#giochi uniti
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Recensioni minute come sempre santo subito, ma per una volta mi piace molto anche Il Meeple con la Camicia, che è sempre molto chiaro ma, purtroppo (e meno male!) si dilunga molto sulla spiegazione, il che è bellissimo per tutti, ma non per me che mi devo calare svariati video-tutorial al giorno mentre lavoro.
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#recensioni minute#board games#giochi da tavolo#giochi uniti#botanicus#german#Youtube#meeple con la camicia#board game geek
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Arno was there
Arno y était
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#olympic games#olimpiadi#Paris 2024#paris olympics#jeux olympiques#assassin's creed#assassin's creed unity#arno dorian#arno victor dorian#juegos olímpicos#giochi olimpici
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Prime Video: The Jackal - Il thriller mozzafiato sull’assassino più letale della storia. Recensione di italianewsmedia.com
L'intrigante thriller su Prime Video, “The Jackal”, racconta la storia di un assassino senza scrupoli, assoldato dalla mafia russa, e l’unico uomo che potrebbe fermarlo: un terrorista irlandese detenuto.
L’intrigante thriller su Prime Video, “The Jackal”, racconta la storia di un assassino senza scrupoli, assoldato dalla mafia russa, e l’unico uomo che potrebbe fermarlo: un terrorista irlandese detenuto. Prime Video presenta un thriller carico di suspense e adrenalina: The Jackal, un film che trascina gli spettatori in una trama complessa e incalzante. Protagonista è il temibile e letale…
#Adrenalina#Alessandria today#assassino#assassino infallibile#attori eccezionali#Azione#caccia all’uomo#cast stellare#cinema internazionale#Colpi di scena#Criminalità organizzata#Declan Mulqueen#dramma psicologico#Equilibrio politico#Fbi#film ad alta tensione#film d’azione#film su Prime Video#film thriller#giochi di potere#Google News#governo degli Stati Uniti#imperdibile su Prime Video#Intrattenimento#intrigo internazionale#italianewsmedia.com#Killer#killer professionista#Mafia#mafia e potere
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I giochi d'amore son sempre speciali, non sono banali... Ti ho invitata qui nel mio appartamento, volevo dedicarti del tempo... Coccolarti ed averti mia per un lungo momento. Sulle lenzuola lisce di seta ti ho adagiata come fossi una stella... Brillavi da impazzire!! Ti ho legata con le fredde manette e con una rosa ti ho fatta tremare. Anche le candele facevano l'amore con noi... Il vibrare della fiamma ci guidava nei movimenti lenti d'amore... Nei baci profondi venuti dal cuore. È stata una serata speciale con due cuori uniti in un unico amore.
~ Virginia ~
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Cose Olimpiche
Premessa: vorrei togliere dalle gigantesche spalle di Charles Pierre de Frédy, barone di Coubertin la frase che sostiene "l'importante non è vincere, è partecipare": in realtà a pronunciare questa frase fu il vescovo anglicano Ethelbert Talbot, della diocesi di Bethlehem, Central Pennsylvania, durante una cerimonia di saluto ai partecipanti ai Giochi di Londra 1908, il 24 giugno, nella cattedrale di Saint Paul. Lui si limitò a citarla il giorno dopo, chiarendone la fonte, in un banchetto. Il motto olimpico, voluto da De Coubertin ma ideato da un altro religioso, Henri Didon è un altro, dal significato del tutto opposto: «Citius, altius, fortius», «Più veloce, più alto, più forte».
Multidisciplinarietà Rosa: le 40 medaglie vengono da 20 discipline diverse, delle 12 d'oro 7 sono state vinte da atlete, 2 da coppie miste (la prima assoluta della storia olimpica nella prova dello Skeet Misto). I grandiosi velisti Caterina Banti e Ruggero Tita sono gli unici della nostra spedizione ad aver confermato l'oro di Tokyo.
Legni: Sono 25 i quarti posti nelle competizioni olimpiche dell’Italia. Dietro di noi la Francia con 19, gli Stati Uniti con 18 e la Gran Bretagna con 17. A cui vanno aggiunti altri 26 tra quinti e sesti posti. Un segnale prezioso, che dimostra una generale competitività del movimento sportivo, ma che lascia l’amaro in bocca, soprattutto per alcuni episodi.
Rivolte Eleganti: la protesta del Settebello, la Nazionale Maschile di Pallanuoto, rimarrà nella storia Olimpica. Alla presentazione degli inni prima della Semifinale per i posti dal 5° all'8° contro la Spagna, la squadra si è presentata di spalle alla giuria arbitrale
Poi per i primi 4 minuti della partita con la Spagna ha tenuto un giocatore sempre nel proprio angolo di metà campo, a simboleggiare una espulsione. Questo perché nella partita dei Quarti contro l'Ungheria, una decisione inspiegabile del primo arbitro ha punito per fallo violento per 4 minuti un giocatore, Francesco Condemi: è stato giudicato infatti violento un contatto naturale di Condemi, che si preparava a nuotare in attacco, con un ungherese. La decisione ha annullato il 3-3 italiano scaturito in quella azione, dato un rigore all'Ungheria, trasformato (punteggio quindi 2-4) e costretto l'Italia a giocate 4 minuti, metà di uno dei 4 tempi della partita, con un uomo in meno. La partita finirà 9-9, perderemo ai rigori.
Leggende: L'unico atleta delle Olimpiadi moderne ad aver vinto per 5 edizioni consecutive l'oro, nella Lotta Greco Romana categoria Super Massimi, battendo il record detenuto da 4 leggende sportive americane: Al Oerter, Carl Lewis e Michael Phelps. Mijaín López, lottatore cubano, appena terminato il suo incontro si è tolto le scarpe, annunciando il suo ritiro, dopo una carriera inimitabile (tra l'altro, 5 volte campione del Mondo, 5 ori ai Panamericani)
Insegnamenti: Kimia Yousofi, velocista afghana, ha corso la sua batteria dei cento metri in 13"42, tempo nemmeno modesto, ma alla fine della sua prova, girando il suo numero di partenza ha mostrato queste parole:
Educazione, Sport (scritto in verde, che si legge a malapena) e I nostri diritti. I 6 atleti afghani presenti a Parigi, 3 donne e 3 uomini, sono stati selezionati non dal governo afghano dei taliban ma da un Comitato olimpico afghano in esilio. Tanto che “Soltanto tre atleti maschili rappresentano l'Afghanistan” ha dichiarato qualche settimana fa un portavoce dei taliban. Perchè tra le molte cose vietate alle donne, anche lo sport non può essere praticato.
