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A SOLO CELLO OUTSIDE A CHORUS
Una disquisizione sull’introversione alla luce delle festività natalizie appena passate, di una vita di risentimento nei confronti della tirannide estroversa, e di Mercoledì Addams.
Quanto pesa un introverso? Non abbastanza da rompere il ghiaccio.
Oggi è il 2 gennaio e si celebra la giornata mondiale degli introversi. La data non è casuale: ci si è appena lasciati alle spalle i momenti di socialità forzata delle festività natalizie e l’evento più nefasto e inutile tra tutti gli eventi nefasti e inutili nella storia del mondo: l’ultimo dell’anno. Al tg si parla sempre delle vittime dei festeggiamenti per il capodanno, in genere sono quelli che hanno perso un occhio, un orecchio o dita in numero variabile, ma mai delle vere vittime di questa insensata ricorrenza — in realtà di tutte le ricorrenze, a partire dal proprio compleanno: gli introversi.
Perché?
Perché gli introversi sono una categoria di persone negletta, incompresa e oppressa, ancor più dei vegani a un barbecue.
Negletta, poiché in preda al delirio festivo tutti si dimenticano delle nostre antitetiche esigenze di tranquillità;
Incompresa, poiché la nostra necessità di starcene da soli rimane inintelligibile alla maggior parte delle persone;
Oppressa, poiché il nostro diritto alla solitudine è costantemente violato, tra cene, cenoni, aperitivi, compleanni, matrimoni, battesimi, comunioni, cresime, pizzate, raduni aziendali con colleghi che magari per quaranta ore a settimana sogni di tirar sotto con la macchina. Ecco, tutti eventi di cui faremmo volentieri a meno.
Il problema è che il mondo è dominato dalla lobby degli estroversi, i quali, esistendo in percentuale maggiore nella popolazione, prevaricano — tanto per numero quanto per energia — sulla riservata minoranza. Ed è ora di dire basta. Sarebbe da salire sulle barricate e rivendicare i nostri diritti umani e costituzionali, se valesse la pena uscire di casa e rinunciare a vedere un film.
Gli estro, per gli intro, costituiscono il loro unico, e letale, predatore. Se ne stanno lì, in agguato nell’ombra dei gruppi Whatsapp e all’improvviso ci aggrediscono con gli inviti più disparati e le proposte più improbabili: il nuovo ristorante che fa la pizza solo con le farine macinate nei giorni dispari dai monaci cistercensi di Scurcola Marsicana, che devono assolutamente provare; il vernissage dell’artista polacco minimalista morto suicida, quadri venduti due; la conferenza del filosofo che ha teorizzato l’essenza ontologica del fritto misto. E, a seconda del periodo dell’anno in cui ci si trova, con la precisione di un pesce arciere se ne escono con la più perniciosa e molesta delle domande nella storia dell’umanità: “Cosa facciamo a capodanno?” e “Cosa facciamo a ferragosto?”.
In effetti, si può tranquillamente affermare che introversi ed estroversi sono nemici per natura, come gli Inglesi e gli Scozzesi, o i Gallesi e gli Scozzesi, o i Giapponesi e gli Scozzesi o gli Scozzesi e altri Scozzesi! Dannati scozzesi, hanno distrutto la Scozia!
Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte, o se non vengo per niente?
È facile riconoscere un introverso a una festa: è quello che è rimasto a casa.
Seee, magari. Il più delle volte è quello che sperava di riuscire a rimanere a casa.
Esistono due motivi per cui l’introverso si convince, non senza strepiti e lamentele, ad abbandonare lo stato di quiete della materia per andare alla festa, alla cena, all’aperitivo: 1) senso di colpa (“Sono stati carini ad invitarmi, in fin dei conti mi dispiace dargli buca”); 2) un'effettiva esigenza di socialità. E non necessariamente la prima ragione è un motore più performante della seconda, solo ricorre statisticamente più spesso.
E non dico che ci va e se ne pente (io, per esempio, non lo faccio), perché anche l’introverso è felice di passare del tempo con gli amici (sia messo a verbale!): soltanto, esaurito il momento conviviale, l’introverso deve (come un pesce deve stare nell’acqua) tornare a rintanarsi nel suo bozzolo per ricaricare le batterie mentali. Di solito anche per lunghi periodi di tempo, il problema è che per introversi ed estroversi il tempo scorre diversamente, come in Interstellar, ecco perché il successivo invito arriva sempre “troppo presto” per gli uni e “troppo tardi” per gli altri. La compagnia della sua ristretta e selezionata cerchia, a cui ovviamente vuol bene, all’introverso non è sgradevole (si verbalizzi anche questo), gli è soltanto — nel lungo periodo —psicologicamente dispendiosa.
The most interesting plants grow in the shades.
Che sia per leggere un libro, guardare un film o una serie, giocare ai videogiochi, fare una passeggiata nella natura o anche solo starsene immobile a contemplare gli oscuri recessi dell’animo umano, la solitudine è un presupposto fondamentale del benessere psico-fisico della persona introversa, è qualcosa di fertile e nutriente. Perché se l’estroverso trae la sua energia dallo stare con gli altri, l’introverso al contrario la trae proprio dall’isolamento. Il che non significa — checché ne dica il linguaggio violento e offensivo dell’egemonia estroversa — essere disadattati, completamente asociali, scorbutici, privi di autostima e di sicurezza, incapaci di rapportarsi con gli altri o di stringere relazioni significative.
La lobby estroversa, con la sua visione compagnona e schiamazzante della vita, ha plasmato il mondo a sua immagine e somiglianza, un mondo in cui gli espansivi vengono incentivati e i riservati additati, fin dalla scuola. Com’è che nel linguaggio dei media il serial killer è sempre un “lupo solitario” e la vittima il pilastro portante della comunità? Mo’ mi volete dire che non è mai esistito un serial killer estroverso? Esigo di parlare col mio criminologo.
