#estinzione umana
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i "Ben Pensanti" tentano l'ennesimo Attacco all'etero sessualità, lo Pseudo Femminismo organizzato e gestito dalle Masse di Italioti Conformi al Pensiero Unico, gettano nuove accuse devianti, ad un Problema sociale che in Realtà riguarda proprio l'educazione all'interno di una Famiglia, se è una colpa nascere Maschio, allora si dovrebbe nascere Solo Femmina, e Come?
altro che Trans Umanesimo, questo è Trans "Celebrolesimo"
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Davanti alla guerra, all'assassinio
al male. Davanti al male assoluto
veniamo sopraffatti da una verità.
Noi non sappiamo preservare la bellezza
della vita, delle persone e del pianeta.
Forse già solo per questo, meriteremmo
l' estinzione in quanto razza umana.
Siamo costituzionalmente incapaci.
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Un altro esempio di giornalismo spazzatura.
Un articolo redatto da ignoranti “ECO-ideologizzati” allo scopo di titillare “l’hindinniazzioneh” di “animalati e Gretini vari”.
Già nel titolo usando il termine “raro”si diffonde la fake news metropolitana che gli orsi bianchi siano in estinzione.
Fregnacce!
Negli anni ‘70, la popolazione di orsi polari era pari a circa 5.000 - 10.000 individui.
Attualmente le stime vanno dai 22.000 ai 31.000 orsi polari a livello globale.
Inoltre l’abbattimento dell’orso vien fatto passare come un atto di pura crudeltà umana.
Altra bufala! Casomai è esattamente il contrario!
In merito, vi invito a leggere perché le autorità islandesi sono giunte a tale decisione.
Altrimenti continuate a fidarvi dei “professionisti dell’informazione”!
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Dalla pagina FB "Un Italiano In Islanda":
Le polemiche riguardo all’abbattimento dell’orso polare arrivato in Islanda l’altro giorno e abbattuto dopo essere stato visto da una signora di 83 anni nel suo giardino in un luogo isolato, sono state forti anche qui. È comprensibile che la morte di un animale così fortemente simbolico susciti indignazione, ed è sicuramente un grande peccato. Tuttavia, le autorità islandesi, come di consueto, hanno spiegato molto chiaramente le ragioni dietro alla scelta. Le riassumo qui sperando di placare le polemiche:
— Premessa: gli orsi arrivano molto raramente su pezzi di ghiaccio staccatisi dalla banchisa e trasportati dalla corrente. I più annegano in mare, ma se il ghiaccio è abbastanza grande e non si scioglie in mezzo al mare approdano in Islanda. L’ultimo era stato nel 2016, prima ce ne erano stati uno nel 2010 e due nel 2008, si tratta dunque di eventi rarissimi.
1) l’orso polare non può sopravvivere in Islanda: ha bisogno di ghiaccio sul mare per cacciare foche mimetizzandosi. Le coste islandesi sono scure. Non è dunque possibile sostenere orsi liberi in Islanda. Non riuscirebbero a cacciare, senza contare che non ci sono tratti di costa disabitati abbastanza grandi da poterne ospitare alcuni senza rischi per la popolazione autoctona.
2) gli esemplari che arrivano in Islanda sono smagriti e stremati. Oltre a renderli ancor più pericolosi, ciò fa sì che le chance di sopravvivenza ad un anestetico siano basse. Anestetizzare un animale debilitato significa spesso ucciderlo.
3) A volte lo stress e l’adrenalina rendono l’anestetico inefficace. Per spararlo bisogna essere ad al massimo 30m. Se l’anestetico non funziona e l’orso carica, va abbattuto comunque.
4) Nel 2008, si provò ad anestetizzarne uno, perché un ente privato si era offerto per coprire i costi di trasporto, ma quello scappò verso il mare. Perderlo di vista significava rischiare che sbucasse in zone popolate, uccidendo qualcuno, per cui lo si è dovuto abbattere.
5) L’orso non può comunque essere addormentato e portato subito da qualche parte per poi mollarlo, come si immaginano alcuni. Deve stare per lungo tempo a riprendersi in una struttura apposita. Nessuna struttura di questo tipo esiste in Islanda, e costruirne una per un orso ogni 10 anni non è realistico in un paese grande un terzo dell’Italia ma con sole 380.000 anime a gestirlo. Una volta acclimatato in una struttura, potrebbe non essere più possibile liberarlo senza che muoia perché non più in grado di sopravvivere da solo, se non cercando la presenza umana, il che porta al punto…
6) una volta rimasto a contatto con le persone, l’orso diventa ancor più pericoloso perché si abitua a loro. Significa che riportarlo in Groenlandia implica il piantare ai groenlandesi una predatore apicale che non ha più alcun problema ad avvicinarsi all’uomo. Per questo i groenlandesi non rivogliono orsi indietro. Il veterinario groenlandese contattato immediatamente dalla autorità islandesi aveva immediatamente posto il rifiuto all’ipotesi di rimpatrio “Se mollate quell’orso in Groenlandia andrà dritto a cercare qualche abitato umano”.