Onlyfans: l'asticella colpita dalla "generosità" del saltatore Anthony Ammirati che lo ha estromesso dalla Finale del Salto con l'Asta (per una di quelle serie di coincidenze linguistiche da capogiro) non ha affatto scatenato le polemiche sulla ipersessualizzazione di un atleta. Cosa che, per certi versi in maniera molto coerente, ha spinto le giocatrici di Beach Volley Brasiliane (oro alla fine del Torneo) a giocare così:
in pantaloncino, mentre le loro avversarie canadesi in finale si sono presentate così:
Argentini: prima delle Olimpiadi, Julio Velasco ha perso il fratello maggiore, Raul, più anziano di lui di sei anni (72 Julio, 78 Raul). Ne ha anche un altro, Luis, che giovanissimo fu arrestato durante la Dittatura di Vileda, e per cinque mesi irrintracciabile. La famiglia, sconvolta, pensò ad un ennesimo caso di desaparecido. Invece dopo 5 mesi, dopo che subì torture indicibili e numerose simulazioni di fucilazioni, Luis fu riconsegnato alla famiglia. E la prima cosa che raccontò ai fratelli fu questa: "Quando mi stavano torturando, c'era un prete nella stanza. Distrutto dal dolore, a mezza voce gli dico <<Padre ma lei è contento di far parte di tutto questo?>>. Il prete restò in silenzio ed uscì dalla sala". Questo per dire di che pasta sono fatti i Velasco. Le cui prime parole dopo un'impresa stratosferica (5 partite vinte su 5, 15 set vinti, solo 1 perso, record assoluto in una Olimpiade, prima squadra Europea campione Olimpica nella pallavolo femminile dal 1988) sono state rivolte: alle ragazze che hanno giocato, a quelle che non c'erano per infortunio, al movimento della pallavolo femminile che "sta alle ragazze come il calcio ai ragazzi". Nessuna sfida personale, nessun cerchio che si chiude. Un grande uomo di sport, Julio Velasco.
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Ai federali, sarò breve, perché rispetto quello che fate per il nostro paese. Per risparmiarvi una lunga indagine, dico chiaramente che non stavo lavorando con nessuno. È stato abbastanza banale: un po' di ingegneria sociale elementare, CAD di base, molta pazienza. Il quaderno a spirale, se presente, ha alcune note sparse e liste di cose da fare che ne spiegano il succo. La mia tecnologia è piuttosto bloccata perché lavoro in ingegneria, quindi probabilmente non ci sono molte informazioni lì. Mi scuso per qualsiasi conflitto o trauma, ma doveva essere fatto. Francamente, questi parassiti se l'erano semplicemente cercata. Un promemoria: gli Stati Uniti hanno il sistema sanitario più costoso al mondo, eppure siamo all'incirca al 42° posto per aspettativa di vita. United è la [indecifrabile] più grande azienda negli Stati Uniti per capitalizzazione di mercato, dietro solo ad Apple, Google, Walmart. È cresciuta e cresciuta, ma con la nostra aspettativa di vita? No, la realtà è che questi [indecifrabile] sono semplicemente diventati troppo potenti e continuano ad abusare del nostro Paese per un profitto immenso perché il pubblico americano ha permesso loro di farla franca. Ovviamente il problema è più complesso, ma non ho spazio e, francamente, non pretendo di essere la persona più qualificata per esporre l'argomento completo. Ma molti hanno fatto luce sulla corruzione e l'avidità (ad esempio: Rosenthal, Moore), decenni fa e i problemi semplicemente rimangono. Non è una questione di consapevolezza a questo punto, ma chiaramente di giochi di potere in gioco. Evidentemente sono il primo ad affrontarlo con una tale brutale onestà.
'They Continue to Abuse Our Country for Immense Profit': Luigi Mangione's Manifesto Leaks Online
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1984 è il titolo di un libro di George Orwell scritto tra il 1948 ed il 1949 divenuto ormai famosissimo e, considerato da molti, un vero precursore dei tempi moderni.
Orwell era britannico anche se nato nell'India coloniale e l'ormai iconico suo libro, famoso per aver descritto così accuratamente la realtà distopica recente, non aveva inventato nulla di nuovo.
Fu in realtà lo scritto di un sovietico che lo ispirò; si trattava del libro Noi di Evgenij Zamjatin scritto nel 1919.
Noi di Zamjatin racconta di una società futura in cui gli individui sono controllati da un governo totalitario e devono seguire delle regole rigidissime. Il protagonista, D-503, è un ingegnere che lavora alla costruzione di un'astronave per conquistare altri pianeti. La sua vita cambia quando incontra una donna ribelle, I-330, che lo introduce a un mondo sotterraneo di libertà e resistenza
Ma 1984 fu anche l'anno in cui venne inventato il gioco elettronico più famoso del mondo
Infatti il 6 giugno di 39 anni fa, un giovane ricercatore dell'Unione Sovietica che lavorava al Centro di Calcolo dell'Accademia delle Scienze dell'URSS di Mosca, Aleksej Leonidovič Pažitnov, inventò TETRIS!
Pažitnov si ispirò ai tetramini, delle figure geometriche composte da quattro quadrati uniti tra loro e giustapposti lungo i lati.
Tetris divenne presto molto popolare tra i dipendenti dell'Accademia e poi in tutta l'Unione Sovietica.
A quei tempi, qualsiasi invenzione dei ricercatori sovietici che lavorassero in enti dello Stato (praticamente tutti) divenivano automaticamente invenzioni di proprietà dello stato; nessun ricercatore poteva brevettare a suo nome ed a suo esclusivo beneficio il frutto del proprio genio.
Ma Pažitnov non voleva brevettarlo, voleva che fosse di libero utilizzo.
Rischiò grosso quando si scontrò con il Direttore del Centro di Ricerca di Mosca Nikoli Belikov
Pažitnov anticipò di circa un decennio, l'epoca dell'informatica condivisa degli anni '90.
All'epoca la grafica computerizzata era agli arbori, non esisteva nulla di quello a cui siamo abituati oggi, infatti le ormai famose figure del Tetris formate ognuna da 4 quadratini, erano visualizzati come una successione di 2 parentesi quadre: [ ]
Ma le invenzioni geniali non possono essere tenute nascoste a lungo al mondo ed infatti ben presto si diffusero versioni diverse sia in Europa che in Giappone e Stati Uniti.
A quei tempi i 3 mercati principali erano molto chiusi uno all'altro, ed ognuno di loro aveva proprie licenze di utilizzo distinte dalle altre. Fu quindi così che la Nintendo giapponese sviluppò la sua versione e la Atari Games statunitense la sua.
Ci furono feroci ed estenuanti scontri legali tra l'Unione Sovietica contro il Giappone e gli Stati Uniti; The Tetris Effect: The Game that Hypnotized the World di Dan Ackerman è un libro che spiega bene tutte queste fasi
Ma la Nintendo e la Atari avevano ottenuto le licenze da intermediari diversi e questo generò scontri ulteriori.
Fu infine la patria del capitalismo, gli Stati Uniti, che con un proprio Tribunale, decise chi avrebbe dovuto guadagnarci dalla distribuzione del Tetris, infattu nel 1989 decise che Nintendo aveva i diritti esclusivi per la distribuzione di Tetris per le console mentre la Atari Games, li avrebbe avuti per le sale giochi.
(Luperco)
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Questa è Shaniya Davis, l'ultima volta che indossava una camicia da notte blu e biancheria intima rosa. La ricerca della bambina sta ora entrando nella sua undicesima ora a Fayetville, e ci sono alcuni nuovi dettagli inquietanti
Sì, ehi
Fayettenam nigga
Dreamville nigga
J. Cole
Ehi, ah
Non sono ancora pronto
Sì, non sono ancora pronto
Sì, ehi
[Verso 1]
Sta diventando più alto dell'anima della piccola Shaniya
E a quelli che l'hanno uccisa, spero che tu bruci nel fuoco
Sto bruciando le gomme sulla striscia, cercando di ottenere una presa
Liquore nel portabicchieri, prova a prendere un sorso
6 scatti di Hennessey, sto ancora andando forte
Per favore, mi intorpidisci dalle cazzate che vanno avanti su
Quella ragazza aveva 5 anni che avevano appena ucciso
E ha fatto un po 'di merda per lei che era inaudita
Fottuto codardo, non devi dirgli di andare all'inferno
"Quella è la merda che fa ammalare altri negri in prigione;
Quindi lo sentirai
Viaggia di nuovo in giro per il mondo, sappi che lo ucciderò
Eppure un negro non ha la minima idea ..