Ciò si riflette anche nell’arte: i film e le serie sono pieni di protagonisti che frequentano i più variegati ritrovi sociali, che escono e fraternizzano tutto il tempo, in cui la loro casa è un porto di mare di cui tutti hanno le chiavi (i danni che ha fatto Friends in questo senso sono incalcolabili); il personaggio timido invece è sempre quello sfigato che deve superare il suo “problema” e imparare a essere espansivo, perché la propaganda estroversa votata al dominio mondiale (e sicuramente collusa con la lobby dei baristi), cerca da sempre di convincere le persone che la vera felicità risieda nella socialità. Un sofisma bell’e buono.
Great job, everyone. The reception will be held in each of our individual houses, alone.
Andando a ritroso dalla recente serie Netflix Wednesday, devo arrivare fino a Parks & Recreation (terminata nel 2015), per trovare un personaggio introverso appagato e felice, che non sente il bisogno di cambiare, né cercano di convincerlo a doverlo fare, perché essere introversi non equivale a essere difettosi.
Prima di Mercoledì (che non sostituisce ma si aggiunge), Ron Swanson è stato il mio faro, il mio mentore: tutto ciò che so sul farmi i fatti miei l’ho imparato da lui.
I do like stabbing. The social part, not so much.
Nel gustoso libro Introfada di Hamja Ahsan (ADD Editore, 2019, trad. Piernicola D’Ortona), Mercoledì Addams è inserita, insieme a Rosa Parks, Emily Dickinson, Blaise Pascal e Lisa Simpson, tra gli “antesignani dei Militanti Introversi che sono ormai icone della resistenza”.
Mercoledì è un personaggio sovversivo (Ahsan direbbe “introvversivo”): ribalta, nel suo micromondo, l’ordine costituito dalla lobby estroversa; rende nota fin da subito la sua esigenza di solitudine e fa sì che gli altri si adeguino, anziché viceversa. Il che è abbastanza rivoluzionario. Il suo arco di trasformazione (che culmina nell’abbraccio a Enid nel season finale, dopo essersene sempre sottratta) nulla ha a che vedere con la sua introversione intesa come tratto (sano) della personalità (che, appunto, non va cambiato perché non è un difetto), quanto piuttosto con la sua ostinazione a voler tenere fuori gli altri dalla propria vita, con la convinzione di bastare a se stessa in tutto e per tutto, e che le emozioni equivalgano a debolezza.
Questo tipo di solitudine, infatti, va ben oltre il legittimo desiderio di svicolare dai raduni sociali e lo stare bene per conto proprio: quando Enid la costringe a confrontarcisi, ecco che Mercoledì capisce per la prima volta che si tratta di due situazioni diverse, di cui una dannosa, perfino per lei.
You want to be alone, Wednesday? Be alone.
È innegabile, infatti, che a Mercoledì, come a tutti gli introversi, piaccia stare da sola — di più: abbia bisogno di stare da sola. Quello che invece non le piace, e prima di conoscere Enid non aveva mai avuto modo di rendersene conto, è il sentirsi sola. Che è tutta un’altra storia. Di base, è la differenza che corre tra “alone” e “lonely”. Il primo termine rappresenta la condizione, neutra (positiva per l’introverso), di trovarsi da soli senza gente intorno, ma nel momento in cui quella neutralità si corrompe, ecco allora che si è “lonely”, parola che descrive il sentimento negativo di infelicità e sofferenza che si prova a causa della mancanza, nella propria vita, di amicizie o persone importanti.
Listen, people like me and you, we’re different. We’re original thinkers, intrepid outliers in this vast cesspool of adolescence. We don’t need these inane rites of passage to validate who we are.
Per quanto abbia stretto legami significativi (Enid ed Eugene, così come Mano, e a modo suo è protettiva verso il fratello Pugsley), per quanto partecipi ad attività di gruppo (la Coppa Poe, sebbene mossa unicamente dal desiderio di umiliare Bianca, la studentessa che si stava delineando come sua nemesi, e non da quello di socializzazione; il Rave’n, anche se solo a seguito dell’inganno di Mano), per quanto interagisca con una varietà di persone e figure istituzionali (gli altri studenti, la preside, i professori, il sindaco, lo sceriffo, la psicologa) e per quanto abbia perfino partecipato al ballo studentesco, in ogni caso i bisogni di Mercoledì e la sua visione del mondo sono quelli di una persona introversa, e lei riesce sempre a essere fedele a se stessa.
In che modo? Innanzitutto, come a suo tempo Ron Swanson, con l’essere trasparente e onesta (verso lei e verso gli altri) al riguardo. Già per questo, Mercoledì dovrebbe essere assunta a guru spirituale di tutti gli introversi del mondo che si lasciano aggrovigliare le viscere dal senso di colpa derivante unicamente dall’idea di inadeguatezza di essere se stessi inculcata dalla lobby estroversa.
Se le viene chiesto di partecipare a qualche attività sociale, Mercoledì non accampa scuse farlocche adducendo altri precedenti, ma fantomatici, impegni improrogabili. Questo perché Mercoledì sa che il suo bisogno di restare per conto suo a fare i fatti suoi, qualsiasi essi siano, è dignitoso tanto quanto il bisogno dell'estroverso di stare in compagnia. Tanto quanto. Non di più, è ovvio, ma certamente neanche di meno.
Di solito, l’introverso ha difficoltà a dire no secco quando quel no secco origina dal suo bisogno di solitudine, e per questo si inventa giustificazioni che l’estroverso possa comprendere (qualcosa per cui a parti invertite anche lui si comporterebbe alla stessa maniera): "No, ho appuntamento in banca"; "No, devo studiare che fra tre giorni ho l'esame"; "No, ho già una cena"; "No, mi hanno cambiato il turno". Teme, l'introverso, che se dicesse di voler restare a casa per conto suo a fare le cose sue — leggere, vedere una serie o, nel caso mio e anche di Mercoledì — a scrivere, la verità verrebbe percepita dall’estroverso che ha esteso l’invito come una mancanza di rispetto (dopotutto, pensa l'estroverso, si tratta di attività che saranno sempre lì ad attenderlo, le può fare un'altra volta) (è ovvio che siano tutte cose che possono essere fatte un’altra volta, il punto è un altro: che l’introverso aveva necessità di farle proprio in quel momento). E l’introverso, che non vuole ferire l’altro, delegittima il suo bisogno di solitudine e ingiustamente lo fa recedere dinnanzi a quello di socialità degli altri, che la società stessa considera e impone come preminente.