7) l’orso polare non è come gli orsetti marsicani. È importante capire questo: È una macchina omicida. La convivenza con l’uomo è assolutamente preclusa dal fatto che per esso gli uomini sono prede. Non attacca solo per difendere cuccioli o territorio. Attacca per uccidere e mangiare. Non sono animali pacifici che vivono nei loro territori e attaccano solo se disturbati.
8)gli orsi polari portano malattie pericolose per l’uomo.
9) Riportare un esemplare in Groenlandia significherebbe sottoporlo ad uno stress tale per cui rischierebbe comunque di morire. Non sarebbe un viaggio come quelli fatti per spostare fauna africana. Senza contare che in Africa le operazioni di spostamento sono routine, e sono compiute con mesi di preparazione e su esemplari ben conosciuti.
10) Ammesso poi che si optasse per un rimpatrio e che qualche paese lo accettasse, non è che puoi portarlo in un posto a caso dell’artico e lasciarlo. Se l’habitat è ideale, ci saranno già altri orsi, orsi che lo riconoscerebbero come estraneo e che lo ucciderebbero. Oppure potrebbe essere lui ad uccidere orsi nel luogo dove viene lasciato.
11) la popolazione di orsi polari per ora ha buoni numeri (20-30.000 secondo le stime IUCN), e un esemplare abbattuto ogni dieci anni non rischia di comprometterla (sono molti di più quelli che muoiono in mare prima di riuscire ad arrivare in Islanda). La specie sembra anzi in aumento in alcune zone. Il pericolo che la minaccia è il riscaldamento e la perdita di ghiaccio marino, molto più della caccia, che è portata avanti dagli inuit dell’artico secondo un rigido sistema di quote. Non significa che dobbiamo infischiarcene, ma che non ha senso usare l’argomento del “è in via d’estinzione” per criticare la decisione dell’abbattimento.
Nonostante resti il dispiacere per un animale iconico, spero che, dopo queste spiegazioni, cessino le polemiche in merito e si capisca meglio il perché di questa scelta. Non sono solo ragioni di ordine economico, come spero sia chiaro, ma anche sanitario, sociale e ambientalistico, oltre che di buon senso. Questa non è una guerra tra gente che ha a cuore gli animali e gente che li vuole vedere morti. Non dovrebbe esserlo. Si può tranquillamente tenere al benessere animale e accettare che, talvolta, è la soluzione più di buon senso che se ne abbatta uno, senza che ciò significhi sdoganare l’uccisione indiscriminata di qualsiasi animale. La realtà è complessa, cerchiamo di pensare in modo complesso e non scadere sempre nelle letture in bianco e nero.
#orso polare#islanda#Groenlandia#innuit#ghiaccio polare#fregnacce di Repubblica#animalisti ottusi#WWF#animalari salottieri
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Sono secoli e millenni che è stato già detto e ridetto che tutto è stato già detto e tutto già scritto, ogni sequenza di note suonata e ogni dipinto dipinto. Di tanto in tanto qualcuno parla pure di morte del romanzo, di fine del teatro e funerali del cinema (così giovane, e già interrato!). E v’è chi va cianciando perfino di fine della storia ed estinzione dell’uomo, della terra e di tutte le cose. Visibili e invisibili.
Ma, in fondo, pure questo era già stato detto e scritto.
“Nihil sub sole novum” (Ecclesiaste, 1, 10).
“Video killed the Radio Star” (Bruce Woolley e The Buggles, 1979)
Tratto da
La morte presunta dell'espressività umana e l'eterna ricerca di senso in un mondo che cambia a ritmo crescente
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Cause ed effetti: uno sguardo sul percorso evolutivo di Homo sapiens
Quasi sempre gli eventi hanno molteplici cause, alcune più evidenti e importanti di altre. Se si vuole capire perché è accaduto qualcosa, e perché proprio in quel modo, non ci si può concentrare esclusivamente su quella principale. Cionondimeno, esistono cause che hanno fatto deviare gli eventi in maniera decisamente più drastica di altre. Diciamo cause necessarie contro cause collaterali.
La caduta dell'asteroide di Chicxulub, avvenuta 66 milioni di anni fa, ha avuto sicuramente un'importanza straordinaria nella catena di eventi che ne sono seguiti ed hanno portato –tra le altre cose– alla specie umana e alle sue catastrofi. La contemporanea estinzione delle ammoniti, invece, non ha probabilmente cambiato altrettanto drasticamente la storia della vita sulla Terra. Anche se ovviamente l'habitat marino non sarebbe stato identico all'attuale se non fosse avvenuta e quei cefalopodi fossero sopravvissuti all'asteroide.