Come gestirò tutte le stronzate
I negri inviano colpi a modo mio
Mi hai colpito, pensi che mi fermerò? Assolutamente
Devi uccidermi, o assistere a un negro che vive così sporco
Giovane, nero e ricco, negro per questo sono colpevole
Guarda ancora tutta la merda finta, è divertente in qualche modo
Pensavo che il denaro potesse cancellarlo, non importa come
Molto impasto, devi affrontarlo, e per i miei negri se ne sono andati
Spero che tu sia in un posto migliore, se ce la faccio farò holla ...
[Chorus]
Vedi il mondo, huh-uh
Non va bene, ehi, ehi
Sì, vedi il mondo
Non va bene, uh-uh
Non importa quanto odio i flashback e i riavvolgimenti
Non posso sfuggire al dolore che rimane intrappolato nella mia mente
Nigga, vedi il mondo
Non sei buono
[Verso 2]
Uh, ho una patatina sulla spalla delle dimensioni della Golden Nugget
L'industria mi trascura, per questo ho rancore
Non avrei avuto alcuna possibilità su di me, improvvisamente lo è, oh lo adori
Prendiamo una funzionalità di Cole, che ti farà perdere il budget, ora
L'immagine si è rotta senza pentola per pisciare
E poi all'improvviso i tuoi idoli sono la tua competizione
Un tempo ero come Dio per me, perdendo lentamente la mia religione
Mentre queste note della mia composizione si trasformano in concorsi, quindi
Spegnilo e spera che il mondo canti
Sorseggiamo liquori per il dolore che il mondo porta
Abbiamo sognato solo di farne l'asta della bandiera
Solo per scoprire che i nostri eroi erano degli stronzi, non mi sentite
Forse ho avuto il mondo capito male
Quando questi negri passano dal cantare le nostre canzoni e ti aspettano
`
Circa un anno dopo gli stessi ti odiano
Ogni altro disco che questi rapper ti stanno fingendo
Cane, cantiamo le tue canzoni ma sappiamo che non sei tu
Sappiamo che devi far pagare le persone
`
Perché o giochi o guardi il gioco giocare
Ed essere quel muthafucker al verde a parlare di `` Sono rimasto vero ''
[Chorus]
Sì, vedi il mondo, eh ...
Non va bene, ehi, ehi
Sì, vedi il mondo
Non va bene, uh-uh
Non importa quanto odio i flashback e i riavvolgimenti
Non posso sfuggire al dolore che rimane intrappolato nella mia mente
Nigga, vedi il mondo
Non sei buono
[Esempio]
A lume di candela, erano uniti, intorpiditi dallo shock e dall'incredulità. Si ritiene che il corpo di una bambina, trovato lunedì, sia Shaniya Davis, una bambina di cinque anni, scomparsa da martedì scorso. Davis è stato accusato dell'impensabile; prostituendo la figlia di cinque anni. La telecamera di sicurezza ha avvistato un uomo che trasporta Shaniya in un hotel martedì scorso. Quest'uomo, ha detto la polizia, è ora accusato del rapimento di Shaniya. I gruppi di ricerca hanno trovato ieri il corpo della ragazza un fuoristrada di 100 piedi, indossando solo una maglietta
[Chorus]
Sì, vedi il mondo, eh ...
Non va bene, ehi, ehi
Sì, vedi il mondo
Non va bene, uh-uh
Non importa quanto odio i flashback e i riavvolgimenti
Non posso sfuggire al dolore che rimane intrappolato nella mia mente
Nigga, vedi il mondo
Non va bene
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Lascialo andare
“C’è questa cosa che non avevo mai capito nella vita e l’ho scoperta molto tardi… E che tu ti giochi una buona quantità delle tue possibilità di stare sul pianeta terra, con felicità, te la giochi sulla capacità che tu hai di lasciare andare le cose: hai perso gli occhiali? Lasciali andare… Hai perso un amico? Lascialo andare… Hai vissuto un momento di felicità bellissimo con un amico? Ecco, il pensiero è sempre rivediamoci la prossima settimana… Lascialo andare”
(Alessandro Baricco)
Veniamo al secondo punto che ho messo online in questi giorni, tutto scaturito casualmente da due post micidiali che una mia cara amica ha intercettato (non volendo?) e mi ha rigirato. Sul primo (scegliere tra voler bene o amore) ci tornerò un'altra volta.
Lasciare andare… quando non si ha alternative, quando si è messi dinanzi a un prendere o lasciare è sempre un "lasciare andare". Semplicemente non hai scelta. Non puoi fare diversamente. Non esisti più nella sua vita, o almeno non esisti come ti eri prefigurato fino a qual momento. Soprattutto come nel mio caso, dove entrambi esistevamo, ma camminando su un filo invisibile, un funambulismo di esserci senza esserci, di essere un riferimento per l'altro anche senza esserlo ufficialmente, con uno dei due smaccatamente alla ricerca di una conferma dell'altro e con l'altro (io) che, stupidamente e soprattutto per un malcelato orgoglio, manteneva il punto per non voler (ri)cedere. Non é stato solo orgoglio ma soprattutto paura, maledetta paura di rivivere tutto ciò che c'era stato di pessimo tra noi due e che aveva lasciato alle nostre spalle solo macerie, con cui fare i conti ancora oggi (ad esempio mia figlia: come ho potuto avere piena conferma durante un breve confronto "a cuore aperto" in questi giorni). Lasciare andare non è mai facile. É bello a parole. Bello quando come il signor Alessandro Baricco, scrittore elegante, probabilmente scialacquatore nella vita di amori, occasioni furtive e non, passioni brucianti e bruciate, si permette alla fine della "sua" giostra, di poter dire che ha capito che la miglior teoria da adottare nella vita é il "lascialo andare". Lo puoi dire e fare, a mio parere, con nochalance quando hai preso tutto dalla vita o quando hai raggiunto la saggezza di un vecchio buddista tibetano e quindi sei in grado di sfoggiare il gusto del distacco per le cose terrene, per le cose belle o brutte che hai vissuto, perché intanto il tuo sguardo è ormai proiettato in avanti. Potrei arrivare a dirlo anche io (chi non ne �� capace?) quando ciò di cui si sta discutendo non è la nostra vita ma quella degli altri. Da buon salottiere, semmai con un bel bicchiere di vino in mano, potremmo permetterci di pontificare sulla vita altrui, non su quella nostra, annotare le cose giuste e sbagliate, "consigliare" ciò che andrebbe fatto rispetto a quello che abbiamo fatto. Ma alla fine tutto si riduce ad una lotta impari col proprio sentire, col proprio vissuto, con quello che si è radicato intorno a quella idea di amore (purtroppo a volte è solo un'idea di amore e non l'amore) e della quale non riusciamo proprio a farne a meno. Entrano in ballo ricordi, sensazioni, non sempre positive, parole non dette (questo è un altro tema… "le parole che non ti ho detto") emozioni, tutto un fardello che grava sul cuore, sulla mente e che anche una scissione chirurgica e radicale, operata "all'improvviso" sulla tua vita, non riesce a dissipare, tanto più è stato traumatico l'evento.