Non voleva mancare di rispetto, ma alla fine — inventando scuse e conseguentemente togliendo dignità ai suoi bisogni — ne manca a se stesso.
Perché di base, la paura dell’introverso è la possibilità che l’alone si corrompa in lonely, vedere gli amici fare i bagagli, e ritrovarsi come Mercoledì in posizione fetale a rimuginare su quanto quella solitudine lì faccia, in effetti, molto molto schifo.
You are the reason I understand how imperative it is that I never lose sight of myself.
Come ogni introverso che sia mai esistito e che aveva stabilito dei piani per fare le cose sue e poi se li è visti stravolgere dalla tirannide della socialità, anche Mercoledì, incastrata col Rave’n, deve rinunciare ad appostarsi nella grotta per beccare il mostro a cui sta dando la caccia. Ma la sequenza più memorabile di tutta la serie (ormai il computo del tempo si divide in prima e dopo il suo ballo sulle note di Goo Goo Muck dei Cramps) è anche un proclama potentissimo di individualità espresso nella cornice di assoluto conformismo delineata dall’ordine costituito dell’estroversonormatività.
Il dress code prevede bianco, lei è vestita di nero; il suo ballo è strano, originale e dissonante rispetto al solito dimenarsi (come se ti scappasse la pipì e il bagno è occupato) di tutti gli altri. La personalità estroversa, infatti, tende maggiormente a uniformarsi al gruppo e a adattarsi alle circostanze rispetto a quella introversa, che invece, distanziandosi dal mondo esterno e ripiegandosi su se stessa, è molto più in sintonia con la propria singolarità.
Anytime I grow nauseous at the sight of a rainbow or hear a pop song that makes my ears bleed, I’ll think of you.
Ora, come Ron Swanson ha a che fare con Leslie Knope, un concentrato di ottimismo, iniziative, stimoli e attività di gruppo, così Mercoledì ha Enid Sinclair, che di Leslie è la versione licantropa.
Mercoledì ed Enid, nuvola di tempesta una e raggio di sole l’altra, non potrebbero essere più antitetiche: sempre in nero la prima, coloratissima la seconda; l’una con una visione assolutamente cinica e disillusa del mondo e uno spiccato gusto per il macabro, l’altra ottimista, spensierata ed euforica. E, ovviamente, Mercoledì campionessa di introversione come Enid lo è di estroversione.
Because we work. We shouldn’t, but we do. It’s like some sort of weird, friendship anomaly.
E però funzionano. Funzionano perché entrambe comprendono le loro rispettive esigenze.
Enid rispetta il desiderio di Mercoledì di non essere abbracciata; non questiona la risposta di Mercoledì di voler passare il tempo a scrivere anziché andare alla pizzata (se invece avesse detto “Eddai, su, scriverai un’altra volta” sarebbe finita sul libro nero della compagna di stanza per direttissima, e a ragione); al tifo indiavolato sugli spalti le propone l’alternativa più coerente del “lanciare occhiatacce angoscianti”; la sciarpa-cappuccio che le regala è nera e non rosa come la sua; quando le estende l’invito delle altre del dormitorio a passare un po’ di tempo insieme alla luce della vittoria della Coppa Poe, non l’assilla per farla venire e le lascia la facoltà di decidere in autonomia in base a ciò che è meglio per lei. L’abbraccio ricambiato del season finale è espressione della volontà non coartata di Mercoledì, e nasce proprio, tra le altre cose, anche da questo atteggiamento di non imposizione.
Dal canto suo, Mercoledì sposta la bacheca con le foto dei delitti del mostro dalla loro camera al capanno delle api, perché Enid si sentiva a disagio a vedere arti smembrati e organi sparsi; quando Enid si ritrasferisce nella loro stanza dopo il litigio, Mercoledì non le fa usare il nastro adesivo per dividere a metà le loro rispettive zone, così rendendo meno netti i confini tra la socialità dell’amica e la sua riservatezza; all’invito per i festeggiamenti non le spara un no secco ma un conciliante “Ci penserò” (e vi assicuro che è roba grossa).
E quando Mercoledì ne ricambia l’abbraccio, quel gesto contemporaneamente piccolo ed enorme al tempo stesso (consente, ma non ricambia, nemmeno quelli di Pugsley — e Morticia stessa, conoscendo e rispettando i confini posti dalla figlia, si limita a sfiorarla appena) è la sintesi di un processo dialettico innescato dalla loro prima scena nell’episodio pilota: così come Enid ha sempre rinunciato al proprio bisogno di contatto fisico per rispettare l’opposta esigenza di Mercoledì, così Mercoledì rinuncia al proprio bisogno di mantenere una materiale distanza tra le persone per soddisfare la necessità emotiva dell’altra.
Nella serie, Mercoledì è costantemente spinta al di fuori della sua comfort zone. Tuttavia Enid, nei limiti di quanto le è possibile, cerca sempre di fare in modo che resti a suo agio in una situazione che, di base, per Mercoledì è di disagio.
Being your friend should come with a warning label.
Maneggiare un introverso è complicato: siamo proiettati all’interno, siamo riflessivi, preferiamo la comunicazione scritta a quella parlata (io, giuro, non ho mai inviato un vocale in vita mia) perché ci consente una maggiore ponderazione, e abbiamo bisogno dei nostri tempi per processare le istanze di socialità che vengono da fuori. A volte acconsentiamo, altre volte no (con tutti i dubbi, i dilemmi e i tormenti che ne conseguono: sia che diciamo la verità — capiranno le nostre esigenze?, sia che inventiamo una balla — e se ci sgamano?, è una situazione in cui davvero non si vince). E quello che spesso è percepito come egoismo, in realtà è solo autoconservazione.
