un proprio impianto luci per i primi spettacoli multimediali. Un altro rock trio presente è The Edgar Broughton Band, gruppo di Warwick, famoso per la voce blues, urticante e caratteristica di Edgar Broughton. Ebbero anche una sinistra nomea perché spesso organizzarono concerti in luoghi pubblici che finirono non poche volte in gigantesche risse con intervento della polizia, tanto che la band fu bandita da diverse città. Vista l'aura di culto, la EMI realizzò un cofanetto di 3 CD dal titolo A Breath Of Fresh Air - A Harvest Records Anthology 1960-1974 che mantiene alcune canzoni, tra cui Embryo, ne sceglie altre dagli stessi autori della prima e aggiunge qualche brano dell'ultima stagione del progressive. Vale la pena recuperare le canzoni del primo, per una playlist ante litteram di un momento eccezionale per la musica europea. E non solo.
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empreinte0 · 1 year ago
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AUGURI
Se fossi bellino, o almeno piacente, magari un tipo, o anche solo appena potabile, lo farei anch’io, un video augurale - la ricorrenza lo richiederebbe - ma odio riprendermi, pensate che non faccio nemmeno chat erotiche.
Quindi vi risparmio quest’ansia e userò ancora il vecchio sistema delle parole scritte.
Ma ve li farò a modo mio, evitando le banalità retoriche sfoggiate nella circostanza dai consueti paladini delle buone intenzioni a salve, sovrapponibili ogni volta a quelle degli anni prima e come sempre del tutto inutili. Ribadirò il mio, di pensiero, forse altrettanto banale ma di certo non proprio conforme alla narrazione comune.
Comincio con le brutte notizie così ci togliamo subito il pensiero.
Non sarà un anno migliore, non ci sperate proprio. Gli auguri di “Buono e felice anno nuovo”, sempre gettonatissimi, sono quanto di più illusorio e ossimorico ci possa essere. Non sarà un buon anno, e non sarà felice. In questo peregrinare a capofitto nel baratro definitivo sarà, come sempre, peggiore di quelli che l’hanno preceduto.
Peggio di ieri e meglio di domani, insomma: la medaglia dell’amore al contrario.
Per quanto riguarda la misera realtà del nostro paese ci saranno ancora femminicidi, violenze di qualsiasi natura, morti sul lavoro, le fabbriche continueranno a chiudere, i giovani a studiare e impegnarsi per l’anima del cazzo, gli stipendi ad essere gli ultimi nell’intera galassia, i politici a prenderci per il culo, la destra a governare, l’opposizione ad essere impalpabile e la sinistra vera a latitare che tanto non la voterebbe nessuno.
E tanto per proseguire in questo elenco di sventure, i ricchi, gli unici tutelati da qualsiasi governo, saranno ancora più ricchi e i poveri chi se ne frega; calciatori, influencer e miracolati vari continueranno a guadagnare in pochi giorni quello che un operaio non guadagna in tutta una vita e noi continueremo a osannarli, farci abbindolare dai loro pifferi o ascoltare la loro musica di merda, a seconda dei casi.
I servizi sociali verranno ancora smembrati e cannibalizzati perché colpire chi non può difendersi è più facile che andare a prendere i soldi dove sono davvero, così le intoccabili banche potranno continuare a speculare sulle disgrazie della gente come schifosi avvoltoi e gli evasori fiscali a farla franca, come è sempre stato con qualsiasi governo del cazzo.
Gran parte delle persone non potrà curarsi come dovrebbe, ancora peggio di adesso, ma forse questo è un falso problema visto che tanto di vivere non gli importerà più una sega; sedicenti giornalisti continueranno a prostituirsi a qualsiasi padrone e a raccontare menzogne sotto dettatura ammorbandoci con la loro mancanza di dignità; il merito continuerà a non contare niente e le clientele a proliferare come un cancro incurabile.
E tutto questo, oltre agli altri disastri consueti che allungherebbero troppo questa profezia facile facile, continuerà a esistere e proliferare perché oltre a fingere stupore, spendere promesse che non manterranno e cianciare merdate di circostanza nessuno farà mai niente di concreto per impedire che avvenga.
L’Italia creata da berlusconi è questo e lo sarà nei secoli dei secoli, chiunque la governi, perché siamo organismi deboli e quel virus ha contagiato tutti.
Attorno a noi andrà ancora peggio.
Il mondo continuerà ad affondare nello squallore più putrido, dilaniato da guerre che spezzeranno vite e trucideranno bambini prima ancora che abbiano il tempo di un sorriso e senza che nessuno provi ad impedirlo, visto che l’ONU, l’Europa, e naturalmente l’Italia che è storicamente serva di entrambi, hanno scientemente scelto di non contare un cazzo, del tutto asserviti agli interessi di un paese talmente evoluto e rassicurante che sceglierà ancora fra uno psicopatico e uno stordito, e non si capisce chi dei due dovremmo preferire.
L’economia, di sicuro la nostra e dei paesi più fragili, sarà del tutto devastata dalle fregole espansionistiche dello zio Sam e dal grilletto facile suo o dei suoi protetti, che quando gioimmo per la caduta del muro era meglio se fossimo andati tutti in fila per sei dritti dritti affanculo. E senza resto.
Anime senza pace continueranno a mendicare un buco dove rifugiarsi per provare a vivere il loro straccio di vita mentre lorsignori e lordame, sempre in posa per le loro foto di merda e freschi di brindisi e parrucchieri, giocheranno ancora con la loro sopravvivenza, sulla loro pelle.
Noi però, anche di fronte a certe evidenze, continueremo a considerarci salvi, non colpevoli vostro onore, a ritenere tutto questo ineluttabile, come se il nostro coinvolgimento fosse solo una casualità e non avessimo alcun potere di cambiare le cose.
E magari è proprio così, ma di certo non facciamo niente nemmeno per provarci.
Ma quello che penso davvero è ancora peggio, e cioè che alla maggior parte noi, nascosta dentro i propri squallidi egoismi, di tutto il sangue sparso, della miseria e del dolore degli altri in fondo non freghi una beatissima fava di niente. Chissà, magari sono convinti di farla sempre franca. Come quelli che leggono gli annunci funebri attaccati al muro e visto che il loro nome non c’è tirano un sospiro di sollievo.
In qualche rigurgito di coscienza cercheranno perfino di convincersi, o forse giustificarsi, che la scelta di sbattersene le palle di tutto sia l’unica possibile, ma è una scusa: trattasi di squallido menefreghismo del cazzo.
E lo sanno anche loro.
Non sono gli anni che dovranno essere buoni e felici.
Questo è il nostro dannatissimo tempo e non ci sarà nessuna congiunzione astrale a compiere questo miracolo e trasformarlo nel regno delle fate.
Quel tempo siamo noi e non ci sarà nessun alieno che verrà a salvarci: siamo noi che dovremo farlo.
Siamo noi che dobbiamo cambiare, imparare a usare il pensiero e farne una forza inarrestabile, siamo noi che dobbiamo razionalizzare la rabbia e il dolore e pretendere che chi votiamo ci rappresenti davvero e rappresenti i nostri bisogni, oppure vada a casa.
Siamo noi che dobbiamo crescere, farci spuntare le ali e imparare a usarle.
Nessun altro.
E ora dovrei passare alle belle notizie, ma in realtà vi ho meleggiato. Scherzavo: quelle non ce l’ho.
Però, dopo i miei incubi e prima di spulciare canditi e ubriacarvi di Fontanafredda, stasera potrete sempre sussarvi il discorso di Mattarella.
Lui sì che sarà rassicurante, bonario, pieno di buoni propositi e positività.
E magari il tg avrà appena detto che Israele sta per lanciare l’attacco definitivo ad hamas, come fa da mesi. Come se gli oltre ventimila già morti, quasi tutti bambini volati via, fossero appena la premessa.
L’aperitivo di un banchetto di morte.
Volare o strisciare: la scelta è solo vostra.
Cin cin!