Quanto sono state traumatiche le vicende che mi hanno interessato? In fondo lo sapevo che prima o poi sarebbe successo. In fondo era un qualcosa che andavamo ricercando entrambi, perchè questo cordone ombelicale invisibile, che ci teneva (che mi tiene) inscindibilmente uniti ormai era diventato ingombrante per entrambi. Non ci faceva vivere (non mi ha fatto vivere), ci teneva saldamente ancorati l'uno all'altro nonostante gli sforzi fatti per staccarsi (lei è stata indubbiamente molto più brava di me e non una sola volta). Ho finito per elevarla a simulacro, un punto irrangiungibile di confronto, che mei fatti solo una persona molto intelligente è riuscita a dimostrarmi, rispetto al quale tutte le persone che ho incontratto successivamente venivano meno. Semplicemente non erano lei. Per cui tutto annunciato, tutto previsto eppure…? eppure mi sono ritrovato per l'ennesima volta impreparato… per la seconda volta ho sentito un sonoro schiaffone arrivarmi in faccia, nonostante io andassi predicando altro. Pensavo davvero di aver raggiunto l'agognato distacco, di essere riuscito a superare il legame, a proclamare un dignitoso distacco ed equilibrio, perché riuscivo a vederla, frequentarla, fare cose con lei senza apparente tensione sessuale e affettiva. Ero orgoglioso di me. Dopo due anni di duro lavoro, anche psicoanalitico, ce l'avevo fatta. Non ero riuscito ad applicare in toto la teoria del "lascialo andare" ma ero convinto di aver instaurato un rapporto dignitoso di mero equilibrio affettivo (assolutamente non amicale come lei in maniera "stupita" è andata affermando dopo). E invece così non è stato: mi sono ritrovato in pochi secondi dall'augurarle tutte le fortune del mondo a morire dentro, ancor più della volta precedente, ma questa volta senza apparente dolore. Ed infatti a ripensarci non è stato dolore: più rabbia e delusione verso me stesso, incapace di nuovo di non saper razionalizzare se non dopo questo lungo excursus di ricordi e pensieri, di non saper accogliere la notizia per quella che era… un "lascialo andare" annunciato e farne un dramma esistenziale, una pseudo tragedia napoletana, tutta vissuta interiormente, in cui ho finito col consumare le residue energie che avevo fin qui accantonato.
Lascialo andare… ah, a saperlo fare. Ma dovrò gioco forza apprendere anche questo: lascialo andare per non perdere ulteriori attimi di felicità.
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The Last of Us: Un viaggio sofferto ma che vale la pena compiere
The Last of Us è risultata essere la serie più attesa del 2023 e inevitabilmente quella che rientra tra i titoli più gettonati nel prossimo futuro, uno di quei titoli di cui si è parlato e si parlerà con ancora più passione e insistenza per diversi motivi: prima di tutto perché il videogioco a cui si ispira è uno di quelli che ha lasciato il segno, sia nel suo settore che nell'immaginario popolare, diventando uno dei titoli più noti e apprezzati da parte del pubblico, videogiocatori e non; in secondo luogo perché rappresenta il tipo di gioco a cui si presta sempre attenzione, essendo formato da una componente narrativa e cinematografica molto marcata e costruita in modo magistrale; infine, ma non per ultimo ma non meno importante, si tratta di una produzione HBO, che è da sempre sinonimo di qualità e di un certo tipo di televisione che sa coniugare alla perfezione autorialità e appetibilità per il pubblico.
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The Last of Us: un'immagine dal teaser trailer della serie HBO
Mi sono approcciata alla serie di The Last of Us, carica di speranze, curiosità, ma anche timori, perché è facile disattendere le aspettative quando sono molto alte, ma anche per la difficoltà intrinseca di un progetto del genere che deve necessariamente parlare a due tipi diversi di pubblico: quello televisivo che può essere a digiuno del materiale di partenza e quello che ha già vissuto questa storia pad alla mano, a cui è più difficile proporre le stesse suggestioni senza il valore aggiunto dato dal partecipare in prima persona all'azione. A conti fatti, e dopo aver guardato tutti i 9 episodi che compongono la prima stagione che adatta il primo dei due giochi, posso dirmi soddisfatta del risultato.
Di che parla The Last of Us?
Ma da che spunto prende il via la trama di The Last of Us? Cercando di non fare spoiler ma accenando giusto qualcosina per chi non ha avuto modo di provare il video gioco di Naughty Dog del 2013 o nel più recente remake per nextgen del 2022: ci muoviamo in un mondo post-apocalittico, in cui la razza umana ha già perso la sua battaglia contro un agente patogeno, che proviene dai funghi e rende gli infetti simili a zombie, è stata decimata e vive in piccole comunità che cercano di riorganizzarsi. Un contesto oramai già consolidato, perché dall'esplosione della pandemia e dal prologo della serie sono passati ormai vent'anni, e sullo sfondo di questa nuova umanità seguiamo Joel, cinquantenne ormai disilluso e con una forte ferita emotiva alle spalle, che si ritrova a dover fare una consegna particolare: Ellie, una ragazzina di quattordici anni.
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The Last of Us: Pedro Pascal e Bella Ramsey in una scena della serie
I due si trovano a dover viaggiare lungo gli Stati Uniti per raggiungere la destinazione, mettendo alla prova il loro rapporto interpersonale che si andrà definendo lungo il cammino, per superare quelle inevitabili diffidenze che albergano nel cuore di entrambi, in quello di Joel ferito da una grave perdita vent'anni prima così come in quello di Ellie, adolescente che ha avuto la sua dose di dolore e non ha mai lasciato il recinto (relativamente) sicuro della zona di quarantena. Un viaggio lungo, duro e denso di pericoli e incontri di ogni sorta che metterà alla prova e segnerà entrambi per sempre.
Da un media all'altro, gli inevitabili cambiamenti
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The Last of Us: un momento di tensione della serie HBO
Questa in sintesi la storia del gioco The Last of Us che la serie HBO riprende non senza le dovute modifiche e riscritture nel passaggio da un media all'altro: quello che funziona quando è lo spettatore, ovvero il giocatore, ad agire in prima persona non è detto che funzioni nell'essere solo osservatore passivo dell'azione ed è uno dei motivi che hanno portato a non eccedere sul fronte action, perché avrebbe snaturato l'approccio character driven del gioco. Alcuni di questi cambiamenti riguardano svolte narrative, altri sono fatti a monte, in fase di ridefinizione della storia a dieci anni dal debutto, e uno di questi, per esempio, è il mezzo con cui l'infezione si trasmette, non più veicolata attraverso le spore che costringevano i personaggi del gioco a indossare in determinati luoghi chiusi delle maschere, che avrebbero costretto a nascondere in alcune situazioni i volti degli attori, ma attraverso dei viticci e, in modo più tradizionale per il genere, il morso. Si rinuncia quindi all'originalità e le potenzialità narrative di un espediente fuori dal comune per trasmettere ed evocare il pericolo, ma se ne introduce un altro ugualmente interessante. In definitiva non cambia molto ai fini pratici nella costruzione ed evoluzione del racconto.