Il modo migliore per trattare un estroverso è di non stargli addosso e di lasciargli spazio di manovra: perché ancor prima che l'estroverso finisca di formulare una proposta social, anche fosse un’apparentemente innocua serata di giochi da tavolo (che innocua non è mai: comporta comunque un notevole dispendio di energie mentali e forse proprio in quel momento l'introverso sta viaggiando con la spia della riserva accesa), il nostro cervello avrà già elaborato almeno otto diversi piani di fuga che neanche Matteo Messina Denaro, e scuse che neanche Berlusconi quando si avvicina la data di un’udienza in tribunale. Poi, oh, se poco poco Jenna Ortega per questo ruolo vince davvero il Golden Globe e mi dicono di andare in piazza con le vuvuzelas a festeggiare come un molesto (ed estroverso, direi molesto perché estroverso) tifoso del pallone qualsiasi, allora il tempo di mettermi le scarpe e arrivo, ma questo è proprio un caso limite.
Subito dopo i piani di fuga, il cervello dell’introverso elaborerà tutti i pro (in genere pochi, ma per onestà intellettuale li valuta comunque) e i contro (di solito molti di più) che quell’occasione di socialità gli comporterebbe, e infine gli passeranno davanti fracchi di scenari apocalittici innescati dall’eventualità di un suo “no”: dall’incrinatura irrimediabile dell’amicizia fino a una possibile strafexpedition di un commando armato (ma moriremmo contenti di aver dimostrato che esistono i sociopatici anche tra le file degli estroversi, checché ne dicano i giornalisti).
Ora, va detto che il più delle volte questi scenari tragici sono solo nella nostra testa, ma l’introverso, per la sua natura rimuginatoria tendente a ingigantire ogni questione, quasi sempre difetta degli strumenti per comprenderlo. L’unica sua speranza di campare abbastanza sereno è di essere fortunato abbastanza da avere delle Enid tra le sue amicizie.
Io, per fortuna, ce le ho. E in questo mondo estroversonormativo poco non è.
E intanto che mi godo la meritata calma dopo la tempesta natalizia, sperando che duri almeno fino a Pasqua ferragosto Natale prossimo, introversi di tutto il mondo, uniamoci!
Ognuno a casa sua.
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Caro Fede,
Tanti auguri di buon compleanno e ti dico subito che ti voglio un mondo di bene.
Questo è il mio momento preferito lo sai: mettermi seduta e scrivere quello che non dico a voce perché non so esprimermi, perché non trovo l’occasione giusta, il coraggio e le parole migliori.
Vorrei dirti un sacco di cose belle perché è il tuo compleanno e perché bisogna dire sempre le cose belle che si pensano di un’altra persona anche se ahimè non lo faccio spesso io…solo quando scrivo e sono “costretta” a riflettere e dire ciò che penso senza troppi freni.
Innanzitutto vorrei dirti quanto sia fiera di te per tutto quello che sei riuscito a fare e che stai facendo, per il coraggio di metterti sempre in gioco, per la tua estroversione, per il tuo senso dell’umorismo, per la tua immensa pazienza e il buon cuore che metti sempre in tutto quello che fai.
Ti ammiro veramente per tutte queste meravigliose qualità e riconosco il tuo essere superiore rispetto a me in questo. Se sono qui accanto a te è perché ho profonda stima di te per queste e altre tue mille sfaccettature (oltre che per l’amore chiaro).
Sei la persona a cui mi sento legata più di chiunque altro, mi sento capita, mi sento apprezzata e amata.
Mi sento male all’idea di perdere una persona come te.
Mi spaventa l’idea di andarmene per un anno senza di te che sei la mia àncora dal giorno in cui ci siamo trovati, ma ho bisogno di farlo perché è così che si diventa grandi. So che non è facile essere la mia àncora.
So di non essere una persona senza difetti e facile con tutte le mie spine e i miei buchi neri, a volte impossibili da comprendere. In alcuni momenti non mi capisco neanche io. Però ogni tanto mi sembra che tu riesca a capirmi più di quanto riesca a farlo io e mi sorprende perché non credo ci siano tante persone che riescano a capirmi, a comprendere i miei momenti bui, il mio umorismo e i miei sorrisi che a volte non lo sono.
Recentemente su Instagram ho letto un post che diceva “Qual è la persona con cui hai condiviso i momenti migliori della tua vita?”. E ti giuro che io mi sono sforzata di pensare a un’altra persona che non fossi tu ma non ce la facevo proprio. Ora non voglio dire che i bei ricordi sono solo con te perché sarei un’ipocrita ma se randomizzando chiudessi gli occhi e pensassi a dei momenti belli della mia vita, sicuramente per la maggior parte di questi ci sei tu nell’immagine nella mia testa. Perché è così che mi succede, soprattutto la sera quando vado a letto. Appena ho pensato a questa cosa non ti nascondo che ho provato dell’amarezza nel pensare che i ricordi più belli ce li avessi con il mio ex ragazzo, però poi ho pensato a quello che mi dice sempre Franci M. ovvero che bisogna essere grati di quello che c’è stato perché non è detto che nella vita tutti possono provare questo tipo di amore che noi abbiamo provato, a non tutti è concesso e non tutti riescono a trovarlo e io e te siamo fortunati e siamo ancora più fortunati degli altri perché siamo qui ora.
Ti regalo alcuni miei ricordi.
Leuven, il sole e il parco, Batman.
Bruges, Gent e il ristorante marocchino ad Anversa.
La quarantena e il campo da golf.
Lisbona, io e te su un motorino a Cascais.
Viareggio, Puccini, io e te sulla ciclabile che andiamo a prenderci una granita.