Orso Grigio
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antennaweb · 8 months ago
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Dedicato all'Ottetto di Mendelssohn l'ultimo concerto di IdeeMusicali Domenica 24 marzo ultimo appuntamento di “Idee Musicali 2024 – Sguardi”. E la stagione si conclude proprio con uno “sguardo al futuro” e alle giovani ...
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true-trauma · 1 year ago
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Napoli nella musica rap sta regnando forte da qualche anno. Sono anni che assume sempre più una sua identità, e il fatto che la Red Bull scelga il capoluogo campano per l’evento rap dell’anno è una prova che attesta l’importanza di questa città.
Nel 2022 sul palco salirono @fabrifiblog , Il Guercio, Marracash, Madame, Ernia e @geolier capitanati da Dj Tayone. Quest’anno invece è toccato a Geolier (unico confermato dallo scorso anno, oltre a Marracash, annunciato pochi giorni prima dell’evento a sorpresa), Luchè (annunciato durante il dissing con Salmo, che avrebbe dovuto partecipare insieme agli altri artisti), @noyznarcosnn , Lazza e Rose Villain, questa volta diretti da Young Miles.
Il rap riparte da Napoli.
Il 64 bars è un progetto che dalle sue origini, avvenute intorno al 2019, si poneva nel proporre il rap in una chiave molto classica: un mc e un produttore, nient’altro. Rime e barre, rime e barre, molte volte senza ritornelli, con sperimentazioni di flow e di stili musicali. Lo testimoniano, ad esempio, i tre freestyle di Marracash (prodotti rispettivamente da Crookers & Nic Sarno, Marz e Tha Supreme), lo testimonia il 64 barre di Salmo prodotto da Luciennn, così come il 64 barre di Geolier prodotto da Poison Beatz e Dat Boi Dee. Elementare, Watson. Vince chi fa le barre più fighe nei pezzi.
Napoli è stata scelta sicuramente per il suo immaginario: piazza Ciro Esposito, in zona le vele di Scampia è un luogo iconico per il rap, in cui si sono formati nomi come i Co’ Sang, omaggiati anche da Luchè nella serata di sabato 7 ottobre quando con Geolier ha interpretato Over da Dove volano le aquile, dove Guè girò il video di Tuta di felpa con Ntò e dove fecero lo stesso i due rapper francesi che compongono il duo Pnl con la canzone Le monde ou rien.
Negli ultimi anni, le vele di Scampia stanno anche affrontando un periodo di bonifica e riqualifica, nella speranza che possano finalmente affrancarsi, una volta e per tutte, da tutta una serie di luoghi comuni che vuole quella zona come zona piena zeppa di contesti criminali e ai limiti della legalità.
Avere uno show del genere in zona è un’ottima opportunità per tutti, artisti e giovani ascoltatori di rap, che crescono, se vogliamo, con un esempio virtuoso di come l’arte può farsi veicolo di messaggi positivi di riscatto e di vittoria, lontana dai guai a cui spesso viene allacciata da un certo tipo di stampa mainstream.
Dopo il primo 64 bars live.
Al termine del primo Red Bull 64 bars live nel 2022, il pubblico di Napoli si era resa testimone di una promessa: “ci vediamo nel 2023”. E così è stato: Red Bull ha rispettato i patti, e nella prima metà del 2023 ha iniziato a svelare i nomi, che pian piano hanno iniziato a pubblicare e a incidere i loro 64 bars freestyle. Nella stessa data, Young Miles, Salmo, Rose Villain, Geolier, Lazza e Noyz Narcos hanno postato nelle loro storie la data dell’evento. Non tutti, tuttavia, avevano pubblicato il loro 64 bars. Tra loro, mancava all’appello, ad esempio, Geolier (che ne aveva rilasciato uno lo scorso anno per il primo evento Red Bull a Scampia), e un altro che pure mancava all’appello era Salmo.
La questione Salmo: il freestyle, il dissing e l’annuncio di Luchè.
Nel freestyle rilasciato da Salmo questa Estate, Salmo “ha fatto ’o panico” come si direbbe dalle parti di Napoli. Infatti, nel pezzo prodotto da Luciennn, giovane talento che si sta facendo notare nella scena da un po’, Salmo ha fatto espliciti riferimenti a Luchè, con cui aveva avuto dissapori accesi nel 2019. Solo via Instagram, si intende. Un dissing mai evolutosi in musica, non fino a questa Estate.
In un passaggio, infatti, Salmo rappa: “l’Inferno lo conosco bene / ci tornerei per farci un mese / una vita di promesse spese / driiin: squilla il telefono inglese”, facendo riferimento al famoso telefonino inglese su cui, a dire di Luchè, aveva i messaggi di Salmo in cui si complimentava con lui per il disco Malammore, mentre Salmo sosteneva di non aver mai ascoltato Luchè.
Apriti cielo. Dopo il rilascio del freestyle, per quattro giorni è andato avanti un pesante scontro a colpi di rime, con dissing pubblicati finanche a distanza di un paio di ore l’uno dall’altro: accuse, punchline, rime, cattiveria, stile che volavano, mentre due tra i maggiori esponenti della scena se le davano di santa ragione.
Proprio nel mentre del dissing, Red Bull, essendo Napoli una città da sempre legata a Luchè per ovvie ragioni, aveva annunciato anche la presenza di Luchè, subentrato in un secondo momento. Sebbene molti volevano il dissing una finzione per sponsorizzare l’evento, Salmo pubblicò un commento categorico sui propri social: “non parteciperò all’evento di Scampia”. Molti hanno collegato questa decisione al fatto che abbia ricevuto minacce di morte da parte di alcuni utenti sui social proprio durante il dissing avuto con Luchè.
In realtà, Salmo spiegherà i motivi della sua assenza solo due giorni prima dell’evento, specificando che: 1. La Red Bull era al corrente della sua assenza da questa Estate e l’aveva resa pubblica solo pochi giorni prima, sostenendo anche essere poco professionali; 2. Non avrebbe più partecipato all’evento poiché non gli avrebbe fatto piacere dover interagire con una persona con cui non va d’accordo.
Suonano ironiche le parole pronunciate da Salmo durante l’intervista con Gq Italia, dove aveva dichiarato, a proposito della frecciatina a Luchè: “nel rap, quando fai freestyle, intrattieni, fai le punchline, se avessi voluto insultare avrei detto un’altra roba. Però invece che stare lì a rompere le palle ci gioco su, è una cosa scherzosa. Non penso che si offenderà, si farà una risata anche lui”. Lineare, no?
Sia come sia, Salmo davvero ha dato buca. Del resto Napoli è “la città di Luchè”, come afferma quest’ultimo in Potere e, al di là della questione “interazione sul palco” tra i due (che avrebbero comunque potuto limitare al minimo) ci sarebbe potuto essere un serio problema durante l’esibizione: un’eventuale risposta negativa da parte del pubblico, che avrebbe potuto compromettere la naturale esibizione dell’artista sardo.
A poco è servita anche la storia rilasciata dalla pagina della Bfm Music, etichetta fondata da Luchè. Storia passata quasi inosservata, in cui si son dichiarati dispiaciuti per il forfait di Salmo, specificando che sarebbe stato un’ottima occasione di confronto tra i due artisti, e anche un ottimo modo per accogliere Salmo con l’amore che si merita.
Il concerto.
Il concerto alla fine si è fatto. Con o senza Salmo, ma con la presenza a sorpresa di Marracash, annunciato pochi giorni dopo la data partenopea del Marrageddon (ancora una volta Napoli ha mostrato il suo rispetto nei confronti del “king del rap”, come se non fosse bastata la dimostrazione della settimana prima), e di Anna, con ogni probabilità protagonista del Red Bull 64 bars del 2024 (che potrebbe, peraltro, anche cambiare location).
Durante il concerto tutti gli artisti sono stati giostrati da Young Miles, e hanno avuto modo di cantare un quarto d’ora a testa circa, esibendosi con i loro 64 bars rilasciati per sponsorizzare l’evento con l’aggiunta di alcune loro hit. Luchè, unico a non aver ancora pubblicato ufficialmente il suo di freestyle, ha avuto modo di presentarlo qui in anteprima, mandando il pubblico in visibilio.