Raggiungere un nuovo pubblico, espandere un mondo
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The Last of Us: una scena
Quello menzionato sopra è solo un esempio del modo in cui The Last of Us nella sua versione seriale diverge da quanto già vissuto dai videogiocatori, in una costruzione narrativa che vive della necessità e difficoltà di evocare e rispettare l'originale, ma propone anche elementi che possano stupire e stimolare gli spettatori già a conoscenza della storia. Una difficoltà comune a questo tipo di adattamenti, che ad esempio gli autori di The Walking Dead avevano aggirato con efficacia nel passare dalla carta allo schermo, mantenendo dinamiche simili ma non sempre relative ai medesimi personaggi. Nel caso dell'adattamento di The Last of Us si è scelta una via differente che passa anche per un approfondimento della mitologia della serie: si dà più spazio al passato, come si può intuire già dalla primissima sequenza del primo episodio, dando allo spettatore qualche informazione in più su come si è arrivati alla situazione che fa da sfondo al viaggio di Joel ed Ellie, ma si aggiunge anche qualche deviazione dal flusso principale della storia per dar più profondità alle figure che i protagonisti si trovano a incrociare sul loro cammino, che diventano piccoli spaccati di vita vissuta nel mondo pandemico della serie.
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The Last of Us: Pedro Pascal e Anna Torv in una scena
Si snellisce così il viaggio nel suo complesso per evitare di girare narrativamente a vuoto e proporre troppi episodi in cui la storia progredisce poco dal punto di vista pratico: già così, dopo un inizio di grande impatto. Si è scelta, quindi, la strada della linearità e sintesi per quanto riguarda la costruzione della storyline principale, evitando di proporre una sequenza di scontri tra i protagonisti e gli antagonisti di turno al solo scopo di mettere in scena ulteriori sequenze d'azione e allungare il brodo.
Joel ed Ellie
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Ti possono tradire solo quelli di cui ti fidi
Una scelta che sulla lunga distanza abbiamo apprezzato, ma che avrebbe rischiato di spostare troppo l'equilibrio della serie rispetto al gioco, il cui cuore narrativo e tematico sono Joel ed Ellie, vero punto di riferimento per i giocatori: The Last of Us era la loro storia e riducendo il tempo in loro compagnia, anche a fronte di inserti mirati a raccontare e dar spazio a ciò che li circonda e che incrociano, rischiava di far perdere il focus del racconto. Un rischio evitato da uno dei principali meriti della produzione HBO guidata da Craig Mazin (già autore di Chernobyl per lo stesso canale cable americano) e lo stesso Neil Druckmann: Pedro Pascal e Bella Ramsey, gli interpreti dei due protagonisti nella serie. Se la storia del The Last of Us seriale resta così viva ed emozionante anche in questo adattamento è perché i due interpreti regalano una prova di grande efficacia. Pedro Pascal è un Joel smarrito nel suo dolore, ma solido e deciso dove serve; Bella Ramsey propone invece una Ellie differente da quella a cui ci siamo legati nel gioco Naughty Dog ma ugualmente autentica e viva. Soprattutto, funzionano insieme nel mettere in scena le dinamiche interpersonali che poco per volta si sviluppano tra i rispettivi personaggi, quella fiducia da conquistare per dar vita al legame che vediamo nascere e consolidarsi in modo graduale ma inequivocabile. Il viaggio in loro compagnia è così coinvolgente ed emozionante, capace di guidarci con partecipazione d'animo verso la loro destinazione e un riuscito finale di stagione, anche laddove l'azione latita e ci si limita a seguirli nei loro spostamenti e le loro chiacchierate, anche quando non si va oltre lo star seduti attorno a un falò.
Il livello produttivo HBO si conferma per The Last of Us
Si nota, come sempre, l'elevato livello produttivo di casa HBO, nella (ri)costruzione di un mondo post-apocalittico in grado di risultare d'impatto oltre che coerente con quanto già noto a chi ha giocato l'originale: Joel ed Ellie attraversano sì luoghi desolati e desolanti, fatti per lo più di ampi spazi e poche reliquie della nostra umanità, ma anche città abbandonate a loro stesse che, soprattutto in alcuni scorci dei primi episodi, colpiscono per dettaglio e portata. Il rischio di già visto è dietro l'angolo, perché non è la prima serie che ricalca questo tipo di ambientazione, ma è bilanciato da alcune location particolarmente riuscite e ricche di dettagli in termini di scenografie, come il centro commerciale che fa da sfondo a una delle sequenze più riuscite.
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The Last of Us: una scena della serie
La differenza, però, la fa ancora una volta l'accompagnamento musicale, quella splendida colonna sonora firmata da Gustavo Santaolalla che già avevo amato nella controparte videoludica e che si mantiene ugualmente efficace e toccante nel fungere da filo conduttore e contrappunto emotivo per la traduzione targata HBO di quel mondo allo sbando in cui i protagonisti si trovano a dover sopravvivere.
In conclusione The Last of Us nella sua incarnazione seriale funziona ed emoziona. Le poche perplessità che avevo sono state bilanciate da due importanti elementi: da una parte le interpretazioni dei due protagonisti, con Pedro Pascal e Bella Ramsey che danno vita a dei Joel ed Ellie vivi e vissuti, coerenti con gli originali seppur personali; dall’altra la conferma del valore aggiunto della colonna sonora di Gustavo Santaolalla, efficace a supporto delle immagini della serie quanto lo era stata per l’azione e le emozioni del videogioco.
Perché mi piace 👍��
Pedro Pascal e Bella Ramsey, vero punto di forza della serie, che riescono a dar vita a Joel ed Ellie e alle loro dinamiche in modo coerente eppur personale.
La colonna sonora di Gustavo Santaolalla, vero e proprio valore aggiunto del videogioco ed ora anche della serie HBO.
Il livello produttivo HBO, che si conferma elevato anche in questo caso e cerca di aggirare la sensazione di già visto, inevitabile per un’ambientazione post-apocalittica.
L’approccio al racconto, che sceglie di approfondire il mondo in cui ci si muove guardando oltre Joel ed Ellie senza perdere l’importante focus narrativo sulla coppia di protagonisti…
Cosa non va 👎🏻
… ma riduce di molto l’azione rispetto a quanto accadeva nel videogioco, prestando il fianco alle critiche di una parte di spettatori.
#hbomax#hbo#the last of us#joel the last of us#joel miller#joel tlou#ellie the last of us#ellie williams#ellie tlou#naughty dog#the last of us season 1#recensione#review#series review#tlou
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Federico Fubini sul Corriere della Sera.
È appena uscito un lavoro dell’economista Silvia Vannutelli che dovrebbe diventare lettura obbligatoria dei politici eletti. A maggior ragione adesso che si avvicinano le elezioni europee e il ritorno delle regole di bilancio di Bruxelles. Vannutelli insegna alla Northwestern University di Chicago ed è associata al National Bureau of Economic Research degli Stati Uniti. Nel suo ultimo studio, sembra di spiare l’Italia dal buco della serratura
Misure a debito e elezioni, quei 270 miliardi già spesi (ma i consumi ristagnano)
Cosa racconta Vannutelli? In breve, descrive l’impatto politico di un celebre evento di dieci anni fa: il bonus 80 euro del governo di Matteo Renzi. Impossibile dimenticare. Fu lo stimolo più grande mai impresso fino ad allora ai consumi delle famiglie. E si può discutere se fosse opportuno o no, nell’Italia che allora faticava a riprendersi dopo l’infarto della Grande recessione. L’economista Luigi Guiso stima in uno studio recente che quel bonus fece crescere i consumi. Ma è indiscutibile che Renzi volle il bonus in quel momento e in quel modo perché pensava alle europee del 25 maggio 2014. Il premier era appena arrivato a Palazzo Chigi dopo un ribaltamento dei giochi nel suo partito, senza essersi neanche candidato al parlamento l’anno prima: di fatto un organo interno del Pd aveva sfiduciato Enrico Letta e aveva mandato l’allora segretario alla guida del governo. Il nuovo premier aveva bisogno di legittimazione e un modo per cercarla fu di mettere insieme frettolosamente quel bonus da 80 euro al mese calibrato su dieci milioni di elettori con redditi fra 8.145 e 26 mila euro. La misura era finanziata in deficit, solo per l’anno delle europee – anzi per i mesi delle europee – e l’effetto nelle buste paga arrivò nell’ultima settimana di maggio: precisamente nei giorni in cui gli italiani si recavano alle urne.