Sardegna mentre ti guardo uscire dall’acqua entusiasta del tuo snorkeling prima di andare a fare la passeggiata sulla costa fino a Santa Margherita.
Io e te sul Porsche con il vento tra i capelli.
Io, te e Ginevra sul bagnasciuga che ci abbraccia perché giochiamo con lei.
Ne avrei milioni e so che stasera quando andrò a letto e chiuderò gli occhi me ne verranno in mente altri e per 3 secondi proverò una sensazione bellissima che non so spiegarti proprio bene: è come se mi si gonfiasse il petto ma allo stesso tempo mi si stringesse il cuore. Io sono veramente grata. Immensamente grata perché mi è stata concessa una cosa così bella.
Se devo essere sincera pensavo che la nostra relazione sarebbe stata una funzione esponenziale crescente ma a quanto pare le relazioni non sono come la matematica e le cose non sono così “lineari” e forse la nostra equazione è un po’ più complicata di una semplice y = 2^x . Fa niente Fede alla fine sapremo quale sarà la nostra equazione e sarà tutto più chiaro.
Con amore,
Tua Ema/Tati/Bubu.
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Nell'ultimo decennio, ho assistito a una leadership inefficace e tossica.
Ci sono state diverse discussioni sulla leadership e sulla necessità di svilupparla.
Ci sono un sacco di libri. Video tutorial. Corsi.
Perché esiste ancora una leadership inefficace e tossica?
Diamo un'occhiata al mio suggerimento.
Credo che ogni azienda dovrebbe implementare un test distintivo per i leader prima di assumerli.
Il modello dei Big Five è particolarmente appropriato perché è un modello di tratto della personalità piuttosto che un modello di tipo.
È un metodo valido e basato sull'evidenza per comprendere la personalità che mette alla prova i seguenti tratti:
💫Apertura
Le persone con un'elevata apertura tendono ad essere creative, avventurose e intellettuali. A loro piace sperimentare idee e scoprire nuove esperienze.
Le persone con una bassa apertura tendono ad essere pratiche, tradizionali e concentrate sul concreto.
💫Conscientiousness
Quelli con un'elevata coscienziosità sono organizzati e determinati, e sono disposti a rinunciare alla gratificazione immediata per raggiungere obiettivi a lungo termine.
Coloro che ottengono un punteggio basso in questa caratteristica sono impulsivi e si distraggono facilmente.
💫Estroversione
Gli estroversi interagiscono attivamente con gli altri per ottenere amicizia, ammirazione, potere, status ed eccitazione.
Gli introversi, d'altra parte, conservano le loro energie e lavorano meno duramente per ottenere questi benefici sociali.
💫Gradevolezza
Le persone con un alto livello di empatia amano servire e prendersi cura degli altri.
Le persone con una bassa gradevolezza tendono ad avere meno empatia e danno priorità alle proprie preoccupazioni rispetto agli altri.
💫Nevroticismo
Le persone con un alto livello di nevroticismo hanno maggiori probabilità di reagire negativamente alle situazioni.
I punteggi bassi di nevroticismo sono più propensi a respingere la negatività e ad andare avanti.
Gli individui sono in genere descritti come aventi livelli alti, medi o bassi dei cinque tratti della personalità.
Per avere un quadro completo di un individuo che utilizza il modello Big Five, è necessario sapere come si posizionano in ciascuna delle cinque dimensioni.
Spero che queste informazioni vi siano utili.
Quali altri suggerimenti intriganti daresti per prevenire la leadership tossica?
༻leadership
༻personaldevelopment
༻personalgrowth
༻business
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Sapete, oggi è stata una giornata davvero estenuante. È iniziata con una tranquilla passeggiata per le vie del centro con una mia amica e poi, la classica domanda d’aggiornamento sulla situazione sentimentale. Sono un’attrice, è vero, potreste pensare ad una donna dalla spigliata estroversione invece sono piuttosto riservata. Tuttavia, questa volta, probabilmente data la gioia che mi arrecca l’argomento, ho lasciato un’ora d’aria alle parole. Le ho raccontato di questa persona, tanto gentile e affabile che mi lusinga ad ogni uscita, e lei, con fare alquanto acerbo si è pronunciata così: “penso di aver capito di chi parli, sai, anche le città sono paesi e, se posso permettermi, ti consiglio di stare alla larga da certi damerini.”
Quanta boria, che si ridimensionino.
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Domande 57, 89 e 99 della serie di domande condivise nei giorni scorsi? Basta anche solo una 🙈
57. Associa timidezza, insicurezza, estroversione, autostima per come senti ti appartengano.
Mi reputo abbastanza timida ma allo stesso tempo estroversa quando riesco a entrare in confidenza con determinate persone; la mia autostima vacilla decisamente a periodi e lo stesso vale per l'insicurezza.
89. Discoteca o falò sulla spiaggia?
Discoteca, a ballareee
99. Qualcosa che ti rilassa.
Guardare una serie tv,leggere un libro,fare un bagno o una doccia calda
Grazie per le domande ✨
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Ceccano, al Festival Francesco Alviti l'epopea del pianoforte, Chopin, Liszt, Rachmaninoff con Riccardo Tiberia, lunedì 17, ore 21,30
Rachmaninoff, Chopin, Liszt: il grande pianismo romantico arriva al Festival Francesco Alviti che il 17 giugno, lunedì, alle 21,30 in Piazza S. Giovanni a Ceccano proporrà il recital pianistico di Riccardo Tiberia, già organista affermato, che ora si cimenta con i grandi autori per pianoforte, in una serata il cui titolo è Intimità ed estroversione nel Romanticismo, il periodo che segna la…
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L'intelligenza artificiale supera il Test di Turing: cosa significa?