Come nel 2022, anche quest’anno gli artisti hanno interagito sul palco: Lazza e Geolier, ad esempio, hanno portato Chiagne, Luchè e Noyz Narcos hanno cantato Casa mia, giusto per fare due esempi. La conclusione è avvenuta con un’esibizione a sorpresa di Geolier e Luchè che hanno interpretato Over, brano in collaborazione contenuto in Dove volano le aquile, e che contiene un campione di Int ’o rione dei Co’ Sang, di cui Luchè ha specificato essere un tributo.
Il prossimo Red Bull 64 bars live.
Red Bull ha confermato l’organizzazione dell’evento anche per il 2024, dopo i successoni delle prime due edizioni. In molti sperano che la location torni ad essere ancora una volta Scampia, in quanto sarebbe un ottimo segnale per la città di Napoli, che negli ultimi tempi sta vivendo un periodo aureo per i concerti (basti pensare alla doppia data dei @coldplay , o alla data del Marrageddon), e ci si auspica pertanto che questo periodo magico continui anche nel 2024. Nel frattempo, abbiamo solo la conferma che si farà, e abbiamo anche un nome dato ormai per certo: Anna, che negli ultimi tempi si sta facendo notare sempre di più, e dal 2020 è in continua ascesa, dando voce, insieme anche ad altre sue colleghe, una possibilità anche alle female rappers di poter avere una voce nella nostra nazione.
Voi chi vi auspicate ci sia al prossimo Red Bull 64 bars live? E dove sperate che lo facciano?
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micro961 · 2 years ago
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“Se Piovesse Sarebbe Neve” è il nuovo singolo di nicolainmusica
Da venerdì 16 giugno in uscita sui principali stores digitali
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“Se Piovesse Sarebbe Neve” è la canzone delle promesse mai mantenute, dei discorsi che lasciano il tempo che non si trova, del “oggi sole finalmente” quando dentro hai solo pioggia, dell’insana pratica (qui il campione mondiale) di controllare il meteo per ammazzare il tempo e di controllare il tempo per ammazzare il meteo.
“La canzone che mi ricorda che in fondo dovremmo parlare un po’ più della pioggia. Anche e soprattutto quando fa caldo.” nicolainmusica
 Storia dell’artista
 nicolainmusica è il progetto solista di Nicola Cassarino, nato ufficialmente nel 2019 in una piccola stanza di neanche 10 metri quadrati a Torino. Nicola nasce come umano a Modica, in Sicilia, nel 1999 e come chitarrista all’età di 13 anni. Cresce musicalmente con il rock e i “chitarroni”, per poi approdare a generi diversi come jazz, elettronica, neo-soul. Ma questi sono solo alcuni dei generi che influenzano le sue creazioni. Ritrovatosi solo, dopo numerose esperienze in band, nel grigio capoluogo piemontese si vede adesso impegnato in un progetto che lo coinvolge direttamente e personalmente; ed è pronto a raccontare in musica le proprie riflessioni esistenziali sul mondo, sull’uomo e sul cibo del supermercato. Nel febbraio del 2019 viene selezionato per partecipare al programma “OGRYOU – Young Adults”, promosso dalle Officine Grandi Riparazioni di Torino, che coinvolge giovani artisti nell’organizzazione di eventi culturali e in incontri con personalità importanti del mondo dell’arte, nazionali e internazionali. A settembre 2019 viene selezionato tra circa 100 artisti per partecipare al contest “Torino Sotterranea”. A ottobre dello stesso anno, inoltre, annuncia la propria partecipazione al Live Tour di “Sanremo Rock” per cui è stato scelto grazie al brano “Yogurt Greco”. Tra i locali torinesi in cui ha portato la propria musica: OffTopic, LAB, Il Maglio, OGR. Il 31 maggio 2019 esce su Sound Cloud il suo primo EP di quattro pezzi completamente autoprodotto, “BE-EP”. Il 1° novembre 2019 esce su YouTube e successivamente in tutti gli stores il singolo “Destinity”, con un testo in dialetto siciliano scritto dal rapper e amico Terra. L’8 gennaio 2021 esce “Un Sorriso”, una ballata rock con venature di malinconia. A luglio è la volta de “La Grande Depressione del ‘29”, brano che sarà accompagnato per la prima volta da un videoclip auto prodotto disponibile su YouTube. Dal 2021 sposta le proprie attività a Bologna. È qui che a febbraio 2022 rilascia il proprio ultimo singolo, “Oceano”, con un videoclip presente su YouTube, interamente ambientato all’interno di una libreria di Torino che accoglie anche delle parti animate. Il 10 febbraio 2023 pubblica “L’Uomo di Pietra”, brano già incluso nel primo EP ma adesso in una nuova versione. Seguirà l’uscita del videoclip su YouTube. “L’Uomo di Pietra” è una canzone-ricordo ma anche una canzone-ringraziamento. Parla di quello che avrei dovuto dire ma non ho mai detto, di quello che capisci quando ormai è troppo tardi. Musica che attraverso il ricordo cerca di superare i confini del tempo per lasciare un messaggio al proprio destinatario.”
 Instagram: https://www.instagram.com/nicolain_instag
Facebook: https://www.facebook.com/nicolainmusica
Spotify: https://open.spotify.com/track/1oMQucX1wd5JhHeNiE1DVh?si=c4415c24904d4924
YouTube: https://www.youtube.com/channel/UCykVRJQ1TPD2TWVUAhyuOdg
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tarditardi · 3 years ago
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Ed Music Recordings (Jaywork), per il 2022 grandi progetti urban ed hip hop
Quella che state per leggere è  la seconda parte di una lunga e densa intervista rilasciata da Angelo Ruggiero, in arte Egiuann,  e Sergio Paolo Albano, in arte Daze,  rapper / producer con ventennale esperienza nel mondo Hip Hop e  Urban. Nel 2021 hanno fondato Ed Music Recordings, Sub-Label del gruppo Jaywork… e hanno già iniziato a far sentire belli forti tanti artisti e tante canzoni di qualità.
Come raccontereste la scena hip hop / urban italiana in questo momento? In che momento siamo?
La scena italiana  è  sempre in continua evoluzione, è  questo è  un bene. Siamo  felici che nel nostro mondo musicale, pieno di contaminazioni, possano trovare spazio artisti sempre piu' giovani, e allo stesso tempo vedere artisti raffermati e con decenni di carriera evolversi e ringiovanire il proprio stile adattandosi alle sonorità' moderne. è  un bel gioco!  Il rovescio della medaglia forse è  che viviamo in un periodo troppo social e troppo competitivo ad ogni livello e spesso il diventare virale o raggiungere subito numeri interessanti diventa il primario obiettivo a discapito della qualità' della musica stessa.  
Che rapporto avete con Jaywork Music Group?
Abbiamo avuto la fortuna di  entrare nel gruppo  grazie ad una ventennale amicizia con un grande professionista della musica dance: Luke DB e la voglia di Jaywork di espandere la proposta musicale su altri generi.  Con Jaywork abbiamo instaurato subito un ottimo rapporto e intrapreso questa nuova sfida capendo che insieme possiamo fare una bella crescita.  
Ci raccontate un po' delle uscite più recenti e di quelle che avete in programma per questo inizio 2022?
Abbiamo iniziato con passo felpato, dando il massimo sulle produzioni e facendo uscire il massimo dagli artisti. La sola consapevolezza di essere distribuiti da un gruppo importante ha cambiato un po' il nostro modo di lavorare, siamo piu' selettivi e piu' esigenti. Stiamo partecipando alla crescita artistica di molti rapper come Charlie Echo, Calico Jack e Emme-P, Epir e consolidando le collaborazioni con artisti già' piu' "navigati " come Leti- Dafne, Febbo e Shakya. Infine stiamo ultimando altri progetti che ci vede coinvolti non solo come producer ma anche  come rapper. Un 2022 ricchissimo di uscite.
Come raccontereste anche la vostra musica come producer / artisti?  