Era impossibile comprare il consenso in modo più scoperto di così. Allora lavoravo per “Repubblica” e scrissi che l’Italia non aveva bisogno di manipolazioni del bilancio a scopi elettorali. Un ministro di Renzi, mio amico da anni, smise di parlarmi. Vannutelli ora ha fatto i conti, comune per comune del Paese, e calcola che ogni 1% nell’aumento della popolazione beneficiata dal bonus portò 0,18% di aumento dei voti per il Pd. In sostanza, in ogni territorio in cui un 20% della popolazione ricevette gli 80 euro di Renzi la quota di voti per il partito del premier salì in media del 4%. Chi aveva redditi appena sotto o appena sopra le soglie di accesso al beneficio votò molto meno spesso per il partito del premier. Ma il Pd registrò un picco del 40,8%, mai più ripetuto. Non solo. I dati di Vannutelli rivelano anche come gli italiani che ricevettero il bonus per errore e furono costretti a rimborsarlo l’anno dopo – circa 1,5 milioni di persone – in seguito hanno mostrato una tendenza a punire il Pd nelle urne. Ma gli italiani così beneficiati spesero poco: almeno metà del bonus venne risparmiato nel timore di dover affrontare di nuove crisi in futuro.
In ogni caso gli 80 euro funzionarono così bene per Renzi che il premier li rese permanenti. Da allora cercò sempre nuove varianti sul tema, ad ogni passaggio elettorale. Ma perché rivangare ora? Perché quell’episodio rappresenta un modello di qualcosa che si sarebbe ripetuto con maggioranze politiche e in modi diversi nei dieci anni seguenti: Renzi aveva solo reso più esplicita l’arte di mettere soldi in tasca agli italiani, a debito, in vista di una precisa scadenza elettorale.
Proviamo a riassumere qualche esempio nell’ultimo decennio e i relativi effetti politici.
- Il bonus Renzi è costato 73 miliardi di euro in otto anni, mentre Renzi stesso è passato dal 40,8% del Pd nel 2014 al 3% di Italia Viva nei sondaggi oggi.
- Le pensioni con “quota 100” volute da Matteo Salvini, quando la Lega governava con il Movimento 5 Stelle, finiranno per costare 23 di euro fino al 2025, beneficiando circa 400 mila lavoratori. La Lega di Salvini è passata dal 34% delle europee del 2019 – subito dopo aver lanciato “quota 100” – all’8,9% delle politiche del 2022.
- Il superbonus, lanciato dal Movimento 5 Stelle nel 2020 e di fatto sostenuto da tutti i partiti in parlamento, dovrebbe costare a termine circa 105 miliardi.
- Il sisma-bonus lanciato nelle stesse condizioni dovrebbe costare a termine una trentina di miliardi.
- Il bonus facciate, per il quale vale quanto sopra, dovrebbe costare a termine circa 25 miliardi. M5S, che fu il principale promotore di queste tre misure lanciate nel 2020, passa dal 34% delle politiche del 2018 al 15% delle politiche del 2022.
All’elenco si potrebbe certo aggiungere il reddito di cittadinanza, disegnato molto male e costato circa 30 miliardi in quattro anni. Ma sono riluttante a inserirlo nella lista delle regalie a scopo elettorale – benché questa considerazione all’epoca contasse per i 5 Stelle – perché l’Italia nel 2018 aveva senz’altro bisogno di una misura di contrasto alla povertà più robusta di quanto fosse esistito fino ad allora. Sembra invece più tipico della lunga serie di decisioni prese con l’occhio alle urne la misura di riduzione del cuneo fiscale e accorpamento delle aliquote più basse promossa ora dal governo di Giorgia Meloni. Come nel caso degli 80 euro di Renzi, quel provvedimento oggi in Legge di bilancio si rivolge a uno strato sociale che ha sicuramente bisogno di rafforzare il proprio potere d’acquisto. Ma come nel caso degli 80 euro, si tratta di una misura in gran parte in deficit, promossa e finanziata per un unico anno e varata pochi mesi prima delle elezioni europee. Costa, nel complesso, 14 miliardi all’anno. Tra l’altro, persino la riduzione del canone Rai da 90 a 70 è finanziata, per ora, solo per l’anno delle europee.
Bene, ora sommiamo tutte queste elargizioni chiaramente pensate a scopi elettorali negli ultimi dieci anni: il loro costo accumulato fin qui è di 270 miliardi di euro. Si tratta di debito pubblico in più per circa il 13% del prodotto interno lordo. Naturalmente alcune di esse erano almeno in piccola in parte utili o necessarie, eppure sono tutte accomunate da obiettivi politici.
Sono stati centrati? Nell’immediato, sempre: gli autori delle regalie concesse a debito hanno tutti vissuto stagioni di strabordante consenso. Nel medio periodo invece gli effetti sono più complessi. Tutti gli architetti delle misure – meno Giorgia Meloni – hanno conosciuto un declino dei consensi rapido come era stata l’ascesa. Dal 2013 il calo dell’affluenza degli italiani alle urne è stato verticale e così rapido che ormai gli astenuti – cosa mai vista prima – sono più del doppio più numerosi del partito più votato: come se gli elettori avessero perso un po’ di rispetto per la politica (guardate il grafico qui sopra, elaborato da Pagella Politica).
Così il ciclo del populismo economico mostra le sue caratteristiche costanti e crescenti. Si fonda sul bisogno di consolazione dell’elettore, ma ignora le conseguenze dei suoi costi nel tempo. Una sua caratteristica è che i denari spesi, siano pochi per il più minuto dei condoni o una tragica enormità per il più catastrofico dei bonus, non cristallizzano il consenso. Dapprima confortano. Poi i partiti o i leader che hanno concesso iniziano fatalmente e puntualmente a scivolare nei sondaggi. Alcune misure emergono per intuizione non mediata, dai politici al “popolo”. Altre, più spesso, sono intermediate da portatori di interessi che di rado operano alla luce del sole, anche se ormai non fanno più molto per passare inosservati nel suk di Roma.
Il risultato è quasi sempre la disaffezione elettorale verso il politico che ha donato. Renzi presto venne letteralmente detestato. I Cinque Stelle, disprezzati. Ma l’altra costante è che la memoria genetica del populismo economico resta nella società e spinge milioni di elettori e centinaia di gruppi di interesse a cercare sempre nuovi modi stare sul mercato della politica. A cercare la prossima promessa, la prossima scorciatoia. Molti alla base hanno motivazioni e bisogni reali. Partono spesso da domande giuste, a cui magari vengono date risposte sbagliate ma pur sempre risposte, quando invece la vecchia politica negava le domande stesse.