L'intelligenza artificiale, o meglio ChatGPT-4, ha superato il Test di Turing. E' la prima volta che ciò avviene. Lo scorso anno, infatti, era stata la volta di ChatGPT-3 che non si era dimostrata all'altezza. Nonostante non pochi studiosi sostengano che il test sia obsoleto, la lezione lasciata dal grande matematico britannico resta ancora oggi insuperata. Cos'è il Test di Turing Il Test di Turing è un metodo di analisi per stabilire se una macchina abbia un comportamento intelligente. Se sia in grado, cioè, di ragionare al pari di un essere umano. Fu inventato da Alan Turing che lo illustrò in un articolo, apparto nel 1950 sulla rivista Mind, dal titolo "Computing machinery and intelligence". Matematico, crittografo e filosofo britannico Turing è stata una delle menti più brillanti del XX secolo ed è considerato a pieno diritto il padre dell'informatica e dell'intelligenza artificiale, concetti da lui teorizzati già negli anni Trenta. E' a lui che, infatti, dobbiamo il concetto di algoritmo. Nel corso del tempo, il test ha subito diversi cambiamenti dovuti anche a un diverso modo di intendere l'intelligenza artificiale e oggi non sono pochi coloro che ritengono il test obsoleto. La ricerca dell'Università di Stanford A ritenerlo ancora un punto di riferimento importante sono i ricercatori coordinati da Matthew Jackson dell'Università di Stanford che hanno voluto condurre un esperimento su ChatGPT, il software di OpenAI. Come illustrato nell'articolo pubblicato sulla rivista PNAS, gli studiosi hanno confrontato le risposte fornite dai chatbot ChatGPT-3 e ChatGPT-4 a domande di tipo comportamentale ed etico con altrettante provenienti da 100.000 individui provenienti da 52 persone di diverse nazionalità. Poiché l’intelligenza artificiale interagisce con gli esseri umani in una gamma sempre maggiore di compiti, è importante capire come si comporta. Poiché gran parte della programmazione dell’intelligenza artificiale è proprietaria, è essenziale sviluppare metodi per valutare l’intelligenza artificiale osservandone i comportamentiUn estratto dall'articolo degli studiosi di Stanford pubblicato su PNAS Lo strumento valutativo è stato un tradizionale sondaggio psicologico Big-5 che misura, appunto, 5 tratti di personalità: - openness (apertura mentale): indica la ricezione dei cambiamenti e di nuove esperienze; - conscientiousness (coscienziosità): misura l'autodisciplina, l'autocontrollo e la capacità di raggiungere gli obiettivi; - extraversion (estroversione): valuta la disponibilità a esprimere emozioni e pensieri; - agreeableness (gradevolezza): riguarda la cortesia e la cooperatività o l'ostilità e l'indifferenza; - neuroticism (nevroticismo): misura la stabilità emotiva, cioè la gestione degli stimoli esterni, dello stress e delle minacce percepite. Come hanno risposto i chatbot di intelligenza artificiale al Test di Turing Gli studiosi hanno somministrato a ChatGPT-3 e ChatGPT-4 test e giochi su argomenti di etica ed economia. Le macchine sono state chiamate a prendere decisioni di fronte a giochi e paradossi che simulano situazioni reali. ChatGPT-4 ha pienamente superato il test su 4 punti mentre sul quinto, la gradevolezza, ha lasciato leggeri margini di incertezza. In parole semplici, la macchina ha assunto comportamenti sovrapponibili a quelli umani sull'apertura mentale, la coscienziosità, l'estroversione e il nevroticismo. Per quanto attiene al quinto punto, la gradevolezza, ha mostrato un'innaturale tendenza alla cooperazione che risponde, per lo più, a una necessità di evitare i conflitti. La macchina, cioè, ha prediletto comportamenti che evitavano situazioni di svantaggio tra sé e il proprio partner. Come Alan Turing aveva previsto fosse inevitabile, l’intelligenza artificiale moderna è arrivata al punto di emulare gli esseri umani: tenere conversazioni, fornire consigli, scrivere poesie e dimostrare teoremiUn estratto dall'articolo degli studiosi di Stanford pubblicato su PNAS Emulare: è questo il nucleo delle teorie di Turing. Per quanto gli algoritmi possano evolversi Turing sosteneva che le macchine appariranno sempre come "pappagalli ammaestrati" e non come esseri intelligenti in grado di pensare. In copertina foto di Franz Bachinger da Pixabay Read the full article
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Tratti delle personalità e rischio di demenza senile: la coscenziosità (e saggezza) fa da fattore protettivo?
Studi precedenti hanno cercato di stabilire correlazioni tra tratti della personalità e demenza, ma queste erano per lo più piccole e rappresentavano solo popolazioni specifiche. Secondo una nuova analisi condotta da ricercatori dell’Università della California, Davis e della Northwestern University, le persone con tratti della personalità come coscienziosità, estroversione e affetto positivo…
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#benessere mentale#benessere psicologico#caregiver#declino cognitivo#demenza senile#fattore di rischio#impatto sociale#personality trait
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Magari era pure giusto non accettasse alcuni atteggiamenti, come la gelosia, o gli attacchi di rabbia. Senza "Magari". Perché avrebbe dovuto? Nemmeno io li avrei tollerati, e non li tolleravo. Ma lui storceva il naso pure di fronte al bene: vede e vedeva con sospetto la mia solarità, la mia estroversione, o il fatto di parlare di sentimenti tanto apertamente. Si traducevano rispettivamente in lascivia, maliziosità e superficialità/ostentazione. La mia libertà, tanto faticosamente scoperta e costruita. Vista come una minaccia, una carota per attrarre ronzini eccitati. Un'arma di seduzione, un'arma contro progettualità comuni e future. Una coltellata nel petto questo sentenza. E poi m'ha lasciata, perché l'erasmus era troppo per lui. E' semplicemente ridicolo. Rileggendomi muoio di vergogna. Sembra assurdo accettare tutto questo, giustificarlo. Nel 2023. Come ha potuto arrivare a questo?
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Milano: Palazzo Marino in Musica, domenica concerto dedicato a Clara Wieck e Robert Schumann.