Siamo diversi, a volte complementari, a volte distanti, ma entrambi con caratteristiche particolari. Cerchiamo ognuno di marcare il proprio stile, riconoscibile nelle produzioni e nelle rime. Con gli artisti, ci  piace pensare di dover cucire un "vestito" musicale come uno stilista. Capire le  idee e implementarle  cercando di uscire con un  suono definito e singolare.  
Cosa state ascoltando di più in questo periodo?
Egiuann: Io ascolto davvero di tutto, ormai sono talmente calato nella parte che è  difficile che ascolti musica senza esaminarla dal punto di vista tecnico, un po' una malattia.. Ma è  studio. Oltre alla scena americana e francese, che reputo sempre più avanti di noi sulla black music, ascolto molta musica etnica. Cerco sempre sonorità nuove, ultimamente mi appassiona l'afro e le sonorità indiane e in genere orientali.  
Daze: ascolto tanto artisti della scena underground italiana, la drill e la trap.. Spesso tra tanti giovani covano dei talenti naturali e spesso portano novità'. Inoltre mi sto riappassionando alla musica dance anni 90 e non sono l'unico. Come avete notato già molti producer reinterpretano quelle sonorità e le rimodellano in beat rap moderni e assurdi. Per noi  "anta" è  un tuffo nel passato piacevolissimo.
C'è  qualche giovane artista che Vi piace particolarmente tra quelli che si stanno affermando nello scenario pop urban hip hop italiano e/o internazionale?
A noi piace chi osa, chi sperimenta e chi porta novità. In campo internazionale impossibile non citare  Kanye West e  Post Malone ma ce ne sarebbero tanti altri. In italia Blanco, Madame sono le promesse per il futuro, mentre artisti come Marracash, Fabri Fibra, Salmo sono la garanzia che la scena italiana è sempre al top!  
ED MUSIC RECORDINGS SUL SITO JAYWORK MUSIC GROUP https://www.jaywork.com/labels/ed-music-recordings/
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vefa321 · 5 years ago
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C'era una volta il mare, certo, c'è ancora, ma il mare come le persone cambia, cambiano i volti, le voci, i tempi...
Loro non erano solo due che avevano la sabbia come lastre di strada da percorrere. Erano e forse ancora sono, il loro tempo che scorre.
Giovani e rumorosi, innamorati silenziosi, scrittori di musica, pentagrammi di sorrisi. Taciti consensi, mutue intese.
Le onde come un cancellino sulla lavagna avevano il brutto vizio di evadere i loro sogni tracciati sulla battigia.
Ma il sale come il gesso lascia segni di passaggio, reliquie di promesse scandite al vento del tramonto, lasciate all'alba della marea.
Questa storia non finisce perché il mare si ritira, perché il vento scema, perché il sole si affievolisce, semmai forse finisse un giorno sotto ad un temporale, sarà per tutto il troppo degli eventi.
L'amore è una catastrofe naturale dopotutto.
@vefa321
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gazemoil · 5 years ago
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RECENSIONE: Lana Del Rey - Norman Fucking Rockwell! (Polydor / Interscope)
di Viviana Bonura
Sin dal primo momento l’ascesa alla fama di Lana Del Rey è sembrata una specie di miraggio in un panorama musicale che ci offriva ormai da troppo tempo lo stesso modello di stella del pop. Nel 2013 due eventi fortunati - un posto nella colonna sonora di uno dei film di Hollywood più attesi dell’anno e un remix di una sua canzone che diventa il cavallo di battaglia dell’estate - fanno in modo che il suo primo disco Born To Die, contenente già un paio dei brani più virali su internet di quell’anno, riceva tantissime attenzioni fino a confermare la misteriosa e delicata Lana nuova promessa del pop alternativo. Il fascino del suo suono pomposo fuori dal tempo, distinto da storie noir ambientate in una California sognante e popolata da giovani donne tristi e cattivi ragazzi, malinconia e glamour, continua nel secondo disco Ultraviolence, in cui ripropone la stessa formula compresa di difetti, quali un generale senso di artificiosità nell’estetica che a momenti appare forzata e statica e l’aver incarnato una fantasia che promuove la dinamica in cui la donna debole rincorre l’uomo ricco, bello e manipolatore che finisce per incasinarla ancora di più. Il tempo passa e la fama non manca, ma Lana diventa sempre meno interessante. Nel terzo disco Honeymoon il suo personaggio continua a non evolversi e stavolta neanche la parte sonora sembra aver nulla di nuovo da dire. Per tutta risposta Lust For Life tenta di rifilare modernizzazioni hip-hop con la mera presenza di alcuni feature e di proporre una protagonista meno tragica e più stabile, ma invece di far ricredere i più scettici finisce per ledere ad una credibilità artistica che già nel tempo aveva mostrato segni di cedimento e di darla a bere solo ai fedelissimi fan. 
Proprio quando la speranza sembrava perduta il quinto attesissimo album, Norman Fucking Rockwell!, si rivela una sorpresa collettiva, la svolta che avrebbe dovuto prendere la sua musica tempo fa e l’evoluzione artistica di un personaggio che il nostro tempo - giustamente - richiede. NFR! è composto da quattordici tracce per ben un’ora di durata, forse un pò tirato per le lunghe e non sempre al massimo della forma, ma con qualche innegabile perla musicale che si posiziona direttamente in cima nella discografia dell’artista. Ad iniziare dai primi due singoli le promesse sembrano più che buone, non solo in quanto a produzione dove la vediamo co-produttrice insieme all’ormai quasi infallibile Jack Antonoff, ma anche sotto il punto di vista del testo che ci svela finalmente una Lana psicologicamente meno dipendente da una figura maschile, pronta a fare forza non solo a sè stessa, ma anche al partner che lotta contro le stesse difficoltà che lei ha dovuto affrontare in passato. “You lose your way, just take my hand / You're lost at sea, then I'll command your boat to me again / Don't look too far, right where you are, that's where I am / I'm your man” dice nel ritornello di Mariners Apartment Complex invocando l’immagine di una donna guida, autoritaria e dolce allo stesso tempo. La traccia è piena di bellissime frasi poetiche cantate con fascinosa e calda fermezza che non lasciano spazio a dubbi: questa è una Lana Del Rey come non l’abbiamo mai sentita. “You took my sadness out of context / At the Mariners Apartment Complex / I ain't no candle in the wind / I'm the board, the lightning, the thunder / Kind of girl who's gonna make you wonder / Who you are and who you've been”. Anche la strumentale è un grande punto a favore e presenta gli elementi chiave della sua musica come viole e violini che però non sono esagerati e rendono la giusta idea di maestosità che un testo del genere suggerisce, un pianoforte e una chitarra acustica che reggono in piedi la parte melodica, qualche strascico di synth crepuscolari e una bellissima chiusura elettrica da crooner. 