È quindi possibile, ancorché attraente, creare una catena di cause necessarie ed effetti inevitabili per spiegare in maniera semplice come si è arrivati ad un esito, piuttosto che ad un altro.
Questo per introdurre una interessante catena di eventi che parte dagli ominidi nostri progenitori che, grazie a qualche mutazione casuale, assunsero una postura eretta e che –secondo recenti studi- è stata naturalmente selezionata perché un vantaggio per la termoregolazione negli habitat africani: meno superficie esposta al sole e più dispersione dal ventre. E i peli iniziarono ad essere meno importanti, tranne che in testa. Nessun'altra specie di primate ha mai adottato la postura eretta come caratteristica permanente: alcune specie possono assumere temporaneamente questa posizione, ma solo per brevi periodi.
Chiaramente i vantaggi successivi per i nostri progenitori non si limitarono alla termoregolazione, ma sicuramente questa postura creò un bel po' di svantaggi dovuti ad esempio a una maggiore esposizione degli organi vitali ai pericoli, ad una colonna vertebrale ancora molto simile a quella dei quadrupedi (da cui i mal di schiena), e alla necessità di mantenere un bacino stretto per scaricare bene il peso sulle gambe.
Un bacino stretto per una scimmia con un cranio che stava diventando sempre più grande è però un problema durante il parto. Siamo la specie che in assoluto corre più rischi durante il parto, con alte probabilità di morte sia per la madre che per il cucciolo.
Per questo motivo sono sopravvissuti più frequentemente quei cuccioli il cui sviluppo celebrale non si completasse durante la gestazione, mantenendo il volume cranico entro limiti non controproducenti durante il parto. Homo sapiens, infatti, sviluppa 2/3 del cervello fuori dall'utero, durante i primi anni di vita, ed è l'unica specie nella quale accade in maniera così significativa (anche se altri primati, delfini ed elefanti ci vanno parecchio vicino).
Siamo quindi una specie nella quale la maggior parte dello sviluppo cognitivo avviene quando si hanno molti più stimoli che nel grembo materno, attraverso l'interazione con un vasto e complesso mondo nel quale avere esperienze e imparare nuove cose. Ottenendo un cervello adulto con capacità straordinarie.
Capacità che ci hanno consentito di inventare l'agricoltura e la scienza aerospaziale, di inventare sempre nuovi modi per distruggere l'ambiente e noi stessi ma anche di interrogarci su i grandi misteri della vita e dell'Universo. Fino a tentare di creare una intelligenza paragonabile o superiore alla nostra.
E tutto questo perché in Africa fa caldo.
(l'immagine di apertura è stata creata con l'intelligenza artificiale generativa Adobe Firefly)
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Chi farà deragliare il treno net zero salverà la vita umana sulla Terra (o comunque molte vite).
Un filo apocalittico - mal che vada alla fine ne rimarranno solo 1280 mila, pur sempre 1.278.720 "umani" in più del rischio estinzione di 900.000 anni fa - ma concordo nel merito e col metodo: a brigante, brigante e mezzo, via https://twitter.com/jimmomo/status/1705231812279009301
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Se tu giudichi prima dell'esperienza
Si chiama pregiudizio
"Allora che devo fà per capì, eh
Per capì che non si fa 'na rapina
Che devo rapinà 'na vecchietta e poi in galera"
No questo si chiama qualunquismo invece
Perché l'evoluzione umana ha portato a capì
Che certe cose ormai non ci sta più da parlanne
Non si giudica le perso' per u colore della pelle
Non devo passà una settimana co Salvini per capirlo
È ovvio, quindi chi lo fa non è evoluto,
È un ritardato anche se c'ha l'Iphone
Che parla sette lingue eccetera
Progresso ma non evoluzione, sai come si chiama? Estinzione
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Liste Rosse IUCN 2024: Cresce l’Emergenza per le Specie a Rischio, Ora Anche per il Riccio Europeo
Le Liste Rosse IUCN delle specie minacciate rappresentano un inventario dello stato di conservazione globale e del rischio di estinzione delle specie biologiche. In base al livello di minaccia, le specie vengono classificate in diverse categorie: Non Valutata, Dati Insufficienti, Minima Preoccupazione, Quasi Minacciata, Vulnerabile, In Pericolo, In Pericolo Critico, Estinta in Natura, Estinta. Lo scorso 28 ottobre è stato pubblicato un nuovo aggiornamento di queste liste, che ora include 166.061 specie, di cui 46.337 minacciate di estinzione. La tendenza globale mostra un grave declino delle popolazioni in numerosi gruppi di specie.