Milano: Palazzo Marino in Musica, domenica concerto dedicato a Clara Wieck e Robert Schumann. Prosegue la XII edizione di Palazzo Marino in Musica, quest’anno dedicata al tema dell’identità. Appuntamento domenica 4 giugno, alle ore 11 in Sala Alessi, con la giovane pianista Costanza Principe protagonista di un concerto dedicato a Clara Wieck e Robert Schumann. Clara, enfant prodige del pianoforte, è stata una grandissima concertista suonando, tra gli altri, per Goethe, Paganini e Liszt; una delle poche donne strumentiste, conosciute e amate all’epoca. Non fu solo pianista ma anche compositrice e in questo concerto saranno eseguiti alcuni dei suoi brani. Robert, artista nel quale identità, follia e composizione hanno trovato casa. La malattia mentale ha sempre accompagnato la sua vita, fin dalla giovane età, alternando nella sua esistenza momenti di lucidità a momenti di nebbia totale. Ma tutto questo quanto ha “giovato” alla sua creatività? Quanto ha inciso nella costruzione della sua stessa identità come uomo e come artista? Il percorso musicale che Costanza Principe ci propone tiene conto di questa ambiguità: il programma alterna fuoco e travolgente estroversione a riflessione e timido candore. Nata in una famiglia di musicisti, Costanza Principe ha iniziato ad esibirsi in pubblico a soli sette anni. Nel 2010 si è diplomata con il massimo dei voti, lode e menzione presso il Conservatorio “G. Verdi” di Milano con Vincenzo Balzani; ha poi conseguito a pieni voti il Bachelor of Music (2015) e il Master of Arts (2017) presso la Royal Academy of Music di Londra, sotto la guida di Christopher Elton. Nel 2020 si è poi diplomata con il massimo dei voti presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia nella classe di Benedetto Lupo. Al debutto con l’orchestra a quindici anni sotto la direzione di Aldo Ceccato, sono seguite collaborazioni con numerose orchestre italiane e internazionali. Il suo disco di debutto, dedicato a Schumann, è uscito nel 2022 per l’etichetta Piano Classics. I biglietti d’ingresso per il concerto sono gratuiti con prenotazione: a partire da giovedì 1° giugno alle ore 10 è possibile prenotarli online sul sito oppure ritirare quelli cartacei disponibili presso la biglietteria delle Gallerie d’Italia – Piazza Scala in piazza della Scala 6.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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La preferenza EI
Come si è visto, la preferenza per l'atteggiamento estroverso è la base di un comportamento che parte sempre dalla situazione esterna. Al contrario - ci ricorda IBM - l'introverso parte dalle idee, dai concetti, che derivano dagli archetipi junghiani. Gli archetipi sono gli universali, le forme del pensiero, ciò che unifica e conferisce significato ai fatti della vita e alla loro opprimente (per l'introverso, l'estroverso invece ne gioisce) molteplicità.
Così l'introverso è più a suo agio nelle situazioni esterne che riconosce perché corrispondono a un'idea o a un concetto familiare, diversamente la situazione stessa potrà sembrargli poco importante, irrilevante e facilmente vi si perderà.
Proprio perché la sua azione parte dalle idee, per l'introverso è importante studiare e classificare la situazione prima di agire; di qui quelle caratteristiche pause che spesso gli estroversi classificano erroneamente come esitazioni.
I vantaggi di partire dalle situazioni esterne sono ovvi nella nostra società, dove - come notava anche Jung - il punto di vista estroverso domina. I tipi estroversi, del resto, sono considerati più alla mano e facilmente comprensibili dagli altri, mentre gli introversi fanno fatica a capirsi persino tra di loro. Così gli introversi devono faticosamente adattarsi al mondo esterno, cosa che possono riuscire a fare anche bene attraverso una funzione ausiliaria adeguatamente differenziata fino a giungere in alcuni casi a sviluppare un'efficace abilità di estroversione, ma senza mai cercare di diventare estroversi.
Un vantaggio degli introversi è la loro coerenza interna, che li porta a non essere dipendenti dalla momentanea situazione esterna. Come aveva già notato Jung, inoltre, mentre gli estroversi tendono ad ampliare la sfera lavorativa e a presentare i risultati del loro lavoro presto (e spesso) al mondo, gli introversi preferiscono sempre approfondire, sono riluttanti a definire concluso un lavoro e a pubblicizzarlo e quando lo fanno tendono a fornire solo le conclusioni, omettendo i dettagli. In ciò possono trarre vantaggio dal fatto di essere relativamente indifferenti all'assenza di incoraggiamenti, mente gli estroversi tendono a dipendere maggiormente dal giudizio degli altri sulla qualità del loro lavoro.
Infine, gli estroversi hanno certamente una maggiore saggezza sulle cose del mondo e un migliore senso pratico e delle convenienze, mente gli introversi hanno un vantaggio relativo nel mondo del non detto, sono più prossimi alle verità universali.