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Il testimone passa a Venice Bitch che probabilmente diventa la più grande impresa della Del Rey coi suoi nove minuti complessivi. Esegue bene il compito e tra numerosi riferimenti popolari ci accompagna in un viaggio americano estremamente nostalgico fatto di frammenti felicemente tristi trascorsi in compagnia del suo uomo, momenti che piano piano scivolano via così come l’estate, ma che ricorda con affetto. Se prima si presenta come una traccia acustica col solito pathos orchestrale a corde, presto monta una batteria sommessa che va ingrandendosi piano ed una chitarra elettrica dal sapore psichedelico con elementi soft-rock, alla quale Lana favorisce spazio minimizzando il testo e giocando con gli elementi strutturali in modo da dare respiro agli strumenti e al lungo assolo, decorato da synth magnetici ed inebrianti. Il dialogo tra questi strumenti, su cui Lana interagisce tutto sommato poco, continua fino alla fine in maniera piuttosto tranquilla e rilassante, il che potrebbe muovere il primo appunto alla sezione strumentale non sfruttata al meglio per dare profondità ad un brano che tuttavia si può sempre apprezzare per l’ambizione. Fuck it i love you vede sicuramente ritornare la Del Rey su terreni già battuti e se non fosse per il testo più consapevole rispetto al passato in cui ripercorre il trasferimento in California per inseguire il sogno di fare musica, i problemi di dipendenze e una relazione finita male a causa della sua instabilità emotiva a lungo discussa, sarebbe la solita traccia poco interessante in cui finisce per impastare le medesime frasi mormorate. Di simile natura, ma dalla riuscita differente è la ballata romantica Love song che con una struttura semplicissima in cui prevale il pianoforte riprende ancora le tematiche principali della sua musica - l’essere famosi, la bellezza, il sentirsi innamorati ed i simbolismi visivi delle auto su cui si viaggia per posti magici - ma la genuinità della voce che perfettamente esprime quel senso di bisogno disperato di avere accanto quella persona di cui si è innamorati e della composizione strumentale la rendono vincente, anche se già sentita. L’ammiccante cover dei Sublime Doin’ Time, adattata all’estetica della Del Rey e modernizzata con una sezione ritmica sintetica, è un altro highlight. Cinnamon girl giustappone ancora la dolcezza dell’amore con l’amarezza di cose più cupe come le droghe e il dolore aggiungendo una svolta elettronica alla fine, mentre How to disappear vede appunto il “dissolvimento” di quel rapporto romantico che semplicemente si esaurisce, lasciando spazio alla guarigione e per quanto possa essere strumentalmente mite è liricamente apprezzabile.
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Durante il disco vediamo una Lana che si ricorda veramente speranzosa e coinvolta nei confronti di questa relazione, ma d’altra parte diventa consapevole di non essere stata psicologicamente stabile e piuttosto disfunzionale, a volte anche emotivamente aggressiva, e soprattutto sa che il partner era altrettanto problematico. D’esempio è la frase d’esordio della title-track: “Goddamn, man-child / You fucked me so good that I almost said "I love you"”. California è un’altra dimostrazione dell’evoluzione emotiva dell’artista, espressa in un testo ben scritto dove dopo aver messo distanza tra sé e l’altra persona, riflette sulla loro relazione ripercorrendo i ricordi che le provocano nostalgia e un senso di pentimento per non essere stata capace di supportare quella persona come doveva, cosa che adesso sarebbe capace di fare. “You don't ever have to be stronger than you really are / When you're lying in my arms, and, honey / You don't ever have to act cooler than you think you should / You're brighter than the brightest stars”. 
Da questo momento in poi si susseguono un paio delle tracce qualitativamente più deboli del disco come The Next Best American Record, nel cassetto da un paio di anni ed originariamente destinata Lust For Life, dove sarebbe stata più consona dato l’imbarazzo della strumentale e la performance vocale che non si dimostra matura come lo è stata fino ad ora. Evitabili anche le successive tre tracce che non aggiungono granché al disco, mentre fortunatamente la chiusura hope is a dangerous thing for a woman like me to have - but i have it ne risolleva l’intensità. E’ una traccia spontanea, imperfetta, minimale ed emotiva che parla delle difficoltà nel raggiungere la felicità, ma anche del ritrovarsi in un devastante stato di sofferenza in cui si compiono decisioni irrazionali, tutto perde d’importanza e fidarsi degli sconosciuti diventa difficile, ma apre anche uno spiraglio di speranza attraverso il quale si intravede un miglioramento, una speranza pericolosa, nel senso che se non soddisfatta potrebbe provocare una discesa ancora più brusca nel senso di abbandono, ma comunque posseduta.“There's a new revolution, a loud evolution that I saw / Born of confusion and quiet collusion of which mostly I've known / A modern day woman with a weak constitution, 'cause I've got / Monsters still under my bed that I could never fight off / A gatekeeper carelessly dropping the keys on my nights off”. La traccia riesce a catturare molti dei tratti distintivi - soprattutto dei difetti - di Lana e del suo testamento artistico.
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TRACCE MIGLIORI: Mariners Apartment Complex; Venice Bitch; hope is a dangerous thing for a woman like me to have - but i have it
TRACCE PEGGIORI: The Next Best American Record
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fondazioneterradotranto · 6 years ago
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La poesia popolare del Salento (parte II)
di Cristina Manzo
  Anche quando i Longobardi si stanziarono in Italia e vi furono le alterne vicende della lotta tra Bizantini e Longobardi, la penisola salentina fu una delle pochissime terre che restarono legate a Bisanzio, quindi anche allora i legami marini furono più forti di quelli terrestri. E così fino al secolo XI, in cui finalmente la potenza bizantina venne debellata da quella Normanna, una potenza peraltro venuta dal mare.
La penisola Salentina, che aveva mantenuto una continuità di legami prima con la Grecia e poi con Bisanzio, era stata quindi permeata da quella civiltà, lingua, costumi, cultura e continuerà, anche nelle epoche seguenti, a manifestare quella civiltà greca e bizantina, sia nel periodo normanno che in quello svevo e in quello angioino, fino all’aragonese. Dunque il mare per la penisola salentina è un elemento di unione, non di separazione. Da questa realtà sono derivati non solo la storia della penisola e la sua civiltà, ma i caratteri etnici, etnografici linguistici, folklorici.
È questa la causa dello stupore che suscita il Salento come regione pugliese così diversa dalle altre, sia pur vicinissime, che la sua unità e indipendenza dalle sorti e dalla civiltà del resto della Puglia ne fanno una regione a sé.
L’importanza dunque del mare nella vita della penisola salentina è capitale ed è la chiave di volta per la comprensione della civiltà, della realtà storica di essa.
Tutto il folklore salentino testimonia di tale realtà ed è illuminato da tale prospettiva. Dalla lingua, permeata, oltre che nelle forme, nell’atteggiarsi e nel flettersi, di classicismo greco e romano; alla fantasia e all’immaginativa fortemente estetizzanti; alle tradizioni e ai costumi, nei quali si rivela una continuità dalle antichissime epoche della Magna Grecia; alle leggende, in molta parte derivate dalla tradizione classica greca e romana e riecheggianti le varie vicende della regione, sempre legate all’Oriente; alle tradizioni religiose e profane; alle abitudini di vita dei pescatori e contadini; al loro modo di vivere e di poetare; alle manifestazioni d’arte popolare, in cui una raffinatezza di gusto e di genialità fa pensare alla vena artistica greca immessa d’oltremare in questa regione.
immagine tratta da http://www.expopuglia.it/turismo/visita-la-puglia/brindisi-e-provincia/lecce-e-provincia/gallipoli-e-i-gabbiani-lecce-208
  La poesia popolare del Salento porta i riflessi del mare in tutte le sue forme e spesso tale riflesso segna i canti salentini di note che li rendono indipendenti dai canti delle altre regioni, tanto da poter fare avanzare l’ipotesi dell’origine locale dei canti stessi. Dalle ninne nanne, versetti: “Nare nare nare / A Caddipuli è bellu stare / Te ‘n facci te li fanésce iti l’onde te lu mare” o Scongiuri; proverbi: “Scerocche kiàre e tramendàne scure / Mittete a mare e nun avè pagùre” o filastrocche: “Lu rùsciu te lu mare è tantu forte”, ai canti d’amore, in cui i termini di paragone, le similitudini per la bellezza della donna amata sono attinti all’esperienza di vita.
Così in alcuni canti raccolti in luoghi marini si trovano più numerosi accenni al mare, termini tecnici marinari, immagini e visioni determinate dall’ambiente: “La ripa te lu mare”, “La nave”, “ L’àncuara”, “Lu pìscatore”5 . (trad. nelle note).
La poesia del Salento non è stata studiata in modo organico nelle sue molteplici espressioni ma, non sono mancate raccolte, alcune più ampie, come quella dell’Imbriani e Casetti, altre più ristrette come quella del Gigli e di altri. In tempi recenti un impulso più vivo e concreto alla raccolta e allo studio sistematico della poesia popolare salentina è stato dato dall’Istituto per le Tradizioni Popolari di Roma, sotto la guida illuminata e dinamica dell’illustre Prof. Paolo Toschi, che ha fatto svolgere ai suoi allievi salentini tesi di laurea e saggi su vari argomenti di poesia e di tradizioni popolari di questa regione.