Tra le situazioni più critiche, vi è il calo delle popolazioni di uccelli costieri migratori a livello mondiale, con 16 specie riclassificate in categorie di maggiore minaccia. Ad esempio, la pivieressa (Pluvialis squatarola) e il piovanello maggiore (Calidris ferruginea) le cui popolazioni sono diminuite del 30%, passando rispettivamente a Vulnerabile e Quasi Minacciato.
Altre specie animali sono ora classificate come “In Pericolo Critico,” il che significa che, se il declino prosegue, l'estinzione potrebbe essere imminente. Tra queste troviamo il ratto spinoso dell'isola di Manus (Rattus detentus), avvistato per l'ultima volta nel 2016 nell'Arcipelago di Bismarck in Papua Nuova Guinea e minacciato da predatori invasivi e degrado dell'habitat. Anche il rinkhals del Nyanga (Hemachatus nyangensis), un serpente presente negli altopiani orientali dello Zimbabwe, soffre per la trasformazione del suo habitat agricolo e l'invasione di piante aliene, e dal 1988 non sono stati registrati nuovi avvistamenti. Un'altra specie critica è il fagiano del Vietnam (Lophura edwardsi), non avvistato in natura dal 2000 e vittima di deforestazione, caccia ed effetti degli erbicidi durante la Guerra del Vietnam; sono in corso programmi di conservazione e riproduzione ex-situ per cercare di recuperare la specie.
Anche i coralli stanno lottando per sopravvivere: il 44% delle specie di corallo duro è a rischio di estinzione, con un aumento dell’11% dal 2008. Tra i generi più colpiti c’è Acropora, di cui 99 su 150 specie sono ora minacciate.
Una triste sorpresa è data poi dal riccio europeo occidentale (Erinaceus europaeus), ora classificato come Quasi Minacciato. La sua popolazione è crollata vertiginosamente negli ultimi dieci anni, a causa della pressione umana dovuta all'intensificazione agricola e allo sviluppo urbano.
Per la prima volta, la maggior parte delle specie arboree è stata elencata nella Lista Rossa: almeno 16.425 delle 47.282 specie valutate a livello mondiale, quindi oltre un terzo, è minacciato di estinzione. In particolare, le specie insulari sono sotto grave minaccia a causa della deforestazione per lo sviluppo urbano, parassiti, malattie e specie invasive. Gli alberi sono componenti fondamentali degli ecosistemi, e la loro scomparsa comprometterebbe la sopravvivenza di migliaia di altre specie di piante, funghi e animali che dipendono da loro, oltre a destabilizzare i cicli del carbonio, dell'acqua e dei nutrienti, la formazione del suolo e la regolazione del clima.
Questo aggiornamento delle Liste Rosse IUCN non solo rappresenta un barometro della biodiversità globale, ma evidenzia anche la necessità urgente di interventi di conservazione mirati e coordinati per evitare che il nostro pianeta perda preziosi elementi della sua ricchezza biologica.
A Presto e Buona Scienza!
fonte
foto di Jörg Hempel
#ListeRosseIUCN#SpecieARischio#EmergenzaBiodiversità#RiccioEuropeo#SpecieInPericolo#Conservazione#DeclinoSpecie#ProteggiLaNatura#BiodiversitàGlobale#EstinzioneAlberi#CoralliMinacciati#DropsOfScience#ScienzeNaturali#Notizie
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Siamo nella sesta estinzione di massa? La sesta estinzione di massa: realtà o profezia? Gli scienziati hanno documentato cinque estinzioni di massa che hanno visto scomparire almeno tre quarti della vita sulla Terra. Ma con l’attività umana che minaccia gli habitat, le specie e il clima, ci troviamo ora di fronte alla sesta estinzione di massa? Molti esperti sostengono che la sesta estinzione di massa sia effettivamente in atto. Alcuni la definiscono come “annientamento biologico” o “mutilazione dell’albero della vita” nei loro studi scientifici. Tuttavia, c’è chi ritiene che l’estinzione di massa non sia ancora iniziata. Parere di esperti Sulla questione, Roberto Cowie, professore di ricerca
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I cubo dei libri