Le due preferenze a confronto
E: azione prima del pensiero - I: pensiero prima dell'azione
E: comprende la vita dopo averla vissuta - I: vive la vita dopo averla compresa
E: atteggiamento rilassato e fiducioso; si aspetta acque poco profonde ed è pronto a tuffarsi in esperienze nuove e mai provate - I: atteggiamento riservato e inquisitivo; si aspetta acque profonde e attende di prendere le misure davanti a esperienze nuove e mai provate
E: mente rivolta all'esterno, interesse e attenzione che seguono ciò che accade, in particolare nelle immediate vicinanze; il suo mondo reale è il mondo esterno della persone e delle cose - I: mente rivolta all'interno, spesso inconsapevole di ciò che sta accadendo al di fuori, interesse e attenzione assorbiti dagli eventi interni; il suo mondo reale è il mondo interno delle idee e dei concetti
E: il genio civilizzatore, l'uomo dell'azione e dei risultati pratici che va dal fare al considerare e di nuovo al fare; I: il genio culturale, l'uomo delle idee e delle scoperte astratte, che va dal considerare al fare e di nuovo al considerare
E: condotta nelle questioni essenziali sempre governata dalle condizioni oggettive - I: condotta nelle questioni essenziali sempre governata dai valori soggettivi
E: si spende volentieri e con piacere nelle richieste e nelle condizioni esterne che per lui costituiscono la vita - I: si difende quanto più possibile dalle richieste e dalle condizioni esterne in favore della vita interiore
E: comprensibile e alla mano, spesso socievole, più a suo agio nel mondo delle persone e delle cose che in quello delle idee - I: sottile e impenetrabile, spesso taciturno e timido, più a suo agio nel mondo delle idee che in quello delle persone e delle cose
E: espansivo e poco emotivo, scarica le sue emozioni mentre procede - I: intenso e appassionato, trattiene le sue emozioni e le controlla attentamente come materiale esplosivo
E: la sua debolezza tipica sta nella tendenza alla superficialità intellettuale, che può essere chiaramente visibile nei tipi estremi - I: la sua debolezza tipica sta nella mancanza di senso pratico, che può essere chiaramente visibile nei tipi estremi
E: il suo equilibrio dipende dallo sviluppo di un ragionevole grado di introversione - I: il suo equilibrio dipende dallo sviluppo di un ragionevole grado di estroversione
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A volte ho questi attimi di immensa estroversione che mi fanno fare cose di cui mi pento per giorni.
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aggiornamento:
che ansietta
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devo smetterla di prendere impegni in quei rari momenti di estroversione
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Ansia di dare
Oggi ho pubblicato una raccolta di vecchi scritti consequenziali che, sebbene sottratti ad un contesto più ampio, e cioè al loro dialogo con le aggiunte di un'altra persona, costituiscono in toto un racconto la cui trama non fu ideata da me — almeno non nella sua interezza.
Sono stata raggiunta dai complimenti di una persona che a dire la verità non avrei nemmeno creduto volesse leggere quanto scrivo.
Come si risponde ai complimenti? Interiormente, si intende, e non per esteso o in termini di estroversione; non risposte parlate o esplicitate ma risposte emotive. Se ai complimenti rivolti all'aspetto o alla persone nel suo complesso L. risponde con sottaciuto piacere e scuote la testa — in su oppure in giù, oppure poco poco da non accorgersene —, quando le considerazioni vanno alle sue produzioni, allora la reazione è differente; e tanto più grandiosi i complimenti (meritati o no che siano) tanto cresce la vergogna.
Constatare di poter offrire qualcosa che possa piacere mi colma d'ansia. Ansia o pressione? Ansia di dare e pressione di dare e ansia e pressione di non star dando abbastanza. Nessuno (non è vero) più di me sa bene che il tempo non può essere comprensibile agli uomini, che noi uomini fatichiamo moltissimo a quantificarlo e distribuirlo e che questo avrà sempre su di noi la mano vincente.
Se può essere più o meno giustificabile rimandare il proprio piacere, così anche da trasformarlo in una forma di appagamento ritardato la cui parsimonia giova alla disciplina, altrettanto non può essere quando si procrastina il dare agli altri.
Un crimine! Gli altri, dopotutto (ma gli altri chi?) non molto si aspettano da te, e allora a te stessa fai un torto se non dimostri il contrario quando senti il contrario essere vero; ma se gli altri da te si aspettano molto non c'è giustificazione che tenga. Sul piano della ragione sì: certo nessuno colpevolizzerà mai nessun altro per aver bisogno di tempo nel produrre se uno stravolgimento e un trauma ha interrotto la crescita dell'autore come tale. Perdonabile, ma non giustificabile, perché nulla può giustificare niente a quella componente mentale che riceve e spera (arte) e non ragiona.
Con gentilezza. C'è tempo, mi dico! C'è tempo!
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Daily check in con me stessa
Dopo la recente realizzazione di essere cambiata, non per volontà ma per necessità indotta dagli eventi - assolutamente non processata-, sento il bisogno fortissimo di tener nota di ogni mia piccola azione e reazione per comprendere chi sia adesso
-il rapporto con la mia immagine è conflittuale, come sempre, ma nei picchi di benessere sperimento un tipo di apprezzamento nei confronti di me stessa molto più profondo e sincero rispetto al passato; ci sono attimi in cui tutto si ferma e rimango solo io intenta ad incagliare nel tempo quei frammenti di meraviglia che scopro nel mio corpo. Non devono avere senso, non devono essere condivisibili o 'canonicamente belli', devono solo brillare alla luce dei miei occhi
-manifesto molta più estroversione che riesco a perpetuare in una selettività sempre più accesa;il confronto non mi spaventa ed anzi, all'occorrenza risulto innatamente adatta a sostenerlo, ma talvolta scelgo consapevolmente di non farlo perché ritengo che certi frangenti non mi rappresentino
-molta voglia di vivere ed esplorare e mettermi in gioco ma anche tanta paura di essere me stessa; non si verifica nella 'real life' ma sui social sì, l'assenza di relazione diretta crea in me qualche difficoltà nel rapportarmi.Forse perchè si tratta di una dimensione ancora in sviluppo con una serie di convenzioni rapportuali diverse da quelle del mondo reale.
Penso che questo termine e questa distinzione netta tra 'mondo reale' e 'mondo digitale' debbano essere superate comunque.
È reale tutto ciò che viene espedito, e di sicuro il ventaglio esperienziale del digitale è molto ampio; questa realtà non deve essere ritratta come esente da emozioni, asettica. Penso che questi concetti debbano ancora essere processati dalla massa, si fatica a comprendere che al di là dell'oggettività dello schermo esistono degli esseri umani ai quali non possono essere rivolti gli stessi atteggiamenti riservati ad una macchina.
Come lessi qualche tempo fa si dovrebbe pensare alla pagina social di una persona come alla sua casa, ed applicare ad essa le stesse regole comportamentali che si adotterebbero in un contesto domestico.
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