Attingendo anche da questo prezioso lavoro svolto in precedenza, quindi, è poi stato fatto un tentativo molto faticoso e lungo di raccogliere poesie, filastrocche e canti lirici e popolari riguardo ogni tipo di evento (riti religiosi, funerali, lu cunsulu, credenze pagane, la storia dei tarantati, feste dei santi patroni, Natale, la passione di Cristo, leggende e tragedie, promesse e matrimoni), in un’area non molto vasta attorno a Lecce e cioè: Surbo, Castro e Castrignano del Capo, ponendo attenzione alle significative o, a volte impercettibili, varianti del dialetto e del conseguente significato attribuito alle parole6.
Giovani marittimesi negli anni ’70
  Tutte le Strofe o gli Stornelli, anticamente e con frequenza, venivano usati nelle famiglie per comunicare con i bambini, (che li amavano particolarmente quando erano in rima), altresì, venivano narrati o cantati nei campi, per recare sollievo durante le lunghe ore di lavoro; o nascevano come proverbi e “spramenti” (avvertimenti esperienziali, nel senso che solo dopo che se ne è fatta esperienza se ne capisce il significato, a qualsiasi soggetto lo “spramento” sia connesso) riferiti a qualche mestiere faticoso come, per esempio, un canto raccolto a Surbo, che a quanto pare è collegato al lavoro del trappeto (termine salentino che indica il frantoio, dove avviene la spremitura delle olive per produrre l’olio): “Ci vuèi sacci le pene de lu ‘nfièrnu fane ‘nu mese e mìenzu lu trappìtu, la prima notte ‘nde pièrdi lu sennu, l’àutra notte lu sennu e l’appetitu”7. (Trad. nelle note).
A volte nascevano stornelli improvvisati per le strade o nelle piazze; in qualche ritrovo comune come una sala ricreativa, si creava l’occasione di una gara poetica in cui tutti amavano cimentarsi, dai più piccini ai più grandi; inoltre rime e strofe si prestavano molto bene quando si voleva trattare un argomento usando la satira o nelle dichiarazioni amorose. Gli stornelli e le filastrocche popolari, in tutto il Salento erano o narrati o canticchiati, con tonalità, musica e melodia quasi sempre improvvisati, le strofe o il numero dei righi o dei versetti di ogni componimento erano giustificati dall’occasione e dal contesto che li richiedeva.
(continua)
Note
4 Poesia religiosa narrativa, (fa parte dei canti raccolti in Castro), canto recitato da Luigi Schifano detto Lu Tarantinu, nato in Castro, nell’anno 1876, non legge e non scrive. Trad.: La presa che fecero i turchi una di quelle robe caricò. Una caricò più di tutti, portò via un grande tesoro. Capitò in mano a una donna turca che era arrivata ai dodici mesi e non partoriva. Lì si trovava una schiava cristiana, “Questa statua al paese devi rimandare”. La donna che sentiva doglie crudeli dentro un grande vascello avrebbe voluto rimandarla, ma prende una barchetta sconsolata e la butta un mare nell’aria imbrunita. La sera si partì dalla Turchia e in una notte fece tanta strada. Le genti otrantine avvistarono una luce, i marinai si buttano nel mare ma la Madonna indietreggiò. Cambiando capitolo, scese il Bonsignore e la Madonna a terra si tirò. Poi scrisse al Santo Papa per dire che si era trovata una gentile rosa. Il Papa dispensò il Giubileo per perdonare e salvare da ogni peccato, p.389, in La poesia popolare del Salento di I. M. Malecore, 1967.
5 Il mare nel folklore del Salento, di I. M. Malecore, Provincia di Lecce – Mediateca – Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina)         a cura di IMAGO – Lecce. Traduzione, secondo l’ordine di scrittura dei versetti in vernacolo: “Nuotare, nuotare, nuotare, a Gallipoli è bello stare, ti affacci alla finestra e vedi le onde del mare”. “ Con gli scirocchi chiari e le tramontane scure, mettiti in mare e non avere paure”. “ Il rumore del mare è tanto forte”. “ La riva del mare, la nave, l’ancora, il pescatore”. http://www.culturaservizi.it/vrd/files/ZG1959_mare_folklore_Salento.pdf
6 Irene Maria Malecore, La poesia popolare nel Salento, Leo S. Olschki Editore MCMLXVII, Firenze, 1967. Biblioteca di «Larès», Vol. XXIV.
7 Canto di lavoro,( fa parte dei canti popolari raccolti in Surbo), canto recitato da Caterina Conte detta la Mangorfa, nata in Surbo, nell’anno 1868, contadina, legge e non scrive. Trad.: Se vuoi conoscere le pene dell’inferno fai un mese e mezzo al trappeto, la prima notte ci perdi il sonno, l’altra notte il sonno e l’appetito, p.342 in La poesia popolare nel Salento, di I.M. Malecore, 1967.
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diceriadelluntore · 5 years ago
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Storia Di Musica #88 - Bruce Springsteen, The River, 1980
Quando uscì questo doppio album, qualcuno ipotizzò fosse zeppo di riempitivi. Invece quello che stava passando era un periodo di profonda ed intensa creatività. Bruce Springsteen è un mito della musica anche per questo. Dopo quel capolavoro che fu Darkness On the Edge Of Town (1978, uscito tre anni dopo il mitico Born To Run anche per problemi legali con il suo vecchio management) Springsteen insieme alla sua banda di amici musicali, la E-Street  Band (in quel periodo così composta: Roy Bittan alle tastiere, Clarence Clemons al sax, Danny Federici all’organo, Garry Tallent al basso, Steve Van Zandt alla chitarra, Max Weinberg alla batteria) scrive canzoni su canzoni, che suona dal vivo durante le date del tour che segui la pubblicazione di Darkness On the Edge Of Town. Per dire The Ties That Bind, quella che suonerà più spesso, avrebbe dovuto essere anche il titolo del suo nuovo disco. Ma Bruce e i suoi compari capirono che il momento era delicato, le persone vivevano uno scontento e una paura notevoli, l’economia era in recessione. Pensa quindi di raccontare le storie a lui tanto care di coloro che hanno problemi al lavoro, che vivono con angoscia il futuro e sono “dimenticati” dal sogno americano. Per loro c’è un solo teatro possibile, la strada, poco importa che sia una highway o una strada di periferia, basta che li porti in un posto altro, un altrove dove le promesse e la speranza hanno ancora un senso nuovo. Quello che importa è di parlare a loro, delle loro paure e tuffarsi nell’amore, nella comunità, nel senso di appartenenza, che qualche volta non bastano nemmeno. The River proprio per questo è un viaggio in quell’America, fatta di piccole cose e di sogni sbilenchi. The Ties That Bind è proprio quel richiamo all'amicizia e alla comunità, una comunità che si finge ricca per una macchina e che cerca di far sentire ognuno unico (la stupenda Out In The Street, famosa per il leggendario verso I walk the way I wanna walk). Il disco è pienamente rock, dal rockabilly alle ballate, e molte canzoni rispecchiano quest’atmosfera di provincia, tra Sherry Darling e gli amori di Two Hearts (che però battono come uno solo). Springsteen è ironico, come nella stupenda Ramrod, che diventerà un comedy clou dei concerti, racconta di incidenti (Wreck On The Highway), in alcune canzoni, come le tenebrose Stolen Car, Point Black o nella languida e dolente Indipendence Day anticipa quel viaggio nella solitudine e nella riflessione che sarà Nebraska (che uscirà nel 1982). Nel disco ci sono delle perle leggendarie: Hungry Hearts, che richiama lo stile e la musica del rock primordiale, fu scritta da Springsteen per i Ramones, ma alla fine Jon Landau lo convinse a inserirla in scaletta; Cadillac Ranch, in omaggio alle auto sculture nel deserto texano, ad Amarillo, sono una metafora che spiega bene il destino delle cose, anche le più appariscenti e costose. Ma una canzone svetta su tutte le altre, quella che dà il titolo a questo storico disco. The River fu suonata per la prima volta al Madison Square Garden di New York per il concerto contro la proliferazione nucleare, concerto che verrà filmato e proposto come film dal titolo No Nuke, che esce addirittura tre mesi prima di The River inteso come disco. La storia della canzone, confermata da Springsteen in interviste e nella sua autobiografia, è la storia di sua sorella Ginny e del marito Mickey. Due giovani di provincia che si incontrano alle scuole superiori. e lui racconta che poi “Mary rimase incinta” e per il 19° compleanno  ebbi “la tessera del sindacato e un abito da sposo”. Eppure la vita è grama, si perde il lavoro “per la crisi economica” , “E ora tutte quelle cose che sembravano così importanti\beh, signore, adesso sono svanite nell’aria.\Io mi comporto come se non ricordassi,\Mary come se non gliene importasse”. Nemmeno i ricordi bastano a frenare la delusione e il disagio “Un sogno che non si realizza è solo una menzogna? O forse è qualcosa di peggio”. E non resta che andare al fiume per purificarsi sia fisicamente che spiritualmente, e in questo Springsteen tesse un filo rosso che parte dai grandi del romanticismo americano, Whitman, Thoreau, Emerson, e nel loro rapporto simbiotico e sciamanico con la natura. In un saggio stupendo, Note Americane, un grande americanista (e fan di Springsteen), Alessandro Portelli, si chiede:”Quando mai nel rock si è parlato di una cosa del genere, di uffici di collocamento, di una normale quotidianità di gente che lavora invece di pensare solo a ballare e ai rapporti sentimentali, quando mai nei rapporti sentimentali c’entrano i rapporti di lavoro?”. Lo si è parlato con la lingua e la voce, straordinaria, di questo ometto del New Jersey, che quando fu scovato da Tom Wilson della Columbia fu presentato come il nuovo Dylan (Wilson fu davvero colui che scoprì Bob Dylan, e che produsse il primo disco dei Velvet Underground) e che invece è diventato un “working class hero” per la dedizione e la forza con cui ha sempre cantato delle crepe del mito americano e di coloro che, per parafrasare una sua celeberrima canzone, hanno “un paradiso che li attende sulla strada”.