Questo è il posto di guardia di Amedeo Triste ,al terzo piano di una vecchissima scuola primaria dove c’è ancora il crocifisso di nostro Signore appeso alle pareti sopra la sedia del bidello precario. Al centro quel quadrato coi numeri , puntellato da coni gialli ed arancioni è il gioco delle tabelline (nello spirito dei nostri tempi moderni, ogni cosa è diventata un gioco , anche l’apprendimento delle tabelline) . I bimbi zombie tra l’impegno gravoso di scrollare i video su TikTok ed una partitella di pallone in questo atrio col pavimento scolorito di linoleum ,saltano sui numeri di codesto quadrato ,per rispondere all’isterica maestra che urla ” 4 per 2 , quanto fa ?”Ci sono tre tipi di maestre : la prima è quella vecchia , rugosa che vorrebbe andare in pensione perché sopportare per quarant’anni moltitudini di mocciosi ed i loro genitori rompicoglioni , è un’impresa gravosa , asfissiante . Questa maestra è in preda a pensieri ossessivi di tipo bambinocidio, vorrebbe scaraventare giù dal finestrone scolastico una ventina di bambini per volta (insomma un’intera classe di stronzetti viziati ) , la maestra esaurita immagina la pace per le sue povere orecchie sempre bombardate dalle voci acute di questi piccoli mostri. Il secondo tipo di maestra è quella figa ,coi tacchi alti , sempre elegante e truccata che guarda i bidelli come lombrichi disgustosi , fastidiosi che per la nausea che le causano, l’ignora del tutto . Il terzo tipo è una maestra mamma grassottella ,dolce e buona come la girella, sempre gentile che saluta i bidelli ,ama i bambini zombie ed ama il suo lavoro di educatrice . Amedeo Triste ama l’ultima categoria di maestre perché secondo lui fanno il loro lavoro con passione , queste sono le maestre brave che tutti ricordiamo per quello che ci hanno trasmesso col loro insegnamento. Amedeo ricorda ancora la sua maestra di 4 elementare che gli fece scoprire ” I VIAGGI DI GULLIVER” ed il significato profondo delle parole. Queste maestre reggono la scuola , danno il loro importante contributo per i futuri cittadini della società umana. Questo tipo di maestra è in via di estinzione come il panda ,vanno protette e pagate meglio. Il problema grosso della scuola italiana è che siamo invasi da un’esercito di maestre e maestri che vengono a scuola solo per il 23 di ogni mese, fanno programmi per le vacanze e boccheggiano fino al giorno della liberazione , quello della pensione.
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Modelli comportamentali: cosa sono e come funzionano
I modelli comportamentali sono azioni o abitudini ripetibili che le persone sviluppano nel tempo. Spesso vengono eseguiti in modo inconsapevole e di solito sono il risultato di un comportamento appreso. I modelli comportamentali possono essere sia positivi che negativi. Ad esempio, un modello comportamentale positivo può essere la lettura di un libro ogni sera prima di andare a letto. Questo modello comportamentale può portare a una serie di benefici, come un miglioramento della cultura generale, una maggiore capacità di concentrazione e un sonno più ristoratore. Al contrario, un modello comportamentale negativo può essere il consumo di alcol in eccesso. Questo modello comportamentale può portare a una serie di problemi, come la dipendenza, i danni alla salute e i problemi relazionali. Possono essere influenzati da una serie di fattori, tra cui: - Fattori genetici: i fattori genetici possono predisporre le persone a sviluppare determinati modelli comportamentali. Ad esempio, alcune persone sono più predisposte a sviluppare dipendenze da sostanze o comportamenti alimentari compulsivi. - Fattori ambientali: i fattori ambientali possono anche influenzare lo sviluppo dei modelli comportamentali. Ad esempio, una persona che cresce in un ambiente violento è più probabile che sviluppi comportamenti aggressivi. - Fattori cognitivi: i fattori cognitivi, come le convinzioni e le aspettative, possono anche influenzare i modelli comportamentali. Ad esempio, una persona che crede di non essere in grado di perdere peso è meno probabile che si impegni in comportamenti salutari. I modelli comportamentali possono essere modificati attraverso un processo chiamato modifica del comportamento. La modifica del comportamento è un campo della psicologia che si occupa di aiutare le persone a cambiare i propri comportamenti. Esistono diversi approcci alla modifica del comportamento, tra cui: - Rinforzo positivo: il rinforzo positivo è un processo che consiste nel premiare un comportamento desiderabile per aumentarne la frequenza. - Rinforzo negativo: il rinforzo negativo è un processo che consiste nel rimuovere un'avversità per aumentare la frequenza di un comportamento desiderabile. - Punizione: la punizione è un processo che consiste nel somministrare una conseguenza spiacevole per ridurre la frequenza di un comportamento indesiderato. - Estinzione: l'estinzione è un processo che consiste nel non rispondere a un comportamento indesiderato