Il risultato però è quello di un criceto che corre, costosamente, sulla stessa ruota. Negli ultimi anni sono stati spesi in Italia circa 300 miliardi a debito in più per sostenere i consumi degli elettori. Eppure l’Istat ci dice che i consumi sono rimasti sempre inchiodati poco sotto o poco sopra i mille miliardi di euro all’anno (stimati in euro costanti del 2015). Impensieriti dal futuro e sfiduciati dalla politica, gli italiani hanno preferito mettere da parte ogni euro concesso di più: in dieci anni i depositi liquidi delle famiglie sono cresciuti, guarda caso, di quasi trecento miliardi di euro.
Forse è tempo che gli elettori esigano dagli eletti risposte meno miopi. Gli uni e gli altri, ormai, sono abbastanza maturi per provarci.
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Zelda
Volevo solamente raccontare delle storie...ma questa non è una storia, è una leggenda.
Domani esce il nuovo Zelda, e Zelda è una leggenda, nasce dalla mente di Shigeru Myamoto, quando in un momento di crisi creativa si ricordò dei suoi giochi di bambino, si ricordò di quando attraversando un bosco, immaginandosi di combattere con mostri e draghi scoprì un lago, un lago mai visto, mi immagino gli occhi di un Mya bambino spalancarsi di stupore, e con questa immagine nella mente e con il cuore vibrante nel 1986 creò il primo leggendario Zelda, che ci crediate o no è questo che accade al giocatore quando prende il controllo di Link, torna bambino, torna il desiderio della scoperta, torna la voglia di scalare un'altra montagna, di guadare un altro fiume e di esplorare un'altra caverna, tutto con gli occhi sgranati e pieni di meraviglia.
Zelda, in onore di Zelda Fitzgerald, una delle prime donne libere, Link, il protagonista, colui che permette il «legame» tra il mondo di gioco e il giocatore, Hyrule, il mondo da esplorare, l'incredibile parco giochi messoci a disposizione.
Cosa significa Zelda per me? rinascita, significa questo.
Erano due anni che non riuscivo ad ascoltare musica, mi venivano i conati di vomito ad ogni tentativo, niente autoradio, niente colonna sonora nei videogames(si può eliminare), niente film, ma Zelda è famoso per la sua colonna sonora, per la qualità dei suoi suoni ambientali, è letteralmente immerso nella musica, non potevo perdermi una parte cosi importante dell'esperienza, tentai, ne venni accarezzato, mi prese e mi invitò ad essere ascoltata e amata.
Nella vita ho visto molti cieli, ho visto quelli solcati dai draghi di Escaflone, quelli con più astri solari del dovuto, quelli vaniglia, ho visto il cupo cielo di Nosgoth scalato dagli altissimi pilastri dell'equilibrio, li ho visti corrompersi e crollare per poi tornare integri in un loop infinito di morte e rinascita, sotto di essi ho visto un'anima tormentata tentare la sorte infinite volte sperando che quella fottuta moneta dalle due facce mortali per una volta cadesse di taglio, ho visto i movimentati cieli di una notte stellata, li ho scorti tra le parole di un «canto notturno di un pastore errante», ho visto i cieli luminosissimi di Makoto Shinkaie e ho immaginato quelli di «to the moon», ma il cielo sotto quale desidero stare è quello della mia nuova terra «natia», sotto i cieli di Hyrule.
Nel suo peregrinare il buon Mya incontrò la sede di un vecchio clan giapponese, il simbolo del clan erano tre triangoli dorati uniti in modo da formarne uno più grande, in origine simboleggiavano 3 scaglie di drago, nel gioco rappresentano la triforza... forza, saggezza e coraggio, le doti che il nostro eroe deve trovare, ed è proprio la ricerca di queste che porta a possederle, non è la fine del percorso che te le regala, ma sono le prove che vengono superate durante il tragitto che ti donano queste ultime.
Forza, saggezza e coraggio sono le doti che ci servono per affrontare la vita, ma è l'affrontarla che ce le dona, l'importate è fare il primo passo.
Vi lascio alcuni link dove potrete ascoltare le musiche di zelda, alcuni puntano alle musiche originali, altri a delle reinterpretazioni.
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The Outlast Trials, che funge da prequel dei primi due giochi, racconta le origini della Murkoff Corporation. Il videogame è ambientato nel 1959, nel bel mezzo della Guerra Fredda (un periodo di tensione geopolitica tra gli Stati Uniti/blocco occidentale e l'Unione Sovietica/blocco orientale).
La CIA sta sviluppando il progetto MKULTRA, un programma clandestino volto a testare su esseri umani l'efficacia di sostanze e metodi per indurre confessioni. L’agenzia di spionaggio civile del governo federale degli Stati Uniti d'America collabora con la Murkoff Corporation al fine di progredire nel progetto di controllo mentale.
Il protagonista, un senzatetto, viene sedotto da una pubblicità fuorviante e si ritrova intrappolato nel circo degli orrori della Murkoff, confinato all'interno di un enigmatico centro di ricerca. Riuscirà a superare i brutali test e salvarsi?
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CI SONO REATI
E REATI
Chi tocca i bambini, muore
Riflessioni sulla nostra civiltà giuridica, raffrontata a quelle romane e greche.
Uno sguardo alla svolta violenta che è in corso nelle nostre società del 21° secolo.
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Chi tocca i bambini...
Come è successo in un parco giochi Francese, dove quattro bambini sono stati accoltellati... uno addirittura fin dentro al proprio passeggino.
Chi si macchia di questi abomini... Chi compie delitti di gravità inaudita come è accaduto di recente con l'assassinio di Giulia Tramontano.
Davanti ad assassinii di assurda crudeltà ed efferatezza come questi, io credo che sia necessario anche riconsiderare il valore "educativo" di un eventuale ripristino della Pena capitale.
Sì, sto proprio parlando della tanto vituperata " pena di morte ".
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Non tanto perchè credo che una Società debba vendicarsi sul singolo individuo ma proprio per comprendere umanamente, il valore intrinseco che alla pena di morte, attribuivano i Romani e perfino i Greci.
Non quindi come una vendetta della Società contro il singolo individuo ma come atto dovuto per educare tutti i restanti individui di una comunità a non uscire dai limiti di ciò che è "umano" e tollerabile.
E allora vediamolo da vicino il valore che le attribuivano i Romani, ( i Romani che, - ricordiamolo bene - sono riconosciuti unanimamente come creatori della civiltà giuridica, dalla quale si sono poi originati gli attuali Ordinamenti di nazioni come Francia, Spagna, Stati Uniti, Germania ed Italia).
Innanzitutto i Romani attribuivano un valore di "monito", di "pena esemplare" alla pena capitale, un valore quindi, perfino "educativo" erga omnnes, non tanto e non solo per chì la subiva sul proprio corpo, ma per tutti coloro che restavano ed erano chiamati ad "essere testimoni" di questo atto di giustizia.
Testimoni del fatto che un Ordinamento giuridico sancisca il massimo della pena: LA PENA DI MORTE, solo e soltanto in occasione di delitti di eccezionale brutalità ed efferatezza.
Quindi per i Romani ed i Greci vi era un valore di "dissuasione implicita" nella pena capitale da eseguirsi al contrario di ciò che avviene oggi negli USA,
non nel chiuso di un carcere ma proprio davanti alla collettività intera.
In piazza !
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Mi spiego: il valore della pena capitale era visto in prospettiva di ammonimento ed insegnamento a tutti gli altri componenti della società.
In termini ancora più terra terra...