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sofieanja · 3 years ago
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       ☆    —   ♯ 𝐒𝐓𝐎𝐑𝐘𝐋𝐈𝐍𝐄       ☆ sᴏғɪᴇ ᴀɴᴊᴀ ᴍ. ʜᴀʟᴠᴏʀsᴇɴ ☆        h. 19.42,  april 15th, 2022      📍   ᴘᴀʟᴍ sᴘʀɪɴɢs﹐ ᴄᴀʟɪғᴏʀɴɪᴀ.         ❪      ✨      ❫ ㅤㅤ          ㅤㅤ          ㅤㅤ                  𝕾tordimento e confusione erano sensazioni che non si addicevano alla giovane dai biondi crini, eppure eccole mentre ella giaceva sul letto ad osservare il sole filtrare dalla tende dell'albergo che ospitava lei e le sue amiche. Aveva messo un piede davanti all'altro, passo dopo passo, fin da quando era scesa dall'aereo, mentre le risa, la musica e quella dannata ruota panoramica colpivano tutti i suoi sensi. Poteva un'attrazione come la ruota panoramica suscitarle così tanto odio al tempo stesso disperazione? In fondo non era altro che una giostra, chissà quanti ragazzi desideravano portare lassù le loro giovani compagne per fare colpo. Ma non sempre è tutt'oro quel che luccica. Doveva essere felice, doveva essere spensierata, doveva essere un sacco di cose, ma nessuna di queste doveva comprendere il ricordo di chi sarebbe dovuto essere qualcosa di sepolto dentro di lei. Lo sentiva sulla pelle, una presenza continua che la spingeva a scrollare le spalle come se potesse allontanarlo in qualche modo, eppure era ancora lì. Il ricordo dei di lui occhi cerulei la soffocava, esattamente come aveva fatto la mano maschile quando l'afferrò alla gola non appena giunse nella villa di Palm Springs. Lo ricordava così chiaramente che le manco il fiato, si sentiva disperata, dilaniata da un ricordo che doveva essere dimenticato ma che tutto quel luogo lo ricordava come se fosse presente. Rimembrava il di lui corpo premuto su quello femmineo, le labbra che sussurravano parole sporche al suo orecchio e quell'eccitazione che sembrava pervadere ogni anfratto della sua anima. E poi quella mano, quella mano che dominava, che stringeva, che domava e accarezzava con la stessa intensità. Dolore e piacere, oscurità che si contrapponeva ad una luce così fievole che era impossibile alimentare, eppure tutto veniva racchiuso in un angolino della sua anima, in un luogo inaccessibile. Poteva diventare più debole di così? Strizzò gli occhi, il nero delle sue palpebre le fece sorgere tanti puntini bianchi che saettavano nell'oscurità per la forza di quel gesto e solo quando sentì le risate delle sue amiche si costrinse a mostrare, ancora una volta, la maschera che così spesso indossava. ㅤㅤ           ❛❛ 𝐸' 𝑞𝑢𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑎𝑣𝑟𝑎𝑖 𝑝𝑎𝑢𝑟𝑎 𝑑𝑖 𝑟𝑖𝑐𝑜𝑟𝑑𝑎𝑟𝑒,         𝑐ℎ𝑒 𝑣𝑒𝑟𝑟𝑜̀ 𝑎 𝑓𝑎𝑟𝑡𝑖 𝑣𝑖𝑠𝑖𝑡𝑎. ❜❜ ㅤㅤ      Parole che diventavano promesse, prima di evolvere in minacce così letali da farle assaporare il sangue dei suoi stessi morsi. Sentiva quel dannato nodo alla gola, che così tanto a lungo aveva evitato, diventare macigno dentro di lei, diventare una radice da estirpare. Era debole, impotente, alla deriva in un mare infestato da un solo squalo che avrebbe fatto qualunque cosa per poterla veder sanguinare ancora una volta.
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massimomelani58 · 3 years ago
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Stasera partirà il solito baraccone di Sanremo, con cantanti "ragnatelosi" e svariati giovani promesse della melodia italiana. La consuetudinaria kermesse, come la descrivono gli addetti ai lavori, sono convinto, non si discosterà dal solito piattume degli anni precedenti, con canzoni ai limiti della noia scandita da siparietti estremamente melensi, una buona dose di quella materia sberluccicante e plasticosa chiamata trash e, soprattutto, una grande quantità di brutte canzonette. La domanda che mi pongo oggi è: questo spettacolo(!) ha successo nonostante tali fattori o proprio grazie a essi? Perché molti italiani appaiono così visceralmente attratti dalle cose brutte? Perché certuni personaggi, che prima fanno dell’ironia sul loro scarso talento musicale, in seguito possono partecipare alla gara canora più importante del Paese , riuscendo addirittura a non finire ultimi? Insomma, prepariamoci ad una valanga di canzoni orribili, nefaste, brutte. Proprio nel mese in cui nasceva il più grande cantautore di sempre. Faber, seduto su una stella, da lassù, riderà beatamente ad ogni canzone sanremese. Lui il poeta per eccellenza della musica; lui alla ricerca continua dell'emarginazione vista come un'esclusione totale, assoluta dalla società, dalle convenzioni dominanti. Faber, ove in ogni sua canzone mostrava il suo disinteresse al movimento reale che trasformava la realtà, ma piuttosto alle figure, apparentemente senza tempo, che restano ai margini di questa lotta, spesso benevolmente, ma che non vi possono proprio partecipare. Uno come lui potrebbe mai accettare il nulla assoluto di Sanremo? Per De André che cantava il punto sociale più lontano possibile dalla famiglia e dalla classe dominante non era un partito rivoluzionario ma una bettola o la camera di una prostituta. Canta, sì al presente, canta delle rivoluzioni a rivoluzioni finite, mostra pietà per gli umili, ma presi uno ad uno; il marginale è in Faber una figura quasi primitiva che sola, conserva la purezza originaria nelle diverse fasi di sviluppo attraversate dall'uomo. Questo era il concentrarsi delle sue stupende e poetiche melodie. Quello di Sanremo è solo trash allo stato puro. MM
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nonsissi · 7 years ago
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Finesse (it takes some, o almeno un certo gusto investigativo e una cospicua voglia di perder tempo)
Quando venerdì scorso Drake ha pubblicato Scorpion, e i secchioni di Genius si sono messi all’opera per trascrivere e commentare i testi di tutte e venticinque le canzoni del doppio album, la comunità che segue le vicende dell’hip-hop si è divisa in due. Da una parte coloro che facevano classifiche e paragoni con gli album precedenti e scrivevano dei campionamenti, della collaborazione postuma con Michael Jackson, delle produzioni, della risposta (c’era la risposta?) al dissing di Pusha-T, del figlio (ma allora ha veramente un figlio?) rivelato al mondo.