per ridurne la frequenza. La scelta dell'approccio alla modifica del comportamento più appropriato dipende da una serie di fattori, tra cui il tipo di comportamento da modificare, le preferenze del cliente e le risorse disponibili. I modelli comportamentali sono un aspetto importante della psicologia umana. Possono avere un impatto significativo sulla nostra vita, sia in positivo che in negativo. Comprendendo come funzionano i modelli comportamentali, possiamo imparare a modificarli in modo da migliorare la nostra qualità della vita. Alcuni esempi Ecco alcuni esempi di modelli comportamentali positivi e negativi: Modelli comportamentali positivi - Mangiare frutta e verdura ogni giorno - Fare esercizio fisico regolarmente - Leggere libri - Passare del tempo con gli amici e la famiglia - Aiutare gli altri Modelli comportamentali negativi - Fumare - Bere alcol in eccesso - Assumere droghe - Giocare d'azzardo - Comportamenti violenti Come modificare i modelli comportamentali Se desideri modificare un modello comportamentale negativo, è importante prima capire cosa lo causa. Una volta che hai compreso la causa, puoi iniziare a sviluppare un piano per modificarlo. Ecco alcuni suggerimenti per modificarli: - Sii realistico: non aspettarti di cambiare il tuo comportamento da un giorno all'altro. Inizia con piccoli cambiamenti e aumenta gradualmente la tua ambizione man mano che diventi più forte. - Crea un piano: fissa obiettivi specifici e crea un piano per raggiungerli. Il piano dovrebbe includere strategie per affrontare le sfide che potresti incontrare. - Trova un supporto: avere qualcuno che ti sostenga può essere molto utile. Un amico, un familiare o un terapista può offrirti incoraggiamento e aiutarti a rimanere motivato. Con un po' di impegno e perseveranza, puoi modificare i tuoi modelli comportamentali e migliorare la tua vita. Foto di 1556045 da Pixabay Read the full article
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Questo divertente articolo sino-americano, che usa la banca dati UK che include la Anagrafica Inclusiva LGBTI, sviluppa una teoria genetica della omosessualità e la trasforma in una ipotesi di estinzione della stessa:
https://www.pnas.org/doi/10.1073/pnas.2303418120
Oggettivamente sappiamo che le influenze epigenetiche perinatali più che i singoli geni possono causare omosessualità e che i tentativi di modificare il comportamento omosessuale nei minori causa solo gravi sofferenze e rischio suicidario inaccettabile.
Tuttavia dal 8 al 25% delle cause di omosessualità c'è effettivamente proprio una serie complessa di geni (detti alleli SSB nell'articolo Same Sex Behaviour) di cui lo stesso Darwin si stupì della persistenza in diverse specie di mammiferi essendo evidentemente rari i figli di persone omosessuali (ma non di quelle bisessuali).
Inserendo la variabile bisessualità a diversi autori venne in mente che la elevata promiscuità affermata dai comportamenti omosessuali possa essere il mezzo attraverso il quale si è mantenuta alta la presenza di persone LGB anche nella specie umana.
A parte il fatto che tutti questi autori affermano in pratica che i genitori di onosessuali/lesbiche/bisex ano bisessuali o comunque altamente promiscui a loro volta, il che pone evidenti problemi di giudizio morale nei confronti dei genitori di persone LGB, l'articolo si spinge oltre in una ipotesi che sarà verificabile nei prossimi decenni.
Secondo questi autori infatti la Contraccezione Efficace di Pillole o Preservativi in particolare, sicuramente non dei metodi di calcolo della fertilità o del cosiddetto salto della quaglia, causerà la perdita di questo apparente vantaggio evolutivo dei geni della omosessualità, riducendo in futuro il numero di persone lesbiche bisex e gay.
In pratica la maggior promiscuità in passato causava più figli e di questi molti trasportando gli alleli SSB (omosessualità/promiscuità) aumentavano il numero di persone LGB nella popolazione.
Oggi alla maggior promiscuità corrisponde la maggior responsabilità all'uso di metodi contraccettivi efficaci e quindi un minor numero di figli e quindi una minore diffusione, secondo gli studiosi sino-americani, degli alleli SSB e quindi delle persone LGB.
#alleli #geni #genetica #contraccezione #pillola #preservativo #lesbiche #gay #bisex #promiscui #amigay
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C'è davvero una probabilità su 6 che l'uomo si estingua in questo secolo?