"Se tu, caro Cittadino, ti macchierai di crimini contro la tua stessa Umanità, se tradirai completamente la tua natura di uomo, sai fin d'ora che andrai incontro automaticamente la tua morte civile e fisica, proprio come individuo.
CONDANNERAI A MORTE CERTA, TE STESSO, PERCHÈ HAI RINNEGATO CON QUEGLI ATTI EFFERATI LA TUA STESSA APPARTENENZA AL GENERE UMANO.
Eccolo il valore educativo della pena capitale, in ambito classico.
Rendere certo il tuo destino.
Togliere qualsiasi alibi o speranza di farla franca, come avviene attualmente nei nostri Ordinamenti, in cui, dopo il Delitto, gli Avvocati della Difesa si arrampicano sugli specchi, pur di inventarsi una improbabile "impunibilità" per vizio mentale, per "incapacità di intendere e di volere", o durante la successiva vita dell'imputato, per ottenere assurde e ingiustificabili riduzioni della pena, per buona condotta o per benefici quali permessi premio o misure restrittive diverse dal Carcere [ arresti domiciliari].
Tutte misure - a ben vedere - atte a trasformare la vera vittima del reato, chi ha trovato la morte, nell'unico e solo colpevole.
Colpevole in modo definitivo per essersi trovata lì in quel preciso momento. Al posto sbagliato nel momento sbagliato. Colpevole di non essersi potuta difendere.
Mentre all'assassino si garantiscono tutta una serie di scappatoie giuridiche, alla persona uccisa (spesso assassinata "per futili motivi") resta l'incontestabile ruolo di vittima definitiva.
Perchè una donna o un bambino, una volta soppressi, è chiaro che non saranno più in grado di ottenere misure a proprio favore.
Divengono dunque oltre che vittime, colpevoli due volte.
Per assurdo che possa apparire, questi sono "colpevoli " per essere stati assassinati in via definitiva, mentre il vero criminale potrà giocarsi una infinità di carte e mosse processuali, per ottenere ingiustificabili benefici, rispetto alla pena originaria sancita dai Giudici riuniti in una Corte.
Se vi fosse la Pena di Morte per pochi e ben individuabili reati contro la persona, invece, Vittima e Colpevole verrebbero riportate su un piano di assoluta parità.
Nessuna furberia. Nessuna strategia processuale, nessuna abilità del proprio Avvocato potrebbe temperare la durezza della pena ricevuta.
I Romani in realtà, vedevano molto più lontano di noi, miseri e confusi eredi, di tale civiltà.
La pena capitale, secondo loro, aveva un valore di monito e di dissuasione per tutti i potenziali individui che volessero ripetete quegli assassinii abominevoli.
La pena di morte rendeva certa e definitiva la sanzione che una società civile ritiene di erogare per delitti di abnorme efferatezza.
È come se una Società dicesse al singolo individuo: un delitto di questo tipo non lo posso tollerare, per cui non solo ti sopprimo, in quanto hai voluto rinunciare di proposito alla tua natura umana, ma la tua esecuzione servirà per educare altri mille potenziali assassini, che sapranno con immediatezza che macchiandosi di tali delitti, condanneranno sè stessi in modo definitivo.
In due parole, l'effetto finale della Pena di Morte è il seguente: tu se uccidi o abusi un bambino sai fin da subito il destino che ti attende: se ti metti in quelle condizioni sai fin da subito, che per te la pena sarà senza "SE" e senza "MA".
Ed anche questo sarebbe un invidiabile progresso verso quella CERTEZZA DELLA PENA, sempre sbandierata in occasione delle decine di presunte, "RIFORME DELLA GIUSTIZIA" sbandierate dai nostri attuali e patetici politici e governanti
Sono solo spunti di discussione, i miei, riflessioni relative al grado di imbarbarimento raggiunto dal nostro attuale contesto sociale. Pensieri che nascono dal prendere atto che non abbiamo attualmente i mezzi per fronteggiare "la svolta violenta" delle nostre società.
Un fenomeno tipico di questo 21°secolo.
Pensieri che riguardano quell'inferno a cui diamo vita tutti noi, per il semplice fatto di esistere e interagine con "gli altri".
"L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme.
Due modi ci sono per non soffrirne.
Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.
Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio."
ITALO CALVINO, Le città invisibili
(Torino, Einaudi 1972).
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Letture collaterali:
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#riflessioni sul valore educativo e di testimonianza della pena di morte#pensieri#civiltà classica e civiltà moderna
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Sono sempre stato un punto di riferimento per le persone che amo o che ho amato. In un modo o nell'altro sono sempre riuscito ad aiutare, a supportare o semplicemente ad ascoltare. Il problema sorge quando sono io ad aver bisogno di aiuto. Soffro di sintomi depressivi da anni, tornandomi sempre in modo sporadico. Molte persone hanno provato ad aiutarmi in questi momenti e a volte ci sono anche riusciti, ma purtroppo nessuno può darmi ciò di cui ho bisogno. Quando sto così avrei solo bisogno di spegnermi e bloccare qualsiasi pensiero ma è impossibile. Dietro ad una persona sempre allegra, all'apparenza molto forte, in gamba ed intelligente, si nasconde un ragazzino debole che passa le giornate di questi periodi a piangere da solo e a combattere contro se stesso. Il mio unico nemico sono io, non ne ho altri. Mi rifugio in ricordi passati della mia infanzia. Periodi in cui qualsiasi cosa era una scoperta, una cosa nuova. Eravamo un gruppo di amici molto uniti e ci volevamo un bene dell'anima. Passavamo le giornate pensando a come divertirci, costruendo capanne, creando squadre di calcio, inventando giochi che amavamo alla follia. In quei periodi quando guardavamo il cielo, era davvero più blu. L'unica cosa di cui avevamo paura erano i nostri genitori quando tornavamo a casa più tardi o tutti sporchi. Lo so bene che la vita è fatta di queste cose, si cresce, ci si fa una famiglia, si soffre e si ride ed il tempo passa per chiunque. Piano piano si va perdendo tutte quelle cose che amavamo per trovarne delle nuove, ma la nostalgia ti fotte ugualmente. Queste sono delle note sfogo per ricordarmi anche di questi momenti qui, momenti che fanno parte di me e che torneranno sempre.
Grazie per aver letto.
#tristezza#ansia#vita#paura#attacchi di panico#citazioni#frasi tristezza#solitudine#frasi tumblr#citazione tumblr
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Voi non capire io posso parlare di quanto fa cagare sta merda di stivale quanto voglio ma se sento uno straniero farlo É ON SIGHT.
SPECIALMENTE se stanno parlando male del cibo. SPECIALMENTE se sono degli Stati Uniti. SPECIALMENTE se sono venuti come turisti e sono rimasti sorpresi che il posto in cui sono andati non é un parco giochi per loro costruito attorno ai loro bisogni, ma un posto in cui la gente vive.
Possono trash talkare solo gli stranieri che vivono qui perché ormai siamo tutti nella stessa barca
*This poll was submitted to us and we simply posted it so people could vote and discuss their opinions on the matter. If you’d like for us to ask the internet a question for you, feel free to drop the poll of your choice in our inbox and we’ll post them anonymously (for more info, please check our pinned post).
#probabilmente avrei una prospettiva diversa se vivessi in un paese meno turistico#se vedo un altro post su insta di un turista che si lamenta perché nessuno parlava inglese uccido#solo ai Francesi permetto di fare trash talking perché é reciproco#italoposting
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