Dall’altra quelli (non necessariamente diversi dai precedenti) che leggevano i testi e si interrogavano su chi fossero le ragazze di cui Drake cantava nella seconda parte dell’album. Il giorno stesso della sua uscita tutti parlavano di una canzone in particolare: i commentatori erano concordi nel vedere in Finesse una dedica a Bella Hadid, di cui si diceva avesse avuto un flirt con Drake.
Ecco la prova conclusiva che c’era stato effettivamente qualcosa tra i due, o almeno così parrebbe. Nonostante la Hadid abbia subito risposto con un tweet in cui nega decisamente ogni insinuazione del genere, affermando che lei e Drake sono solo amici.
Visto che questo post è dedicato a coloro che ascoltando la canzone cercano su Google per saperne di più, partirei dalla dichiarazione di Bella Hadid come prova a sfavore della tesi corrente per introdurne un’altra, magari non risolutiva ma altrettanto plausibile.
Possiamo dire che Bella Hadid non menta su questo punto? Durante il Coachella di quest’anno il sito ENews aveva pubblicato uno scoop: Abel Tesfaye, meglio noto come The Weeknd, sarebbe stato sorpreso a baciarsi con la sua ex, appunto Bella Hadid. Anche allora la Hadid commentò il post di ENews su Instagram, affermando che non si trattava di lei. Le foto provarono che in effetti Tesfaye si trovava con un’altra ragazza quella sera, anche se in seguito lui e Bella sono stati paparazzati più volte insieme.
In attesa di vedere foto di lei con Drake, quindi, sembrerebbe abbastanza normale fidarsi della dichiarazione della diretta interessata. Ma considerazioni extratestuali a parte, chiunque non sia nella testa di Drake ha un solo modo per provare a ipotizzare come stiano le cose: chiederlo a Drake stesso. Vediamo quindi cosa dice la canzone.
Prima di tutto, una considerazione generale. Il mood lento e malinconico ricorda altre canzoni di Drake, una su tutte Days in the East, la canzone del 2014 in cui molti videro un riferimento a Rihanna. Anche qui, e a differenza che in altre canzoni dell’album, Drake non si rivolge amareggiato a una ragazza che lo ha deluso o non lo ha voluto. Il tono è invece pensieroso e introspettivo, di nostalgia verso una relazione che non sembra potersi realizzare.
La relazione non realizzata di Drake per eccellenza è quella con Rihanna. In una recente intervista a Vogue, Rihanna ha dichiarato che lei e Drake non sono né amici né nemici, in questo momento. Il testo di Finesse trasmette lo stesso senso di rapporto in sospeso.
Il primo verso a cui tutti fanno riferimento è «I want my baby to have your eyes». Oltre a essere applicabile a chiunque sia l’oggetto dell’innamoramento, potrebbe benissimo parlare degli occhi verdi a mandorla di Rihanna, un tratto notevole del suo viso non meno di quanto lo siano gli occhi azzurri di Bella Hadid. Anche «I’m going against my own advice» potrebbe riferirsi a una precedente decisione di Drake di non pensare più a qualcuno a cui evidentemente ancora si sente legato, anche se non si potrebbe.
Nel riferimento al figlio c’è un altro fattore da considerare. Drake ora è padre: come canta lui stesso nell’album dopo quanto già rivelato da Pusha-T, lui e la madre del bambino non sono mai stati una coppia. La sua nostalgia sarebbe perciò non avere avuto questo figlio da una donna che ama, e con cui magari avrebbe potuto costruire una relazione. Non sembra esattamente il genere di dichiarazione da fare a una ventunenne in carriera con cui ci sarebbe stato solo un flirt, ma potrebbe adattarsi benissimo a Rihanna.
L’altro riferimento è la Fashion Week di New York, a cui Drake non sa se partecipare perché «Fashion week is more your thing than mine». Negli ultimi tempi, di Rihanna si è parlato più per il lancio di una linea di cosmetici e per la sua direzione del Met Ball di quest’anno (oltre che per la sua partecipazione a Oceans 8) che per la musica, senza contare la sua amicizia con modelle come Cara Delevingne. Senz’altro è più interessata di Drake a quel mondo della moda in cui lui si trova a disagio, pur non facendone del tutto parte: in questo senso quel «more» non sembrerebbe riferirsi a Bella Hadid, per la quale la moda è l’unica professione.
L’unico brano in cui il team Bella sembra prendere il sopravvento si trova in due versi della seconda strofa: «You and your sister / Too hot to handle». Anni fa, Drake fu visto in compagnia di una sorella di Rihanna, Samantha. All’epoca i giornali si chiedevano se ci fosse qualcosa tra i due, o se fosse un passo verso l’ufficializzazione del rapporto con Rihanna. Più o meno nello stesso periodo anche Gigi Hadid presentava Drake alla madre, sia pure sotto forma di cartonato. In tempi più recenti è sicuro che i due si siano incontrati, visto che pare sia stato Drake a organizzare il ventunesimo compleanno della sorella minore. Ma non sembra ci sia stato niente tra i due che autorizzi a pensare a un interesse in quel senso - sì, Gigi è bellissima ed è una supermodella, ma lui è pur sempre quello che ha la casa piena di supermodelle come Mohamed Hadid, no?
Infine, l’accenno a un misterioso «he» è stato interpretato come l’esistenza di un triangolo The Weeknd/Bella/Drake, ma lascia molti dubbi. Se la canzone è recente, Drake l’avrebbe composta e incisa quando già c’erano parecchi indizi di un riavvicinamento tra Bella Hadid e l’ex. Incidentalmente The Weeknd è amico e connazionale di Drake, che gli ha fatto da mentore (e che è stato accusato di essersi appropriato di canzoni e idee del pupillo per metterle nei suoi album). Un ritornello del genere, in cui Drake sminuisce l’altro per dirle che non è degno di lei («I seen you finesse/ He can’t know finesse») sarebbe uno sgarbo abbastanza grave nei confronti di un amico, soprattutto se fatto con lo scopo di rubargli la ragazza. Chris Brown sarebbe saltato su per molto meno.
E con tutto che i rapporti fra lui e The Weeknd non sono forse buoni come un tempo, visti i dissing in corso con Kanye West e gli altri rapper che lo hanno spinto a cercare come alleato Jay-Z  (un altro con cui in passato non sempre è andato d’accordo), sembra improbabile che Drake si voglia inimicare qualcuno a lui vicino. Sembra invece più probabile che si riferisca al nuovo fidanzato (e recente ex) di Rihanna, un semplice miliardario che difficilmente potrà mai risentirsi o vantarsi del suo essere un rivale.
In conclusione: nonostante le giovani promesse musicali e le modelle di cui si circonda, Drake si riserverebbe un brano per cantare a Rihanna quanto ancora la pensi e come sia difficile ritrovarsi nella stessa stanza con lei e fingere di essere estranei. In un mondo in cui le coppie si lasciano o diventano imprese multimilionarie, per quanto un po’ noiose (ogni riferimento ai Carter è puramente voluto) il neverending drama fra questi due rimarrebbe una costante sotterranea, per quanto per il momento fuori dal radar dei tabloid. E chissà, magari prima o poi si decideranno a darci qualche altra canzone insieme.
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koufax73 · 4 years ago
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