Nel 2020, il filosofo Toby Ord di Oxford ha pubblicato un libro intitolato The Precipice sul rischio di estinzione umana. Secondo l’autore, le probabilità di “catastrofe esistenziale” per la nostra specie nel corso del prossimo secolo sono una su sei. È un numero piuttosto specifico e allarmante. L’affermazione ha attirato i titoli dei giornali all’epoca e da allora è stata influenzata, da…
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Il pesce è un’importante fonte di sussistenza
Il pesce è un'importante fonte di sussistenza per molte persone in tutto il mondo. La pesca artigianale e la pesca commerciale forniscono lavoro e cibo a miliardi di persone, ma la pesca intensiva sta distruggendo gli ecosistemi marini e mettendo a rischio la sopravvivenza di molte specie di pesci. Consumo di pesce in aumento Il consumo di pesce è in aumento in tutto il mondo. Secondo un articolo pubblicato su Mondo Mare Vivo, il consumo di pesce in Europa è in costante crescita, con l'Italia al primo posto tra i consumatori europei, con un consumo di 28 chilogrammi pro capite all'anno. Pesca sostenibile Per preservare gli ecosistemi marini e garantire la sopravvivenza delle specie di pesci, è importante praticare la pesca sostenibile. Secondo un articolo pubblicato su Cookist, la pesca sostenibile considera i pesci da pescare analizzandone la vitalità a lungo termine degli stock ittici, ma anche il benessere degli oceani più in generale. Ci sono molte specie di pesci non a rischio di estinzione da provare, come il maccarello, la sardina, il pesce spada, il branzino e il rombo. Pesca artigianale La pesca artigianale rappresenta una fonte di sussistenza per molte persone in tutto il mondo. Secondo un articolo pubblicato su FAO, la pesca artigianale rappresenta una fonte di proteine animali per miliardi di persone nel mondo e spesso è perno delle economie locali nelle comunità costiere. Problemi della pesca intensiva La pesca intensiva sta distruggendo gli ecosistemi marini e mettendo a rischio la sopravvivenza di molte specie di pesci. Secondo un articolo pubblicato su Veganok, ogni giorno i nostri mari ed i nostri oceani si "svuotano" a causa della grande richiesta di pesce da tutto il mondo. La pesca intensiva sta distruggendo i fondali marini e gli oceani stanno perdendo i loro abitanti a causa dell'ormai insostenibile richiesta umana. Soluzioni per la pesca sostenibile Per preservare gli ecosistemi marini e garantire la sopravvivenza delle specie di pesci, è importante praticare la pesca sostenibile. Ci sono molte soluzioni per la pesca sostenibile, come la pesca a mosca, la pesca a mosca secca, la pesca a mosca con ninfa, la pesca a spinning e la pesca a mosca con streamer. Inoltre, è importante scegliere i pesci provenienti da zone di pesca sostenibile e non a rischio di estinzione, per preservare l'ambiente marino e garantire la qualità dei prodotti del mare. Conclusioni Il pesce è un'importante fonte di sussistenza per molte persone in tutto il mondo. La pesca artigianale e la pesca commerciale forniscono lavoro e cibo a miliardi di persone, ma la pesca intensiva sta distruggendo gli ecosistemi marini e mettendo a rischio la sopravvivenza di molte specie di pesci. Per preservare gli ecosistemi marini e garantire la sopravvivenza delle specie di pesci, è importante praticare la pesca sostenibile e scegliere i pesci provenienti da zone di pesca sostenibile e non a rischio di estinzione. Read the full article
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Bologna: arriva la seconda edizione di "Vibrazioni Migranti".
Bologna: arriva la seconda edizione di "Vibrazioni Migranti". Dal 22 aprile al 29 giugno a Bologna, la seconda edizione della rassegna di eventi “Vibrazioni Migranti” (sottotitolo 2023 “Storie”), riflessione su inclusione e integrazione attraverso le arti performative alla luce della mutata geografia umana del tessuto cittadino. La rassegna è organizzata dall’Associazione Culturale Asanisimasa e si avvale della direzione artistica di Fabio Sperandio. Finanziata per il secondo anno consecutivo dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, si propone di offrire alla cittadinanza concerti, mostre e dibattiti per gettare uno sguardo nuovo e mettere in luce le nuove identità culturali. In particolare l’edizione 2023 racconterà delle storie migranti, mescolando passato e presente storico, ricerche etnomusicologiche, attraversando generi musicali differenti che si incontrano e si mescolano, nell’intenzione di abbattere e scardinare il limite ideologico del confine come barriera culturale. Come vibrazioni, così le storie si muovono incessantemente lasciando traccia del loro passaggio. Tutti gli eventi sono a ingresso libero. Si apre, sabato 22 aprile alle 21:00 al Teatro del Baraccano, con il concerto “Bërbili – Usignolo” di Dina Bušić, voce, e Melita Ivković, chitarra, frutto di un progetto etnomusicologico sulla canzone dimenticata degli Zadar Arbanasi. Gli Arbanasi sono una popolazione albanese concentrata nel territorio croato di Zara (da dove provengono Dina e Melita) dove migrò proveniente da Scutari nella prima metà del Settecento, in fuga dall'occupazione ottomana. Le due musiciste insieme agli artisti Edin Karamazov, Miroslav Tadić e Yvette Holzwarth, con cui condividono la sensibilità musicale, hanno lavorato su alcuni brani arcaici della tradizione restituendone una versione contemporanea. Negli arrangiamenti e nelle influenze musicali si ritrovano stessi destini, stesse esperienze di vita e stessa etica personale, messi in campo da questi coraggiosi musicisti. Le canzoni sono in arbanasi, dialetto albanese mescolato con elementi di italiano e croato, una delle lingue europee più a rischio di estinzione, secondo l'UNESCO. Sabato 20 maggio la rassegna si sposta al Nassau e propone tre eventi dal pomeriggio in poi. Alle 17:00 work in progress della graphic novel “Yekatit 12” di Andrea Sestante, all’anagrafe Andrea Lelli. L’autore a seguire, alle 18:30, sarà tra i protagonisti di una tavola rotonda su “Storie di Colonialismo”, gli italiani nel Corno d’Africa, insieme a Nadia Mohamed Abdelhamid, formatrice e coordinatrice di progetti nei servizi educativi delle province di Bologna e di Modena, Mariana Califano di “Resistenze in Cirenaica” e Gianmarco Mancosu, della School of Advanced Study - University of London e dell’Università degli Studi di Sassari. Alle 21:00 la performance del Bhutan Clan, dal titolo “Suite Coloniale”, che unisce testi di Jadel Andreetto e Roberto Bui a musiche originali scritte per l'occasione. Lunedì 19 giugno, al Teatro del Baraccano alle 21:00, concerto dell’Ensemble Zipangu “Confini”, Fabio Sperandio direttore, musiche di Fausto Romitelli, Jhonny Greenwood e György Ligeti. Giovedì 29 giugno, al Teatro del Baraccano alle 21:00, chiude la rassegna “Memorie”, intreccio di danza e musica con Silvia Mandolini violino e Sandhya Nagaraja danza e coreografie originali; musiche di Ana Sokolovich, Luciano Berio e Serge Arcuri. INFO Ingresso libero FB Vibrazioni Migranti / E-mail [email protected] Teatro del Baraccano Via del Baraccano 2, Bologna - www.teatrodelbaraccano.com/contatti Nassau Via De' Griffoni 5/2a, Bologna... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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L'evoluzione genetica farà sparire il sesso maschile
Un nuovo gene sessuale salverà l'umanità dall'estinzione? Il cromosoma Y, che determina il sesso maschile, scomparirà. Ma per scongiurare la fine dell'umanità potrebbe esserci una speranza: sviluppare un nuovo gene sessuale. Sappiamo da tempo che il cromosoma Y, quello che determina il sesso maschile, si sta lentamente degradando: secondo alcuni la sua scomparsa determinerebbe la fine dell'umanità, mentre per altri segnerebbe semplicemente un nuovo capitolo dell'evoluzione della nostra specie. A sostegno di questa seconda ipotesi arriva uno studio pubblicato su PNAS, che ha analizzato una specie di roditori che ha perso negli anni il cromosoma Y e continua a sopravvivere senza problemi, mantenendo il sesso maschile. Com'è possibile?
Illustrazione dei cromosomi sessuali Y e X. vchal | Shutterstock Il gene SRY Il cromosoma X contiene circa 900 geni che hanno tantissime funzioni non connesse alla determinazione del sesso; il cromosoma Y, al contrario, ha pochi geni (circa 55) e un bel po' di DNA non codificante – ovvero DNA "ripetuto" che non dà istruzioni per produrre proteine. Il sesso maschile viene determinato dal gene SRY (dall'inglese sex region on the Y), presente solo sul cromosoma Y, che circa 12 settimane dopo il concepimento attiva SOX9, un gene che regola la determinazione del sesso in tutti i vertebrati, facendo sviluppare i testicoli nel nascituro.
Geni e cromosomi. I geni sono segmenti di acido desossiribonucleico (DNA) che codificano una proteina specifica che funziona in uno o più tipi di cellule dell'organismo. I cromosomi sono strutture che contengono i geni e si trovano all'interno delle cellule . © Designua | Shutterstock elab. Chiara Guzzonato Un esempio in natura Per capire cosa potrebbe accadere a noi umani se perdessimo il cromosoma Y, gli studiosi hanno guardato a un roditore che ne è già privo, il ratto spinoso del Giappone (Tokudaia osimensis). La determinazione del sesso in questa specie è appannaggio di una minuscola porzione di DNA duplicato che agisce nel gene sessuale SOX9 (normalmente regolato da SRY) determinando il sesso maschile. Questa duplicazione è presente in tutti i maschi di T. osimensis e in nessuna femmina. Il futuro dell'umanità In che modo questo esempio si applica al futuro della specie umana? Ci dà una speranza di sopravvivenza: se i ratti spinosi riescono a riprodursi e sopravvivere come maschi senza il cromosoma Y, possiamo farlo anche noi. Quel che non è compatibile con la nostra sopravvivenza è la sparizione del sesso maschile, poiché senza spermatozoi non possiamo creare la vita. Il caso dei ratti spinosi ci dimostra che il sesso maschile potrebbe continuare a esistere anche dopo la sparizione del cromosoma Y: il rischio, però, è che l'evoluzione avvenga in diverse parti del mondo e porti allo sviluppo di diversi sistemi indipendenti di determinazione sessuale, creando di fatto specie separate. Le opzioni – semplificando al massimo – sono quindi due: estinzione o speciazione. Quale ci toccherà? Read the full article
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